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Autore: Saja    30/01/2015    2 recensioni
100 prompts tutte categoricamente Rumbelle!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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58. Futuro

Foresta Incantata –Avonlea-

La donna anziana la studiò ancora. “Su, bambina” cercò di incoraggiarla, mentre le sorrise, con quella bocca a cui mancava qualche dente. “Non dirmi che hai paura della vecchia Lucille!” una risata tetra a rompere l’aria. “Non ti faccio nulla. Solo, voglio renderti più facile la vita. Fatti leggere il futuro per qualche monetina”. Gli occhi azzurri della bambina la squadrarono, la sua curiosità le diceva di tentare, ma qualcosa la bloccava; forse era la paura, forse la cameriera che la chiamava disperatamente perché l’aveva persa a quella fiera di paese. Forse tutte e due le cose. Belle sapeva, che sua madre si sarebbe arrabbiata molto se fosse venuta a conoscenza che la donna a cui l’aveva affidata le aveva voltato le spalle appena scese in paese, per amoreggiare con Anson, che era anche il cuoco del castello. Belle sapeva, che sua madre si sarebbe arrabbiata molto e suo padre non avrebbe approvato, se lei avesse fatto una cosa stupida. Lo sguardo si spostò sul castello che sovrastava la collina, quasi a voler controllare che nessuno dei due genitori fosse alla finestra. Ma il castello era troppo in alto e le finestre troppo piccole e così Belle tirò fuori dal vestitino rosa delle monetine. Avrebbe dovuto usarle per le mele caramellate, per le caramelle, il marzapane ed il cioccolato, ma la sua curiosità, lo scoprirà molto bene anche in futuro, vince molto spesso.

La donna sorrise strizzandole l’occhio, la invitò ad entrare nel carrozzone e appena sedute si riavviò i capelli stopposi che avrebbero bisogno di una lavata. La bambina non riusciva a capire di che colore fossero. Rossi? Castani ramati come i suoi? Comunque non importava, perché lì dentro c’era scuro e c’era puzza. Non era solo puzza di sporcizia, era altro. Forse l’uccellino che cinguettava nella gabbietta, anche lui doveva pur svuotare le viscere qualche volta, o gli intrugli che facevano bella mostra nelle ampolle sull’armadietto di fianco a loro.

“Mano sinistra, prego” chiese la donna mentre allunga le sue in attesa.

“Come dice, scusi?” chiese la piccola, che nel frattempo aveva smesso di far dondolare i piedi.

“Se non mi date la mano sinistra, non riesco a leggervi il futuro… vostra altezza” e ghignò ancora.

Belle era basita. Come faceva a sapere che lei era una principessa? Allungò la mano senza pensare.

La donna la osservò un attimo. Gli unici suoni che si sentivano nel carrozzone erano degli “Ah” e “uhm, capisco”, la bambina pensò di avere visto quell’espressione solo sul viso del suo precettore, quando lo intravedeva nella biblioteca del castello a documentarsi su qualche libro.

“Bel futuro, il vostro” iniziò la donna osservando lei ora e non la mano.

“Davvero?” chiese speranzosa Belle, che ricominciò a far dondolare i piedini.

“Si, si, si” la donna era di nuovo tornata a leggere la mano. “Non avrete mani morbide e vellutate ancora per molto. Credo che ve le rovineranno l’acqua e i lavori domestici”.

Lavori domestici? Ma cosa stava dicendo quella donna? Lei era una principessa! Non si sarebbe mai e poi mai dovuta occupare di quelle cose. Forse avrebbe dovuto dare ascolto alla sua coscienza. Quella donna era una ciarlatana. Cercò di ritrarre la mano, ma quella la teneva ben salda nelle proprie.

“Aspettate, vostra altezza!” l’apostrofò “Conoscerete il vostro vero amore”. Belle lasciò perdere la lotta di poco prima e un’espressione di stupore le si dipinse sul volto. “Siete fortunata. In pochi hanno l’onore di conoscere il vero amore” sorrise l’altra, ma questo era un sorriso materno. “Però…” l’espressione della donna si incupì “il vostro non sarà un amore facile, o almeno… è tutto così confuso…”.

Belle avrebbe voluto chiederle di più, avrebbe voluto chiederle come fare per rendere il suo vero amore, un amore facile, ma non fiatò, aspettò che fosse l’altra a parlare. Ma l’altra sembrava non volesse saperne di continuare.

“Ditemi almeno il suo nome” chiese con l’innocenza che possono avere i bambini, quando parlano senza pensare, vinti dalla curiosità e lei di curiosità ne aveva tanta.
“Dunque…” iniziò l’altra per poi sbiancare. Distolse l’attenzione dalla mano, lasciandola come se scottasse e si voltò a guardare lei. “Andate via” sibillò.
“C… come?” chiese sentendo la paura crescere in lei.

“Andate via!” urlò la donna segnando con l’indice la porta. La bambina si spaventò e in due secondi era già all’aria aperta. Corse, corse fino a quando i polmoni non le fecero male e sentì la gola ardere. Poi sentì due braccia prenderla da sotto le ascelle e si ritrovò faccia a faccia con Anson il cuoco.

“Oh ma siete qui principessa! Ma dove vi eravate cacciata? É più di un’ora che vi cerchiamo! Che ne dite di tornare al castello?”
 
Foresta Incantata –Castello oscuro-

Rumple sbatte le palpebre più volte, cercando di tornare il più in fretta possibile alla realtà.

Quando si fu un po’ ripreso, strinse con tutto se stesso la ruota dell’arcolaio. Non era possibile! Ancora quella visione, ancora quella ragazza. Occhi azzurri come il cielo d’estate e capelli castani con striature ramate. Chi era? E cosa c’entrava con il suo piano? Alcune volte aveva visioni su Regina, la figlia di Cora, ma lei l’aveva già inquadrata come la futura pedina che avrebbe lanciato il suo sortilegio. Ma l’altra? Un’altra figlia di Cora non era possibile. Se fosse già nata lui l’avrebbe saputo, non controllava periodicamente quello che facevano Cora e Regina, per trovare il momento migliore di avanzare? E allora? Cosa aveva a che fare con lui? Perché se la ritrovava sempre al fianco che gli sorrideva, in buona parte delle sue visioni? Sbuffò. Odiava quando le visioni erano poco chiare. Si decise a tornare a prestare attenzione all’arcolaio e scosse il capo frastornato.

Forse un giorno avrebbe capito… 
  
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