4.
Sleepless
Da
quando
era diventata un vampiro, Caroline non era più riuscita a
godere della
deliziosa sensazione che procura un sonno notturno di almeno otto ore
ininterrotte. Il minimo rumore la svegliava, e una volta che apriva gli
occhi
trovava terribilmente difficile riaddormentarsi subito; così
infilava una
maglietta – più per abitudine e senso del pudore
che non per un fattore di
temperatura – e scendeva al piano di sotto a mettere qualcosa
sotto i denti. A
volte le bastava una cioccolata o un tè caldo, e se
così non era doveva
ricorrere alle sacche di sangue che sua madre, con invidiabile
noncuranza,
teneva nel frigorifero accanto al latte e alle verdure.
Andare
a
vivere con Klaus non aveva cambiato questa sua fastidiosa abitudine.
Non
dipendeva
da lei: gli incubi non rientravano nella sua area di competenza e, per
una da
sempre abituata ad avere ogni cosa sotto il più totale
controllo, il non poter
gestire la propria mente era qualcosa che la faceva diventare matta.
Non che
potesse biasimarsi: era passata attraverso parecchia schifezza nel
corso della
sua breve vita – in meno di due anni era morta, tornata come
vampiro, catturata
e torturata un’infinità di volte e sempre con lo
scopo di far del male a
qualcun altro, dato che lei, fondamentalmente, non aveva nemici
– e non c’era
da stupirsi, dunque, se ogni volta che chiudeva gli occhi quegli
orribili
ricordi tornavano a tormentarla.
Negli
ultimi decenni l’aveva aiutata il fatto di risvegliarsi e non
trovarsi da sola.
Talvolta il suo sonno era talmente agitato che riusciva a svegliare
persino
Klaus, che la stringeva e le sussurrava parole confortanti
finché il suo
respiro non si calmava e non scivolava nuovamente in un riposo
più pacifico;
altre volte era come riprendere a respirare dopo una lunga apnea
– passava dal
sogno alla veglia in un battito di ciglia, e di solito era
così confusa dal
brusco cambiamento da fare fatica a mettere a fuoco la
realtà. Poi sentiva il
peso di un braccio avvolto intorno al proprio stomaco, una fronte
posata contro
la spalla, il respiro leggero dell’uomo con cui condivideva
il letto e tutti i
tasselli tornavano al proprio posto: la paura provata nel mondo onirico
svaniva, sostituita da una calda sensazione di sicurezza.
Quando
tornò in camera da letto, rinvigorita dallo spuntino di
mezzanotte – o, per
meglio dire, delle prime ore del mattino – trovò
Klaus esattamente come l’aveva
lasciato, a pancia in giù sul materasso con la testa sepolta
nel cuscino, e il
lenzuolo che a malapena gli copriva le natiche. Caroline si
lasciò sfuggire un
sorrisetto: doveva essere uno dei pregi dell’essere ibrido,
il non soffrire il
freddo a metà febbraio…
Ancora
prima che la sua mente formulasse il pensiero la vampira si
ritrovò gattoni sul
letto, le mani ai lati dell’ibrido e le labbra sulla sua
pelle bollente, pronte
a saggiarne il sapore familiare. Dall’incavo del collo
iniziò a disseminare
minuscoli baci leggeri come le ali di una farfalla, cercando
ufficialmente di
non svegliarlo ma sperando in fondo di farlo, e per una lunga manciata
di
secondi si godette il semplice piacere di poterlo avere in suo potere,
così,
semplicemente, e ogniqualvolta lo desiderasse.
La
faceva
sentire potente. E Klaus aveva ragione, il potere era
inebriante.
Pochi
secondi dopo un mormorio sommesso e soffocato provenne dalla creatura
sotto di
lei. «Caroline, sono le tre e mezza.»
«Mh-mh,
lo
so. Continua a dormire», gli sussurrò, proseguendo
nel disseminare una morbida
scia di baci lungo il profilo della sua spina dorsale.
Klaus
si
lasciò sfuggire un gemito quando Caroline gli
raschiò inavvertitamente la pelle
con la punta delle zanne. «Un po’ difficile, visto
come mi stai torturando»,
ribatté sul medesimo tono, sollevando il viso dal cuscino e
cercando di
voltarsi senza tuttavia disturbare la sua piacevole attività.
«Oh,
poverino. Vuoi che smetta di
‘torturarti’?» Sorrise maliziosa,
mordicchiandogli
appena un fianco. «La brutta vampira cattiva si sta
approfittando di te…»
«Caroline.»
«…Hai
intenzione di non fare nulla al riguardo?»
«Mh.»
Klaus
si ostinava a tenere il viso contro il cuscino, ma Caroline poteva
quasi
sentire il suo sorriso.
«Suppongo
che la vecchiaia faccia questo effetto. È dura stare al
passo con le voglie di
una ragazzina…»
«Va
bene,
ora basta. Se inizi a mettere in dubbio la mia virilità non
posso che
raccogliere la sfida.»
Klaus
si
sollevò talmente tanto in fretta da sparire per qualche
secondo alla sua vista,
e quando i suoi occhi si posarono nuovamente su di lui lo vide
torreggiare
minacciosamente sopra di sé; le proprie mani erano state
catturate in una morsa
gentile e tenute sopra la testa, e Caroline si ritrovò a
fronteggiare Klaus e
lo strano sorriso divertito e provocante che aveva stampato sul viso
ancora
assonnato.
«Se
sei
troppo stanco possiamo lasciare la sfida a domattina»,
propose lei con una
risatina, non facendo caso al bagliore cupo e colmo di promesse che
aveva
attraversato gli occhi dell’ibrido.
«Te
la
faccio vedere io, la stanchezza», ribatté lui,
prima di metterla a tacere con
un bacio. Il suo corpo sembrò improvvisamente molto sveglio
e attivo
contrariamente a quanto aveva creduto lei, e quello fu il suo ultimo
pensiero
lucido prima che Klaus rispondesse con solerzia invidiabile alla sfida.
Quasi come
se
sapesse il motivo per cui si era svegliata nel cuore della notte senza
bisogno
di conferme, e sapesse anche cosa fare esattamente per placare il suo
animo e
distoglierle la mente da pensieri cupi e tormentosi. Non era la prima
volta, dopotutto, che doveva rassicurarla dopo uno di quegli incubi - e
inoltre lui stesso si era trovato diverse volte nella sua stessa
situazione, lungo i secoli. Le
conseguenze di un'esistenza eterna, suppose Klaus, dovevano di certo trattare
anche un eterno tormento.
Ma ormai il pensiero quasi non lo turbava più.
Ma ormai il pensiero quasi non lo turbava più.
Più
tardi,
mentre una piacevole spossatezza la trascinava verso il sonno, Caroline
udì
distrattamente le parole del suo ibrido, sussurrate così
piano che forse non
erano davvero intese per essere udite.
«Dormi,
tesoro. Non hai più niente di cui avere paura.»
E Caroline sorrise, perché si fidava di lui, e si permise di addormentarsi.
E Caroline sorrise, perché si fidava di lui, e si permise di addormentarsi.
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BEH
– avete chiesto e io ho dato, più o meno xD
Non mi aspettavo tutta questa calorosa accoglienza dopo tutto questo
tempo di
non-aggiornamenti, e la cosa mi ha lasciata sorpresa, perplessa e
lievemente
gongolante. Sono tanto contenta vi piaccia, dunque, e ringrazio
tantissimo chi
ha recensito lo scorso capitolo e chi ha appena trovato questa raccolta
insieme
a chi già la conosceva e niente, benvenuti e bentornati!
Su
un tono un po’ più serio: onestamente non me
ne intendo molto di psicologia, ma sono convinta che dopo tutto quello
che ha
passato – è stata praticamente torturata da ogni
singolo personaggio apparso in
Vampire Diaries, dopotutto – Caroline possa soffrire di una
sorta di sindrome
post-traumatica, magari una forma lieve o chessò io, anche
se un vampiro
immortale e potente eccetera eccetera. In ogni caso è
così nel mio headcanon.
Ovviamente,
Klaus è sempre al suo fianco per
rassicurarla. Belli loro ♥
(Also,
capitolo principalmente Caroline!centric
- scusate la troppa introspezione e la
zuccherosità e la mancanza di qualche interazione profonda o
decente come lo
scorso capitolo, lol. Mi rifarò, prometto).Per ora è tutto, gente! Sempre vostra,
Niglia.