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Autore: Martin Eden    28/01/2015    3 recensioni
Questa ff si inserisce tra il secondo e il terzo capitolo della trilogia "Pirati dei Caraibi" ed è la mia personale alternativa a una storia che non sapevo ancora come sarebbe andata a finire... ;) Rocambolesche avventure dei nostri eroi del mare e....un "uomo di mare" in più!!! Spero di emozionarvi così tanto da farvi accapponare la pelle! Ora beviam orsù, il nostro rhum!!! E mi raccomando, ditemi che ne pensate! ;)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davy Jones, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pirati dei Caraibi - Avventure per mare'
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- 19 – TUTTI CONTRO DAVY JONES

 


   Quando vide il fuoco che scoppiettava allegramente sui suoi vestiti, Beckett cacciò un urlo che spaventò persino il pirata, che in vita sua mai ne aveva sentiti di così potenti.
   Il povero comandante balzò in piedi, incurante della segretezza a cui aveva tenuto così tanto fino a quel momento, incurante dei nemici; cominciò a battersi i vestiti, nel tentativo di spegnere le fiamme. Ma quelle ormai avevano già preso piede e consumavano senza tregua i suoi abiti già logori.
   Non aveva altra scelta: doveva trovare dell’acqua.
   Vide che ce n’era una pozza sul fondo della grotta, sotto il forziere pieno di monete. Al diavolo i ladri di tesori! Non voleva morire ustionato per colpa di Jack Sparrow.
   Scavalcò le rocce, sempre urlando, e si gettò a rotta di collo giù per il pendio, tra gli sguardi attoniti e curiosi dei furfanti con mantelli neri. Pareva una torcia umana, quasi. “E’ ridicolo” pensò Jack Sparrow “però mi fa comodo”.
   Anche lui si alzò. Mentre l’attenzione generale era concentrata sul suo caro cognato, scese con calma fino ai cumuli d’oro, facendosi luce con quello che rimaneva della torcia. Cominciò a intascarsi qua e là un oggetto prezioso, ad attorcigliarsi una collana al collo, trovare posto nei calzoni per quelle appetitose monete d’oro.
   Ah, e non doveva scordarsi l’elisir.
   Tra un prelievo e l’altro cercò qualcosa che potesse assomigliare a una boccetta, o un piccolo forziere diverso dagli altri. Intanto teneva d’occhio la situazione, che pareva volgere a suo favore in modo quasi spudorato.
   Beckett doveva possedere una dote innata nel saper distrarre i nemici: tutti gli occhi dei pirati erano puntati su di lui, che ora sembrava aver trovato sollievo in una pozzanghera d’acqua.
   Jack abbandonò la torcia e continuò indisturbato il suo giro. L’idea di aiutare il suo compagno non gli sfiorò nemmeno la mente. Da bravo corsaro, aveva di meglio da fare che non badare agli incapaci. Senza dire che aveva già trovato qualcun altro che ci badasse al suo posto: gli inaspettati ladri, infatti, si stavano avvicinando al comandante con tutta l’intenzione di tenerlo occupato.
   D’un tratto, l’attenzione di Jack fu attratta da uno scintillio particolare. Proveniva dal cinturone di uno dei bucanieri suoi avversari, che ora si guardava nervosamente attorno, probabilmente in cerca di ordini dal capitano di quella combriccola.
   Beckett li stava distraendo che era una meraviglia. Jack si avvicinò di soppiatto, per osservare meglio. Non c’erano dubbi.
   Ecco una boccetta con tutta l’aria di essere importante.
   Il pirata si avvicinò di più: adesso era a un passo dal cinturone dell’uomo. Era ora di mettere in pratica le tecniche più raffinate nell’arte del furto.
   Mentre Beckett se la cavava egregiamente nel tenere i nemici al loro posto, ora combattendo, ora scappando, Jack sfilò con agilità la boccetta dalla sua temporanea posizione, giusto in tempo perché quella non venisse gettata in una battaglia assurda con il suo momentaneo padrone.
   Soddisfatto, Jack scosse la boccetta e ascoltò il dolce gorgogliare dell’elisir, poi raccolte qualche altro prezioso ninnolo e decise che era giunto il momento di levare le tende. Tirare troppo la corda, specie con la Fortuna in persona, si rivelava, il più delle volte, controproducente.
   Spuntò dai cumuli d’oro e si sbracciò in direzione di Beckett:
- Ehi, compare!- gridò – E’ tutto a posto, possiamo andare!-
   Il comandante gli indirizzò uno sguardo carico di risentimento:
- TU!- gridò di rimando – Aspetta solo che ti metta le mani addosso...!-
   Un sinistro, purtroppo, lo colpì in pieno viso, strozzandogli la frase in gola. Beckett capitolò nell’oro, tra le grida selvagge dei bucanieri:
- Ce n’è un altro!- fece notare qualcuno, additando Jack – Addosso! Addosso!-
   La marmaglia si avventò allora contro il pirata. Lui si precipitò di corsa su per il pendio dal quale era venuto: l’oro e le collane gli pesavano addosso e lo rallentavano più di quanto avesse previsto. Le pallottole gli filavano vicino, scheggiando la pietra su cui metteva le mani.
   Jack assaporava di nuovo il “vivere pericolosamente”. Un sorriso gli sfuggì dalle labbra, suo malgrado. Ebbene, se quello era il prezzo della libertà, non intendeva perdere l’affare.
   Si nascose dietro le rocce. Controllò che l’elisir fosse ancora al sicuro, lì dove l’aveva lasciato, in una tasca interna della sua casacca.
   E c’era.
   Attese. Secondo i suoi calcoli, Beckett doveva arrivare a momenti...
   Infatti, il Lord non aveva perso tempo: riavutosi da un poderoso pugno, aveva rinfoderato la spada e aveva optato per un’indecorosa ma necessaria fuga.
   Un eroe non avrebbe abbandonato il campo alla prima difficoltà, ma lui non era un santo martire: chi voleva impressionare, facendosi ammazzare così? Nel mondo dei pirati, lo sapeva bene, non esistevano né santi, né eroi: era l’unica cosa che aveva veramente imparato.
   Superò le rocce in cima al pendio e si ritrovò al fianco di Jack:
- Felice di rivederti, cognato!- lo salutò il pirata – E ora...scappiamo!-
   Senza attendere un secondo in più si fiondarono tutti e due nel tunnel che li avrebbe ricondotti alla spiaggia grigia di Isla de Muerta. Questa volta calpestarono gli scheletri disseminati in giro senza porsi problemi etici, o puramente igienici, al buio, senza fermarsi; raggiunsero la spiaggia in men che non si dica.
- Chiudi quel tunnel! Chiudilo, chiudilo!!!- ordinò il Lord, temendo che i nemici fossero alle loro calcagna.
   Afferrarono il grosso masso e tapparono l’entrata e la galleria, con i suoi occupanti; tuttavia, per niente rassicurati da quella misura di sicurezza, corsero alla scialuppa e ci saltarono grossolanamente dentro.
   Beckett agguantò i remi e spinse la barchetta in mare, vogando con quante forze gli erano rimaste. In quanto a Jack, era chiaro che ora, fuori dalla portata delle mani assassine di qualche poco di buono, si trovava in uno stato che rasentava l’estasi:
- Ci vorrebbe del rhum, per festeggiare la buona riuscita della missione!- dichiarò, rigirandosi tra le dita una moneta d’oro.
- Io voglio solo allontanarmi da qui!- replicò Beckett – Dobbiamo tornare prima che quelli vedano la Madreperla!-
   Poi sbarrò gli occhi di colpo, come se qualcuno l’avesse colpito in mezzo alle scapole, là dove fa più male:
- L’elisir!- mugolò.
- Ce l’ho.- Jack trasse la boccetta e sorrise con fare da superiore.
   Beckett riuscì di nuovo a respirare:
- Oh, bene.- sospirò – Allora prendi, dammi una mano!- e lanciò un remo al pirata, cogliendolo alla sprovvista.
   Jack tentò di afferrarlo, ma quello gli scivolò dalle palme, ottenendo come unico risultato quello di far piroettare la boccetta con l’elisir nell’aria.
- Non ce l’ho più.- gemette Jack, mentre quella finiva inesorabilmente nell’acqua.
   Guardò con pena Beckett, che ne provava anche più del cognato. Quel pirata proprio non sapeva distinguere i momenti opportuni da quelli sbagliati! Per fortuna lui invece si rendeva conto della gravità della situazione, ed era disposto a sacrificare tutto...tutto per risollevarla.
   Per questo il comandante non esitò a gettarsi fuoribordo. Il problema fu che trascinò con sé anche la scialuppa e Jack, che si era sporto a cercare di individuare l’elisir: furono capovolti entrambi in mare, fra i gemiti rammaricati del pirata.
   Beckett si immerse più veloce che potè. Seguì la scia di bollicine lasciata dalla boccetta e dopo alcune bracciate riuscì a vederla: non era lontana. Spinse più forte con i piedi e le sue dita la sfiorarono, poi la presero. Il comandante invertì rotta, verso la superficie: l’ossigeno cominciava a mancargli.
   Riemerse e inghiottì tutta l’aria che i suoi polmoni gli permettevano. Non era tutto perduto, si disse, non era tutto perduto.
- Bell’affare! Bravo, le mie congratulazioni...- si complimentò amaramente Jack – E adesso come torniamo alla Madreperla? Me lo spieghi?-
   Beckett notò solo allora che il pirata, con le sue collane e i suoi ninnoli, era aggrappato alla barca, capovolta, e lo scrutava più torvo che mai:
- Nuotiamo, no?- propose il comandante, compiendo altre due bracciate – Non abbiamo tempo da perdere.-
- Oh sì, certo, nuotiamo...- lo derise Jack – E come nuoto, io, con tutto l’oro di cui sono carico?!-
- Liberatene!- risolse il Lord – Non te ne fai nulla, dell’oro, in questo momento!-
- Dell’oro, io me ne faccio sempre qualcosa, in qualsiasi momento...- ribattè l’altro – L’oro è stato creato per essere speso! E a me, se permetti, piacerebbe molto spendere questo, visto che, evidentemente, non ne avrò altro da usare, in futuro! Godermelo, comprendi?-
   Indicò l’isola, in mano a bucanieri a lui sconosciuti.
- C’è qualcosa di più importante a cui pensare, ora!- gli ricordò Beckett.
- Lo so, lo so, non ripeterlo: sei peggio del boia quando elenca le mie malefatte, le frequenti volte che finisco al patibolo. Comunque, anche se volessi, come faccio a liberarmi dell’oro? Ne ho i calzoni pieni: ogni tasca, ogni cucitura...-
   Beckett gli scoccò un’occhiata fin troppo eloquente.
 
   Will Turner passeggiava nervosamente sul ponte, occupando quelli che erano interminabili attimi per calmare Andrew, che sembrava sull’orlo di un tracollo: continuava a ripetere stupidaggini su Beckett e su come l’avrebbe ammazzato. Bell’argomento di conversazione, per ingannare il tempo!
   Will passò una bottiglia di rhum al nostromo, ottenendo così un istante di tregua; ma in verità di quella tregua non sapeva cosa farsene, perché il tempo non faceva altro che scorrere più lento e più vuoto.
   Pochi minuti prima era sceso da Élodie. Incoscientemente aveva sperato che lei potesse ancora parlargli, o anche solo aprire i suoi bellissimi occhi truccati; poi aveva tentato di convincersi che tutto quello che stava accadendo non era nient’altro che un incubo, e che Élodie non fosse lì, su quel letto, ma al timone, a urlare ordini; oppure, ancora meglio, che niente, né Élodie, né Davy Jones, né la Madreperla fosse mai esistito nella sua semplice vita di giovane onesto.
   Eppure, Will non poteva negare che così era. E nemmeno che il respiro di Élodie si era ormai quasi estinto.
   Rumori. Andrew balzò in piedi, a spada tratta:
- Chi c’è?- ringhiò, rivolto al mare. I rumori erano quelli di qualcuno che sale una scaletta di corda per arrivare al ponte della nave.
   Will trattenne il respiro. Non osava pensare, per timore che anche un semplice dubbio potesse avere un peso in quell’instabile realtà.
   La figura slanciata di Lord Cutler Beckett fece capolino oltre la murata. Il comandante sbirciò il ponte e i suoi occupanti, sbirciò Andrew che intanto aveva abbassato la spada, infine si issò. La sua espressione, di solito così compita, appariva trionfante.
   Will corse da lui:
- L’avete trovato?- chiese, al culmine dell’ansia.
   Beckett gli sorrise e gli tese il frutto di tutti i loro sforzi.
   Non ci fu bisogno di parole. Will ricevette l’elisir con sollievo; stava già per tornare da Élodie, questa volta certo di poter fare qualcosa per lei, quando qualcun altro si issò sulla nave, con molta meno baldanza di Beckett: anzi, i suoi gesti parevano intrisi di profonda vergogna.
   Will non credeva ai propri occhi: quello era...Jack Sparrow?
   Che ci faceva lì, tutto bagnato? Che ci faceva...in brache di tela?
- Jack?- lo chiamò il giovane, udendo già alle sue spalle delle risatine soffocate.
- William...non dire niente.- lo interruppe il pirata, eclissandosi sottocoperta.
 
- Non ho parole. Davvero, non ho parole...- si ripeteva Jack, mentre si infilava un nuovo paio di calzoni e una veste, al sicuro da occhi indiscreti – Questa è la cosa più stupida che mi potesse capitare. A me, Capitan Jack Sparrow! Beckett e le sue stravaganti idee...oh sì, levati i calzoni e la casacca, che altrimenti vai a fondo! Certo, tanto non è lui a fare la figura dello zimbello davanti alla ciurma! Corpo di mille balene! Che orrore...comunque, per me quel damerino ha dei problemi seri! Ma tu guarda...- si girò, in cerca della cintura che gli sembrava di aver riposto lì da qualche parte – Dove accidenti l’ho messa?!-
   La cercò nella cuccetta, per terra, sulla cassapanca, nella cassapanca: ma di essa non c’era traccia. Piombò sul lettuccio:
- Ci mancava solo questa!- masticò, irritatissimo – Chi è quel maledetto che si diverte a farmi dannare per colpa di una cintura?!-
- Non lo indovini?- gli rispose una voce fin troppo familiare.
   Jack non ebbe il coraggio di voltarsi subito. Qualcosa gli diceva che sarebbe stato un errore. Ma in fondo, che cos’era un errore in più, per un pirata?
   Tra i pirati, si nasceva per errore, si cresceva negli errori, si campava sugli errori di altri, si moriva persino, per errore. Che fosse l’errore di un Dio o di una spada, non aveva mai avuto molta importanza.
   Qualunque fosse l’errore che ora Jack stava per compiere, nemmeno il pirata lo sapeva. Ma era il più grosso che avrebbe potuto immaginare.
   Si domandò se anche Elizabeth, ritta sulla soglia di quella stanza, con la famigerata cintura in mano, si rendesse conto dello stesso errore.
- Dolcezza...- le si rivolse Jack, mellifluo – Mi sono già divertito abbastanza a giocare con te; e il gioco è più eccitante, se dura poco. Ora, che ne dici di rendermi la mia cintura?-
   Tese una mano verso di lei, deciso. Voleva sembrare imperturbabile, una roccia, di fronte a quella donna, ma in realtà la temeva e ancor di più temeva che lei vedesse quel timore.
“Quella è la donna di William, Jack” continuava a ripetersi “gliel’hai già rubata una volta. Non tirare troppo la corda, o anche il can che dorme si sveglierà. Nemmeno il più disonesto mette troppo a rischio le sue preziosissime alleanze”.
   Elizabeth si mosse verso di lui, come convinta dalle sue parole. Jack pensò che forse era riuscito a distrarla dai suoi intenti e provò un indescrivibile sollievo a quella possibilità.
   Invece non era affatto così.
   Elizabeth si sedette accanto a lui e rapida, in silenzio, lo baciò sulle labbra. Le divorò, quasi, quelle labbra: labbra sottili sulle quali avrebbe potuto morire senza accorgersene. Labbra che le mancavano da molto tempo.
   A Jack, sorpreso, travolto da una simile passione, occorse qualche secondo per tornare padrone di sé e della realtà assurda che stava vivendo: non che gli dispiacesse, anzi! Ma quella parte razionale della sua mente, per fortuna non ancora del tutto spenta, gli comandò bruscamente di lasciar perdere il piacere e di occuparsi, per una volta, del dovere.
   E, soprattutto, di levare la mano calda di Elizabeth, abbandonata (e non di certo per caso!) sulla parte meno affidabile del suo grembo di uomo.
   Allora Jack allontanò l’oggetto delle sue tentazioni, di malagrazia e malavoglia:
- Non posso.- biascicò, maledicendosi al tempo stesso per quella punta di integrità morale.
(tu sei di william, accidenti!...cioè, anche élodie però è di william...o meglio, william è di élodie e...è anche di beckett? e beckett? e andrew? E IO? oh, che casino!!!)
- Neanche io potrei...- gli sussurrò sensualmente Elizabeth – Ma non lo verrà mai  a sapere nessuno, Jack... Rivederti per me è stato troppo importante. Non posso resisterti più. Tu sei il mio sogno...Jack, ti prego, vivimi...-
   La donna si avventò di nuovo sulle labbra del pirata, ma lui la evitò, anzi, la scostò. Si alzò, tenendosi le brache con le mani:
- Tu sei la fidanzata di William!- si difese ostinatamente – Lui...lui tiene a te!-
   Elizabeth lo fissò. Poi sospirò:
- Lo so...ma io non sono più così sicura di tenere follemente a lui.-
   La donna si alzò e raggiunse il pirata:
- Non nego che mi è mancato, quando sono rimasta sola, a Tortuga...e anche dopo, sotto le ali protettive di Lord Beckett. Ma la vera disperazione, Jack, l’ho provata soltanto quanto ti ho creduto morto, e quando sei scomparso, ore fa... Io tengo a te, Jack. Lo so che sei un pirata, un mascalzone, tutto quello che vuoi...ma mi piace quando mi chiami “dolcezza” in quel modo.-
   Si avvicinò ancora, ma Jack la fuggì come la peste:
- Senti, Elizabeth non so che cosa ti ha preso, non so che razza di filtri hai bevuto, ma ti confesso che la cosa mi agita, e non poco. Tu sei una bella donna, dolcezza...- si morse la lingua – e in altre circostanze non starei qui a farmi tutti questi crucci nei tuoi confronti, puoi credermi. Parola di pirata! Ma tu...William ti ama! Vi ho sentito, quando tu gli hai chiesto se desiderava Élodie a te...e lui ti ha risposto di no!-
- Vorrei tanto che avesse risposto sì.- ammise lei – Almeno così ognuno sarebbe stato libero e felice delle proprie scelte.-
   Jack aveva indietreggiato fino alla parete, e ora si trovava con le spalle al muro, totalmente alla mercé di quella femmina vogliosa:
- Io non posso fargli questo.- continuava a ripetere, a ripetersi – Io non voglio fargli questo!-
   Non a lui, non a William: quel giovane l’aveva aiutato troppe volte senza chiedere in cambio nulla, fidandosi (ingenuamente, se vogliamo), ed era impossibile non provare rimorso nel fargli un simile torto. Senza contare che Elizabeth era terribilmente importante per lui...persino più di Élodie.
- Ridammi la mia cintura, dolcezza.- Jack tese la mano, in un gesto esigente – Mi dispiace, ma tra noi non può funzionare. Rassegnati.-
   Si stupì parecchio nel vedere il volto di Elizabeth contrarsi dalla frustrazione e dalla rabbia; ne ebbe paura, come si ha paura di fronte a nuvole cariche di temporale quando si è in alto mare. Ma Jack resistette, stringendo i denti: al massimo gli sarebbe arrivata la solita sberla.
   Elizabeth gli rese la cintura, gliela cacciò in mano; guardandolo con sommo disprezzo, gli riferì:
- Allora tornerò da lui. Addio, Jack.- lo salutò, fredda, e uscì sbattendosi dietro la porta.
   Il pirata rimase lì, in piedi. Il fascino aveva i suoi rischi! Ci era abituato, in ogni caso; e in ogni caso, se la cavava sempre. Viva la sincerità, quando torna utile!
   Questa volta, però, il colpo ricevuto era stato più duro. Jack sentiva che quella conversazione sarebbe rimasta annidata nella sua memoria, a tormentarlo per tutta la vita. E qualche volta, magari da vecchio, si sarebbe chiesto: perché non le dissi “sì”, quel giorno?
   Si sarebbe dato quella risposta: per un amico...e una cintura di cuoio.
 
   Will scese sottocoperta e corse ala stanza di Élodie. Scoppiava di gioia al solo pensiero di poterla riabbracciare, viva, di lì a qualche minuto: non avrebbe mai creduto di attendere con tale trepidazione quel momento.
   Si precipitò nella camera. Si sentiva leggero, nonostante l’atmosfera cupa che regnava lì dentro. Avrebbe potuto conquistare il mondo, e tutto per merito di quella boccetta che teneva in mano. Non avrebbe mai smesso di ringraziare Lord Cutler Beckett per il suo coraggio: era ammirevole, pur nella sua diversità di impeccabile comandante inglese.
- Ce l’abbiamo fatta, Élodie...- disse, sperando che lei almeno potesse udirlo, se non rispondergli – L’abbiamo trovato: starai bene, ora...-
   Era inginocchiato accanto a lei, tutto eccitato. Stappò la boccetta:
- Sei salva, Élodie...- fremette di felicità – E’ tutto finito...-
   Fece per versarle l’elisir in bocca. Appena la guardò con più attenzione, tuttavia, notò che c’era qualcosa che non andava, in lei: non erano solo le ferite, le bende, il suo pallore cereo.
   Élodie non respirava più.
   Arrivare troppo tardi non era mai stato nemmeno nei pensieri più neri di Will e per questo, quando si ritrovò di fronte all’inevitabile, avvertì le sue membra sciogliersi e poi contrarsi in spasmi di dolore. Il suo cuore prese a pulsare più velocemente in petto, e il panico offuscò gli occhi del giovane.
   Non urlò la sua disperazione solo perché si scoprì senza voce, né tatto, né udito. Cristallizzato in quel tempo, in quel dispiacere lacerante, per poco non smarrì quel briciolo di coscienza di sé che gli rimaneva:
- No...- mormorò, l’animo in pezzi – Non è possibile.-
   Deglutì un groppo che non ne voleva sapere di andarsene. Élodie...no, non Élodie.
- Non può essere...- Will si alzò, le prese tra le mani il viso velato di un sudore freddo. Da quanto tempo era così? Minuti, ore?
- Élodie, dimmi che sei ancora viva...-
   Le asciugò la fronte. Cercò il pulsare di una vena sul collo, ma non sentì nulla. Il battito della donna era scomparso, o era talmente debole che lui non poteva avvertirlo. No, Will non accettava un simile fallimento. No, ci doveva essere qualcosa, non poteva finire...
   Versò l’intero elisir tra le labbra di Élodie, sperando in una reazione, sperando...
   Niente.
(l’ho perduta...e ora anche io sono perduto con lei, noi, noi tutti...)
   Le lacrime sgorgarono prepotenti dai suoi occhi. Will si lasciò cadere per terra, chinò il capo, affondandolo fra le braccia e le coperte, lasciando libero sfogo ai suoi sentimenti.
   Si rammentò di lei. Élodie bella. Élodie sfrontata. Élodie pirata del suo amore, Élodie sensuale, intrappolata nella rete del destino.
   Élodie.... Élodie... Élodie...
   Will non ricordava di aver mai versato tante lacrime per nessuno; nemmeno per Elizabeth, quando l’aveva creduta morta. Si chiese che senso avesse restare, ora. Che senso c’era, nel trascinarsi dietro quel dolore, quel fardello pesante? Meglio morire, che fingere di perdonarsi per vivere.
   Will continuava a singhiozzare. Non è cosa da uomo, gli era stato insegnato da bambino, ma lui non ci vedeva niente di male. Anche un uomo ha un cuore.
(dio dei cristiani, dei pirati, dell’umanità intera, ovunque tu sia, se hai pietà fammi morire ora...)
   Gli parve che d’un tratto una mano calda si posasse sul suo capo, benevola:
- Tirati su, Turner.- lo invitò una voce conosciuta – Stai rovinando le mie preziose lenzuola di seta.-
 
   Beckett stava affilando il pugnale che gli era stato consegnato per la missione a Isla de Muerta. Lo affilava con cura e precisione, attento a ogni movimento, senza distrarsi, mentre aspettava con ansia notizie di Élodie.
   Vide un’ombra avvicinarsi a lui e alzò la testa, riparandosi gli occhi con una mano. Andrew lo guardava dall’alto in basso:
- Ridatemi le armi.- esigette il nostromo.
   Beckett esitò per un attimo: non voleva separarsi dalle uniche cose positive di quella situazione, ma alla fine cedette. Consegnò la pistola e il pugnale. Stava per rendere anche le pallottole che gli erano rimaste, ma Andrew le rifiutò. Anzi. Gli ridiede la pistola:
- Questa tenetela... – disse – Non si sa mai.-
   Il Lord rimase colpito da una tale magnanimità nei suoi confronti: che ci fosse lo zampino di Will Turner? Non poteva credere di essere degno di tanta fiducia e considerazione senza la buona parola di qualcuno.
- Grazie.- mormorò Andrew, e se ne andò.
   A Beckett tuttavia non sfuggì il suo imbarazzo; e nemmeno la sua riconoscenza. Quel “grazie” valeva molto più di ogni altro dono.
   Il comandante sorrise.
 
   Beckett fu di nuovo interrotto nell’esercizio delle sue funzioni neanche cinque minuti dopo.
   Da sottocoperta sbucò Jack, come se avesse il diavolo in corpo, con un’aria stralunata che lo faceva sembrare ancora più fuori di testa di quanto non lo fosse già:
- Sbrogliate le vele, ciurma!- proclamò con voce stentorea – Su, si riparte!-
- E chi l’ha deciso?- protestò uno dei marinai, ponendo esplicitamente le mani sui fianchi.
- Il nuovo capitano, ovvero, il sottoscritto!- Jack raggiunse il ribelle a grandi passi e lo guardò dritto negli occhi – Sbrogliate le vele, amico!-
- Tu non sei il capitano di nessuno!- insorse l’altro – Solo Élodie è il nostro capitano! Ti punirà per questa tua presunzione! Lei non tollera pretese!-
- Temo che tu non abbia completamente afferrato la situazione...- Jack si dondolò davanti all’oppositore, destabilizzandolo – William è sparito sottocoperta da un bel pezzo, ma Élodie non è ancora arrivata a dare ordini: non hai il vago sospetto che qualcosa non quadra?-
   Il marinaio tacque, arrabattandosi in cerca di una spiegazione. Beckett alzò la testa, interessato: Jack aveva ragione. Era passato troppo tempo da quanto Will Turner era sceso sottocoperta, e Élodie non compariva: che stava succedendo?
- Concordi con me che Élodie potrebbe essere...come dire...morta?- riprese Jack, giocherellando con l’ispida barba del suo nuovo sottoposto – In separata sede, lei mi ha affidato il comando di questa nave, nel caso fosse successo il peggio. Ergo, poiché non vedo nessun dettaglio che mi faccia sperare “al meglio”, sono io il nuovo capitano. Sono stato chiaro, marinaio?-
   L’altro pirata non trovò niente da eccepire, ma non era convinto, ovvio. Il tarlo del dubbio lavorava già nel suo cervellino di scaricatore di porto.
   Jack sorrise amaro, rivolgendosi all’intero equipaggio:
- Coraggio, uomini! Spiegate le vele, ai posti di manovra! Si va dove il mare è più blu, dove l’oro è più oro, dove...-
- JACK!!! Che stai facendo?!-
   Il pirata si bloccò, le braccia spalancate; una luce, negli occhi della ciurma, gli comunicò che la festa era finita ancor prima di iniziare.
   Jack si produsse in una serie si smorfie che variavano dallo stupito allo scocciato; in verità, era indeciso se essere felice o meno. Si voltò, le sopracciglia aggrottate:
- Tu?- sputò fuori dai denti.
   Élodie emerse dall’ombra, più forte che mai, seguita da Will Turner:
- La sorella dell’erba cattiva non muore mai, Jack, lo hai dimenticato?- disse la donna, affiancando il pirata.
   Jack abbassò le braccia, sorridendo con un solo angolo della bocca:
- Guastafeste.- la rimproverò scherzosamente – Sei tornata apposta dall’Aldilà per impedirmi di divertirmi con la tua nave, vero?-
- Certo, fratello.- anche lei sorrideva – Scusa se non sono arrivata prima. Avevo...qualcosa da fare.- accennò lievemente a Will, in un gioco di allusioni.
   Jack intuì al volo il motivo dell’incomprensibile ritardo.
- Oh, io stavo istruendo i ragazzi all’ordine...- borbottò – Sai, i cambi di potere sono spesso un duro colpo.-
- Cambi di potere?- ripetè Élodie – Quali cambi di potere?-
- Sbaglio, o mi hai ceduto la Madreperla, sorellina?-
   Élodie, a quella notizia, rimase a bocca aperta:
- Io?! E quando?!-
- Quando stavi per tirare le cuoia...mi sussurrasti: “la Madreperla è tua, Jack”.-
- Sarebbe stata tua se io fossi morta, Jack, e in nessun’altra circostanza!-
- Questa clausola, io non ricordo di averla sentita...quindi, la nave ora è mia!-
- No, è mia, e di nessun altro!-
- Ora vedremo. Uomini, alle vele: è un ordine!-
- Contrordine: restate dove siete!-
- Contro-contrordine: fate quello che dico e non datele ascolto! Sono io, il capitano!-
- No, io sono il capitano!-
- No, io!-
- Io!-
   L’attenzione dei pirati rimbalzava da Jack a Élodie e non riusciva a soffermarsi su nessuno dei due. Beckett assisteva, allibito. Will stava coprendosi gli occhi per la vergogna e l’imbarazzo.
   Niente da dire, quei due erano proprio fratelli: matti da legare.
   Avrebbero potuto continuare così per ore, se fosse stato per la loro cocciutaggine, ma improvvisamente qualcosa intervenne a placare i loro bollenti spiriti e allearli in un ultimo sforzo contro la sorte.
   L’Olandese Volante emerse come un gigantesco calamaro fra le onde, le vele coperte di alghe spiegate al vento: un turbinio di spruzzi e di paura bagnò la Madreperla di un antico terrore.
   L’ombra di Davy Jones incombeva ancora su di essa.
   Jack e Élodie si voltarono simultaneamente, assieme a tutto l’equipaggio. I loro occhi si riempirono della mastodontica sagoma dell’Olandese Volante, raggelandoli:
- Alle cime!- i due fratelli gridarono lo stesso ordine nello stesso momento, per una volta d’accordo l’una con l’altro.
   I pirati scattarono. Andrew corse al timone, Beckett e Will cominciarono a caricare i cannoni e gli altri regolarono le vele:
- A tutta dritta!- Élodie puntò un dito a prua e il vento sembrò ascoltarla, poiché subito le mezzane e parrocchetto si gonfiarono, facendo avanzare la Madreperla e l’Olandese, alle sue calcagna.
   Jack volò a poppa per controllare la situazione: il nemico era spuntato in un secondo, cogliendoli alla sprovvista: occorreva un piano, e in fretta.
- Ci raggiungeranno...- concluse il pirata, tornando indietro – Non abbiamo sufficiente velocità per distanziarli. In ogni caso, Davy Jones ci salterà addosso alla prima virata che faremo!-
- Non se gli saltiamo addosso noi per primi.- intervenne Élodie, studiando velocemente la posizione delle due navi.
- Non abbiamo abbastanza forze!- ribattè Jack.
- Non ne abbiamo bisogno.- lo tranquillizzò lei – Dimentichi quello che abbiamo rubato a Port Royal, fratello.-
   Il pirata sgranò gli occhi: era vero, si era completamente dimenticato del cuore!
- Tieni occupato l’Olandese Volante...- gli suggerì Élodie – Dammi il tempo per andare a prenderlo.-
- Quanto te ne occorre?-
- Quello che ci è concesso.-
   Élodie corse verso sottocoperta; un’occhiata di intesa con Will e il giovane le si affiancò. Si immersero di nuovo nella penombra che solo pochi istanti prima era stata teatro del loro felice ritrovarsi. Il rumore degli stivali rimbombava in quei corridoi ora vuoti, mescolandosi alle grida dei marinai al lavoro sul ponte.
- Tu non l’hai spostato, vero, Turner?- sbuffò Élodie, mentre correva.
- Non l’ho nemmeno toccato! Ero certo che saresti stata di nuovo tra noi...-
- Sempre ottimista, a quanto pare.-
- Qualcuno deve pur esserlo!-
   Poi, mentre macinavano metri e si addentravano sempre più nel ventre della Madreperla, una porta si spalancò all’improvviso, facendo loro balzare il cuore in gola: una figura, vestita alla bell’è meglio, con abiti troppo grandi per la sua modesta corporatura, si fiondò fuori come inseguita e finì addosso a Will.
   Élodie rallentò e trasse la pistola che aveva infilato nel cinturone. Ma come vide di che si trattava, rinunciò a sprecare le munizioni e la rinfoderò.
   Elizabeth si aggrappava a Will con tutte le forze che aveva, singhiozzando convulsamente:
- Che sta succedendo? Will, dimmi perché c’è tutta questa confusione...che succede?-
   Colpi di cannone, intanto, avevano cominciato a fendere l’aria.
- L’Olandese ci ha scovati!- le comunicò Will – Dobbiamo combattere.-
   Intanto la stringeva, la proteggeva da quel mondo assurdo; le baciava i capelli, la fronte, una, due, tre volte. Tutto d’un tratto non riusciva più a lasciarla andare.
   Che lui lo volesse o no, Elizabeth era ancora la donna del suo cuore.
   Il giovane si voltò e si accorse che Élodie lo stava fissando, con un’espressione imperscrutabile e spaventosamente rigida: sentì di averla tradita ancora una volta, e se ne rammaricò. Se ne sarebbe rammaricato per sempre.
   La donna girò i tacchi e continuò per la sua strada, insensibile a tutte quelle moine: non era il suo cuore, in quel momento, a essere in ballo.
   Due o tre passi e un tremendo scoppio assordò Will e le due donne. Qualcosa, probabilmente una palla di cannone o un arpione, si conficcò nella fiancata della Madreperla, trascinandosi dietro assi, schegge e polvere. Queste si depositarono in ogni interstizio, occludendo quasi completamente il corridoio. Will e Élodie si trovarono divisi da una barriera invalicabile, segregati ognuno in una parte diversa della nave.
   Will si liberò di Elizabeth per precipitarsi al cumulo di macerie; cominciò a smuoverle, aprendo qualche piccolo spiraglio, poco più grande di una mano. Chiamò Élodie, invano. Rovistò più selvaggiamente fra quei detriti, ferendosi i palmi e gridando quel nome, tra i colpi di tosse, sotto gli occhi increduli di Elizabeth.
   Infine, tolta un’asse malandata, intravide da una fessura i capelli biondi della donna:
- Élodie!- urlò, infilando un braccio nell’apertura – Élodie, mi senti?-
   Le sue dita incontrarono quelle di lei:
- Turner!- rispose la donna – Va tutto bene, Turner, non preoccuparti per me! Sto bene!-
   Lui si sentì incredibilmente sollevato. Da quel che rimaneva dello spiraglio vedeva luccicare gli occhi scuri della piratessa:
- Torna indietro, Turner!- lo pregò lei – Andrò da sola...resta con lei e aiuta Jack! Farò in fretta!-
   D’un tratto, Will non sent’ più la sua pelle sotto le dita. La chiamò, ma nulla. Nemmeno la vedeva più.
   Un altro colpo di cannone esplose poco lontano. Will liberò il braccio e a malincuore tornò indietro; prendendo Elizabeth per mano, raccattò un paio di spade e si preparò alla battaglia.
 
   Élodie superò le stive e si diresse verso l’armeria. Sperava che non fosse stata danneggiata, perché era proprio lì che aveva sistemato il cuore, dove pochi si sarebbero sognati di andarlo a cercare.
   Il catenaccio che chiudeva la porta era saltato e giaceva a terra come il corpo di un nemico sconfitto. Élodie lo scavalcò e spalancò la porta malandata. Dentro c’era polvere dappertutto, tanto da impedire la vista; un’asse, o probabilmente una parte di pennone, entrava dal soffitto e infilzava il pavimento, là dove erano state ammucchiate delle vecchie spade. Era una fortuna che non avesse nemmeno sfiorato i barilotti di polvere da sparo!
   Élodie si avventò subito su quelli, sani e salvi, anche se sparpagliati per la stanza: li spostò uno ad uno, più in fretta che le permettessero le forze, con il sudore che le colava dalla fronte. Gli occhi le bruciavano per l’aria resa soffocante dall’odore del legno, e più si muoveva peggio era, perché la polvere le entrava nei polmoni e la faceva tossire.
   Fece rotolare via un altro barilotto. Afferrò saldamente quello successivo, ma si accorse che non ci riusciva: sembrava incollato a terra. Il viso di Élodie si illuminò. Era quello che cercava!
   Estrasse la pistola e sparò un colpo contro il coperchio del barilotto, facendolo saltare; infilò un braccio nella crepa e tastò rapidamente: all’inizio sentì solo ruvido legno e ferro sotto le dita, poi ecco quella familiare tela ruvida. L’afferrò, la trasse a sé e la fece uscire dal barilotto sfasciato e ora completamente vuoto.
   Soppesò per un attimo quel carico, disgustata come e più di sempre; il cuore, dal canto suo, pulsò debolmente nella sua mano contratta.
   Élodie rabbrividì, mentre si alzava e teneva quell’orrore tra le mani, come ipnotizzata. Ora aveva voglia di distruggerlo e gettarsi alle spalle anche l’ultimo ricordo di Davy Jones. Se pensava che quello che stava accadendo era solamente a causa sua...
   Scosse la testa. Legò il sacchetto alla vita e si occupò di altro. Trovò un rampino con fune annessa, pronto per essere usato, accanto a lei.
   Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
   Lo raccolse. Si guardò rapidamente attorno e così scorse uno squarcio, nella parete di legno, probabilmente causato dallo speronamento; non si soffermò sugli effettivi danni incassati dalla paratia, ma si infilò velocemente nell’apertura, attenta agli spuntoni.
   Come aveva immaginato, l’Olandese Volante affiancava la Madreperla; quest’ultima si difendeva con le unghie e con i denti, ma già troppi corpi giacevano in acqua, corpi senza vita e mostri che invece recuperavano le forze.
   Élodie non si lasciò intimorire da quello sfondo di paura. Ruotò il rampino e lo lanciò contro l’Olandese Volante: quello si andò a conficcare in una rientranza, e il gioco fu fatto. Appena sentì che la corda teneva, la donna si gettò fuori: senza pensieri, né esitazioni. Prima che qualche stupida angoscia si mettesse di mezzo. Ben sapendo che la vera rovina inizia quando ci si ferma a dubitare della propria vittoria.
   La vita aveva insegnato tutto questo a Élodie Melody Sparrow, ed era stato un duro addestramento. Ma tornava utile, nel momento del bisogno.
   Il corpo della donna fendette l’aria e atterrò a piedi univi sulla fiancata dell’Olandese Volante. Il tonfo dei suoi stivali sul legno si confuse in mezzo alle grida degli uomini e i versi senza senso dei seguaci di Davy Jones.
   Élodie iniziò a scalare la chiglia, respirando regolarmente, cercando di estraniarsi dal mondo. Risultava difficile, in quel momento, essere individualisti, e forse persino egoisti. Non pensare agli altri che stavano soffrendo con lei.
   I perdenti cadevano uno dopo l’altro, proprio davanti ai suoi occhi, colpevoli solo di aver eseguito nel migliore dei modi il loro ultimo ordine. Élodie guardava avanti, non osava incrociare lo sguardo di quei poveretti. Doveva pensare a lei.
   Lei era viva.
   Giunse al parapetto e con un abile salto passò oltre. Fu costretta a sfoderare la spada quasi subito, perché un’orda di mostri non esitò a venirle addosso. Lottò il tempo necessario ad aprirsi un varco, poi non perse più tempo. Schivò, proseguì sul ponte scivoloso e incrostato di alghe.
   Si rese conto che uno sperone dell’Olandese aveva agganciato la Madreperla su un fianco e la teneva legata a sé sulla via della perdizione. Élodie giurò che anche questo affronto avrebbe trovato sangue per essere vendicato. Montò sul cassero, evitando colpi e infliggendone altri; intrappolò un paio di mostri, gettando loro addosso delle reti e, come presa da un furore a lungo covato, cominciò a chiamare Davy Jones.
 
   A poppa, un vecchio cappello nero si voltò all’udire quella voce.
   Davy Jones non aveva armi per le mani, la battaglia non lo interessava, nemmeno per passare un poco del suo eterno tempo; ma quel grido gli aveva fatto rizzare le orecchie e fatto fremere sotto la sua pelle squamosa.
   Impossibile credere a un errore, a uno scherzo del vento. Conosceva troppo bene quella voce: voce amata, tenuta, desiderata. Si voltò, gli occhi incredibilmente azzurri che sfavillavano. Un’ombra, tra le altre, lo riscosse.
   Ma quando fece per metterla a fuoco, quella era già scomparsa. Come la voce, spenta nell’eco delle spade. Un’illusione, forse, il suo tormento che tornava a martoriarlo.
   Élodie ormai doveva essere morta, e il suo corpo nascosto da qualche parte, senza più vita; solo, non riusciva a capire come mai non l’avesse ancora vista, quell’anima, aggirarsi sulla sua nave, patria dei bucanieri caduti in mare.
   Si arrovellava, cercando di trovare il senso.
   D’un tratto, quell’ombra che riemerge dal bailamme, si separa dal mondo cruento che l’avvolge: sporca di sangue, la spada in mano, sorride.
- Chi non muore, si rivede.- recita beffarda la voce di Élodie.
   Davy Jones la guarda, ammutolisce. Questo, da lui non se l’aspettava per nulla.
- Già...ma lo sai, mi è sempre piaciuto deludere le speranze.-
   Si scrutarono, arcigni. Élodie slegò il sacchetto con il cuore, glielo sventolò davanti al naso:
- Non vengo sola...- lo schernì – Lo riconosci, questo?-
   Davy Jones, se solo fosse stato possibile, sarebbe impallidito. Il suo cuore, che credeva perduto, era lì, non sentiva il battito, tra le mani dell’unica persona che non avrebbe dovuto averlo.
   Schiumò di rabbia alla sola idea di poter essere sconfitto da quella donna armata di soltanto di spada e tanta determinazione. Un’umiliazione del genere non l’avrebbe accettata mai.
   Tutto l’amore che provava per Élodie si tramutò in un odio viscerale e potente. Davy Jones afferrò la pistola, come posseduto dal Diavolo, e cominciò a sparare all’impazzata, nella cieca speranza di colpirla.
   Élodie rotolò per terra, sfuggendo ai proiettili. Una volta le era bastata. Abbandonò la spada, per spostarsi con più rapidità, ma tenne il cuore del mostro ben stretto al suo. Scampò così alle pallottole, ma non a lui, Davy Jones; il quale, raccattata una catena abbandonata a terra, la lanciò contro la donna.
   Lei, presa alla sprovvista, inciampò in quell’inaspettato ostacolo. Il cuore sfuggì dalle sue mani e finì sulle assi del cassero, incustodito. Davy Jones ghignò malignamente. Si avvicinò e calciò via, lontano da tutti, l’unica cosa che poteva sconfiggerlo.
   Élodie si rialzò, dolorante. La pistola che per poco non l’aveva uccisa era fortunatamente scarica, ma Davy Jones provvide subito a ricaricarla. La puntò contro la donna:
- Chi ti credevi di essere pirata?- la sbeffeggiò – Un Dio del mare?-
   Scoppiò in una fragorosa risata.
   Poi, nell’aria, riecheggiò uno sparo più forte degli altri.
   Davy Jones rimase a bocca aperta, senza emettere suono, come cristallizzato in quella posizione innaturale. Nemmeno le palpebre si mossero per un momento lunghissimo.
   Passato il primo istante di sorpresa, il mostro si voltò lentamente alla sua sinistra. Will Turner aveva osato sparargli un colpo direttamente in mezzo alla tempia:
- E tu da dove spunti?- ringhiò – Non tollero intrusi in questa resa dei conti.-
- E io non tollero che tu vanifichi i miei sforzi.- ribattè coraggiosamente Will – Ragione per cui ti distruggerò, Davy Jones!-
   Con un calcio, il giovane restituì la spada a Élodie, che subito uscì dalla traiettoria della pistola di Jones. Lei e Will balzarono all’attacco nel medesimo istante.
   Il mostro, furibondo, prima parò l’offensiva, poi chiamò a sé i suoi seguaci con un grido disumano. Subito un paio di brutti ceffi spuntarono da chissà dove per aggiungersi a quella che già era una terribile impresa.
   Ma c’era una cosa che Davy Jones non aveva previsto.
 
   Jack combatteva, o, per meglio dire, sfuggiva alle grinfie degli assalitori e invece di sprecare preziose energie nel batterli li gabbava con ogni sorta di trucchetti. Alla fine riusciva sempre ad avere un minimo di vantaggio, anche se per un brevissimo istante di gloria. Quindi elargiva stoccate, allontanandosi sempre più dal ponte, fino a montare sul cassero. Lì, mentre riprendeva fiato, gli capitò di accorgersi della brutta situazione in cui erano finiti Will e Élodie, sulla nave nemica.
   Non avevano ancora trafitto il cuore? Mannaggia, ma che stavano aspettando?!
   Jack decise che era ora di cambiare aria. Rinfoderò la spada, afferrò una cima e pensò che un po’ di divertimento ora non gliel’avrebbe tolto nessuno. Davy Jones era un uomo – un mostro – morto, ormai.
   Si lanciò in direzione del capitano dell’Olandese Volante e i suoi scagnozzi: una buona pedata ne avrebbe gettato almeno uno fuoribordo, secondo i suoi calcoli.
   Purtroppo, ebbe la cattivissima idea di annunciarsi con un grido:
- Arrivooooooo!- urlò mentre acquistava sempre più velocità nell’aria.
   Quello che non aveva messo nemmeno nella lista delle possibilità, invece, era che i nemici, uditolo benissimo, si spostassero improvvisamente al suo passaggio, lasciandolo con un palmo di naso a sfiorare il cassero e andare oltre, senza aver mietuto una sola vittima.
- Jack!- gridò Élodie, riconoscendolo.
- Presente!- rispose lui, mentre raggiungeva un’altezza che non aveva previsto e si preparava alle conseguenze.
   Davy Jones rise fragorosamente di quell’entrata meramente ridicola, a suo avviso. Poi si accanì anche di più contro Will, che si stava dando notevolmente da fare per infastidirlo.
   Jack, intanto, raggiunto il massimo, cominciava la sua discesa vertiginosa. Non poteva vedere dove andava, né controllare la direzione della boma, né niente. Era dir poco in ansia:
- Fermatemi!!!- strillò, quando sentì che la velocità superava di troppo quella che avrebbe voluto.
   Eppure fu quella stessa velocità che gli permise di prendere alla sprovvista un mostriciattolo di Davy Jones, centrarlo in pieno e trascinarlo fuoribordo, con grande piacere di Élodie, già troppo occupata con un altro.
   All’impatto, Jack mollò la fune e rotolò sul cassero, fin contro la murata. Sbattè le palpebre, per mettere a fuoco ciò che era successo. Trovandosi lì, mentre si riprendeva almeno un po’, non potè fare a meno di trovarsi faccia a faccia con qualcosa di molto familiare: il cuore di Davy Jones. Giaceva lì, dimenticato, proprio davanti al suo naso, e scandiva i secondi con il suo battito maledettamente regolare.
   Jack espirò lentamente, non credendo a una simile fortuna. Prese il dannato oggetto e si tirò su, contemplandolo avidamente.
   Davy Jones, tra un affondo e una parata, notò i gesti del pirata e capì all’istante di cosa si trattava. Quindi, atterrato Will per un momento, si gettò contro Jack, urlando. Ma Jack, sorpreso eppure non sopraffatto, ebbe la prontezza di lanciare il cuore dalla parte opposta al nemico, dritto dritto tra le mani di un impreparato Will Turner.
   Davy Jones, sempre più inferocito e fuori di sé, invertì bruscamente rotta e ritornò dal suo avversario che, per affrontarlo, fu costretto a buttare via il cuore e a impugnare di nuovo la spada.
   Subito Jack partì di corsa, allungando le mani e tenendo gli occhi fissi in alto, sul sospirato bottino:
- Lo prendo, lo prendo, lo prendo...!- si ripeteva – Sei mio!-
   Il parapetto sbattè violentemente contro il suo addome. Il pirata per poco non vomitò anche l’anima. Riuscì ad afferrare il sacchetto di iuta prima che questo si perdesse per sempre fra le onde del mare, ma fu un penoso successo:
- Accidentaccio a te, William...- esalò Jack, piegandosi su se stesso per il dolore.
   A proposito di William: dopo un’eroica resistenza aveva commesso l’errore fatale di distrarsi, attirato dai movimenti strani di Jack, e Davy Jones ne aveva approfittato per colpirlo pesantemente alla nuca, disintegrando il suo mondo in migliaia di frammenti colorati. Will era volato a terra, svenuto, la spada ancora in mano.
   Fortunatamente, Davy Jones non aveva ritenuto opportuno sprecare un altro secondo per ucciderlo. Il mostro l’aveva lasciato lì, inerme, ed era avanzato a grandi passi verso Jack, ancora ammaccato, con il cuore stretto tra le dita contratte.
   Si era posto davanti al pirata, maestoso:
- Alla fine, Jack...- sibilò – ho vinto io la nostra scommessa.-
- Dimentichi lei...- Jack accennò a Élodie, che finalmente stava avendo la meglio sui nemici – e questo.- accennò al cuore, con un sorriso beffardo.
- Risolviamo subito la questione.- Jones gli puntò contro la spada – Dammelo.- ingiunse.
- No.- rifiutò l’altro, con sicumera.
- No?- lo canzonò il mostro, avvicinando la lama – Io credo di sì, Jack. Dammelo.-
- No.- e intanto teneva d’occhio Élodie, pronto a lanciarle l’odiato oggetto.
   Stava rischiando molto, era vero, ma con Will fuori gioco e senza armi in mano non aveva molta scelta. L’unica era tirarla per le lunghe, in attesa che Élodie si voltasse da quella parte. Sperava che Davy Jones non avrebbe ceduto alla tentazione di ucciderlo, anche perché il suo più grande desiderio non era cancellare lui, Jack, dalla faccia della terra, ma imprigionarlo nella sua maledizione. Sarebbe stato troppo comodo, farlo morire, e Davy Jones era un sadico. Sperava, Jack.
   Élodie, intanto, era riuscita a liberarsi del suo avversario, sbattendolo fuoribordo con una spallata. Si asciugò il sudore dalla fronte, e finalmente si voltò. Vide Davy Jones e Jack, ai suoi piedi, a contendersi l’ultimo brandello di storia:
- Ti do un’ultima possibilità, Jack.- diceva il mostro – Dammi il cuore, e ti risparmierò.-
- No.- l’altro scosse la testa, con decisione.
   Il capitano dell’Olandese Volante, a quell’ennesimo rifiuto, montò su tutte le furie: senza pensarci, né esitare, affondò con rabbia e cattiveria la spada nelle carni di Jack. Non gliene importava nulla. Non gli importava né di lui né di tutto il resto.
   Il pirata spalancò la bocca in un urlo muto per il dolore improvviso, lacerante, come non ne aveva mai provati nella sua spericolata vita. Un dolore completamente nuovo, inatteso, incredibile, indescrivibile.
   Lasciò cadere il cuore.
(mi ha ucciso...)
 
   Élodie lo vide scivolare sulle assi del cassero, e un fiotto di sangue bagnare quel legno già impregnato di morte.
   Uno sguardo a Will, poi di nuovo a Jack, e per poco la spada non le scappò di mano. Davy Jones si girò, la guardò con aria superiore, ora pazzamente felice di poterla schiacciare con tutta la sua forza:
- Adesso, Élodie, che cosa farai?- le chiese, mellifluo – Ti avventerai contro di me? Mi punirai, forse? Sei sola...come quando ti ho conosciuta.-
   Estrasse la spada dal corpo di Jack, e quel sangue sulla lama destò nella donna una fitta di dolore quasi fisico, come se lui l’avesse estratta dalle sue stesse carni:
- Vieni pure, mia dolce amata...- la invitò Jones – Su, coraggio. Prova a vendicarti, ora.-
   La voglia di scagliarsi contro di lui bussò prepotente nei muscoli di Élodie: tanto, a che serviva continuare? Gettarsi in pasto ai leoni era sempre meglio che vivere nascosti per poi essere divorati comunque, quando meno lo si aspettava.
   Ma ancora non era il momento, per lei, di liberare quel mondo dalla sua “funesta” presenza.
   Jack, che pareva morto, raccolse le ultime forze che aveva per alzarsi barcollante, alle spalle del mostro. Perdeva sangue, ma era in piedi, il cuore era ancora tra le sue mani.
- Jones...- chiamò, con una voce roca che non sembrava nemmeno la sua – Temo proprio...di doverti dare...una...sgradevole notizia: non sono morto.-
   Il mostro si sentì raggelare. Si voltò e i suoi occhi incontrarono quelli scuri e penetranti del pirata:
- Mi sa...che hai sbagliato mira.- gli fece notare il suo acerrimo nemico – Che...credevi di fare, Jones? Io...vinco sempre...le scommesse.- sibilò, e quanto più lesto potè gettò il cuore verso Élodie, in un ultimo sforzo che lo lasciò privo di energie e di umorismo.
   Il mostro non fece in tempo a fermarlo. Urlò, questo è certo, tutta la sua rabbia e paura quando il cuore toccò terra ai piedi di Élodie e la donna, con un gesto fulmineo, agognato fin troppo a lungo, lo trafisse spingendo la spada più a fondo che poteva, proprio davanti agli suoi occhi del nemico.
   Il sacchetto di iuta non lasciava intravedere nulla dell’obbrobrioso cuore, ma come una spugna si impregnò di rosso; il sangue di Davy Jones sgorgò come da una ferita aperta e scivolò, viscido come un serpente, fino ai piedi del suo padrone.
   Il mostro indietreggiò, ma l’orrore già l’aveva intrappolato, ne sentiva il calore. Una scia rossa che si dipanava in ogni direzione e saliva lungo le sue gambe deturpate: lo immobilizzava. Quello era il morso dell’Inferno. Si arrampicava su di lui come una febbre mortale e lo riempiva di terrore.
   Quando raggiunse la testa, Davy Jones rovesciò il capo e gridò al cielo con quanto fiato aveva; ma era troppo tardi per chiedere clemenza, o un perdono. La sua maledizione si era ormai spezzata. Fu avvolto da una luce accecante, ed ebbe come la sensazione di implodere, ogni suo pensiero e volontà distrutti.
   Poi, fu un attimo. Non un sibilo, non un sussurro.
   L’Olandese Volante e il suo Capitano si dissolsero come scheletri mal conservati che vengono addentati dall’aria. D’un tratto Élodie non sentì più un suolo sotto i piedi, né uno stormire di vento tra le vele, o il suono di ferro contro ferro: si ritrovò a volteggiare nell’aria, anzi, a precipitare verso il basso assieme ad i suoi compagni.
   Atterrò scompostamente in mare e per un attimo affondò. Si affrettò a tornare in superficie, a sputare acqua. Tossì, scandagliò i dintorni, in attesa di qualche altra diavoleria. Ma il vascello fantasma e tutta la sua ciurma erano scomparsi.
   Era finita. Questa volta per sempre.  
  
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