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Autore: NiyraV    09/02/2015    0 recensioni
Rangiku ne aveva parlato davvero con una persona sola.
Lui se n’era andato da poco e non le aveva lasciato nulla di sé. Questo suo lato lei lo odiava, ma sapeva che se le avesse lasciato qualcosa, lei sarebbe rimasta ferma, incapace di andare avanti.
Questo suo lato, lei lo amava.
Rangiku era sola.
One-shot ispirata ai volumi 47 e 48, al legame di Gin e Rangiku. Ho messo "nessuna coppia", ma effettivamente potete immaginarlo come volete, non è meglio specificato. Triste e sospesa al punto giusto per struggersi un po'.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Chrysalis Age.
 
Rangiku ne aveva parlato davvero con una persona sola.
Lui se n’era andato da poco e non le aveva lasciato nulla di sé. Questo suo lato lei lo odiava, ma sapeva che se le avesse lasciato qualcosa, lei sarebbe rimasta ferma, incapace di andare avanti.
Questo suo lato, lei lo amava.
Rangiku era sola.
Aveva un peso, dentro, che non l’avrebbe mai lasciata. Come il suo ricordo, del resto. E quelle ultime parole, ma non proprio le parole, aveva quasi potuto leggere i pensieri nei suoi occhi, mentre si chiudevano per l’ultima volta.
Aveva incontrato un vecchio che disegnava, in uno dei più brutti distretti di Rukongai Sud. Si era seduta lì affianco, stanca, e aveva sospirato. Il vecchio aveva detto “Cosa non va, bambina?”
Non sono più una bambina, aveva pensato Rangiku, ma voglio esserlo ancora per questa volta?
Si, raccontare le cose come facevano i bambini, la verità nuda e cruda con tutti i sentimenti che comportava, era la cosa che più avrebbe lenito il suo dolore. E da parte l’orgoglio.
Era partita dal principio, sì, insomma, era stato Gin il suo principio. Da quando l’aveva trovata che stava per morire di fame, quando era diventato un dio della morte, per lei.
“Dove stai andando, Gin?”
“Rangiku, io ho deciso che diventerò uno shinigami.”
E lei non aveva chiesto il perché, l’aveva soltanto seguito.
A quel vecchio aveva raccontato tutto, di quando l’aveva tradita, sparendo nel buio del Garganta con Aizen, e di come l’avesse tradita ancora in quel combattimento, salvandola. Se avesse saputo cosa sarebbe successo dopo, avrebbe voluto morire con lui?
Aveva raccontato di quando si era svegliata ed era subito corsa lì, da lui. L’aveva trovato riverso in un mare di sangue, e non riusciva a fermarlo, non ci riusciva dannazione! Se ci fosse riuscita, forse le cose sarebbero state diverse, lei avrebbe voluto vivere con lui.
Lei non sarebbe stata lì a piangere.
Il vecchio, in silenzio, aveva ascoltato tutto con attenzione e alla fine, mentre lei si asciugava le guance con le maniche – sì, come i bambini – le aveva porto un foglio.
Le lacrime si erano bloccate.
Era un ritratto di Gin.
Era lui.
I capelli fini e l’haori che ondeggiava piano ai suoi passi, il naso piccolo e dritto e le labbra chiuse in una linea dritta, pensierosa e riflessiva come le sopracciglia corrucciate, sugli occhi socchiusi, le iridi chiare quasi impossibili da scorgere. Due linee spesse tracciate col pennello che sfumavano verso l’interno. Una posa in cui solo lei l’aveva visto, oltre la maschera che indossava ogni giorno davanti a tutti.
Disegnato, eppure cosi vero. Così suo.
Rangiku non aveva chiesto al vecchio come fosse riuscito a ritrarlo così fedelmente. Aveva ringraziato, si era alzata ed era tornata a casa. Aveva guardato quel pezzo di carta per ore tutta la sera, rimpiangendo molte cose, e si era addormentata così scomposta con la faccia sul legno della scrivania. Per quella sera aveva risparmiato al suo capitano di farsi trovare ubriaca marcia nel suo ufficio e di importunarlo mentre lui cercava di compilare scartoffie. La mattina dopo, quando si era svegliata, aveva trovato il foglio girato sul retro. C’era una scritta.
“Non devi più piangere, Rangiku.”
Lei si era ritratta di colpo come scottata, e aveva ricordato le parole che lui le aveva detto una volta.
“Io diventerò uno shinigami e cambierò le cose, in modo che tu non debba più piangere, Rangiku.”
Era tornata a cercarlo, quel vecchio, ma non l’aveva trovato. Aveva chiesto, ma nessuno aveva saputo dirle niente, nessuno si ricordava di lui. Era tornata il giorno dopo e quello dopo ancora, per molti giorni di fila, ma la sua ricerca non aveva prodotto nessun risultato.
“Gin, come posso andare oltre questi sentimenti, quando sono tutto ciò che tu mi hai lasciato di te?”
 
 
 
 
Note d’autore.
Ho scritto queste righe più di un anno fa, rileggendo i volumi quarantasette e quarantotto di Bleach. Gin è un personaggio che mi ha sempre affascinato per la sua controversia, e trovo che il legame (che Tite kubo non ha purtroppo meglio specificato, ahimè!) con Rangiku aggiunga un sacco di colore al suo background come alla sua psiche. Molto breve, molto triste, ho lasciato così tanto di non detto in questa storia che io stessa mi sono dovuta sforzare di capire cosa volevo intendere, quando l’ho ripresa in mano e revisionata. Che poi, non ho fatto questa grande revisione, l’ho lasciata in uno stato un po’ acerbo, ma credo che mi vada bene anche così, posso dire che sia la sua particolarità rispetto alle altre storie, che riscrivo centomila volte prima di pubblicare. Insomma, è una specie di finale aperto, ditemi come voi pensate che siano andate le cose.
Sarei davvero felice di sapere cosa ne pensate, anche perché questo fandom non ha mai dato grandi pareri su questo evento della saga, che a me invece fa impazzire.
Au revoir!
Niyra
   
 
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