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Autore: evelyn80    13/02/2015    1 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata a varie puntate delle stagioni 9, 10 e 11]
Evelyn possiede una dote straordinaria: è in grado di comunicare con la mente con tutti i mezzi di trasporto e principalmente con le auto. Questa sua capacità non passa certo inosservata e Mike le chiederà di unirsi a lui ed Edd nella loro "missione di recupero" di vecchie auto. Lei accetterà, non senza riserve, e non tarderà ad innamorarsi dello spilungone.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ispirato alla puntata n° 2 della decima stagione

Spazio autrice: Buongiorno buongiorno! Come va? ;-) Questa volta scrivo all'inizio perché voglio darvi un consiglio: quando arriverete a leggere il momento clou di questo capitolo (se avrete la costanza di leggere fino a quel punto capirete cosa intendo :-) ) vi consiglio di leggerlo ascoltando "Love Runs Out" degli OneRepublic. Io l'ho scritto proprio ascoltando quella canzone, che mi ha ispirato parecchio. Ovviamente il mio è solo un consiglio, siete liberi/e di fare come volete ;-)
Buona lettura!

Evelyn

Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.





Capitolo sei

 

 

La vendita della Ford Popular non fu difficile, e presto Mike tornò alla carica con una nuova auto da acquistare: questa volta si era intestardito su una Ford Escort MK1; una vettura diventata piuttosto rara, tanto che ne aveva trovata solo una che rispondeva alle sue esigenze. Anche questa volta lui ed Evelyn affrontarono un lungo viaggio soltanto per andare a vederla.

Si trattava di una vecchia macchina color marrone metallizzato, che in quel momento apparteneva ad un neo-patentato, un ragazzetto che l’aveva strapazzata parecchio. Non appena capì che quella strana coppia era forse intenzionata a comprarla, esclamò con timbro maschile e voce nasale:

"Portatemi via, per l’amor del cielo! Portatemi via!"

Evelyn le si avvicinò e le poso una mano sul cofano:

"Stai tranquillo amico mio, siamo qui apposta per questo!"

La macchina, che non si aspettava una risposta, lanciò un grido di spavento, prima di rendersi conto che la ragazza che aveva davanti riusciva a sentirla:

"Ehi! Ma tu capisci quello che dico?"

"Si, mio caro, perfettamente!"

"Ma questo è un miracolo! Allora esisti veramente! Tu sei quella che chiamano "La ragazza che sussurra alle auto"! Ho sentito tanto parlare di te! Che onore conoscerti! Portami via, per carità, non sopporto più di essere sballottato a destra e a sinistra da questo pivello che ha un terzo dei miei anni! Ormai sono troppo vecchio per queste cose!"

"Ti ringrazio. Stai tranquillo, ti compreremo. Ma non ci siamo ancora presentati: io mi chiamo Evelyn, molto piacere!"

"Ernest, piacere mio!"

Durante lo scambio di battute Mike aveva già chiesto informazioni al giovanissimo proprietario, così furono liberi di partire per un giro di prova.

"Prima di iniziare la mia verifica, devo dirti che questa macchina, Ernest per la cronaca, mi ha chiesto vivamente di portarlo via. E’ stufo di avere a che fare con un pilota a suo giudizio un po’ troppo giovane."

Mike sorrise di gusto, come sempre quando ascoltava Evelyn parlare delle auto come se fossero state persone, e carezzando il volante tranquillizzò la Escort:

"Mio caro amico, puoi stare tranquillo! Ti porteremo via con noi!"

Mentre il commerciante spingeva a tavoletta sull’acceleratore lungo stradine di campagna piene di curve, Evelyn si concentrò ed iniziò la sua esplorazione. Nonostante l’età quella vettura non aveva grossi problemi strutturali – a parte diversi bozzi qua e la – o meccanici: il difetto più grosso erano i freni anteriori, a tamburo, ormai troppo obsoleti.

"Niente che Edd non possa risolvere!" dichiarò Mike dopo che la ragazza gli ebbe riportato il risultato del suo sondaggio. Deciso a comprare la Escort, l’uomo tornò indietro e, dopo una veloce trattativa, furono firmati i documenti.

 

* * *

 

Qualche giorno dopo, Mike arrivò in officina al volante della Ford. Strombazzò allegramente per annunciare il suo arrivo ed il meccanico e la ragazza uscirono ad accoglierlo.

Edd non fu proprio entusiasta dell’ultimo acquisto del socio:

"La carrozzeria è un disastro… dovrò sostituire i parafanghi! Ma almeno avremo anche l’occasione per sbarazzarci di questo orrendo color popò metallizzato!"

"Cosa?! Popò metallizzato?! Ma come ti permetti?! Io sono color bronzo anticato, stupido testa di biella che non sei altro!"

L’imprecazione della Escort fece esplodere Evelyn in una sonora risata, che la costrinse ad appoggiarsi al portone del garage per non finire col sedere per terra. Entrambi gli uomini si voltarono a guardarla, con sguardo curiosamente interrogativo:

"Che cosa ti ha detto, di così divertente?" chiese Mike, con un sorrisetto sulle labbra. La ragazza rispose indicando Edd e balbettando tra una risata e l’altra:

"Ti ha dato… della testa di biella…"

Anche il commerciante scoppiò a ridere, mentre lo spilungone, per niente contento dell’appellativo, si puntò i pugni sui fianchi con sguardo serio:

"E per quale motivo, scusa?"

"Per come… hai definito… il suo colore…", con un ultimo sospiro, Evelyn riuscì finalmente a smettere di sbellicarsi:

"Il suo è color bronzo anticato metallizzato, non popò."

Anche Mike riuscì finalmente a calmarsi:

"Sai, Edd, sono anch’io d’accordo con lui: più lo guardo e più mi piace! Io non lo cambierei, il colore."

"Meno male! Qualcuno con un briciolo di intelligenza" ed il commento fece sghignazzare di nuovo Eve.

"Cos’è, una congiura contro di me? Bè, ci penserò… ora portiamolo dentro."

Il meccanico si mise subito a lavorare di buona lena. Sostituì i dischi del freno e le sospensioni anteriori ed eseguì tutte le altre riparazioni necessarie a livello meccanico. Una volta finite tali operazioni, però, si ripresentò di nuovo il problema della carrozzeria e, di conseguenza, quello della verniciatura.

"Ne sono convinto!" ripeteva lo spilungone: "Questo colore va assolutamente cambiato! Non sarà popò…" e lanciò un’occhiata di traverso all’auto sul ponte sollevatore, che sembrò fissarlo con fari minacciosi: "Ma comunque non è commerciabile!"

"E quale colore avresti in mente?" chiese Mike, sorseggiando una tazza di tè.

"Io vorrei farlo giallo."

Per poco l’uomo più anziano non si strozzò con la bevanda:

"Cosa? Giallo? Assolutamente no! Io rimango dell’idea di lasciarlo color bronzo! Tu cosa ne pensi, Eve?"

"Che dovremmo chiedere il suo parere."

Tutti e tre si voltarono verso la Escort la cui risposta giunse solo alle orecchie di Evelyn, la quale si affrettò ad esporla agli altri due:

"Perché non ti tingi i capelli, di giallo, stupido spaventapasseri brizzolato?"

Il meccanico si rabbuiò: i suoi capelli erano il suo unico vanto! Mike scoppiò invece a ridere:

"Visto, siamo in tre contro uno! Questa macchina deve rimanere color bronzo!" e dopo aver finito il suo tè il commerciante se ne andò, lasciandoli soli.

"Mi dispiace, ma non ho nessuna intenzione di lasciarlo di questo colore."

"Se mi tingi di giallo, giuro che…"

"Non farlo, Edward… per favore…"

"Non dirmi che ti piace veramente questo orrendo color vomito!"

"Prima popò! Ora vomito! Ma per che cosa mi hai preso, per una fogna a cielo aperto?!"

"Non deve piacere a me, ma a lui."

"Oh, si abituerà."

"Ricordati che ti stai facendo un altro nemico; come Antoine, la Due Cavalli."

Il meccanico si strinse nelle spalle e cominciò a smontare le cromature:

"Poi non venirmi a dire che non ti avevo avvertito" ed accompagnata dalla marea di insulti che la Escort stava lanciando all’indirizzo dello spilungone, Evelyn lasciò l’officina.

 

* * *

 

La ragazza si recò una volta sola in carrozzeria, accompagnando Edd che voleva controllare il lavoro. Non appena entrò nel capannone le giunsero alle orecchie le imprecazioni che l’automobile stava rivolgendo al carrozziere e che, per sua fortuna, lui non era in grado di sentire. Non appena la Ford si rese conto della sua presenza, prese ad inveire anche contro il meccanico:

"Brutto pezzo di scoria! Avanzo di serbatoio! Hai anche il coraggio di farti vedere qui? Ringrazia il tuo Dio che non ho le mani, altrimenti ti avrei già conciato per le feste!"

Evelyn si guardò bene dal riportare tutti quegli insulti: appoggiò le mani contro il portellone della cabina di verniciatura e cercò di calmare la macchina.

"Ernest… mi dispiace da impazzire! Ho cercato di fargli cambiare idea, ma non ci sono riuscita!"

"Non preoccuparti, Evelyn, non ce l’ho con te. Ma puoi star certa che mi vendicherò! Quello stupido testa di biella avrà quello che si merita!" e poi riprese ad inveire come un pazzo all’indirizzo dell’uomo che lo stava verniciando.

"Ti vedo turbata, Eve. Come mai?" le chiese Edd una volta di nuovo sul fuoristrada del meccanico.

"Tu non l’hai sentito, ma io si. Non è affatto contento del suo nuovo colore."

"Oh, andiamo, ancora con questa storia?"

"Edd, le macchine hanno una memoria di ferro! Non gli passerà tanto facilmente, questo te lo posso assicurare."

Lui si strinse di nuovo nelle spalle, e la ragazza sospirò, non solo per il fatto della verniciatura, che era si importante, ma fino ad un certo punto. Stava anche pensando che, negli ultimi giorni, il meccanico non le aveva rivolto nemmeno un gesto d’affetto: né un bacio, né un abbraccio… niente di niente. Sempre più convinta che la sua dichiarazione era stato il gesto spontaneo in un momento di tensione, e quindi non veritiera, appoggiò la testa contro il finestrino, cercando di trattenere le lacrime che cominciavano a pizzicarle agli angoli degli occhi.

 

* * *

 

Due giorni dopo la Escort fece ritorno al garage. Eve riuscì a sentirla già a distanza, per via degli improperi che lanciava al vento. Una volta dentro, la ragazza le si inginocchiò accanto e le poggiò la fronte contro il parafango. Solo allora la vettura parve calmarsi.

"Forse un giorno mi abituerò davvero a questo stupido colore, come ha detto lui, ma per adesso sono ancora oltremodo infuriato ed ho tutta l’intenzione di vendicarmi! E tu mi aiuterai!"

Eve alzò la testa di scatto:

"Io? Cosa vuoi che faccia?"

"Svitami il tappo della coppa dell’olio, fino a lasciare solo l’ultimo giro di filettatura. Al resto penserò io…"

La ragazza si guardò intorno: Edd era andato a preparare il tè. Scivolò furtiva sotto l’auto e svitò il piccolo coperchietto che la Escort le indicò. Tornò fuori appena in tempo: il meccanico stava tornando con due tazze fumanti in mano. Gliene porse una, poi si mise seduto accanto a lei a sorseggiare la sua. Rimase immobile per un attimo poi, quasi timidamente, allungò un braccio verso di lei e la fece appoggiare al suo petto. Evelyn vi si rannicchiò contro, e si perse ad ascoltare il battito forte e regolare del suo cuore. Finalmente un po’ di tenerezza, si disse, sentendosi quasi in colpa per aver assecondato la Ford nel suo desiderio di vendetta.

Bevvero in silenzio poi, dopo averla baciata sulla fronte, il meccanico si rialzò per poi sollevare l’auto.

"Prima di rimontare le cromature voglio cambiare l’olio ed i filtri. Mi sono appena ricordato di non averlo ancora fatto."

Passò sotto l’auto per andare a prendere il contenitore per raccogliere l’olio esausto, ma quando fu proprio sotto la coppa qualcosa gli cadde in testa.

"Ma che diamine…" mormorò, alzando il viso per capire da cosa fosse stato colpito. In quell’istante si udì un rumore stranissimo, un misto tra un rutto ed il gorgoglio dello scarico del lavandino, ed un fiotto di olio nero e morchioso gli si rovesciò direttamente in faccia. Saltò all’indietro per lo stupore e l’incredulità e nel farlo andò a sbattere con la testa contro il fondo dell’auto, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore. Il contenuto del serbatoio finì di svuotarglisi sulla testa, colandogli giù tra i capelli e lungo il collo.

"Ti piace la tua nuova tinta di capelli, spilungone? Così impari a farmi pitturare di giallo come un canarino!"

Suo malgrado, Evelyn non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Il meccanico cercò di ripulirsi il viso con le mani alla bell’e meglio, per poi alzare lo sguardo su di lei:

"E’ stata opera tua, non è vero?"

"Solo in parte… io ho solo svitato quasi del tutto il tappo. Al resto ha pensato Ernest. Te l’avevo detto che ti stavi facendo un nuovo nemico."

Lo spilungone rimase fermo per un attimo, come se stesse riflettendo intensamente. Poi si mosse a grandi passi verso di lei:

"Non posso prendermela con l’auto, ma con te si!" e stendendo le lunghe braccia abbrancò la ragazza, che non fu abbastanza rapida nel ritrarsi. Con le mani coperte d’olio prese a sfregarle la faccia, strofinandole contro i capelli intrisi d’unto. Lei non riusciva a smettere di ridere, mentre tentava di implorarlo di smettere. Senza rendersene conto, ben presto si ritrovarono avvinghiati ed ansimanti, con le labbra a pochi millimetri di distanza le une dalle altre.

"Andiamo a farci una doccia…?" propose il meccanico, con il tono di voce più basso del solito, ed Evelyn poté solo annuire col capo.

 

* * *

 

L’acqua calda scorreva in rivoli sulla loro pelle, rendendola traslucida. Edd l’aveva abbracciata e l’aveva sollevata portandola alla sua altezza, prendendo a baciarla non appena si erano liberati dell’olio. Evelyn gli aveva stretto le gambe intorno alla vita, per aiutarlo a sostenere il suo peso, e gli aveva passato le braccia intorno al collo, rispondendo con foga ai suoi baci, lasciando che le loro lingue si scontrassero in una specie di lotta per il predominio. Ben presto aveva cominciato a sfregare l’inguine contro di lui, incapace di trattenersi, non più in grado di controllarsi. L’uomo aveva interpretato quel gesto come un invito a continuare, a farsi più audace. L’aveva appoggiata con la schiena contro la parete della doccia e con un unico movimento fluido, dettato dalla passione che lo travolgeva, l’aveva penetrata, facendola gemere di piacere. Era rimasto fermo per qualche secondo, per permettere alla sua vagina – così deliziosamente stretta – di adattarsi a lui, poi aveva preso a muoversi dentro di lei, mantenendo un ritmo lento, dolce, guardandola negli occhi mentre lo faceva.

Lei si era morsa il labbro, schiacciandosi contro di lui, spingendolo ad accelerare i movimenti, aggrappandosi al suo collo come se fosse stato la sua unica ancora di salvezza, la sua unica boa in mezzo ad un mare di piacere sconfinato. Gli aveva affondato le unghie nella schiena, facendolo mugolare di dolore e passione al tempo stesso.

Edd aveva chiuso gli occhi, travolto dalla sua stessa irruenza: non aveva mai provato niente del genere prima d’ora, con sua moglie era sempre stato diverso, quasi freddo… Evelyn lo aveva incendiato, ed ora, semplicemente, non poteva più fermarsi. Accelerò ancora di più, lasciandosi sfuggire dalle labbra gli stessi gemiti cupi che Evelyn aveva già sentito. La ragazza si costrinse a guardarlo mentre godeva: gli occhi serrati, le labbra dischiuse in una specie di "O" di piacere, i capelli bagnati appiccicati al viso… bastò quella visione a farle raggiungere l’apice: con un sussultò strinse ancora di più le gambe attorno alla vita del meccanico ed esalò il suo nome in un unico sospiro mentre l’orgasmo la travolgeva, lasciandola senza fiato. Le contrazioni della vagina sul suo pene, aggiunto al suono del suo nome pronunciato dalla ragazza, spinsero anche Edd oltre il punto di non ritorno: con un ultimo affondo venne dentro di lei, alzando lo sguardo al soffitto e mormorando il suo nome in un singulto strozzato.

Rimasero fermi, abbracciati sotto il getto d’acqua che continuava a scorrere su di loro, per riprendere fiato. Il meccanico appoggiò la fronte contro quella della ragazza e cercò le sue labbra, baciandola con tenerezza e passione allo stesso tempo. Lei gli poggiò poi la testa sulla spalla, mormorandogli all’orecchio:

"Avevo paura che non fosse vero che mi amavi… che me lo avessi detto solo per via della situazione…"

"Io ti amo davvero Eve. E’ solo che avevo paura di correre troppo… in fondo, solo pochi giorni fa quel bastardo ha tentato di violentarti. Non volevo che tu pensassi che fossi come lui."

"Non dirlo neanche per scherzo, Edd. Tu sei diverso, lo so."

Rimasero in silenzio ancora per un attimo, ma incapaci di separarsi. Solo quando il suo membro, ormai rilassato, scivolò fuori da lei, l’uomo la posò a terra. La ragazza si strinse contro di lui in un tenero abbraccio, a cui egli rispose con dolcezza, per poi chiudere l’acqua ed avvolgere entrambi in un enorme asciugamano.

Stavano asciugandosi i capelli a vicenda quando lui la sorprese con una richiesta:

"Pensi che potrei venire a stare da te, al cottage?"

"Certamente!" rispose lei, all’apice della felicità, per poi ricordarsi all’improvviso di Imogen:

"Come credi che la prenderà, tua moglie?"

Lui sospirò: "Non troppo bene, credo: lei mi considera come una specie di sua proprietà. Ma non mi interessa: voglio chiudere quel capitolo della mia vita ed aprirne un altro, con te."

"Non è strano?" riprese lei, dopo un altro minuto di silenzio.

"Cosa?"

"Quando ci siamo conosciuti il nostro è stato odio a prima vista" ridacchiò: "Ed ora invece, a distanza di poco più di un mese, eccoci qui, a voler cominciare una vita insieme."

Anche lui sorrise, per poi stringerla di nuovo a se e baciarla ancora una volta:

"Non dice il detto: "Chi disprezza compera?" A quanto pare è vero."

"Già… ed ho fatto un bell’acquisto."

"Ottimo, direi…" mormorò lo spilungone in risposta, dandole l’ennesimo bacio.

 

* * *

 

Una volta pronta la Escort, Edd chiamò Mike all’officina per fargli vedere il lavoro finito. Il meccanico fece entrare il suo socio nel garage tenendogli la mano sugli occhi, per fargli una sorpresa. L’uomo aveva un sorriso carico di aspettativa sul viso mentre arrancava al buio al fianco dello spilungone.

"Non vedo l’ora di vederla!" esclamò, quasi saltellando sul posto: "Sarò contento, oppure deluso?"

"Non voglio sentirmi responsabile delle tue emozioni. Devo solo aprire gli occhi e goderti lo spettacolo" e con quelle parole Edd tolse la mano.

Mike tenne le palpebre serrate ancora per qualche istante, poi le spalancò di scatto. Il sorriso si trasformò in una smorfia di disgusto; incassò la testa nelle spalle ed alzò le braccia al cielo:

"Io ti avevo chiesto di lasciarla color bronzo… e tu l’hai fatta verniciare di giallo?! Dovrei farti a strisce per questo!"

"Ah, un’eccellente notizia, grazie! Ma non ce n’è bisogno, ci ha già pensato lui" rispose il meccanico indicando la Ford, con un tono che fece ridacchiare Evelyn.

"Perché? Che cosa ti ha fatto?"

"Mi ha svuotato in testa il contenuto della sua coppa dell’olio."

"Non ci posso credere… e tu c’eri? L’hai visto?" chiese alla ragazza, che annuì ridacchiando.

"Lei gli ha dato una mano, svitando il tappo quasi del tutto."

Mike scoppiò a ridere e dette il cinque ad Evelyn:

"Grande! E sei stato grande anche tu, Ernest! Bella trovata!" si complimentò.

"Grazie."

"Bè, credo sia giunto il momento di andare a fare un bel test di guida, che ne dite?"

Entrambi annuirono e salirono tutti e tre a bordo.

Il commerciante partì di gran carriera, diretto verso la periferia di Londra, nella zona industriale; più precisamente proprio alla fabbrica della Ford, dove erano state prodotte le prime Escort MK1.

"Mi ricordo questo posto" sospirò l’auto con nostalgia: "Mi sembra quasi di tornare indietro nel tempo… bei tempi, quando ero ancora color bronzo anticato!" aggiunse calcando l’accento sulle ultime parole.

Evelyn, seduta dietro, le diede due pacche sul divanetto posteriore.

Mike aveva preso appuntamento con il curatore del Museo Ford, dove erano conservati alcuni degli esemplari più significativi di Escort MK1; una addirittura appartenuta ad un famoso pilota, con la quale aveva vinto parecchie gare. Sia Edd che la ragazza apprezzarono molto la visita: il meccanico perché riuscì a placare la sua sete di conoscenza su quel particolare modello di auto, ed Eve perché ebbe modo di fare una lunga e piacevole chiacchierata con tutte le auto esposte.

Sulla strada del ritorno chiese a Mike di essere lasciata direttamente al cottage: aveva alcune cosette da sistemare, in previsione dell’arrivo di Edward. Il giovane uomo le strizzò l’occhio, mimando con la bocca le parole: "ci vediamo più tardi". Evelyn non avrebbe mai immaginato però così tardi. Il meccanico arrivò, infatti, alla piccola casetta immersa nel verde della campagna inglese solo molto dopo mezzanotte, quando ormai la ragazza si era addormentata sfinita dall’attesa sul divano, facendola sobbalzare per lo spavento.

Si affrettò ad andare ad aprirgli e rimase scioccata nel vederlo: aveva il viso completamente coperto di graffi. Tra le mani stringeva una palla informe di vestiti.

"Edd, ma che cosa ti è successo? Sembra tu abbia fatto la lotta con un gatto!" disse lei, tentando di sdrammatizzare, ben immaginando cosa poteva essere accaduto.

"Non con un gatto, ma con un’elefantessa!" le rispose, ricordando l’appellativo che aveva usato Evelyn in precedenza: "Come potrai immaginare, Imogen non l’ha presa troppo bene" aggiunse, entrando all’interno del piccolo salottino e posando gli abiti sul divano: "Il resto è in macchina… ma credo che la maggior parte della roba sia da lavare: me l’ha buttata giù dalla finestra, insieme anche ad alcuni soprammobili. Sono stato fortunato: almeno non mi ha mai beccato in testa" e con un gemito si buttò a sedere accanto ai capi di vestiario, massaggiandosi una spalla. Senza tanti complimenti Evelyn gli tolse la maglietta di dosso, rivelando la sua ampia schiena pallida: all’altezza della scapola destra spiccava un livido violaceo:

"Non ti avrà preso in testa, ma altrove si! Oh, Edd, mi dispiace così tanto! Forse avresti dovuto aspettare ancora prima di compiere questo passo. Le hai fatto cadere addosso una bella tegola!"

Per tutta risposta lui si strinse nelle spalle:

"Non potevo più rimanere con lei, non dopo aver fatto l’amore con te" e dolcemente si protese verso di lei per baciarla.

"Andiamo a letto, ora, è tardissimo! Domani sistemeremo tutte le tue cose" concluse Eve e prendendolo per mano lo condusse in camera da letto.

 

* * *

 

Il mattino dopo il meccanico telefonò al suo socio per avvertirlo che non sarebbe andato in officina. Mike si stupì molto quando lo spilungone gli chiese di passare a trovarlo, ma non a casa sua, bensì al cottage. Pieno di curiosità il commerciante arrivò pochi minuti dopo aver riagganciato.

Trovò Evelyn intenta a fare la spola tra la Range Rover di Edd e la piccola lavanderia posta in un angolo del piccolo garage, carica di indumenti sporchi di terra e macchie d’erba.

"Buongiorno Mike, Edd ti sta aspettando: entra pure, fa come se fossi a casa tua! Oh, che scema… è casa tua!" ridacchiò lei, mentre tornava a prelevare un altro carico di vestiti. La vide rivolgere lo sguardo verso il fuoristrada del meccanico con gli occhi puntati nel vuoto: evidentemente stava parlando con l’auto, rifletté. Si diresse a passo spedito verso la porta e quando lo spilungone gliela aprì per poco non sobbalzò per lo spavento:

"Cristo, Edd, cosa cavolo ti è successo? Sei finito in un cespuglio di rovi? E cosa diamine ci fai qui?"

"Siediti, Mike, la storia è un po’ lunga…" e, seduti davanti a due tazze di tè, il meccanico raccontò per filo e per segno al suo socio tutto quello che era successo tra lui, Evelyn e, di conseguenza, Imogen.

"Ora mi spiegò il perché di quei graffi, ed anche di altre cose. E’ per questo che, all’inizio, la trattavi così male? Ed allora quella notte a Bologna lei si era dichiarata, ma tu non hai avuto il coraggio di accettare."

Il giovane uomo semplicemente annuì.

"Bè, credo che avrai bisogno di un po’ di tempo per sistemare le tue cose. Nel frattempo io venderò la Escort e cercherò qualcosa di nuovo da restaurare. Solo… cerca di non strapazzarmela troppo, ok? Ho ancora bisogno dei suoi poteri" concluse Mike con fare cospiratorio, ammiccando col pollice la ragazza che continuava a passeggiare fuori della finestra. Edd sorrise, facendosi comparire due fossette agli angoli della bocca.

  
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