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Autore: Mitsuko_Ayzawa    08/02/2015    5 recensioni
«Risponde Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn. Chi parla?» la sua espressione cambiò radicalmente, passando da un professionale interesse a quella che sembrava voglia di dare a fuoco qualcosa. «Ah, siete voi.» mugugnò. Fece qualche passo, attraversando la stanza e andandosi ad appoggiare con i gomiti sul bancone da bar.
Alec fissava come ipnotizzato la linea elegante della posa dell’altro, e della curva della sua schiena, e i suoi movimenti mentre spostava il peso prima su una gamba e poi sull’altra. Intanto lo stregone proseguiva la sua telefonata con tono quasi assente, e indifferente.
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Missing Moment CoA. IL Missing Moment
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I NEED TO FEEL YOU
 



I due entrarono nell’appartamento dello stregone. Magnus Bane sembrava perfettamente a suo agio, cosa che non poteva dirsi di Alexander Lightwood.
Era da un po’ che il ragazzo non andava a casa di Magnus, causa Jace, “gentilmente ospitato” dallo stregone, ma le volte in cui vi era entrato la situazione era degenerata piuttosto velocemente. E Alec poteva dire di non aver mai fatto qualcosa per impedirlo. E poteva anche dire che, in fondo, la cosa non gli dispiaceva più di tanto.
Il gatto di Magnus, Chairman Meow, li fissava dal bracciolo di una poltrona, con gli occhi spalancati e le pupille ridotte a fessure, mentre i due entravano.
«Accomodati pure.» sorrise lo stregone facendogli gesto di sedersi dove preferiva. «Posso offrirti un caffè o qualcos’altro?»
«Un caffè andrà benissimo.» annuì il ragazzo, mentre si sedeva sul divano. Il gatto saltò giù e si avvicinò a lui, per strusciarsi contro le sue gambe, ma prima che Alec potesse allungare una mano si andò a infilare sotto un cuscino, lasciando fuori solo la coda pelosa. 
Magnus gli si avvicinò e con un sorriso gli allungò una tazza con il caffè. Era di porcellana azzurra, con una scritta nera in maiuscolo – HIGHTER THAN THE SKY. Si sedette al suo fianco, mentre Chairman Meow emergeva dai meandri del divano per accoccolarsi sulle sue gambe. Alec lo fissò per un secondo, e per un terribile istante provò il desiderio di essere al suo posto. Poi si riscosse e prese la tazza dalle mani dell’altro. Nel farlo, le loro dita si sfiorarono, e Alec sentì come una scossa elettrica partirgli dalle dita e giungere al cuore.
«Grazie.» il giovane Shadowhunter si seppellì dietro la cortina di capelli neri e dietro la tazza. Era perfettamente conscio della presenza di Magnus accanto a lui, mentre beveva a sua volta. Se ne stava seduto con nonchalance, le gambe lunghe ed eleganti accavallate e fasciate da un paio di pantaloni neri aderenti. Lo stregone si rivolse verso di lui.
«Allora, mio caro, come vogliamo trascorrere il pomeriggio?» Alec borbottò qualcosa di incomprensibile.
«Come scusa?»
«Niente!» si affrettò a precisare il ragazzo.
«Magari se ti va potremmo uscire e andare a mangiare qualcosa. Dopotutto, non dobbiamo rimanere in casa, purché tu non ti allontani da me.» propose lo stregone.
Vide che Alec stava seriamente considerando l’opzione, mentre inconsciamente si teneva il labbro inferiore tra i denti. Lo stregone non riuscì a non fissarlo morbosamente.
Alec aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne interrotto da una musichetta. La suoneria di un cellulare. Magnus e Alec si squadrarono per un secondo.
«Credo che sia il mio.» disse lo stregone, alzandosi bruscamente in piedi. Il gatto venne sfrattato dalla sua comoda postazione, e scappò via con un verso stizzito. «Ti dispiace se…»
«Oh, no assolutamente. Rispondi pure.» disse Alec tranquillamente, un lieve sorriso ad allungargli le labbra. Magnus gli rivolse uno sguardo riconoscente, poi estrasse il telefono dalla tasca – non senza contorcersi nel tentativo – e, scorrendo il dito sullo schermo, accettò la chiamata.
«Risponde Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn. Chi parla?» la sua espressione cambiò radicalmente, passando da un professionale interesse a quella che sembrava voglia di dare a fuoco qualcosa. «Ah, siete voi.» mugugnò. Fece qualche passo, attraversando la stanza e andandosi ad appoggiare con i gomiti sul bancone da bar.
Alec fissava come ipnotizzato la linea elegante della posa dell’altro, e della curva della sua schiena, e i suoi movimenti mentre spostava il peso prima su una gamba e poi sull’altra. Intanto lo stregone proseguiva la sua telefonata con tono quasi assente, e indifferente.
«Uh uh… uh uh… No, mi dispiace, ma attualmente sono» rivolse uno sguardo di sottecchi ad Alec, che lo osservava con il volto inclinato, come un uccellino «ehm… occupato. Sapete, ho un sacco di lavoro da sbrigare, incantesimi, solite cose. Vi farò sapere quando mi sarò liberato, arrivederci.» e mentre dall’altra parte si sentiva ancora qualcuno che parlava, Magnus interruppe la chiamata, con una smorfia.
«Chi era?»
«Oh, nessuno di importante. Gente a cui servivano i miei servigi, tutto qui.» Alec fece un’espressione scandalizzata.
«Magnus, se si tratta di lavoro non devi lasciarlo da parte! Se devi uscire di casa posso accompagnarti, così poi controllarmi.» propose.
«Per l’Angelo, non ci penso neanche!» esplose Magnus con un sorrisino sarcastico. «Dopo quello che è successo l’ultima volta con quei tipi posso dire conclusa la mia collaborazione con loro.» con uno sbuffo ripose il cellulare sul piano bar e si accostò al divano. «Mai più, giuro. Mai più.» borbottò mentre di rimirava le unghie smaltate e le mani affusolate.
«Perché? Che è successo di tanto terribile?» Alec inarcò un sopracciglio. Magnus lo guardò con la bocca spalancata e un aria sorpresa.
«No, sul serio? Non te l’ho mai raccontato?» come un fulmine si lasciò cadere sul divano, al fianco del ragazzo. «Allora questa devi proprio sentirla.»
A quel punto lo stregone si lanciò nel raccontare un aneddoto alquanto assurdo sulla agenzia di mondani per cui aveva lavorato, aneddoto che comprendeva una chiacchierata poco piacevole con creature altrettanto – se non di più – poco piacevoli, fluidi di vario e sconosciuto genere, una serie di accidentali esplosioni verificatori nel suo spazio vitale, un pagamento assolutamente non sufficiente, e la terribilmente dispiaciuta espressione di Magnus nel raccontare di un completo Armani che era stato dovuto buttare, tanto era rovinato. Nemmeno la sua magia aveva potuto qualcosa per rimetterlo a posto.
Alec si teneva un mano sull’addome e una sulla bocca, ridendo senza riuscire a trattenersi. Per l’Angelo, l’espressività di Magnus nel raccontare storielle era impressionante. Se non avesse avuto quei mirabolanti poteri, avrebbe dovuto fare l’attore.
Magnus, dal canto suo, sapeva perfettamente di avere un sorriso idiota stampato in faccia, mentre guardava il suo quasi-ragazzo-con-cui-non-usciva-ufficialmente ridere, dimentico di quanto i mondani fossero stati irritanti con lui. Ovviamente aveva gonfiato un po’ la cosa, ma solo un po’. Il completo di Armani che portava in quell’occasione, guarda caso, ce l’aveva indosso in quel momento. Tutto il resto era vero, all’incirca. Okay, aveva gonfiato parecchio la cosa. Sul momento gli era sembrato un fatto gravissimo. Ma gli era piaciuto far ridere Alec.
Era la cosa che più adorava di lui. Il suo sorriso, la sua risata libera da ogni freno, da ogni timore di essere giudicato. Ed entrambe le cose appartenevano a lui solo.
Terminato il racconto, Alec ne era talmente entusiasta che gli chiese di raccontargli qualche altro aneddoto sul suo lavoro – non senza un certo imbarazzo, non mancò di notare lo stregone, quasi come se non volesse che l’altro di sentisse irritato dalla richiesta – ma Magnus lo accontentò volentieri, elencandogli quelli che erano stati i suoi più grandi successi nell’ultimo decennio. Ovviamente, scelse solo quelli che era sicuro avrebbero fatto ridere Alec.
Ovviamente, la sua scelta si rivelò impeccabile.
«Seriamente è successo questo?» chiese il ragazzo, quasi con le lacrime agli occhi. Magnus gli rivolse la sua miglior espressione da “Capitan Ovvio”.
«No, guarda, ti sto prendendo in giro.» lo beffeggiò.
«Sul serio?» Alec smise all’improvviso di ridere, guardandolo quasi sconvolto, tanto che lo stregone intervenne subito per tranquillizzarlo.
«No, sto scherzando!» Alec fece per ribattere, poi si rese conto che non era ben chiaro se Magnus stesse scherzando sul fatto di prenderlo in giro, o se stesse scherzando sul fatto di stare scherzando. E che quindi gli aveva raccontato una frottola. O, più probabile, un intera lista di frottole.
Lo fissò con aria interrogativa, nel tentativo di capirci qualcosa. Magnus, che dal canto suo aveva capito quali pensieri affollassero la resta di Alec – ovviamente, l’aveva fatto apposta – gettò indietro la testa, affondandola tra la morbida imbottitura dello schienale, e rise di gusto, poi si voltò e puntò i suoi occhi da gatto sul ragazzo. E si sentì mancare l’aria.
Alec non lo guardava negli occhi. Erano puntati su un imprecisato punto della sua gola, con una luce quasi… famelica. Magnus deglutì, tacendo improvvisamente.
Passò un lungo e imbarazzante secondo, prima che Alec si rendesse conto che lo stregone taceva, e spostasse i suoi occhi in quelli dell’altro. I due si guardarono con bruciante intensità. Magnus, con lentezza, si scostò dallo schienale e si avvicinò al ragazzo, fino ad avere il volto a pochi centimetri dal suo. Lo Shadowhunter poteva vedere le pupille verticali dello stregone allargarsi e stringersi e sentire il fiato caldo uscire dalla sua bocca appena dischiusa. Si sentì arrossire ma non distolse lo sguardo, anzi, inclinò appena il volto e sfiorò le labbra dell’altro con le sue. Subito, vide Magnus chiudere gli occhi, premendosi ancora un po’ contro di lui. Dolcemente, dischiuse le labbra, che si incastrarono perfettamente con quelle dell’altro. Sentì distintamente le mani dello stregone che gli cingevano i fianchi con decisione, quindi si sentì autorizzato a fa passare le sue braccia toniche intorno al collo dello stregone, traendolo ancora di più verso di sé per approfondire il bacio. Magnus fece leva con le gambe, costringendo Alec a sdraiarsi suoi cuscini mentre si stendeva sopra di lui, le ginocchia all’altezza dei fianchi dell’altro. Da sopra le sue spalle sentiva le mani al contempo forti e delicate di Alec che si arpionavano alla sua maglia, come a volergliela strappare di dosso. Si sentiva come in trance, mentre infilava le mani sotto la maglia del cacciatore, accarezzando con malizia e delicatezza le cicatrici e le rune. Sentì il ragazzo sospirare nella sua bocca, e Magnus perse la testa.
«Sai, forse pensandoci potremmo anche non uscire.» gli sussurrò nell’orecchio, dopo aver baciato la pelle nivea del collo del ragazzo. Alec lo guardò e gli fece un sorriso.
«Effettivamente non sarebbe opportuno.» Magnus si premette nuovamente sulle labbra del ragazzo, mentre questi gli prendeva il volto tra le mani, come per impedirgli di allontanarsi. Non passò molto prima che la maglia di Magnus andò a finire chissà dove, scagliata lontano dal ragazzo che lo aveva spogliato. Le mani di Alec risalirono lungo la schiena dell’altro, per poi stringerlo come se fosse una boa. Lo stregone si staccò all’improvviso dall’altro, nel disperato tentativo di prendere aria, mentre la bocca dell’altro si posava sulle sue clavicole. Magnus gli passò una mano tra i capelli neri.
Da quel momento le cose si fecero abbastanza confuse. Magnus ricordava vagamente che in un qualche modo erano arrivati dal salotto alla sua camera da letto, passando da una superficie verticale all’altra. Era praticamente certo che ad un certo punto Alec l’avesse preso un braccio, facendogli passare le braccia sotto le cosce e puntellandosi sui muri per non far cadere entrambi, e lui lo aveva lasciato fare.
E adesso erano sdraiati sul letto della camera padronale, a fare esattamente quello che stavano facendo sul divano, solo con molti meno vestiti addosso.
Magnus poteva sentire il calore bruciante del corpo di Alec sopra di lui, che si sorreggeva appena con gomiti e ginocchia per non far gravare il peso sull’altro, che si scontrava con la freschezza delle lenzuola.
Lo baciò, inebriandosi del suo sapore nella sua bocca, dei suoi capelli neri un po’ troppo lunghi – ma a Magnus piacevano così – che gli solleticavano il volto quando lo Shadowhunter si chinava su di lui, dell’odore della sua pelle contro la propria, e si lasciò baciare a sua volta. Lasciò che il ragazzo lo abbracciasse e lo accarezzasse, indugiando forse un po’ troppo sull’elastico dei boxer rossi accesi dello stregone.
«Alexander» sussurrò contro le sue labbra, e il ragazzo rabbrividì, mentre Magnus cercava di trarlo a sé ancora di più, come se volesse fondere il suo corpo con il proprio. E forse, in fondo, voleva esattamente quello. Voleva che Alexander Lightwood gli appartenesse, e voleva ancora più ardentemente sapere di appartenere ad Alexander Lightwood.
E in quel momento, proprio quanto i desideri di Magnus si stavano per avverare, mentre Alec agganciava la biancheria dello stregone, con il palese intento di toglierla, un cellulare squillò. E Magnus pensò che non aveva mai e poi mai in vita sua odiato così tanto la tecnologia umana.
Lui e il ragazzo si fermarono, poi con un gesto incredibilmente rapido e deciso, Magnus spinse Alec lontano dal suo corpo, che non ne fu felice, e si alzò di scatto, rovistando nei loro vestiti abbandonati sul pavimento in cerca del congegno maledetto. Lo trovò. Era il telefono di Alec, e sullo schermo lampeggiava senza sosta il nome di Jace.
«È il mio.» sussurrò il cacciatore, con il volto rosso per l’imbarazzo, allungando una mano per farsi dare il telefonino e rispondere. Magnus lo guardò con aria di sfida – e una punta di gelosia, ma quello non l’avrebbe mai ammesso – e rispose lui alla chiamata.
«Pronto?» il suo tono era secco, mentre cercava di trasmettere attraversi il ricevitore tutto il suo disappunto per l’interruzione dalla sua piacevole attività.
«Magnus!» esclamò con orrore Alec, allungandosi in avanti cercando di prenderlo, ma lo stregone gli fece cenno di non avvicinarsi.
«Bane, sei tu?» disse Jace dall’altro capo del telefono.
«No guarda, sono tua nonna. Certo che sono io.»
«Come mai rispondi tu al cellulare di Alec?»
«Quante domande, Nephilim impertinente. Semplicemente passavo per caso.» Alec sgranò gli occhi, impallidendo oltre misura. Dall’altra parte, Jace fece probabilmente una battuta che fece inarcare un sopracciglio a Magnus, poi inizio a parlare, in maniera rapida e chiara. L’espressione di Magnus, come quel pomeriggio cambiò, e Alec poté quasi giurare di aver visto un lampo di preoccupazione passargli negli occhi.
«Sì» stava dicendo lo stregone «ho capito, ho presente il posto.» ci fu un attimo di silenzio, mentre Magnus si accarezzava pensoso il mento «Conosco un posto, a Greenpoint, dove possiamo procurarcelo.» fece un gesto circolare con la mano, mentre i vestiti che giacevano sul pavimento andavano a depositarsi sul letto, perfettamente piegati. «Dieci minuti, un quarto d’ora al massimo. Ci vediamo là.» e interruppe la chiamata senza salutare, lanciando poi l’apparecchio ad Alec.
«Che cosa sta succedendo?» chiese preoccupato il ragazzo.
«Vestiti, Alec» “per quando mi faccia piacere vederti seminudo sul mio letto” si trattenne dal dire «dobbiamo andare.» disse mentre si infilava i pantaloni il più in fretta possibile. «Dobbiamo passare a una macelleria a prendere del sangue, prima di raggiungere gli altri.»
«Sangue?» domandò Alec, mentre si infilava la maglia.
«Jace ha detto che Raphael ha fatto qualcosa a Seamus.»
«Simon.» lo corresse Alec.
«Lui.» Alec tacque, mentre rifletteva. Se il capoclan dei vampiri di New York era entrato in contatto con Simon, dopo quello che era successo al Dumort, questo poteva significare soltanto una cosa.
I due si rivestirono in silenzio, vagamente imbarazzati. Quella volta, se Jace non li avesse, involontariamente, fermati, si sarebbero sicuramente spinti troppo oltre, nonostante i buoni propositi sia di Magnus, che di Alec. Lo stregone si guardò intorno, cercando di capire dove fosse finita la sua maglia, prima di ricordarsi che Alec gliela aveva tolta nell’altra stanza. Presero le loro cose in silenzio e rapidamente, per poi uscire dall’appartamento. Mentre Magnus chiudeva la porta dietro di sé, Alec se ne stava appoggiato alla ringhiera, le braccia incrociate sul petto, e non si perdeva una mossa dell’altro. Lo stregone si voltò, incrociando gli occhi azzurri con i suoi verdi. Alec abbassò lo sguardo, e Magnus gli si accostò. Con delicatezza gli alzò il mento e lo baciò. Un bacio lieve, un semplice sfiorarsi di labbra, tanto che quando si allontanò Alec pensò di esserselo immaginato. Ma il profumo di Magnus che gli era rimasto addosso gli fece capire il contrario.
«Andiamo, Alexander, i tuoi compagni ci attendono.» disse l’altro, mentre iniziava a scendere le scale. La voce era un po’ roca, tonò. Alec lo seguì fino in strada, dove iniziarono a camminare con passo svelto.
Tirava un aria sottile, di quelle che non capisci se sono calde o fredde.
«Grazie.» sussurrò il cacciatore dopo poco. Magnus gli sorrise.
«Per te questo e altro, Alexander.» il ragazzo sentì tutto il sangue fluirgli nel cervello, mentre il sorriso dello stregone si allargava ancora un po’. «Però devi ricordarmi di riprendere il discorso la prossima volta che ci vediamo.» aggiunse con malizia «Che ci vediamo da soli.»
Alec non sapeva se essere tremendamente imbarazzato, o profondamente lusingato da quelle parole, quindi gli rivolse un timido sorriso, accettando il braccio che Magnus gli porgeva, prima di attraversare con lui un portale per Greenpoint.
 
 
 




 
 
 
 

 
Lounge dell’autrice
Ciao a tutti!!
Sono onorata di essere finalmente tornata nel fandom, dopo la breve missing moment (rigorosamente Malec ovvio, è la mia OTP per eccellenza. Ma come si fa a non amarli, non so <3 ) su CoG e lo devo principalmente a quelle quattro deliziose persone che me la hanno recensita e mi hanno incoraggiata un sacco >////<
Quindi grazie a liquid_sun, kiry95, annabeth lightwood e Chesy *^*
Grazie inoltre a chi l’ha inserita tra le preferite/ricordate/seguite, lo apprezzo tantissimo
E grazie anche alla mia Nikij, a cui voglio tanto bene <3 consideralo un omaggio anticipato per il tuo compleanno
E secondo, volevo dire che il titolo l’ho scelto prendendo un verso della canzone “Without you” di Ashes Remain, perché boh, è la mia soundtrack della Malec <3
Spero di non avervi annoiato XD
Mi auguro di ritornare su questo fandom, alla prossima!!
Mitsuko



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