< Allora, Sammy, ci vuoi venire oppure no? > domandò Dean, sbuffando.
< Io… no, non ho voglia >, rispose il minore, abbassando lo sguardo imbarazzato, con un acceso rossore che gli illuminava le morbide gote.
Dean capì che non era la mancanza di voglia ad impedire al fratello di andare con lui a vedere i fuochi d’artificio che quella sera avrebbero salutato l’anno appena trascorso.
C’era qualcos’altro.
E lui avrebbe scoperto cosa.
Si avvicinò a Sammy, e gli poggiò gentilmente la mano sulla spalla, stringendola con forza e delicatezza al tempo stesso.
< Che ti succede, Sammy? >, gli domandò dolcemente.
< Io.. non voglio dirtelo, Dean. Mi prenderesti sicuramente in giro. >
< Ma che dici? Non succederebbe mai, fratellino. Sei la persona più importante della mia vita, e non mi sognerei neanche di burlarmi di te o di un tuo problema. Se lo facessi non potrei mai perdonare me stesso. >
Sam guardò il maggiore dritto negli occhi, fisso, poi abbassò nuovamente il capo, osservandosi vergognoso le scarpe consunte.
Dopo aver preso un bel respiro, mormorò con voce fioca: < < Io ho paura dei fuochi d’artificio. >
Dean rimase in silenzio per un attimo.
Poi scoppiò a ridere.
Sam lo scrutò sconvolto.
Era come pensava, allora.
Il fratello lo stava prendendo in giro per quella sua paura che d’altronde metteva in profondo imbarazzo persino lui stesso, ma che con estremo coraggio gli aveva rivelato, sperando in almeno un po’ di comprensione.
Invece niente.
Sammy si alzò, arrabbiato, con le lacrime che gli brillavano negli occhi come piccoli diamanti.
< Vedi? Lo sapevo! >, urlò furioso, accennando ad andarsene.
Dean però lo afferrò per un braccio e lo fece girare in modo da avere i suoi occhi lucidi puntati nei propri.
Divenne di colpo serio.
< Sammy… >, sussurrò con tutta la dolcezza di cui era capace. < Non stavo ridendo per la tua paura, ci mancherebbe altro. La mia era una risata di sollievo. Sinceramente non riuscivo a capire perché tu fossi tanto ostinato nel non volere venire con me a guardare i fuochi, ed avevo pensato al peggio. Magari avevi paura che ci fosse qualcuno che a mia insaputa ti aveva fatto qualcosa di male o che ne so io.. >
Il minore lo fissò con intensità, poi si sedette accanto a lui.
< Io vorrei venire, davvero, è solo che… >
< Ma ci sarò io, vicino a te >, lo interruppe Dean, stringendoli forte la mano con fare incoraggiante.
< Non mi lascerai neanche un momento? >, chiese Sam, con voce fioca.
< Neanche un solo, singolo istante >, sorrise il maggiore, sincero. < Lo giuro. >
< Croce sul cuore? >
< Croce sul cuore. >
 
Quella sera i due Winchester si recarono in centro città, per assistere allo spettacolo pirotecnico.
La piazza era gremita di gente, che con i respiri riscaldava la fredda aria notturna di Dicembre.
Sam sudava, ma non solo per il caldo, accentuato anche dal pesante giubbotto che lo ricopriva facendolo assomigliare ad un sacco di patate.
Aveva paura, e tanta, nonostante non volesse darlo a vedere al fratello.
Dean, però, che lo conosceva meglio di chiunque altro, notava il turbamento che dilagava nel suo giovane animo.
Ma non diceva niente, e si limitava a stargli vicino.
Quando i fuochi d’artificio iniziarono a scoppiare con boati assordanti, illuminando a giorno la notte scura, Sam non poté fare a meno di sobbalzare e portarsi le mani alle orecchie, per non sentire.
Ma il rumore era troppo forte, ed ad ogni botto il più piccolo dei Winchester saltava come se fosse stato sferzato da un colpo di frusta.
Tremava, impaurito come non mai, e neanche il braccio caldo di Dean che lo cingeva protettivamente riusciva a calmarlo.
Di colpo Sam sentì il fratello muoversi, accanto a lui, e con la coda dell’occhio lo vide alzare entrambe le mani verso le proprie.
Fremette ancora di più.
Era convinto infatti che il maggiore avesse intenzione di togliergli le mani dalle orecchie per fargli affrontare la paura dei fuochi d’artificio ed aiutarlo a superarla.
Ma lui non voleva.
Sapeva, era convinto, che se avesse sentito completamente gli scoppi in tutto il loro fragore, senza alcuna seppur misera protezione, sarebbe scoppiato a piangere e ne sarebbe rimasto terrorizzato solo di più.
Voleva gridare a Dean di non farlo, di lasciarlo stare, ma la paura gli aveva seccato completamente la gola, rendendogli impossibile pronunciare la benché minima parola.
E le mani del maggiore erano sulle sue, ora.
Ma non successe ciò che Sam si era aspettato.
Dean, infatti, non cercò di liberargli le orecchie, ma semplicemente premette con forza e gentilezza le sue mani su quelle del fratellino, in modo da costituire una barriera ancora più difficile da attraversare, per gli scoppi.
Sam allora finalmente si rilassò, e riuscì a godersi appieno lo spettacolo pirotecnico che si presentava meraviglioso ed incantevole davanti ai suoi occhi spalancati dallo stupore.
Non si era accorto, prima, di quanto quei colori fossero belli e vivaci, e di come i fuochi sembrassero avvolgerlo come una coperta di arcobaleno.
Quando tutto finì, il maggiore tolse delicatamente le mani da quelle di Sam, il quale a sua volta si tolse le proprie dalle orecchie, tornando ad udire le voci concitate delle persone intorno a lui che si abbracciavano e scambiavano gli auguri.
I due Winchester si guardarono.
Nessuno dei due parlò.
Non ce n’era bisogno, in effetti.
Quello sguardo valeva più di mille parole, perciò entrambi si limitarono a sorridere, un sorriso carico di tutto l’amore e l’affetto che provavano l’uno per l’altro.
< Buon anno, Dean. >
< Buon anno a te, Sammy. >