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Autore: marauder11    04/02/2015    3 recensioni
"La realtà supera la fantasia perché il caso va oltre ogni immaginazione"
Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un postino far capolino sullo scalino d'ingresso di Grimmauld Place numero 12, il 30 Dicembre del 2015.
Harry non si sarebbe mai aspettato di ricevere quella lettera, che cambiò la vita di molte persone.
******************
Harry pensò che una piccola rossa di nome Lily e una piccola bionda di nome Petunia ridevano di nuovo insieme. Stavolta la magia non le avrebbe separate, anzi, le avrebbe unite. Per sempre.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Come promesso, ecco il capitolo successivo. Adoro tutte le persone che hanno recensito, spero di risentirvi!

Buona lettura, aspetto i vostri pareri! 

-Marauder11

Capitolo 21 – Messaggi celati

«Basta, non ce la faccio più. Scusate, vado a vomitare» Alice chiuse di botto il suo libro e si alzò dal divano della Sala Comune, dirigendosi dritto di filato verso i dormitori.

James lasciò la presa su Emily, sua nuova conquista, che lo stava baciando in un modo un po’… osceno, da almeno mezz’ora, e seguì con lo sguardo la piccola di casa Paciock.

Quel pomeriggio e anche dopo cena, Alice, Megan, Albus, Fred e Rose avevano deciso di studiare insieme, dato che non avevano avuto, ultimamente, parecchie occasioni per vedersi e passare un po’ di tempo in compagnia.

Albus confabulava chissà che con Rose, mentre Fred, che aveva sentito ciò che aveva detto Alice, guardava Megan che lo ricambiava interrogativa.

«Effettivamente una visione del genere farebbe schifo a chiunque…» disse Megan schifata a Rose e Albus, che continuavano a guardare in direzione di James.

Rose sorrise leggermente, guardò Meg e annuì.

«Avrete notato come, però, James si sia staccato immediatamente da quella ragazza non appena Alice se n’è andata…» Al guardò Rose e sorrise, intuendo immediatamente – come ogni volta – i pensieri della cugina e migliore amica di sempre.

«Non starete dicendo che…?»

«Ma certo, James non vuole ammetterlo ma ultimamente guarda Alice in modo strano… E lei non lo ignora mica. C’è qualcosa tra quei due, ma non se ne rendono conto»

Megan era scioccata, a dir poco sbalordita. Adesso che ci pensava, in effetti, si era accorta che Alice diventava strana quando c’era James. Lui, d’altro canto, non aveva fatto altro che infastidire la sua amica, fin da sempre, riservandole delle attenzioni un po' particolari. Che fosse un modo per attirare la sua attenzione, come diceva sempre Lily?
- Oh, sono già le undici! Devo scappare... - disse Rose alzandosi, prendendo in fretta i suoi libri.
- Ti accompagno – disse Fred, alzandosi di scatto.
- Oh no Freddie, tranquillo, ti ringrazio... - disse gentile Rose, scuotendo la testa, ma Fred la ammonì con lo sguardo.
- Non fare storie, cugina, ti accompagno... Su. – disse Fred, togliendo i libri dalle mani di Rose, che sorrise radiosa.
- Devo fare una capatina nelle cucine, quindi... - aggiunse il ragazzo, sorridendo, e Rose lo ammonì con lo sguardo e poi scoppiò a ridere, scuotendo la testa con disapprovazione. Fred era sempre Fred, si era arresa da tempo con lui; qualunque cosa avesse in mente, nessuno poteva fermarlo.
- Il coprifuoco, Fred... - Fred alzò gli occhi al cielo, poi chiese a Rose cosa fosse il coprifuoco, fin quando entrambi si allontanarono fra una risata e l'altra verso l'ingresso della Sala Comune dei Grifondoro.
Dopo aver volto lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, Megan realizzò di esser rimasta da sola, con Albus.

L’ansia iniziava ad assalirla… E adesso, cosa avrebbe detto o fatto?

Si sedette sul tappeto, poggiando la schiena sul divano su cui era seduto Albus. Iniziò a fissare il fuoco che divampava davanti a lei, persa nei suoi pensieri.

«Hey… tutto bene?»

La voce di Albus arrivò dritta e chiara alle orecchie di Megan, che subito si riscosse.

«Scusami, non volevo spaventarti…» disse dinuovo lui, vedendola balzare di un metro.

«Oh, ero immersa nei miei pensieri, non mi hai spaventata… Tranquillo» disse lei sorridendo rassicurante. Lui dapprima ricambiò il suo sorriso; poi, incapace di reggere lo sguardo di lei, volse la sua attenzione altrove. Megan si voltò a guardarlo, come a voler attirare la sua attenzione, ma Al sembrava ignorarla volgendo la sua attenzione ad altro, non era chiaro se volutamente o meno.

Perché non mi guarda mai? La mia visione lo disgusta?!

Pensò lei, sospirando esasperata. Diede un calcio ad un cuscino che, accidentalmente, finì dentro al camino. Iniziò a fare fumo, e il panico la colse.

«Ah, maledetto Salazar! A fuoco, va a fuoco!» subito Al si alzò dal divano e, con la bacchetta in mano e uno sventolare di bacchetta, urlò Aguamenti, spegnendo il cuscino e… il fuoco dell'ampio camino. Notò che Megan, nell’intento di salvare il cuscino, aveva adesso una mano annerita, così come il suo viso che si era coperto di fuliggine, e delle lacrime sgorgavano dai suoi limpidi occhi grigi, che sembravano quasi azzurri e fin troppo limpidi e trasparenti, tanto erano pieni di lacrime. Si chinò accanto a lei che era ancora seduta sul tappeto di fronte al camino, un’espressione dolorante dipinta in viso. Guardò il suo profilo, i suoi capelli neri e mossi, voluminosi, e lunghi fin sotto le spalle, erano tenuti fermi da un cerchietto rosso in velluto che le stava divinamente. Si perse a guardarla un po', poi vedendo una lacrima scorrere lungo la candida guancia di Megan, si riscosse.

«Meg, non è successo niente, va tutto bene adesso… Cosa hai fatto alla mano?» chiese lui, prendendole delicatamente il braccio. Sentì qualcosa muoversi dentro di lui, al contatto di lei, che iniziò a fissarlo dritto negli occhi.

«Oh, niente… Non fa niente»

«Non capisco perché ti sei avventata sul fuoco… Mi hai fatto paura, sai?» disse lui dolcemente senza rendersi conto, sentendosi poco dopo imbarazzato per le sue parole pronunciate così spontaneamente. Si era preoccupato per lei, ma non l’avrebbe mai e poi mai detto. Eppure, a così poca distanza da lei, con i suoi grandi occhi grigi intenti a scrutarlo, gli era venuto facile parlare ed esprimere ciò che pensava, più facile di quanto avesse mai pensato.

Lei lo osservò, sorridendo, cercando di ricacciare indietro le lacrime invano.

«Sono stata una sciocca… Avrei dovuto fare un incantesimo e invece…»

Lui tornò a guardare la mano di lei, studiandola attento.

«Credo che tu ti sia un po’ ustionata… Vieni, andiamo da Madama Chips. Ti sistemerà in un attimo» disse lui con molta naturalezza, una naturalezza e un riguardo nei confronti di lei che – agli occhi di Megan – non era mai appartenuta a quel moro che conosceva da tanti anni, ormai.

«Non preoccuparti, posso andarci da sola…»

Ma lui sorrise, gentile e, con tono ammonitore, le si rivolse nuovamente, puntando le sue iridi smeraldine su di lei.

«Il coprifuoco è appena scattato, e io sono un prefetto. Potrei toglierti dei punti, se ti vedessi girare per il castello, nonostante la tua buona motivazione… Sai?» lei sorrise leggermente, e in un attimo si mise in piedi, aiutata dalla mano di Albus.

Entrambi si scrutarono negli occhi per un attimo; il verde incrociò il grigio, e quest’ultimo si fuse nel primo. Poi Meg distolse lo sguardo, e si incamminò verso il buco del ritratto.

Al, prima di uscire, gettò un’occhiata all’interno della Sala, e vide suo fratello che lo guardava incuriosito da lontano. Non appena si accorse che anche Al lo guardava, gli lanciò uno sguardo incoraggiante, e Al alzò gli occhi al cielo. Al suo ritorno, sapeva che l’avrebbe tempestato di ogni domanda possibile e inimmaginabile.


Qualche ora dopo…

Albus rientrò in Sala Comune, diede la buona notte a Megan che gli lasciò un bacio sulla guancia per ringraziarlo, sorprendendolo e sorprendendosi.

Madama Chips aveva messo una pozione sulla mano di Megan, che aveva voluto il suo tempo per fare effetto, e Al si era offerto di rimanere con lei per riaccompagnarla infine in dormitorio. Lui e Megan avevano stranamente parlato molto, einspiegabilmente si era sentito a suo agio, con lei. Solitamente erano poche le persone con cui si sentiva a suo agio, con cui era capace di parlare della qualunque. Era piacevolmente sorpreso dal fatto che Megan, seppur fosse diciamo una sconosciuta – dato che le uniche persone con cui aveva un tono così confidenziale erano i suoi fratelli, Ted e Rose - fosse una delle poche persone con cui lui si era sentito così a suo agio.

Aveva la mente un po’ confusa da un groviglio di idee, supposizioni, pensando a quanto era stato bene e a quegli occhi, che erano dello stesso colore del ghiaccio ma più caldi del fuoco, quando entrò, di soppiatto, nel suo dormitorio.

Fece un sospiro di sollievo, quando vide gli abitanti del dormitorio dormire profondamente nei loro letti.

Johnny dormiva con la testa a penzoloni come sempre, Lysander russava in un modo simile ad un elefante, mentre Scorpius… Beh, Scorpius aveva un aspetto regale e composto anche mentre dormiva. All’ingresso del dormitorio, tolse le scarpe per far sì che nessuno si svegliasse udendo i suoi passi, sapeva che Johnny e Lys avrebbero certamente fatto delle domande, se lo avessero visto entrare a quell’ora. Così si avvicinò ad un lato del suo letto e, quando fu sistemato sotto le coperte, risollevato per la sua “missione” che era riuscita, udì un sussurro che lo fece sobbalzare tanto che si chiese come non avesse battuto la testa sul baldacchino del suo letto.

«James, maledizione, che ci fai qui?» chiese Al a bassa voce, con un tono di chi sembrava urlare.

«Shhh! O sveglierai gli altri!»

«Va bene, ma vuoi dirmi che accidentaccio vuoi? Sono le due del mattino!» disse Al a James, che era sbucato da sotto il suo letto, il mantello dell’invisibilità tra le braccia.

James si alzò e, cauto, si fece spazio nel letto del fratello, che subito protestò.

«Ma… James! Che fai?»

«Questa notte, fratellino, dormo qui!» disse James, con l’aria solenne di un bambino che aveva appena fatto una rivelazione importante al suo fratellino minore.

Al alzò gli occhi al cielo. «Non hai più un letto? Per Godric, vuoi dirmi che vuoi?» James sembrò imbronciarsi, udendo il tono scocciato di Al.

«Insomma, non posso voler dormire con il mio fratellino? Non ti ricordi che da piccoli dormivamo spesso assieme?» chiese, gli occhi nocciola sbarrati e lucenti anche alla penombra della luce lunare.

«Se non l’avessi notato però, Jamie, abbiamo quindici e sedici anni, e non siamo più degli affarini minuscoli capaci di entrare in un letto…»

«Oh, hai ragione… Fammi spazio, o prenderò freddo, e se mi viene qualche dolore non potrò allenarmi come si deve…» così iniziò a farsi spazio, spingendo il fratello con il suo corpo.

«Ma insomma! Vuoi dirmi cosa vuoi?» disse Al, parlando ad un tono forse troppo alto, dato che Lysander mormorò qualcosa alla sua destra, nel sonno. James lo ammonì con lo sguardo, ma in un attimo un sorriso malizioso tornò a campeggiare sulle sue labbra.

«Volevo complimentarmi con te… Per la Stevens, sai…» Al, in un attimo, afferrò il cuscino e colpì il fratello in testa, cogliendolo di sorpresa.

«Ahi! Però! Saresti potuto essere un ottimo battitore, se solo…»

«James, piantala! »

«Insomma, io volevo solo complimentarmi con te! La Stevens, Megan… E’ davvero davvero carina, bravo ragazzo!» diede un buffetto in testa ad Al che, oltre che rosso di vergogna, divenne rosso di rabbia.

«Senti, tra me e Maggie non c’è…»

«Ah, siete già ai nomignoli? Bene!» il sorriso, già ampio, di James si allargò ancora di più.

«James, davvero! Vuoi starmi a sentire?»

«Si?» disse d’improvviso James, sbattendo gli occhi in una perfetta imitazione di una teenager pettegola. Al avrebbe riso per quell’espressione, se non ci fosse in gioco la serietà delle parole che aveva tirato fuori in quel discorso strano, parole che stava cercando di difendere ponderatamente. Se il suo discorso avesse cominciato a barcollare, grazie ad una sua risata, l'avrebbe data vinta a suo fratello, che l'avrebbe torturato a vita.

«L’ho solo accompagnata in infermeria, si è fatta male col fuoco…» disse Al, guardando tutto tranne che la faccia di suo fratello. James era sempre stato un libro aperto per Al, e quando non voleva dire qualcosa o preferiva tenere un segreto per sé, la perspicacia del minore dei Potter andava sempre a suo svantaggio, fintanto che non si considerava il fatto che James sapesse a sua volta perfettamente quando suo fratello Al mentiva.

Insomma, entrambi erano dei libri aperti, l’uno per l’altro.

«Al, ascoltami… Ti piace, è chiaro come il sole, è inutile girarci intorno…»

«Ma non è…»

«Al, sul serio, non dovresti dire che…»

«Ma lei non…»

«AL!» disse James, in un sussurro che somigliava più a un rimprovero ad alta voce.

«Si?» chiese Al, distogliendo lo sguardo dal fratello, ormai rassegnato dal fatto che l’avesse smascherato.

«Basta, smettila di negarlo. Ti piace, e secondo me anche tu piaci a lei…»

Al sbarrò gli enormi occhi verdi, facendo sghignazzare James, tanto sembrava sorpreso. Poi distolse lo sguardo.

«Tu mi stai prendendo in giro…»

«No Al, dico sul serio!»

«Smettila Jam, fammi dormire» E con un tono che non ammetteva repliche, Albus diede la schiena al fratello che continuò a chiamarlo per un po’, ma poi cadde in un sonno profondo, così come il fratello accanto a sé.


**

Sentivo che stavo per svegliarmi, ma non volevo ancora aprire gli occhi. Sapevo che se l’avessi fatto, non sarei più riuscito a riaddormentarmi. Il sole iniziava ad arrivarmi agli occhi, e questa era la cosa che più mi infastidiva al mattino.

Sentì la porta del dormitorio aprirsi, qualcuno camminare. Alla mia destra, qualcuno si mosse tra le coperte; sentii il movimento d'aria e l'odore fresco e pulito delle lenzuola.

«Hai visto quel maledetto?» chiese Fred con un tono omicida, la voce ancora impastata dal sonno.

Ah, adesso ricordo! E così mi ero addormentato nel letto di mio fratello? E Fred mi cercava, si, sicuramente era andata così.

«Quel maledetto chi? Vai via, Fred… Ho sonno» disse Johnny, voce rauca che sicuramente usciva da sotto le coperte.

«Il maledetto è James che… Ma aspetta! E’ qui!»

Miseriaccia. Mi ha trovato.

«Qui dove?» chiese un’altra voce, alla mia sinistra. Anche Lysander si era svegliato, e si era alzato dal suo letto. Sentivo i suoi passi lenti e pesanti, impossibile non riconoscere la sua camminata.

Lo sentì sghignazzare verso Fred, che rise con lui. Che avranno da ridere?!

«E così i fratelli Potter dormono insieme, eh?»

«A quanto pare…»

«Aspettate!» disse Johnny, sghignazzando; lo sentì camminare fino al letto su cui fingevo ancora di dormire, e poi…

Click

«Piccolo asticello dei miei stivali… Brucia subito quella foto o ti farò pentire di essere nato!» dissi, emergendo dalle coperte e guardando i tre che sghignazzavano divertiti.

Mi alzai, mentre mio fratello sembrava muoversi sotto le coperte.

«Buongiorno! Dormito bene?» disse Johnny, guardandomi con le lacrime agli occhi. Fred e Lys risero con lui, mentre mi imbronciavo.

«Datemi quella foto!»

«Oh no amico, questa finirà nel Giornalino del Castello di questo mese, i vostri Fanclub impazziranno!» disse Johnny, schernendolo con lo sguardo. L’espressione di James, dapprima furiosa, si fece poi maliziosa, mentre Johnny impallidiva man mano immaginando la minaccia dell’amico che stava per abbattersi come una disgrazia su di lui.

«Pearson, se la metti così… Non entrerai mai nella squadra di Grifondoro» E così Johnny iniziò a supplicarlo, mentre gli altri si preparavano, ridendo, per scendere a colazione.
**
Era una mattinata tranquilla, quella.
Inspiegabilmente, dopo l'aquazzone del giorno prima, quella mattina il sole brillava fuori da Hogwarts e la luce che emanava filtrava attraverso le finestre. Si potevano distinguere nel cielo azzurro una serie di nuvoloni, sparsi, alcuni più grigi di altri, altri bianchi come batuffoli.
Come sempre Rose si incantava, guardandoli attraverso le finestre, non accorgendosi che qualcuno più in là la osservava. Vide un foglietto di carta planare vicino al suo viso, poi si poggiò sulla sua gonna.
Era una pergamena bianchissima, profumata, ne sentiva l'odore inconfondibile di muschio; ma si sentiva osservata e non avrebbe annusato il foglio lì. Le avrebbe dato una tale importanza che non sapeva se poteva conferirgli... Però, un sorriso non poté fare a meno di allargarsi leggermente tra le sue labbra rosee, mentre sapeva già il mittente del biglietto.
Cosa trovi di bello in quella finestra, Weasley? -S.M.
Rose ridacchiò alzando gli occhi al cielo, poi il suo sguardo si poggiò automaticamente su Scorpius, che le sorrideva da poco più in là e scosse la testa, divertito, mentre sistemava il suo maglioncino grigio scuro e la cravatta rosso oro al collo. Ultimamente mandava parecchi bigliettini a Rose durante i pasti, semplicemente perché adorava vedere le facce che faceva mentre leggeva ciò che lui le scriveva. Non si erano più incontrati, dopo quel giorno al parco; quell'incontro, difatti, era stato un caso, e forse entrambi aspettavano che il caso li ponesse dinuovo uno di fronte all'altro. O forse semplicemente tra le mille cose da fare non avevano avuto abbastanza tempo, ecco. Però da allora avevano iniziato a inviarsi qualche messaggio tramite pezzetti di pergamena, stando attenti a non attirare l'attenzione su di loro. 
Che spiritoso! Non ti ho visto ad Hogsmeade, non c'eri? R.W.

Un biglietto si levò dalla tavolata di Corvonero, e raggiunse le mani di Scorpius, pronto a riceverlo e a scartarlo.
No che non mi hai visto, con chi avrei dovuto andarci?
 Si ritrovò a pensare Scorpius quasi scocciato, ma non lo disse. Non aveva intenzione di annoiare la sua nuova amica, l'unica che avesse mai avuto, con i suoi problemi di solitudine. Alzò gli occhi, e vide Rose che chiacchierava con la cugina, Lucy, che si era appena seduta al suo fianco. Continuò a guardarla, fin quando Rose non si accorse dello sguardo di lui e gli sorrise.
No, dovevo studiare... Tu ci sei stata? Hai preso anche tu il vestito per il ballo? S.M.
Aveva scritto tutto di getto, senza pensarci. Aveva parlato del ballo a Rose, chissà se ci sarebbe andata con qualcuno, se qualcuno l'aveva già invitata... Vide entrare in Sala Grande James Potter e Fred Weasley, e sbuffò vedendoli ridere sguaiatamente... Odiava i loro modi sempre così espansivi e... Antipatici. Si, antipatici. Dietro di loro Albus, il secondo dei Potter, con un libro in mano e una piuma tra i denti. Sorrise. Si, lui era decisamente più piacevole tra i due fratelli Potter.
Tornò a guardare Rose, che lo osservava insistentemente; si accorse poco dopo di avere un nuovo biglietto davanti a sé, e sorrise guardando Rose scusandosi per non averlo notato, lei sorrise di rimando e Scorpius lo aprì.
Mia madre me ne ha spedito uno, dato che mia cugina Lily le ha scritto allarmata dicendole che non avevo intenzione di andarci... Dico io, perché non posso starmene in santa pace per i fatti miei? Adesso sono praticamente costretta ad andarci, menomale che con me ci sarà un'amica... Tu vieni? R.W.
Scorpius si sorprese di leggere che Rose non andava con nessun ragazzo, ma soprattutto che era annoiata dall'evento. Insomma, forse erano gli unici due abitanti del castello a non voler andare a quella festa, a giudicare dall'andazzo generale. Lui aveva deciso che non ci sarebbe andato già da tempo, e per fortuna non aveva nessun parente che si preoccupava di avvertire sua madre che voleva rintanarsi tra le coperte anche la sera di Halloween.
Non mi piacciono le feste, me ne starò al calduccio nel mio dormitorio. Scommetto che vai con Paciock, vero? S.M.
Ridacchiò vedendo l'espressione del viso di Rose mutare da sorridente a sorpresa, gli occhi blu sbarrati incorniciati da lunghe ciglia così chiare che sembravano bianche.
Scorpius aveva sentito parlare il giorno prima la bionda Weasley con una ragazza del suo anno di Alice Paciock, che non voleva uscire con nessun ragazzo chissà per quale motivo. Aveva tirato a indovinare, con Rose. E ci aveva azzeccato, a quanto pareva.
**
- Allora gente, come va? - chiese Fred, allegro, sedendosi a tavola tra Dominique e Lily. Lily fece una smorfia, Dominique non lo considerò nemmeno. Fred lanciò un'occhiata interrogativa a Hugo, che sorrise.
- Hanno una verifica, oggi. Vero, 'Lice? - chiese Hugo alla ragazza che era appena arrivata, le occhiaie visibili e il viso stanco.
- Già... - disse, lasciandosi cadere sulla panca.
- Tesoro, ti considero di fare una bella dormita... Le tue occhiaie non si intonano con la tua carnagione, sai? - disse James alla ragazza, facendola arrossire e infuriare al contempo.
- Non devo fare colpo su nessuno, non me ne frega niente delle occhiaie, e dovresti farti gli affari tuoi, Potter. - disse tagliente Alice, James ridacchiò.
- Dicevo per il tuo bene... Altrimenti il tuo cavaliere non riuscirà a guardarti in faccia... - disse James, indifferente, mentre girava il cucchiaio all'interno della sua tazza di latte. Da qualche giorno si era messo in testa che avrebbe scoperto con chi Alice sarebbe andata al ballo, dato che per mano di Lily che – come al solito – si era lasciata sfuggire che Alice aveva preso un abito stupendo ad Hogsmeade, aveva saputo che Alice sarebbe andata al ballo, contrariamente da come aveva dichiarato una settimana prima. E, nonostante tutti gli avessero detto che ci sarebbe andata con Rose, si ostinava a non crederci.
Alice, dopo la risposta di James, aveva uno sguardo omicida stampato in faccia, ma prima che potesse reagire si alzò dalla tavola e andò via dalla Sala, allontanandosi a passo di marcia.
- Ma che ha? - chiese James più a sé stesso che a qualcuno in particolare. Da un paio di giorni Alice sembrava ignorarlo con molta più facilità, nonostante lui provasse a provocarla come al solito, se non di più. Alzò gli occhi, e vide che adesso Alice rideva di fronte all'uscio della Sala con un ragazzo, che stava ritto di fronte a lei, le mani in tasca. Lo stemma di Serpeverde sul petto. Strinse il pugno e si alzò, dirigendosi verso Lorcan Scamandro che gli faceva cenno di avvicinarsi da lontano. Si, sarebbe andato a scambiare quattro chiacchiere con il suo amico. 
Doveva distrarsi, togliersi dalla mente quei pensieri confusi. Che gli importava se Alice stava parlando con un ragazzo? Niente, proprio niente.
**
- Paciock? -
Il corridoio era buio, poteva distinguere la sagoma di una ragazza che camminava poco più lontano. Era piena notte, e come di consueto era uscito a fare una passeggiata; la mente era troppo ingarbugliata, doveva sciogliere fin troppi nodi.
La ragazza si voltò, e la sua espressione da preoccupata si distese un po', anche se rimase un po' infastidita.
- Potter... -
- Che ci fai in giro a quest'ora? - chiese il ragazzo, affiancando la Grifondoro ancora in divisa.
- Ti riguarda per caso? - rispose Alice, in una domanda retorica.
- Hood, eh? - disse lui, d'impeto. Alice si volse di scatto a guardarlo, il viso sorpreso. James l'aveva vista con Finnick, quel giorno, si. Finnick le aveva chiesto di Megan, dato che quel giorno non era scesa a fare colazione perché ancora impegnata con lo studio.
- Hood... cosa? - chiese Alice, incrociando le braccia. Chissà dove voleva andare a parare... James sospirò stancamente, poi incrociò le braccia a sua volta e fissò Alice, come se avesse qualcosa da urlarle contro. D'improvviso poi il suo viso si distese e continuò a camminare, indisturbato, mantenendo un passo lento.
- Che c'è? Perché hai nominato Finnick? - chiese Alice, il tono un po' più tranquillo.
- Ah, Finnick. Siamo passati ai nomi... - disse James, ridacchiando in una maniera poco allegra.
- Insomma, vuoi dirmi che cosa vuoi? Mi chiedeva di Megan, ok? Ma perché devo darti queste spiegazioni? - disse Alice, alzando il tono della voce.
- Ti parlava di Scott, vero? Scott ti ha invitata ma tu hai rifiutato... - disse James, d'impeto, Alice spalancò la bocca, incapace di proferire parola.
- Come...? - disse Alice, in un sussurro. Nemmeno le sue amiche sapevano che Scott l'aveva invitata, come faceva a saperlo lui? Solo Rose sapeva. E Finnick Hood, che quel giorno gli aveva parlato proprio di Scott, raccontandogli che l'amico aveva contratto un virus allo stomaco, nonostante Alice non gli avesse chiesto nulla di lui.
- Oh, ho visto come ti guarda, tutto qua... - disse James, ridacchiando soddisfatto per l'espressione incredula di Alice, riscuotendola dai suoi pensieri.
- L'hai affatturato, pomeriggio. Perché? - chiese Alice, sputando fuori il primo pensiero che gironzolava per la sua mente. Potter aveva notato che Scott, il ragazzo che Alice aveva rifiutato, la guardava in un certo modo– cosa che nemmeno lei aveva notato, e nessuna delle sue amiche se n'era accorta. Quel giorno, lei aveva parlato con Hood, amico di Scott che... quel pomeriggio era stato affatturato per i corridoi per scherzo e mentre andava in infermeria proprio da Potter, che si era anche beccato una punizione. 
Che l'avesse affatturato perché...?
No, era impossibile.
A Potter non importava niente di lei, di Alice.
- Mi andava di farlo... - disse James, guardando altrove.
- Beh... Non avresti dovuto... E' stato male- disse Alice, il tono incerto ma pur sempre ammonitore. James si volse di scatto a guardarla, gli occhi arrabbiati e le sopracciglia inarcate.
- Ah, prendi le sue parti? - disse James, corrucciato.
- Perchè non dovrei? Non ti ha fatto niente! No? - chiese Alice, velocemente. James si parò davanti ad Alice d'un tratto, lo sguardo malinconico. Alice sbarrò gli occhi, chiedendosi il perché di quel cambio repentino d'umore. James la fissò un attimo e, borbottando un lascia stare entrò in Sala Comune prima di Alice, che varcò la soglia e subito dopo salì in dormitorio, la mente ancora piena di troppi pensieri e troppe domande senza risposta.

  
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