Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Elyserei    05/02/2015    1 recensioni
Sogno o realtà?
In cosa mai poteva più credere?
Ciò che vedeva con i suoi occhi e toccava con le sue mani era reale o frutto della sua immaginazione?
Alhena non lo sapeva più ormai, riuscire a distinguere l’illusione dalla concretezza era diventato impossibile, o forse era lei che, semplicemente, non voleva più provarci.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*



 
Il suono di un carillon in lontananza arrivò alle orecchie di Alhena.
La melodia, inizialmente debole, si faceva sempre più vicina e forte; solo dopo qualche attimo ella la riconobbe.
La ninna nanna di sua madre.
In un primo momento le sembrò strano, non possedeva un oggetto simile tanto meno con quella musica, così automaticamente prese coscienza di star sognando.
Aprì gli occhi curiosa di quello che l’aspettava questa volta, di quello che la sua mente fosse riuscita a ricreare.
Quando lo fece però, si riscoprì nel letto della sua vecchia casa, incredula si guardò attorno, tutto era rimasto come se lo ricordava.

L’atmosfera però aveva un qualcosa di strano; era tutto così silenzioso e distaccato, le sembrava come se stesse rivivendo un ricordo, ma guardandolo attraverso le pellicola di un vecchio film, anche se stava vivendo in prima persona questa memoria le sembrava come se la stesse osservando da spettatore esterno.
La luce che filtrava dalle finestre illuminava la stanza con i toni del seppia, ma quando Alhena provò a guardare oltre ad esse, un bagliore fortissimo le impediva di vedere ciò che c’era al di fuori.
La ragazza rimase per qualche minuto a rimuginare nei vecchi ricordi, i vari giocattoli sparsi per la stanza le facevano rivivere emozioni e sensazioni diverse.
Il suono del carillon continuava ad accompagnarla, prese da terra una bambola di pezza che da piccola adorava; si chiese che fine avesse fatto, l’aveva custodita con cura ed amore, fin quando un giorno sparì.
Alhena l’aveva lasciata al solito posto eppure, al suo risveglio, della sua bambola preferita non vi era alcuna traccia; rivederla dopo così tanto tempo le strinse il cuore.

Ma il rumore della porta che si apre alle spalle la fece sussultare, il lento e stridulo suono delle cinghie le mise i brividi facendola voltare velocemente.
Ma a farla tremare non fu solamente il rumore, fu quello che scoprì dietro essa.
«Mamma?» disse con voce strozzata, i suoi occhi strabuzzarono increduli e un nodo alla gola salì veloce, la vista della madre era un qualcosa di non previsto dalla ragazza.
Non le era mai capitato di sognarla e vederla così, davanti a lei, le fece venire un tuffo al cuore.
«Mamma sei tu?» continuò lei sempre più sbigottita e con occhi lucidi, la donna se ne stava lì sulla porta ad osservarla con un sorriso pacato.
Era davvero lei? La ragazza aveva sfogliato così tante volte le sue vecchie foto, cercando di immaginarsela accanto ed ora era lì, proprio davanti ai suoi occhi, che le sorrideva; la felicità si fece strada insieme alle mille altre emozioni incontrollabili, avrebbe voluto abbracciarla e dirle quanto gli fosse mancata.

Avrebbe voluto sentire nuovamente la sua voce, sentirsi coccolata e mostrarle quanto fosse cresciuta, ma quando Alhena fece un passo per avvicinarsi alla madre tanto desiderata, la melodia del carillon si fece sempre più forte, tramutandosi come in urla agghiaccianti ed acute, così fastidiose che dovette coprirsi le orecchie.
Tutto intorno a lei cominciò a sgretolarsi, a perdere forma e colore, non capì bene quello che stava accadendo ma cercò di tranquillizzarsi in tutti i modi, le urla erano insostenibili e quando alzò lo sguardo in cerca della madre, nel trovarla si paralizzò per il terrore.
La figura che aveva davanti a lei era quella di prima sì.
Ma in un lento ed orribile decomponimento.

Prima la pelle; lentamente colava come cera, davanti agli occhi della ragazza incredula, staccandosi pezzo per pezzo dal corpo della donna, poi la bocca di ella si mosse lievemente e da essa fluì del sangue, che le scorse da capo a piedi come acido corrose il corpo lasciando intravedere lo scheletro.
Dai fori delle ossa del cranio cominciarono a fuoriuscire dei piccoli e viscidi vermiciattoli che al tocco del terreno tramutavano in gocce di sangue.
Esasperata Alhena si lasciò cadere a terra coprendosi gli occhi in un pianto straziante, spaventata non riusciva a capire cosa stesse succedendo, pensò immediatamente a Morfeo, se questo era un sogno desiderava svegliarsi subito.
Chiamò il suo nome più e più volte, in segno di aiuto, tutto intorno a lei era distrutto, il sangue lentamente la stava raggiungendo.
Non voleva toccarlo.
Ormai lo scheletro della madre giaceva di fronte a lei, senza vita e della vecchia stanza non rimaneva nulla se non frammenti seppia fluttuanti, sparsi ovunque, in quel nero e macabro sogno.
Era troppo per lei.

Perché le stava succedendo anche questo?
Quando pensò di aver trovato il suo attimo di pace nei sogni, anch’essi si stavano tramutando in incubi.
«Te lo meriti.».
Una voce riecheggiò, cupa, intorno a lei.
Non era quella di Morfeo, molto simile ma più scura e apatica.
Alhena cominciò a sentire il rumore di passi in lontananza che si avvicinavano lentamente, ma non volle alzare lo sguardo, aveva paura ed il sangue era ancora lì, che la circondava.
«Sei debole.» ribadì la voce, sempre più vicina.
«Patetica.» infieriva sempre di più logorandola nel profondo, strinse i denti e rimase lì, accucciata nella speranza che prima o poi tutto quest’inferno sarebbe finito.

Se lo ripeteva nella testa: una, dieci, cento, mille volte.
Era solo un brutto sogno e presto si sarebbe risvegliata.
«Miserabile.» la voce si fece vicinissima a lei e il rumore dei passi infranti nel sangue le fecero capire che ciò che le stava parlando si ritrovava difronte a lei.
«Non riesci neanche ad affrontare la realtà.» sputò sprezzante la misteriosa voce, Alhena prese coraggio, fece un lungo sospiro e decise di aprire gli occhi.
Alzò lo sguardo lentamente e tremando, tirò un sospiro di sollievo quando oltre al sangue non vide null’altro, poi però la sua attenzione cadde sulle nere scarpe laccate che risplendevano in mezzo a quella pozza rosso cremisi e quando finalmente raggiunse l’apice della figura di fronte a lei, ne scoprì un ragazzo.

Aveva i medesimi occhi glaciali di Morfeo, ma incutevano terrore ed al contrario del corvino che la ipnotizzavano, questi avevano l’effetto contrario.
Non riusciva ad incrociare quello sguardo malevolo, nonostante ci provasse un senso di nausea e terrore le faceva immediatamente distogliere la vista.
Aveva capelli bianchi come la neve, pelle pallida, lineamenti marcati e lo sguardo grave.
Incuteva timore, squadrava la ragazza dall’alto verso il basso con autorità, senza promettere nulla di buono. «C-Chi sei tu?» domandò lei titubante, ancora a terra, lui non rispose subito, la fissò in modo inquietante, così insistentemente da farle abbassare lo sguardo velocemente, solo dopo, con un ghigno compiaciuto rispose: «Sono il peggiore dei tuoi incubi.».

Quando Alhena alzò la testa egli era sparito, si tirò su velocemente, confusa e spaventata, in cuor suo sperava nella comparsa del corvino, invano aveva chiamato il suo nome, ma di lui neanche traccia.
Così chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, penso alla luce e a quel bacio rubatole, provò a pensare a quella calda sensazione per trovare un barlume di speranza in questo buio momento di agonia.
Il sangue a terra cominciò a defluire verso l’alto lentamente in piccole e grandi gocce, Alhena cercò in tutti i modi di ristabilizzarsi facendo lunghi sospiri; anche se aveva paura e il cuore le strepitava, la cosa migliore in quel momento era mantenere la calma.
«Sei debole.» la voce le comparve alle spalle, come un sussurrò raggelante nelle orecchie, che la fece scattare per lo spavento, riscoprendo il ragazzo di prima, piegato leggermente in avanti verso di lei, fluttuante a pochi centimetri da terra, con un mantello nero, che leggiadro danzava nell’aria assieme alle gocce che cominciarono ad impazzire, spostandosi nell’ambiente senza alcun senso logico, come se la gravità non esistesse.

Alhena indietreggiò velocemente impaurita «Morfeo non potrà aiutarti qui.» sorrise beffardo leccandosi le sottili labbra; guardava la bionda come se fosse la sua preda, e vederla tremante sembrava appagarlo ancora di più «C-Conosci Morfeo?» chiese deglutendo nervosa lei, lui portò una mano verso la fronte, facendo scontrare le dita fra i capelli, trascinandola verso il basso, andando a coprire l’occhio destro, solo dopo allargò leggermente l’indice dalle altre scoprendolo, per poi scoppiare in una grassa e fastidiosa risata e sparendo nuovamente.
Ella si guardava intorno cercando di non farsi cogliere nuovamente alla sprovvista «Conosco?» disse sarcastico, la voce riecheggiava intorno a lei, ma di lui non vi era traccia. «Diciamo che sono sangue del suo sangue.» concluse lui.
«Allora chi sei?» domandò Alhena ancora più confusa di prima. «Siamo anche qui nel Creatio?» continuò attendendo una risposta che non parve arrivare, ma quando fece per voltarsi alla ricerca del ragazzo, egli comparve improvvisamente di fronte a lei, facendola urlare per lo spavento.

«Te l’ho già detto chi sono piccola insolente.» urlò lui prendendola per un polso e strattonandola. «Mio fratello ti loderà pure per la tua bravura, ma tu per me rimani un insulsa, lurida, immeritevole e patetica umana.» finì ringhiando, arrivando a pochi centimetri dalla sua faccia, Alhena pensò seriamente che egli potesse sbranarla da un momento all’altro; tremava come una foglia, il suo corpo era come impietrito e quella stretta le stava triturando il polso, facendole emettere gemiti e smorfie dal male; per essere un sogno era tutto troppo reale e doloroso «Non azzardarti mai più a nominare il Creatio come se fosse qualcosa di tua proprietà.» disse alterato, i suoi occhi tramutarono, divennero neri come la pece, ma le iridi si tinsero del colore del sangue, la faccia sembrò tramutare in qualcosa di demoniaco e Alhena se lo ritrovò di fronte, ad occhi sbarrati e cuore in gola. «Io sono Icelo. Signore degl’incubi.» dalla bocca del mostro uscirono queste parole, ma la voce era un qualcosa di distorto e raccapricciante.

Anche la mano con cui le stava tenendo il polso era mutata, aveva lunghi artigli e pelle raggrinzita e nera come la pece.
Alhena sentì il suo corpo abbandonarla lentamente, era una strana sensazione; il terrore e l’ansia che stava provando erano arrivati ad un punto critico che non riuscì sopportare oltre.
L’essere mollò la presa facendola cadere a terra senza sensi, i capelli della ragazza si tinsero di un rosso purpureo nello scontrarsi con il sangue.
Dopo essere tornato alla sua forma originale, egli si avvicinò alla bionda guardandola con disdegno «Il Creatio è mio e di nessun altro.» ribadì avaro. «Ti farò morire di terrore ragazzina.» finì con un ghigno stampato in volto, per poi voltarsi, avvolgendosi nel nero mantello e sparire nel nulla, lasciando dietro sé una nube di piume nere.

A risvegliare Alhena fu il suono del campanello di casa, aprì gli occhi spaurita in una pozza di sudore, era nel suo salotto, ancora sul divano con il fiatone e il cuore che le esplodeva nel petto.
L’orologio segnava le nove del mattino e il campanello suonava con insistenza; quando fece per alzarsi aiutandosi con le braccia, una fitta di dolore lancinante le colpì il polso, spostò la manica del bianco maglione che indossava scoprendo un livido viola, accompagnato da alcuni graffi, sgranò gli occhi terrorizzata e mille flash dell’accaduto le comparvero veloci davanti, li strizzò, sfregandoli con forza, cercando di mandarli via e alzandosi si diresse verso la porta.
«Chi è?» chiese, sistemando le cose abbandonate a terra la sera precedente per poi spostare i sacchetti sopra il bancone della cucina.
«Sono Arianna.» udì la voce della donna incontrata in infermeria qualche giorno prima da dietro la porta, affrettandosi ad andare ad aprirla. 




~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*
Eccoci di nuovo qui~
Come promesso sono stata più veloce!
Allora cosa ne pensate di questo cupo capitolo?
E sopratutto cosa ne pensate di Icelo, il signore degli incubi?
Le sofferenze per la povera Alhena sembrano non finire mai :C
Come sempre spero di non avervi deluso/annoiato e spero continuiate segurimi~
Non esitate a dire la vostra nelle recensioni ;D
Alla prossima ♥


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Elyserei