Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Segui la storia  |       
Autore: CinderNella    28/01/2015    4 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno! Dunque, il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è la mia assolutamente, ma è stata modificata da me. Buona lettura!







 
The Guy Who Turned Her Down

23.The One With The Talk, The Frozen’s Songs And The Booooring Night

Aneira e Sevi cenarono a casa e poi tornarono in camera con Mycroft, dopo esser state un po’ con Laire ed Elspeth per il tè della buonanotte – per le due coinquiline, almeno. Eddie non era ancora tornato, ma non se ne erano preoccupate: erano più che certe che quando sarebbe tornato da casa di Jules sarebbe finito in camera di Aneira per dar loro fastidio, quindi non è che aspettassero proprio con particolare ansia quel momento.
Sevi stava coccolando Mycroft – che aveva scoperto in lei un’altra persona preferita, dopo la lista infinita che partiva con Aneira e Tom, per passare per Eddie, Luke, Laire, Elspeth e Jules per poi terminare con Lara – e doveva riuscirci proprio bene, visto che il gattino era steso beatamente sul letto, con le zampe anteriori stiracchiate lungo la testa e quelle posteriori rilassate verso il basso insieme alla coda: con gli occhietti chiusi si prendeva tutte le coccole, facendo tante fusa e miagolando di tanto in tanto.
Aneira passò dalla scrivania al letto con il resto della tazza fumante – ancora per poco – di tè e si raggomitolò su se stessa, osservando l’ebete Mycroft che si prendeva le coccole: anche quando lo coccolava Tom e lui reagiva così si divertiva a guardarlo, era così scricciolo e beato!
«‘Nei...»
«Mh?»
«Eddie mi ha chiamata per un motivo, sebbene sia stata subito pronta a partire alla prima Bank Holiday disponibile e mi faccia sempre piacere tornare qui.»
«Sì, so che è per quel motivo.»
«Ti interessa elaborarlo meglio?»
«Preferirei di no, perché ammetterlo a qualcuno lo rende reale.»
«Non sono “qualcuno” e lo sai che se sei a questo punto è già abbastanza reale. Se se ne accorge qualcuno che, per quanto abbia vissuto un po’ di mesi con te, è una persona conosciuta da poco...»
«Potrei o non potrei avere sentimenti per Tom. E questo mi spaventa da morire.»
«Sorvoliamo questa tua frase ipotetica e diamo per scontato che provi qualcosa per Tom.»
«Devo proprio ammetterlo?»
«Oh, dai, lo sa anche Mycroft!» esclamò Sevi, interrompendo le coccole al suddetto gatto, che aprì gli occhi per guardarla sonnacchioso – e anche lievemente disturbato: Come si era permessa quell’umana di interrompere le sue coccole?
«Tengo a Tom più di quanto possa tenere a un coinquilino o a un amico. Questa è la verità più vera, l’ho ammessa, e comunque ne sono spaventata.»
«Okay. Perché?»
«Non me lo stai chiedendo sul serio, vero?»
«Io lo immagino, ‘Nei, ma sei tu a doverlo ammettere.» spiegò chiaramente Sevi, grattando la testolina di Mycroft.
«Non mi accrediterai questa come prima seduta, vero?» scherzò Aneira, sorridendo.
«Non posso trattare gli amici, stupida!»
«Sì, lo so, ma è sempre divertente fare battute a riguardo.» rispose l’altra, sospirando profondamente «Comunque perché non ho voglia di mettermi in gioco, penso.»
«In che senso? Cioè, non vuoi proprio sapere cosa ne pensi lui a riguardo?»
«È meglio se non lo so. Non sapendolo, ipotizzandolo soltanto, non ne ho la certezza. E non avendone la certezza posso vivere tranquillamente sapendo di non aver perso nessuna opportunità. Perché, parliamoci chiaro, quante opportunità avremmo di sopravvivere?»
«Perché dobbiamo tirare fuori delle statistiche?»
«Dai, differenza di età elevata, appartenere a due mondi, o ancora meglio, vite con ritmi completamente diversi, essere per la maggior parte del tempo uno in un posto diverso dall’altro. Non c’è solo l’amore o quelle cazzate là, lo sai anche tu.»
«“Eeeh, la distanza!” direbbe qualcuno!»
«Non citare quell’idiota, per favore!» l’espressione schifata di Aneira la disse lunga su come la pensasse a riguardo, sebbene avesse più motivi Sevi di detestare quella frase che lei stessa. Ma tendenzialmente si detestano determinati ragazzi idioti in gruppo, per solidarietà femminile amicale «E poi mi ci vedi a dover presenziare a delle premiere proprio come fidanzata, magari perché quella è una delle poche volte che potrei vederlo? E poi, ha undici anni in più, diamine! È praticamente vecchio!»
«Non sembrava esser stata tenuta tanto in considerazione l’età, quando hai stabilito che provi qualcosa per lui.»
«Perché di quella si tiene conto solo quando si inizia a parlare di ipotetiche relazioni, assieme alla distanza e tutta l’altra roba simpatica.» rispose Aneira, passandosi una mano tra i capelli per poi prendere un altro sorso di tè «Insomma, ovunque sarò l’anno prossimo lui dovrebbe raggiungermi spesso. Potrei anche io, ma non pensò avrò la disponibilità economica di prenotare voli intercontinentali due giorni prima di partire, quindi sarebbe sempre lui a raggiungermi, e alla lunga peserebbe. Assieme all’età e alla distanza.»
«Possiamo cercare di non pensare a tutti i possibili scenari apocalittici con i quali potrebbe finire la vostra molto ipotetica relazione le cui basi ancora sono incerte? Non credi di star correndo un po’ troppo? Non pensi che potrebbe andare tutto bene, o perlomeno, non così male?»
«Per un po’ potrebbe essere tutto rose e fiori. Poi partirebbero le litigate, che ci sono sempre. E poi? Cos’è più facile fare, a chilometri di distanza? Preferirei risparmiarmi tanta sofferenza.»
«Stai considerando solo gli aspetti negativi di questa ipotetica relazione, senza nemmeno dare una chance a quelli positivi. E quelli positivi già li conosci, da quello che mi ha raccontato Eddie – e che mi hai raccontato anche tu, senza definirli romanticamente!»
«Sev, lo sai che non sono una persona romantica. Se dovessimo pensare agli aspetti positivi e romantici potremmo benissimo chiamare Millie e Alia, allora!»
«Io sto ragionando razionalmente come te: dopotutto sono pur sempre una terza parte, sei tu quella innamorata di lui, non io!» il fatto che l’avesse detto a voce alta anche Sev traumatizzò leggermente Aneira: che poi scosse la testa, come se fosse percorsa da brividi di disgusto «Che c’è?»
«È troppo strano.»
«Cosa?»
«Ammettere che mi possa essere innamorata di qualcuno di cui sarei potuta benissimo essere una fan girl in un’altra situazione, in un altro momento.»
«Oh, dai, è come se stessi vivendo in una fan fiction. Penso che in molte potrebbero invidiarti, sai.»
«E il solo pensiero mi disturba.»
«Non vuoi dare una chance a quel povero ragazzo per colpa di altre persone?»
«Il pover’uomo in questione non si è dichiarato e io non l’ho mandato a quel paese, quindi non c’è proprio nulla da commiserare...»
«Ma lo faresti se lo facesse.»
«Con delle buone ragioni.» ribatté, sicura di sé, Aneira.
«Ti precluderesti dell’ipotetica felicità, anche se dovesse durare per poco tempo, per paura della sofferenza, che comunque proveresti non provandoci nemmeno. Sei tu che studi economia, ma lo so anche io che è un comportamento economicamente sbagliato, sai?»
«Cosa c’entra, non sto scegliendo tra guadagno sicuro o ipotetico e perdita sicura o ipotetica! Starei scegliendo di non imbarcarmi in una relazione che alla fine mi farebbe comunque soffrire!»
«Ma la cui mancanza, auto inflittati, peraltro, ti farebbe comunque soffrire. Stai assolutamente scegliendo la perdita sicura al 100% di 80 sterline invece di quella ipotetica al 50% di 100 sterline.»
«Perché preferirei perdere sicuramente l’opportunità di stare con lui senza avere speranza piuttosto che illudermi di avere qualche speranza di far funzionare qualcosa e poi fallire miseramente e stare anche peggio, magari.» ammise infine Aneira, spossata.
«Ecco il punto, il fulcro. Abbiamo trovato quello che ti fa stare male. La paura!»
«Beh, a dirla tutta, quella settimana che ho fatto preoccupare Eddie ero solo particolarmente ameba. Sai, nel letto, mangiando biscotti e vedendo film deprimenti e discutibili, facendo poco e nulla. Ma era solo perché mi mancava, non pensavo alla paura.» rispose la diretta interessata, grattandosi il capo per poi coccolare il pancino di Mycroft.
«Beh, ma quella è alla base del tuo tormento, no?»
«Penso di sì, sì.»
Sevi smise di coccolare il micio, pensando alle parole giuste con cui esprimere al meglio il concetto: «Se voi doveste malauguratamente parlarne, un giorno... e vi trovaste sulla stessa linea d’onda, quindi sareste entrambi interessati l’uno all’altra e viceversa... in quel caso dovresti fare la scelta. Non ti sto assolutamente dicendo di buttarti tra le sue braccia, lungi da me – ma considera l’ipotesi. Perlomeno, nel caso in cui si presentasse la rara occasione in cui entrambi volete quasi le stesse cose e sareste disposti a farla funzionare, insomma. Non sto dicendo che è rose e fiori, ma è tremendamente raro trovare qualcuno con i tuoi stessi interessi o quasi, con delle abitudini simili o la volontà di cambiarle per te, insomma. Non potrebbe ricapitarti presto.»
«Parlandone e scegliendo di non provarci almeno conserverei per sempre il bel ricordo di quello che sarebbe potuto essere e del sentimento intatto e puro così com’era. Se invece ci provassimo e andasse male...»
«Sarebbe dura e brutta dopo, se dovesse finire. Ma almeno sarebbe la realtà. È meglio un ottimo ricordo o una realtà fatta di alti e bassi?» e quella era un’altra fatidica domanda che Sevi le aveva posto. Tendenzialmente avrebbe sempre detto la realtà, ma nella situazione surreale di lei e Tom probabilmente avrebbe preferito preservare un ricordo puro, ottimo, intatto di quel poco che c’era stato e quel tanto che ci sarebbe potuto essere ma che era stato evitato per non danneggiare ciò che c’era stato e non era stato detto in passato. Ma doveva ammetterlo anche lei che per il suo pragmatismo – o quello di un qualsiasi altro essere umano vivente sulla faccia della Terra – era un discorso abbastanza stupido e insensato.
Aneira sospirò profondamente, incrociando le braccia: in seguito alla mancanza di coccole da entrambe le ragazze, Mycroft scese dal letto e saltò prima sulla sedia e poi sulla scrivania, indignato.
«Lo sai che non mi sognerei mai di dirti di correre da lui per coronare il vostro sogno d’ammore o altre cose di questo genere, però è realisticamente un peccato buttare tutto all’aria per una paura, se dovesse presentarsi il caso di volersi bene e voler farla funzionare insieme. Insomma, sarebbe come... sarebbe ingiusto nei confronti di quelli che non hanno questa possibilità. C’è chi c’ha il pane e non ha i denti, ecco!» terminò Sev, lasciando cadere le spalle.
«Detta così sembra come se dovessi farlo per la comunità
«Sì, per giustizia nei confronti dei poveri sfortunati che non hanno occasioni del genere. E anche perché non ti farebbe poi tanto schifo, ecco, diciamocela tutta.» aggiunse infine Sevi, alzando un sopracciglio in un’espressione così comica che fece sinceramente scoppiare a ridere Aneira in una risata senza pensieri, di quelle che non faceva dall’ultima volta che aveva visto Tom, insomma.
«Oh, e comunque non te la sei cavata tanto male sul red carpet. In quelle poche foto in cui ci sei non sembri star uccidendo nessuno, non ho visto sguardi omicidi!» continuò l’amica, annuendo.
«Sono stata brava, eh?»
Il rumore della porta aperta l’avevano sentito già una ventina di secondi prima, ma solo in quel momento videro sbucare Eddie dalla porta della camera, mollare il cappotto in salotto e al volo per poi saltare sul letto, al centro tra Aneira e Sevi: «Vi sono mancato, eh?»
«Come la lebbra e la peste nera, Redmayne.»
«Anche tu, Moyle, anche tu. Allora? Avete parlato?» chiese subito dopo, posando il mento sulle mani chiuse a pugno, rimanendo steso ancora a pancia sotto per guardare in viso le due ragazze.
«Ma un pacco di fatti tuoi?» ribatté proprio Sevi, mentre il ragazzo si sistemava bene tra le due: «Va beh, non mi interessa, tanto me lo racconterà prima o poi Aneira. Vediamo un film? Non ho sonno anche se dovrei dormire visto che domani parto presto!»
«Non è una cattiva idea!» convenne Aneira, avvicinandosi il computer con le mani «L’unica cosa è che non saprei che proporvi.»
«Tom ha una caterva di film di là.» spiegò Eddie, indicando la – ormai – sua camera.
«Non guarderò niente in cui c’entri Shakespeare a quest’ora della notte.» dichiarò categoricamente Sevi, mentre Eddie sbuffava pesantemente.
«Ho Frozen sul computer, vi va bene a entrambi?»
«Sìììì!» aveva esclamato contenta Sevi, mentre Eddie aveva iniziato a cantare “Reindeers are better than people”.
«Aggiudicato!» aveva terminato Aneira, facendo partire il video, sistemandosi meglio – come gli altri – contro al muro utilizzandolo come se fosse una spalliera.


Considerare una camera d’hotel casa non era creduto generalmente normale, però in quei periodi diventava la regolarità e non era tanto sicuro che gli piacesse. A fine giornata avrebbe voluto condividere un momento di comunione con Aneira, Laire ed Elspeth – e magari anche Eddie, visto che ormai anche lui era di casa, prendendo il tè, invitando qualcuno a casa. Invece era completamente solo e in una camera di hotel.
Non avrebbe chiamato Eddie o Aneira, sapeva che Eddie aveva invitato Sevi da loro per qualche giorno, sebbene non sapesse il perché: ogni volta che aveva sentito Aneira sembrava stare bene, come al solito, insomma, e non sapeva il motivo di quell’inaspettata visita a sorpresa organizzata proprio da Eddie, poi. Ma avrebbe indagato. Alla peggio avrebbe chiesto a Lara, lei sapeva sempre tutto.
Accese la TV e iniziò a fare zapping, passando per la CTV, la CBC e addirittura Ici – e il suo francese era troppo rudimentale per poterci capire davvero qualcosa; si limitava a capire qualche parola qui e là e non era particolarmente piacevole. Era persino incappato in una replica dell’episodio di Reign di due giorni prima, e non è che fosse proprio così appassionato di quel tv show da rivedere la stessa puntata due giorni dopo. In realtà non l’aveva mai tenuto in considerazione, data la scarsa veridicità storica e il pubblico target, visibilmente e mediamente dieci anni più piccolo di lui – se non di più – però non c’era nient’altro di interessante in TV, oltre a quello e un documentario inquietante sulle bestie più pericolose e letali per l’uomo in Australia — quindi aveva optato per qualcosa in costume, che sicuramente non gli avrebbe fatto venire gli incubi di notte. Ma non poteva di certo riguardarlo due giorni dopo.
Doveva farsi una vita anche lì, decisamente. Che avevano fatto gli altri? Neanche lo sapeva.
Spense la TV, infilò la vestaglia – perché poi, da sotto era vestito per uscire – e si trascinò fino al piano inferiore, bussando infine al numero 1621.
«Buonasera, Hiddles. Qual buon vento ti porta qui?» chiese Jessica dopo avergli aperto la porta ed esser subito dopo tornata al suo posto sul suo letto, con il MacBook sulle gambe.
«Il vento della noia.» Tom si sedette al posto libero accanto a lei sempre sul letto, accendendo la TV e sbuffando rumorosamente.
«Lo sai che sono rimasta qui per videochiamare appositamente Gianluca, vero?»
«Quando vi sentite vado a nascondermi in bagno.»
«Ma lì non c’è la TV!»
«Giocherò al cellulare.»
«Tom, che diavolo hai? Di solito sei tu l’ottimista che tira su gli altri, non mi piace la versione pensierosa di te.»
«Non so perché Eddie abbia chiamato Sevi.» dichiarò lui, tamburellando le dita della sua mano sinistra sulla fronte, pensieroso.
«Lo sai che non so di cosa tu stia parlando, vero?»
«Eddie sta occupando la mia camera al momento e domani viene da questo lato dell’Oceano. A casa questo finesettimana c’è la prima Bank Holiday di Maggio... e ha chiamato Sevi di nascosto da Aneira, per Aneira. Ma io quando l’ho sentita stava bene. Perché ha dovuto chiamare i rinforzi se lei stava bene?»
«Forse non stava bene e non voleva preoccuparti?»
«Grazie Jess, tu sì che sai come tirare su di morale qualcuno!» rispose Tom, sorridendole, nonostante ci fosse una base di verità innervosita in quella frase.
La rossa fece spallucce, impossessandosi del telecomando: «È vero, solo così ha senso. Magari lei non era al top per qualcosa che riguarda te. Dopotutto non è che tu lo sia, da quando sei ritornato. Magari anche lei ha reagito così ed Eddie voleva stare tranquillo mentre era assente. Magari la sta solo tenendo d’occhio.»
«Mi dà fastidio che non possa farlo io, ecco tutto. Lui lo sa, ma non me l’ha detto.»
«Tom, Ed è tanto amico tuo quanto di Aneira. Magari è prima tuo amico che suo, certo, ma probabilmente è una situazione sottile nella quale tu c’entri... e magari sarebbe anche meglio per te non saperlo. Se si è comportato così, sicuramente non è stato per danneggiare qualcuno, né te né tantomeno Aneira.»
«Lo so, lo so...»
«E allora?! Dai, se questa Sevi è lì ed è la sua migliore amica la tirerà su di morale, qualsiasi cosa sia successo. E tra due settimane sarai a casa, quindi potrai tenerla d’occhio tu stesso.»
«Due settimane?»
«Riusciamo a terminare prima, non lo sapevi?»
Tom scosse la testa, spostando lo sguardo sulla TV. Però poi sentì la familiare suoneria di Skype, che li informava che finalmente Gianluca si era deciso a chiamare Jess, e quindi lui si sarebbe rintanato in bagno.
Jess gli lanciò un’occhiata e gli indicò il bagno con un cenno del capo, a cui lui rispose alzando gli occhi al cielo e seguendo quella direzione: Abbassò la tavoletta e il copri-water, chiuse la porta e ci si sedette sopra.
Sperò vivamente che la loro chiacchierata non durasse più di due ore, o non avrebbe saputo cosa diavolo fare e il suo telefono si sarebbe anche scaricato, considerando che la batteria era al quaranta per cento e lui aveva intenzione in quel momento di iniziare a leggere un file lungo diverse pagine che gli aveva spedito Luke.


Frozen era finito da diversi minuti e Aneira e Sevi si erano ritrovate a parlottare di una nemica – o più probabilmente infimamente stupida persona che entrambe conoscevano a St. Ives – in comune e allora Eddie aveva deciso di appropriarsi del computer della bionda alla ricerca di qualcosa.
Quando Aneira, tra una chiacchiera e l’altra, aveva notato che il ragazzo fosse alla ricerca spasmodica di qualcosa di preciso, portò entrambe le mani chiuse a pugno contro i fianchi e iniziò a guardarlo malamente «Cosa diavolo stai cercando?»
«Cose compromettenti. Visto che mi state estraniando dalla conversazione...»
«Noi non ti stiamo estraniando dalla conversazione...» iniziò Aneira, ma non ebbe il tempo di finire la frase che il ragazzo fece partire un video «Non ci credo, sei riuscito a trovare qualcosa...»
«C’era scritto “Jules Little Mix”, che diavolo è?» esclamò il ragazzo, preoccupato.
«Vedrai.» sogghignò Aneira, pronta a scoppiare a ridere da un momento all’altro «Cercavi qualcosa di compromettente che mi riguardasse, e invece...»
Dopo qualche secondo comparve nel video Jules, con i pantaloncini del pigiama, una felpa e delle ciabatte che cantava “Wings” delle suddette Little Mix e ballava liberamente.
«Perché Jules sta ancheggiando al ritmo di “Mama told me not to waste my life”?» fu la naturale domanda di Sevi, che osservava lievemente basita lo schermo del computer, mentre le due Aneire – sia quella del video che quella reale – morivano contemporaneamente dal ridere e Eddie non riusciva a proferire parola.
Al trentesimo secondo del video, Eddie si era però ripreso ed era scoppiato a ridere insieme alle due ragazze, indicando lo schermo e gridando: «La mia ragazza è la quinta Little Mix!»
«Se sa che l’hai visto mi ammazza!»
«Domani le farò ripetere quest’esatta scena in camera!» esclamò lui, continuando a indicare il computer e mantenendo con l’altra mano la pancia, ridendo ininterrottamente.
«Probabilmente mi scagionerà solo dire la verità: che mi hai rubato il computer sotto gli occhi.»
«Ti prego, dimmi che ci sono altri video di quando vivevate insieme!» aveva esclamato il ragazzo, mentre Sevi scuoteva la testa e Aneira cedeva: gli avrebbe fatto vedere tutto il repertorio musicale e danzante della casa dell’anno prima, e probabilmente alla fine il rosso ne sarebbe uscito sconvolto. Ma ne sarebbe valsa la pena per quella serata.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: CinderNella