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Autore: deilastump    08/02/2015    1 recensioni
sembrava che la vita di Adelaide fosse destinata ad essere un totale disastro. sembrava che tutte le sue sofferenze fossero destinate ad aumentare, ad essere più, come se fosse stata buttata giù da una rupe ripida e infinita.
e sembrava che avesse toccato il fondo quando sua mamma si risposò, con la famiglia O'Brien. ad Adelaide sembrava che quel ragazzo cosi intrigante e strano, Dylan, fosse la sua rovina finale,
ma non sapeva che, invece, sarebbe stato il suo angelo, colui che riuscì a salvarla da quella vita che sembrava star andando d'inferno.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dylan O'Brien
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scendevo le scale precipitosamente, cercando di concentrarmi su qualcosa di vicino, per evitare che la mia mente si perdesse.
Guardavo i gradini scorrere veloci sotto i miei piedi, e pensavo  "destra, sinistra, destra sinistra". Non potevo credere che la mamma stesse ripudiando così sfacciatamente la mia famiglia, costruita con cura per diciassette anni. Non sapevo cosa si era rotto tra mamma e papà, perché nessuno dei due voleva dirmelo, e Chris cambiava sempre discorso.Sentii scendere una lacrima dagli occhi, ed ero talmente distratta che inciampai sull'ultimo gradino delle scalinate del municipio. Mi immaginavo già il dolore dell'impatto, ma, a mezz'aria, due mani si intraposero tra me e il suolo.Un odore di vaniglia mi fece smettere di piangere, mentre tenevo ancora gli occhi strizzati.

"per un pelo".
Oh no. Aprii gli occhi e, come temevo, Dylan era a stretto contatto con me, e mi guardava sorridente. Con quegli occhi a solo qualche centimetro dal mio viso, e quelle labbra perfette piegate in un'espressione divertita, mi sembrava più idiota di quanto avessi mai pensato.
Aveva un bel sorriso, e dei begl' occhi, però.

"ma che…"

"non ti lascerei cadere, Delly" disse lui, quasi fosse un mio amico di vecchia data.
Non sapevo nemmeno quand'era il suo compleanno.

"non chiamarmi Delly. E mollami"

"in realtà, sei te che ti stai tenendo a me". Con gli occhi indicò la sua camicia, e vidi una mia mano che le teneva stretta nel pugno. L'altra, invece, era aggrappata al suo braccio.Mollai subito la presa, e mi alzai di scatto, come se staccarmi subito da lui fosse sufficiente a cancellare tutto.
"sei bella, oggi" accennò dopo, mentre risalivo le scale. Mi bloccai, con un piede sospeso nel vuoto, e lo sguardo perso. Volevo urlargli che complimentandosi con me non avrebbe ottenuto niente, ma c'era qualcosa nel suo tono di talmente insicuro e fragile che me lo impedì.
Non potevo.

"grazie" sussurrai, quindi, in risposta. Tentati di rivolgergli un sorriso, ma l'espressione che ne venne fuori era così buffa che Dylan rise. Roteai gli occhi al cielo, e continuai la salita verso  la porta del municipio.

***

Aspettai fino a che il prete disse "vi dichiaro marito e moglie" per restare nella sala. Controllai varie volte quella stanza estremamente grande per essere dentro un municipio, ma c'era così tanta gente non riuscivo a distinguere tutti. Forse non erano venuti.
Così uscii appena sentii il primo conato di vomito inacidirmi la gola, cercando di evitare lo sguardo deluso di Dylan. Lui, seduto accanto a me, mi aveva lanciato delle veloci occhiate durante tutta la cerimonia, cercando di mascherarle. Non potevo farcela.
Affrettai il passo quando vidi la porta, e, una volta fori, sospirai rumorosamente, e mi sedetti sul primo gradino di cemento.Stringevo i capelli nelle mani, forse se il tiro forte mi sveglio, pensavo, magari è solo un sogno.Ma non era un sogno. Era tutto reale, e non potevo crederci.Stavo per ricominciare a piangere, quando.

"scusi, è qua il matrimonio di Claudia Leto?". Rimasi ferma per sette secondi, e sentivo un sorriso che cresceva speranzoso sulle mie labbra.
Quando infine alzai gli occhi, papà, Chris e lo zio erano in piedi davanti a me, anche loro con un sorriso emozionato.

"sei bellissima, Deila" disse papà, facendo un passo verso di me. Io mi sono alzata di scatto, e l'ho abbracciato, spiccando un piccolo salto, come facevo da piccola.

"siete venuti, alla fine" sussurrai, per non fargli sentire le lacrime imminenti.

"potevamo mai saltare quest'occasione" rispose zio Jared, al posto del papà. "il tuor è finito, quindi abbiamo detto 'ehi, perché non fare visita alla mia splendida nipote'". Sono scoppiata a ridere e, insieme alla risata, anche le lacrime.
"non piangere, tesoro" disse poi lo zio, venendo verso di me. Mi sono staccata da papà, e sono andata dallo zio. Lui mi ha preso fra la sue braccia, e mi ha fatto girare.
Ero felice, felice di avere con me le persone più importanti della mia vita. Avevo gli occhi strizzati, per limitare le lacrime, ma quando li aprii, Chris era davanti a me, proprio quando zio Jared era andato da papà.

"un vestito?"

"mi hanno costretta"

"e quelle scarpe?"

"volevano rifilarmi un paio di tacchi". Chris mi guardò per quattro secondi, con un'espressione investigatoria.

"te ne sei andata dal negozio"

"già". Rise, e mi abbracciò.

"mi sei mancata, Delly".
   
 
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