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Autore: misslegolas86    30/01/2015    4 recensioni
Il sole alto nel cielo sopra i picchi di Zirak Zigil splendeva oscurato dal fumo di mille roghi nella valle dei Rivi Tenebrosi. Opaco e remoto sfavillava come una lontana torcia dai contorni vaghi. Nella valle il silenzio era rotto solo dal crepitare delle fiamme e da qualche singhiozzo.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Una colonna avanza nella valle.”
“Stanno tornando a casa.”
Fermento ed eccitazione nella colonia dei Monti Azzurri si diffusero veloci sulle ali delle parole urlate per le strade, ripetute in ogni singola casa. Tutti abbandonarono le loro attività per accorrere alle porte della città ad accogliere mariti, padri e figli partiti per la guerra. La folla assiepata era composta per lo più da donne e da nani che avevano visto o troppi inverni o troppo pochi. Tutti coloro che erano abili a portare le armi, infatti, erano andati a sud fieri di reclamare la terra dei propri avi.
Era ormai vicino mezzodì quando i superstiti di Azanulbizar giunsero nello spazio antistante i cancelli d’ingresso della colonia. Erano uno spettacolo davvero miserevole a vedersi, pochi e conciati davvero male, carichi di armature e armi insanguinate. La gioia per il ritorno fu presto sostituita dallo sgomento per la tragedia che aveva colpito i Nani. Erano così pochi, tantissimi mancavano all’appello e mai sarebbero tornati nelle braccia dei loro cari.
Un silenzio surreale accompagnò gli ultimi passi di Thorin che guidava la colonna. All’ombra dei cancelli Dis, sua sorella, lo attendeva ma il giovane principe si fermò prima di raggiungerla. Era suo compito parlare al popolo, il dovere aveva la precedenza su qualsiasi questione privata. Era quello il primo obbligo di un re.
“La vittoria è stata conquistata sui campi di Moria ma il suo prezzo è stato elevato.” Cominciò a parlare mentre i primi singhiozzi si udivano tra la folla assiepata. Tutti avevano capito nel momento in cui era stato Thorin a parlare che perfino il re e suo figlio non erano sfuggiti alla crudele furia degli orchi. “Onoreremo per sempre nella memoria i coraggiosi nani bruciati di Azanulbizar. Il loro sacrificio ci rende orgogliosi di essere figli di Aule.” La voce era ferma anche se un nodo gli serrava la gola. Aveva pensato per tutto il viaggio di ritorno a ciò che avrebbe dovuto dire, ripetendo come un mantra quelle parole. Sapeva che non avrebbe avuto la lucidità per improvvisare “Il tempo potrà lenire il dolore ma non cancellerà mai la memoria di questi coraggiosi.” Terminò tirando un sospiro di sollievo. Era riuscito a non cedere all’emozione, al dolore.
Mentre i sopravvissuti si riunivano ai loro cari e lamenti e pianti si levavano nella fredda aria mattutina da parte di chi non aveva più nessuno da abbracciare, Thorin si avvicinò a Dis. Assomigliava terribilmente a Frerin, i capelli castani in un misto di biondo e rosso e gli occhi scuri e profondi così diversi da quelli di Thorin chiari come un lago di montagna.
I loro sguardi si incrociarono, poi Dis sussurrò “Sei tornato solo tu?” Thorin annuì non avendo la forza di aggiungere altro. La osservò barcollare leggermente come se avesse appena ricevuto un colpo, eppure rimase salda, gli eredi di Durin non potevano mostrare debolezze, non davanti al popolo. Ma non sfuggì agli occhi di Thorin che Dis stava per crollare. La prese per mano e la guidò oltre i cancelli su per una delle strade deserte fino ad una guardiola vuota, non c’era nessuno in giro, tutti erano al cancello. Dis si lasciò guidare senza rendersi realmente conto di dove si trovava. Quando si fermarono guardò di nuovo suo fratello e ripetè con voce rotta “Solo tu?” Thorin l’abbracciò mentre lei scoppiava a piangere.
Le lacrime bagnavano il petto di Thorin e finalmente lui stesso si lasciò andare alla sofferenza, per la prima volta dall’inizio di quella tragedia. Stille di puro dolore precipitarono perdendosi nei capelli di Dis. Rimasero a lungo così, fratello e sorella, stretti l’uno all’altra.
“Raccontami.” Disse alla fine Dis in un sussurro. Thorin la fissò, gli occhi erano ancora pieni di lacrime ma lei era decisa. Si sedette con lei sulla scala deserta che portava al piano superiore della guardiola e per un breve momento gli sembrò che il tempo fosse tornato indietro all’infanzia quando con Dis e Frerin seguiva loro padre Thrain nelle ispezioni ai posti di guardia di Erebor. Le guardiole della Montagna Solitaria erano molto più imponenti, vere opere della perizia dei nani. La pietra tagliata e lavorata era liscia e lucente niente a che vedere con le opere tozze tirate su in fretta sui Monti Azzurri. Ma gli odori di quel piccolo luogo e lo smarrimento dipinto sul volto di Dis ricordò a Thorin che lui era il fratello maggiore, era compito suo prendersi cura di lei così come aveva sempre fatto.
Le raccontò tutto quello che era accaduto fin da quando erano partiti, non le nascose nulla di ciò che era accaduto a Moria, aveva il diritto di sapere, era figlia di Thrain della stirpe di Durin, nipote, figlia e sorella di re. Eppure Thorin non ebbe la forza di rivelarle in che condizioni aveva trovato Andhod. Fu l’unica cosa su cui mentì.  A che scopo aggiungere altra sofferenza? L’orrore del campo di battaglia doveva restare lontano, attaccato alla pelle dei sopravvissuti ma non al cuore dei vivi.
Appena Thorin ebbe finito di parlare scese il silenzio rotto solo dal cadenzato rumore di una goccia d’acqua che ad intervalli regolari precipitava dalla volta a terra.
“Come farò con Fili e Kili?” chiese alla fine Dis lo sguardo perso nel vuoto.
Thorin aveva pensato anche a loro. Non poteva essere debole, come gli aveva ricordato Dwalin, era l’ora di assumersi le responsabilità che il fato gli aveva caricato sulle spalle.
“Dis, ci sarò io.” Disse tenendole la mano. “Ci sarò sempre io. Penserò a te e insieme cresceremo Fili e Kili. Non sei sola.” Era il momento di mettere da parte il dolore, doveva essere forte e diventare la roccia che avrebbe dovuto sostenere la sua famiglia e il suo popolo.
“Che cosa dirò di loro padre?” chiese ancora Dis.
“La verità. Andhod è stato un eroe, uno dei nani coraggiosi di Azanulbizar. Diremo loro questo. E lo faremo insieme.”
 
SPAZIO AUTRICE
Ed ecco l’incontro Thorin/Dis. Non è stato facile delineare il personaggio di Dis non sappiamo niente di lei ma mi è piaciuto dipingere la sua personalità e il suo aspetto. Volevo creare una somiglianza tra Frerin il fratello perduto a Moria e Fili primo erede di Thorin, così ho dato anche a Dis i colori castano/biondo di suo figlio Fili immaginando gli stessi per Frerin. Quanto alla personalità anche nel suo sangue scorre il sangue dei Durin, quindi davanti al popolo mostra la fierezza e la forza della sua razza. Ma è comunque una donna e a causa della guerra è diventata orfana e vedova nello stesso momento. E’ un duro colpo da sopportare anche per la donna più forte. Il suo mondo è stato sconvolto e ha perso il padre dei suoi figli, l’amore della sua vita. Un suo crollo era inevitabile. Ho adorato scrivere di Thorin fratello maggiore, protettivo e tenero con la sorella.
Nel prossimo capitolo faranno il loro ingresso i piccoli Fili e Kili e vedremo le prime esperienze di zio Thorin.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e un ringraziamento speciale a chi lascerà un commento.
Infine un abbraccio a leila91 che sempre con affetto segue le mie storie e mi riserva parole splendide che mi incoraggiano ogni volta ad affrontare l’ardua sfida dell’unico Re Sotto la Montagna.
Alla prossima   
  
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