Già da qualche minuto la macchina di Castle era ferma, a motore spento, nel garage nei sotterranei del 425 Broome Street.
La Corvette di Beckett era nello stallo accanto alla sua. Kate lo aveva preceduto a casa dopo che era passata nel suo nuovo ufficio da investigatore privato. Avevano bevuto, festeggiato, amoreggiato e poi si erano dati maliziosamente appuntamento a casa per dedicarsi a qualche sonnellino pomeridiano.
Erano giorni che giocavano verbalmente su questo. In effetti, era da un po’ di tempo che non riuscivano a concedersi un sano relax costituito da interi pomeriggi passati a letto a fare l’amore, a sonnecchiare e a chiacchierare fitto fitto come i primi tempi, per poi ricominciare ad amarsi senza mai stancarsi di nessuna di queste attività.
I loro pisolini, come li amavano chiamare, venivano sempre boicottati: una volta era per la presenza in casa di Alexis, una volta per quella di Martha, molto spesso perché Kate era di turno al distretto e c’era qualche odioso assassino che decideva di rovinare i loro programmi. Insomma, erano davvero passati mesi da quando non erano riusciti a ritagliarsi del tempo di qualità per loro.
Con una mano Castle continuava a tormentarsi l’altra.
Guardava la macchina di Kate come se avesse lei di fronte.
Il loft era libero.
Erano le tre del pomeriggio e avrebbero potuto finalmente dedicarsi alla loro attività preferita e invece lui era lì, bloccato in macchina, senza il coraggio di salire a casa. L’ultimo caso di cui si era occupato lo aveva particolarmente provato. Sia perché l’amica che si era rivolta a lui per avere le prove che il marito la tradiss, era diventata a sua volta vittima del caso, sia perché un senso di inadeguatezza lo aveva accompagnato per tutto il tempo. Insomma si era ridotto ad accettare di fare indagini per smascherare sul fatto adulteri poco cauti e questo non gli faceva onore. Il suo nuovo progetto di investigazioni private non stava andando bene come sperava. Aveva lavorato su pochissimi casi, alcuni addirittura procurati da sua moglie per indagini collaterali a quelli del caso di omicidio di cui si stava occupando lei. Ma la dura realtà era che l’attività stentava a partire e in più lui si annoiava lontano dal distretto. Lo divertiva lavorare insieme ad Espo e Ryan e lo eccitava stare accanto a Kate in tutte le fasi dell’indagine. Quando la vedeva in stile badass lo attizzava come non mai, tanto da essere arrivato una sera a rivelarle uno dei suoi sogni erotici che più lo tormentava da quando la aveva conosciuta, con quei suoi capelli corti, così diversa dalle donne del suo mondo di allora. Eppure, sin da quel momento, aveva iniziato a tormentare i suoi sonni. Kate non se lo era fatto dire due volte e come era successo in molte altre occasioni, non si era di certo fatta pregare per mettere in pratica le sue richieste soddisfacendo il suo sogno proibito. D’altronde Kate aveva sempre dimostrato di divertirsi e di saper giocare nell’intimità, aperta, disinibita e emancipata a sufficienza per far impazzire un uomo e legarlo a lei a vita. La realtà era bene diversa, come sua moglie stessa gli aveva più volte sottolineato, ma a lui sembrava davvero impossibile che alcuni uomini si fossero stancati di lei. Eppure, a detta di Kate, era successo e più di una volta. Lo stesso Sorenson se ne era andato lasciandole il cuore spezzato senza pensarci due volte. Questa era la dimostrazione che un’anima ha un incastro perfetto soltanto con la sua gemella. Era completamente perso in questi pensieri quando il cellulare cominciò a squillare. Il Bolero di Ravel risuonò nell’aria ristretta dell’abitacolo. Aveva impostato quella speciale melodia ormai tanto tempo prima come suoneria personalizzata per Kate, da quando lei si era presentata bagnata fradicia alla sua porta della stanza di un hotel di Orlando e si erano amati a lungo con il Bolero che Kate stessa aveva scelto come sottofondo musicale.(*)
“Kate?”
“Castle che fine hai fatto? Problemi?” chiese con un tono di voce leggermente preoccupato, visto che aveva colto benissimo l’amarezza del marito meno di un’ora prima nel suo ufficio.
“No, Kate. Salgo. Sono in garage…”
“Lo so, ti ho visto dalla finestra mentre entravi…” dopo un momento di silenzio aggiunse “dai, sali che mi sto congelando senza di te. “
“Uhmmm”
“Corri”
E chiuse la chiamata.
Castle guardò il display dell’orologio e notò che era rimasto in garage per quasi mezz’ora. Kate lo aspettava, probabilmente si era già cambiata per fargli una sorpresa – d’altronde era probabile che fosse così se aveva freddo, – e lui invece era rimasto a crogiolarsi nei suoi pensieri in macchina.
A volte era proprio stupido.
Si sarebbe fatto perdonare.
Si incamminò verso l’ascensore e si mise ad aspettare che arrivasse al piano interrato. Schiacciò la pulsantiera e si girò per guardarsi allo specchio. Cercò più volte, senza il risultato sperato, di lisciarsi le borse sotto gli occhi, particolarmente evidenti dopo l’appostamento della notte scorsa, e fece delle prove di sorriso.
Nahhh proprio non era giornata.
Calmati Rick.
A questo penserai dopo.
Ora pensa solo a tua moglie che ti sta aspettando e nient’altro.
Si riscosse con il bip dell’ascensore che lo avvisava di essere arrivato all’ultimo piano e quando le porte si aprirono vide Kate che lo aspettava sul ciglio della porta. Indossava una vestaglia insolitamente annodata in vita e aveva raccolto i cappelli sulla testa con una matita. Alcuni ciuffi le ricadevano intorno al viso incorniciandole il volto che in quel momento gli apparve splendido come non mai.
“Ehy”
“Ehy” rispose abbracciandolo stretto.
Lo condusse rapidamente verso la cucina dandogli a mala pena il tempo di togliersi il soprabito e di appoggiarlo sul divano.
Kate si sedette su uno sgabello e fece cenno a Castle di fare altrettanto. Sul bancone erano pronti due tazze fumanti, quelle con la scritta I love NY e il cuore rosso incastrato tra le lettere.
Kate prese in mano la sua tazza e avvicinò l’altra a Castle.
“Non devi prendere decisioni affrettate, lo sai?” iniziò molto dolcemente.
“Come fai a sapere …? “ poi dopo aver visto il sorriso disarmante di sua moglie si affrettò ad aggiungere “Lascia perdere, come non detto.”
“Rick, mi dispiace davvero che non lavoriamo più insieme al distretto. Anche a me manca averti tra i piedi e mi dispiace. Mi dispiace davvero. Ho provato a parlare anche con la Gates e…”
“Kate non dovevi…”
“Sì che dovevo. Comunque la Gates non avrebbe nulla in contrario a reintegrarti ma pare il procuratore si sia proprio messo di traverso.” Allungò una mano sulla sua e inizio ad accarezzargli il dorso con il pollice.
“Kate, non è questo. Sono sconvolto e dispiaciuto per Eve, per come sia finita. Ma il punto è che ho accettato di fare un lavoro che non voglio fare. Sono sceso a compromessi con me stesso e questo non mi piace. Non voglio investigare sulle infedeltà coniugali o dover rassicurare genitori ansiosi sulla moralità dei figli. Non posso cadere così… così in basso.”
Kate si alzò e gli si mise dietro iniziando a fargli un messaggio sulle spalle.
Era terribilmente teso e contratto.
Si chinò sul lato destro e iniziò a sussurrargli parole dolci e rassicuranti al suo orecchio. Di tanto in tanto gli mordeva il lobo mentre con il respiro gli accarezzava la pelle procurandogli una sensazione di piacevole leggerezza.
“K-Kate” sussurrò e poi di nuovo “K-K-Kate” con voce sempre più strozzata.
A fatica Rick si allontanò dalla fonte del suo stordimento, si girò e la fece sedere sulle sue gambe.
“Kate, io sono uno scrittore. Io ho giocato a fare il poliziotto e sai bene quanto mi piace ma … non è lo stesso senza di te.” Kate gli aveva messo le braccia al collo e gli fece cenno di continuare.
“Insomma non mi diverto. Io-io ecco quando sono al distretto, quando interroghiamo insieme i testimoni, quando andiamo sulla scena del crimine o andiamo in obitorio per sentire i risultati dell’autopsia… insomma mi sono reso conto che l’unico motivo reale per cui mi piace tutto questo sei tu. Insomma trovo eccitante come interroghi gli indagati, diamine, chi altri riesce a passare nel giro di poche battute da un tono di voce condiscendente e comprensivo alle urla che accompagnano rovesciamenti di sedie e quant’altro…” Kate si scostò dal suo collo e con gli occhi spalancati si indicò come se, stupita, non sapesse di cosa il marito stesse parlando. Lui continuò “Sì, Kate. Mi fa impazzire come riesci a gestire certe situazioni e poi come cinque minuti dopo riesci a parlare con i familiari delle vittime con una dolcezza e una partecipazione che non ho mai visto in nessun altro. Insomma Kate, a me non piace fare il poliziotto in sé, mi piace farlo con te. Hai presente quando ci completiamo le frasi a vicenda e stupiamo le persone che ci ascoltano o quando arriviamo insieme alla stessa conclusione? Per me è pura eccitazione mentale. Insomma, Kate, per me è come… è come…come se facessimo sesso con la mente.”
Kate sorrise e lo baciò lievemente sulle labbra.
“Anche per me è così.” e approfondì il bacio accarezzandogli la testa con entrambe le mani.
Dopo un po’ si staccarono “Castle, non devi sentirti strano per questo. Penso che siamo stati fortunati a poter lavorare insieme per tutto questo tempo. Insomma per me è la stessa cosa. Ho fatto il poliziotto per anni con il solo scopo di dare giustizia a mia madre ma quando tu sei apparso nella mia vita, ho iniziato a sorridere. E non è poco. Lo sai. Insomma anche a me piace tanto lavorare insieme, il tuo aiuto, il tuo ragionare fuori dagli schemi è determinante ma non possiamo farci niente in questo momento. Puoi solo accettare la cosa. E se non vuoi fare l’investigatore privato, va bene così. Scrivi. Riprendi a scrivere a tempo pieno. Oppure…. Oppure dedicati a qualcos’altro … che ne so io…. Ah ci sono! Potresti fare il babysitter!”
Castle stava accarezzando la moglie e la guardava mentre parlava ma a quell’ultima domanda si bloccò con aria incuriosita.
“Il baby sitter? Io?” chiese curioso.
“Sì”
Allo sguardo ancora interrogativo di Castle, Kate sorrise, gli prese la testa tra le mani e disse “Abbiamo sempre parlato di avere un figlio Castle, ma poi non abbiamo mai affrontato la questione veramente…”
Rick era sbalordito.
“Sì insomma, finalmente, nonostante tutto ci siamo sposati, ora siamo tranquilli: Bracken è in galera e non farò più pazzie per arrestarlo, tu hai tempo libero e io… insomma io… ecco, mi piacerebbe. Penso di essere pronta a farlo, semmai si può essere pronti ad una cosa del genere. Che ne pensi?”
Castle si alzò di scatto e la prese in braccio.
“Che ne penso?” disse saltellando verso il centro del salone “Penso che sono felice!” e cominciò a girare su stesso, sempre tenendo Kate tra le sue braccia, divertito dai suoi ridolini finché un paio di sbandate rischiarono di fargli perdere l’equilibrio e di rovinare in terra facendo cadere pure Kate.
“E io penso che è meglio che ci mettiamo all’opera prima che tu diventi troppo vecchio per fare questo con nostro figlio” risero della battuta e si baciarono a lungo con dolcezza.
Finché Castle, tenendola ancora tra le braccia, le chiese “Ti andrebbe di fare un pisolino?” facendole l’occhiolino.
“Certo, non sprechiamo l’occasione” rise Kate “a volte mi sembro una liceale che aspetta casa libera per farlo…”
“Già” disse Castle trascinandola verso la camera da letto cominciando a slacciarle la vestaglia per non perdere tempo.
“Wow” disse beandosi della vista “tu sì che sai come sorprendere un uomo” alludendo alla biancheria sexy che con quei tacchi a spillo che aveva ai piedi lo aveva stregato. “In effetti mi ero chiesto come mai eri con i tacchi in casa…”
“Mai fare domande inopportune, scrittore, dovresti averlo imparato, oramai. C’è sempre una spiegazione razionale per ogni cosa…” replicò divertita e rilassata più che mai.
Detto questo, Kate si riappropriò della sua bocca mentre l‘avanzata verso la camera proseguiva. I bottoni della camicia erano quasi tutti slacciati e le mani di Kate vagavano ovunque nella schiena e nel petto di Rick.
La frenesia della passione li aveva colti impetuosamente e ogni movimento era accompagnato da gemiti inconfondibili.
Il pisolino pomeridiano avrebbe potuto aspettare ancora.
Forse…
In quel momento si sentì sbattere la porta di casa.
“Uhh Uhh c’è nessuno? Sorpresa! Richard! Katherine! Sono tornata prima dalle prove…. “
[*] Riferimento ad una mia ff del 2013: A Volte ritornano
Spazio di Monica
Eccomi tornata con una post 7x13. Una shot buttata giù in un momentaneo momento di pigrizia a fare altro, causa pioggia. Un po’ di leggerezza prima della doppia puntata che ci attende minacciosa...