Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Elle Douglas    29/01/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se nella vita di Killian Jones, d’improvviso, tornasse il suo vero primo amore?
No, non Milah, ma qualcuno di ancora più profondo, celato, intimo e nascosto che sapeva fosse morto per sempre? Come reagirebbe Killian? Ed Emma, che ormai sembra aver trovato l’amore? Chi sceglierebbe arrivato a quel punto?
Come cambierà la storia? E quanto scopriremo di più su quest’uomo?
Scopriremo che c’è ben altro dietro Killian Jones, c’è un'altra storia nascosta e non ancora raccontata di un uomo che ha perso tutto e che più di tutti ha perso qualcosa di profondo che credeva irrecuperabile.
-
‘I suoi occhi verdi, verdissimi come lo smeraldo sono dentro ai suoi, e per un attimo una lacrima gli scorre su quel viso etereo.
Quante volte aveva pianto credendola persa? Quante volte si era pentito di averle dato quella scelta? Quante volte avrebbe voluto tornare indietro e cercarla, salvarla?
Ed ora era lì davanti a lui.
Vera, viva ma prigioniera.’
-
La storia inizia con gli avvenimenti della 3x17, tutto il resto è una mia idea.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
 
CAPITOLO XIV
 
 
‘Da quant’è che non metti qualcosa sotto i denti?’, chiese Killian seriamente preoccupato di trovarla in quelle condizioni. Era seriamente deperita o forse era la luce del debole fuoco che inveiva su di lei a darle quella parvenza. Killian non aveva aspettato un altro giorno per precipitarsi da lei nel luogo indicatogli da quel fante, non ce l’avrebbe fatta.
Un altro attimo senza vederla e sarebbe seriamente impazzito.
Il fatto di essere lui il motivo del suo malessere non gli andava giù e voleva vederci chiaro.
Ed era lì che la trovò al suo arrivo: accovacciata con le braccia ad avvolgere le gambe e di fronte a un fuoco con le spalle contro un tronco caduto che doveva far da panchina, pensò.
‘Da un po’ in verità.’, lasciò intendere senza rivolgergli alcun sguardo, ancora del tutto sconvolta e vacillante per la sua presenza lì di fronte a lei, senza lasciare che l’analizzasse e continuando ad attizzare quel fuoco che le era di fronte. ‘Ma ora, spiegami come sei arrivato qui? Cosa ci fai tu qui? E’ stato Will vero?’, disse ora con sguardo accusatorio. Killian abbassò lo sguardo in segno di consenso, sì era stato lui a dirgli dove trovarla, a indicargli il punto esatto in cui da un po’ dimorava.
Quella scosse la testa ridendo nervosamente e perdendosi a guardare altrove.
‘E’ incredibile quanto non possa nascondere alcunché a nessuno, quanto non riesca a tenermi per me certe cose.’, blaterò alzandosi cercando di ammorbidirsi.
‘Inizia a far freddo, non puoi stare qui in mezzo al nulla con ciò che sta succedendo per giunta. Mi preoccupo per te. Perché te ne sei andata?’
Esmeralda si strinse nelle spalle cercando nei suoi pensieri una scusa da dargli, una scusa che poteva sembrare plausibile per lui. Più plausibile di ciò che era in realtà.
‘Gli zingari non vivono bene circondati da muri di pietra’, era la scusa che aveva sempre usato, ovunque e pensò che andasse bene anche in quel momento.
‘Oh, andiamo! Dì la verità, lo sai che non mi bevo questa inezia che stai dicendo. C’è dell’altro? Cosa ti spinge a voler star qui piuttosto che in città.’
Esmeralda fissava il fuoco a braccia conserte cercando una scusa più forte, più salda che potesse essere veritiera. Come poteva aver usato quella scusa con lui? Lui che conosceva ogni suo singolo movimento e capiva ogni suo trucco. ‘Killian, dovresti andare’, disse in maniera placida ma severa prostrandosi davanti a lui dalla parte opposta del falò per non essergli accanto.
Averlo accanto, respirare il suo odore, essere sfiorata accidentalmente da lui era ancora più doloroso e infausto che mettere una mano sul fuoco per lei e non lo voleva.
Killian si alzò dal pezzo di tronco che faceva da panca su cui era stato seduto fino a quel momento, per andarle incontro deciso. Odiava non avere i suoi occhi nei suoi, odiava sentire quella crepa tangibile, odiava averla vicina ma sentirla lontana anni luce da lui, odiava sentire quell’attrito con lei.
‘No! Non ricadrò nello stesso sbaglio. Non lascerò che ciò che ci portiamo dentro ci allontani come è già successo, non lascerò che ciò che non mi dici ti allontani da me, non lo sopporterei ulteriormente’ sbottò.
Killian avanzava verso di lei per farla perdere nei suoi occhi, perché conosceva l’effetto che aveva su di lei, lo sapeva da secoli ormai, mentre la zingara faceva un passo indietro.
‘Non ho nulla da dirti, tranne quello che ti ho già raccontato..’
‘Davvero? Perché i tuoi occhi, i tuoi atteggiamenti sembrano dire il contrario.’, asserì lui convinto e serio indicandola.
‘Perché continui a dirlo? Perché ti importa tanto?’, esalò lei esausta da quel trattenersi in sua presenza, ma sapeva che sarebbe bastato un passo verso di lui, un gesto o una carezza, la sua pelle sulla sua per sotterrarla perché dopo non avrebbe più potuto farne a meno e quando sarebbe avvenuto, quando ne avrebbe avuto bisogno nuovamente lui non ci sarebbe stato e lei avrebbe sofferto il doppio di quanto stava soffrendo ora. Sapeva solo una cosa, ossia che ogni secondo trascorso con lui non faceva altro che accrescere il dolore che avrebbe provato dopo ed era stanca di provare quel sentimento, perché in fondo stava cercando di allontanarsi, di vivere senza di lui, di abituarsi a quella vita a cui era destinata per dimenticarlo in parte, ma lui non lo capiva. Come avrebbe potuto se lui continuava a cercarla?
‘Perché posso giurarci che è per me.’ Rivelò spiazzandola con uno sguardo calmo e sereno, quasi velato da un senso di colpa che non riusciva a sfuggirle e che le folgorò l’anima catturandola in una morsa. Esmeralda scosse il capo come a riprendersi da quel solito incantesimo che conosceva a menadito da parte sua.
I suoi occhi erano stati da sempre il suo cielo e da sempre la sua trappola.
‘Non è assolutamente vero. Non sono abituata a questa… cittadina. A quei suoni, a quelle… cose che inghiottiscono le persone portandole in giro. Tutto laggiù mi spaventa e non so come pormi per questo sono qui, per questo ho chiesto aiuto a Will, quel posto non fa per me. Qui è più tranquillo, più vicino a ciò che sono, lontano da… tutto, mi sento più a mio agio qui.’ Disse passandogli accanto per ritornare a sedere sul tronco dinanzi al fuoco.
Approfittando di quella vicinanza Killian le afferrò i fianchi portandola dinanzi a sé. Lei si senti avvampare di colpo come solo lui riusciva a fare, di nuovo inerme, di nuovo tra le sue braccia, di nuovo a fare i conti con la sua assenza dopo. Dannazione!
‘Laggiù non è poi così male. All’inizio si può restare spiazzati da così tante… informazioni, ma permettimi di presentartela, di farti da guida.’. La guardò dritta negli occhi per ispirarle fiducia.
Lei in tutta risposta le riservò un sguardo cinico. Non ci credeva più.
‘Si, certo come tutte le altre volte in cui me lo hai detto vero? Io starò qui ad aspettarti e tu-‘
‘Domani!’, propose lui adescandola con un enorme sorriso. ‘Domani vieni a colazione con me in quella locanda. Devi pur mangiare qualcosa, e dopo ti farò vedere qualsiasi cosa tu voglia, ti farò vedere tutto ciò che c’è da vedere, tutto ciò che c’è da sapere. Ti porterò ovunque.’ Era ancora titubante. Quante volte, d’altronde se lo era sentito dire? Aveva perso il conto e non voleva ricadere nella stessa fase di attesa e speranza che le attanagliava lo stomaco e le inquietava il cuore ogniqualvolta iniziava a avvicinarsi il momento in cui le aveva promesso l’avrebbe raggiunta. Fu per questo che continuava a desistere, fu per questo che la sua mente continuava a ricordarle quei momenti cosicché non sbagliasse di nuovo, ma il suo cuore no. Il suo cuore voleva accettare quell’invito e voleva invogliarla nel farlo.
‘E lo so che ti ho delusa le ultime volte, ma questa volta non lo farò. Questa volta è una promessa che intendo mantenere, sono ancora un gentiluomo ricordi? E mantengo sempre le mie promesse.’ Esmeralda sorrise a quelle parole e le parve di avere un deja vu che la riportava dritta a secoli prima sulla Jolly Roger con lui che le diceva esattamente le stesse parole. Killian prese la sua mano e se la accostò al petto. Quel calore e quella pelle erano sotto la sua mano e lei cercava di resistere a stare calma.
‘Dimmi di sì, permettimi di riconquistare la tua fiducia. E’ tutto ciò che desidero.’ Le disse sorridente. Non doveva fargli notare nulla, ogni minimo cambiamento e battito accelerato del cuore doveva rimanere celato, non doveva pensare nulla ma era difficile in quelle condizioni, mentre lui rincarava la dose fissandola e facendole ascoltare il suo cuore e fu probabilmente anche per questo che si ritrovò ad annuire convinta e sorridente a quella proposta.
Aveva vinto il cuore.
 
La mattina seguente nonostante il sole battesse forte su quella cittadina Esmeralda senti il freddo pungente sfiorarle la pelle e rabbrividì indossando uno di quegli indumenti pesanti che Belle le aveva dato in regalo. Che nome le aveva dato? … Maglione, ecco. Che strano nome pensò, tutto lì era così strano e diverso da come era abituata a vedere e sentire che era altamente difficile stupirsi per una cosa sola. Tutte quelle cose insieme non ben definite ai suoi occhi restavano, per lei, un enigma difficile da risolvere, ed Esmeralda guardava il tutto con una certa diffidenza e timore.
S’incamminò verso destra cercando di tenere a bada le gambe e tutto il resto del corpo che avevano iniziato a tremare convulsamente e non sapeva ben dire se fosse per il gelo che iniziava a farsi più insistente in quel mattino tagliandole quasi il volto, o se fosse per l’agitazione al pensiero di dove stesse andando e da chi, cercò di farsi coraggio e con passo deciso e fermo attraversò la fitta vegetazione che divideva quel luogo dal resto di Storybrooke in direzione della locanda.
Ponderò un attimo fuori dalla porta dell’alberghetto prima di addentrarsi al suo interno.
E se non ci fosse stato? Se fosse stata l’ennesima promessa non mantenuta? Era pronta ad un ennesima delusione? Si chiese mentre guardò fissa quella maniglia per un paio di secondi che le parvero interminabili.
Forse era meglio andarsene e lasciarlo lì, semmai ci fosse stato, a rimuginare e a farlo sentire come si era sentita anche lei.
Fece un passo indietro e si voltò ancora non del tutto convinta rigirandosi le mani nelle mani un po’ per il gelo che imperversava, un po’ per la poca convinzione che stava mettendo in quel gesto. Si rifermò e attese quel barlume di lucidità che non la facesse comportare come una sciocca. Non lo era mai stata dopotutto, perché doveva esserlo ora? e rivalutò nuovamente l’idea iniziale.
Con un gesto deciso tirò la porta di quell’ostello a sé facendo scampanellare quell’aggeggio come a sottolineare che era arrivato un nuovo cliente. Fece un lungo respiro, la morsa della paura le strinse lo stomaco ma si costrinse a guardarsi intorno e a scandagliare tra i tavolini per scorgerlo, era ancora del tutto vuoto. Poca gente era intenta a consumare la propria colazione al mattino presto, e appena il suo sguardo si rivolse altrove lo trovò più in là, in piedi fino a un attimo prima di spalle. Si era voltato verso la porta appena l’aveva sentita aprirsi.
‘Pensavo non arrivassi più’, esordì avvicinandosi per salutarla.
‘Ho fatto tardi? Avevi detto appena dopo il sorgere del sole e-‘, il timore l’animava dando luogo a un tic inaspettato acquisito negli anni: con una mano iniziò a torturare i capelli spostandoli in modo convulso, come se le fossero davanti gli occhi. Killian rise nel vederla così impacciata.
‘Nessun ritardo, tranquilla. Stavo scherzando’. Lei lo guardò incredula, alzando gli occhi al cielo.
Quel pirata sarebbe stato capace di farle credere tutto.
‘Vieni, perché non andiamo a sederci?’ la invogliò facendola passare avanti e sfiorandole quasi un fianco per indicarle il loro tavolo. Esmeralda sentii di nuovo quel calore invaderle il corpo dalla testa ai piedi e quel gelo che sentiva fino a poco prima svanì di colpo a quel contatto improvviso.
Ora erano seduti uno di fronte all’altro.
Esmeralda si sistemò alla meglio, sentendosi osservata in ogni gesto.
‘Tu di solito cosa prendi al mattino?’, avanzò per far sì che un po’ di quell’agitazione iniziale andasse via.
‘Secondo te, mi conosci meglio di chiunque altro, cosa potrei mai bere?’, disse inarcando un sopracciglio come suo solito con aria furba.
Lei ponderò un attimo le alternative, poggiando i gomiti sul tavolo e avanzando verso il suo viso studiandolo e fingendo seriamente di pensarci.
‘Rum?’, tentò.
‘Aye’.
Esmeralda si aprì in un sorriso sincero in quella deduzione, come non faceva da un bel po’. ‘Dovevo immaginarlo!’.
A Killian parve illuminarsi. Di nuovo.
‘Sai c’è gente qui che beve il caffè, no? Sei qui da più tempo. Dovresti adattarti.’, lo provocò ritornando al suo posto e poggiando le spalle allo schienale.
‘No, grazie. Non lascerò mai il mio fedele amico di una vita per quell’intruglio’, ed entrambi scoppiarono in una risata.
‘Tu invece?’.
‘Ah, nulla di quegli intrugli. Ho vissuto per secoli senza, posso continuare a farne a meno’.
‘E allora l’altra mattina…’, chiese Killian confuso.
‘Oh, quelli? Erano per Will. Erano tre giorni che non mangiava’.
‘Ti preoccupi degli altri ma mai di te’
‘So badare a me stessa, se è quello che intendi. C’erano giorni a Parigi e non solo…’, disse alzando lo sguardo lievemente facendo intendere qualche episodio che non voleva nominare ma che lui conosceva benissimo perché glielo aveva raccontato in precedenza. ‘In cui non si mangiava per giorni, eppure eccomi! Sono qui’, esultò sfoggiando un sorriso di quelli che Killian amava e ricordava con una certa mestizia ormai come ricordi sepolti in una vita che aveva perso.
‘Già, sei qui.’ Un sorriso malinconico e ancora incredulo a quella realtà attraversò il suo volto etereo a tutto ciò. C’erano momenti in cui ancora stentava a crederci.
Poi un guizzo improvviso negli occhi di Esmeralda attirò la sua attenzione. Come un lampo. Un idea.
‘Perché non proviamo a fare qualcosa di diverso? Hai detto che mi avresti fatto scoprire la città e le sue stranezze. Perché non lo fai con me? Prendiamo entrambi qualcosa che non conosciamo!’.
Killian restò incredulo di fronte a quell’idea così improvvisa.
‘No, non esiste!’, alzò le mani e scosse la testa deciso.
‘Su Killian, facciamolo insieme!’, e sfoggiò a lui i suoi occhi da cerbiatta per farlo cedere. ‘Fallo per me!’.
E fu quel Fallo per me a farlo cedere insieme a quello sguardo.
‘Dannazione!’, disse sorridendo facendole intendere che avesse vinto. La stava assecondando. Esmeralda prese a battere le mani e a sorridere esaltata come fosse una bambina, mentre Killian si perse nell’osservarla in quei comportamenti così insoliti e nuovi ai suoi occhi. Era felice di averla rallegrata, felice di aver sentito di nuovo la sua risata riempire l’aria e arrivargli dritto al cuore.
 
Esmeralda storse il naso di fronte a quelle pietanze.
‘Devo davvero mangiare questa roba?’esordì con una smorfia in volto mentre si rigirava il piatto tra le mani per scrutarlo. Certo prima era esaltata da quell’idea ma ora non si sentiva tanto convinta nel farlo.
‘E pensa a ciò che devo fare io’.
‘Tu avresti dovuto da tempo’, fece lei convinta canzonandolo, mentre cercava di dare un nome a ciò che Killian le aveva portato, e insieme la forza per mandarlo giù. Killian la guardò con un misto di entusiasmo e sfida, si alzò ed andò a sederle accanto.
‘Okay. Se tu mangi questo, io bevo questo’.
Non aveva via di scampo a quello, Killian le aveva bloccato la via d’uscita e a meno che non fosse non avesse ingurgitato quel piatto Killian non l’avrebbe fatta passare.
‘Insieme però!’. Se proprio doveva farsi del male, pensò, almeno lo avrebbe fatto con lui.
Ed entrambi affondarono il proprio cucchiaio in quella vivanda scoprendone il gusto e restandone incantati.
 
[…]
 
‘Hai avuto… qualcuno durante tutto questo tempo? Voglio dire qualcuno è entrato a far parte della tua vita mentre non eri… con me?’ incalzò Killian un po’ titubante appena il silenzio dopo le risate si fece troppo pesante e insostenibile per entrambi.
Erano stati in giro per quasi tutto il giorno, senza mai fermarsi. Killian aveva mostrato alla fanciulla ogni anfratto e ogni particolarità di quella piccola cittadina nel Maine sconosciuta a molti raccontandole anche del pericolo di attraversare il confine in tutte le sfumature che aveva assunto negli anni. Le parlò di Ingrid e di ciò che aveva fatto ad un'altra donna, ciò che aveva fatto anche lui quando avevano scoperto chi fosse nei boschi e facendole intendere così di stare lontana da quei luoghi.
Le parlò delle maledizioni, ben due, un'altra prima del suo arrivo ed Esmeralda restò sconcertata da quei racconti.
E ora, su Storybrooke, stava per calare la sera.
Il sole era quasi al crepuscolo e la sua luce, scendendo verso l’orizzonte, creava un atmosfera ancora più magica sulla piccola cittadina ricadendo lievemente sul profilo di Esmeralda che lo contemplava quasi come se non ne avesse visto mai uno in vita sua, quasi come se fosse la prima volta per lei anche in quella circostanza. Killian constatò sempre più quanto in lei albergasse quella meraviglia delle cose, anche delle più piccole e futili che lui dava per scontato nella maggior parte delle volte, quello stupore quasi infantile e il suo sorriso in quella visione si fece ancora più ampio rendendola ancora più splendida di quanto già non fosse naturalmente.
Killian le aveva mostrato e spiegato ogni cosa e non si era staccato un attimo da lei. Avevano parlato, avevano ricordato i loro momenti, si erano scambiati aneddoti e l’aveva fatta ridere, l’aveva fatta divertire, era stata se stessa e riusciva a percepirlo e l’aveva fatta arrossire e nonostante la sua pelle scura poteva ben vedere quando accadeva. Poteva vedere ancora quanto lei fosse presa da lui.
Lui si muoveva, lei si muoveva. Due calamite.
Esmeralda lo guardò sorpresa di quella domanda così insolita e così a bruciapelo. Fermò il passo e si ritrovò a riflettere per un attimo su ciò che aveva appena sentito, per capire se quella situazione fosse reale.
‘Se stai intendendo una relazione con qualcuno allora ti dico no. Non c’è più stato nessuno nella mia vita’, disse incrociando le braccia al petto e marcando quel nessuno. ‘Sai non tutti Killian riescono ad andare avanti. Per qualche motivo alcuni si bloccano a certi.. stadi. Avrei potuto farlo, avrei potuto andare avanti. Dopotutto per quanto ne sapevo eri stato tu a mandarmi via eppure non ce l’ho mai fatta, forse come danneggiata da ciò che era già successo, e lo so che forse tu avresti voluto il contrario. Sarebbe stato più facile per entrambi adesso, ma no. Non c’è stato nessuno. Molte persone, nel tempo, si sono fatte avanti, anche in maniera esplicita’ rise spalancando gli occhi ricordando un vecchio episodio di tanti anni prima ‘ma mai nella vita ho saputo donare il mio cuore. Dopotutto come puoi dare il tuo cuore ad un altro se non lo hai nemmeno tu davvero?’.
‘Lo sai che lo avrei voluto, per te. Anche se ci avrei sofferto, anche se non mi sarebbe andato perfettamente a genio, avrei voluto qualcuno per te più capace di me.’
Esmeralda si passò una mano tra i capelli rasentando di nuovo quella rabbia, ma volle sviarla. Non voleva rovinare una giornata così perfetta. Non voleva pensare a tutto ciò, di nuovo.
Si strinse nelle spalle e rivolse il suo sguardo all’orizzonte alla sua destra. Il sole era già calato.
‘E tu? Da quanto sei qui? Non me l’hai ancora detto.’
‘E’ una storia lunga e non so se ti piacerebbe ascoltarla.’ Le dedicò un sorriso capendo l’antifona.
‘Dubiti della mia capacità di ascolto forse?’, disse parandosi di fronte a lui con un sopracciglio inarcato.
Killian scoppiò in una risata in quel tentativo di imitazione, e lei con lui.
Poi si riprese e iniziò a raccontarle tutto: della prima maledizione che non lo aveva colpito, della sua sete di vendetta su Tremotino, sul patto con Regina e poi del patto con sua madre Cora che lo tenne relegato e come congelato per 28 anni nella Foresta Incantata in attesa della salvatrice che avrebbe spezzato la maledizione.
‘… E tutto ciò che è successo’, finì dedicandole uno sguardo.
‘E sei arrivato qui per vendicarti dello stesso uomo che quel giorno era arrivato sulla Jolly Roger, il marito di Milah, perché ti ha tolto quest’ultima?’. Osservò Esmeralda corrucciandosi.
‘Quell’uomo non è più quello che ricordi Esm, è cambiato e ti prego di stargli lontano’, la incitò quello perentorio.
‘Si, si me lo hai già detto e…’
Esmeralda sobbalzò come scossa da un brivido e si arrestò stringendosi tra le braccia.
Con l’oscurità e una regina delle nevi che imperversava da quelle parti, l’aria lì tendeva a farsi ancora più gelida di quanto fosse normale ed Esmeralda tranne che un maglione per coprirsi ulteriormente non aveva null’altro, ma aveva imparato a conviverci nei secoli. Le bastava accendere un fuoco e prostrare le sue mani ad esso per stare al caldo.
‘Hai freddo?’, domandò Killian preoccupato vedendola rabbrividire di colpo.
‘No, no. Sto bene’. Fece lei, ostentando una certa sicurezza, quasi tremante.
‘Come puoi dirlo?’. Killian si sfilò velocemente quella giacca di pelle che soleva indossare e gliela poggiò sulle spalle invitandola ad indossarla.
‘E tu?’, si preoccupò la fanciulla non riuscendo a fare altro che pensare che per colpa sua, lui sarebbe morto assiderato. ‘Non voglio che patisci il freddo per me.’
‘E io non voglio che tu muori di freddo.’ La ammonì guardandola fisso.
Lei annui, e si strinse ancor di più in quella giacca. Un po’ per il freddo, un po’ per il calore del suo corpo che era rimasto impresso e che sentiva addosso. Il suo profumo poi era impregnato in quel tessuto e lei non poteva fare a meno che stringerselo addosso avvolgendosi nel suo tepore.
‘Forse è meglio che torni, si sta facendo piuttosto tardi e tra un po’ non si vedrà quasi nulla nel bosco’. Osservò Esmeralda guardando il sentiero dietro la locanda. Killian strabuzzò gli occhi.
‘Non dirai sul serio. Non lascerò che tu vada a dormire nel bosco questa notte, si gela e puoi percepirlo da te. Stai tremando…’.
‘Killian, ti prego, ne abbiamo già parlato e…’
‘Solo per stasera allora, vieni con me da Granny’s. Dormirai al caldo sotto un tetto e domattina potrai decidere ciò che vuoi fare.’
‘Sai già cosa voglio e ho deciso, torno nel bosco. Sai dove sto, puoi venirmi a trovare quando.. puoi’. Esmeralda iniziò a patire il dolore dell’allontanarsi da lui dopo quell’intera giornata. Quando lo avrebbe rivisto ora?
Killian pressò la mascella e guardò altrove, pensando al da farsi. Non glielo poteva permettere, e nemmeno voleva.
‘Dato che non posso rapirti di nuovo. Verrò con te. Farò come vuoi tu.’ Azzardò guardandola di sottecchi con un sorriso appena accennato.
Esmeralda non poteva credere alle sue orecchie, e per poco non si strozzò nel dibattere.
‘Tu… cosa? No! Non puoi..’
‘Non vuoi dormire da Granny’s, non mi lasci altra scelta.’ Disse il pirata mostrandole l’evidenza dei fatti, aprendo le braccia.
Lei provò nuovamente a controbattere, ma lui la zittì.
‘Non un’altra parola, mi conosci. Sono fermo sulle mie decisioni e ho deciso: verrò con te!’.
Esmeralda annaspò cercando un appiglio, un qualcosa su cui farlo cadere e rivalutare. Non voleva che la seguisse, non perché non lo volesse: desiderava con tutta se stessa continuare ad averlo accanto come quel giorno appena trascorso, come quando erano insieme sulla Jolly Roger e lui le restava accanto, ma la paura del dopo era lì, pronta ad arrestarla.
‘E se io non volessi?’, provò provando uno sguardo serio.
‘Non ci baderei. Non ho chiesto il tuo parere per farlo, amore.’ E con sguardo furbo inarcò un sopracciglio facendola arrendere mentre le girava accanto per raggiungere il Bed and Breakfast.
‘Ora, se per te va bene, andrei di sopra a prendere qualcosa per entrambi. Tranne per il fatto che conoscendoti so che potresti lasciarmi qui e scappare come tuo solito per continuare nella tua idea di non volermi accanto a te, quindi, ti prenderò per mano e verrai con me come mio ostaggio affinché non possa fare un passo falso, okay?’, le parlò respirandole addosso quasi ed Esmeralda a quel gesto era completamente soggiogata.
Annui completamente succube, ritrovando quella sensazione che ogni volta, solo lui, era capace di dargli e la sua mano fredda si fece spazio accanto alla sua afferrandola deciso e intrecciandola alla sua.
Questa era la fine. Esmeralda era completamente e totalmente nelle sue mani, anche volendo non sarebbe stata capace di muovere un passo senza di lui ora.
Poi d’un tratto una voce interruppe la quiete notturna che vi era tutta intorno. Una voce inaspettata, inattesa e nuova si elevò dal fondo della strada riempiendo l’aria quasi in un sussurro flebile e sconcertante. La fanciulla fu come risvegliata da un tale suono.
Una voce maschile profonda e acuta chiamò il suo nome: ‘Esmeralda?’.
La fanciulla di spalle a quel richiamo si voltò perplessa cercando il volto di chi l’avesse invocata e un ombra si palesò davanti ai suoi occhi poco lontana.
Esmeralda assottigliò lo sguardo per riconoscerlo, identificarlo e capire chi fosse, e ne restò sconvolta.
No. Non era possibile. Non poteva essere lui.
 

Note Autrice:
Allora, eccomi qui.
Mi scuso tremendamente per la lunga attesa, ma l’influenza e vari impegni mi hanno tenuta lontana dal poter continuare la storia, che finalmente ho portato a termine.
Finalmente un momento più o meno tranquillo per entrambi che inizialmente era un po’ diverso, ma poi mi son detta perché non dargli almeno un attimo di pace? E così è stato tranne che per il finale… chi sarà l’ombra che Esmeralda scorge in fondo alla strada e che la invoca?
Ancora c’è tanto, tanto da raccontare e molti altri nodi verranno al pettine vi posso solo dire questo.
Intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi ogni giorno me ne da atto dandomi un suo parere a riguardo e aggiungendola alle preferite/seguite.
Siete dei tesori, grazie ancora.  

Image and video hosting by TinyPic


QUI trovate un blog Tumblr dedicato alla mia fan fiction con anteprime e stralci della storia, le canzoni e musiche che mi hanno ispirato nel scrivere, se vi va di seguirlo.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Elle Douglas