Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Minako_86    27/11/2008    10 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco, ora mi preparo, perchè non so davvero quali potranno essere le vostre reazioni alla "bomba emotiva" di questo capitolo

Ecco, ora mi preparo, perchè non so davvero quali potranno essere le vostre reazioni alla "bomba emotiva" di questo capitolo... Penso che, principalmente, vorrete linciarmi.XD A parte una certa socia che è riuscita a cavarmi con malefici ricatti dei succulenti spoiler, beh, dubito seriamente che qualcuno si aspettasse una cosa del genere...

Seriamente, non uccidetemi... Anche perchè non crediate che i colpi di scena siano finiti qui!x3

 

Ora passiamo ai ringraziamenti, che vi devo perchè come dico sempre, siete voi il vero motore della mia fantasia e non smetterò mai di esservi grata per la passione con cui seguite la mia storia!<3

 

Socia: tu, come al solito, già sai. Perciò quella fantomatica pulce dovresti essertela tolta come minimo da ieri!x3 Joe è innamorato, sì, come lo è Kevin. Hai detto bene, entrambi la vogliono e... entrambi in un certo senso sono riusciti a prendere qualcosa da lei...

 

beautiful_disaster: ti perdono, ti perdono. Ma questa volta, visto anche che popò di capitolo è, voglio una recensione-papiro come quelle che mi piacciono tanto!x3

 

Aya: guarda, questo capitolo è assolutissimamente all'insegna di Kevin. E Debra, beh. Debra e la sua scenata esagerata mi servivano come causa scatenante per arrivare a ciò che è successo/succederà. E non è una cosuccia proprio da nulla...

 

Agatha: oh sì, io adoro le recensioni chilometriche. Più sono lunghe e più mi piacciono.** Immagino che questo capitolo ti offrirà parecchio materiale su cui "lavorare". Non vedo l'ora (ma ho anche un po' paura, ad essere onesta) di leggere cosa ne pensi!**

 

Jollina: come al solito, sei la donna dalle mille domande!xD Leggi e avrai le tue risposte... As usually, manda i miei saluti anche a Potterina e dille che aspetto anche la sua recensione. Io ci tengo a sapere cosa pensate tutte voi!**

 

sbrodolina: ecco l'aggiornamento, anche se non so se sarà tanto più salubre per te leggerlo, di quanto non lo sia stata l'attesa!x3 E, fra poco, sarà anche il momento del tuo Nick. Ho qualcosa in serbo anche per lui...

 

Razu_91: ecco, ora sai come è andata avanti e immagino quanti "oddio" ci saranno nella tua recensione a questo capitolo... xD

 

Maybe: ti ho lasciata apposta per ultima, perchè devo ringraziarti come si deve!** Al di là del fatto che mi fa sempre felicissima trovare recensioni di nuove lettrici, la tua mi ha veramente colpita. L'ho apprezzata non sai quanto e per molti motivi. Tra cui anche il sapere che sei mia coetanea, perchè per me è davvero "speciale" pensare che la mia fic riesca a piacere anche a lettrici un po' più attempate che di solito snobbano certi fandom (e lo facevo anche io, prima di incocciare nei Jonas!=P). Mi hai resa veramente orgogliosa di questa storia, della mia Coco e del mio modo di scrivere.x3 Per cui un grazie enorme, davvero. E sono più che felice che continuerai a seguirmi.** Un bacio anche per questo!=* (La faccenda degli anni, me ne ero accorta anche io a dire il vero, ma finora era passato inosservato e quindi ho procrastinato il momento di correggere l'errore!XD *me pigra* Lo farò ora e avviserò le lettrici!^^)

 

Avviso: ho sbagliato un conto: Coco è dell'86, Joe dell'89 quindi sono tre gli anni di differenza fra loro e non quattro, come avevo scritto!x3 Andrò a correggere. Distrazione mia, sorry!=P

 

Vi lascio al capitolo, gioie. E vi prego solo di una cosa: quando avrete letto... Abbiate pietà di me. Non uccidetemi!x3

 

 

 

 

- Capitolo 12° -

 

 

 

{ Desiderio che adesso pretende di te...

Come un fuoco che si accende da sè. }

Stanotte Stai Con Me - Laura Pausini

 

 

 

 

Kevin alzò lo sguardo sull'insegna luminosa dell'ennesimo locale, sospirando profondamente.

Erano ormai due ore e passa che girava senza sosta alla ricerca di Coco. Aveva chiamato Monique, come prima cosa, ma quando lei gli aveva risposto che non sapeva dove fosse la sorella, aveva avuto il buon senso, o buon gusto, di non allarmarla. Glissando elegantemente, per quanto gli riuscisse nello stato in cui versava.

 

Si sfilò il cappello, scuotendolo per liberarlo dai fiocchi di neve che avevano cominciato a cadere impietosi dal cielo. Il fiato gli uscì dalle labbra in una nuvoletta calda che si perse rapidamente nel buio della notte, mentre si faceva forza e spingeva la grossa maniglia della porta d'ingresso. Era stanco, il freddo gli tagliava le gambe e le birre che aveva bevuto in alcuni dei pub in cui aveva già cercato, seppure non fossero poi molte, cominciavano a farsi sentire.

Entrò nel piccolo caffè, facendosi strada fra i tavolini stipati di bicchieri.

 

L'aria odorava intensamente di anice e arancia, esattamente come il liquore che i baristi usavano per correggere il the. E di the bollente se ne beveva a fiumi, in quelle gelide serate di inizio inverno...

 

Si guardò intorno con aria preoccupata e dopo qualche minuto, con un infinito senso di sollievo, la vide. Coco era seduta ad un tavolo microscopico, in un angolo della sala. Stringeva fra le mani una grossa tazza di ceramica blu ed il suo sguardo era fisso davanti a sè, perso in chissà quali pensieri.

 

Pagò velocemente una bionda media, allo scopo, almeno, di risparmiarsi le occhiatacce che l'uomo dietro il bancone continuava a lanciargli da quando era entrato.

 

Si sedette sulla sedia di fronte a quella di lei, sollevando un debole sbuffo di aria ghiacciata.

Gabrielle rabbrividì, ma oltre a quello non diede altro segno di essersi accorta della sua presenza.

 

- Coco... - Mormorò, incerto su come comportarsi. Lei sbattè le ciglia un paio di volte e poi fissò lo sguardo su di lui, con un'espressione stupita. Come se lo vedesse in quel momento per la prima volta.

 

- Ke... vin. - Singhiozzò, la voce impastata, mentre una lacrima quasi invisibile le rotolava lungo la guancia arrossata. - Cosa... - Si interruppe di nuovo, lasciando quasi cadere la tazza semivuota sul piano di legno scuro e si passò una mano sulla fronte.  Poi si aggrappò al bordo del tavolo, come se si trovasse in equilibrio precario, piuttosto che saldamente seduta su una sedia.

 

E a quel punto, Kevin cominciò a capire. Lanciò uno sguardo sbieco al poco liquido ambrato accoccolato sul fondo della tazza, che sapeva inconfondibilmente di anice... e arancia.

 

- Ascoltami, Coco, forse dovremmo tornare... - Lei si alzò di scatto, mandando la sedia a sbattere contro il muro con uno schianto che, nel silenzio del pub quasi vuoto, rieccheggiò come un rombo di tuono.

 

- NO...! Io... non... - Biascicò, cercando di reggersi sulle gambe tremanti, mentre con le mani si scostava un ciuffo scuro dagli occhi spenti. Fece per muovere un passo, ma venne colta dall'ennesimo, violento giramento di testa...

 

E sarebbe finita molto probabilmente lunga e distesa sul pavimento, se Kevin non si fosse alzato a sua volta, allungando le mani verso di lei per prenderla al volo. Gabrielle gli piombò addosso, con un tonfo leggero e si rannicchiò fra le sue braccia.

 

In quel momento sembrava incredibilmente piccola, minuta più di quanto non fosse di solito, fragile.

 

- Non voglio... Joe... - Sussurrò, il viso pallido nascosto contro la spalla di lui. - Non voglio... -

 

- Quanto the hai bevuto...? - Domandò, accarezzandole amorevolmente i capelli.

 

Cercò di ignorare il fatto che, delle tre parole che lei era riuscita miracolosamente a mettere insieme, nonostante fosse ubriaca quasi al limite dell'incoscienza, una era il nome di quell'idiota di suo fratello.

 

- Io... Mi gira la testa. - Fu l'unica risposta che riuscì ad ottenere. Strinse la presa intorno alle spalle di Gabrielle, un po' per paura che gli scivolasse via dalle mani, di nuovo... E un po' per il guizzo di rabbia che aveva lampeggiato anche nei suoi occhi verdi, al pensiero di ciò che Joe poteva averle fatto, per indurla a scappare e a ridursi così.

 

Mentre, ancora perso nei suoi pensieri, rimaneva fermo sui due piedi in mezzo al locale, il barista poggiò lo strofinaccio che aveva in mano e gli si avvicinò.

 

- Scusami. - Lo chiamò, poggiandogli una mano sulla spalla. - Credo che la tua amica, qui, abbia bisogno di stendersi nel suo caldo lettuccio, ora. E domani mattina ne avrà di un antidolorifico. Era seduta lì da ore e ha ordinato almeno tre tazze di quel the corretto... Ti assicuro, io che lo preparo, che è parecchio forte. - Kevin annuì, domandandosi in silenzio come fosse possibile che il solo pagargli una birra avesse potuto ben disporre quel tipo nei suoi confronti.

 

- La mia intenzione era proprio quella di portarla a casa... - Gli assicurò, cercando di aiutarla a rimanere in bilico sulle sue gambe.

 

- No... No! - Ripetè Coco, tentando inutilmente di fare resistenza al senso di torpore che la stava avvolgendo. - A casa no. Ti prego... - Singhiozzò, con lo sguardo puntato a terra mentre si artigliava alle spalle di lui..

 

Kevin tornò a rivolgersi all'uomo con uno sguardo eloquente. Cosa poteva fare? Di certo non trascinarla conto la sua volontà, in quello stato fino a casa, sotto la neve.

 

- Chiaro... - Sospirò quello, passandosi una mano fra i corti capelli rossicci. - Ascoltami, l'albergo qui a fianco è più o meno gemellato al mio bar... I loro clienti vengono a fare colazione qui e viceversa. Se prendi una stanza per stanotte, io ti tengo d'occhio lei mentre vai a farti dare le chiavi e poi vi faccio passare da qui per arrivare alla camera... Dal retro è un attimo. - Soppesò mentalmente la possibilità, cercando di calmare Gabrielle che ancora piangeva.

 

Probabilmente era l'unica cosa sensata da fare... o l'unica alternativa al rimanere lì così, tutta la notte.

 

- Ok. - Acconsentì. Poi fece sedere Coco sulla sedia più vicina e le si inginocchiò davanti. - Torno subito... - Mormorò, accarezzandole il viso. Raccolse con la punta delle dita una lacrima, spazzandola via.

 

Svuotò l'ultima metà della lattina di Jenlain Blonde che aveva comprato, mentre usciva dalla porta a passo sostenuto.

 

 

***

 

 

Si chiuse la porta della camera alle spalle, facendo girare due volte la chiave nella toppa.

 

Era una stanza piuttosto piccola ed arredata con mobili decisamente vecchio stile, ma per quello che serviva a lui, non aveva niente in meno di una reggia.

 

Lanciò uno sguardo alla finestra, nascosta dalle spesse tende di pizzo macramè e pregò che non ci fossero fotografi nel giro di almeno dieci chilometri da lì. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era di finire sui giornali... come aveva fatto Joe.

Tese l'orecchio, ma la strada gli rimandava solamente il silenzio attutito della neve che continuava a scendere.

 

Sospirò, leggermente sollevato, prima di alzare Coco quasi di peso dal pavimento. La strinse fra le braccia, sorprendendosi quasi che fosse tanto leggera...

 

Si avvicinò al grosso letto a baldacchino, con l'intenzione di sdraiarla sulle coperte ancora perfettamente in ordine. Ma non aveva fatto i conti con Gabrielle, con le sue piccole mani agitate...

 

... E sicuramente non con il destino, il caso o chi per essi.

 

Successe tutto in modo assurdamente improvviso e veloce. In un secondo.

Il più breve ed insieme lungo secondo dei suoi primi ventuno anni di vita...

 

Mentre la lasciava andare, Coco gli afferrò il bavero del cappotto... convinta, nell'inconsapevolezza, forse, di stare per cadere. Con uno strattone involontario lo attirò insieme a lei.

 

Finirono entrambi sul materasso, sgocciolando fiocchi di neve ormai sciolta dai loro cappotti ancora indossati.

 

E Kevin si trovò improvvisamente ingabbiato.

 

Gli occhi fissi in quelli lucidi di lei, che lo guardava immobile, indifesa. Maledettamente indifesa...

 

Nella sua mente, già duramente provata dalla stanchezza e dall'alcool, presero a susseguirsi una serie di    pensieri contrastanti.

 

Gabrielle era ubriaca, molto probabilmente non si rendeva nemmeno conto di ciò che stava succedendo.

Gabrielle era fidanzata. Nonostante tutto, era ancora la ragazza di Joe.

Gabrielle era incredibilmente bella, anche con le guance rosse di lacrime ed i capelli resi un po' crespi dall'umidità della notte parigina.

 

E non aveva mai voluto nulla così profondamente, intensamente, disperatamente come voleva lei in quel momento... 

 

Si elencò mentalmente tutti i "contro", tralasciando volutamente i pochissimi "pro". Tutti.

Fino ad arrivare al fantomatico voto.

 

A quella fedina che luccicava, occhieggiando sinistramente, saldamente infilata al suo dito.

 

Rimorso, senso di colpa e perfino un velo di paura...

 

Tutte cose che svanirono, scoppiando come una fragile bolla di sapone, quando si chinò a poggiare la bocca su quella di lei. Coco sussultò leggermente, emettendo un piccolo sospiro, prima di socchiudere le labbra sotto quella dolce pressione.

 

In quel preciso momento, mentre i loro respiri si mischiavano e la mano di Gabrielle affondava nei ricci scuri di lui, entrambi avvertirono la loro parte razionale, già quasi completamente annullata dalla birra e dal liquore, scollegarsi definitivamente.

 

I cappotti finirono velocemente sul pavimento, mentre le dita di Kevin si insinuavano lentamente oltre l'orlo della maglia di lei. Tuffò il viso fra i suoi capelli, solleticandole il collo con il suo caldo respiro, prima di poggiarci le labbra.

 

Sorrise, nel sentire le mani di lei scendere sulle sue spalle per sfilargli la kefiah bianca e nera.

E poi la baciò, catturando di nuovo le sue labbra, mentre Coco prendeva a sbottonargli il maglione e poi la camicia, con una rapidità che non avrebbe mai avuto, se le mani fossero state sotto il suo diretto controllo...

 

Entrambi gli indumenti andarono a far compagnia a quelli già sparsi in giro, seguiti ben presto da due paia di jeans ed il dolcevita di Gabrielle... che si strinse a lui, rabbrividendo leggermente. Gli passò le braccia intorno al collo, sospirando, nel sentire che le sue scendevano a cingerle i fianchi con fare dolcemente possessivo.

 

Incastrati perfettamente l'uno nell'altra, come le tessere di un puzzle che aspettava solo di essere ricomposto...   

 

Erano praticamente pelle contro pelle e la sua, secondo Kevin, aveva qualcosa di irresistibile. Le accarezzò la schiena, soffermandosi con le dita premute contro il gancio del reggiseno... Il respiro decisamente irregolare e la fonte appoggiata a quella di lei.   

 

Come per aspettare un suo segno, prima di varcare la vera linea proibita.

 

Quando Coco gli prese il viso fra le mani, depositandogli un rapido bacio sulle labbra, l'ultimo, microscopico brandello di  ragionevolezza che gli era rimasto andò letteralmente a farsi benedire, insieme al senso del limite.

 

 

***

 

 

 

{ Ma è vero che sta tremando il tuo respiro?
Ma sì, che è proprio vero...
Come mai i tuoi occhi ora stanno piangendo?
Dimmi che era un sogno e ci stiamo svegliando. }

Dammi Solo Un Minuto - Pooh

 

 

 

 

Alle sei meno un quarto esatte, il primo, pallido raggio di luce si intrufolò nella stanza, illuminando il pavimento cosparso di vestiti arruffati alla bella e meglio.

 

Gabrielle emise un gemito lamentoso, cercando di ignorare il lancinante mal di testa che aveva deciso di darle la sveglia, quella mattina.

Si sentiva esausta, quasi come se le fosse passato sopra un treno, o chissà cosa... Le braccia deboli e pesanti si muovevano lentamente e con estrema fatica e gli occhi non volevano saperne di aprirsi sulla realtà. Si girò su un fianco, avvertendo il morbido tepore della trapunta accarezzarle la pelle...

 

Pelle?! Si alzò di scatto, lottando contro il senso di nausea che la stordiva e dischiuse lentamente gli occhi, stropicciandoseli per alleviarne il bruciore.

 

Sussultò, quando il lenzuolo scivolò via, accoccolandosi intorno ai suoi fianchi e l'aria fredda si scontrò con la pancia scoperta. Abbassò lo sguardo sul suo corpo e un profondo senso di panico la avvolse, quando si accorse di essere completamente nuda.

 

Sbiancò, guardando l'armadio di legno scuro alla destra del letto e realizzando di non riconoscerlo affatto...

Non riusciva a capire, sentiva che le mancavano dei pezzi... C'era un grande buco nero nella sua memoria che comprendeva come minimo le ultime dodici ore. Ricordava perfettamente gli avvenimenti del mattino precedente.

 

Un singhiozzo sussultò a metà strada fra il suo stomaco e la gola, al pensiero del litigio con Joe.

 

Scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime... E si costrinse a concentrarsi sulla meccanica ricostruzione degli avvenimenti che aveva appena intavolato.

 

Era rimasta fuori per quasi tutto il giorno, gironzolando per le pittoresche viette del quartiere latino. Piluccando una brioche salata, mentre cercava di distrarsi...

 

Anche se il viso di Joe la tormentava, riflesso in ogni singola vetrina davanti alla quale provava a soffermarsi.

 

Si era rifugiata in un piccolo caffè, solamente quando aveva cominciato a fare buio.

Aveva ordinato una tazza di the bollente, quello lo ricordava chiaramente, ma poi... nebbia. Nebbia assoluta...

 

Solo qualche immagine indistinta, ma non poteva giurare di essere sicura di quello che aveva visto. C'erano state lacrime, questo lo sapeva. Si sfregò le tempie doloranti, cercando di sforzarsi... Niente di niente.    

 

L'illuminazione arrivò improvvisa e violenta come un pugno nello stomaco: abbassando lo sguardo, la sua attenzione fu come calamitata da una macchia chiara sul pavimento.

Appena riuscì a mettere a fuoco la familiare kefiah bianca e nera, un flash breve ma nitido le lampeggiò davanti agli occhi, come una fotografia rubata...

 

Le sue mani che sfilavano quella stessa sciarpa e la lasciavano cadere a terra di malagrazia...

 

E poi... tutto il resto.

Sgranò gli occhi, nel momento stesso in cui giungeva all'inevitabile conclusione di quel ragionamento. Le sue labbra si socchiusero in un grido muto, mentre con le mani tremanti come fuscelli raccoglieva le coperte, tirandosele fin sopra il seno. Non poteva essere successo davvero...

 

Purtroppo per lei, un mugolio soffocato arrivò dalla sua sinistra, come agghiacciante conferma, accompagnato dal fruscio delle lenzuola. Si voltò con una lentezza estenuante, terrorizzata da ciò che avrebbe potuto vedere.

 

Quando incrociò gli occhi verdi di Kevin, socchiusi, ancora impastati di sonno e vide chiaramente le sue spalle nude, si sentì morire dentro.

 

Una unica lacrima le sfuggì, rotolando sulla guancia pallida, prima di tuffarsi nel groviglio scuro dei suoi capelli.

 

- Ti prego... - Pigolò, stringendosi convulsamente addosso il piumino d'oca. - Dimmi che è stato solo un sogno... -

 

L'unica cosa che ottenne da lui fu un lungo, tremendo silenzio.

Ma, accompagnato da quello sguardo, risultò la più eloquente delle risposte.

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Minako_86