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Autore: evelyn80    06/02/2015    1 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata a varie puntate delle stagioni 9, 10 e 11]
Evelyn possiede una dote straordinaria: è in grado di comunicare con la mente con tutti i mezzi di trasporto e principalmente con le auto. Questa sua capacità non passa certo inosservata e Mike le chiederà di unirsi a lui ed Edd nella loro "missione di recupero" di vecchie auto. Lei accetterà, non senza riserve, e non tarderà ad innamorarsi dello spilungone.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ispirato alla puntata n° 7 della decima stagione

Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.



Capitolo tre

 

 

 

Una volta venduta la Morris Traveller, Mike si mise subito in caccia di un’altra automobile da riportare agli antichi fasti: il loro sogno nel cassetto era sempre stato quello di restaurare una Lamborghini, anche se ogni volta avevano dovuto rinunciare per via del loro budget limitato. Quella volta, però, il commerciante si intestardì: si chiuse nel suo ufficio e spulciò su Internet fino a che non trovò una vecchia Lamborghini Urraco a poco prezzo. L’unico problema era che l’auto era stata ferma per sei anni all’interno di un garage, in Polonia.

Lui ed Evelyn lasciarono l’Inghilterra, con un volo diretto a Varsavia, una settimana dopo, per andare a valutare le condizioni dell’auto.

La trovarono stivata all’interno di una rimessa, completamente circondata da altre auto d’epoca, letteralmente schiacciata contro il muro. Mike si mise subito a chiedere informazioni sulla storia della vettura, mentre Evelyn, come suo solito, aprì la mente e tentò di stabilire un contatto. Con sua grande sorpresa, però, la macchina non rispose.

Stupita e sconcertata, la ragazza si accucciò davanti al muso dell’auto, posando le mani e la fronte sul cofano.

"Ciao, io sono Evelyn. Sono lieta di fare la tua conoscenza. Posso sapere come ti chiami?"

La risposta che le arrivò, da una voce maschile con un forte accento lombardo, fu talmente potente da sbilanciarla, mandandola a sedere per terra:

"Portami via da qui, ti prego!"

Provò ancora una volta a chiedergli il nome, ma non ottenne alcuna reazione da parte dell’auto.

Nel frattempo gli interlocutori di Mike si erano messi a fissarla come se fosse stata una ladra: il commerciante la guardò interrogativamente e lei scosse la testa, mentre si rialzava spolverandosi il fondo dei pantaloni.

Non appena gli altri due uomini si furono allontanati, il rivenditore le si avvicinò:

"Allora, cosa hai saputo?"

"Niente!"

"Come sarebbe a dire, niente?"

"Sarebbe a dire che non mi ha risposto! Mi ha detto solamente: "Portami via da qui, ti prego!" Non mi ha permesso di sondarlo, quindi non so assolutamente nulla, di lui! Ho solo capito dalla sua voce che è un maschio."

"A me invece hanno confermato che è fermo qui da sei anni, che ha il motore ingrippato ed i freni incollati. E’ un bell’azzardo… chiamerò lo spilungone, e sentirò cosa ne pensa. Se secondo lui ne può valere la pena oppure no."

"Ricordati che mi ha pregato di portarlo via."

"Ed è quello che ho intenzione di fare. Lasciami parlare con Edd: voglio conoscere il suo parere, ma anche se non sarà d’accordo lo comprerò lo stesso! Neanch’io sopporto l’idea di lasciarlo qui in questo buco!"

Si allontanò per telefonare al meccanico, ed Evelyn tornò ad appoggiare le mani e la guancia sul tetto dell’auto:

"Stai tranquillo! Ti porteremo via con noi!" lo rassicurò, ma l’auto non dette segno di aver compreso. Rimase in quella posizione finché Mike non tornò:

"Edd mi ha detto esattamente quello che volevo sentire! Ora vado a chiudere l’affare, poi chiamerò un mio amico, specializzato nel trasporto di auto da corsa. Nel giro di un paio di giorni potremo tornare a casa."

 

* * *

 

 

Le operazioni per caricare la Urraco sul carrello per il trasporto furono molto più difficili del previsto. Dato che l’auto doveva essere spostata di lato e che lo sterzo non poteva essere mosso, Mike ed il suo amico furono costretti ad utilizzare degli speciali pattini a rotelle per poterla trascinare e poi ruotare in un secondo momento. Evelyn assisté alla manovra con il fiato sospeso, tentando ogni tanto di stabilire un contatto con la macchina, che però si manteneva in assoluto silenzio. Quando finalmente la vettura fu caricata a bordo del trasportino la ragazza tirò un sospiro di sollievo.

"Bene, ora possiamo tornare a casa! Andiamo cara, il nostro volo parte fra tre ore!"

"Io vorrei viaggiare con lui, se è possibile."

"Ah… bè, non lo so…" e con sguardo interrogativo Mike si rivolse al collega, che gli rispose con un’alzata di spalle: contenta lei, contenti tutti!

Si sistemò a bordo dell’auto, al posto di guida, e non appena il commerciante chiuse lo sportello lei strinse le mani intorno al volante, si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, rimanendo immobile.

"Che cosa vuole fare?" gli chiese il suo amico, fissando incredulo la ragazza.

"E’ una cosa un po’ lunga da spiegare… lo farò lungo la strada. "

"Come? Tu non torni in aereo?"

"E lasciare Evelyn da sola? No, preferisco fare il viaggio in furgone, e quando ti avrò spiegato cosa sta facendo, capirai anche tu il perché."

 

* * *

 

Non appena il portellone del trasportino si fu richiuso, lasciandola nell’oscurità più completa, Evelyn svuotò la mente e tentò l’ennesimo approccio con la Lamborghini. Era la prima volta che le capitava una cosa del genere: non aveva mai trovato una macchina così restia a parlare, prima di allora.

Trasse un profondo respiro, e lasciò che la sua essenza si fondesse in quella dell’auto. All’inizio percepì una certa resistenza, come se la Urraco non volesse lasciarsi coinvolgere, poi piano piano la tensione si allentò, e la macchina le aprì la sua coscienza.

"Ciao amico mio. Non devi avere paura di me, né di Mike: noi siamo amici. Ti stiamo portando via da questo buco; ti daremo una nuova vita."

"Lo so… è solo che non osavo ancora crederci… questi ultimi sei anni sono stati un incubo, per me…"

Una serie di immagini, alcune confuse, altre più nitide, presero a scorrere davanti agli occhi chiusi della ragazza: la Lamborghini le stava mostrando alcune scene della sua esistenza nell’ultimo periodo. Aveva trascorso l’ultimo lustro senza che nessuno lo mettesse nemmeno in moto, abbandonato in quel capannone, accantonato in un angolo come uno straccio vecchio. Aveva creduto di impazzire, e quando aveva sentito che c’era qualcuno interessato a comprarlo, aveva immaginato che fosse arrivata veramente, la follia tanto attesa. Fino all’ultimo, era stato convinto di avere le allucinazioni: solo quando lei lo aveva toccato aveva capito che non stava sognando.

"Sono anni che aspetto questo momento…" concluse con un sospiro.

"Vuoi dirmi il tuo nome?"

"Mi chiamo Angelo."

"E’ un nome bellissimo, sai?"

"Come il mio paese."

"Lo so. Anch’io sono italiana, proprio come te."

"Questo mi fa ancora più piacere. Ma non siamo diretti in Italia, vero?"

"No, purtroppo. Stiamo andando in Inghilterra. I miei… soci, sono inglesi."

"Sempre meglio che la Polonia… voglio dimenticarmi di quel posto orribile!"

Alla prima sosta, dopo aver oltrepassato il confine con la Germania, Evelyn e la Urraco erano già entrate in perfetta sintonia. Quando Mike le venne ad aprire fu contentissimo di vederla con la faccia soddisfatta.

"Tutto bene?"

"Si. Sono riuscita a farlo aprire. Non è stato un bel periodo, per lui, l’ultimo appena trascorso."

"Lo immagino."

Dopo aver cenato velocemente, Evelyn si accomodò di nuovo a bordo della Lamborghini. Mike provò ad insistere perché continuasse il viaggio davanti, insieme a lui, ma la ragazza fu irremovibile.

"Abbiamo ancora tante cose da dirci, ed ha bisogno di qualcuno che possa ascoltarlo. E’ rimasto in silenzio anche troppo a lungo."

L’uomo annuì gravemente, chiudendola di nuovo dentro.

"Bene, Angelo: dove eravamo rimasti?"

 

* * *

 

Viaggiando completamente al buio, Evelyn perse la cognizione del tempo. Quando finalmente il furgone raggiunse l’officina lei era profondamente addormentata, immersa in un sonno popolato da strani sogni su un alto meccanico dai capelli pepe e sale. Fu la Urraco a svegliarla:

"Siamo arrivati, finalmente!" esclamò con un tono di voce allegro, il forte accento pavese ancora più marcato. La ragazza sobbalzò e si strofinò gli occhi, per poi stiracchiarsi languidamente.

Il portellone anteriore del trasportino si stava aprendo, e non appena giunse alla sua altezza, il viso di Edd fece capolino, pieno di curiosità.

Evelyn si era quasi dimenticata di quanto fosse dolce il suo sorriso, e di quanto fossero luminosi i suoi occhi scuri. Sentì il cuore perdere un paio di battiti, mentre lo sguardo del meccanico per un istante incrociava il suo.

"E’ lui il famoso Edd China? Il mago dei motori di cui mi hai tanto parlato?" le chiese la Lamborghini, distogliendola dalla sua contemplazione.

"Si, è lui."

"Mi pare un tipo simpatico."

"Quando non è troppo impegnato a fare il saputone… sai, all’inizio non andavamo molto d’accordo."

"Ed ora invece si?"

"Bè, quanto meno ora crede in quello che faccio."

Scaricare la macchina fu altrettanto, se non più, difficile che caricarla. Furono costretti ad usare il trans-pallet per sollevare il muso dell’auto, e Edd si prese uno strappo muscolare – accompagnato da un sonoro mal di testa – a furia di tirare.

Anche Evelyn fece la sua parte, aiutando a spingere, e dopo ben tre ore finalmente la Urraco fece il suo ingresso ufficiale nell’officina.

Stanchi ma soddisfatti, i tre si sedettero nell’ufficio di Mike a contemplarla, sorseggiando una meritata tazza di tè.

"Allora, com’è la situazione? Quali sono i problemi della Lambo?" chiese il meccanico tra un sorso e l’altro.

"Il vecchio proprietario mi ha detto che ha i freni bloccati, e che il motore non gira da sei anni. Arriva tu alle dovute conclusioni…" gli rispose il suo socio, scolando l’ultima goccia di bevanda.

"Come: tu non hai… come si dice? Sondato? Si, non hai sondato la mente dell’auto?" chiese il meccanico con un tono lievemente sarcastico, rivolgendosi alla ragazza, che prima di rispondere lo fulminò con lo sguardo.

"Mi ci sono voluti tre giorni per entrare in sintonia con lui e farmi raccontare tutto: stava impazzendo, chiuso in quel garage polacco. Comunque c’è poco da aggiungere: non ha grossi problemi, ha solo bisogno di essere ben revisionato. Come ha detto Mike, è fermo da sei anni."

"Allora sarà meglio che mi dia da fare, se voglio finire in tempo per la prossima settimana" concluse lo spilungone, alzandosi e tornando nell’officina.

Evelyn lo seguì con lo sguardo, chiedendo allo stesso tempo al commerciante:

"Perché? Cosa succede la prossima settimana?"

"Ci sarà il Gran Tour delle Lamborghini, in Italia, per festeggiarne il cinquantenario. Vorrei tanto andarci con la nostra Urraco, quando faremo la prova di guida."

Il viso della ragazza si illuminò, mentre il suo sguardo si perse nel vuoto:

"E’ da tanto che non torno a casa mia: mi piacerebbe proprio rivedere la mia terra natia…" sospirò, poggiando la guancia sulla mano con aria sognante.

 

 

* * *

 

 

Il meccanico non perse tempo e si mise a fare la manutenzione della Urraco, cambiando tutto quello che c’era da sostituire: dal disco della frizione alle candele, dalle pastiglie dei freni ai fluidi, dallo spinterogeno ai filtri. Fu costretto ad arrendersi solo davanti alla ricalibratura dei carburatori: era bravo, certo, ma non al punto da poter affrontare una sfida del genere da solo, perciò fu costretto a rivolgersi ad un esperto, un giovane uomo della sua stessa età con i capelli alla Ringo Starr, talmente ridicoli che ad Evelyn parvero una parrucca. La ragazza si divertì non poco ad osservarli armeggiare con il motore, allietata anche dai commenti pungenti della Lamborghini, che finalmente aveva ritrovato tutto il suo senso dell’umorismo italiano, ed ogni tanto cantava canzoncine o recitava proverbi in pavese.

"Bisògna fà 'l pass secundä a la gämba" diceva a volte, mentre Edd si grattava la testa seguendo i movimenti frenetici dell’esperto, ed ogni volta Eve non riusciva a trattenere una risatina, facendo inevitabilmente voltare gli altri due dalla sua parte.

Più il tempo passava e più la ragazza si rendeva conto di essere inesorabilmente attratta dal meccanico: più lo guardava e più gli piaceva, e nonostante tentasse di ripetersi che non avrebbe dovuto lasciarsi andare, non riusciva ad impedirsi di pensare a lui, in termini anche molto intimi. In cerca di un consiglio, si confidò con l’auto.

"Angelo? Posso parlarti di una cosa che mi sta a cuore?" gli chiese un pomeriggio, mentre il meccanico era intento a fare le sue sostituzioni e lei si era seduta sulla poltroncina di Mike – che era andato a farsi fare un flessibile per la Urraco – nel suo ufficio.

"Certo cara, dimmi."

"Un dilemma mi affligge: credo di essermi innamorata di Edward."

"Questo non è un dilemma, è una constatazione!"

"Si, lo so… infatti il problema è un altro."

"Cioè?"

"E’ sposato."

La Lambo rimase per un attimo in silenzio, prima di rispondere in tono sorpreso:

"E allora?"

"Oh, è mai possibile che voi auto la facciate sempre così facile? E allora io non so come fare! Avrei voglia di dirglielo in faccia, che mi piace; ma rischio di farmi ridere dietro, se non peggio! Potrebbe prenderla bene, ed allora si farebbe una risata e tutto finirebbe lì; ma se la prende male potrei buttare al vento quel briciolo di confidenza che sono riuscita faticosamente a guadagnarmi! Non so che pesci prendere, uffa!" esclamò nella sua mente, prendendosi la testa tra le mani.

"Il consiglio che posso darti io è questo: la vita è breve, e secondo me non va sprecata. Quindi, non lasciarti sfuggire l’occasione."

La ragazza sospirò: era esattamente la stessa cosa che le aveva detto anche Mary Ann. Ma come poteva prendere l’iniziativa a quel modo? Se almeno Edd avesse dato segni di interessamento avrebbe potuto anche buttarsi; ma il meccanico sembrava non provare niente per lei, a parte una cortese amicizia. Non poteva rischiare di mandare tutto a monte: preferiva lasciare tutto com’era, e continuare a godere della sua fiducia, piuttosto che inimicarselo per sempre.

Si alzò e lasciò l’ufficio, intenzionata a tornare al cottage che Mike gli aveva gentilmente dato in comodato d’uso, ma quando stava per salutare lo spilungone la porta laterale dell’officina si spalancò con un tonfo ed un’enorme figura femminile avvolta in un vestito estivo color verde acido fece il suo ingresso nel garage.

Edd alzò lo sguardo e la sua bocca si aprì in un dolcissimo sorriso. Evelyn si sorprese ad invidiare la destinataria di quel gesto così affettuoso: avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sorridere allo stesso modo verso di lei.

Il giovane uomo posò la chiave a bussola che aveva in mano, si sfilò i guanti di lattice e si avvicinò alla donna che era appena entrata.

"Ciao tesoro!" esclamò, posando un bacio sulle labbra della nuova arrivata.

"Ciao amore mio" rispose quella, non appena si allontanarono di nuovo.

Per Eve fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Sobbalzò vistosamente, anche se cercò di non darlo a vedere, e deglutì a vuoto mentre giungeva ad una conclusione irrefutabile: quella che aveva davanti era la moglie di Edward.

"Come mai da queste parti?" gli chiese lui, precedendola verso il centro dell’officina.

"Oh, ero curiosa di vedere la Lambo. Sono tre sere che a letto non fai altro che parlarmi di lei!"

Evelyn era rimasta immobile, incapace di muovere anche un solo muscolo, incantata ad osservare la consorte del meccanico: una specie di gigantessa, alta circa un metro e ottanta, con una circonferenza di tutto rispetto; aveva lunghi capelli biondi lievemente mossi e si muoveva come un’elefantessa, facendo quasi tremare il pavimento sotto ai suoi piedi. Le parve anche che fosse di qualche anno più vecchia del marito.

"E chi è questa specie di pachiderma?!" commentò acida la Urraco, ma questa volta la ragazza non si mise a ridere. Rimase in silenzio, senza parole, avvilita: se a Edd piacevano le gigantesse lei non aveva alcuna speranza, piccola e minuta com’era.

Il meccanico la presentò, sottraendola alle sue riflessioni cupe:

"Evelyn, ti presento mia moglie, Imogen. Tesoro, lei è la "Ragazza che sussurra alle auto": Mike l’ha convinta ad aiutarci per un po’ di tempo con le vetture che acquistiamo."

"Ah, si… la pazza scatenata che spara baggianate ed è convinta di parlare con le macchine. Ricordo di avertelo sentito dire. Tanto piacere…" commentò la donna, liquidando la ragazza ed ignorando completamente la mano che quella le tendeva. Evelyn sentì il sangue montarle alla testa: come si permetteva quella specie di mongolfiera ambulante di darle della pazza?! Avrebbe tanto voluto darle un paio di ceffoni e poi lasciare teatralmente il garage, ma la Lamborghini la trattenne:

"Mantieni la calma Evelyn. Non vale la pena mettersi a discutere con gente così ignorante."

"Hai ragione, Angelo, ma non sopporto proprio l’idea che mi si dia della bugiarda! Se potesse sentirvi, non so se rimarrebbe molto contenta!"

"No, credo di no. Ma per nostra fortuna, le persone che possono comunicare con noi sono molto rare, ed in fondo è meglio così."

Nel frattempo la donna aveva continuato a conversare tranquillamente con il marito, come se la ragazza neanche esistesse:

"Allora, quand’è che mi porterai a fare un giro su questa bellezza?"

"Se hai pazienza di aspettare dieci minuti, anche subito: finisco di rimontare la scatola del filtro e poi possiamo andare. Così almeno potrò anche controllare come va il carburatore" gli rispose lui, con lo stesso sorriso caldo di prima.

"Oh povero me!" esclamò la vettura: "Dovrò sorbirmi la balenottera arenata, a quanto pare!"

Lo disse in tono ironico, con l’intento di far sorridere Evelyn, ma la ragazza non colse l’umorismo, ancora furibonda com’era.

La voglia di tornare a casa le era passata completamente: rimase in piedi in un angolo, con le braccia incrociate sul petto, in assoluto silenzio, per il puro piacere di mettere i due coniugi a disagio. Imogen sembrò non notare nulla, o quanto meno fu molto abile nel dissimulare tranquillità, mentre il meccanico interruppe due o tre volte il suo lavoro per voltarsi dalla sua parte. Evelyn aveva una faccia da far paura: le labbra sottili strette in una smorfia di disappunto, gli occhi ridotti a due fessure, le sopracciglia aggrottate; sembrava emanare ondate di energia negativa che raggiunsero la pelle di Edward, la quale si accapponò con un brivido. L’uomo non riuscì a capire per quale motivo la ragazza li stesse guardando così male, ma la cosa gli dispiacque molto: non gli piaceva affatto vederla così arrabbiata. Quando sorrideva era così carina, si sorprese a pensare, per poi reprimere subito quell’idea: cosa stava vaneggiando? Aveva sua moglie accanto, in quel preciso momento, non avrebbe dovuto pensare ad altre donne all’infuori di lei! Ed invece non riusciva a cancellarsi dalla mente il viso accigliato di Evelyn, neanche quando gli voltava le spalle.

Quelli furono i dieci minuti più lunghi della sua vita, e tirò quasi un sospiro di sollievo quando finalmente lasciò l’officina a bordo della Lambo in compagnia di Imogen: non sarebbe riuscito a sopportare per un secondo di più la vista della ragazza così arrabbiata.

 

* * *

 

In tanti anni di esperienza, Evelyn aveva imparato a riconoscere a prima vista quale fosse l’umore delle auto in un preciso momento. Erano cambiamenti minimi, impercettibili ad occhi inesperti, ma a lei bastava guardare una macchina in faccia, o meglio nel muso, per capire se la vettura in questione era allegra, arrabbiata, triste o affaticata. Per tale motivo, non appena la Lamborghini ritornò all’officina, un’ora dopo, capì subito che c’era qualcosa che non andava.

Si era messa a sedere fuori, nel piccolo cortile antistante il garage, a godersi il tepore degli ultimi raggi di sole al tramonto. Al suo arrivo, vide che l’espressione stampata sul muso verde smeraldo della Urraco era cambiata, ed anche di parecchio: era molto simile a quella che aveva avuto in Polonia, quando l’avevano salvata dall’inedia.

Scattò in piedi, come sospinta da una molla, e si avvicinò di corsa alla macchina.

"Angelo? Cosa è successo?" chiese a voce alta, talmente agitata da dimenticarsi di usare la mente per comunicare con lui. Ad una mancata risposta della vettura, capì che doveva essere accaduto qualcosa di grave.

"Angelo! Rispondimi ti prego!" ma ancora l’auto non parlò.

Edd aveva nel frattempo aperto lo sportello per scendere ed aprire la saracinesca dell’officina; non appena si alzò in piedi Evelyn lo aggredì:

"Che cosa gli avete fatto?! Rispondimi, almeno tu! CHE COSA GLI AVETE FATTO?!" gridò, afferrandolo per la T-shirt all’altezza del petto e cominciando a scuoterlo. Edd sentì le guance andargli in fiamme e non seppe cosa rispondere, incapace di reagire alla furia della ragazza. Imogen scese a sua volta e si mise a gridare in difesa del marito:

"COME TI PERMETTI DI TOCCARLO! LASCIALO STARE BRUTTA PAZZA!" ed afferrandola per le spalle, strappò via letteralmente Evelyn dal corpo del marito. Visto che anche il meccanico continuava a tacere, con il volto paonazzo e sconvolto, la ragazza si rivolse di nuovo alla Urraco, posandole entrambe le mani sul tetto.

"Angelo… cosa ti hanno fatto?" gli chiese di nuovo, chiudendo gli occhi.

La visione che gli arrivò, nitida come un film in alta definizione, la sconvolse: a metà del loro giro, Imogen aveva chiesto al marito di fermarsi per fare sesso. Edd aveva nicchiato per un po’, poi aveva ceduto alle insistenze della moglie. La ragazza fu costretta a sorbirsi tutta la scena, come se stesse guardando un film porno, ed oltre all’orrore ed al fastidio per l’oltraggio che avevano fatto all’auto, che peraltro aveva una coscienza ancora molto labile, quello che le fece veramente male fu il pensiero che avrebbe tanto voluto esserci lei al posto di Imogen. Non sull’auto, questo no… ma magari in un letto, nel morbido letto del suo cottage.

Quando finalmente la visione si interruppe, Eve riaprì gli occhi e puntò lo sguardo sul meccanico: se ne avesse avuto le capacità, lo avrebbe incenerito.

"Avete fatto sesso su di lui!"

Per tutta risposta Edd arrossì ancora di più, fino a che la sua faccia non prese completamente fuoco. Per un istante anche Imogen rimase sconcertata, ma fu lesta a riprendersi:

"Che cosa ne sai, tu? E poi che cosa te ne importa? Quello che facciamo io e mio marito sono affari nostri!"

"Sono anche affari miei, visto che riguardano Angelo" rispose la ragazza, continuando a guardare il meccanico ed ignorando completamente la gigantessa:

"Edd, tu forse non lo sai, ed allora te lo dico io: fare sesso su una macchina è quanto di più oltraggioso, avvilente e mortificante possa accadere all’auto stessa! Una vettura in normali condizioni psichiche è in grado di reggere all’affronto, ma l’equilibrio di Angelo è ben lungi dall’essere stabile, e tu lo sai! E sai anche benissimo che ci ho messo tre giorni, TRE GIORNI, per acquistare la sua completa fiducia! Hai mandato all’aria tutti i miei sforzi! Ora dovrò ricominciare tutto da capo!"

Lo spilungone si passò una mano tra i capelli scompigliati, incapace di proferire parola. Imogen continuava a sbraitare, ma per Evelyn era diventata solo un rumore di sottofondo.

"Adesso fammi un favore: portalo dentro e vattene a casa! Non mi interessa se devi ancora fare qualcosa in officina, voglio che tu te ne vada! E portati dietro quell’elefantessa!" concluse, indicando col dito, ma senza guardarla, sua moglie.

Il meccanico chinò il capo, remissivo, aprì la saracinesca e mise dentro la Lamborghini. Dopodiché uscì e richiuse il portone alle sue spalle. Alzò solo per un istante il capo a guardare Evelyn, che lo fissava a braccia conserte, poi afferrò Imogen – che non aveva smesso per un attimo di urlare, rinvigorita anche dall’ultima parola non proprio gentile proferita da Evelyn – per un gomito e se la tirò dietro, senza dire una parola.

"Come?! Ti fai comandare così a bacchetta da quella sciacquetta?! Io non me ne voglio andare, voglio chiarire questa faccenda, e subito! Voglio che tu la mandi via! Non mi interessa se parla con le macchine o qualsiasi altra cosa faccia; non mi interessa se Mike è più matto di lei, visto che è stato lui a portarla qui! Voglio che se ne vada, immediatamente!"

Edward non rispose: semplicemente continuò a tirarsela dietro, finché non riuscì a farle svoltare l’angolo del cortile. Solo allora Eve rientrò nell’officina, chiudendosi dentro e tornando subito dall’auto.

"Oh, Angelo! Sono mortificata!" esclamò, tornando a parlare con la mente, inginocchiandosi accanto alla macchina e poggiandogli la guancia contro il parafango:

"Mi dispiace da impazzire! Se solo avessi immaginato una cosa del genere io…"

"Non è stata colpa tua…" mormorò finalmente la Urraco in risposta, per poi gemere subito dopo: "Se penso di nuovo alla scena, mi viene da vomitare…"

La ragazza si strinse ancora di più contro la fiancata dell’auto, in una specie di abbraccio, e lì rimase, con la testa appoggiata alla carrozzeria, finché non si addormentò.

 

* * *

 

Era ancora nella stessa posizione quando Edd tornò al suo garage, la mattina dopo di buon'ora. Aveva dormito malissimo, sia perché Imogen era ancora furibonda, e lo aveva vessato per buona parte del tempo; sia perché era stato sinceramente dispiaciuto dalla reazione di Evelyn. Non immaginava certo che una "sveltina" a bordo della Urraco potesse scatenare un tale putiferio!

Entrò cercando di fare meno rumore possibile, e si intenerì quando vide la ragazza seduta per terra, profondamente addormentata, con la guancia appoggiata contro il parafango della Lambo.

Fino a quel momento non aveva ancora capito quanto lei tenesse alle automobili, quanto bene volesse loro – forse addirittura più che agli esseri umani, si scoprì a pensare – e quanto male le aveva fatto. Si accucciò al suo fianco e, dolcemente, le scostò una ciocca di capelli dal viso, sfiorandole una guancia. A quel lieve contatto Evelyn aprì gli occhi, e si trovò davanti il viso dell’uomo di cui si stava perdutamente innamorando: l’inconfondibile ciuffo scompigliato di capelli bianchi; due occhi castano scuro così intensi da togliere il fiato; il naso dritto, lievemente a patata; la bocca carnosa e sensuale atteggiata ad un lievissimo sorriso. Convinta di stare sognando, alzò lentamente la mano destra, sfiorandogli il profilo della lunga basetta e mormorando il suo nome:

"Edward…"

A quel tocco il meccanico socchiuse lievemente gli occhi, tentato di stringere quella piccola mano tra le sue enormi, di baciarla e trattenerla contro la sua guancia; ma non fece neanche in tempo a pensarlo che la vide sgranare gli occhi e ritrarre le dita di colpo. La sensazione di ruvidità della sua barba era stata talmente vivida da farle rendere conto che il suo non era un sogno, ma la realtà.

"Edd?! Cosa… cosa diavolo ci fai già qui a quest’ora? A proposito, che ore sono?" chiese, sorpresa, rialzandosi da terra e spolverandosi il fondo dei pantaloni.

"Sono le sei e mezza. A casa non riuscivo a dormire: dovevo assolutamente venire a chiedere scusa, a te e alla Lambo. Te lo giuro, non credevo di creare tanto scompiglio."

"Si, lo immagino. Voi uomini non pensate mai alle conseguenze…" aggiunse a mezza voce, quasi come se parlasse più a se stessa che all’uomo che aveva di fronte.

"Posso… posso chiedergli scusa?"

"Certo, fa pure. Riesce a sentirti benissimo!"

"Io intendevo… bè… con la mente."

"Ma guarda un po’! Mister scetticismo che vuole sfruttare i miei poteri fittizi per i suoi comodi!"

"E’ vero, all’inizio ero scettico. Ma poi ti ho chiesto scusa, o mi sbaglio?" rispose, lievemente piccato dal tono acido di Evelyn.

"No, non sbagli… scusami, stavo solo scherzando: per me è un piacere mettere le mie facoltà al tuo servizio. Però non so se Angelo…"

"Fammi parlare con lui, Eve. Gliene voglio dire quattro!" la interruppe la Urraco, e lei alzò le mani, in segno di resa:

"D’accordo mio caro. Te ne vuole dire quattro!" concluse, rivolta al meccanico che, ormai a conoscenza della procedura, si mise seduto per terra a gambe incrociate, pronto a posare le mani sul cofano verde smeraldo dell’auto. Evelyn si insinuò tra lui e la Urraco ed attese che l’uomo toccasse il metallo; un istante prima di farlo, seguendo chissà quale improvviso impulso, lui le sussurrò:

"Se vuoi, puoi appoggiarti a me…" e lei si sentì letteralmente morire a quelle parole. Ardeva dal desiderio di appoggiare la schiena al suo petto massiccio, ma con un enorme sforzo di volontà riuscì a scuotere la testa lievemente in segno di diniego, per poi posare le mani su quelle del meccanico.

Non appena il contatto fu instaurato, la voce sferzante della Lamborghini gli ferì il cervello:

"Avanti, Edd, sono tutto orecchie! Sentiamo queste scuse!"

"Io… sono veramente dispiaciuto per quanto è successo… non credevo assolutamente di creare così tanti problemi…"

"Certo, voi esseri umani date tutto per scontato! Non pensate minimamente alle conseguenze che possono avere le vostre azioni! Prima mi tenete rinchiuso per anni dentro un garage ad ammuffire; poi, quando finalmente qualcuno si degna di venirmi a prendere, mi ritrovo a diventare l’alcova di uno spaventapasseri e di una balenottera azzurra… anzi, verde, visto che era vestita di verde! Sono oltremodo indignato, Edward!"

Il meccanico chinò il capo, pieno di vergogna: quello che forse gli dava più fastidio era il fatto che la sua scopata stava diventando un fatto pubblico, visto che anche Evelyn vi aveva assistito tramite la mente della macchina.

"Ti chiedo umilmente scusa, Angelo…" fu tutto quello che riuscì a dire.

"Accetto le tue scuse, ma ad una condizione! Non far avvicinare mai più quell’elefantessa di tua moglie alla mia carrozzeria! Non voglio più averci niente a che fare! Non solo è stata la causa dell’oltraggio, ma ha offeso anche Evelyn, dandole della pazza!"

"D’accordo."

"Bene! Evelyn, basta così, non ho altro da aggiungere!"

Ubbidiente, la ragazza ritrasse le mani, ma Edd attese ancora qualche istante: memore dell’esperienza precedente, rimase con le mani poggiate sul cofano, nel caso in cui la Urraco avesse voluto aggiungere qualcosa solo a suo beneficio. Ed infatti, la Lambo non si fece attendere:

"Evelyn si è innamorata di te" gli sentì dire fiocamente, in tono pacato: "Se a te non interessa, ti prego di non illuderla. Non farle del male!"

"Non lo farò…" rispose, ma senza sapere se l’auto era più in grado di sentirlo. Poi aprì gli occhi: la ragazza era ancora seduta davanti a lui, con le mani in grembo, in attesa che si alzasse. Prima di farlo, però, le chiese di nuovo scusa:

"Lo so che non sono responsabile del comportamento di Imogen, ma volevo chiederti scusa a nome suo. Ti ha offeso, ieri, ed io non ho detto nulla per difenderti."

Eve provò una dolce fitta al cuore al sentire quelle parole, ed annuì semplicemente:

"Non c’è problema, Edd."

Lui rimase immobile ancora per un istante, pensando alle ultime parole della vettura: la Urraco gli aveva confermato quello che gli aveva già affermato la Traveller. Evelyn si era innamorata di lui. E lui? Cosa provava per lei? Amicizia, certo. Simpatia. Anche un po’ di tenerezza. Ma, amore?



Spazio autrice: Buongiorno a tutti, questa volta scrivo alla fine del capitolo. Allora, cosa ve ne pare? Si, forse è un po' lungo, ma mi sembra abbastanza ricco di avvenimenti, quindi spero che possa non risultarvi noioso. Una piccola precisazione: la Lamborghini Urraco "parla" il dialetto pavese perchè effettivamente (se avete visto la puntata sicuramente lo avrete notato) è targata PV.
Ringrazio infinitamente la mia cara amica Lapoetastra, che ha accolto la mia supplica per ricevere recensioni! Ovviamente la supplica rimane ancora valida: vi prego, vi scongiuro, commentate! Grazie!
Evelyn

  
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