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Autore: Niglia    30/01/2015    4 recensioni
[Klaus/Caroline]
Una raccolta di piccoli e brevi momenti di quotidianità tra due creature immortali che hanno superato infiniti ostacoli prima di riuscire finalmente a stare insieme.
Con la speranza che questo amore si possa coronare, in a year or even a century...
Genere: Dark, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.
Argument





La porta di casa sbatté con un tonfo tale da far tremare i vetri. Caroline attraversò come una furia l’androne d’ingresso, gettando per terra alla rinfusa cappotto, borsa e le eleganti decolleté che teneva in mano.
Poche cose erano in grado di farla veramente arrabbiare, e una di esse si dava il caso fosse proprio il dannato ibrido che aveva giurato di amarla fino alla fine dei tempi in una suggestiva chiesetta della campagna toscana, venticinque anni prima.
Maledetto lui e maledetta lei, che si lasciava fregare sempre come se fosse la prima volta!
Aveva raggiunto il salotto per versarsi qualcosa da bere – qualcosa di forte e di alcolico, in assenza di un collo da mordere – quando la porta si aprì una seconda volta e l’ibrido in questione fece il suo ingresso in casa.
«Andiamo, Caroline! Ti ho già detto che mi dispiace!» Esclamò esasperato, ben sapendo che lei poteva sentirlo da ogni angolo della villa nella quale si fosse trovata.
Difatti, il ringhio della vampira provenne da qualche parte in fondo al corridoio. «E io ti ho già detto dove ti puoi ficcare le tue maledettissime scuse!»
Con un sospiro, Klaus si sfregò gli occhi e si diresse verso il salotto, raccogliendo man mano che ci passava in mezzo le cose della vampira sparse sul pavimento.
«Tesoro, te l’avevo detto che avevo delle questioni da sistemare…» Esordì una volta che l’ebbe raggiunta, fermandosi con cautela sulla soglia e osservandola mentre beveva tutto d’un fiato un bicchiere di brandy.
Dopo aver deglutito ed essersi pulita le labbra con il dorso della mano in modo assai poco signorile, Caroline gli lanciò un’occhiataccia. «Forse saresti dovuto essere più preciso, non credi?» Ribatté, abbandonando il bicchiere e bevendo direttamente dalla bottiglia. «Forse avresti dovuto dirmi “Ehi, Caroline, oggi devo sterminare una ventina di vampiri che stanno tramando la mia morte e massacrare anche qualche mannaro, ti dispiace se rimandiamo la nostra cena a un’altra sera?” Sai, lo avrei apprezzato decisamente di più, visto che adesso il mio vestito da 560 dollari e 70 centesimi è macchiato di sangue e altri fluidi organici di cui preferisco non sapere la provenienza!»
«Se il problema è il vestito, te ne ricomprerò altri dieci!» Sbottò lui, stavolta seriamente irritato. «Non c’è bisogno di fare questi capricci!»
«Capricci
In quel momento Klaus comprese di aver fatto un imperdonabile passo falso. Fece appena in tempo a schivare il bicchiere che andò a frantumarsi sulla parete alle sue spalle, con sommo disappunto di Caroline, e all’improvviso non ebbe più tanta voglia di scherzare con l’umore della sua compagna.
«Non me ne frega un accidente del vestito», sibilò quest’ultima, gli occhi ridotti a due fessure minacciose. «E non m’importa neanche del fatto che non potrò più mettere piede in quel meraviglioso ristorante senza vergognarmi o soggiogare i proprietari, così come non mi importa che sia stata costretta a darti anche una mano mentre strappavi cuori a destra e a sinistra!» Ormai la vampira stava urlando, gesticolando nervosa e furiosa contro di lui. «La cosa che mi da più fastidio è che tu abbia rovinato la nostra serata di anniversario, e che non lo sapessi neppure!»
Klaus stava per interrompere la sua sfuriata e cercare di calmarla, ma quell’ultima frase lo gelò.
L’anniversario.
L’ombra di realizzazione che gli attraversò il viso dovette essere abbastanza eloquente, perché Caroline sbuffò e roteò gli occhi, livida nel veder così confermate le sue ipotesi.
«Caroline, ti giuro, mi dispiace…»
Caroline non gli diede l’opportunità di scusarsi. «Venticinque anni, Klaus!» Già il fatto che non l’avesse chiamato Nik avrebbe dovuto metterlo in guardia sul livello di arrabbiatura della sua compagna. «Okay, forse è una cosa stupida e troppo melensa per il “grande ibrido cattivo”, ma per me era importante! Sono le nozze d’argento, e scusami se speravo che potessimo trascorrere una serata normale, una volta tanto, senza i soliti spargimenti di sangue. Accidenti, oggi mi ha anche telefonato Rebekah per farmi gli auguri, e Elijah mi ha spedito dei fiori! Elijah! E il tuo regalo, non che me ne aspettassi uno, sia ben chiaro, il tuo regalo qual è stato? Teste mozzate, cuori strappati e un vestito rovinato! Lo ammetto, a volte è eccitante, ma c’è un tempo per ogni cosa, e stavolta hai decisamente sbagliato tempismo!»
Come poche altre volte nella sua infinita esistenza, Klaus era rimasto a corto di cose da dire. Non capitava spesso, ovviamente, essendo lui per natura una creatura particolarmente carismatica e autoritaria, ma di volta in volta capitava, e quasi sempre c’era di mezzo Caroline.
E la vampira, come aveva ormai imparato a sue spese, per quanto leale, gentile e comprensiva, riusciva a essere terribilmente poco misericordiosa quando la situazione lo richiedeva.
«Caroline, ascoltami, parliamone con calma. È stato un periodo un po’ caotico, ho perso la cognizione del tempo e ti assicuro che la serata sarebbe stata molto diversa se mi fossi ricordato…» Tacque, aprendo le braccia con fare sconfitto e riabbassandole senza ben sapere che farne. «Andiamo, tesoro, lo sai-»
«Non chiamarmi tesoro», lo avvertì subito lei, puntandogli un dito contro. «No. Non sono dell’umore.»
«Caroline…» Ritentò lui con un sospiro. Non andiamo a letto arrabbiati, avrebbe voluto dirle, e poi avrebbe voluto stringerla tra le braccia e trascinarla in camera e fare l’amore per tutta la notte, per farsi perdonare e sfogare lo stress di due settimane impiegate a pianificare strategie e tattiche di difesa e attacco contro quei maledetti licantropi e poi addormentarsi vicini e stretti separati solo dall’ostacolo delle loro pelle e cullati dai loro respiri…
Con quell’immagine in testa Klaus tentò un passo in avanti, ma Caroline indietreggiò di due.
«No», ripeté, la rabbia ben lontana dal dissiparsi dai suoi begli occhi azzurri. «Procurati un cuscino e una coperta, stanotte dormi sul divano.»
E sparì dalla sua vista con un whoosh che lo lasciò per un attimo interdetto – che diamine, odiava interrompere una discussione in quel modo, era infantile – ma poi con un sospiro decise di lasciar perdere e di rassegnarsi all’idea di dormire in salotto. Le avrebbe concesso la notte per calmarsi, e l’indomani mattina avrebbe cercato il modo di farsi perdonare.
Un angolo della bocca si piegò verso l’alto, in un breve sorriso. Ci riusciva sempre.












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Eh niente, qualcuno mi ha chiesto come mai non aggiornavo questa raccolta dal 2013, e siccome sono fan della religione del "Chiedi e ti sarà dato", mi pareva corretto esaudire la richiesta.
E spero che quel qualcuno non se ne sia pentito, dopo aver letto questa drabble. :D
(Sì, Darkrin, parlo di te ♥)
((Riscrivere di loro porta a galla tanti - troppi - feels, mannaggia a Julie Plec che gode nel frantumare le uova nel nostro paniere ç_ç Mi mancano, ridatemeli!))
BTW. Grazie di essere passati per questi lidi, di aver letto e - ovviamente grazie anche a chi ha recensito gli scorsi capitoli - e niente, grazie in generale, voglio bene a tutti, oggi mi sento romantica. u.u A presto, se tutto va bene! Sempre la vostra
Niglia.
   
 
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