49. Il confronto decisivo
Quando uscì di
casa, il mattino dopo, reggeva ancora in mano quel CD.
L'aria era fresca ed
umida, cosa che la rinvigorì a discapito della nottata passata a
rigirarsi nel letto. Alla fine aveva tenuto stretto in mano quel
biglietto tanto a lungo da consumarne inevitabilmente le pieghe e
stropicciarne i bordi, così era stata costretta dal buonsenso a
lasciarlo sulla scrivania.
Cosa che non era
riuscita a fare con quel singolo CD.
No, quello voleva
portarselo dietro, quasi alla stregua d'un talismano porta-fortuna.
Per questo, appena aperta la macchina, invece di mettersi seduta, la
prima cosa che fece fu di lanciare dentro la cartellina senza badare
a dove andasse a finire mentre scoccava una rapida occhiata verso la
strada.
Fu allora che la
vide, la Camaro.
Era parcheggiata
proprio di fronte al cancello, le quattro frecce inserite, posta di
traverso a bloccare l'accesso al vialetto. Appoggiato di schiena alla
carrozzeria grigio scuro, Kei se ne stava fermo a braccia conserte
nel suo giubbotto in pelle ed i jeans scuri, lo sguardo rivolto in
sua direzione. Quando ne incrociò gli occhi dai riflessi di quel
porpora così magnetico tanto familiari, il mondo si arrestò in un
sussulto.
Yukiko avvertì le
proprie gambe farsi di gelatina e minacciare di abbandonarla lì
dov'era, insieme a cuore, cervello e polmoni. Il pacchetto completo,
insomma. Come se la sola vista del ragazzo che più riusciva a
sconvolgerla al mondo non fosse abbastanza da destabilizzarla,
soprattutto nel trovarselo davanti casa di prima mattina.
Per questo tardò ad
avanzare in sua direzione e quando lo fece, si dimenticò della
portiera della propria macchina aperta, così come si dimenticò di
avere ancora il suo CD stretto fra le dita della mancina. Il suo
sguardo non la abbandonò per tutto il tempo che impiegò ad
attraversare il cortile e fermarsi al centro del passo carraio, ad un
paio di metri di distanza dal blader, il quale si mosse a sua volta
in sua direzione. Senza perdere il contatto visivo questi, infatti,
lasciò il suo appoggio e sciolse la posa conserta delle braccia per
avvicinarsi, riducendo le distanze fra loro ad un metro soltanto.
Sollevando lo
sguardo sul suo viso, la nightblader credette di essere sul punto di
farsi venire un infarto, tanta era l'agitazione che le permeava ogni
muscolo, il cuore che le pompava frenetico tutta l'adrenalina di cui
disponeva il suo fisico in circolo nelle vene.
Il silenzio fra
loro, calato come un sudario ed opprimente allo stesso modo, venne
infranto un paio di secondi dopo.
– Ciao – la saluto lui senza una particolare intonazione in
quella parola.
– Ciao.. – gli rispose lei meccanicamente, con meno voce di
quanto avrebbe voluto, ma comunque più di quel che si sarebbe
aspettata.
– Hai ascoltato il CD?
Lei annuì.
Kei a quel punto
esitò e, per la prima volta da giorni, la ragazza poté distinguere
i segni di un tormento interiore sul suo viso altrimenti atteggiato
nella solita aria indifferente. Aveva le sopracciglia leggermente
corrucciate sugli occhi d'ametista, i quali ora sembravano esitare
sui tratti del suo viso più che riuscire a sollevarsi ed incontrarne
l'iridi verdi. Le sue labbra erano serrate, tese in una linea
sottile, come se non avessero alcuna intenzione di permettergli di
dire altro, cosicché il silenzio che calò di nuovo fra loro
acquistò un'apparenza di eternità. Fu Yukiko alla fine a trovare il
coraggio di infrangerlo, nonostante il proprio nervosismo interiore
ed il senso di panico che le instillava il momento del confronto.
Un confronto che era
finalmente arrivato e perciò era inutile continuare a rimandare.
– Che intenzioni hai?
Lo chiese di getto, suscitando un certo stupore iniziale nel blader
di fuoco di fronte a lei, il quale spalancò un poco di più le
palpebre, prima di riaversi abbastanza da abbassarle totalmente. Un
attimo dopo erano di nuovo occhi negli occhi, mentre le sue labbra si
delineavano di un mezzo sorriso.
– Credevo di averti già detto che non sono disposto a rinunciare a
te – le disse, in tono basso e vagamente roco, suscitandole un
brivido che le corse lungo la spina dorsale sino alla punta dei
capelli. Era così vicino che le sarebbe bastato fare un mezzo passo
avanti per sfiorarlo, ma non riuscì a muoversi né avanti né
indietro, completamente catturata da quegli occhi dai riflessi
violacei tanto penetranti come non potevano esserlo quelli di nessun
altro. Fu come se le stessero divorando l'anima, risucchiandola al
loro interno con una forza inarrestabile, e lei si ritrovò a cercare
di ricordare a sé stessa il modo corretto di respirare, proprio
mentre lui avanzava di quel fantomatico passo.
– Non posso lasciarti, adesso che so che sei innamorata di me –
ripeté, mentre quel suo fantastico sorriso gli si affermò in volto.
Yukiko si morse il labbro inferiore con insistenza, cercando di
combattere la sensazione di improvvisa ed assoluta vulnerabilità a
cui si era esposta lei stessa, dal giorno in cui gli aveva
confessato i suoi sentimenti sul tetto dell'Organizzazione Hiwatari.
Deglutì a vuoto.
– Perché? – mormorò in un soffio, tentando invano di non
tremare.
Kei sollevò una mano a sfiorarle il viso, avvicinando il suo –
Perché anche io sono innamorato di te.
Il CD le scivolò dalle dita, cadendo sul cemento nel momento stesso
in cui lei perdeva del tutto la messa a fuoco sul viso altrui, sia
per lo stupore che per la vicinanza. Ne avvertì il tocco delle
labbra sulle proprie, una sensazione che le strappò una fitta al
centro del petto.
E il mondo riprese improvvisamente a girare su sé stesso.
La mora gli si aggrappò istintivamente al collo, ricambiandone il
bacio con più enfasi di quanta razionalmente avrebbe sospettato di
possedere lei stessa, faticando a tenere il passo delle profonde
emozioni che le stavano sbocciando nell'animo. Avvertì le sue
braccia circondarle la vita e stringerla a sé con forza tale da
farle dolere le costole e darle al contempo l'impressione che i
frammenti del suo cuore tornassero a rinsaldarsi l'un con l'altro,
mitigando in parte la sensazione agrodolce che le era sbocciata al
centro del petto. Fu come se si sentisse rifiorire, come se ogni cosa
riacquistasse un senso, per poi venire accantonato in virtù di quel
momento unico.
Yukiko si lasciò baciare e lo baciò a propria volta come se non vi
fosse stato altro bacio, né prima né dopo, simile a quello.
Ed in effetti era proprio così.
Reclinando il capo verso destra, ne assecondò i movimenti,
insinuandogli una mano fra i capelli neri dietro la nuca, trovandoli
morbidi esattamente quanto ricordava sotto i polpastrelli. Lo cercò
con la lingua, in una carezza vellutata che le inondò la bocca e la
fece sospirare di sollievo e struggimento, finché non rimasero
entrambi senza fiato.
Soltanto allora si staccarono l'uno dall'altra, senza per questo
distanziarsi di un solo centimetro in quall'abbraccio reciproco. Tenendo la
fronte appoggiata alla sua, Kei schiuse le palpebre e la nightblader,
cercando di riprendere fiato, si ritrovò persa in un mare dai
riflessi violacei intrappolato in due iridi luminose e liquide,
incastonate su un volto così bello da farle sussultare il cuore. Il
respiro di lui le si riversò sulla pelle del viso così come era
consapevole stesse facendo il suo, mentre seguitava a gonfiare i
polmoni ad un ritmo più sostenuto ed irregolare rispetto a quel che
era sino a pochi minuti prima.
Yukiko non seppe mai dire quanto tempo trascorsero così, persi l'una
negli occhi dell'altro e viceversa, felicemente ignari del mondo che
li circondava fin quando non fu il reciproco quietarsi dei loro
respiri ad indurli a tornare alla realtà. La mente della mora
allora, seppur riluttante, riprese a lavorare frenetica, elaborando
l'accaduto con una velocità tale da farle poi nuovamente presente
ciò che li aveva portati a quella crisi temporanea e, preda di
un'ansia nuova quanto indesiderata, fece scivolare la mano che prima
aveva tenuto immersa nei capelli di lui di nuovo più in basso, sul
suo petto, sul quale depositò persino lo sguardo di smeraldo.
– Non voglio più nasconderlo.. – sussurrò, mordendosi il labbro
inferiore.
Il suo blader di fuoco le fece scivolare una mano sotto il mento,
prima di fare una leggera pressione ed indurla così a risollevare il
capo e lo sguardo sul suo volto. Quando lo fece, il quieto sorriso
che lui le rivolse mitigò il suo conflitto interiore, infondendole
una rassicurazione che contribuì a rilassarla una seconda volta.
Dio.. le era mancato così tanto..
– Non lo faremo – le assicurò lui con dolcezza, donandole un
nuovo piccolo bacio a fior di labbra, prima di trarsi di nuovo
indietro di un passo.
Yukiko si ritrovò a seguirlo verso l'edificio che aveva avuto sino a
quel momento alle spalle e verso il quale ora erano voltati entrambi,
percorrendo di nuovo il vialetto a ritroso, condotta per mano e con
sicurezza dal suo ragazzo finché questo non si fermò proprio
davanti alla porta di casa. Senza una sola parola suonò il
campanello, sotto lo sguardo sempre più sorpreso della moretta al
suo fianco, ed attese in un'immobilità che lo vide sostare dritto
come un fuso su quel pianerottolo, gli occhi di brace puntati sul
battente e l'espressione apparentemente impassibile di sempre.
Eppure, la sua mano era calda in quella di lei, le dita intrecciate
in una presa salda che non si allentò mai, nemmeno quando la porta
finalmente si aprì, ruotando sui cardini e rivelando la figura della
signora Natsuki pronta per uscire.
Ritrovandosi di fronte i due ragazzi, la donna spalancò gli occhi
scuri, altalenandoli un paio di volte dalla figlia al giovane che le
si stagliava accanto.
– Yukiko... Kei... ma cosa...?
– Io e sua figlia stiamo insieme.
Boom. Secco, così.
Alla nightblader per poco venne un colpo e la stessa cosa sembrò
accusare sua madre, la quale rimase pietrificata sul posto, incapace
di fare qualunque altra cosa che rimanere a fissarli con tanto
d'occhi ed a bocca aperta. Col respiro bloccato in gola, lei si
ritrovò a stringere con più forza la mano del suo ragazzo, in
attesa di una reazione da parte della donna che stava loro di fronte.
Una reazione che non si fece attendere troppo, a conti fatti, ma che
le sembrò comunque eterna a causa dell'improvvisa tensione ad
alterarne la percezione del tempo, finché un sopracciglio sul volto
della presidentessa della N.C. finalmente si mosse e le sue labbra si
riavvicinarono fra loro per delinearsi in un piccolo ma significativo
sorrisetto.
– Finalmente. Immagino che sia una cosa seria – commentò,
sorniona.
– È così – confermò Kei di rimando, senza batter ciglio.
Il sorriso della signora Natsuki parve farsi un pochino più largo seppur sempre sottile – Ora andate alla Hiwatari?
Il sorriso della signora Natsuki parve farsi un pochino più largo seppur sempre sottile – Ora andate alla Hiwatari?
Questa volta annuirono entrambi.
– Bene. Buona giornata ad entrambi.. – disse tranquillamente,
prima di volgersi nuovamente al dranzerblader – ..e stasera tu e
tuo padre siete invitati a cena: ritengo che abbiamo diverse cose di
cui parlare.
Il diretto interessato annuì una terza volta con un semplice cenno
del capo in segno d'assenso, prima di muoversi. Ancor prima di
realizzare pienamente ciò che era appena avvenuto sotto i suoi
occhi, la mora si ritrovò ad incespicare per la terza volta su quel
vialetto, faticando a sostenere le ampie falcate del ragazzo che la
guidava, quasi trascinandola, verso la Camaro.
– Aspetta.. La mia borsa – cercò di dire, notando con la coda
dell'occhio la propria macchina con lo sportello ancora aperto, in
attesa.
Solo a quel punto lui si arrestò di colpo, rischiando che lei gli
finisse addosso, prima di permetterle di recuperare i propri effetti
personali rimasti sulla Mazda color viola metallizzato. E fin
quando lei non fu tornata al suo fianco, lui non si mosse affatto,
pronto ad afferrarla nuovamente per mano prima di procedere verso la
sua auto sportiva.
Quando misero piede in azienda avevano almeno mezz'ora di ritardo.
– Hiwatari, tuo padre ti cerca da mezz'ora... – lo interpellò
uno dei manager aziendali alle dipendenze dell'azienda. Era un uomo
di mezza età, con una stempiatura iniziale che riduceva la
superficie di pelle occupata dai capelli neri, ed in volto
un'espressione che aveva del corrucciato, prima che inarcasse un
sopracciglio, spostando lo sguardo sulla giovane Natsuki subito
dietro di lui – ..e tu non sei un'allieva del corso che si tiene
all'undicesimo piano?
– Ehm.. – Yukiko per riflesso abbozzò un sorriso nervoso.
– Lei è con me – intervenne il dranzerblader con fare
perentorio, scoccando un'occhiata penetrante all'uomo che aveva
interrotto il loro cammino lungo il corridoio. A rimarcare quanto
detto, se la fece più vicina rinsaldando la presa sulla sua mano
destra – Dov'è mio padre?
Il manager sembrò ancor più perplesso, ma non osando contraddire il
figlio del presidente di una delle organizzazioni più importanti del
paese, gli rispose – Nel suo ufficio..
Kei non pose altro tempo in mezzo, prima di superare quell'ostacolo e
dirigersi verso l'atrio che dava accesso alla rampa di scale ed ai
due ascensori di quella parte del grattacielo. Fermandosi di fronte
alle porte scorrevoli di uno dei due, premette il pulsante di
chiamata e rimase immobile ad attendere che la cabina raggiungesse il
loro piano.
Fu a quel punto che la nightblader, la quale lo aveva sino a quel
momento seguito piuttosto docilmente per tutto il tragitto da casa
sua sino a lì, tentò di attirare la sua attenzione.
– ..forse.. ecco, credo che sia il caso che io vada al corso.. sono
già molto in ritardo – gli fece notare.
Voltandosi a guardarla, il giovane Hiwatari ne notò l'espressione
accigliata ed ansiosa, quasi timorosa, definita da una piega
sottilmente tesa delle labbra. Lui di rimando si ritrovò a donarle
un mezzo sorriso incoraggiante quanto sicuro di sé.
– Appunto, ormai sei in ritardo, puoi tranquillamente prendertela
comoda – le assicurò, con una punta di ironia che non fece altro
che accentuare il cipiglio della mora, proprio come s'era aspettato
accadesse. Il suo sorrisetto gli si affermò in volto, divertito
dalla cosa – ..e poi non intendo aspettare che sia tua madre ad
informarlo – aggiunse, più seriamente, prima di avvicinar il
proprio viso al suo per mormorarle a fior di labbra – Questa cosa è
più importante.
Le scoccò un nuovo bacetto a tradimento e quando si fece indietro,
lei aveva perso del tutto quell'aria corrucciata in favore di un
rossore uniformemente diffuso ed un'espressione che lasciava intuire
quanto fosse andata nel pallone per così poco. La cosa contribuì a
divertirlo ancor di più e, quando le porte si aprirono l'istante
successivo, se la trascinò dietro senza riscontrare la minima
resistenza.
Se la rise sotto i baffi finché, quando l'ascensore prese a muoversi
verso l'alto, un pizzicotto al fianco sinistro lo fece sussultare
leggermente e voltare di nuovo per inquadrare il volto della sua
ragazza, un poco sorpreso di trovarla sì imbronciata ma non
abbastanza da non apparire comunque divertita a sua volta.
Incrociandone gli occhi verdi, li notò brillare di una luce
sbarazzina che gli fece nascere l'impulso di spingerla contro la
parete lì accanto ed infilarle la lingua in bocca.
No, una cosa alla volta, Hiwatari.
Prima dovevano andare a parlare con suo padre, cosa che stavano per
l'appunto facendo. E poi l'ascensore non era effettivamente del tutto
vuoto: una delle segretarie del dodicesimo piano li stava osservando
con un'espressione che definire allibita era semplicemente un
eufemismo, mentre un altro paio di signori in giacca e cravatta
sembravano aver più esperienza nel fare finta di niente.
Quando finalmente la cabina si arrestò all'ultimo piano, il
dranzerblader si ritrovò ad inspirare profondamente prima di fare un
passo avanti quando si aprirono loro le porte. Avanzando nell'ampio
atrio, la segretaria personale di suo padre sollevò lo sguardo
dietro uno spigoloso paio d'occhiali dalla montatura in argento
sottile, puntandolo su di loro come un falco a caccia. Appena li
inquadrò infatti, nonostante il sopracciglio fuori controllo, si
aggiustò la montatura sul naso spigoloso mentre si alzava dalla
sedia.
– Signor Hiwatari, suo padre la sta aspettando – la donna aprì
bocca, poi la richiuse, ripetendo il gesto una seconda volta, come se
avesse voluto aggiunger qualcosa e poi ci avesse ripensato all'ultimo
momento.
Lui le rispose con un semplice cenno del capo, per poi dirigersi
verso la porta dell'ampio ufficio del presidente, ignorandone lo
sguardo inquisitorio e portandosi dietro una Yukiko improvvisamente
più tesa di quanto era stata sino a poc'anzi. Notando la rigidità
trasmessa dal suo braccio, una volta fermo davanti all'anta in
compensato e vetro patinato, si volse un istante per assicurarsi
delle sue condizioni e la trovò più pallida e ansiosa di quanto
avrebbe voluto. Tentando di trasmetterle un po' di sicurezza
attraverso una stretta più decisa della mano, attese di vederla
annuire, prima di allungare una mano verso la maniglia ed aprire
quell'anta.
Entrarono una dietro l'altro, ritrovandosi in un ampio ufficio più
largo che profondo, al cui centro era disposta la scrivania dietro la
quale suo padre era accomodato con tanto di cornetta all'orecchio.
Appena sollevò lo sguardo castano su di loro, ebbe la stessa
reazione avuta meno di un'ora prima dalla signora Natsuki: ogni suo
muscolo si bloccò, tant'è che il figlio ebbe la netta impressione
che avrebbe potuto benissimo sfilargli la sedia da sotto il sedere
che lui sarebbe rimasto esattamente nella stessa posizione, senza
cadere.
L'espressione sorpresa si accese di perplessità quando fece
scivolare lo sguardo sulla mora e sulla mano che il dranzerblader si
ostinava ancora a stringere nella propria. Entrambi i ragazzi fecero
in tempo a fermarsi di fronte all'imponente scrittoio dell'uomo
d'affari, prima che questi riagganciasse la cornetta con un insipido
“..la richiamo io..” e ritrovasse le parole da rivolgere
loro.
– Kei – esordì infatti, in un tono che lui gli aveva sentito
usare spesso quando preso in contropiede – ..confesso che non mi
aspettavo di vedervi entrambi – affermò, prima di deglutire e
schiarirsi la gola, in un palese segno di disagio che tuttavia non ne
minò la cortesia, rivolgendosi direttamente a Yukiko – ..come
procede il corso? Va.. va tutto bene?
– A-ehm.. bene, grazie..
La risposta della mora suonò esitante, come se quei convenevoli la disorientassero ed il dranzerblader decise di mettere fine a quella farsa.
La risposta della mora suonò esitante, come se quei convenevoli la disorientassero ed il dranzerblader decise di mettere fine a quella farsa.
– La madre di Yuki ci ha invitati a cena da lei stasera – li
interruppe senza mezzi termini, deciso ad andare subito al sodo e
risolvere la questione una volta per tutte. Lasciò la mano di lei,
soltanto per fare un passo ed al contempo circondarle le spalle con
il braccio destro, stringendosela al petto in un chiaro messaggio che
ribadì a voce – Inoltre ti informo che puoi piantarla coi tuoi
giochetti: siamo una coppia a tutti gli effetti, quindi mettiti pure
il cuore in pace su questa cosa.
E se la nigthblader, voltata a sua volta verso il loro interlocutore,
smise quasi di respirare fra le sue braccia, messo di fronte a quella
chiara provocazione il presidente della Hiwatari non fece una
piega. Dopo un momento iniziale di assoluto e silenzioso stupore, gli
bastò un battito di ciglia per delineare le labbra di un diplomatico
sorriso.
– Oh, capisco – commentò, intrecciando ambo le mani fra loro sul
tavolo di fronte a sé – ..questo cambia alcune cose, immagino.
Kei fu lesto a contraddirlo – Questo non cambia proprio niente. Te
l'ho detto solo perché non siamo più disposti a continuare così..
Stava per aggiungere altro quando la sua ragazza fece pressione con
ambo le mani sul suo petto per indurlo ad allentare la stretta,
costringendolo a guardarla mentre lei si scostava da lui solo quel
poco di spazio necessario ad assumere una postura eretta e composta,
il mento sollevato e lo sguardo insolitamente fermo sull'uomo seduto
dall'altro capo della scrivania.
– Basta segreti e sotterfugi, signor Hiwatari – lo ammonì lei,
prendendo in contropiede lo stesso blader di fuoco alla vista di
tanta rinnovata fermezza nella sua voce – Se lei e mia madre
continuerete a frequentarvi dovrete farlo alla luce del sole, così
come abbiamo intenzione di fare noi. Non ci immischieremo nel vostro
rapporto, ma ci aspettiamo lo stesso da voi: affari e vita privata
andranno tenuti rigorosamente separati.
Di fronte a quella dimostrazione di carattere Kei per primo si
ritrovò a sorridere sotto i baffi, espressione che assunse anche il
presidente, seppur fu più accorto nel nascondere la piega delle
labbra dietro un gesto vago della mano, prima di annuire.
– E sia. Mi sembra un buon accordo, tutto sommato – commentò a
quel punto, ma già vide Yukiko fare un passo indietro per prendere
del tutto le distanze dal dranzerblader, cosa che suscitò una
malcelata contrarietà a quest'ultimo, prima che lei ne cercasse la
mano con la propria, già pronta ad andare.
– Un'altra cosa – aggiunse, attirando nuovamente tutta
l'attenzione dei due Hiwatari su ciò che aveva da dire – ..per
stasera, sarà meglio che concordiate un orario.. devo sapere per che
ora dovrà essere pronta la cena, se vorrete mangiare qualcosa.
– Non mancherò – le assicurò il presidente, con un nuovo cenno
del capo e un malcelato sorrisetto divertito.
– Bene – concluse Yukiko – Se non c'è altro, io ho un corso da
seguire – si congedò, attuando un delicato inchino – ..scusi
l'intrusione.
Kei era già pronto ad andare quando la replica di suo padre scombinò
i suoi piani.
– Certamente, ma prima che andiate avrei bisogno che mio figlio
restasse qualche altro minuto: dovrei parlargli di questioni legate
all'azienda.
Ah, ecco spiegato il motivo di tanta confusione quel mattino.
Irrigidendosi un istante, voltò nuovamente lo sguardo sulla moretta,
della quale strinse momentaneamente con maggior veemenza la mano per
indurla a restare dov'era ancora un po'; il tempo necessario a lui
per accostarsi al suo orecchio.
– Ci vediamo a pranzo.
Lei si scostò appena, quel poco che le bastò per incrociare il suo
sguardo ed il blader quasi si perse in quell'iridi di un verde
intenso e brillante, profonde come un abisso in cui avrebbe potuto
smarrirsi più che volentieri. Lei ne ricambiò il mezzo sorriso con
uno molto simile, prima di andare e lasciarlo lì con suo padre.
Una volta che la porta si fu richiusa dietro la sua snella figura,
avvertì l'impulso irrazionale di uscire da quella stanza per
seguirla, come se non vi fosse più nulla di così importante a
trattenerlo in compagnia di suo padre ora che lei non era lì con
lui. Come se l'attrazione che provava per quella ragazza lo spingesse
a non allontanarsene più di una certa distanza.
Era ancora intento a riflettere sullo strano effetto appena accusato,
quando il suo vecchio ne attirò nuovamente l'attenzione con un
colpetto di tosse che lo spinse a distogliere finalmente gli occhi
scuri da quell'anta. Il sorriso che per contro gli vide stampato in
volto lo indispettì e lo mise a disagio più di quanto avrebbe
potuto fare qualunque parola.
– Dai, smettila.. saranno qui a momenti! – esclamò contrariata e
al contempo divertita la mora, scostando da sé il proprio ragazzo –
Ladro e approfittatore che non sei altro!
Il dranzerblader fece un paio di passi indietro, facendo sparire il
suo bottino e poi mostrando ambo le mani vuote di fronte a sé, come
se non si fosse appena messo in bocca uno dei gamberetti che la
ragazza stava tentando di finire di friggere con tanto impegno, prima
del rientro dei loro genitori.
L'orologio appeso alla parete segnava già le otto.
– Su siediti – lo spronò, indicandogli con un gesto della
spatola una delle sedie del tavolo già apparecchiato.
Lui piegò le labbra in una smorfia poco convinta e che a malapena
riuscì a mantenere per più di un secondo, prima di tornare a
sorridere di nuovo di quel sorrisetto carico di furbizia – Ma mi
annoio.. – si lamentò, lasciando cadere di nuovo il suo sguardo
sulla scodella di gamberetti già cotti ed adagiati sulla carta
assorbente.
Non sapendo bene come reagire a tanta impazienza ed ironia tutte
insieme, Yukiko alzò gli occhi al soffitto, prima di ficcargli la
spatola in mano.
– Bene, allora continua tu.
Non riuscì a trattenersi affatto dal ridacchiare alla vista della
sua espressione assolutamente perplessa, quasi contrariata, che gli
comparve in volto, cosicché bastò il suo divertimento a fargli
raccogliere la sfida lanciatagli a tradimento. Quando tuttavia si
fece avanti e tentò di aver a che fare con la padella sfrigolante ed
i gamberi da versarci dentro, ne riversò nell'olio una quantità
eccessiva, tanto da schizzare mezzo ripiano cottura e far fare ad
entrambi i ragazzi un salto indietro.
– Ma che fai?! – esclamò istintivamente la nightblader,
osservando stralunata lo scempio attuato dal suo ragazzo.
Questi in tutta risposta le rivolse un'occhiata da finto innocentino
che la indusse con uno sbuffo a togliergli la spatola di mano per poi
avvicinarsi temerariamente ai fornelli per tentare di contenere quel
disastro.
– No so se sei più pazzo tu o io ad aver pensato che potessi
farcela a friggere due gamberetti! – sbottò, assorta nel proprio
operato, aiutandosi con un coperchio recuperato da un tegame vicino –
Passami una spugna..
– Dov'è?
Yukiko gli scoccò un'occhiata in tralice, prima di ricordarsi con
chi stava parlando: probabilmente il blader era entrato per la prima
volta in una cucina poco più di due mesi prima, in occasione
dell'episodio del curry. Sospirando con fare sconsolato gli indicò
il secchiaio e poco dopo eccola stringere finalmente la spugna
richiesta, con la quale si premurò di tamponare gli schizzi d'olio
sparsi per il ripiano cottura.
Neanche il tempo di girarsi che, beccandolo ad allungare ancora una
volta le mani verso i suoi gamberetti, lo bacchettò sul dorso della
mano destra con la spatolina di legno che ancora reggeva con la
destra. Il ladro si ritrasse immediatamente di scatto,
fissandola quasi oltraggiato per tanta spudoratezza e lei di rimando
gli fece una linguaccia.
– Ti ho detto di piantarla.. – gli ripeté, prima che il suono
del campanello la interrompesse e lei cogliesse l'occasione al balzo
per avere un po' di tregua – ..ecco, sono arrivati. Va' ad aprire!
Con un'espressione imbronciata e la promessa che gliel'avrebbe fatta
pagare, finalmente Kei uscì dalla cucina, lasciandole così modo di
finire di cuocere i pochi gamberetti rimasti. Stava giusto scolando
gli ultimi quando la voce di sua madre le giunse, un attimo prima che
tutti e tre si affacciassero sulla soglia della cucina.
– Cara, tutto bene? – le domandò la donna che l'aveva messa al
mondo, con uno dei suoi toni vivaci.
– Sì.
– Vuoi una mano?
– No, grazie – scandì chiaramente Yukiko, sforzandosi di non
sussultare all'eventualità.
– Allora ci accomodiamo?
– Sì, mamma..
Finalmente poté prendere il vassoio su cui aveva appena finito di
disporre la frittura e, con una rapida rotazione su sé stessa, le
bastarono pochi passi per appoggiarlo al centro del tavolo, insieme
al riso ed al resto delle cibarie lì disposte. Sospirando, fece un
passo indietro per ammirare il proprio operato e la tavola imbandita
le parve uno spettacolo davvero magnifico, soprattutto contornata da
quelle persone. Sua madre s'era accomodata a capotavola, come al
solito, mentre il signor Hiwatari - Susumu, si corresse mentalmente
aveva preso posto alla sua destra. All'altro capotavola s'era messo
Kei, ovviamente, l'aria ancora un po' imbronciata che tentava invano
di mascherare una certa impazienza, a giudicare dal modo in cui
altalenava lo sguardo dai vari vassoi a lei, ai commensali al tavolo.
Cavolo, avrebbe anche potuto abituarsi ad una visione del genere.
Scacciando quel pensiero ma non il sorriso che le era nato spontaneo
in volto, si voltò sfilandosi il grembiule da sopra la testa e
appallottolandolo fra le mani lo lanciò in un angolo, prima di
prendere finalmente posto fra sua madre e il suo ragazzo, esattamente
di fronte al presidente della Hiwatari.
– Buon appetito.
– Buon appetito – le risposero in coro, prima che toccasse ora a
sua madre fare gli onori di casa, riempiendo le varie ciotole di
riso.
– Da quant'era che non mangiavo un pasto preparato in casa.. –
commentò bonario il presidente, prendendo con un sorriso la ciotola
che gli stava porgendo la signora Natsuki. Lei gli sorrise di
rimando, prendendo in consegna quella del figlio di lui.
– La mia Yu-chan è davvero bravissima ai fornelli, non so cosa
farei senza di lei!
– Mamma.. – tentò di redarguirla la diretta interessata, già in
imbarazzo.
Chissà a che cibi raffinati era abituato l'uomo d'affari seduto alla
loro tavola. Ah, ma che cosa era venuto in mente a sua madre, quando
aveva invitato lui e Kei a cena?! Non potevano andare a mangiare
fuori, da qualche parte?
All'improvviso tutto il duro lavoro di quel tardo pomeriggio le
sembrò tempo buttato e le si chiuse lo stomaco, cosicché non poté
far altro che rimanere a guardare con espressione ansiosa ognuno dei
presenti che iniziava a servirsi. Quando Susumu portò alla bocca per
la prima volta il carico delle bacchette, quasi le si smorzò il
respiro in gola in attesa di una qualche reazione che potesse
decifrare su quel volto di mezza età ora fattosi pensieroso.
E poi, quasi senza preavviso, fu come se i lineamenti dell'uomo si
addolcissero ed il suo sguardo si perse per una frazione di secondo
nel vuoto, prima che un battito di ciglia si portasse via quel
cambiamento quasi invisibile ad occhio altrui e lui tornasse a
focalizzare la propria attenzione sulla ragazza dai lunghi capelli
bicolori.
– Be', tua madre non ha esagerato molto... – e scoccando
un'occhiata al figlio, il quale s'era già riempito il piatto di
tutti i gamberetti impanati disponibili – ...sembra proprio che tu
sia stato preso per la gola, eh, Kei?
– Kei?! Che fai, lasciane un po' anche a noi! – esclamò
contrariata ed in preda all'imbarazzo la blader in questione,
spalancando gli occhi verdi sul suo ragazzo. Questi per contro le
scoccò un'occhiata assolutamente indifferente, prima di riempirsi la
bocca di una parte della sua refurtiva.
La schietta e vivace risata di Natsuki Sakura li fece voltare tutti e
tre a fissarla, Yukiko per prima con espressione allibita, mentre gli
altri due Hiwatari erano rispettivamente, il più giovane guardingo
ed il più vecchio divertito a sua volta.
Era un sacco di tempo che non sentiva sua madre ridere di cuore a
quel modo. Nessuna risatina artistica, niente di artificioso o
esageratamente enfatizzato, così come non c'erano freni al
divertimento sul suo volto segnato da piccole rughe d'espressione.
Nessuno disse niente, attesero che lei finisse di ridere e quando lo
fece era sempre la stessa donna d'affari composta e controllata,
soltanto con un ampio sorriso ad illuminarle i lineamenti femminili.
– Sapete.. fino a poco tempo fa non avrei mai creduto di poter
assistere ad una scena del genere – rivelò loro in un impeto di
sentimentalismo che scioccò la sua unica figlia, che tutto riuscì a
fare men che meno trovare la voce per dire qualsiasi cosa. Così
rimase ad osservare ad occhi spalancati il presidente della Hiwatari
protendere sul tavolo una mano aperta per accogliere quella di lei e
tenerla lì, mentre la presidentessa della N.C. si rivolgeva di nuovo
ai due ragazzi scuotendo il capo con un sorriso rammaricato – Se
solo l'avessi immaginato, non avremmo perso tanto tempo..
– Hai perfettamente ragione, Sakura.
– Mettiamo subito in chiaro una cosa – intervenne a quel punto
Kei, con fare assolutamente indifferente e lo sguardo che si alzò
soltanto un momento per fissarsi su entrambi i presidenti delle
rispettive aziende – Gli accordi presi non subiranno alcun
cambiamento. Io e Yukiko siamo ancora dell'idea di prenderci carico
delle rispettive aziende separatamente..
– Certo, figliolo – annuì prontamente il signor Hiwatari con la
sua miglior aria da diplomatico, senza per questo lasciare la mano di
Sakura – Tutto proseguirà come precedentemente stabilito.. –
un'occhiata fra i due e per qualche strano motivo alla nightblader
parve quasi che sua madre tentasse di nascondere un guizzo di
imbarazzo nei suoi occhi castani, prima che Susumu terminasse –
..finché ovviamente non dovesse avvenire un qualche cambiamento atto
ad influenzare le nostre vite in ambito familiare.
Per poco la mora non rischiò di rovesciare il proprio bicchiere con
una mano e, con la coda dell'occhio, poté distinguere chiaramente il
suo ragazzo nell'atto di strabuzzare gli occhi sul genitore. Non si
erano ancora ripresi dallo shock che la signora Natsuki intervenì,
ridacchiando e passando ad un argomento più colloquiale.
– Be', ad ogni modo sarà divertente fare qualcosa insieme per le
feste, vero Susumu?
– Ma certo, cara – ribatté prontamente l'altro, prima di
voltarsi a guardare proprio Yukiko, la quale si irrigidì
istintivamente contro lo schienale – Potremmo andare a passare
qualche giorno alla nostra residenza estiva.
Stavolta fu Kei a interrompere il padre, inflessibile – Abbiamo già
un impegno.
Quell'unica affermazione fece inarcare un sopracciglio alla moretta,
prima che comprendesse a cosa stesse alludendo ed intervenisse a
propria volta, questa volta però rivolgendosi proprio al
dranzerblader – Ma se neanche me l'hai ancora chiesto?! – sbottò,
con una punta di fastidio che la spinse ad arricciare il naso in una
smorfia. Il vederlo sussultare, preso alla sprovvista, la spinse ad
evitarne lo sguardo magnetico per volgerlo in un punto imprecisato
della stanza, aggiungendo – Sì, so della festa di Capodanno di
Takao, me l'hanno detto Mao ed Hilary due settimane fa.
– Non vuoi andarci?
– Certo che voglio andarci – ribatté prontamente lei, voltandosi
di nuovo di scatto verso di lui.
Soltanto a quel punto si rese conto, dal sorrisetto che questi aveva
stampato in volto, che era appena caduta nella sua trappola.
– E allora abbiamo un impegno – ribadì, tradendo una certa
soddisfazione nonostante si ostinasse a voler ostentare
un'espressione indifferente.
Cavolo, l'aveva fregata di nuovo.
Defraudata dell'opportunità di valutare con calma quell'opportunità,
nonostante non ne avesse comunque sentito alcun bisogno, avendoci
riflettuto sopra per giorni da quando Mao le aveva comunicato la cosa
in videochiamata, alla giovane Natsuki non rimase altra scelta che
iniziare finalmente a mangiare, ostentando un cipiglio che in realtà
era tutto un artificio. In cuor suo, anche se per una volta non si
soffermò ad analizzare le proprie emozioni, avvertì una felicità
che le alleggerì l'animo e che venne oscurata l'istante successivo
da qualcos'altro. L'ombra di un ricordo pressante.. e riappoggiò le
bacchette a lato della propria ciotola di riso per tornare a cercare
sua madre con gli occhi verdi.
– C'è una cosa importante di cui dobbiamo parlare – annunciò,
nuovamente seria e padrona di sé.
La donna parve intuire la gravità di quel nuovo momento e ritrasse
la propria mano da quella del presidente della Hiwatari per prestarle
la massima attenzione – Sì, è così.
Cercando di mantenere sotto controllo la nuova tensione che l'aveva
appena assalita, la mora inspirò gonfiando i polmoni al suo massimo,
prima di esternare tutta quell'aria in un più discreto sospiro a
labbra serrate. Soltanto dopo si sentì abbastanza sicura di sé da
iniziare.
– Riguarda quanto è accaduto da Kippei – esordì, abbassando lo
sguardo per un momento. Sapeva di avere in volto un'espressione tanto
corrucciata quanto tormentata, ma non osò abbracciare con lo sguardo
nessun altro dei presenti mentre continuava, solo sua madre – Sono
ancora arrabbiata con voi.. con te, per quanto è successo – si
prese una breve pausa, il tempo di tornare a guardare in volto
Sakura, prima di continuare – Cos'era quella storia? Perché
parlavate di quel che ho...? – la voce le venne meno tanto era
nervosa, cosicché fu costretta a zittirsi e ad abbassare di nuovo
l'iridi sul tavolo. Quando fu chiaro che non avrebbe ultimato la
domanda tuttavia, a risponderle fu direttamente Susumu.
– È colpa mia – affermò senza alcuna incertezza, calamitando
gli sguardi dei presenti – Sospettavo già di voi due, ma a quel
punto mi sono reso conto di non sapere nulla sul tuo conto – Yukiko
a quelle parole non riuscì ad evitarsi di inarcare un sopracciglio,
fissando il padre di Kei già sul punto di ribattere qualcosa, ma lui
fu più veloce nel continuare, mantenendo quella sua aria
imperturbabile ma seriosa al tempo stesso – Così ho assunto una
persona per fare qualche ricerca.. ricerche che evidenziarono una
lacuna di informazioni, di cui poi parlai con tua madre.
La mora spostò di scatto lo sguardo di smeraldo su sua madre, come
se soltanto con esso potesse immediatamente leggere la risposta alla
moltitudine di domande che le assalì la mente. Quando la signora
Natsuki annuì, lei si ritrovò a serrare la delicata linea della
mascella.
– E non ti è venuto in mente che io potessi non essere d'accordo,
vero mamma?
– So bene di aver sbagliato, ma non è stato facile nemmeno per me
come madre, quel periodo.. – ammise la donna in tutto il suo
contegno, cosa che non impedì alla figlia di notare la lieve
increspatura comparsale sulla fronte. Le parve volerle uno sforzo non
da poco per continuare e quando lo fece, tenne il suo sguardo puntato
su di lei e su nessun altro, come se non vi fosse nessun altro –
..e, per la prima volta, ho ceduto al bisogno di sfogarmi con
qualcuno che potesse capire il mio punto di vista e magari darmi un
parere da genitore – abbozzò un sorriso appena accennato, ma
carico di un rammarico che si rifletté nelle sue parole – Per
quanto possa sembrarti strano, ci sono momenti in cui non sono sicura
di essere davvero una buona madre.
Quella confessione spiazzò la ragazza più di ogni altra cosa,
facendole spalancare gli occhi e perdere il filo dei propri pensieri.
Non le era mai passato per l'anticamera del cervello che sua madre
covasse simili incertezze, che mettesse in discussione il suo
operato. Non rammentava una sola volta in cui l'avesse vista meno che
totalmente sicura di sé stessa e delle sue decisioni e fu questa sua
nuova, inaspettata apertura, a lasciarla spiazzata.
Il silenzio che seguì si fece imbarazzato ancor prima che una delle
due Natsuki distogliesse lo sguardo l'una dall'altra, e quando ciò
accadde, la prima a farlo fu proprio Yukiko, che per trovar qualcosa
da fare prese in una mano le bacchette e nell'altra la ciotola di
riso, cedendo all'impulso di concentrarsi su qualcos'altro.
– Mangiate o si raffredderà – mormorò un po' cupa, lasciando
cadere il discorso.
Con suo sollievo, i loro ospiti seguirono il suo consiglio e nel
silenzio che seguì la mora si chiese una volta di più, preda di un
caparbio disagio, se le cose avrebbero mai davvero potuto funzionare,
fra loro.
“Dai tempo al tempo”
Con un sospiro discreto, lei annuì mentalmente al proprio bitpower.
In fin dei conti, non ci sarebbe stato nulla di male a vedere come
sarebbero andate le cose da lì in avanti.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Eeee siamo a -1!!!! Sì, il prossimo capitolo è l'ultimo e io sono finalmente riuscita a farmelo piacere, perciò entro venerdì sera state pur certi che potrete leggerlo!
No, non piangete, è un bel capitolo, davvero!! (spero..)
XD vabbè... che ne pensate di questo? Spero ne pensiate bene perché a me è piaciuto scriverlo e credo di aver fatto del mio meglio per restare attinente all'idea che avevo in mente. Ma bando alle ciance, lascio come sempre la parola a voi! Mi mancherete tanto ç_ç sniff.
Ok ok, ora asciugo le lacrimucce, che se inizio io qui non finisco più.
Ah, nel caso abbiate trovato qualche errorino, sì, lo confesso, ho dato una rilettura veloce e non approfondita quindi può essermi sfuggito qualcosa.. se vi va di segnalarmi eventuali imperfezioni, poi provvederò subito a correggerle!
Intanto vi mando un bacione e vi auguro una buona serata!
ciau ciau
Kaiy-chan