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Autore: Pandora86    02/02/2015    5 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
 
Capitolo 45. Giochi pericolosi
 

Gwaine chiuse la porta alle sue spalle. Kyle dormiva. O meglio: fingeva di dormire!

Sospirò, dirigendosi in cucina e chiedendosi quale fosse la verità.

Gabriel, quella mattina, non era sembrato preoccupato sulle condizioni di Kyle e Gwaine, per condizioni, intendeva quelle psicologiche.

E allora, come si spiegava quello cui aveva assistito?

Si prese la testa fra le mani, mentre si sedeva. Non riusciva a scacciare quel suono che aveva udito, da dietro la porta.

Non riusciva a scacciare quell’immagine rubata dallo spiraglio offertogli dalla porta socchiusa.

Kyle si era alzato. E piangeva!

Gwaine, in un primo momento, aveva creduto di essersi sbagliato. Ma poi era comparso un suono, quell’inconfondibile suono, che ora non riusciva ad allontanare dai suoi ricordi.

Kyle singhiozzava.

Certo, era un singhiozzare flebile e poco rumoroso ma, forse proprio per questo, più terrificante.

Perché Gwaine aveva scorto la disperazione, dietro le lacrime.

Era rimasto impietrito, mentre ascoltava e guardava.

Tutto il suo corpo fremeva, in attesa di un movimento che – Gwaine lo sapeva – non sarebbe arrivato.

Perché, nonostante sentisse l’irresistibile voglia di spalancare con un calcio la porta e andare dall’altro, Gwaine sapeva di non poterlo fare.

Probabile follia o meno, il cavaliere sapeva per certo che Kyle non avrebbe gradito un simile gesto e, considerato quanto fossero tesi i loro rapporti, non aveva ritenuto opportuno complicarli ulteriormente.

Quindi, non era rimasto altro da fare che allontanarsi, cercando di fare il meno rumore possibile. La cosa non era servita granché, visto e considerato che, con la mente, Gwaine non era riuscito ad allontanarsi da quella stanza. Stanza dove Kyle stava piangendo.

Era ritornato qualche ora dopo, con il cuore in tumulto e la tensione alle stelle. Aveva cercato di fare il più rumore possibile, in modo tale da avvertire il guardiano del suo arrivo, qualora si fosse ritrovato in una situazione in cui non avesse gradito essere visto. Per fortuna, era stata una precauzione inutile: Kyle era di nuovo a letto e se Gwaine non avesse saputo con certezza che, appena qualche ora prima, si era alzato, avrebbe creduto che non si fosse mai spostato. Si era avvicinato al letto notando il respiro pesante dell’altro, quando, dopo qualche istante, un altro particolare lo aveva colpito: Kyle respirava in maniera troppo rumorosa, per uno che realmente stava dormendo.

Scuotendo la testa esasperato, si era allontanato per poi ritornare dopo neanche un’ora. Lo spettacolo era sempre lo stesso: Kyle aveva deciso, con un’ostinazione invidiabile, di portare avanti la sua recita.

E ora eccolo lì, mentre si domandava quando l’altro avesse deciso di piantarla, una buona volta,
con i suoi dannati giochetti.

Inutile sperare che, prima o poi, gli sarebbe venuta fame: Kyle avrebbe preferito morire di stenti, se solo lo avesse sfidato.

Esasperato, si diresse nuovamente in camera. Finzione o non finzione, lo avrebbe svegliato lui stavolta.

Kyle doveva comunque assumere delle medicine e mangiare. E Gwaine gliele avrebbe ficcate in gola con le sue stesse mani, se l’altro avesse anche solo osato protestare.

Non curandosi di essere silenzioso, aprì la porta avvicinandosi al letto.

“Ehi, bell’addormentato” lo richiamò a gran voce.

Nessuna risposta.

“Ti decidi a svegliarti” e marcò la parola, “razza di idiota?”. Di certo, per rispondere all’insulto, si sarebbe svegliato.

O forse no, considerò Gwaine guardando l’altro ancora immobile nella sua impeccabile recita.

A mali estremi, estremi rimedi!
Fu questo il pensiero di Gwaine mentre decise di ricorrere a bruschi metodi.

“Ehi” lo chiamò con decisione afferrando la spalla malandata e scuotendola leggermente.

Kyle non ci mise molto ad aprire gli occhi. La sua prima espressione fu una smorfia di dolore, unita al disgusto verso chi lo stava scuotendo.

“Sei impazzito, per caso?” sibilò a denti stretti.

“Non ti decidevi a svegliarti” scrollò le spalle Gwaine.

“Sei tutto, fuorché adatto ad assistere qualcuno” imprecò Kyle portandosi la mano sana sulla spalla malandata.

“Devi prendere le tue medicine e mangiare qualcosa prima” non si scompose Gwaine.

Fu in quel momento che Kyle cambiò completamente umore. Si mise a sedere, ignorando le fitte persistenti provenienti dalle costole e fissò l’altro con odio.

“Che fai?” provò a rimetterlo steso Gwaine, senza riuscirci tra l’altro, dato che Kyle lo allontanò bruscamente da lui, spingendolo via con il braccio sano.

“Ascoltami bene” lo invitò il guardiano, “trovati qualcun altro con cui giocare all’infermiere” e si alzò.

“Devi tornare a letto” lo riprese Gwaine.

“Sai che ti dico? Vai a farti fottere” sibilò lentamente, muovendosi, a passi incerti, verso la porta.

“Dove sono i miei vestiti?” domandò poi.

Gwaine lo fissò a braccia incrociate. Kyle cercava un modo per andare via da lì. Evidentemente, era ancora troppo scosso per quello che era avvenuto.

Cosa fosse accaduto, in realtà, Gwaine non lo aveva ancora capito. Chissà quale era stato il motivo che aveva scatenato quella reazione emotiva in Kyle, tanto da spingerlo a piangere.

“Tu non ti muovi di qui!” ordinò. “E ti inviterei a non contraddirmi”.

Kyle si voltò lentamente verso di lui.

“Mi stai sfidando?” chiese con disgusto.

“No, se tu non accetti la provocazione e te ne stai buono” non si scompose Gwaine.

“Pensi di potermi battere?” chiese allora interessato Kyle. Sul suo volto, era nuovamente comparso l’interesse verso quell’essere umano così imprevedibile.

“Non con la magia, ovvio!”.

“Sbagli a definire magia il mio immenso potere” gli ricordò Kyle.

“Sì, infatti! So che non ti piace essere paragonato agli stregoni”.

“Forse, perché non lo sono”.

“Sì certo, tu sei immensamente più potente”scrollò le spalle Gwaine.

“E allora, come pensi di riuscire a battermi?” fu l’ovvia domanda di Kyle, mentre piegava la testa di lato e attendeva curioso la risposta.

“Perché, potere a parte, sei un uomo come tutti gli altri. Per di più, anche abbastanza malconcio in questo momento”.

Kyle sogghignò.

“Tipico degli esseri tutti muscoli e niente cervello, sfidare gli altri con la forza bruta”.

Gwaine sentì l’ira crescere e si avvicinò all’altro a passo di marcia.

“Il corvo che dice nero alla cornacchia” imprecò. “Parla quello che non fa altro che ricordare il proprio potere a persone che non hanno neanche una briciola di magia in sé”.

Kyle sbuffò.

“Ma io non sono un cavaliere senza macchia e senza paura, tutto principi e morale” scosse la testa.

“E poi” continuò, “io non sono solo il mio potere. La mia mente è nettamente superiore, in tutto. Strategia, logica. In più, ho passato mille anni in un corpo umano per fare abbastanza pratica e uscire vincitore dagli eventuali scontri con gli esseri inutili come te”.

“Per questo non sei riuscito a difenderti da quei tre idioti” lo provocò Gwaine.

Il volto del guardiano fu trasfigurato dalla rabbia a quelle parole.

“E tu cosa ne sai di come sono realmente andate le cose?” urlò rabbioso.

“Cosa ne sai di me?” urlò ancora.

“Solo perché sei uno dei cavalieri di un regno scomparso, credi di sapere tutto” e gli si avvicinò.

“Tu non sai niente” sibilò a pochi centimetri dal volto dell’altro. “Niente di niente”.

“E adesso, dimmi dove sono le mie cose, dato che non ho intenzione di rimanere qui un minuto in più” terminò, pieno di rabbia.

“No!” strinse i pugni Gwaine.

“Anche a costo di usare la forza bruta, come dici tu, non ti farò uscire da qui in quello stato!”.

“Quale stato?” sibilò Kyle per risposta. “Io sto benissimo. O credi che non riesca a sopportare un misero dolore umano bene quanto te?” terminò, urlando e avvicinandosi al cavaliere.

“Ti credi superiore di me?” urlò ancora.

“Cosa ne sai tu della mia resistenza?” oramai, era un fiume in piena.

“Chi ti credi di essere, per considerarmi debole?” sibilò e Gwaine, istintivamente, fece un passo indietro.

L’ira sul volto dell’altro era evidente. Ira che, nel suo mondo d’origine, avrebbe potuto far tremare i Saggi – almeno stando alle informazioni che aveva di lui. Ira che Gwaine decise di fronteggiare.

“Io non credo niente” provò a calmarlo e, nello stesso tempo, a calmarsi. D’altro canto, era meglio cercare di riportare la discussione a toni più tranquilli o sarebbero arrivati alle mani.

“Io non so niente, come hai detto tu” parlò ancora, fronteggiando l’altro senza paura.

“Ma non posso fare a meno di preoccuparmi per te” ammise.

Kyle, a quelle parole, mutò nuovamente espressione lasciando da parte l’ira e assumendo un’espressione compiaciuta.

“Non eri tu, quello che preferiva un impiegato a uno come me?” ridacchiò, avvicinando pericolosamente il volto a quello dell’altro.

“A quanto pare, ti faccio ancora un certo effetto, nonostante tu abbia affermato il contrario” e sogghignò.

Gwaine deglutì istintivamente decidendo però di non abbassare lo sguardo.

“Mi sto semplicemente preoccupando per la tua salute” affermò serio, sentendo il respiro di Kyle sul suo volto.

Kyle si allontanò, portando il braccio sano alla vita e guardando l’altro con un sorriso sghembo.

“Sì, come no! Non temere, adesso torno a letto e faccio il bravo bambino”.

“Bene!” esclamò Gwaine guardandolo storto. “Tra un po’ ti porto qualcosa da mangiare” e uscì.

Kyle si sistemò sul letto con espressione di vittoria. Quanto erano stupidi gli esseri umani. Quanto erano inutili e prevedibili.

Appoggiò la testa sul cuscino, pienamente soddisfatto dell’esito della conversazione. Poco importava che avesse quasi perso il controllo, mentre sputava addosso al cavaliere tutta la sua rabbia per un dolore fisico che non riusciva a sopportare.

Il pianto di poche ore prima era completamente accantonato in un angolino della sua mente, essendo Kyle troppo gongolante per la nuova, importante, scoperta.

Gwaine, il cavaliere senza macchia e senza paura, provava qualcosa per lui. Qualcosa che non era riuscito a negare in quei frangenti e che Kyle non aveva faticato a cogliere. Ridacchiò, sentendosi improvvisamente di buon umore.

Ancora una volta, non aveva faticato a centrare i suoi propositi con precisione matematica: il cavaliere era nuovamente interessato al lui. Anzi, probabilmente, aveva solo finto di non essere più interessato a lui.

Sarebbe stato divertente gettarlo quando sarebbe venuto il momento opportuno.

In quel momento, Kyle era troppo gongolante, per pensare ad altro. Troppo gongolante per accorgersi come quella notizia lo avesse messo di buon umore. Il semplice fatto che Gwaine provasse interesse per lui, aveva influito suo stato d’animo, condizionandogli l’umore.

Troppo preso dai suoi complicati ragionamenti, non si accorse di Gwaine che era appena entrato nella stanza con un vassoio.

“Mangi da solo o devo imboccarti?” lo provocò il cavaliere e Kyle rispose con uno dei suoi sorrisi smaglianti.

Gwaine fu leggermente preso in contropiede: i continui sbalzi d’umore di Kyle lo destabilizzavano.

Tuttavia, decise di soprassedere, appoggiando il vassoio sul letto.

La successiva domanda di Kyle lo spiazzò nuovamente.

“Non mi fai compagnia?” chiese, con espressione cordiale e amichevole.

“Da quando gradisci la mia compagnia?” domandò Gwaine facendo trapelare il sospetto dai suoi occhi.

“Oh, andiamo. Se dobbiamo stare così a stretto contatto, tanto vale comportarsi civilmente” chiarì con la sua migliore espressione innocente.

Gwaine incrociò le braccia, guardandolo storto.

“Parla quello che, meno di cinque minuti fa, non sopportava nemmeno respirare la mia stessa aria”.

“Le persone intelligenti sanno quando è il momento di cambiare idea”.

Gwaine sospirò, ammirando la dialettica dell’altro. In fondo, Kyle non era certo il tipo di persona che potesse rimanere senza parole. Riusciva ad avere la risposta pronta, sempre e comunque.

Se così non fosse stato, non sarebbe stato Kyle. Fu per questo che decise di andare al punto della situazione.

“A che gioco stai giocando?” chiese, con espressione truce.

Kyle sgranò gli occhi, mostrando una leggera sorpresa. Né eccessiva, né teatrale. Solo una leggera sorpresa, manifestata da chi non si aspetta qualcosa e ne rimane un poco spiazzato.

Ma che attore consumato, considerò Gwaine dentro di sé.

“Scusa?” chiese, lasciando che dai suoi occhi trapelasse stupore.

“Riformulo la domanda allora” non si arrese Gwaine. D’altro canto, sapeva bene che era quasi impossibile avere delle informazioni da Kyle. Soprattutto, quando si trattava di informazioni reali che riguardassero i veri pensieri dell’altro.

“Non mi importa a che gioco tu stia giocando” riprese. “Sappi solo, che io non intendo farne parte”.

Kyle sorrise con espressione sghemba, ammirando la tempra dell’altro. Gwaine aveva un carattere niente male; si sarebbe divertito a giocare con lui.

Questo pensava mentre, con un sorriso smagliante, cominciava a mangiare il pasto portato dall’altro.

Non sapeva ancora che in quel gioco, presto o tardi, avrebbe dovuto mettere in discussione tutto se stesso.
 

***
 

A: Phoenix (17:30)
Come va?
 
Elian digitò frenetico e con decisione. Alla fine, un messaggio era poco impegnativo. Molto meno di una chiamata, sicuramente. Inoltre, un messaggio dava la possibilità al mittente di rispondere quando più preferisse. Quindi, sì – decretò con decisione. Aveva fatto bene!
Non dovette attendere molto per la risposta.
 

Da: Phoenix (17:31)
Bene.
 

Elian sghignazzò. Telegrafico il tipo. Non si perse d’animo.
 

A: Phoenix (17:31)
Ti disturbo?
 

Ancora una volta, la risposta non si fece attendere.
 

Da: Phoenix (17:32)
Se mi avessi disturbato, non ti avrei risposto. :)
 

Elian sorrise. Questa volta, non dovette digitare nulla per ricevere un nuovo messaggio.
 

Da: Phoenix (17:32)
Tu, piuttosto. Tutto bene?
 

A: Phoenix (17:33)
Certo. Perché me lo chiedi?
 

Da: Phoenix (17:34)
Pensavo mi contattassi per un motivo in particolare.
 

A: Phoenix (17:34)
Beh… in realtà un motivo c’è. Uno dei tanti, almeno!
 

Da: Phoenix (17:35)
Dimmi il più importante.
 

Elian sorrise ancora. Quello scambio di messaggi cominciava a piacergli.
 

A: Phoenix (17:36)
Come sta… Lui? Dopo la nostra visita, intendo!
 

Il messaggio di risposta, questa volta, si fece attendere qualche minuto.
 

Da: Phoenix (17:38)
Vedo che non avete dimenticato le nostre parole.

 
Elian si affrettò a rispondere.
 

A: Phoenix (17:38)
No! Come avremmo potuto, d’altronde?
 

Da: Phoenix (17:39)
Eppure, non vi siete fatti scrupoli nel venire nella scuola a cercarlo.
 

Stavolta, Elian non faticò a leggere il rimprovero, neanche tanto velato, tra le righe. Sospirò, decidendo di dire la verità.
 

A: Phoenix (17:40)
In realtà, è stata una coincidenza la presenza di Artù. Ci siamo incontrati per caso.
 

Da: Phoenix (17:40)
Che vuoi dire?
 

A: Phoenix (17:40)
Voglio dire che io e Leon eravamo lì per incontrare te e Louis.
 

Anche questa volta, il messaggio ci mise qualche minuto ad arrivare.
 

Da: Phoenix (17:43)
Capisco! In questo caso, siete perdonati per lo scompiglio creato.
 

Elian sorrise e si affrettò a rispondere.
 

A: Phoenix (17:43)
Non volevamo assolutamente provare a incontrarlo. Non dopo le parole di Louis di ieri sera. Volevamo solo dei chiarimenti su come affrontare la questione del nostro ritorno.
 

Ci pensò su, e poi decise di inviare un altro messaggio.
 

A: Phoenix (17:44)
In ogni caso, spero che Lui stia bene.
 

Da: Phoenix (17:44)
Se non fosse così, non starei perdendo tempo a scambiare messaggi con te!
 

Elian sospirò di sollievo.
 

Da: Phoenix (17:45)
La visita non lo ha lasciato indifferente. Tuttavia, poteva andare peggio. Ora riposa.
 

A: Phoenix (17:45)
Sono felice di questo. Non volevamo creare problemi. Solo… è difficile stare ad aspettare.
 

Da: Phoenix (17:46)
La pazienza è una virtù che non vi caratterizza. Non mi aspettavo niente di diverso dai cavalieri di Camelot.
 

A: Phoenix (17:46)
È un complimento o un’offesa?
 

Da: Phoenix (17:46)
Nessuno dei due. Una semplice costatazione, piuttosto.
 

Da: Phoenix (17:47)
Siete uomini d’azione, sempre e comunque.
 

A: Phoenix (17:47)
Già!
 

Da: Phoenix (17:48)
Bene! Adesso passiamo agli altri motivi per cui mi hai contattato!
 

Elian aggrottò le sopracciglia, osservando perplesso lo schermo del suo cellulare.
 

A: Phoenix (17:49)
Come?
 

Da: Phoenix (17:49)
Hai detto che mi hai contattato per molti motivi ed io ti ho invitato a dirmi il più importante. Ora che la salute del Sommo Emrys è stata accertata, passiamo agli altri.
 

A: Phoenix (17:49)
Ah! Giusto, avevo perso il filo.
 

Da: Phoenix (17:50)
Era evidente. :)
 

A: Phoenix (17:50)
Beh… avrai capito che io e Leon volevamo più informazioni su Avalon.
 

Da: Phoenix (17:51)
Sì. E la cosa è alquanto bizzarra, in effetti.
 

A: Phoenix (17:52)
È una richiesta strana?
 

Da: Phoenix (17:52)
Non è strana la richiesta, ma il modo di porla!
 

A: Phoenix (17:53)
Non ti seguo!
 

Da: Phoenix (17:54)
Beh… ammetterai che è strano parlare di cose di vitale importanza tramite sms, come gli adolescenti.
 

Elian sghignazzò, divertito da quella situazione così anomala eppure così normale, da un punto di vista esterno. In fondo, stava solo scambiando degli innocui messaggi con un noto ballerino. A essere anomalo, in effetti, era il contenuto.
 

A: Phoenix (17:55)
Uso le forme di comunicazione moderna. Preferisci un piccione viaggiatore?
 

Da: Phoenix (17:56)
No! Detesto tutti i volatili, all’infuori di me!
 

A: Phoenix (17:57)
Capisco! Allora… che ne dici dei segnali di fumo?
 

Da: Phoenix (17:57)
Troppo… fumosi! Mi farebbero tossire.
 

A: Phoenix (17:58)
Proponi tu allora, sono a corto di idee.
 

Da: Phoenix (17:59)
Se gli sms vanno bene a te, non vedo perché la cosa debba essere diversa per me. Ammetterai che la situazione, però, è bizzarra.
 

A: Phoenix (18:00)
Beh… non hai tutti i torti! Ma cosa c’è di normale in quello che stiamo vivendo?
 

Da: Phoenix (18:01)
È solo un’altra faccia della normalità. Come lo sono io, del resto.
 

A: Phoenix (18:02)
Che vuoi dire?
 

Da: Phoenix (18:02)
Non avrai certo dimenticato chi c’è all’altro capo del telefono con cui stai messaggiando.
 

A: Phoenix (18:03)
Un noto ballerino di danza classica.
 

Elian ci pensò un attimo e poi decise di rischiare. Era uno strano gioco, quello che aveva intrapreso con l’altro. Gioco che si stava rivelando estremamente piacevole.
 

A: Phoenix (18:04)
Che, all’occorrenza, sa farsi spuntare le ali.
 

Da: Phoenix (18:05)
Strano il modo in cui affronti la situazione!
 

A: Phoenix (18:05)
Ti ho offeso?
 

Da: Phoenix (18:06)
No! Perché mai, se si tratta della verità?
 

Da: Phoenix (18:06)
Con strano intendevo dire: simpatico, piacevole, divertente.
 

Da: Phoenix (18:07)
Hai una mente pratica che ti permette di affrontare le particolarità trasformandole in normalità.
 

A: Phoenix (18:08)
Bah… diciamo che non mi piace perdermi in giri di parole inutili. Preferisco prendere le situazioni di petto.
 

Da: Phoenix (18:08)
O buttarti a capofitto nei pericoli!
 

A: Phoenix (18:09)
Pericoli… come, ad esempio, scambiare messaggi con un rapace in incognito.
 

Da: Phoenix (18:10)
Anche!
 

A: Phoenix (18:10)
Non sembri così spaventoso.
 

Da: Phoenix (18:11)
Non lo diresti, se sapessi quello di cui sono capace. Suppongo che, in quel caso, preferiresti di gran lunga la normalità.
 

A: Phoenix (18:12)
Naaaa… le situazioni normali sono noiose. Non fanno per me!
 

Da: Phoenix (18:13)
Chissà perché, ma lo sospettavo!
 

A: Phoenix (18:14)
Un punto a mio favore, quindi?
 

Da: Phoenix (18:15)
Direi di sì!
 

Elian ci pensò su, poi decise di provare a dire quello che sentiva.
 

A: Phoenix (18:17)
Sai… mi sembra di conoscerti da una vita.
 
 
Da: Phoenix (18:17)
Faccio questo effetto a molte persone. Probabilmente, sarà la mia cordialità.
 
 
Elian scosse il capo. No! Decisamente, non era solo la cordialità dell’altro a farglielo sentire così familiare.
 

A: Phoenix (18:18)
Può darsi. Ma non credo sia solo questo.
 

Da: Phoenix (18:19)
E allora, secondo te, di cosa si tratta?
 

A: Phoenix (18:19)
Non lo so! Non ci siamo incontrati a Camelot, vero?
 

Da: Phoenix (18:19)
Se così fosse, non credo sarei arrivato in questo secolo. Tu combattevi le creature come me, all’epoca.
 

Elian storse il naso, infastidito da quella verità così lontana eppure così veritiera. Passò qualche istante e arrivò un nuovo messaggio.
 

Da: Phoenix (18:19)
Comunque no! Io sono nato qualche secolo dopo!
 

Elian stavolta sospirò. Di certo, lui era morto molto prima della nascita di Phoenix. Poi, notò un particolare nello scambio di messaggi avuto con l’altro.
 

A: Phoenix (18:20)
Eppure, non mi sei sembrato sorpreso dalle mie affermazioni. Non hai negato su tutta la linea, ma solo di non avermi incontrato a Camelot. Mi hai spinto a dirti cosa pensavo, invece di negare e basta.
 

Da: Phoenix (18:20)
E cosa ne deduci da questo?
 

A: Phoenix (18:20)
Non lo so! Non ci siamo incontrati in quest’epoca, vero?
 

Da: Phoenix (18:21)
Se così fosse, mi avresti ricordato.
 

Elian annuì. Sì, non lo avrebbe dimenticato così facilmente, se lo avesse conosciuto in era moderna.
 

A: Phoenix (18:22)
Non ne vengo a capo! Eppure… mi sembra di conoscerti da sempre!
 

Da: Phoenix (18:24)
Non ci pensare! Non troverai le risposte, se ti affanni così tanto!
 

Da: Phoenix (18:25)
Ora devo andare!
 

A: Phoenix (18:25)
Alla prossima!
 

Da: Phoenix (18:27)
Sì! Alla prossima.
 

***
 

Ti distruggerà.

No.

È tornato per distruggerti!

No.

Sei solo un servo.

NO!

Ti distruggerà!

Smettila! SMETTILA!

Non posso smettere. Sono stato creato per questo!

Chi sei? Fatti vedere?

Non lo sai chi sono, piccolo stupido? IO SONO TE STESSO!

Non è vero! Non può essere vero.

Guarda tu stesso. Apri gli occhi.

No!

Guardami!

Ti ho detto di no!

GUARDAMI!

E fu allora che la vide. Fu allora che aprì gli occhi contro il suo volere.

L’immagine riflessa apparteneva a lui.

Io non sono così! IO NON SONO PIÙ COSÌ.

Capelli corti. Abiti logori. Fisico magro e immancabile bandana al collo.

NO!

E si toccò i capelli.

Sono lunghi.

Si rassicurò.

Non è vero.

Sì, invece. Ti ordino di smetterla!

SMETTILA.

“SMETTILA!”.

E si svegliò.

Con il corpo pregno di sudore, mise a fuoco, lentamente, le pareti della sua stanza.

Guardò, uno dopo l'altro, tutti gli oggetti che riempivano la stanza, fino ad alzarsi di scatto e guardarsi allo specchio che ritraeva l’immagine di un uomo spossato ma indiscutibilmente bello.

Ansimante, si toccò i capelli.

Erano lunghi e i suoi abiti erano moderni.

Guardò il calendario: dicembre 2013.

Chiuse gli occhi, provando a calmare i battiti del suo cuore.

“Sono Klause Badelt” si rassicurò notando, solo in quel momento, la figura che vegliava al suo fianco.

“Che ore sono, Phoenix?” domandò, sentendo, con sollievo, la voce uscire sicura.

“Quasi le sette di sera!” rispose.

“Stai bene, Klause?” domandò Phoenix, preferendo rivolgersi al suo signore e amico con il nome che preferiva.

Sapeva bene, infatti, che quando si svegliava dopo un incubo di quella portata, questo era l’unico nome con il quale l’altro volesse essere chiamato.

“Bene!” rispose ghignando Merlino.

“A breve, incontrerò il Re” e ridacchiò.

“Sicuro di volerlo fare?” s’informò Phoenix.

“Oh sì!” confermò il mago. “Spero per lui che abbia dei piani eccellenti” continuò, mentre apriva il suo armadio.

“O farò in modo che, la sua misera impresa, diventi un edificio disabitato” e ghignò ponderando bene, tra la vasta scelta del suo armadio, quale sarebbe stato l’abito migliore da indossare.

“Il Re ancora non conosce quale sia l’influenza di Klause Badelt in questo secolo” e ridacchiò, afferrando il telefono.

“Meglio che senta Gabriel, prima” e uscì dalla stanza.

Phoenix sospirò.

Oramai, nessuno poteva fermare gli eventi che si erano innescati. Tutto stava nelle mani del Re.
 
 

***
 

Elian guardò l’ora: segnava le undici di sera passate.

Oramai, non aveva più nulla da fare se non fiondarsi nel letto. D’altro canto, nell’ultima settimana, le giornate erano volate ed erano state una più impegnativa dell’altra.

Fu prima di poggiare la testa sul cuscino che, con decisione, afferrò il cellulare, digitando veloce.

 
A: Phoenix (23:46)
Buonanotte.
 
 
La risposta non si fece attendere.
 
 
Da: Phoenix (23:47)
Buonanotte anche a te.
 
 

Continua…
 

Note:
 

Nella parte su Elian, spero vi piaccia come ho iniziato a far interagire lui e Phoenix. Nella serie, Elian ci viene descritto come un tipo che segue il suo cuore e le sue aspirazioni ovunque lo portino. Io ho approfondito questa introspezione, rendendolo una persona pratica, come lo descrive anche Phoenix in uno dei messaggi. Da questo, nasce l’idea di farli interagire in questo modo.

Inoltre, l’ultima parte è l’unica che, cronologicamente, avviene durante l’incontro tra Merlino e Artù. Si tratta di un’eccezione, dato che ho preferito concludere la giornata di Elian e Phoenix. Tutte le altre, così come gli altri capitoli, sono cronologiche. Infatti, Phoenix si congeda con Elian proprio durante l’incubo di Merlino.

Inoltre, i messaggi sono tutti descritti dal punto di vista di Elian. Per questo, nelle parti che specificano il mittente e il destinatario (A – Da) compare sempre il nome di Phoenix.

Spero che le mie scelte, e il capitolo, vi siano piaciuti.

Mi raccomando, fatemi sapere i vostri pareri.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Pandora86
  
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