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Autore: rowiel    30/01/2015    0 recensioni
(IN REVISIONE)Aly è sempre stata innamorata di Alex, ma non ha mai fatto niente per conquistarlo. Per lei lui è bello e irraggiungibile come il sole, eppure i loro universi sono destinati ad avvicinarsi inesorabilmente. Cosa accadrà quando si scontreranno?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un altro sabato tranquillo.
Stavo rileggendo Persuasione per la milionesima volta. Adoravo quel libro. Era stato il primo ad avermi toccato il cuore, il primo ad avermi fatta piangere, il primo che aveva dato forma a quelle che i miei amici definivano “fantaromanticherie”. Lo avevo letto così tante volte da aver imparato a memoria la lettera del Capitano Wentworth e nonostante questo continuava ad emozionarmi.
Era un po' sciocco ma speravo che un giorno anche io avrei avuto un amore epico e bellissimo, in grado di darmi più gioia di quanto le parole potessero esprimere. Tuttavia per ora potevo solo sognare il mio e vissero felici e contenti visto che il ragazzo per cui avevo perso la testa era a mala pena consapevole della mia esistenza. Lui, Alex Davis ventidue anni di puro splendore, ed era il migliore amico di mio fratello Tom.
Alex era il principe azzurro per eccellenza, non solo perché era bello da togliere il fiato, ma perché era anche popolare, brillante e sicuro di sé. Era la classica persona che tutti notavano quando entrava in una stanza. Era un essere semplicemente perfetto. Lui era il mio sole personale, la sua presenza mi faceva brillare.
Era per lui che avevo passato gli ultimi venti minuti accoccolata sul divano pretendendo di leggere, quando invece l'unica ragione per cui ero lì era che volevo rivederlo. Da quando la settimana scorsa Tom aveva detto che sarebbero tornati a casa insieme ero andata in fibrillazione, iniziando a contare i giorni, le ore, i minuti che mi separavano da questo momento. Stavo per rivederlo e il solo pensiero mi faceva impazzire. Ero una drogata, affetta da Alex-dipendenza, e stavo per avere la mia dose dopo un lungo periodo di astinenza.
Finalmente la serratura scattò ed istintivamente strinsi più forte il volume tra le mani. Stavano entrando.
Cercai di darmi un contegno riportando lo sguardo sul libro. Sarebbe stato troppo imbarazzante farmi trovare a fissare nella loro direzione in trepidante attesa, come la stalker che ero. Anzi, per evitare ogni possibile figuraccia decisi che mi sarei concessa solo una breve occhiata, giusto per placare il bisogno che mi stava consumando. Avrei finto di alzare la testa per controllare chi stava entrando. Era un piano semplice e di facile esecuzione, a prova di idiota.
Come da programma Tom ed Alex arrivarono ed io alzai lo sguardo.
Cavolo!
Alex stava ridendo con mio fratello per qualcosa. Dio quant'era bello!
Era una visione paradisiaca, il mio sole sfavillante. Anche se indossava una semplice camicia bianca e un paio di jeans, sprizzava sesso da tutti i pori. Forse erano i due bottoni lasciati aperti o le maniche tirate su fino al gomito, ma no, era solo lui ad essere terribilmente sexy. Non si spiegava altrimenti il suo essere così magnificamente indecente da mandare in tilt ciò che restava del mio cervello.
Persa com'ero nell'adorazione del mio Apollo, mi resi conto che non sarei riuscita a distogliere lo sguardo. Non volevo farlo. Ero come un alcolista che decideva di farsi un ultimo giro, ma che alla fine andava avanti con un altro ed un altro ancora. Fermarsi era una follia.
Cominciai a sentire un gran caldo e dieci anni di esperienza mi dicevano che le mie guance dovevano già essere in fiamme visto i pensieri poco casti che mi si agitavano in testa. Stupidi ormoni adolescenziali! Mi tradivano ogni volta sabotando il mio studiato autocontrollo.
Fortunatamente nessuno dei due mi stava prestando attenzione e, se riuscivo a non fare cavolate per dieci secondi attirando la loro attenzione, avrei potuto evitare di mettermi in ridicolo, per una volta. Come al solito, la buona sorte non mi sorrise e Tom, invece di tirar dritto, si buttò sul divano accendendo la Tv.
«Ehi!», protestai fingendomi irritata, «Io starei leggendo.»
Salvare le apparenze era il mio nuovo mantra e lo avrei seguito fino alla morte.
«E allora?»
«Allora c'ero prima io.»
«E ed ora ci siamo noi.», mi rispose enfatizzando l'ultima parola, «Sparisci forza.»
Più che le parole, fu lo sguardo a zittirmi. Gridava forte “Niente cazzate” e anche “Lascia stare il mio amico”. Quello che Tom proprio non voleva capire era che non c'era alcun rischio che io facessi qualcosa. Infatti per quanto amassi sognare, avevo i piedi ben piantati a terra e sapevo che i ragazzi belli e popolari come Alex non guardavano le sedicenni imbranate come me. Eravamo come il giorno e la notte, due opposti per natura.
«Non te la prendere. È da stamattina che è di pessimo umore.»
Mi voltai istintivamente e per poco non mi venne un colpo. Alex mi stava sorridendo.
Il mio dio personale mi stava parlando e, a differenza di mio fratello, era stato dolce e gentile. Alex lo era sempre con me e fortunatamente si comportava come se non sapesse che ero innamorata cotta di lui, anche se era ovvio che lo sapesse. Non che gli avessi detto niente, ma ogni forma di vita senziente del nostro sistema solare lo sapeva.
 «Cosa stai leggendo?», continuò con  voce calda.
Tre parole. Tre semplici parole bastarono a trasformare la mia cupa amarezza nel carnevale di Rio, con tanto di fuochi d'artificio. Solo Alex era in grado di farlo, solo con lui sentivo le farfalle nello stomaco. Con lui nella stanza il respiro mi si accorciava, il cuore galoppava e tutto in me si risvegliava. I colori, i sapori, i profumi, tutto diventava più vivido. Era una magia. Era l'essenza stessa della vita. Era la mia droga.
Di nuovo sopraffatta dalle mie fantaromanticherie, mi resi conto troppo tardi che ero rimasta a fissarlo imbambolata senza rispondergli e, dal sorriso divertito che Alex aveva stampato in faccia, era ovvio che la cosa non gli era sfuggita.
Arrossii un po' cercando di ricordare come parlare, ma ero talmente abbagliata che il cervello si rifiutò di collaborare abbandonandomi a me stessa. Traditore!
Non sapendo cos'altro fare, ricorsi alla comunicazione visiva mostrandogli il titolo del volume e allora il suo sorriso si allargò. Aveva capito che non riuscivo a parlargli.
«Avrei giurato che fossi più tipo da Orgoglio e pregiudizio.», commentò grattandosi il sopracciglio destro con l'indice.
Un sorriso scemo mi si stampo sul viso senza un motivo particolare.
«Non oggi.», sussurrai con un filo di voce.
«Non oggi.», ripeté lui scuotendo la testa come se la mia risposta avesse un qualche senso logico.
Non mi importava se stava ridendo di me, del mio imbarazzo, della mia goffaggine, ero felice che per una volta, per un momento, Alex stesse guardando me.
«Sei ancora qui?», sbuffò Tom acido interrompendo il mio momento di gioia.
Non lo capivo quando faceva così. Normalmente non era male come fratello maggiore, un po' rompiscatole forse, ma sopportabile. Quando c'era Alex però diventava un'altra persona e non perdeva occasione di sminuirmi e trattarmi male. Ma che problema aveva?
«E tu piantala di darle corda o finirà per mettersi in testa strane idee.», aggiunse.
Alex si irrigidì, ma non disse niente. Il suo disagio però divenne palpabile. Se lo scopo di Tom era ferirmi, c'era riuscito. Non mi ero mai sentita tanto piccola e fuori posto in vita mia. Prima che le lacrime affiorassero, mi rifugiai in camera con la coda tra le gambe e lanciai via Sms il mio grido di aiuto.
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