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Autore: _ Arya _    12/02/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Give Peace a Chance



Regina POV

Vidi Emma correre allarmata, e un po' mi dispiacque averla fatta preoccupare, ma sapevo che quello era l'unico modo per convincerla ad andare da lui. Altrimenti non si sarebbe mai tirata indietro dall'impegno che aveva preso con me nel badare al piccolo Roland.
Sua sorella minore se la cavava in modo magnifico coi bambini, quindi sarebbe stato in mani più che buone. E io avrei potuto godermi la tanto attesa serata con Robin.
Non sapevo cosa aspettarmi, non conoscendo i luoghi che frequentava al di fuori dell'ospedale. Non era di certo un uomo delle caverne, ma non sembrava neanche il tipo da ristoranti super chic... magari il posto in cui mi avrebbe portata avrebbe potuto dirmi qualcosa in più su di lui. Avevamo parlato molto, ma ero sicura avesse tralasciato dei dettagli della sua vita, in attesa di poterne parlare ad un vero appuntamento, e non in un letto.
D'altronde io non ero stata da meno, certe conversazioni sarebbero state molto più piacevoli davanti a un bicchiere di vino e un piatto pieno.
Diedi un'occhiata all'orologio: avevo ancora dieci minuti, quindi decisi di utilizzarli per passare in bagno ad assicurarmi di essere a posto.
Per qualche strano motivo mi sentivo nervosa, volevo che andasse tutto alla perfezione; avevo paura di sbagliare qualcosa, di farlo scappare per il mio caratteraccio o... non sapevo spiegarmelo neanch'io, ma avevo paura e basta. Era importante per me che andasse tutto bene, e che Robin volesse continuare a vedermi anche al di fuori del mio lavoro.
I sentimenti che provavo per lui si erano fatti sempre più forti, e la cosa mi rendeva felice e terrorizzata allo stesso tempo.
L'ultimo uomo che avevo amato era morto, mi aveva lasciata il giorno in cui mi avrebbe chiesto di sposarlo... e la paura di soffrire ancora era concreta.
Avevo però deciso di provarci, non potevo vivere per sempre nel passato, quindi mi sistemai i capelli allo specchio e uscii all'ingresso, dove un Robin come non l'avevo mai visto mi aspettava con un gran sorriso.
Indossava una camicia bianca e un completo elegante blu, neanche ci fossimo messi d'accordo sul colore.
-Sei bellissima Regina- fece lui non appena mi avvicinai, e mi salutò con un leggero bacio sulle labbra.
-Grazie- sorrisi -tu non sei da meno... senza offesa, ma non credevo ti avrei mai visto così... elegante.
L'uomo si mise a ridere, e mi prese la mano: -Sarò anche un semplice arciere, ma non mi sarei mai presentato in tuta ad un appuntamento galante con te.
-Quindi il nostro è un appuntamento galante...- lo guardai negli occhi, cercando di non fargli notare di essere un po' spaventata da questa definizione.
-Sì... ma non ti preoccupare, non ho intenzione di portarti in un ristorante super chic dove i piatti consistono in tre gamberetti con limone e una foglia di salvia.- scherzò, riuscendo a farmi sciogliere in una risata.
Forse non sarebbe stato difficile come avevo pensato, lui sapeva come farmi sentire a mio agio.
Lasciai quindi che mi conducesse per mano verso la sua auto, una ford nera non molto grande.

Quando parcheggiò la macchina non riuscii a capire dove fossimo di preciso per via del buio, ma ero piuttosto sicura che non fossimo usciti da Storybrooke. Era normale che non conoscessi parecchi quartieri, dato che la mia vita era da anni diventata casa-lavoro-Granny, e al massimo al centro commerciale un paio di volte al mese. Per una persona normale in effetti sarebbe stato parecchio noioso, ma a me piaceva. Mi piaceva fare il medico, e non mi pesava lavorare 70 ore a settimana, e comunque una volta finita la specializzazione si sarebbero ridotte a una cinquantina. Forse una vita privata sarei riuscita a costruirmela, prima o poi.
-Milady, mi vuole seguire?
Robin mi aveva aperto lo sportello, e afferrai con un sorriso la mano che mi porse, per seguirlo dentro il ristorante.
Mi fermai un attimo ad ammirare l'ambiente, sembrava un enorme antico edificio di legno, anche se ero sicura fosse solo il rivestimento trovandoci nel ventunesimo secolo. Ma era davvero molto bello, e non vedevo l'ora di guardarne l'interno.
Non dovetti attendere molto, e rimasi piacevolmente sorpresa ancora una volta: le pareti erano di mattoni non rivestiti, più sale erano separate semplicemente da degli archi, e il soffitto sembrava fatto di roccia.
I quadri appesi ai muri gli davano quel tocco finale che lo rendeva simile a un palazzo d'epoca.
-Ti piace? Non ero proprio convinto dei tuoi gusti... quindi ho voluto portarti nel mio preferito.- fece l'uomo quando ci accompagnarono al nostro tavolo, mentre mi aiutava a prendere posto da vero gentiluomo.
-E' fantastico. Sei una bella sorpresa oggi... non che non lo fossi anche prima.- mi affrettai ad aggiungere, mordendomi la lingua. Non volevo rovinare tutto già da subito, ma per fortuna lui la prese sul ridere.
Il cameriere ci portò il menù e una bottiglia di vino rosso, insieme al pane.
Leggendolo mi resi conto di non aver mai assaggiato nulla di quei piatti, non era cucina francese ma erano piuttosto particolari, anche quelli più semplici.
-Ti vedo confusa... se ti fidi di me posso scegliere io. C'è qualcosa che non mangi o a cui sei allergica?
-Mangio tutto. Voglio dire, posso mangiare... qualunque cosa. Quindi mi fido, scegli tu per me...
Mi maledissi per l'ennesima volta, e ringraziai il cielo per il fatto che sicuramente non avrei potuto incontrare nessun collega, o avrei perso il mio soprannome di “Regina Cattiva” per passare a “Regina delle figure di merda”.

-Allora... conosco molto del medico, ma poco della bella donna che ho qui davanti...- fece l'uomo una volta che ebbero preso la nostra ordinazione -Hai detto di vivere da sola. Non è... noioso?
-Mi trovo bene ad avere uno spazio solo mio, ogni tanto. Voglio dire... col lavoro che faccio se non a casa è impossibile avere un po' d'intimità. Emma per esempio ha una marea di coinquilini... ci vivono praticamente tutti, anche a me è capitato spesso di fermarmi... ma viverci? Credo potrei impazzire. Con gente che entra e esce a tutte le ore, fa casino...- cercai di spiegargli, ripensando alle notti che avevo passato a dormire in quella casa. Senz'altro non ci si annoiava mai, ma invidiavo come la mia amica riusciva a dormire ignorando i rumori continui.
-Sei un tipo solitario quindi, me ne sono reso conto... dovrei considerarmi fortunato dato che mi hai dedicato tutto questo tempo?- scherzò lui.
-Sono solitaria a casa mia. Non è che non mi piaccia stare con la gente... o in particolar modo con te. Solo che mi fa bene prendermi una pausa ogni tanto... non da te sia chiaro!
Ci sorridemmo a vicenda, sapevamo entrambi che il tempo passato insieme era stato più che piacevole. Mi ero presa cura di lui fin dal principio, ma dal momento in cui aveva iniziato a sentirsi meglio era stato molto forte, si era preoccupato di non farmi lavorare troppo e mi aveva reso tutto semplice: analisi, radiografie, non si era mai lamentato di nulla. Andare da lui era diventato relax vero e proprio, anche nei momenti in cui lo facevo per un controllo o un prelievo: avevamo parlato molto, trovandoci subito in sintonia.
E poi erano arrivati i sentimenti e la passione, rendendo tutto ancora più piacevole. Era riuscito a farmi uscire dal mio guscio senza il minimo sforzo, e i suoi baci erano diventati una droga che mi rilassava moltissimo.
-Dimmi Robin, tu invece... hai qualche scheletro nell'armadio? Se devo frequentarti vorrei saperlo subito, sai.- lo punzecchiai sorseggiando un po' del mio vino, in attesa che parlasse.
-Beh, non è che ne vada molto fiero e non so perché te lo sto dicendo... ma sono stato arrestato un paio di volte per furto.
-Ah sì? E cosa avresti rubato?
-Diciamo che ho iniziato alle scuole elementari con le penne dei bambini ricchi, per regalarle a quelli che avevano poche cose -ovviamente allora non sono stato arrestato-... ma la cosa poi è andata un po'... degenerando.
Alzai un sopracciglio, ora seria, in un primo momento avevo creduto che scherzasse, invece sembrava parlare sul serio.
-Rubavo oggetti alle persone ricche per darli ai meno fortunati. Non ho mai rubato per me... ma sai, a 20 anni circa ho messo la testa a posto. Ho capito che non era quello il modo...- sorrise imbarazzato, intenerendomi.
-Beh... non mi dispiace frequentare un ladro del genere- dissi infine, accarezzandogli la mano che aveva sul tavolo -anche se a suo tempo mi avresti derubata! Ho... avevo una famiglia piuttosto ricca.
-Avevi?- mi interruppe lui stringendomi la mano.
-Mio padre è morto per un problema al cuore. Dieci anni fa ormai... mia madre è viva. Ma ha l'alzheimer a uno stadio parecchio avanzato.
-Oh mi... mi dispiace. Non dovevo chiedertelo... non eri obbligata a rispondere, scusami tesoro.
-No, non importa, è una cosa a cui mi sono abituata ormai.- lo rassicurai -e comunque, parte del denaro lo uso per le cure di mia madre, un'altra gran parte l'ho donata all'ospedale per aprire la clinica gratuita. Per me ho... quanto basta per un po' di tempo se dovessi perdere il lavoro o succedesse qualche tragedia... non si sa mai, ma sono soldi che non tocco.
-Sei molto generosa... sei ogni volta una piacevole sorpresa anche tu. Sono felice di averti conosciuta...
Non riuscendo a resistere oltre, mi alzai dal mio posto e mi avvicinai a lui per baciarlo, bacio che ricambiò senza esitazione. Tornammo in noi soltanto quando il cameriere si schiarì la voce, con un sorriso, e ci lasciò i piatti sul tavolo.
Arrossi cercando di ricompormi e tornai a sedermi, iniziando subito a mangiare.
-E sei sempre molto passionale. Mi piace anche questa cosa.
-Beh, mi fa piacere. Ma sono fortunata anch'io ad averti incontrato... erano secoli che con un uomo non andavo oltre al sesso. Un giorno ti racconterò...
-Delle tue conquiste carnali?- ridacchiò, prendendomi scherzosamente in giro.
-Ma no!- mi indignai, ma senza riuscire ad arrabbiarmi per davvero -il motivo per cui sono... ero così. Però non ho intenzione di passare la serata a deprimerti, quindi dovrai aspettare un'altra occasione. E non osare deridermi sai, è pericoloso avere come ragazza un chirurgo.
-Inizio seriamente a capire come mai ti abbiano affibbiato quel soprannome... ma devo ammettere che apprezzo molto. Se sei così anche nel... privato...- mi punzecchiò.
-Lo vedrai... quando deciderò di concedertelo.

Il resto della serata passò tranquillo tra chiacchiere e risate, alla fine ero riuscita a sciogliermi ed essere me stessa senza fare altre figure imbarazzanti.
Mi sentivo bene come accadeva da tempo, ed improvvisamente mi tornò la paura che potesse finire da un momento all'altro.
-Eccoci qui... ehi. Stai bene? Sei strana...- Robin mi poggiò una mano dietro la schiena e con l'altra mi accarezzò la guancia, scrutandomi preoccupato.
-Sì. Tutto bene. Ora io... io entro. Buonanotte.
Mi voltai verso la porta cercando di aprirla, ma la mia mano tremante mi impedì di centrare il buco della serratura, mentre una lacrima già mi scivolava sulla guancia.
-Regina! Ehi...- l'uomo poggiò la mano sulla mia, e mi fece voltare ancora una volta verso di sé. Abbassai lo sguardo sperando non notasse i miei occhi lucidi.
-Scusami... non volevo rovinare tutto, è stata una serata così bella... ma proprio per questo... ho paura che svanisca. Ogni volta che mi avvicino alla felicità succede qualcosa che rovina tutto. E non voglio accada ancora, non con te.
-Ehi. Non ti devi preoccupare... nulla rovinerà ciò che c'è tra di noi- disse dolcemente, abbracciandomi stretta -non so cosa sia successo nel tuo passato, me lo racconterai quando e se mai sarai pronta... ma non mi perderai, te lo prometto.
Alzai lo sguardo, e i suoi occhi così pieni d'amore e tenerezza furono sufficienti a convincermi. Poi mi prese il viso, e dopo avermi asciugato una lacrima unì le nostre labbra in un bacio appassionato e caldo.
Non gli chiesi di entrare solo perché per una volta volevo farmi desiderare, era una sensazione nuova. Lui non era uno qualunque... e finalmente ero felice.

***

EMMA POV
Ringraziai Regina e corsi veloce in direzione della camera di Killian, sperando non avesse nulla di grave. Dopo la sessione di riabilitazione non era sembrato molto stanco, ma forse non l'aveva voluto mostrare davanti a me e ora si era sentito male.
Quando arrivai, davanti alla sua porta erano piazzate Trilli e Elsa, che mi guardavano con espressioni indecifrabili, e non seppi se dover avere paura.
-Ragazze! Qualcuno di voi sa che succede? Fatemi passare!
Invece di rispondermi, le due donne si guardarono a vicenda e mi presero per le braccia, trascinandomi nella stanza vuota lì accanto.
-Allora?! Ma siete pazze?!- cercai di ribellarmi, invano. Mentre Trilli mi teneva ferma, Elsa mi tolse il camice e la maglia, facendomi credere che fossero seriamente impazzite.
-Che razza di problemi avete voi due?!
-Che fisico Emma! Ma fai palestra?- mi domandò mia sorella ignorando del tutto le mie lamentele, e intanto mi tirò giù anche i pantaloni.
Iniziai seriamente ad avere paura per la loro sanità mentale, non riuscivo a capire cosa diavolo avessero in mente, e nessuna delle due parlava.
Rimasi a bocca aperta quando quella che mi teneva ferma tirò fuori da una busta un vestito che riconobbi subito come mio: era un abito corto azzurro con lo scollo a V e stretto in vita... decisamente non adatto da indossare sul posto di lavoro.
Ma ovviamente ignorarono ancora una volta le mie proteste e me lo fecero infilare, per poi sciogliermi i capelli e pettinarli.
Per ultimo mi tolsero le scarpe e mi costrinsero a infilare un paio di ballerine, scusandosi con un “Mi dispiace, i tacchi ci starebbero meglio ma dubito riusciresti a camminarci ora”.
Alla fine mi spinsero davanti allo specchio, concludendo la loro opera con un tocco di rossetto, soddisfatte.
-Beh? Devo fare una sfilata e nessuno mi ha avvertita?- tentai di chiedergli ancora una volta, incredula.
-No sorellina, ma fidati di noi... a momenti lo scoprirai. Sei bellissima! È una vita che non ti vedo elegante, sembri anche meno stanca così.
-E' vero, sei spettacolare! Sono sicura che apprezzerà- aggiunse l'infermiera, squadrandomi contenta.
Stavolta mi presero per mano, portandomi fuori di lì per infilarmi nella camera di Killian e chiudersi la porta dietro, senza che avessi tempo di fargli altre domande.

Continuai a non capire, era tutto buio... avanzai lentamente verso la direzione in cui doveva trovarsi il letto, ma prima di riuscire a raggiungerlo mi sentii afferrare per i fianchi da dietro.
Sussultai per lo spavento, ma durò solo un attimo perché le labbra che si posarono sulla mia guancia potevano essere solo di una persona.
-Killian... ma cosa... io non capisco. Perché tutto questo? Ti sei deformato e non vuoi che ti veda? Però non spiega il vestito...- mi aggrappai al suo braccio e cercai di raggiungere di nuovo la porta insieme a lui, e finalmente riuscii ad accendere la luce.
-Sei incantevole Swan...- sussurrò l'uomo tenendomi per le mani e studiandomi da capo a piedi sorridente.
Restai però sbalordita anch'io: non indossava più il suo pigiama da ospedale, aveva addosso una camicia nera con l'ultimo bottone aperto e dei pantaloni di pelle dello stesso colore. Era decisamente affascinante... e attraente.
-Anche tu sei...
-Lo so- sorrise facendomi l'occhiolino -vestito così sono ancora più irresistibile che in pigiama, vero?
Alzai gli occhi al cielo ridendo, piacevolmente sorpresa di quella strana situazione. Ero certa che l'idea fosse stata di Regina, quella donna aveva una mente diabolica, ma avrei dovuto ringraziarla.
-Beh tesoro, cosa ne dici di cenare? Sarebbe anche ora... ho una certa fame.
-Scusa, ma non ho avuto il tempo di prendere niente. Mi hanno trascinata qui di peso, non sto scherzando.- mi morsi il labbro, rendendomi conto di avere fame anch'io.
-Non serve che sia tu a portare qualcosa... guarda- si spostò da davanti a me, e lasciò alla mia visuale un piccolo tavolo tondo apparecchiato e due sedie, una di fronte all'altra.
Meravigliata mi avvicinai, avevamo due piatti di spaghetti col sugo e al centro un vassoio con del pollo e le patate. Per completare il tutto c'era perfino una bottiglia di vino rosso in mezzo a tutto.
Era incredibile come fossero riusciti a organizzare tutto questo per me in così poco tempo.
-Beh, ti vuoi accomodare?- Killian aveva tirato indietro la sedia come un vero cavaliere, poi la risistemò in modo che potessi sedermi, e si accomodò di fronte a me.
-Io... grazie. Io non so che dire... non ho parole...- farfugliai posando la mano sopra la sua, sul tavolo.
-Devi ringraziare Regina, tesoro. Questo pomeriggio è venuta a parlarmi... ha detto che sei molto stanca e rifiuti di riposarti... e che quindi meritassi qualcosa che ti potesse rilassare. E dunque ho chiamato le tue belle sorelline e l'infermiera ad aiutarmi a organizzare tutto... spero ti piaccia.
-Grazie...- ripetei ancora -è davvero... fantastico. È perfetto.
-Sono contento. Magari un ospedale non è adattissimo a un primo appuntamento... ma così è carino. E abbiamo il letto già qui!- aggiunse poi con malizia, facendomi ridere.
-Non mi porterai a letto mio caro. O questo vino l'hai portato per farmi ubriacare e riuscire a convincermi?- lo canzonai.
-Aah, lascia perdere. Ho insistito ma a quanto pare i pazienti non possono bere alcolici, e neanche i medici sul posto di lavoro. Quindi è succo d'uva frizzante in una bottiglia di vino.- spiegò divertito aprendo la bottiglia e riempiendo i bicchieri.
Lo afferrai subito per assaggiare la bevanda, e non fu male nonostante fosse analcolica: in fondo non avevo affatto bisogno di alcol, era tutto meravigliosamente perfetto.
Mangiammo la pasta cercando di non sporcarci col pomodoro, cosa che io rischiai di fare più di una volta ma che fortunatamente riuscii a evitare. A quanto pare ci aveva pensato Elsa a ordinare la cena da un ristorante italiano dove l'aveva portata Will e le era piaciuto.
Svuotati i piatti li lasciammo da parte, per riempire gli altri col secondo che sembrava delizioso almeno quanto il primo. Killian lasciò fare prima a me, e poi cercò di versare il resto per sé.
-Dannazione- borbottò quando all'ennesimo tentativo non riuscì nell'impresa, a causa dell'unica mano che aveva a disposizione.
-Lascia che ti aiuti...- proposi cercando di afferrare il vassoio, ma quello mi fermò con lo sguardo basso, riprovando da solo ancora una volta.
-Killian... ehi. Va tutto bene. Faccio io, avanti...- ripetei dolcemente, accarezzandogli le dita.
-Che razza di uomo sono se al primo appuntamento devo chiedere aiuto per versarmi da mangiare... e ti faccio pure pena- fece abbattuto e arrabbiato, senza ancora riuscire a guardarmi negli occhi.
-Tu hai perso quella mano per salvare un bambino- gli ricordai -quindi averne una sola non ti rende meno uomo. E tra parentesi, non mi fai pena. Riempirti il piatto non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che tu hai fatto per me.
Finalmente riuscì ad alzare lo sguardo per incrociare il mio, e sorridendo lievemente lasciò andare il vassoio, permettendomi di aiutarlo. Gli tagliai anche la carne senza che protestasse, e poi tornammo a mangiare tranquilli come prima.
Non volevo si sentisse male per la sua condizione, io non facevo neanche più caso all'assenza di quell'arto con tutte le qualità positive che aveva. Ovviamente capivo che per lui doveva essere difficile, ma non doveva assolutamente perdere l'autostima per questo.

-Comunque tesoro dovresti seriamente riposarti un po', sai- disse una volta finito di mangiare -non va bene che tu sia sempre stanca... finirai per ammalarti e crollare prima o poi.
Sbuffai; per quanto potesse avere ragione non mi serviva la paternale anche da parte sua. Ero consapevole di cosa potevo e cosa non potevo fare, il mio fisico era molto resistente.
-Dico sul serio.- insistette, alzandosi per avvicinare la sua sedia alla mia, e si mise a sedere nuovamente.
-Senti Killian... col lavoro che faccio io se non sono in punto di morte non me la posso permettere una pausa. Soprattutto da specializzanda... gli strutturati ci osservano, ci valutano, e se vogliamo avere lavoro una volta finiti questi cinque anni, dobbiamo mostrarci forti e determinati. E perfetti.- gli spiegai, guardandolo negli occhi e sperando mi capisse.
-Emma, tu hai fatto tantissimo! Pensi che se ti prendi una piccola pausa, di uno o due giorni, potrebbero decidere che tu non sia adatta a fare il medico? Io non credo proprio.
-Tu non capisci. Io a scuola non sono mai stata tra i migliori. Sono entrata nella facoltà di medicina solo grazie all'influenza dei miei... il test d'ingresso non l'avevo superato del tutto. E ho dovuto faticare tanto per dimostrare di meritare quel posto, mi sono impegnata come non mai... e sono stata ripagata, sono riuscita a uscire con 110 e lode. Non posso permettermi di tornare a essere... mediocre.
Era la prima volta che mi esponevo tanto con qualcuno, non avevo mai detto nulla sulla mia ammissione all'università neanche a Regina, sapendo che lei era sempre stata la prima della classe. Non fui neanche sicura di aver fatto bene ad aprirmi con lui, almeno fino a che non vidi il suo viso intenerirsi, e la sua mano posarsi sulla mia guancia.
-Tesoro... sei una dottoressa bravissima. Sei una donna forte, coraggiosa, determinata... non devi sottovalutarti, devi renderti conto del tuo potenziale.
Sorrisi, e avvicinai il volto al suo per chiudere gli occhi nel momento in cui le nostre labbra si incontrarono in un bacio dolce e lento. Era inspiegabile come ogni volta fosse in grado di trovare le parole giuste per tirarmi su.
-Beh...- sussurrò una volta che le nostre labbra si separarono -c'è anche il tiramisù, non volevo che il dessert mancasse. Ti entra ancora qualcosa nel pancino?
-Oh, se si tratta di tiramisù me ne entra anche a quantità industriale!- feci tornando allegra -E dato che dici che sono stanca... potresti aiutarmi tu a mangiarlo.
Presi quell'unica scatola che conteneva il nostro dessert: la aprii poggiandola davanti a lui e gli diedi il cucchiaio. Prima mi aveva lasciata aiutarlo, e ora era il mio turno di concedergli di coccolarmi un po'.
L'uomo sorrise a immerse il cucchiaio nel dolce, per poi portarmelo pieno alla bocca. Io la aprii e assaggiai il tiramisù sotto il suo sguardo divertito.
-E' buonissimo!- esclamai -muoviti, ne voglio ancora.
Si mise a ridere e riempì il cucchiaio ancora una volta, stavolta però portandolo nella sua di bocca, lasciandomi un po' titubante.
-Che c'è. Non ti sei lavata i denti? O hai le bolle in bocca che potresti attaccarmi? Potevi dirmelo prima!- scherzò leccandosi le labbra che si erano sporcate di crema.
-Ma no, scemo! Sta zitto e muoviti, dai.- mi arresi infine, rendendomi conto di trovare intimo e piacevole mangiare con lo stesso cucchiaio.
Finimmo l'intero dessert così, una cucchiaiata dopo l'altra, insieme... e fu ancora più piacevole che mangiare da sola.
Per concludere svuotammo i nostri bicchieri, e poi gli diedi un bacio al sapore ancora dolciastro.
La stanchezza era ormai un lontano ricordo, ora ero felice. Mai avrei immaginato di poter passare una serata tanto piacevole all'interno delle mura dell'ospedale; eppure era in qualche modo l'appuntamento migliore che avessi mai avuto.
Diedi un'occhiata al cellulare per controllare che non mi avessero cercata, ma fu altro ad attirare la mia attenzione. Era mezzanotte passata! Com'era possibile che tanto tempo fosse passato come in un batter d'occhio?
-Io dovrei andare Killian... si è fatto tardi- dissi dispiaciuta, alzandomi da tavola insieme a lui.
-E' tardi, non è il caso di uscire da sola adesso... perché non resti a dormire qui?- propose, e riuscii a leggere un filo di speranza nella sua voce.
Restai in silenzio a riflettere; non mi sarebbe per nulla dispiaciuto rimanere a dormire insieme a lui, non sarebbe stata la prima volta. Però avevo paura che qualcuno potesse scoprirci, e sarei potuta finire nei guai... e in più, restare sarebbe stato diverso rispetto al solito, in qualche modo. Un conto era farlo da dottoressa... ma dopo il primo appuntamento?
-Non allungo le mani, lo sai che sono un gentiluomo...- aggiunse ancora, vedendomi incerta.
In fondo cosa ci sarebbe stato di male?
-Ok. Resto. Ma non ho il pigiama...
-Puoi dormire nuda, io non mi faccio problemi sai...- si divertì a regalarmi il suo sguardo più provocante possibile, tanto da lasciarmi sconvolta.
-Sto scherzando, anche se non mi farei problemi seriamente. Puoi dormire col vestito, non mi pare stretto...
Alla fine annuii, e mi allontanai da lui per chiudermi nel bagno della sua stanza. Era incredibilmente pulito per essere quello utilizzato da un uomo.
Presi il telefono e digitai un sms a Regina “Grazie. Sei una stronza ma ti adoro. Domani devi raccontarmi tutto del tuo appuntamento con Robin! Buonanotte”. Ne inviai ancora uno, stavolta ad Anna “Grazie sorellina, sei sempre un tesoro. Non torno a casa stanotte, se non ti dispiace domani porta Henry qui... è sabato e non ha scuola. Buonanotte!”.
Poi lo posai e mi lavai il viso, inspiegabilmente nervosa per il fatto che avrei passato la notte con lui... ma cosa mi stava succedendo, sapevamo entrambi che non sarebbe successo niente! E comunque, se anche avessimo voluto avevo almeno un'altra settimana di astinenza forzata.

Quando fui pronta uscii dal bagno, e trovai Killian ad aspettarmi già nel letto in pigiama... aveva perfino messo a posto il tavolo, raggruppando piatti, bicchieri e posate in una busta.
Titubante, mi tolsi le scarpe e mi sdraiai accanto a lui, che spense la luce dall'interruttore accanto al letto.
Mi strinsi sotto le coperte e sentii la sua mano su un fianco, poi mi attirò a sé per baciarmi. Ricambiai, accarezzando i suoi capelli fuori posto che lo rendevano ancora più attraente.
Mi feci sfuggire un piccolo gemito quando mi baciò il collo, e a quel punto si fermò.
-Scusa... se non vuoi... io posso fermarmi.- disse piano, e percepii il suo respiro sul collo.
-Non... non è che non voglio- balbettai -ma... ecco, dopo l'intervento ho dieci giorni in cui...
-Aspetta- mi bloccò -Io non intendevo... insomma, non sono un medico ma ci ero arrivato. E poi non sarebbe neanche il momento... stavo solo pensando a... a un po' di coccole...
In risposta lo strinsi forte e tornai a baciargli le labbra, ora certa di aver fatto la scelta giusta. Lui mi capiva, mi rispettava, sapeva cosa fare... e io mi fidavo.
Lasciai quindi che tornasse a baciarmi il collo, e allo stesso tempo poggiò una mano sul mio ginocchio, facendola scivolare piano verso l'alto. Non riuscii a non farmi scappare ancora un gemito, perché nonostante mi toccasse in punti innocui riuscì a farmi sentire scossa dai brividi.
Mentre continuava ad accarezzarmi le gambe, io mi feci coraggio e infilai una mano nella maglia del suo pigiama, sfiorandogli prima la pancia e poi il petto. Riconobbi solo al tocco i punti in cui aveva le costole rotte, quindi lo accarezzai gentilmente per non fargli del male. Fu piacevole poter toccare la sua pelle calda, mi infuse un senso di benessere.
Rabbrividii ancora quando abbassò le spalline del mio abito, che inevitabilmente mi lasciò mezza nuda fino all'altezza della schiena. Ma non cercò di togliermi il reggiseno, si limitò ad accarezzarmi i fianchi, la pancia e il petto, ma senza mai esagerare.
Ormai mi fidavo completamente di lui, tanto che tra quelle piacevoli carezze riuscii a scivolare nel mondo dei sogni, senza neanche accorgermi del suono del cerca persone che per sbaglio avevo lasciato in bagno.


 

Quando seguiamo il cuore, quando scegliamo di non scendere a compromessi, è strano vero?
Ci togliamo un peso.
Il sole brilla più luminoso e, almeno per un attimo,
troviamo un po' di pace. (cit. Grey's Anatomy 9x03)




















 








Angolo dell'autrice;
Ciao! Alla fine ce l'ho fatta a postare... credevo di dover aspettare domani perché fino a una certa EFP aveva smesso di funzionare xD
Comunque, alla fine ho deciso di dare ai piccioncini un intero capitolo tranquillo... non sono così cattiva, visto? xD Spero che vi piaccia anche questo momento di pace :)

 

   
 
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