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Autore: formerly_known_as_A    02/02/2015    1 recensioni
Rin è abbastanza sveglio da capire subito a cosa sia dovuto tanto chiasso, alle sei e mezza di un mattino di inizio febbraio.
Forse.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Senpaiii! Senpai, senpai, sveglia!"

Nel sogno di Rin, incerto e surreale come tutti quelli che annunciano la fine del sonno, lo scenario australiano di una spiaggia sconfinata ed un mare agitato perfetto per il surf -Rin, da qualche parte, sa di essere un incapace, in quello sport, ma nel sogno tutto è possibile, anche starsene sotto il sole cocente senza diventare un'aragosta- si trasforma in una foresta, senza preavviso, un gruppo di scimmie moleste che saltellano ai suoi piedi, quell'appellativo per nulla strano, sulle loro labbra.

Si tratta semplicemente di scimmie molto rispettose.

Le scimmie continuano a saltellare fino ad appendersi alle sue braccia, dondolandosi con tutto il loro peso.

"Rin senpai! Rin senpai! Sveglia!" gridano ancora, la vocina pronta a farsi un varco nel cervello del ragazzo. La sente scavare come un piccolo minatore diligente, ben intenzionata a svegliarlo con il mal di testa più forte della sua vita.

Grugnisce, ormai convinto che le scimmie siano più lontre e il responsabile di quel risveglio troppo brusco sia un certo Mikoshiba del primo anno.

Apre un occhio, poi un altro, alternativamente. La stanza è troppo luminosa, la scimmia iperattiva troppo da sopportare a quell'ora del mattino.

Il primo pensiero va' alla sveglia. Solitamente è lui il primo ad alzarsi, andare a correre, fare una nuotata mattutina, il tutto prima di colazione.

Come può averlo sorpreso proprio Momo, tra tutti?

"Senpaiii!" continua, un po' più lontano di prima ma sempre abbastanza irritante.

Rin grugnisce di nuovo, mettendosi a sedere e sfregandosi gli occhi. Riacquista la lucidità necessaria, prima di lanciare un'occhiataccia alla lontra molesta. Sembra che Sousuke sia riuscito ad allontanarlo abbastanza da fargli smettere di scuoterlo, ma pare anche che si sia riaddormentato nel tentativo, in un angolo del letto di Rin. Il peso del suo corpo crollato sul più giovane lo blocca anche senza bisogno che sia cosciente.

A Rin scappa una mezza risata e Sousuke scatta con la testa verso l'alto, scuotendola e biascicando qualcosa che potrebbe essere "Non stavo dormendo". Considerando il numero di volte in cui è successo durante le lezioni, a Rin non servono molte prove per ridere davvero.

L'amico sembra finalmente sveglio mentre lo guarda male, lo sguardo che gli comunica senza parole che dovrebbe essergli grato, piuttosto, per aver neutralizzato il pericolo lontra.

Lontra che cerca di rimpicciolirsi il più possibile, il viso arrossato mentre cede al peso del senpai sulla sua schiena.

Sousuke ha verosimilmente pena abbastanza da lasciarlo andare, scivolando sul materasso fino a mettere i piedi per terra.

Rin smette di ridere per notare un'assenza. Non è che non se l'aspettasse, dopotutto ha il dono di essere abbastanza mattiniero per ricordarsi la data, ma almeno nel comitato di auguri si aspettava Aiichirou.

"Dov'è Ai?" chiede, senza pensarci. Ci pensa solo dopo, quando mette il punto di domanda ed intercetta lo sguardo molto più sveglio ed attento del suo migliore amico. Non ha il tempo di vergognarsi, però, perché Momo gli è subito addosso, l'imbarazzo sostituito dall'entusiasmo con cui già ha tentato di svegliarlo, le mani sulle sue spalle mentre lo scuote.

Ogni tanto immagina Seijurou, l'altro Mikoshiba, fare gli stessi gesti. È buffo, per la maggior parte del tempo, ma considerando i lividi che lasciano le sue pacche amichevoli sulla schiena, scrollarlo gli dislocherebbe una spalla.

"Senpai, non devi avere preferiti, c'è la neve e dobbiamo fare una battaglia prima che inizino le lezioni!" esclama Momo, serio come se gli stesse spiegando una delicata questione internazionale.

"Non faccio preferiti..." cerca di protestare, finendo scrollato di nuovo.

Momo scuote la testa, poi annuisce e la riscuote, confondendolo.

"Dobbiamo fare le squadre! Dobbiamo fare le trincee prima che gli altri ce le rubino, senpai, è importantissimo!" continua, con lo stesso tono urgente. Davvero pensa che in un liceo difficile e prestigioso come la Samezuka, gli studenti abbiano il tempo di...?

Lo schiamazzo che nemmeno le finestre riescono a schermare gli risponde senza che debba porre la domanda.

Un'occhiata a Sousuke lo informa che il pericolo più grande, per il momento, è che lui si addormenti ed arrivi davvero in ritardo alla lezione. Lancia un'occhiata alla sveglia sul cellulare, che indica un'ora in cui non è più possibile cominciare la sua routine giornaliera, ma in cui c'è probabilmente spazio per una battaglia di palle di neve.

Sospira, sentendosi come un padre di fronte al figlio un po' scemo ma troppo adorabile per non essere viziato un po' e spinge Sousuke con un piede prima che possa cadere di faccia sul pavimento.

La porta si spalanca e l'unica persona che mancava, a quel comitato di auguri -non è più sicuro che Momo si ricordi davvero che giorno sia- compare inquadrata dalla cornice, il respiro affrettato come se non avesse corso soltanto per gli otto metri scarsi che separano le loro stanze.

"Rin senpai!" esclama, una sveglia a forma di gatto rosso in mano. La sveglia di Rin.

Di Rin perché è un regalo di sua sorella, non di certo perché davvero potrebbe piacergli una sveglia-gatto con un adorabile campanellino al collo.

A lui? Pfff!

Aiichirou ha gli occhi pieni di lacrime, ma le trattiene per affrettarsi verso il letto e posare l'oggetto.

"Mi dispiace così tanto, senpai! Non ho visto che Momo aveva preso la tua sveglia, ora sei in ritardo!" esclama, lamentoso, le dita che salgono a tormentare il copriletto.

C'è stato un tempo che quel piagnucolare è stato irritante, per Rin, un tempo in cui si sarebbe alzato e sarebbe scappato il più lontano possibile da quegli occhi lucidi. Adesso capisce e scompiglia soltanto i capelli del kohai premuroso, scuotendo la testa.

"Non importa."

Saltare una volta la sua corsa mattutina non influenzerà troppo il suo rendimento atletico.

Momo, che di nuovo sembrava pronto a sprofondare nel letto e non farsi più ritrovare, sembra illuminarsi, affrettandosi per stargli più vicino ed afferrarlo per la maglietta.

"Allora andiamo a lanciare le palle di neve?!" chiede, così entusiasta da poter accendere una lampadina.

Annuisce soltanto, Rin e questo basta per far scattare in piedi il kohai e farlo gridare abbastanza da svegliare gli ultimi studenti rimasti in dormitorio.


Il cortile è ricoperto da uno spesso strato di neve e, manco a dirlo, fa veramente freddo.

Rin affonda le mani inguantate nella giacca, pentendosi di essersi lasciato convincere. È solo un attimo, solo il tempo di osservare uno scivolone di Momo, Sousuke che lo segue in terra nel tentativo di farlo rialzare e Ai che si preoccupa per entrambi in un misto di rimproveri acuti e braccia che si agitano.

No, ne è valsa la pena.

Tutt'intorno non c'è il silenzio a cui è abituato alle sei e mezza del mattino, non c'è la calma piatta in mezzo alla quale corre sempre, con il tempo e la giusta atmosfera per concentrarsi soltanto sul proprio respiro, il rumore dei passi, il cuore che pulsa nelle orecchie.

Se si concentra, riesce a sentire la neve scricchiolare sotto alle scarpe anche in mezzo a tutto quello scompiglio, ma è una distrazione che gli costa una palla di neve sulla nuca.

Riconosce la risatina di Ai, quel suono adorabile e cristallino che fa quando è davvero divertito, senza pensieri. Gli sembra passato un secolo da quando è riuscito a conquistarsela, gli sembra passata un'eternità senza averla sentita.

Ma è lì, anche se sparisce quando gli lancia un'occhiataccia e si china per prendere la neve tra le mani. La compatta mentre Aiichirou assume l'espressione di una lepre davanti ad un predatore. Rin è sicuro che, se potesse, abbasserebbe anche le orecchie.

E se lo facesse, Rin probabilmente morirebbe troppo giovane, quindi a pensarci è un bene che riesca ad andargli incontro con aria minacciosa, osservandolo andare all'indietro, poi pattinare sul posto prima di cadere seduto nella neve fresca.

"No, senpai! Scusami!" esclama, ben conscio di meritare una punizione esemplare. "Momo, è colpa di Momo!" aggiunge, indicando il rosso che sta cercando di fare una palla grossa come la sua testa e sollevarla, forse per andare in aiuto al suo senpai.

"Non è vero!" cerca di difendersi, la prova del reato ben visibile davanti a lui.

"È verissimo." conferma Sousuke, seduto a terra accanto ed intento a creare una sfera più grossa ancora.

"Soucchi senpai!" sbotta Momo, l'espressione di qualcuno di tradito dall'amico di tutta la vita. Rin per poco non scoppia a ridere, ma intercetta un movimento alla propria destra, dove Ai cerca di defilarsi il più velocemente possibile.

Sempre che scivolare sul sedere all'indietro sia effettivamente considerato darsi alla fuga.

"Non puoi sfuggirmi."

È un dato di fatto, la voce bassa come un predatore di fronte ad una preda deliziosa. Per poco non ride ancora quando Ai lancia un grido stridulo, spingendogli incontro la neve nell'ultimo tentativo di difendersi. Gli è addosso senza nemmeno lasciargli il tempo di finire il gesto, mani fredde e neve nel collo e sotto la maglietta, la voce che si perde finalmente in una risata, il ruggito inquietante che voleva fare perso in fondo alla gola.

"Noooo, Ai senpai!" grida Momo, da qualche parte in quel groviglio di braccia e gambe e risate trattenute a stento tra grida di protesta.

Momo ha le mani gelide ed una quantità di neve addosso contro cui non può fare molto.

Cerca di difendersi come può dall'assalto combinato dei kohai e sta per uscirne sconfitto quando Momo lancia un grido acuto, la sfera di neve di Sousuke che ha centrato il bersaglio o vi è rotolato sopra. Senza di lui, costringere Aiichirou alla resa è un attimo ed è altrettanto velocemente che lo fa rialzare, sentendolo rabbrividire.

Hanno tutti e quattro il respiro veloce, che si condensa in piccole nuvole davanti alle labbra. A Rin fanno male le guance ed il petto, come non succedeva da moltissimo tempo.

Sente Momo abbandonarsi sul suo fianco, rantolante come se non avesse mai fatto sport in tutta la sua vita, le mani infreddolite che cercano di infilarsi nella sua tasca destra.

"Cioccolata?" domanda Sousuke, togliendo distrattamente la neve rimasta da entrambi.


La mensa della Samezuka solitamente non è così tanto affollata, a quest'ora, ma la neve ha infreddolito gli studenti, che reclamano il loro pasto caldo.

Rin soffia per l'ennesima volta sul caffè, troppo bollente per i suoi gusti, tenendo d'occhio Ai e Momo alle prese con i dolci rimasti nella vetrina.

Sorride, non può impedirselo, anche se gli fanno male le ossa e ha troppo freddo per stare seduto composto. Probabilmente finiranno tutti e quattro malati, ma non riesce a darvi troppo peso.

È difficile che sia di così buon umore, al mattino, anche se nuota proprio per togliersi dalla testa i pensieri che lo opprimono.

"È un peccato che sia un giorno di scuola." commenta Sousuke, voltandosi verso la sua tazza di caffè ancora intatta ed aggiungendovi l'ennesimo cucchiaio di zucchero. Rin fa una smorfia, sentendo male ai denti solo guardandolo.

"Se fosse stato di domenica, mia madre avrebbe assolutamente voluto che tornassi a casa per fare le cose in grande." ribatte, cercando di scaldarsi con le mani intorno alla tazza calda.

"Se non altro non sei sparito con quelli lì di Iwatobi." borbotta Sousuke, sorprendendolo. Sì, non scorre esattamente buon sangue tra lui ed Haru, ma almeno Makoto? Makoto piace a tutti! E Nagisa? Nagisa è un po' energico, ma non è così insopportabile. Rei? No, Rei gli ha fatto saltare un paio di ore di sonno, quindi agli occhi di Sousuke è imperdonabile.

Sospira.

"Non sono quelli lì, sono miei amici. E non sarei sparito con loro... non credo."

Rin ci prova davvero a farli andare d'accordo. Non vuole fare preferenze, non vuole che qualcuno si senta escluso ed ogni volta che Sousuke gli rinfaccia il suo rapporto con i ragazzi di Iwatobi...

"Chissà quali terribili cose ti avrebbero fatto fare con la scusa che sei il più vecchio, accidenti."

Alza lo sguardo, la mandibola che aveva stretto senza rendersi conto che si rilassa nel vedere il sorriso che Sousuke nasconde dietro il palmo su cui è appoggiato. L'altra mano è sul tavolo, un pacchetto sottile e lungo sotto le dita.

"Buon compleanno."

Rin gli tira un calcio ben meritato, sotto al tavolo, ma sbaglia mira e prende la sedia, facendosi anche un po' male. Non ci riprova, però, lo schiamazzo degli altri due in avvicinamento che lo distoglie dalla vendetta.

E la vista annebbiata. Solo un pochino.

Tira su con il naso prima che Aiichirou possa vederlo.

"Nooo! Soucchi, cos'hai fatto, prima deve soffiare sulle candeline!" sbotta Momo, sedendosi con le ginocchia sulla sedia, il corpo allungato sul tavolo e le dita che cercano di verificare che il pacchetto sia intatto.

Altre mani posano un dolcetto in mezzo, una candelina accesa che traballa dal picco di una montagnola di panna montata. È una tortina di fragole, troppo piccola per quattro persone, ma abbastanza da portarlo pericolosamente sull'orlo delle lacrime.

"Tanti auguri, Rin senpai." sussurra Aiichirou, il tono spezzato come se gli stesse confessando qualcosa di segreto ed imbarazzante. Ha le guance arrossate, le dita che sfiorano la carta del pacchetto, accanto a quelle di Sousuke e Momo.

"Tanti auguriii a teeee...!" canta il rosso, con tutta la potenza dei polmoni di un dorsista. O di una lontra.

È così... così tremendamente imbarazzante.

Rin cerca, ci prova davvero, a non nascondersi dietro le mani, ma sente gli occhi troppo umidi, le guance troppo calde e vorrebbe contemporaneamente nascondersi in un buco ed abbracciarli tutti e tre.

Sente una specie di gridolino che conosce troppo bene e cerca di nascondersi ancora di più.

"...carino." aggiunge invece Ai, facendolo morire.

"Il capitano senpai è troppo carino!" conferma Momo e, dal suono, sembra accasciarsi sul tavolo senza aver finito davvero la canzoncina.

Almeno quello.

Sousuke ride soltanto ed è quello che lo fa riemergere per guardarlo male.

Ma non dura abbastanza, gli ricapita lo sguardo sulla torta, sul pacchetto rosso fiammante un po' rovinato sui lati e riesce soltanto ad attirarlo a sé per sedare la propria curiosità.

Fa attenzione, nonostante lo stato della carta, a non romperla troppo. Non che sia sentimentale, ma gli piace tenere la carta dei regali importanti.

No, non è sentimentale.

Eppure, rimuovendo l'ultimo strato di carta, non può fare a meno che farsi scappare un verso di sorpresa commossa, qualcosa di simile ad un singhiozzo senza lacrime, in bilico tra la commozione e la felicità.

C'è una foto incorniciata, lì, una foto di loro quattro il giorno della staffetta, i visi rilassati e felici nonostante tutto, la spalla di Sousuke decisamente rossa, un contrasto perfetto con la sua espressione contenta. Loro quattro, la loro prima ed ultima staffetta ufficiale, quella destinata a legarli per sempre.

Dietro il vetro, un Rin felice si riflette nei suoi occhi, un Rin che ha realizzato un sogno e se n'è visto strappare un altro, ma non può fare a meno di sorridere per la propria conquista. Alza lo sguardo verso Sousuke e il suo migliore amico fa una smorfia troppo forzata, nascondendo una felicità che, seppur minima, non l'ha lasciato da allora.

"Momo voleva modificare la spalla con photoshop." confessa, divertito. Mesi fa, Rin sarebbe scoppiato a piangere davanti a quell'informazione.

Ma ne hanno fatta di strada, da allora.

Riabilitazione, parole nel buio, discorsi sul futuro, sulle operazioni che Sousuke dovrà subire, confessioni appena sussurrate delle paure di Rin... Un passo alla volta, fino a rendere solida quella felicità sottile.

"Voleva fargli un tatuaggio da Yakuza." aggiunge Ai, nascondendosi le labbra mentre ride. Rin non può fare a meno di ridere a propria volta, Momo che gonfia le guance, offeso.

"Era un'idea geniale." protesta, allungando le mani verso la foto incorniciata per voltarla.

"Vero." ammette Sousuke.

Dietro la cornice c'è un foglio di carta, tre scarabocchi dei tre alunni della Samezuka con la grafia peggiore, dediche per non perdersi di vista e non dimenticarsi di loro quando sarà in Australia.

La voglia di abbracciarli tutti e portarli con sé diventa bisogno, una stretta al petto che non diventa un singhiozzo solo con un estremo sforzo di volontà.

"Grazie." mormora Rin, portandosi la cornice al petto. "La porterò con me."

Non singhiozza, Rin, anche ad un paio di mesi dal momento in cui dovranno salutarsi. Cerca di trattenere le lacrime, perché la candela pericolosamente inclinata resiste ancora sulla sua tortina di compleanno, pronta ad essere spenta, pronta ad esaudire il suo desiderio.

Un desiderio semplice, che in parte sa di avere già ottenuto.

Porterà con sé quella foto anche se non rischia di dimenticare le persone che più sono diventate importanti per lui.

Il desiderio che esprime serve soltanto ad assicurarsene.



Angolo Autrice

È passato davvero tanto tempo dall'ultima volta in cui ho scritto così tanto in così poco tempo... forse sto recuperando le energie perse dietro alla novel!

Avevo davvero voglia di scrivere qualcosa sull'amicizia tra questi quattro, come ho già scritto dell'amicizia tra Ai e Rin in Kairos... Ovviamente chiunque può vederci hint ;)

Per il compleanno di Rin mi ero ripromessa del fluff senza angst e forse sembra che sia passata sopra ai problemi che i quattro devono affrontare a questo punto dell'anno scolastico (soprattutto Sousuke e la sua povera sotto trama abbandonata dalla KyoAni) ma diciamo che per un giorno cercano di non pensarci troppo XD

Da qualche settimana sono senza connessione internet (e nemmeno telefono, non potete capire che pace a non ricevere trenta telefonate al giorno da PincoPallino che offre igloo riscaldati per pinguini) quindi non sono riuscita a pubblicare le storie natalizie finite all'inizio di gennaio... abbiate pazienza, si spera che la situazione migliori e torni a pubblicare con una certa regolarità.

Grazie per aver letto :3

   
 
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