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Autore: G RAFFA uwetta    28/01/2015    0 recensioni
Un giorno speciale per la piccola fata Lalalù.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fata Lalalù

L'acqua cristallina e frizzante scorre lenta lungo il canale. Piccoli ingombri creano dolci mulinelli dove le foglie autunnali danzano insieme ai petali.

I rovi declinano fino a sfiorarne la superficie, gli alti fusti dei canneti ondeggiano alla brezza serale. I fili d'erba si piegano sotto il peso delle ultime formiche indaffarate a raccogliere cibo per l'imminente inverno.

Sotto l'arcata del vecchio ponte in pietra, proprio dove l'ombra è più fitta, vive la fatina Lalalù. Spostando il sasso in vetro lucente, le stanche genziane ormai appassite e il fieno accumulato dal vento, una dorata porticina si schiude al suono del più dolce dei campanellini.

Ne esce un'indaffaratissima creatura avvolta in uno scialle liso. Le ali ben spiegate bucherellate come una vecchia ragnatela. Capelli fini e candidi come la neve, rigorosamente racchiusi in una treccia lunga fin oltre la vita, un visetto paffuto e rugoso come il legno più stagionato. Occhi ancora vispi e al contempo severi scrutano l'orizzonte dietro spesse lenti incastonate in un prezioso occhialetto lavorato con il filo di seta. Abiti lindi e puliti ne fasciano la figura appesantita dalla veneranda età.

Prende posto sullo gabello traforato, come un ditale umano, e curva, sotto il peso degli anni, ascolta lo stanco frinire degli insetti mentre le dita intirizzite elaborano nuovi disegni per la sciarpa di lana di bruco.

Aspetta paziente il volgere del giorno sotto la campana illuminata da un'allegra lucciola; presto anche lei abbandonerà il piccolo rifugio, l'inverno bussa ormai alle porte.

Una sottile spirale di fumo esce dal comignolo, un buon odore di stufato di funghi e castagne si diffonde nell'aria.

Un frullare di ali ed ecco, discendere dal cielo ormai buio, una giovane poiana dei Monti Azzurri. Dal suo immaccolato dorso ne scende un giovane guerriero bardato nei colori della sua casata. Bruno nell'aspetto, occhi turchesi, naso adunco e forti braccia che sollevano la vecchia fatina come fossero un fruscello di ago di pino.

Si ritirano nella casupola, al margine del torrente, per passare la notte al caldo.

L'indomani il cielo è plumbeo, denso di nuvole cariche della prima neve che lieve comincia a cadere silenziosa. Vengono sprangate porte e finestre, l'inverno quell'anno si preannuncia davvero freddo.

Sul limitare delle sponde si ritrovano gli amici animali per salutare la fata Lalalù. Lacrime commose vengono versate e dispensate parole di conforto insieme a stretti abbracci.

Quello è il suo ultimo viaggio; nella sua umile dimora, alle prime avvisaglie dello sgelarsi dell'aria, farà ritorno solo il prode guerriero con la sua dolce sposa.

È tempo di andare.

Con un ultimo sguardo, stringendosi il pesante cappotto per scaldare il cuore infreddolito, lascia la Valle dei Gigli in fiore. Gli amici, accorsi tutti a salutarla, sono l'ultima immagine che serberà nell'anima prima di chiudere per sempre i suoi occhi del colore delle rose in fiorite.

 
   
 
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