Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _ Arya _    02/02/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I saw her standing there



KILLIAN POV

Robin impiegò tutte le sue forze per trattenere me e Anna su quella poltrona.
Non ebbi neanche le forze per urlare o piangere, o fare qualsiasi altra cosa.
Rividi davanti ai miei occhi il suo sguardo determinato quando mi aveva salvato la vita: il momento in cui avevo capito quanto quella ragazza così coraggiosa fosse speciale.
Ricordai quanto mi aveva reso semplice il fatto di essere rimasto con una sola mano, con la sua battuta su Capitan Uncino.
Ripensai ai nostri momenti così intimi, a rivelare i tasselli più scuri delle nostre vite, fidandoci l'uno dell'altra.
Rividi la paura e la sofferenza del suo sguardo nel momento in cui aveva scoperto di essere incinta di un uomo che aveva smesso di amare.
Ripensai alle sue lacrime quando era riuscita a dirmi di aver perso il suo bambino, soffrendo di un dolore che non aveva creduto potesse toccarla.
E poi rievocai noi. Rievocai i nostri corpi stretti sotto le coperte, il suo viso d'angelo mentre dormiva con la testa sul mio petto.
Rievocai ogni nostro bacio, ogni volta in cui le nostre labbra si erano incontrate.
La prima volta ero stato io a baciarla. La volta successiva era stata lei.
Poi, ancora, le avevo rubato dei piccoli baci, e lei a me.
E poi c'era stato l'ultimo bacio.
Rievocai quel bacio che era stato il più intenso che mi avesse mai dato. Era stato carico di passione, di dolcezza, di parole non dette.
Così dannatamente colmo d'addio.
Nel momento in cui avevo sentito che qualcosa non andava avrei dovuto agire, fermarla e convincerla a tornare al sicuro, dove non avrei potuto perderla.

Fui strappato dai ricordi dal singhiozzo della ragazza che si stringeva tra le mie braccia, la sorellina per cui la mia Emma aveva deciso di dare la vita.
-A... andiamo- disse tra i singhiozzi -almeno andiamo di là, forse stanno bene, forse sono scesi prima che quella cosa esplodesse... loro stanno bene, ci stanno aspettando!
La sua disperazione fece sì che anche le mie lacrime decidessero di non seguire il mio volere e offuscarmi la vista.
-Vado io, è meglio se voi restate qui.- intervenne Robin con cautela.
In quel momento la ragazza si alzò e gli afferrò il colletto guardandolo con rabbia.
-SONO IO LA DOTTORESSA QUI, E TU SEI UN PAZIENTE. IO ho il diritto di prendere le decisioni, IO ho il DOVERE di prenderle! Quindi TU non dirai a me di starmene qui quando mio padre e mia sorella potrebbero essere morti per colpa mia! Ora stattene al tuo posto e smettila di starmi tra i piedi o ti faccio sedare dato che sei ancora ricoverato ufficialmente!
Restammo entrambi a bocca aperta: Anna non era la sorella biologica di Emma, ma per il caratterino che aveva appena tirato fuori dalla sua maschera di ragazza dolce e impacciata, non si sarebbe mai detto.
Ci guardavano anche gli altri pazienti, ma lei non se ne curò e mi tirò per mano per accompagnarmi fuori da quella stanza inutile.
-Ho esagerato?- mi domandò una volta che la porta si fu richiusa alle nostre spalle.
Non riuscii a rispondere e scoppiai a ridere. Scoppiai a ridere, tanto da far paura perfino a me stesso.
La ragazza mi guardò negli occhi, in un primo momento sconcertata, poi si unì alla mia risata incontrollata.
Eravamo probabilmente entrambi in preda all'isteria, nulla sembrava riuscire a placare quelle risa.
Nulla se non le lacrime, che le sostituirono senza preavviso, e lei tornò a stringersi nelle mie braccia, mentre ci dirigevamo nell'ingresso dell'ospedale dove tutti erano radunati.

-Jones! Cosa ci fai qui... Anna... tu... sai...?
Anche Regina era in preda al panico, come non l'avevo mai vista. Mi aveva sempre dato l'impressione di essere quella donna forte, con le redini sempre in mano, ancor più di Emma.
-Non sappiamo niente- singhiozzò lei -nessun idiota è andato a controllare?! Come si fa a essere così... idioti!!
-Calmati ragazzina! Ci sono delle persone sul posto e degli infermieri al terzo piano. Ci informeranno a breve. Loro... stanno bene.- il modo in cui lo disse però non suonò affatto convincente, ma anzi, sembrò che volesse convincere più sé stessa che l'altra.
Erano passati ormai vari minuti dall'esplosione, ma l'unica cosa che sembrava regnare era il caos, nessuna informazione.
Sentivo dolore ovunque; tutte le ossa, le costole, la testa, la mano... ma nulla faceva così male come il timore di averla persa.
Mi resi conto di amare quella donna, perché improvvisamente smisi di vedere un futuro per me. Un futuro senza di lei.
Senza il suo sorriso a illuminare le mie giornate avrei passato il resto della mia esistenza a brancolare nell'oscurità.

Il suono delle ante dell'ascensore che si aprivano portò un silenzio totale, non volò più neanche una mosca.
Tutti erano in attesa di sapere, chi in lacrime, chi in stato di shock e chi semplicemente senza riuscire ad aprir bocca.
Mi avvicinai alle due, e la piccola mi strinse la mano nervosa.
E poi, finalmente, eccola lì.
Non mi sembrò vero, credetti di stare sognando.
Non riuscivo a credere di averla davanti a me, viva.
Era coperta di polvere dalla testa ai piedi, ma nonostante fosse poggiata di peso a suo padre che non sembrava essere ridotto molto meglio di lei, sorrideva.
-Scusate se ci abbiamo messo un po'. La bomba è esplosa in corridoio, ho fatto un volo tremendo, ma giustamente non ve ne può fregare di meno... E insomma l'artificiere ha perso il braccio, ma l'ho stabilizzato in tempo. E il dottor Nolan ha finito di operare Graham, è salvo anche lui.
In sala ci fu un applauso generale, a cui non potei non unirmi anch'io: la donna di cui mi ero innamorato era un'eroina, ancor più di quanto avesse mostrato fino ad ora.
Solo 24 ore prima era stata operata per via dell'aborto, e oggi non solo era venuta al lavoro: aveva portato in salvo sua sorella, e invece di perdere i sensi dopo l'esplosione si era rialzata e aveva contribuito a salvare la vita ad altre due persone.
Iniziai ad avvicinarmi a lei con cautela, nono sapendo come comportarmi in quelle circostanze: avrei voluto stringerla e baciarla, ma dopotutto c'era l'intero ospedale lì intorno, e non potevo compromettere il suo lavoro proprio ora.
Lasciai quindi che fosse la famiglia la prima a raggiungere i suoi due eroi, seguita dagli amici e poi dagli altri colleghi.
Riaccese però in me il sorriso che credevo spento per sempre, e si intensificò nel momento in cui il suo sguardo incrociò il mio.
Si illuminò anche lei, e la vidi allontanarsi zoppicante dalla folla per raggiungermi: non disse nulla, mi prese solo la mano per condurmi dietro la prima porta che riuscì a vedere.
E fu allora che, finalmente, potei stringerla forte a me e baciarla. Lo feci con avidità, le mie labbra e la mia lingua sembrarono insaziabili delle sue.
Non mi importava di sporcarmi, riuscivo a sentire solo lei, solo l'odore della sua pelle, il calore del suo corpo.
Ebbi un brivido quando le sue mani scivolarono sotto la mia camicia e mi accarezzarono la schiena, senza che le labbra si staccassero di un solo centimetro.
Il modo in cui mi toccava era un chiaro invito a farla mia proprio in quel momento, in quelle condizioni. Per quanto la volessi anch'io, però, dovevo fare il duro della situazione e non cedere: non era nelle condizioni, dopo l'aborto, l'intervento, il suo ex che l'aveva quasi violentata, e l'aver rischiato di morire.
Mi limitai quindi a stringerla più forte a me e continuare a baciare quella sua bocca perfetta.
-Ho avuto paura di non rivederti più- sussurrò -quando la bomba è esplosa e io sono stata scaraventata in aria è a te che ho pensato. Al terrore di non poterti più avere...
-Sono qui tesoro- la rassicurai, allontanando il volto dal suo per sorriderle -e tu sei qui. Non lascerò che ti capiti mai più nulla... perché non potrei vivere senza di te.
Sorrise anche lei, prima che il suo viso sbiancasse e i suoi occhi si spalancassero per poi chiudersi mentre si accasciava senza sensi tra le mie braccia.

***

EMMA POV

Sentii delle voci provenire da qualche parte in lontananza, ma man mano si fecero sempre più vicine.
Ero sdraiata, potevo sentire perfettamente il materasso e il cuscino sotto di me... solo non ricordavo di essere andata a dormire.
Aprii lentamente un occhio, e poi l'altro, cercando di mettere a fuoco l'ambiente.
Le pareti erano bianche, e l'odore che si poteva respirare era familiare...
-Emma! Grazie al cielo... come stai?
-Elsa?- feci confusa, voltandomi in direzione della sua voce.
Le mie sorelle erano sedute su delle sedie accanto al mio letto, e mi scrutavano preoccupate.
-Credo bene... che è... successo?
Le loro espressioni si fecero se possibile ancora più preoccupate, e non riuscii a capirne il motivo.
-Davvero non ti ricordi?- squittì la più piccola.
-Io...- chiusi gli occhi per fare mente locale.
Ero riuscita ad estrarre l'ordigno dal corpo di Graham, e l'avevo lasciato all'artificiere. Mio padre aveva iniziato subito a operarlo, e io ero uscita per andare a cercare delle infermiere che ci dessero una mano ora che il pericolo era scampato.
E all'improvviso ero semplicemente volata in aria, contemporaneamente ad un rombo assordante.
Ero poi atterrata rovinosamente su una caviglia, ma il dolore mi aveva distratta per un solo istante.
Mi ero voltata sperando con tutte le mie forze di non trovarmi davanti a una carneficina: avevo ignorato il dolore e mi ero chinata sull'artificiere. Aveva perso un braccio, ma era vivo.
Mio padre aveva salvato Graham.
Io ero riuscita a salvare l'uomo.
Tutto il resto delle immagini attraversò vorticosamente la mia mente, e si fermò a un solo fotogramma. Killian.
-Sta bene lui?- domandai subito scattando a sedere nonostante la testa mi girasse terribilmente.
Dovevo essere svenuta tra le sue braccia, e il terrore che il mio peso fosse stato troppo per lui mi terrorizzò.
-Emma, sta calma, lui sta bene- mi rassicurò Elsa -sei tu che... Insomma, ti ha portata svenuta, ci hai fatto prendere uno spavento! E sdraiati!
Sospirai, ributtandomi con la testa sul cuscino forse un po' troppo poco delicatamente: -Scusate...- sussurrai.
Le capivo. Capivo quanto dovessero essersi preoccupate per me, allo stesso modo in cui io mi ero preoccupata per Anna quando avevo scoperto dell'accaduto.
-Sto bene ragazze- ripetei -ero confusa. È che sono successe tante cose... credo di aver perso i sensi per lo stress accumulato... Ho esaurito l'adrenalina e... ho ceduto.
Ricordai di averla sfogata tutta nel baciare Killian. L'avevo condotto in uno stanzino, e poi...
-Oddio!- quasi esclamai, coprendomi la faccia nel ricordarmi quel che era successo. Mi vergognavo a morte.
-Cos'hai!- si allarmarono le due ragazze.
-Io stavo per fare sesso con Killian! Cioé, lui mi ha fermata... ma io gli sono praticamente saltata addosso! Cosa penserà ora di me...
Quelle scoppiarono a ridere ma io non ci vedevo proprio nulla di divertente. Avevo messo le mani sotto la sua maglia, e mi ero stretta a lui come se lo stessi supplicando di farlo in quel preciso istante.
Lui invece era stato un gentiluomo, aveva fatto finta di nulla e mi aveva abbracciata... ma ciò non toglieva che avessi fatto una figura tremenda!
-Smettetela, non fa ridere. Ora scusate, ma devo andare da lui a... non lo so.- conclusi e mi ritirai su a sedere.
-Non se ne parla- mi bloccò Elsa -devi prima farti visitare, potresti aver subito danni oltre a una caviglia slogata. Hai un sacco di lividi!
-Sì Elsa, quando uno fa un volo di qualche metro e poi cade gli rimane qualche livido, solitamente.- ironizzai -e sono le 17.30, tra mezz'ora devo essere da Henry.
-E' già andata Regina- intervenne prontamente Anna -quindi per una volta tu te ne stai buona, ti riposi, e ti lasci visitare.
Sbuffai nervosa e incrociai le braccia al petto, restando però seduta. Loro mi conoscevano, sapevano quanto non fossi fatta per starmene a letto a non fare niente.
Non ero una brava paziente, non lo ero mai stata. Anche dopo la nascita di Henry ero tornata a casa poche ore dopo per assicurarmi che la sua camera fosse pronta e avesse tutto l'indispensabile per lui.
Feci segno alle due di andare a chiamare chi dovevano, prima avessero messo nero su bianco che non avevo bisogno di restare lì e meglio sarebbe stato.
Quando mi lasciarono finalmente sola mi massaggiai lo stomaco: ovviamente i dolori erano tornati, e anche se non molto forti erano piuttosto fastidiosi.
Le ultime giornate erano state davvero troppo intense, perfino per me.
Nell'arco di 72 ore avevo scoperto di essere incinta di uno stronzo, poi avevo operato con lui e ci ero andata a letto. Poi, ancora, Killian era stato male e quando l'avevo operato avevo avuto l'aborto spontaneo. Quindi ero stata operata, e un quarto dopo il mio ex fidanzato aveva tentato di violentarmi.
Infine avevo rischiato di saltare in aria insieme a mio padre e Graham.
Era pur sempre Storybrooke, certo, ma la cittadina si era agitata un po' troppo per i miei gusti ultimamente.
Quando si aprì la porta mi voltai aspettandomi di veder entrare qualche infermiera, invece non fu così.
-Killian!- esclamai contenta -che ci fai qui...
-Ciao splendore! La tua sorellina sapendomi preoccupato mi ha accompagnato a vederti...- mi spiegò e chiudendo la porta dietro di sé si avvicinò al letto. Era un po' instabile, ma pur sempre in piedi. Ero sicura che si fosse rifiutato di farsi scarrozzare in sedia a rotelle, e mi venne da sorridere: era un testardo come me.
-Sto bene, scusami per esserti svenuta in braccio...- sorrisi facendogli segno di sedersi accanto a me. Era buffo, di solito era il contrario invece ora la situazione si era ribaltata.
-Non devi scusarti... non credo che tu sia svenuta apposta- fece sorridente e mi baciò una guancia.
-Senti- mi decisi -riguardo a quel che è successo... ehm... grazie. Io sono stata... un po'... pazza. Fuori di testa.
L'uomo scoppiò a ridere, e io abbassai lo sguardo vergognandomi ancora di più. Mi era piaciuto toccarlo, sentirlo vicino più del solito... qualcosa di lui mi tentava terribilmente, e questo mi faceva paura.
Non erano più solo i baci il problema, ma una forte attrazione incontrollabile.
-Emma, non hai di che vergognarti. Sono terribilmente affascinante e non sai resistermi neanche tu...- eccolo che era tornato al suo tono provocatorio, che riuscì a farmi sorridere.
-Sei un idiota.- dissi dandogli una botta sul braccio.
Anche se quella battuta non era poi così tanto una battuta. Riuscivo a trovarlo affascinante anche nel suo pigiama da ospedale, ed ero stata sul punto di non resistergli più. Quindi mio malgrado dovetti ammettere che avesse ragione. Ma non gli avrei dato quella soddisfazione, almeno non ad alta voce.
-Ora tesoro, a parte scherzi... come ti senti? Ne hai passate tante... praticamente quasi peggio di me.- sussurrò vicino alle mie labbra, e il suo respiro contro la mia pelle mi fece rabbrividire involontariamente.
Cosa diavolo mi stava succedendo? Forse avevo preso una botta in testa parecchio forte, che mi aveva causato danni al cervello.
-Non basta una bomba a mettermi KO. Ho una caviglia slogata e qualche livido... direi che mi è andata piuttosto bene. Sarei potuta morire... mio padre anche, e Anna... invece è filato tutto liscio.
Lo guardai mentre mi accarezzava i capelli, per poi avvicinare il viso pericolosamente al mio.
E finalmente mi baciò di nuovo, quel contatto con le sue labbra era diventato una droga per me.
Ricambiai senza fretta, ora più consapevole dei sentimenti che provavo per lui.
Rischiare la vita mi aveva fatto capire cose che prima avevo negato a me stessa; ero uscita da una storia importante da soltanto un mese, e Killian era l'uomo che avevo salvato.
Sarebbe dovuto essere un semplice paziente, uno come tutti gli altri, ma in quelle quasi due settimane si era trasformato in una delle persone più importanti della mia vita.
Lui mi capiva, conosceva di me più di quanto avessi mai fatto conoscere ad un uomo, perché aveva visto anche il lato fragile, quello che difficilmente mostravo alle persone.
Non mi vergognavo né di ridere né di piangere, mi veniva semplice essere me stessa con quell'uomo. E quindi sì, ora potevo ammettere che l'affetto si stava trasformando in qualcosa di molto più forte... qualcosa che avrei voluto vivere.

Mi riscossi solamente quando sentii qualcuno schiarirsi la voce, e ci voltammo entrambi verso la porta.
-Siete davvero carini e teneri e vi lascerei pure qui soli tutta la notte a fare quello che volete, ma ringraziate che sia entrata io perché è arrivata l'infermiera e deve visitare Emma! Quindi devo portarti via Hook, mi dispiace.
-Piccoletta, ma respiri quando parli qualche volta?- fece divertito l'uomo guardando Anna.
-Io uso un soprannome figo e tu mi chiami “piccoletta”!- si lamentò lei -potresti finire senza cena per questo. Finché Emma non è a lavoro mi devo occupare io di te, e non cederò ai tuoi occhi dolci mio caro.
Fu il mio turno di scoppiare a ridere, era buffo guardarli battibeccare in quel modo; lui sapeva dove andare a pungere le persone, ma lei gli teneva testa alla grande, era proprio la mia degna sorellina.
-Ok Killian, va' con lei... ci vedremo dopo, passo io da te. E cercate di non ammazzarvi a vicenda!- mi raccomandai, rubandogli un ultimo bacio prima di lasciare che si alzasse.
Salutai i due e lasciai entrare l'infermiera: fui contenta che fosse Trilli. Era una ragazza giovane, aveva solo un paio di anni più di me e mi era sempre stata simpatica. Nonostante il suo vero nome fosse Fairy Green, fiabesco già di suo, tutti ormai la chiamavamo Trilli perché in qualche modo ricordava tanto la fatina di Peter Pan... oltre a fare l'infermiera ci dava consigli ogni volta che le capitava di parlare con qualcuno di noi, era ottimista e gioviale.
-Emma, allora!- mi salutò -sempre nei guai, eh?
-A quanto pare non riesco a starne lontana! Hai per caso notizie di Graham e dell'artificiere?- le domandai. Era passato un po' di tempo, e avevo bisogno di sapere come stessero i due.
-Graham è in coma farmacologico, ma sembra che ce la farà... l'altro è sveglio. Scosso e malconcio, ma non rischia la vita... grazie a te- sorrise -ora lascia che ti visiti, ti hanno già fatto altre analisi mentre dormivi, e se è tutto a posto posso dimetterti senza problemi!
Sorrisi a mia volta e le lasciai fare quello che doveva: l'unico problema si confermò la caviglia slogata, gli altri danni si limitavano a qualche botta con solo i lividi come conseguenza.
-La distorsione non è molto grave, ma un giorno o due potresti usare le stampelle. E non sforzare troppo il piede per una settimana... basterà- constatò infine, mentre mi guardava camminare.
Faceva abbastanza male, ma almeno per me era più che sopportabile. Per il modo in cui ero caduta mi era andata fin troppo bene, come minimo mi sarei aspettata di rompermi qualcosa.
-Non c'è bisogno... e comunque non sono capace. Quando mi sono rotta una gamba qualche anno fa tu non hai idea... non ho imparato a usarle in un mese!- risi ricordandomi quel periodo. Ero scivolata per le scale per colpa della mia solita fretta, tornavo dall'ultimo esame di medicina ed ero piuttosto euforica.
Inutile dire che invece di festeggiare avevo passato la notte in ospedale: mi avevano ingessata e avevo dovuto tenerlo per un mese, ma le stampelle erano state una tragedia. Nonostante mi avessero spiegato un centinaio di volte come fare, non ci ero mai riuscita.
-Va bene, come non detto! Cerca solo di non stancarti troppo, o dovrò darti una settimana di malattia... e sappiamo entrambe che non ti piacerebbe!
-Grazie Trilli, lo sai che ti adoro!
-Tranquilla, anche se non fai la lecchina dirò ai tuoi che è tutto a posto!
Ridemmo insieme, non era la prima volta che mi copriva. Ovviamente non le avrei mai chiesto di dire nulla che avrebbe potuto comprometterla, ma in casi così piccoli era stata volentieri mia complice.

Dopo un'ora uscii finalmente dalla mia stanza, ufficialmente dimessa. I miei erano passati a farmi visita e avevamo cenato insieme. Scoprii che mia madre aveva ceduto completamente ed era svenuta al momento dell'esplosione.
Io e mio padre l'avevamo rassicurata ancora, spiegandole per l'ennesima volta che andava tutto bene e non doveva più pensare all'accaduto.
Regina mi scrisse che avrebbe portato Henry in ospedale in modo che poi tornassi a casa con lui, così nel frattempo decisi di aspettarli da Killian.
-Mantieni sempre le tue promesse Swan!- mi accolse abbassando il volume del televisore e facendomi spazio sul letto. Ormai era diventato un gesto automatico che trovavo molto dolce e in un certo senso intimo.
Mi sistemai quindi accanto a lui, che mi aiutò per via della caviglia, e mi misi comoda contro il suo cuscino.
-Dai Puffi sei passato a Piccoli Brividi. Non so se definirlo un salto di qualità o preoccuparmi...
-E' lo stesso canale. Solo che di sera danno questi film per i più grandi sai...- scherzò, cingendomi le spalle -sentiti pure libera di stringerti a me se hai paura tesoro.
-Ti piacerebbe. Ma devo deluderti, sono pochi i film horror che mi fanno paura... e questo non rientra neanche nella categoria horror per i miei gusti. Quindi se hai paura, dovrò andarti a cercare un peluche da stringere- lo punzecchiai.
Sembrava irreale che fosse tornato tutto come prima: solo poche ore prima avevo temuto di morire, e ora ero di nuovo tra le sue braccia, nel suo letto.
Dovevo decisamente smetterla di finire nel suo letto.
Quando si aprì la porta non feci in tempo a scansarmi, e ringraziai il cielo quando mi resi conto che fosse di nuovo Trilli. Anche se, comunque, ero abbastanza sicura che almeno i miei genitori avessero intuito quello che stava succedendo tra me e l'uomo.
-Scusate il disturbo, però Emma... devi venire con me. C'è una cosa nelle tue analisi...
 


Non serve sentire il suono di un'arpa o il cinguettio degli uccelli o che cadano petali di rosa dal cielo.
E sicuramente ci sono giorni nei quali non c'è poesia ma, se ti guardi intorno, le cose sono straordinarie.
Perciò fermati un secondo, goditi la bellezza, senti la magia, vivitela.
Perché non durerà per sempre, la poesia svanirà, le cose accadranno, le persone cambieranno,
l'amore morirà. Ma forse non oggi. (cit. Grey's Anatomy 9x08)

 






































































Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Stavolta mi ci è voluto un pochino di più per finire il capitolo, perché non ero sicura di alcune cose... ma alla fine ce l'ho fatta!
Non sono stata sadica alla fine, non è da me xD E comunque la FF non è finita, quindi non potevo esserlo da ora... più avanti chi lo sa!
Spero il capitolo vi piaccia abbastanza, perché a me non mi ha convinta del tutto soprattutto in alcuni punti...
E niente, buonanotte :P Grazie a tutti quelli che stanno seguendo! :)


 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _ Arya _