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Autore: Francine    02/02/2015    9 recensioni
Ci sono storie che nascono da sole, mentre tu stai facendo qualcos’altro. Succede all’improvviso: il tuo cervello segue un pensiero e tu ti ritrovi a rincorrerlo come il gabbiano che si alza in volo perché ha visto un pesce guizzare argentino tra le onde del mare.
Ci sono storie che non sono buone per farci il brodo, e dare sapore ad una zuppa già avviata. Storie che stanno bene da sole, sì; ma che se le metti in girotondo con le altre si divertono di più. E splendono di più. Come un giro di perle al collo di una ragazza. Storie che ti vengono in mente voltando le carte sul tavolo. Storie che ho raccolto in questo mazzetto di tarocchi, in maniera casuale, nella speranza di farvi piacere.
 
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando piovono le stelle'
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Ci sono storie che nascono da sole, mentre tu stai facendo qualcos’altro. Succede all’improvviso: il tuo cervello segue un pensiero  e tu ti ritrovi a rincorrerlo come il gabbiano che si alza in volo perché ha visto un pesce guizzare argentino tra le onde del mare.
Ci sono storie che non sono buone per farci il brodo, e dare sapore ad una zuppa già avviata. Storie che stanno bene da sole, sì; ma se le metti in girotondo con le altre si divertono di più. E splendono di più. Come un filo di perle al collo di una ragazza. Storie che ti vengono in mente voltando le carte sul tavolo. Storie che ho raccolto in questo mazzetto di tarocchi, in maniera casuale, nella speranza di farvi piacere.

 
 
#1 Il respiro della notte
Lama XVIII – La Luna
Personaggi: Cancer Death Mask
 



Se pensi che le notti siano tutte uguali, sei in errore.
Ci sono notti che puzzano di avventura, di orrore e di mistero. Di morti che sventrano i propri sepolcri e di creature innominabili che respirano tra le pieghe delle ombre, in attesa di qualcosa. Che i minuti passino, o che tu inciampi in loro, come la lepre nella tagliola. Per errore, certo. O per tragica fatalità. Ché preda e cacciatore sanno quanto quel sorriso d’argento sia seducente e terribile allo stesso tempo.
E poi ci sono notti che sanno di lenzuola sfatte, di parole irripetibili sussurrate tra gemiti e sospiri e di sete di labbra sulla pelle. Di carezze e palpiti, e preghiere trattenute tra i denti come bestemmie.
E notti indecifrabili. Che profumano di tutto e di niente. Che non promettono nulla, ma sanno regalarti un brivido in più. Un attimo. Un pensiero. Un refolo di luce stellare sulla pelle. E sono quelle le notti che lui preferisce conoscere, assaporare, esplorare. Come se fossero le labbra di una bella donna incontrata al tavolino di un bar o in un giorno di pioggia.

Da quando è tornato, fatica a dormire. Fatica ad addormentarsi, e non per una banale questione d’insonnia. Gli sembra uno spreco dormire quando attorno a lui c’è così tanta vita. Così tanta luce. Come quella della luna, che filtra dalle finestre spalancate e gli inonda la stanza. E sembra quasi che lo chiami, come fanno i bambini lanciando dei sassolini alle finestre dei compagni per invitarli a giocare. E lui ci sta, ché la Luna sa essere una compagna perfetta, se la sai prendere. Se le sfili accanto, come un sogno concatenato o una gatta randagia, e non cerchi d’imbrigliarla tra le dita. Perché allora la luna ti sfugge, ti graffia le dita e ti lascia da solo. Volgendo altrove il suo sguardo purissimo e luminoso.
Così lui esce. Non avvisa Francesca, ché quando arriva la sera lei crolla esausta e non la svegli nemmeno con le cannonate fino al mattino seguente. S’infila i calzoni. Una camicia. Prende la giacca – a volte nemmeno quella – e le scarpe ed esce incontro a quella luce d’argento che buca il silenzio della notte con discrezione. Rientrerà solo quando l’alba scaccerà la notte, e l’orizzonte prenderà a colorarsi di violetto, rosso e rosa. Quando il giorno nascerà, e tutto ricomincerà daccapo.

«Rientriamo», gli dice uno dei suoi compagni alla fine di una serata come tante, giù alla taverna. Una manciata di ore di libertà, le spalle leggere e la testa imbottita di vino e di donne e di chiacchiere senza peso. «Tu non vieni?»
E per fare che?, vorrebbe chiedergli. Non sa chi abbia parlato, lui gli tiene le spalle, il viso rivolto al cielo ingemmato di stelle, le mani nelle tasche dei calzoni.  «No», gli dice, mentre si accende una sigaretta. «Con una luna come questa sarebbe un delitto.»
E se ne va, una mano alzata per saluto mentre gli altri faticano a far stare dritto sulle gambe lo Scorpione per guadagnare la strada di casa.
Sì, dormire quando in cielo splende una luna così grande e vicina che se allunghi la mano hai l’impressione di potertela mettere in tasca, è un delitto. Altro che i suoi. Athena lo sa. È per questo che ha chiuso un occhio, ché quando nelle tue fila hai un cacciatore – un predatore – certi incidenti sono prevedibili come la pioggia di Novembre o le stelle cadenti di Agosto. E questa notte chiama. Non canta il respiro delle prede, la loro paura o il richiamo del sangue, no. Questa notte è più pericolosa. Questa notte è in continuo movimento. Una moneta che ruota sulla zigrinatura, che non sai se cadrà dalla parte della testa o da quella del cuore.  E lui accetta la scommessa, dirigendo i passi senza avere una meta precisa. Seguendo l’istinto. O il profumo della notte.

Sotto di lui, Atene.
Sotto di lui, un milione di vite, speranze, sogni e decisioni da prendere. Di svolte. Di monete che girano sul rilievo lasciandoti col fiato sospeso. Energia. Pure e semplice e grezza. E dolce come il frutto più proibito e aspra come il succo dei limoni. Ché non tutti i sogni si avverano. E questa notte profuma anche di questo. Delusioni. Pianti. Bestemmie. Separazioni. Vagabondaggi in solitaria, la luce d’argento della luna come compagnia.
Perché la notte è un attimo di sospensione. Uno scrigno pieno di promesse, di possibilità, di eventi tutti da vivere. Alcuni non vedranno mai la luce della realtà. Altri, invece, covano, come galline sulla paglia, strette strette le une alle altre, ché se la volpe arriva magari prende la tua compagna e lascia te. E il tuo uovo. Che non è poi tanto diverso dagli altri; ma è il tuo. Ed è questo a renderlo speciale. Oltre ogni misura.
La Luna lo sa. Ecco perché ogni sera si affaccia dal suo davanzale di nuvole e getta uno sguardo sul mondo. Perché la Luna, lassù, si sente meno sola a farsi gli affari della gente. A vedere cosa accade sul quel puntolino azzurro. Un po’ come se le nostre vite fossero un programma televisivo. Uno di quelli trasmessi in notturna, dove si parla, si sussurra, si immagina, si ipotizza la vita, con le sue mille contraddizioni e miserie e glorie e sfumature e complessità. E la Luna ha sempre avuto – e sempre avrà – un posto in prima fila.
Altro che Sanremo, si dice. Sedendosi su una roccia ad ascoltare, le gambe a ciondoloni nel vuoto, un ciuffo di erba a bucare di verde quella palettata di marrone e grigio su cui sorge Rodrio. Sotto di lui, Atene e le sue luci. Alle sue spalle, la quiete del Santuario. E sopra la testa quella luna d’argento che imbroglia cani e naviganti, ma non lui. Che la osserva. Che dialoga, quasi, con lei. E che trova sollievo nel sentirsi il suo sguardo freddo e luminoso sulla schiena. Come le braccia di un’amica attorno alle spalle.
 
   
 
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