Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    02/02/2015    2 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno! Stavolta il capitolo l'ho controllato ieri notte per poterlo postare oggi! Spero vada bene (anche se rileggendolo non m'è piaciuto troppo). Dunque, il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto è mia ed è stata modificata da me. Buona lettura!







 
The Guy Who Turned Her Down


24. The One With The “That’s A Wrap!”, The Call And The Return


Sevi era tornata a casa da giorni ed Eddie ancora non era ritornato da Bilbao, quindi le cose a casa erano normali: essendo solo lei, Laire ed Elspeth, erano tutte e tre in modalità “chiusone da esame*”, quindi passavano intere giornate a casa, molto spesso senza uscire né vedere anima viva. Ormai tornavano dall’università correndo a casa per studiare e poi spesso passavano la serata senza avere nemmeno la forza di leggere, dedicandosi a qualche stupida sitcom o telefilm non troppo impegnativi.
Essendo quasi sempre distrutte, trascorrevano i pochi attimi liberi insieme a bere il tè e chiacchierare, non riuscendo a occupare il cervello con qualcosa di più gravoso: e finivano o a mangiare di tutto e di più, o a mettere lo smalto insieme – che spesso veniva poi rovinato da Mycroft.
Aneira si stava sentendo con Tom come al suo solito, ma ora era molto più tranquilla: avrebbe preso le cose così come sarebbero venute, sebbene fosse ancora contraria a un’ipotetica relazione. Però, essendo molto impegnata con gli esami finali, non aveva davvero tanto tempo da perdere, quindi finiva sempre per dedicare al ragazzo quei venti minuti della loro telefonata giornaliera.
La cosa sorprendentemente strana era che, da quando Eddie era tornato a lavoro – e non era più in città – Luke veniva spesso a trovarla: non sempre, ma spesso. Quasi come se volesse tenerla d’occhio... e non ne capiva il perché. Da quel che sapeva, nemmeno gli stava tanto simpatica. Tom non ne era a conoscenza – e probabilmente non gliel’avrebbe mai detto – ma una volta l’aveva sentito fare commenti poco carini su di lei: qualcosa riguardo alla sua flaccidità – e voleva davvero capire cosa c’entrasse la sua simpatia o meno con il fatto che non fosse propriamente muscolosa... ma era pigra, lo era sempre stata! – e al fatto che non fosse nulla di che... e allora perché tornava sempre a visitarla? Cosa diamine voleva?
Ma la domanda che le sorgeva naturalmente e che lei stessa sopprimeva frequentemente era: che l’avesse mandato Tom a sorvegliarla? E poi, perché?
Fortunatamente portava spesso Lara con sé, quindi poteva anche intrattenere discussioni piacevoli e normali con qualcuno che non abitasse in quella casa: sebbene non vedesse l’ora che tornassero Eddie e Tom – per quest’ultimo avrebbe dovuto aspettare di più, ma almeno se ci fosse stato Eddie ci sarebbe stato qualcuno da prendere in giro, sgridare e con il quale battibeccare amichevolmente – era contenta di vedere Lara.
Non l’aveva vista spesso dopo i Lawrence Olivier, non sapeva se avesse fatto qualcosa di sbagliato che magari l’aveva fatta arrabbiare... sembrava solo essersi allontanata. Ma quando l’aveva rivista era tale e quale a prima, quindi probabilmente era semplicemente stata molto impegnata.
Anche quella sera, mentre sorseggiava il tè della buonanotte e coccolava un Mycroft che stanziava beato sulla sua pancia, godendosi le carezze, ronfando e facendo le fusa, suonò il citofono. Data la comoda posizione di Mycroft, solo indicando la porta a Laire quella capì che sarebbe dovuta andare a rispondere lei, e dopo quaranta secondi si ritrovò davanti Lara e Luke, – quasi – puntuali come al solito.
«Buonasera!» esclamò Lara, posando sul tavolo un vassoio di dolcini «Vengo da una festa, hanno ridistribuito il cibo rimasto e ho pensato di portarlo alle studentesse indaffarate. Ho fatto bene?»
«Posso amarti?» fu l’unica risposta di Laire, che tolse la carta che rivestiva il vassoio per servirsene subito.
«Mettiti in fila!» rispose Lara con un gesto della mano, mentre Luke si sedeva sull’altra poltrona e Lara lo seguiva sul divanetto. Aneira aveva ancora Mycroft addosso, quindi rimase immobile nella stessa posizione, mentre iniziava a parlare con i due ospiti, continuando comunque a coccolarlo.
«Allora, la vostra giornata è stata sempre la stessa?» chiese Lara, battendo le mani.
«Cosa vuoi fare in periodo d’esame, Lara?» ribatté Aneira, facendo spallucce.
«Che so, speravo foste uscite di casa per qualche minuto, almeno.»
«No, ormai ci siamo chiuse al mondo!» scherzò la ragazza, mentre Luke la osservava semi serio. E non riusciva a capirne il perché. Cosa diamine voleva sapere? Era serio per motivi personali? Cos’era successo? E perché era venuto a trovarla insieme a Lara, che almeno stava dimostrando di essere interessata – e soprattutto di essere una persona rispettabile che perlomeno faceva conversazione e si informava sulle persone che era venuta a trovare?
Luke guardava nervosamente il suo polso sinistro, era visibile dalle dita della mano destra che tamburellavano incessantemente sul ginocchio, e a distanza di quindici secondi controllava l’orologio, sempre.
«Luke, tutto bene?» chiese preoccupata Aneira. Non fosse stato per i commenti poco carini le sarebbe stato simpatico, ma comunque era strano vederlo così.
«Sì, sì, è solo che ho un appuntamento...»
«E sei in ritardo?»
«In realtà non lo so.» tirò un sospiro pesante, fermando la mano che ormai si moveva per conto proprio.
«Scusami, in che senso?» sbatté le palpebre Aneira, mentre Mycroft saltava giù dalle sue gambe per salire su quelle di Luke: solo in quel momento l’uomo si rilassò, iniziando a coccolare il gattino, che faceva le fusa tranquillo sulle sue gambe.
«Sto per incontrare un cliente particolarmente matto. Nel senso, fa parecchie sfuriate. In modo completamente random. Ogni volta ho il terrore che possa licenziarmi, anche senza motivo.»
«Per la tua salute psicofisica non sarebbe meglio licenziarti tu da lui?»
«Vallo a dire tu alla Public Eye.»
«Cederlo a qualcun altro?» propose Aneira, andando a mettere sul fuoco il bollitore «Qualcuno vuole del tè?»
«Non penso sia possibile, vuole proprio tormentare solo me.» Laire e Lara risposero positivamente alla domanda di Aneira, che aggiunse altra acqua al bollitore.
«E allora fa’ in modo di fargli un bel discorsetto. Non sei mica il suo schiavo.» terminò Aneira, preparando tazze, zucchero e cucchiaini.
«Dovrei... quando smetterà di avere così tanta influenza su di me.»
«Sembra proprio un comportamento da donna manipolatrice.» commentò Aneira dal fondo della cucina, mentre Luke spostava Mycroft sul bracciolo della poltrona e si alzava «Lo è, lo è. Beh, buona serata, ragazze!» strinse con una mano una spalla di Lara, di Laire e grattò la testa di Mycroft, il quale accettò la coccola beato. Poi passò accanto ad Aneira e le diede un buffetto sulla guancia, e questa volta lei non poté tacere: «Lo sai che non sono un gatto, vero?»
«Ci sei così simile che non posso non farlo. Buona serata!» terminò lui, e dopo qualche secondo udirono la porta di casa chiudersi.
Lara aveva occupato la poltrona sul cui bracciolo era pigramente steso Mycroft, che le saltò però addosso non appena si sedette lì: «Oh!»
«Che è successo?» chiese Aneira, voltandosi preoccupata non appena sentì le zampine del micino che atterravano da qualche parte. Poi notò lo sguardo tra il preoccupato e il curioso della donna e quello rilassato di Mycroft che la osservava e si decise a far loro una foto «Awww! Questa va dritta sul gruppo!»
«Rovinerai la mia reputazione da non amante degli animali.»
«Non dimenticare che Mycroft ha convertito Tom, che era un amante dei cani.»
«...Avrei dovuto arrendermi a questo micino molto prima, allora.» dichiarò Lara, coccolandogli la testolina con un solo dito. Sembrava avesse paura di fargli male, sebbene fosse intenzionata a non finirla lì con le coccole. E Mycroft non avrebbe mai voluto interromperle.
Per quella sera Lara sostituì Elspeth – che era uscita con Becks e altre ragazze – nel loro tè della buonanotte, coccolando per una buona dose di tempo il gattino: tra loro due era scoccato l’imprinting e quella non se ne poté staccare fin quando non fu costretta dovendosene andare. Non appena Aneira la accompagnò alla porta, richiudendola subito dopo, udì il telefono suonare: “E quindi ora il nostro gatto è di dominio pubblico, dimmi un po’?”
“Assolutamente no, Hiddles, però sai quanto sia coccoloso...”
“Ha conquistato persino Lara? Sul serio?!”
“Ovviamente. Come si fa a resistere a questo musetto adorabile?” era tornata nel suo letto e Mycroft era con lei, sul suo cuscino personale e con un’espressione adorabile: Aneira gli scattò una foto e la spedì a Tom, che le stava già scrivendo in risposta.
“È un cucciolino adorabile... non vedo l’ora di tornare a casa. Lo sai che mi mancate entrambi, no?”
Sì, lo sapeva decisamente. Perché anche a lei mancava lui, sebbene fosse molto più restia di Tom a confessarglielo.

Era andato a vedere la ripresa dell’ultima scena, e quando sentì il fatidico “abbiamo finito” tirò un sospiro di sollievo. Aveva sempre amato il Canada, ma la capitale della Madrepatria ormai lo chiamava a gran voce e lui non vedeva l’ora di lasciare i panni di Sir Thomas Sharpe e tornare finalmente a casa.
«So che al tuo interno stai ridacchiando felicemente, uomo.» Jessica, ancora in abiti da lavoro – se fosse stato possibile definire quel costume in tal modo, sebbene di fatto lo fosse – era apparsa da dietro picchiettandogli la spalla e alzando un sopracciglio, soddisfatta.
«Potrei, potrei.» rispose Tom, sorridendo in modo quasi sogghignante, e Jessica gli diede una leggera spallata.
«Sai, nessuno ti dice nulla se dovessi per esempio correre all’aeroporto ora, eh.»
«No, ho un bel po’ di tempo, posso passare la serata con voi prima di volare indietro.»
«Come fai a —
«Avevo le valigie pronte. Non fraintendermi, mi son trovato benissimo con tutti voi...»
«Ma vuoi tornare a casa dalla tua amata.» quando terminò la frase si beccò contemporaneamente l’espressione quasi tradita di Hiddleston e quella curiosona di alcune persone della crew attorno a loro «Oh, comunque seguo Aneira su Instagram.»
«Lo so. Me l’ha detto subito dopo che hai iniziato a stalkerarla.»
«Cosa?— Oh, che traditrice
«Mi chiedeva come mai fossi particolarmente interessata. Poi mi ha anche confessato che la seguivi. Era un po’ allarmata, a dirla tutta.»
«Sì, probabilmente trovarsi in poco tempo catapultata tra Luke, Lara ed Eddie non deve esser stato scevro di conseguenze.»
«Cosa intendi?»
«Beh, tutto questo interesse nei suoi confronti da parte di persone che prima di quel momento erano praticamente estranei – estranei famosi, ma pur sempre estranei – deve averla lasciata un po’ basita.»
«Penso che ora lei ed Eddie siano più amici di quanto lo siamo io e lui, forse. Ma effettivamente è solo Eddie, dato che mi ha sostituito come coinquilino, praticamente.»
«Quindi... ora che torni vai dritto nel letto di Aneira?» oramai le sopracciglia di Jessica avevano vita propria e il loro movimento convulso lasciava immaginare cose che in realtà non erano accadute: ma lui scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
«Penso proprio di sì, non ho intenzione di essere un cattivo ospite e cacciare dalla mia camera Redmayne, che si sta ancora barcamenando tra le gioie di una nuova relazione e i problemi di quella vecchia. Non so neanche se si è riappropriato della casa o meno... o della sua macchina. E sono più che certo di sapere quale sia quella che ha usato recentemente...» il sorriso che fece subito dopo era leggermente tirato: menomale che si fidava della sua guida, perlomeno.
«Oh, povero Hiddleston, ha dovuto lasciare la ragazza di cui è innamorato e la sua auto in balia di Redmayne. Chissà come si è comportato!»
«La smetteresti di prendermi in giro così ad alta voce? La gente ci guarda.»
«La gente sta ascoltando il discorso finale di Guillermo. Però ti do il beneficio del dubbio, qualcuno potrebbe davvero starci sentendo, qui intorno.» gli rispose immediatamente la rossa «E comunque come farai a gestire i tuoi sentimenti se il solo prenderti in giro ti fa arrossire e guardarti intorno? Insomma, glielo devi dire!»
«Jess!»
«Oh, dannatissimo Hiddleston!» gli tirò un pizzico – non del tutto leggero – all’altezza dei fianchi, nervosa «Sei un dannatissimo attore, quindi sei già andato contro tutte le probabilità, e pure egregiamente. Quindi vedi se le parli. O attraverso io lo stagno per parlarle per conto tuo!» e con quella che avrebbe potuto decisamente considerare una ramanzina – e lo era a tutti gli effetti, probabilmente – ritenne la conversazione chiusa, per il momento.


Non appena rimise piede in casa – finalmente, avrebbe aggiunto, se gliel’avessero chiesto – trovò il silenzio inquietante: era certo che Laire ed Elspeth stessero dormendo, dato che sicuramente la sera prima erano uscite, ma Eddie e Aneira erano soliti essere svegli a quell’ora. Trovò la porta della sua camera aperta e la stanza vuota: le coperte erano disfatte e in giro c’era anche la roba di Jules, quindi erano stati lì... ma che fine avevano fatto?
Scosse la testa, lasciò le valigie in camera e posò la giacca sulla sedia, iniziando a prendere le cose di cui avrebbe avuto bisogno – perché quando sarebbero tornati probabilmente non avrebbe avuto tutte queste possibilità.
Per curiosità passò dalla camera di Aneira – la cui porta era chiusa, quindi sarebbe potuta benissimo essere lì dentro a dormire – per controllare che fosse lì, ma trovò solo Mycroft che si gettò letteralmente ai suoi piedi e iniziò a camminargli tra le gambe per pretendere coccole.
«Cucciolo! Ti prometto che dopo avrai tutte le tue coccole...» non si dirigeva in cucina, quindi non aveva fame. Però lo seguì in bagno e non lo lasciava un minuto libero: si era quasi rassegnato a fare la doccia davanti al micio che non aveva intenzione di mollarlo neanche per cinque secondi, quando suonò il telefono.
Non avrebbe atteso che Laire o Elspeth si svegliassero, e dato che era già disponibile lui corse a rispondere: «Pronto?»
«Oh! Non c’è Aneira?»
«Temo sia uscita, sono Tom. Posso lasciarle un messaggio?»
«Sono la madre.» sembrava in imbarazzo... cosa doveva chiedere?
«Prego, mi dica!»
«Probabilmente dovrei parlarle direttamente, ma... so che hai in un certo senso influenza su di lei.» dove voleva andare a parare? «Tra una settimana è il suo compleanno, e cerco di convincerla a tornare a casa da giorni, ma non ne vuole sapere nulla. È il weekend tra le due settimane degli esami finali e non vuole proprio tornare...»
Perché diavolo Aneira non voleva tornare a casa? Sicuramente non sarebbe riuscito a convincerla, se era così sicura... però avrebbe potuto fare altro, effettivamente.
«Ma lascia perdere, ti sto chiedendo decisamente troppo.»
«No!» eruppe lui, forse troppo velocemente «Intendevo dire che no, non è un problema.» poi si preparò psicologicamente a quello che stava per dire e che gli era venuto in mente pochi secondi prima, quindi avrebbe dovuto sicuramente pensarci di più... ma non c’era tempo «Se vuole posso portargliela.»
«Come, scusa?» la voce della donna raggiunse un’ottava critica.
Tom cercò di rielaborare l’idea geniale – e malefica, ma solo in piccola parte – che aveva avuto poco prima: «Non credo di poterla riuscire a convincere, ma posso... rapirla. E portarla da voi.»
«Quindi portarla a St. Ives contro la sua volontà?»
«Beh, all’inizio non glielo dirò, ma poi penso capirà... soprattutto se lei ha già provato a convincerla, da tempo. Lei dovrà solo aspettarci lì!»
«Oh... Oh! È perfetto!»
«Ma si figuri, signora Hier...»
«Chiamami pure Nessa!» rispose quella, quasi inorridita dal fatto che lui le si fosse rivolto dandole del lei per tutto quel tempo «Allora è certo? Come ci teniamo in contatto?»
«Le scrivo per messaggio il mio numero. Arrivederci, Nessa!»
«Buona giornata, Tom!» aveva salutato la donna, e subito dopo ripose la cornetta del telefono al suo posto. Non sapeva chiaramente in che cosa si fosse imbarcato, ma avrebbe sicuramente conosciuto la sua famiglia. E non aveva ancora sbattuto ciglio a riguardo.


Quando era tornata dalla colazione fuori con Eddie e Jules si era resa conto del fatto che qualcosa fosse diverso dalla porta della sua camera aperta e Mycroft ancora al suo interno: si diresse immediatamente lì, liberandosi della giacca di pelle e lasciando la borsa a terra, prima di entrare in camera e rendersi davvero conto di cosa – o meglio, chi – ci fosse di diverso.
«Tom!» sospirò – e non avrebbe voluto farlo, però era già accertato che non rispondeva ai comandi del cervello in quelle situazioni. L’uomo dormiva con Mycroft sulla pancia – come al solito, del resto – ed era coperto dal suo piumino fiorato: non sapeva chi stesse ronfando di più tra i due.
Aneira scosse la testa e lasciò le sue cose al solito posto: poi si diresse verso la cucina, per preparargli un tè caldo – rigorosamente earl grey, con un po’ di latte – versarlo nel thermos e portarlo in camera.
«È tornato Tom!» si limitò a dire Eddie, indicandole la valigia nella camera.
Aneira annuì «Sì, lo so. Sta dormendo in camera mia con Mycroft addosso.»
«E tu gli stai portando il tè?»
«Per quando si sveglia, no?» ribatté lei, facendo spallucce.
Eddie scosse la testa, guardando poi Jules: «Che mi guardi? Non è colpa mia se quelli si comportano da fidanzatini senza saperlo!»
Aneira lasciò il thermos sul comodino e si rinfilò il pigiama, portando il computer e i libri sul letto e inforcando gli occhiali: gli esami sarebbero iniziati il giorno dopo e lei aveva ancora un bel po’ di cose da ripetere, ma di certo non avrebbe rinunciato al tepore delle sue coperte – e finalmente di nuovo con Tom e Mycroft, entrambi, accanto.





*chiusone da esame: se avessi potuto esprimerlo in inglese l’avrei espresso con “all-nighter, che sarebbe stato molto meglio.
  
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