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Autore: SSJD    07/02/2015    2 recensioni
Qualcuno mi ucciderà per questo...
Per aver anche solo osato rendere protagonisti i personaggi di Dragonball delle opere di Omero che, probabilmente, si rivolterà nella tomba appena inizierò a pubblicare questo racconto basato interamente sull'Iliade. Unire il sacro col profano (decidete voi quale è l’uno e quale l’altro) forse non è mai una buona idea… ma l’epica e la mitologia mi hanno sempre affascinato per cui, cosa c’è di meglio che far rivivere le vicende di una guerra mai combattuta a dei personaggi mai esistiti? Mi scuso per le improbabili coppie yaoi ed etero che ho creato, per aver stravolto molti dei legami di parentela e per l’OOC di tutti i personaggi del racconto.
Il titolo scelto ha una doppia motivazione: una ovvia dovuta all'ultimo film diretto da Akira Toriyama (la Battaglia degli Dei, con i protagonisti di DBZ), l'altra storica. La guerra di Troia, raccontata nell'Iliade, infatti, fu voluta e manovrata, di fatto, dagli dei. Anche la sua fine, con la caduta di Troia, fu decisa per soddisfare i loro desideri.
Ultimo cap.: Secondo classificato al contest: 'E se le opere classiche fossero degli anime?' Di Elettra.C.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Gohan, Goku, Turles, Vegeta | Coppie: Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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τρία







I giorni che seguirono videro cadere molti soldati in entrambi gli schieramenti. Sembravano giorni come molti altri: sangue, morte, ammassi di corpi sparsi ovunque, ma c’era un guerriero in particolare che si distingueva per il suo valore sul campo. Il re Vegeta lo osservava già da alcuni giorni e si chiedeva come e dove avesse potuto rinnovare le sue forze e le sue energie in quel modo. Vegeta osservava attentamente Goku e pensava e ripensava a come fosse cambiato il suo modo di combattere, dopo l’arrivo delle troiane rapite. Poi osservava i greci, i suoi stessi compagni di battaglia e, giorno dopo giorno, capiva che qualcosa non andava. Le cose si stavano mettendo male per loro. Goku era l’unico ad aver rinnovato sul campo la sua forza, mentre lui stesso e tutti gli altri guerrieri sembravano aver perso di motivazione, di coraggio e di energie. Le loro spade, che una volta uccidevano con un unico colpo, ora sembravano agitate per aria come bandierine festanti e il tempo necessario per uccidere un nemico era pressoché triplicato.
Così non andava.
In aggiunta a questa già catastrofica situazione, Vegeta si rese conto che, proprio quel giorno, gli dei avevano deciso di farsi beffa dei greci punendoli per la loro ingordigia e lussuria.
In una mattinata in cui il sole fatto sorgere da Re Kaio avrebbe potuto bruciare gli ultimi neuroni ancora funzionanti, Vegeta capì che, di lì a poco, sarebbe successo l’irreparabile se qualcuno non avesse escogitato qualcosa. Se LUI non avesse escogitato qualcosa.
Mentre tutti i greci combattevano sotto un sole cocente che serviva solo a preparare le anime all’inferno che avrebbero raggiunto quella stessa sera, nel loro campo si stava compiendo un fatto che avrebbe cambiato il destino di tutti.
Quel giorno infernale sarebbe stato l’ultimo.
L’ultimo giorno prima dell’inizio della fine.
Quella mattina, infatti, Re Kaio pensò bene di riprendersi ciò che gli era stato portato via. Scese nel campo greco con il suo calesse dorato, entrò nella tenda di Napa e si riprese la sua sacerdotessa, Bra. La povera ragazza era stata ridotta in fin di vita da quell’essere spregevole che, per giorni, l’aveva torturata e seviziata, senza nessuna pietà. Poi riprese il suo calesse alato e volò via senza che nessuno lo notasse, nè fermasse.
Napa trovò l’amara sorpresa quella stessa sera quando, rientrando al termine della difficile giornata, si accorse che la donna non c’era più. Era andato da lei per accertarsi che fosse ancora viva dato che, quella sera, sentiva l’impellente necessità di abusare nuovamente del suo bellissimo corpo. Quando non la trovò più, legata mani e piedi a formare una X appesa ai pali della sua tenda, pensò che fosse scappata e andò su tutte le furie. Chiamò le sue guardie per farla cercare e, quando queste tornarono a mani vuote, per la rabbia le fece mettere tutte in fila per essere giustiziate. Fortunatamente per loro, intervenne Vegeta che, di vedere altri dieci tra i migliori combattenti greci perdere la vita, non ne voleva proprio sapere. Si avvicinò al furioso re calvo e gli disse:
“Napa, la tua donna non è scappata, loro non c’entrano. Nulla si può fare contro il volere di Re Kaio. È venuto a riprendersela perché TU la stavi uccidendo. Se ti fossi comportato più umanamente con lei, a quest’ora…
“Bada a come parli, Vegeta, il mio pugnale ha ancora sete di vendetta, non mi costringere ad usarlo su di te” lo interruppe l’altro puntandogli contro l’arma.
“Oh, fai pure” continuò Vegeta con un sorrisetto malizioso “Ma se muoio io indovina un po’ chi non vorrà più combattere per te? Chi è venuto qui solo perché IO sono stato tanto bravo a convincerlo? Lo sai bene che questa guerra sarebbe già finita da un bel pezzo a tuo sfavore se una certa persona non fosse qui, vero? Quindi, vedi di metterti tranquillo, oppure non sarà solo Re Kaio ad essere adirato con te, ma qualcuno molto, molto più vendicativo”
Napa abbassò l’arma. Sbuffò più volte nervosamente, come un toro inferocito. Si voltò di scatto facendo svolazzare il suo pesante mantello rosso a due centimetri dal volto soddisfatto di Vegeta che, appena lo vide sparire nella sua tenda, si girò verso gli uomini ancora terrorizzati della guardia personale di Napa e disse:
“Andate e prendetevi un giorno di riposo, domani”
“Sì Sire e grazie, per averci salvato la vita, grazie” rispose balbettando il capo del gruppo.
“Già…anche se un giorno in più o in meno non fa una gran differenza…” rispose Vegeta tra i denti senza che nessuno potesse udirlo.
Il re di Itaca tornò nella sua tenda e, mentre si slacciava stancamente i calzari e si toglieva l’armatura, si mise a pensare a come uscire da quell’incubo. Dieci anni lontano da casa. Dieci anni lontano dalla sua bellissima moglie Bulma, che lo stava spettando scrutando invano il mare, nell’attesa del suo ritorno. Dieci maledetti anni lontano dal suo amatissimo figlio, Trunks. L’aveva visto in fasce con quegli occhi azzurro cielo del tutto identici a quelli della sua Bulma. Lo stesso azzurro del cielo che lui era costretto a vedere ogni giorno, da anni ormai e che non era il cielo della sua terra, lontana, perduta in un mare troppo distante nel tempo e nello spazio. Dieci anni di odio verso chi lo stava tenendo lontano da lei e da suo figlio. Certe notti sognava di poter fare ancora l’amore con lei, di toccarla, di accarezzarla e baciarla e farla ancora sua, ma poi si svegliava tutto sudato e, guardandosi attorno, capiva di essere caduto da un sogno ad una realtà che lui non accettava più. Non poteva più accettarla perché lui, Napa, Krillin e gli altri fanatici che lo avevano trascinato lì, li odiava.
Tutti.
Perché lui amava Bulma e voleva tornare da lei e sapeva che non si può amare veramente una persona se non odi profondamente chi te la vuole portare via.
Questo loro avevano fatto.
Lei era lontana, troppo lontana, dal suo corpo, dalla sua mente e dalla sua anima.
Lui l’amava ancora e odiava loro.
Questo era quanto.
Ora sentiva che doveva trovare il modo per uscire da tutto questo e che ciò che era appena accaduto a Napa era un segno. Un segno che anche gli dei erano stanchi di quella guerra e che forse anche loro volevano porre fine alle ostilità. Ma la guerra la facevano gli uomini e dovevano pensarci loro a mettere una pietra definitiva sopra ad un conflitto di cui tutti, oramai, avevano perso il senso.
Vegeta si mise a letto a pensare a una nuova strategia, ma subito i suoi pensieri furono interrotti, prima dall’arrivo del suo servo personale che voleva informarsi se avesse bisogno di lui, per quella notte e poi dalla sua schiava troiana che gli chiedeva la stessa cosa. Il re, lasciandosi forviare dall’indiscutibile bellezza della donna, decise di congedare il servo, che per quella settimana gli aveva già permesso di sfogare abbastanza i suoi istinti più remoti e di concedersi a lei che lo condusse, in poco tempo, all’oblio di un sonno profondo.
Quella schiava, oltre ad essere bellissima, era anche molto, forse troppo dolce e accondiscendente con lui. Vegeta l’aveva sempre trattata bene, come Goku con Chichi, non come Napa con Bra o Krillin con quella povera ragazza morta la stessa sera in cui aveva messo piede dentro la sua tenda. Quei due erano animali e molte volte, Vegeta, si era chiesto come Bra, che per bellezza e grazia gli ricordava la sua bellissima moglie Bulma, potesse essere ancora viva, dopo tutto quello che quell’essere dannato le aveva fatto. Le aveva addirittura impresso a fuoco il simbolo dei greci su una natica, nemmeno fosse stata un cavallo e l’aveva umiliata e torturata in tutti i modi possibili, solo al fine di divertirsi nel sentirla gridare e implorare pietà. Le guardie di Napa, che la udivano da fuori la tenda piangere e chiedere a Re Kaio di prendersi la sua vita, pur di scrivere la parola fine sull’inferno che stava vivendo, avevano pietà di lei e pregavano il dio che esaudisse il desiderio della ragazza. Quel giorno le sue e le loro preghiere erano state esaudite in un modo del tutto inatteso. Re Kaio si era ripreso la sua sacerdotessa prediletta, lasciando la seconda, Chichi, nelle mani di quel semidio che la stava trattando come una principessa in un paradiso ben lontano dall’inferno che aveva vissuto Bra.
Mentre la mente di Vegeta veniva offuscata ancora una volta dalle amorevoli cure di quella schiava che sembrava essere stata mandata apposta da Kaio Shin per farlo uscire di senno, nella tenda di Goku era  Chichi ad essere in balia del desiderio del re di vederla impazzire di piacere.
Il guerriero, in tutti i loro incontri, si era dimostrato un amante incredibilmente dolce, tanto che lei era arrivata a chiedersi come potesse un uomo essere tanto crudele sul campo e poi risultare così docile e premuroso nei suoi confronti. Non c’era volta in cui non si premurasse di prepararla al suo ingresso. Non c’era mai stato un momento in cui lei avesse paura che le facesse del male, nemmeno quando una sera, tornato da una battaglia molto difficile, aveva dimostrato di essere molto arrabbiato per aver perso due dei suoi migliori uomini, per mano di Gohan.
Non se l’era mai presa con lei, mai. Quando entrava nella tenda diventava un’altra persona, pronta a soddisfare i desideri più perversi o più romantici di quella che lui ormai considerava la SUA donna.
Quella sera, le cose non erano, o per lo meno, non sembravano diverse dal solito. Dopo aver cenato si era semplicemente avvicinato, l’aveva spogliata con un’infinita delicatezza e se l’era portata a letto. Lì aveva iniziato ad accarezzarla e a baciarla, senza dire una parola, ma sembrava che fosse immerso in tutt’altri pensieri, che da ciò che stava facendo. Scese a baciarle il seno e poi l’addome procurandole un leggero solletico che la fece sorridere. Continuò a baciarla scendendo fino a dove lei non si sarebbe mai immaginata e il suo sorriso si trasformò in un gemito sempre più accentuato che mutò in un gridolino di piacere quando lui infilò due dita dentro di lei.
Goku le donò un piacere assoluto che non aveva mai provato, fino a quel momento. Quel guerriero era così dannatamente bravo a farla godere che le avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa e lei gli avrebbe risposto di sì. Chichi aveva contemplato anche l’ipotesi che lui si potesse prendere anche la sua anima, se non l’aveva già fatto, che lei ne sarebbe stata addirittura contenta.
Quando il re si accorse del suo successo, fece scivolare le dita fuori da lei e, senza dire nulla, le si sdraiò sopra, facendo attenzione a non schiacciarla e iniziò a muoversi dentro di lei in un modo così lento che sembrava quasi impercettibile. Per tutto il tempo continuò a baciarla fino alla fine che giunse poco dopo, senza che lui staccasse mai le labbra dalle sue, nemmeno per quei dieci secondi che seguirono l’enorme piacere che aveva provato.
Subito dopo, riaprì gli occhi che aveva tenuto chiusi per assaporare meglio tutto ciò che quella donna gli stava dando e il suo sguardo incrociò quello di lei. Stettero così, in silenzio, per alcuni minuti. Poi, senza mutare lo sguardo che sembrava quello di un ragazzino che avesse fatto l’amore per la prima volta, rompendo un silenzio che durava da tutta la serata, le disse:
“Ti amo”
Dopodiché riprese a baciarla, per molti, interminabili minuti. Non voleva che lei glielo dicesse anche se lo sentiva che quell’assurdo sentimento gli era corrisposto. Era assurdo essersi innamorati di una donna che doveva essere solo un bottino di guerra e che, in più, era sacerdotessa dello stesso dio che avrebbe contribuito alla sua stessa morte, ma così era stato. Al cuore non si comanda, ma lui non voleva sentirglielo dire. Sapeva che amarlo le avrebbe portato solo sofferenza e questo lui non poteva permetterlo.
Quando poco dopo Goku si sdraiò a fianco a lei e iniziò ad accarezzarle i capelli, lei lo guardò e, rompendo il magico silenzio che li stava dolcemente cullando fino al sonno, gli chiese:
“Goku, posso farti una domanda?”
“Sì, mia regina” rispose lui continuando ad accarezzarle i lunghi capelli neri.
“Perché credi che non vedrai mai la fine di questa guerra?”
Lui girò la testa per poterla guardare e con aria un po’ triste gli disse:
“Io non lo credo, io lo so. Me lo disse mia madre, Gine, prima di partire. Disse che la gloria del mio nome si sarebbe tramandata nei secoli solo se fossi venuto qui a combattere, ma anche che, la stessa gloria era inevitabilmente legata alla mia morte”
“Oh, Goku…mi stai dicendo che…che morirai? Prima della fine della guerra tu perderai la vita?” chiese lei disperata.
“Così è scritto. Questo è il volere degli dei” rispose lui.
“Ma questo è terribile! Come possono gli dei volere una cosa come questa? Ci può essere un rimedio!” chiese lei mettendosi a sedere.
“Sì, c’è”
“E quale? Qual è la soluzione?”
Goku si mise in ginocchio a fianco a lei, voltato in modo da poterla avere di fronte. Le prese le mani tra le sue e le disse:
“Io…prima, mentre facevamo l’amore, ho sentito che…forse…anche tu provi dei sentimenti…per me… Ti prego…dimmi…dimmi che non mi sbaglio. Mi sembra impossibile che tu non provi odio e disprezzo per me per ciò che ti ho fatto, ma ciò che mi hai dato e che io ho sentito è l’esatto opposto”
“Io…sì, è così. Provo anche io ciò che senti tu, ma non credo che questo possa bastare per salvarti dall’Ade”
“Questo no, ma se io non mi facessi trovare dalla dea della morte? Potrei sfuggirle, a costo della mia gloria, ma ora che ti ho conosciuto non mi importa più nulla. Voglio passare il resto della mia vita con te. Amarti, avere dei figli, invecchiare al tuo fianco. Non mi interessa più questa stupida guerra. Prendiamo la mia nave e andiamocene, ora. Sono sicuro che gli dei ci consentiranno di arrivare fino alla mia terra e farci vivere in pace fino alla fine dei nostri giorni” disse Goku con gli occhi emozionatissimi.
“Sì, va bene, re Goku. Sarà un onore passare con te il resto della mia vita” rispose lei semplicemente, senza pensarci nemmeno un minuto.
“Andiamo” concluse Goku alzandosi.
“Sì” rispose semplicemente lei.
I due si rivestirono in fretta e uscirono altrettanto velocemente dalla tenda.
Purtroppo per loro però, un’amara sorpresa li attendeva all’esterno. Le guardie di Napa li boccarono. Una di loro, che faceva la ronda nel campo, si era soffermata ad ascoltare la conversazione tra Goku e Chichi e, venuto a conoscenza della loro imminente fuga, era corso ad avvisare il re che aveva immediatamente predisposto un battaglione per fermarli.
Le guardie accerchiarono i due fuggitivi e Goku estrasse immediatamente la sua spada per difendere la sua donna e il loro sogno di fuggire assieme. Dopo aver ucciso in meno di cinque secondi due degli uomini più forti del gruppo però, Goku fu costretto ad arrendersi. Un uomo grande e grosso, con una grossa cicatrice che gli copriva uno dei due occhi color inferno e dei lunghi capelli neri che gli scendevano disordinatamente fino a metà della schiena, aveva preso Chichi alle spalle e le puntava un pugnale alla gola. La donna terrorizzata aveva fatto un urlo per richiamare l’attenzione dell’amante che, voltandosi e vedendola così minacciata, non poté fare altro alzare le mani e buttare la spada a terra dicendo:
“Va bene, va bene…lasciala…lasciala. Verremo con voi, a patto che tu la lasci e non le faccia del male”
“No, LEI viene con noi. Tu no, fai sogni d’oro, Sire”
Questa fu l’ultima cosa che Goku riuscì a sentire prima che una delle guardie, giunta alle sue spalle, gli desse un forte colpo in testa con l’impugnatura della spada, facendolo stramazzare al suolo tramortito.
 
   
 
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