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Autore: gioiapura    08/02/2015    5 recensioni
"Fall in love", innamorarsi .
Credo che non esista termine più azzeccato per descrivere questo sentimento.
Dai più cinici può essere spiegato come qualcosa di irrazionale , senza una logica definita.
Letteralmente significa Cadere in amore; ed è complicato da spiegare.
Amare è cadere ... cadere e sperare che ci sia qualcuno pronto a prenderti.L'amore è qualcosa che ribalta tutto, che spezza tutti gli schemi convenzionali.
Amare e fare pazzie è sperare e azzardare.
Arianne Parker e Theodor Grey. Lei un giovane chirurgo con carriera brillante davanti a se. Lui Amministratore delegato nella stessa azienda di suo padre.
Lontani,diversi, improbabili...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Phoebe Grey, Theodore Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ehi vuoi dirmi cos’ è successo o hai deciso di fissare il vuoto tutta la notte?- Bridge schioccò due volte le dita davanti ai miei occhi.
-uhm?- Scossi la testa e mi voltai verso di lei.
-qualcosa non va? È da quando siamo tornate che non dici una parola- chiese di nuovo.
-no nulla- borbottai ritornando in me – ero solo pensierosa tutto qui … -
- Sicura?-
- Sicurissima Bridge, anzi penso proprio che andrò a letto domani ci aspetterà una giornata “impegnativa”.- enfatizzai l’ultima parola per farla sorridere, odiavo che le persone si preoccupassero per me, soprattutto lei.
-E va bene, come vuoi bionda!penso che andrò anch’io a letto, sono stanca morta!-
-Ci credo! Avresti dovuto vederti mentre ti davi da fare con quel ragazzo, come si chiama?Jamie?James?-.
-Si chiama Jayden e per tua informazione è molto simpatico-
-Oh si! Jayden, che sbadata lo avevo già dimenticato-.
Irritarla mi veniva naturale, era esilarante vederla andare di matto ogni volta che fingevo di dimenticare i nomi dei ragazzi che riusciva a raccattare ovunque andassimo.
- Spiritosa … posso rubarti i biscotti per portarmeli in camera?-
 -Assolutamente no. Anzi, prenditi quelli a forma di cuore che hai lasciato qui l'altra sera. Quelli al cioccolato. Sono terribili-
 -Non parlare in questo modo dei miei biscotti, insensibile!- sorrido alla mia amica, per poi vederla sparire nella sua stanza.
Mi alzai e corsi in bagno per lavarmi i denti e togliere quella sensazione fastidiosa che ho ogni volta che bevo qualche bicchiere in più.
Alzai gli occhi e guardai la mia immagine riflessa nell’enorme specchio ovale.
 Di solito mi piaceva quello che vedevo, anzi ero pienamente consapevole di fare la mia egregia figura ma quella sera proprio non mi riconoscevo: i miei occhi color ghiaccio, quegli occhi e brillanti che tanto piacevano a mio padre, erano tristi e vuoti, i miei boccoli biondi, che ero così orgogliosa di avere, non erano altro che un ammasso informe e senza vita ,e di certo il viso stremato dalla stanchezza non aiutavo per nulla.
I turni in ospedale erano estenuanti e perciò, da quando ero arrivata a Seattle, non ero riuscita a ritagliare neanche un minuto da dedicare a me stessa.
Fortunatamente il giorno seguente avevo deciso di concedermi un giorno di ferie: avrei accompagnato Bridge a una SPA, come regalo per il suo nuovo lavoro, e ne avrei approfittato anch’io per rilassarmi e nel frattempo godermi la mia migliore amica prima che anche lei fosse risucchiata in pieno dal suo lavoro.
Tornai in cucina per assicurarmi che tutto fosse in ordine.
 La perfezione assoluta era una mia ossessione, tutto quello che facevo doveva rispettare un ferreo standard, anche nella mia sala operatoria: alla fine di ogni operazione mi accertavo che tutto fosse perfetto, riguardavo scrupolosamente tutto prima di richiudere il paziente, ogni punto di sutura era eseguito con la massima precisione e l’attenzione che pretendevo da parte mia e da tutte le persone che operavo con me era ai massimi livelli. Forse per questo motivo, a soli ventiquattro anni vantavo una laurea in medicina a Harvard e una promettente carriera come cardiochirurgo davanti.
Una volta sicura che tutto fosse al suo posto entrai in camera e chiusi la porta alle mie spalle, aprii il cassetto del pigiama e mi svestii in fretta, raccolsi i capelli in uno chignon disordinato e riuscii finalmente a infilarmi sotto le coperte.
Fu in quell’attimo che mi saltò in mente il bizzarro episodio di poche ore prima, sorrisi tra me e me.
Insomma: di cose strane ne avevo viste e provate, ma un uomo, che senza nemmeno conoscerti , si preoccupasse in quel modo della mia incolumità, mi era nuova.
Scossi la testa ripromettendomi di non pensarci più e quando finalmente chiusi gli occhi caddi immediatamente tra le gentili braccia di Morfeo.        
 
 
  •                                                                         
 
Il mattino seguente cominciò nel migliore dei modi: la sveglia suonò alle 8:00 e per mia sorpresa Brigitte era già in piedi, allegra e pimpante, condizione alla quanto rara per lei che di solito poltriva a letto fino all’ora di pranzo per poi alzarsi e trascinarsi in cucina come uno zombie in cerca di cervelli da divorare.
 Un giorno in completo relax solo io e Bridge era proprio quello che ci voleva: chiacchiere, ozio e tante, tante risate.
I massaggi shiatsu, il bagno turco, i fanghi e tutto il resto erano stati un vero toccasana per la mia pelle, e in particolar modo per il mio sistema nervoso.
La giornata volò via subito, e prima che ce ne rendessimo conto eravamo già spaparanzate sul divano,con il contenitore della pizza quasi vuoto e il televisore acceso.
-Allora?nervosa per il nuovo lavoro?-  domandai per rompere lo strano silenzio che si era creato.
-No sono tranquilla,ho un buon presentimento- rispose dando un morso al pezzo di pizza che teneva in mano già da un po’.
Conoscevo Brigitte da troppo tempo per non sapere che invece era nervosa, ma
non tornai sull’argomento, sarei solo riuscita ad innervosirla di più.
-Hai conosciuto la nostra nuova vicina?- domandai per cambiare discorso,anche se conoscevo già la risposta.
- Chi ? L’oca dell’appartamento di fronte?si l’ho conosciuta e preferirei non averlo fatto- fece una smorfia di disgusto per poi tornare a guardare il film.
Bridge e il suo odio ingiustificato per i vicini!
-Riesci a  spiegarmi per quale motivo sei ostile con qualsiasi essere vivente venga a stare qui di fianco? Nel  giro di tre mesi hai fatto scappare: una coppia di vecchietti,un musicista e i signori Torres, vuoi cominciare anche con lei ?–
Smise di guardare il film e prese a fissarmi inarcando il sopracciglio,
gesto che di solito sta per un : “Stai scherzando vero?”
-Di cosa vorresti rimproverarmi?- cominciò -il musicista aveva iniziato ad odiarmi da quando gli avevo chiesto di abbassare il volume della sua stupida chitarra elettrica, quei vecchietti del cavolo erano dei guardoni senza ritegno e i Torres  con il loro marmocchio piagnone stavano per mandarmi sull’orlo di un esaurimento nervoso! Per quanto riguarda l’oca mi sta sulle ovaie e basta! Stupida oca bionda con quelle station cotonate del cavolo e quella voce gracchiante che mi perfora i timpani ogni volta che apre quella sua bocca siliconata!- borbottò a denti stretti
-Ehi! Cos’hai contro le bionde?!mi offendi sai!- Gridai a mo di difesa ,io ero fiera dei miei riccioli biondi !
-Oh non preoccuparti tu!odio solo quelle tinte-
Disse in tutta risposta e mi fece un cenno disinteressato della mano, come per scacciare pigramente una mosca e continuò a guardare il suo amato film.
 
Mi lascia andare sul divano tenendo la pancia per le risate – Sei tremenda Bridge-



 
 
 
  •                                                                       
 
La sveglia suonò inesorabile e inesorabilmente fu scaraventata sul pavimento.
Rotolai fuori dal letto e feci partire il cd nel mio stereo ,  la voce di Chris Martin si diffuse per tutta la casa. Andai in bagno per lavarmi i denti. E con il dentifricio e lo spazzolino in bocca, cercai di raggiungere il cellulare che vibrava,un messaggio di mio fratello;
lo avrei letto più tardi.
Aprii l’armadio e indossai il mio vestitino grigio,con i miei stivali neri a metà polpaccio, i capelli lasciati ricci sciolti,un filo di eye-liner e un velo di glossa lucido .

Corsi di sotto, afferrai un biscotto al volo e appena aprii la porta della stanza di Brigitte per vedere a che punto fosse,ma la trovai ancora tranquillamente addormentata con il viso coperto dal cuscino.
-Bridge, Bridge ! -urlai -cazzo esci da quel letto! Sono le 7:20 farò tardissimo ! se non sei pronta entro quindici minuti vengo lì e giuro che ti tiro giù a pedate-
Dalla cucina continuavo a dirle di sbrigarsi, avevo pochissimo tempo : dovevo accompagnarla a lavoro e improvvisare una mia personale corsa contro il tempo per arrivare in ospedale,correre negli spogliatoi,svestirmi,indossare la divisa e cominciare a lavorare prima che il mio capo esegua il giro di controllo. E lei si divertiva a farmi perdere la pazienza!
Raccolsi le chiavi della mia auto ma prima che io le urlassi di nuovo,sentii cadere qualcosa.
-Bridge, cos’era quel tonfo? Ci sei?!-
-Ci sono, ci sono, mi hai sentita cadere in diretta. e buongiorno anche a te eh!-
-Poche storie, meglio per te che tu sia pronta!-
 
-E’ mai possibile che una mattina mi possa svegliare, fare colazione nella più assoluta tranquillità o almeno senza che mi urli nelle orecchie appena sveglia?!- si lamentò una volta partite.
-Scusa eh, se cerco di farci arrivare in orario a lavoro,non ci sarò sempre io a svegliarti Brigitte!cosa farai quando avrò il turno di notte?dovrai prendere l’autobus,e i mezzi pubblici non staranno di certo lì ad aspettare che tu arrivi!- doveva capire che non sarei stata più io ad aiutarla quando qualcosa va storto, lì al lavoro nessuno l’avrebbe giustificata,tanto meno in un’azienda di quel calibro!
-Me la caverò- rispose poco convinta,scossi la testa e continuai a guidare. 
 
Non riuscirai mai a capire cosa sia il potere prima di conoscere la GHE, l’imponenza di quell’edificio era,assurda!
Guardavo dal finestrino l’enorme colosso e ne rimasi meravigliati.
-Cavolo, questo si che fa paura!- non sapevo neanche cosa dire.
Insomma l’ultima volta che mi ero sentita così era al mio giorno di lavoro a New York ,solo allora pensai che Bridge dovesse sentirsi nella stessa maniera.
-Già!- riuscì solo a dire.
Rivolgo di nuovo lo sguardo verso di lei e la vedo irrigidirsi, non va bene!
-Ehi!- le stringo la mano- non essere nervosa andrai al grande-
- No. Non andrò alla grande,si accorgeranno di quanto io sia incapace e mi sbatteranno fuori!-  Stava andando nel panico, dovevo solo farla ragionare.
Non riuscire a trattenere una risata
-Vuoi che ti ricordi cosa ho combinato il primo giorno di lavoro? Almeno tu sei arrivata in orario, e questo è un punto a tuo favore –
il ricordo mi fece scuotere la testa: ero riuscita ad arrivare in ritardo, ed era il mio primo giorno,nella fretta sono inciampata in un carrello facendolo rovesciare e mi è toccata una ramanzina circa l’importanza della puntualità e dell’attenzione più lunga che io abbia mai subito.
Finalmente riuscì a farla sorridere – Sai sempre cosa dire con me per tirarmi su di morale e bionda?-
Feci spallucce –chiamalo sesto senso o  come ti pare!-
Bridge guardò fuori e poi di nuovo me –Ti dispiace accompagnarmi all’entrata?-
-Bridge sono già epicamente in ritardo. Devo per forza?-
-Per favore!- ed ecco che ripartiva con gli occhioni.
Riusciva sempre a fregarmi quando lo faceva,sbatteva quei grandi occhi verdi e non potevo far altro che accontentarla.
PICCOLA STREGA!
Borbottando scesi dall’auto con lei e l’accompagnai fino all’entrata.
-Ci siamo Brigitte,entra e spacca il sedere a tutti!-
- Speriamo bene Arya !-
-In bocca a lupo!-
-Crepi-
Aspettai che fosse entrata e mi avvia di nuovo verso l’auto, presi il mio cellulare dalla borsa e guardai l’orario, erano già le 8:30, avrei dovuto iniziare il turno alle 8:15.
 Il capo mi avrebbe dato in pasto ai cani ne ero certa!
Sto per aprire la portiera quando non riesco a trovare le chiavi. Emetto un urlo isterico, butto la borsa a terra e comincio a cercare la chiave in ginocchio, quasi piangendo per i nervi.
-Qualche problema?-
Salto per lo spavento.

Mi giro lentamente strofinando le ginocchia sul cemento ruvido e freddo, e lo trovo in piedi davanti a me, con le gambe davanti al mio viso, lo sguardo curioso  e una faccia che è era tutto un programma.
Cazzo!
Era il ragazzo dell’altra sera! Cosa ci faceva nel parcheggio della GHE?!
Mi tende la mano, mi alzo e finisco a qualche centimetro dal suo volto, sento il suo respiro sul labbro superiore, mi allontano istintivamente con un passo indietro, quasi andando a finire contro la portiera.
-Ci incontriamo sempre in strane circostanze- mi dice con un sorriso malizioso appena accennato.
-Già- riesco solo a dire
- Che ci fa nel parcheggio dei dipendenti? Lavora qui per caso?-
Stronzetto . Presuntuoso . Odioso
-No,ho accompagnato un’amica,e lei? Lavora alla GHE?- Lo rincalzai con una finta sicurezza,che venne però tradita dal tremolio della mia voce.
Si voltò verso l’edificio e poi rivolse di nuovo lo sguardo verso di me
–In un certo senso si –
Continuavo a fissarlo.
Questa volta,alla luce del sole, riuscii a osservarlo bene: Aveva un paio di occhi nei quali potresti navigare per ore, azzurri, profondi, che penetrano l’anima. Non mi sbagliavo per niente: come diceva Bridge
ERA DAVVERO UN GRAN PEZZO DÌ GNOCCO!
Visto da vicino, con i capelli arruffati castano-ramati e quell’aria beffarda da Bad boy, era davvero attraente! Tutto questo in contrasto col suo abbigliamento curato e formale, dettato dal costoso completo  a tre pezzi, che però riusciva a mettere in risalto il fisico davvero niente male grazie alle aderenze nei punti giusti.
Mi sentivo così insignificante in confronto a lui con il mio semplicissimo vestitino grigio.
Un momento. Dovevo riprendermi, lo stavo fissando troppo, da un momento all’altro se ne sarebbe accorto.
Mi abbassai per prendere la borsa ma lui lo fece con me, quasi per prendermi in giro.
Cercai di afferrare la borsa ma lui mi sfiora la mano e mi sorride, si lecca leggermente le labbra, un impercettibile movimento che avevo colto e che mi stava facendo impazzire.


Dovevo andarmene, e subito!


Per una volta mi andò bene e appena infilo la mano nella borsa trovo la chiave.


-Io dovrei andare-
 Mi affretto a dire prima di infilarmi in macchina, senza lasciargli il tempo di rispondermi.
Metto in moto l’auto e una volta uscita dal parcheggio, getto la borsa sul sedile di fianco ,scivolo con un sospiro sul mio sedile e sbatto ripetutamente la testa all’indietro.
Cosa diavolo mi è preso?
  
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