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Autore: Nocturnia    05/02/2015    4 recensioni
L'anfibio nero scricchiola sotto il suo peso, un suono forte come il tuo cuore.
"Sei morto."
Metallo e sangue, un vago sentore di prodotti chimici e pelle umana.
"Io ti ho ucciso."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albert Wesker, Chris Redfield, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Albert Wesker, Chris Redfield, Jill Valentine e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Do you breathe the name of your saviour in your hour of need,

and taste the blame if the flavor should remind you of greed?"
- Carnival of rust -



The Chosen One



#1

La parola Kijuju gocciola dalle pareti della tua stanza, una pioggia nera e rossa senza fine.
"Non sei reale."
L'anfibio nero scricchiola sotto il suo peso, un suono forte come il tuo cuore.
"Sei morto."
Metallo e sangue, un vago sentore di prodotti chimici e pelle umana.
"Io ti ho ucciso."
Le sue dita sono fredde come la speranza a cui hai scelto d'affidarti.

#2

Fissi tutte quelle persone e soffochi un conato, il sudore una patina gelida sulle mani e lungo la schiena.

Urla e gemiti agonici. Occhi stravolti dal dolore e dal sangue. Denti spaccati dagli spasmi e muscoli sfibrati dallo sforzo.

La medaglia brucia sul tuo petto e ti stritola i polmoni, riducendoli a una poltiglia rosata e gelatinosa.

È come respirare fuoco.

Fuoco. Rosso. Lava. Nero. Morte. Lui.

Sheva ti cerca tra la folla e il mondo gira - gira gira gira e...

"Chris."
Deve essere bello poter cadere sapendo che qualcuno sarà lì ad afferrarti.

#3

"Sto bene."
"Non si direbbe." ti apostrofa Sheva, tamponandoti la fronte con un panno umido "Sembravi sul punto di vomitare là sopra."
"Non sono più abituato ad avere così tanta gente intorno." ammetti, e l'ipocrisia di questa frase non sfugge nemmeno a te "La giacca, la cravatta, persino le scarpe; tutto mi sembrava troppo stretto."
Sheva annuisce, sfiorandoti il mento con la punta delle dita.
"Dobbiamo solo riabituarci alla civiltà, Chris." un sorriso sulle sue labbra, bellissimo "Dobbiamo solo accettare che la guerra - questa guerra - è finita. Abbiamo vinto, Chris."
Il sollievo di non vederlo ti fa quasi piangere.

#4

"Tu... ecco, volevo chiederti..." un colpo di tosse, i capelli scompigliati dal vento e un sorriso incerto sulle labbra "Ti capita mai..."
Jill ride e insegue una farfalla rossa come il sangue.

#5

Casa non è mai stato un concetto più astratto.
Casa era Raccoon, prima che l'inferno se la mangiasse viva e con tutte le ossa.
Casa era Claire, prima che TerraSave ne reclamasse la presenza sette giorni su sette.
Casa era...

S.T.A.R.S.

Casa è ora una tomba senza nome.

#6

Il rubinetto del bagno gocciola ancora.

Plic, plic, plic.

Il rubinetto del bagno gocciola ancora e l'acqua nella vasca si è raffreddata da ore, ma rimani raggomitolato sul fondo, un bestione di novantotto chili che fissa il soffitto senza davvero vederlo.

Plic, plic, plic.

"Quanto sei deludente."

L'acqua ha lo stesso colore dei suoi occhi.

#7

La prima volta che l'hai visto - visto davvero - era una massa nerastra e ustionata che ti stringeva la gola con l'unico braccio rimasto.
Sfigurato, una sola pupilla brillava dal fondo carbonizzato della sua faccia, nutrita dallo stesso odio che vi avevi letto pochi secondi prima dell'impatto.

"Io... non sto bene, Jill."

La seconda volta ti aveva sorpreso mentre facevi colazione, facendoti rigettare tutto il caffè in un colpo solo e storcere il naso al lezzo di carne infetta e pus.

"Non sono più sicuro di quello che vedo e questo mi spaventa."

La terza volta aveva almeno riacquistato l'uso delle gambe e ci si appoggiava incerto, compiendo strani movimenti con le spalle e le braccia - quasi meccanici; uno scatto in alto, uno in basso, poi una rotazione completa.

"Sono passati mesi, eppure è come essere ancora laggiù, in mezzo a quelle persone e a tutta quella morte."

La quarta volta era decisamente migliorato e delle cicatrici rimaneva solo qualche striatura nerastra e slabbrata - prevalentemente lungo l'avambraccio destro e sul petto, dove il parassita si era fatto strada mordendo e lacerando.

"Disturbo da stress post-traumatico; così l'hanno chiamato. Dicono che è la stessa cosa che ha colpito te, Jill."

La quinta volta si era seduto al tavolo con te, osservandoti mangiare una bistecca con malcelato interesse.
"Tu sei morto." avevi biascicato, deglutendo "E i morti non mangiano."
Aveva aperto la bocca, poi l'aveva richiusa - gli occhi che non tradivano alcuna emozione.
Un parassita si era agitato sotto le sue dita e lui l'aveva schiacciato senza pensarci due volte, facendoti passare l'appetito una volta per tutte.
Il mattino dopo avevi trovato il piatto inspiegabilmente vuoto.

"Jill, ti prego: parlami. Ho bisogno di sapere se succede anche a te. Se anche tu... se anche tu lo vedi."

"Questo posto puzza."
"Puoi sempre andartene, se non ti piace."
Un sorriso, il bianco innaturale di denti morti nell'oscurità della stanza.
"Sai bene che non posso farlo."
"Cosa te lo impedisce?"
Un movimento improvviso, il suo volto a pochi centimetri dal tuo.
"Tu."

#8

Jill ti fissa in tralice da sopra la spalla, gli occhi orbite pallide e spente.
"Lui dice che lo diverti."
Alzi di scatto il viso, fantasmi che fissano altri fantasmi.
"Dice che è così bello vedere tutto - tutti. Che il potere è proprio questo, alla fine."
"Tu... lo vedi?"
Jill ride, ed è un suono orribile e infantile.
"Ceeeeerto." bela "Tutti i giorni."
"Da quanto?"
Jill irrigidisce le labbra, pensosa.
"Da... sempre."
Inspiri con forza, spostandole una ciocca di capelli dalla schiena.
"È morto, Jill. Siamo entrambi vittime di un disturbo psicologico tipico nei veterani di guerra e Dio solo sa quante ne abbiamo combattute."
Jill aggrotta le sopracciglia, una bambina che non capisce quello che le viene detto.
"Non ha finito." replica poi "Dice che la risposta alla tua domanda è perché mi renderai orgoglioso. Perché la costanza è una qualità che ho sempre apprezzato, anche quando è vana. E la tua è stata così inutile, oh, così deliziosamente inutile, Chris."

"Capitano, posso chiederle una cosa?"
Un cenno del capo, un lievo gesto con la mano.
"Perché mi ha scelto?"
Wesker alza un sopracciglio, togliendosi gli occhiali scuri e massaggiandosi le palpebre.
"Che razza di domanda è, Redfield?"
Deglutisci, stringendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Sono stato cacciato dall'Air Force con disonore, Capitano. Sono famoso per essere un soldato insubordinato e dalla testa calda. Non proprio il soggetto migliore per una squadra scelta, no?"
"Forse." inizia Wesker, reclinandosi all'indietro "Ma ho sempre amato le sfide." i piedi toccano il pavimento con un tonfo sordo, un sorriso predatorio sfiorare quel volto durissimo e affilato "Temo che solo il tempo ci dirà se avevo ragione su di te, Redfield." il sorriso si amplia, il tuo respiro si accorcia "Solo il tempo."

"Tu... come sai..."
Jill si volta all'improvviso, imprigionandoti il viso tra le mani e affondando le unghie nella pelle tenera delle guance.
"Aveva ragione, Chris. Ha sempre avuto ragione."
Un risolino isterico, il petto che sobbalza senza ritmo.
"E poi..." aggiunge Jill, occhi che non hanno più nulla d'umano "Cosa sarebbe un dio senza il suo figliol prodigo?"
Le sue labbra hanno lo stesso sapore della morte.

#9

Sheva è tornata in Africa, schiacciando un sole che era la tua unica luce.
Leon ti ha portato qualcosa da leggere, una spesa per dieci uomini e una birra che non hai voluto condividere. Non l'hai neppure bevuta, a dire il vero.
Claire si è aggrappata alle tue spalle come quando eravate piccoli e il mondo vi aveva strappato ogni cosa - genitori, certezze, calore, amore.
Ti ha supplicato.
Ti ha costretto a vedere un altro psichiatra, ma l'esito è stato il medesimo: disturbo da stress post-traumatico.
Per dirla con parole diverse, la tua mente è un budino lanciato in un frullatore di rimpianti e rimorsi, schiacciato dagli orrori vissuti e condannato da un cuore troppo stanco per combattere.
Jill se ne è andata, inseguendo le sue farfalle bianche e rosse, ridendo come una bambina e piangendo come la donna che non potrà più essere.
"Siamo rimasti soli."
Silenzio.
"Cos'è; hai perso la voglia di parlare tutta in un colpo?"
Quando ti volti non c'è più nessuno ad ascoltarti.

 #10

"Tu sei morto."
"L'hai già detto. Excella aveva proprio ragione: sei come un disco rotto."
Chris ride, ma è un suono vuoto, apatico.
"Parliamo anche di lei, vuoi?"
"No."
"L'hai ammazzata come un cane."
"L'Uroboros ha scelto per me e lei non si è dimostrata degna."
"Nessuno lo sarebbe mai stato, vero? Il piano era questo, fin dall'inizio."
Silenzio.
"Dominare il mondo attraverso una razza eletta: che stronzata da villain dei fumetti."
"L'evoluzione è ancora una tappa fondamentale."
"Attraverso sei miliardi di morti?"
"Un'accelerazione dei tempi naturali di distruzione di quelle che tu chiami persone."
"Ti sto solo immaginando, vero? Questo è il mio cervello che vomita il suo ultimo neurone rimasto."
Un sorriso, una piega ironica e rilassata.
"Hai sempre usato figure retoriche molto pittoresche per rappresentare i tuoi stati d'animo, Chris."
"Qualcuno doveva pur farlo per tenere alto l'umore in quel mortorio che era il tuo ufficio."
La sua risata ha la stessa consistenza della tenebra nella quale ti sei nascosto.

#11

Sono caduti i figli di Raccoon.
Sono nati plasmati dalla carne e dal sangue di una notte infame e disperata, grida senza fine e un disegno oscuro che avrebbe inglobato il mondo intero - Uroboros.
Sono stati selezionati con cura e poi messi sul tavolo operatorio dell'Umbrella - di Wesker - come piccole e promettenti cavie.
Sono stati; e sono infine caduti.
Percorri il cimitero con passi silenziosi e sicuri, scivolando tra le tombe come un'ombra troppo grande per quel luogo così piccolo - l'estremo riposo di tutti quanti.
Ti rifletti su due lapidi bianche come le farfalle di Jill, rosse come i suoi occhi.

È il potere, non la verità che crea le leggi.

"È un bel epitaffio." ti blandisce "Mi si addice."
Trattieni una risata e la bile t'invade la bocca - la memoria.
"Eri morto." replichi, le mani in tasca e la pioggia che si aggrappa alla tua figura come un mantello pesante e nerissimo.
"E adesso lo sono di nuovo. Che strana la vita, eh, Chris?"
I morti non smettono mai di parlarti.

#12

Jill storna lo sguardo dal cielo africano e sorride, tendendo le braccia verso l'alto.
"Arriverà?"
"Presto."
"E poi saremo di nuovo tutti insieme?"
Una carezza tra i capelli bianchi come lino.
"Come ai vecchi tempi."
Jill ride e la savana si fa improvvisamente silenziosa; hanno riconosciuto il loro vero predatore.

#13

Non smetterai mai di combattere.
Non smetterai di lottare, fino al tuo ultimo respiro; fino a quando avrai ancora sangue da versare e lacrime da piangere.
No, non lo farai: non è questo il tuo destino.

"Il tuo nome?"
"Nivans, capitano. Piers Nivans."

Edonia è una città grigia, sporca di polvere e sudore.

"Il tuo nome?"
"Redfield. Christopher Redfield, capitano."

Edonia è piena di fantasmi e l'ultimo di una lunga serie è proprio qui, davanti ai tuoi occhi.

"Ci siamo già incontrati, per caso?"

"Hai proprio un senso dell'ironia da stronzo."
La pupilla verticale si contrae leggermente, divertita.
"Figlio di puttana."
Una risata che è ghiaccio e vetro.
"Dov'è Jill?"
La lingua batte contro il palato in un click arrogante e sfacciato.
"Stronzo. Hai un figlio. Tu muori e io mi ritrovo qui, con tuo figlio."

"Capitano?"
Ti volti, offrendo a Piers un'espressione irritata e sorpresa.
"Tutto bene?"
Lo ignori, tornando a guardare davanti a te, accolto solo dalla neve e dal cemento di quel buco di città.
"Sì." rispondi poi "Mi devo essere sbagliato: era solo un'ombra."
Wesker ti affianca e ricomincia a parlati di quanto fossero grandiosi i suoi piani per il nuovo mondo.

#14

"Speravo fossi tu a venirmi a prendere."
Jill sorride, sfiorandoti il polso sottile e fragile.
È ancora più bella di come la ricordi, i fianchi morbidi e i capelli una nube di bianco e luce.
"Lo so, non sono un bello spettacolo."
"Sei sempre il solito Chris per me." ti risponde lei, e ha la stessa voce di allora.
Ridi, e il petto ti viene sconquassato da un'ondata di colpi di tosse.
"Credevo sarei morto molto prima, sul campo di battaglia."
Jill annuisce, sedendosi al tuo fianco e continuando ad accarezzarti il braccio, oltre le bende e l'ago della flebo.
"Credevo..."
"Lo so. Lo so, Chris."
Ti rifletti nei suoi occhi e non sei più il vecchio che eri abituato a vedere nello specchio - pallido, emaciato, rovinato da una vita all'ombra del bioterrorismo - ma Chris Redfield.
"Farà male?"
Jill ti prende la mano e aspetta.

"Arriverà?" gli chiede di nuovo, e Wesker annuisce, sistemandosi meglio nella sedia vicino al letto e percorrendo con lo sguardo il corpo del suo vecchio nemico.
"Quando?" insiste Jill, gli occhi fissi in quelli chiusi di Redfield.
"Presto."
L'allarme suona, il cuore di Chris una linea piatta oltre lo schermo verde.
"Molto presto."
Incubi e sogni non sono mai poi molto diversi dalla realtà.

#15

Riposa, Chris: la guerra è adesso finita.

"Jill?"

Riposate, figli di Raccoon: il mondo appartiene ora ai vostri eredi.

"Wesker?"

Riposate: il passato non può più di tormentarvi.

"Andiamo a casa."

La tua tomba è l'ultimo punto di una storia iniziata molto tempo prima.




Nota dell'autrice: "È il potere, non la verità che crea le leggi." è una frase di Thomas Hobbes.
Le farfalle che insegue Jill nella storia sono un riferimento alla cultura giapponese, nella quale questi animali si fanno simbolo delle anime dei defunti.
La trama di questa storia s'innesta sugli eventi narrati nella Campagna Virale di Resident Evil 5, che potete trovare qui


   
 
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