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Autore: Isidora Anadiomene    12/02/2015    1 recensioni
Ho deciso, per questa volta, di raccontare un'Ichigo diversa, un'Ichigo con un problema che accomuna molte ragazze e che ha accomunato anche me e che si fa ancora un po' sentire.
Il mio intento è quello di trasmettere speranza. Per una volta, voglio scrivere una storia, nella quale vinca la forza, perché, dopo il buio, ci possono essere la luce e la vita.
"Finché c'è vita, c'è speranza... per quanto amare possano essere le acque"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Weight.






Tre giorni dopo
 
Non ce la faceva a studiare, stava rileggendo lo stesso paragrafo da più di mezz’ora. Si sforzò e, dopo dieci pagine, decise di prendersi una pausa.
Ichigo si sentiva attanagliata da un grande senso di colpa, quello di aver mostrato un po’ della sua debolezza. Fortunatamente, non si era lasciata sfuggire nulla che fosse altamente compromettente davanti a Ryou. Gli aveva detto che desiderava scomparire, ma lui poteva benissimo aver pensato che fosse solo l’alcool ad aver ingigantito un semplice pensiero negativo.
Ma non era riuscita  ad imporsi controllo davanti a Zakuro, con lei era davvero impossibile. Sembrava conoscere gli animi di chiunque, sarebbe stato un crimine mentirle.
Quel giorno, al Caffè, avrebbe avuto il doppio turno. Le sue preghiere furono esaudite, Yukiko non c’era.
Nello spogliatoio, prima di uscire, fu fermata da Zakuro.
“Ichigo, credo che tu ti sia resa conto dell’atteggiamento ostile nei tuoi confronti da parte di Yukiko. Sta attenta, quella ragazza non mi piace”
“Zakuro-chan, Yukiko non ha di che preoccuparsi. Non vedo la ragione di tale comportamento” disse, un po’ perplessa.
“Invece si, anzi dovrebbe preoccuparsi molto di più”
Zakuro uscì dallo spogliatoio, lasciando Ichigo completamente basita. Sarebbe stato inutile chiedere delle spiegazioni, perché quando Zakuro dava responsi enigmatici, si rifiutava di rispondere.
 
La giornata fu molto stancante ed Ichigo si sforzò di mangiare davanti a tutti, ma finì a stento il riso e un po’ di verdura. Il giorno prima, aveva avuto un’abbuffata. Un’abbuffata per modo di dire, perché Ichigo reputava un’esagerazione concedersi una modesta cena che chiunque avrebbe definito misera. Avrebbe voluto vomitare, ma non voleva insospettire sua madre che stava iniziando a tenerla un po’ troppo sotto controllo.
“Ichigo, oggi tocca a te pulire i tavoli e il pavimento della sala, non dimenticartene” il tono neutro di Ryou non la lasciò indifferente. Non voleva badarvi, mentre nella mente le rimbombava quel “non posso stare senza di te”, ma era chiaro che lo avesse detto per rincuorarla. Le voleva bene, tutto qui.
“Si, Ryou-kun, non preoccuparti. Domani rimarrò tutto il giorno per recuperare le ore che ho perso, per te va bene?”
“Si, ma domani sera avrei bisogno di una mano per l’inventario degli ordini, mi aiuteresti? Keiichiro è molto stanco”
“Certo, mi fa piacere esservi d’aiuto. Penso che Kei-kun abbia invitato Zakuro-chan a cena, domani sera, ma è solo una mia intuizione” ridacchiò. Interessarsi alle storie d’amore altrui era il suo hobby preferito.
Ryou scoppiò a ridere. “L’ho pensato anche io, ma sarebbe meglio fare finta di nulla” disse, dandole un buffetto sul naso.
Quando lo vide allontanarsi, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. La vicinanza di Ryou l’agitava eccessivamente.
 
Mentre Ichigo puliva i tavoli, arrivò Yukiko che le riservò un’occhiata particolarmente astiosa. Trasalì.
“Sai dov’è Ryou? Strano che non siate insieme” il finto sorriso affabile che le rivolse la intimorì ancora di più.
“È sul retro” si limitò a rispondere.
Probabilmente, Yukiko non aveva tutti i torti a riservarle quell’atteggiamento. Aveva tenuto occupato Ryou per gran parte della serata e rovinato la festa ai suoi amici e, di conseguenza, anche a lei.
“Yukiko-chan, mi dispiace per l’altra sera. Ho rovinato la serata anche a te e non era mia intenzione”
“Non preoccuparti, Ichigo, ma gradirei che evitassi di stare sempre appiccicata a Ryou” le rispose tagliente.
“Non mi permetto di stargli appiccicata, Yukiko-chan, non ne ho motivo” disse accigliata. L’aveva presa per una persona frivola?
“Me lo auguro”
Ryou arrivò in quel momento e Ichigo ebbe come l’impressione che avesse ascoltato tutto. Se ne vergognò profondamente. Forse anche lui pensava che fosse appiccicosa.
“Ichigo, se hai finito, puoi andare”
Ichigo si avviò verso lo spogliatoio senza dire una parola e, quando uscì, non si preoccupò di cercarli e avvisarli di star andando via.
Tornata a casa, valutò se parlare dell’accaduto con Minto. Aveva bisogno di sfogarsi e così le telefonò.
“Micchan, puoi parlare un momento? Devo raccontarti una cosa”
“Sto andando da Heiji, ma ho tempo. Dimmi tutto, Ichi” trillò Minto.
“Stavo pulendo i tavoli al Caffè ed è arrivata Yukiko. Mi ha detto che sono appiccicosa nei confronti di Ryou e che gradirebbe se la smettessi. Ma, Micchan, a me non sembra assolutamente di esserlo! Ryou mi ha chiesto se domani sera posso aiutarlo nell’inventario, penso sia il caso di chiedere a Purin se può sostituirmi” disse tutto d’un fiato.
“Scordatelo, Ichigo. Ryou ti ha chiesto un favore e tu lo aiuterai, non stai facendo nulla di male e Yukiko non deve permettersi di controllare la vita di Ryou. Giusto per la cronaca, è lui a ronzarti sempre intorno”
 
Quando riagganciarono, Ichigo si buttò sul letto. Una parte di lei sentiva il desiderio di piangere, l’altra cercava di imporsi controllo. Come sempre accadeva, il controllo prevalse sulle emozioni, ma non sui pensieri.
Era da qualche tempo che un pensiero le danzava nella testa, ma non aveva mai avuto la pazienza e il coraggio di fermarlo. Indisturbato, quel pensiero continuava a volteggiare, urtando anche le pareti del cuore e provocando un certo peso. Quanto le stava bene quella situazione sospesa con il sentimento che provava per Ryou? In fondo, Ichigo non prendeva mai posizione nei suoi sentimenti. Aveva mai provato a mettersi in gioco con lui? Essergli amica non equivaleva a prendere una decisione. L’insicurezza la ostacolava nelle decisioni più importanti, impantanandola nel dubbio e nell’esitazione. Quante volte si era giustificata, usando come scusante una fantomatica confusione? Un abbraccio, un semplice bacio sulla guancia, sembravano costarle più di ogni altra cosa. Mentre si convinceva di essere riuscita a celare agli occhi di tutti e di Ryou ciò che provava, una parte di lei le ripeteva che forse – e solo forse- Ryou poteva aver intuito qualcosa.
Controllare che stesse bene, fargli trovare sempre il caffè caldo e l’ombrello durante i giorni di pioggia, riportagli in camera i libri sistematicamente lasciati in giro, convincere Kei a preparare almeno una volta ogni dieci giorni la sua torta preferita, sperare di averlo sempre accanto, uscire con il desiderio di incontrarlo, provare quella dilagante delusione di fronte la sua assenza e quella gelosia nei confronti di tutte quelle ragazze e di Yukiko… non poteva essere amore? O forse era solo il suo costante desiderio di prendersi cura delle persone attorno a sé? Non poté fare a meno di sentirsi falsa, una persona dai sentimenti così poco chiari.
 
I propositi di Ichigo di evitare Ryou andarono presto in fumo, perché tutte le ragazze erano impegnate. Ichigo, che per quanto fuggisse da Ryou voleva mantenere una certa dignità, si rassegnò, nella vana speranza che lui non le parlasse e che la serata si concludesse il prima possibile.
Quando rimasero soli, si premurò di rimanere in silenzio e di posizionare i pacchi di zucchero e farina nel basso della credenza. Erano in totale venti, lo annotò sul taccuino che Ryou le aveva dato. Gli lanciò un’occhiata veloce, Ryou stava contando i pacchi di sale che erano disposti sul tavolo. Ichigo aveva la tachicardia, mentre una parte di lei avrebbe voluto che il tempo si fermasse per stare di più con lui.
“Comunque ho sentito ciò che ti ha detto Yukiko ieri sera. Mi scuso da parte sua, è solo molto gelosa” disse di punto in bianco Ryou, non alzando nemmeno lo sguardo dal foglio, sul quale continuava a scrivere. Fu presa da un’irritazione non indifferente, perché, mentre lei dava importanza a tutto ciò che riguardava loro due indirettamente e non, lui non dava il minimo segno di interesse. La faceva sentire sciocca e, a dirla tutta, anche infantile. Una tredicenne alle prese con una cotta insignificante e basata sul nulla.
“Siete fidanzati, è anche giusto che lo sia” si lasciò sfuggire con una punta di acidità.
“Non lo siamo” rispose indifferente Ryou, continuando a guardare il foglio.
Ichigo rimase spiazzata. Come era possibile? Ormai Yukiko era sempre al Caffè e sembrava aver preso confidenza con tutti… tranne che con lei.
“Com’è possibile che voi non sia-“ cominciò incerta, prima di venire bloccata da Ryou che si era avvicinato e la guardava intensamente.
“Non frequentiamo altre persone, ma questo non fa di noi una coppia, anche se gli altri non ci fanno caso. Preferisco ribadire, però” disse, continuando a scrutarla.
Ichigo fece un passo indietro e si sentì presa in contro piede nuovamente, quando lui proseguì.
“Non siamo come eravate tu e Aoyama”
Sarebbe stato impossibile non notare il tono provocatorio e sarcastico di Ryou e Ichigo non poté fare a meno di pensare che sapesse sempre dove colpire.
“Perché, come eravamo io e Masaya?” chiese indispettita.
“Eravate insopportabili, non negarlo, sempre lì insieme. Immagino solo quanto foste noiosi!”
La risata di scherno che ne seguì la fece trasalire. Si chiese cosa gli fosse preso, ma decise che, questa volta, non l’avrebbero zittita delle sciocche battute ironiche. Doveva imparare a difendersi, soprattutto dal sentimento che provava per lui che la stava trafiggendo.
“Io e Masaya siamo stati bene insieme ed anche se adesso ci siamo lasciati, siamo rimasti buon amici. Non mi sono mai an-“
“Andiamo, Ichigo, puoi mentire a te stessa, ma non a me. Le cose tra voi sono andate bene i primi tempi solo perché eri troppo innamorata per accorgertene, ma una parte di te si è sempre annoiata. Hai il coraggio di dire che non è così? Ce n’eravamo accorti tutti” disse impietoso.
Ichigo boccheggiò più volte. Ryou aveva ragione: Masaya non l’aveva mai travolta realmente. A travolgerla, più che altro, era stato il desiderio di innamorarsi e l’idea che aveva di lui.
“Ammettilo” continuò, avvicinandosi di un passo.
Ichigo scattò sulla difensiva, arretrando e incrociando le braccia al petto. “Che ti importa?”
“Scommetto che fosse noioso anche fare l’amore con lui, non è vero?” le chiese, ridendo.
Si passò una mano tra i capelli. “Dai, Ichigo, sto scherzando. Volevo solo sapessi che mentirmi è davvero inutile. Ti conosco molto più di quanto credi”
“Non è stato noioso, perché non è mai successo” sussurrò, calando il capo e indietreggiando fino a poggiarsi al muro. Non seppe, perché lo avesse detto.
Ryou le alzò il mento con due dita, a separarli vi era meno di qualche centimetro.
“Perché?” le chiese, sentendosi improvvisamente sciocco e frivolo.
Aveva scherzato troppo con la sola intenzione di provocarla e non di ferirla. Anche se, una parte di lui, aveva inizialmente provato gusto nel vederla in difficoltà.
Ichigo lo sfiniva, lo annientava solo guardandolo e nemmeno lo sapeva. Nemmeno si accorgeva di quanto l’avesse desiderata e di quanto, adesso, cercasse di dimenticarla.
“Non volevo che mi toccasse… avevo paura e non sentivo tutto quel desiderio che, invece, si dovrebbe provare”
Ichigo non aveva mai avuto dubbi in proposito: il vero desiderio, quello d’amore e quello del corpo, era il desiderio che lei provava nei confronti di Ryou. Mai ci sarebbe stato desiderio più grande.
“Non hai mai provato desiderio per qualcuno?” le chiese, permettendosi di intrecciarle le dita di una mano con le sue.
Ichigo non si spiegò nemmeno da dove arrivasse quella risposta. “Sì”
Ryou sussurrò, prima di lasciare andare le sue dita. “Anche io… troppe volte”










Anadiomene.
Perdonate il mio increscioso ritardo, ma ho molti dubbi su questa storia. Spero di riuscire a portarla a termine nel migliore dei modi.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un grande bacio! 
  
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