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Autore: Degonia    13/02/2015    1 recensioni
[Terra Formars]
Marte. Il quarto pianeta del sistema solare. In modo da rendere questo pianeta glaciale abitabile per gli esseri umani, durante la metà del 21° secolo, il genere umano ha inviato due tipi di organismi... 500 anni dopo, per contrastare il nemico, l'astronave Annex I parte dal pianeta Terra!
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: Experiments Evil


Riuniti a due dei nostri compagni, Adolf ci spiegò che, purtroppo, erano gli unici sopravvissuti della loro squadra. Attaccati subito dopo essere atterrati, combattere con migliaia di loro era stato quasi inutile.. così si erano diretti verso quell’edificio notando che i terraformars non si avvicinavano oltre il suo perimetro. Raccontò che all’interno non vi erano nemici; distribuito su 3 piani, l’edificio era diviso in due parti simmetriche divise da più rampe di scale, avevano esplorato solo due piani perché gli ingressi del terzo erano sbarrati; e in una zona del primo piano avevano trovato una jeep simile al modello equipaggiato sulla Bugs2. Il secondo piano era provvisto di un’infermeria, così consigliò subito di portare il membro ferito. Mentre salivamo le scale, ci disse anche che l’impianto elettrico era funzionante ed era provvisto di acqua corrente.
Mi servii del passamano per salire le due rampe di scale che conducevano al secondo piano, mi guardavo intorno cercando dettagli e particolari e nel mentre cominciai a sentire un odore sgradevole che proveniva dall’edificio, sembrava qualcosa di marcio e in decomposizione, probabilmente era solo l’odore di un edificio abbandonato. Entrati nell’ala sinistra del secondo piano, Adolf mostrò al capitano l’infermeria, mentre Eva mi fece vedere le altre stanze più avanti, in una di esse c’erano 6 letti distribuiti su due file, in realtà la parola ‘letti’ era più un eufemismo, erano più simili a delle brandine come quelle delle caserme dei militari. Mi sedetti, indubbiamente era migliore che dormire sul pavimento. Uscimmo dalla stanza e attendemmo che la porta dell’infermeria fosse aperta, con noi c’era anche il comandante della quinta divisione. La prima volta che lo vidi, la sua impressione fu davvero pessima, visto che ci augurò di morire sotto i ferri dell’operazione; a quel tempo pensai che lui non poteva capire, l’U-NASA ci stava offrendo una via di fuga da un mondo che non ci voleva, nel quale non avevamo nulla. Capimmo subito che in realtà non aveva bisogno di volontari, ma di cavie, e che se saremmo sopravvissuti all’operazione a mosaico, allora quella sarebbe stata la nostra condanna. Usati per salvare l’umanità, offerte sacrificali per una missione suicida su un pianeta sconosciuto. Il comandate aveva ragione, sarebbe stato meglio morire lì e lui lo sapeva bene, era stato usato come cavia fin da quando era piccolo, senza che potesse rifiutarsi, senza una via di fuga. Non sto dicendo che non sia felice di essere viva, ho conosciuto tante brave persone e ritrovato i miei due amici d’infanzia, ma più che vivere, forse sto solo sopravvivendo.

La porta dell’infermeria si aprì, Akari ci comunicò che Alex stava bene.
Decidemmo di usare la stanza coi letti per riposare prima del sorgere dell’alba, mentre i due ufficiali sarebbero stati svegli a sorvegliare la zona. Non c’erano nemici né all’interno né fuori dalla recinzione, ma bisognava essere sempre molto prudenti.
Marcos aiutò Alex a spostarsi nella stanza coi letti, così che potessimo essere tutti insieme in caso di attacco nemico.
Provai ad addormentarmi ma non era così semplice, il capitano aveva lasciato la porta della stanza aperta, così sentivo che lui e Adolf parlavano tra di loro anche se non capivo bene su cosa verteva la conversazione. Nella stanza c’era Akari che russava di tanto in tanto. Mi sedetti sul letto dando uno sguardo a Alex, sembrava calmo, pareva dormisse tranquillo.
-Non riesci a dormire?- mi chiese Eva dal letto accanto al mio, che a quanto pare aveva lo stesso problema.
-No, non mi sento molto sicura- le risposi.
Poi mi rimisi stesa e chiusi gli occhi, sentivo il corpo stanco, ma per qualche motivo non riuscivo ad addormentarmi. In dormiveglia vidi la sagoma di qualcuno che si affacciava nella stanza, sentii dei passi, ma pian piano stavo riuscendo ad azzerare tutto.
Fui svegliata di soprassalto a causa di un forte odore!
Mi sedetti sul letto provando ad alzarmi ma caddi sbattendo le ginocchia a terra, mi coprii il naso e la bocca con una mano, l’odore era così nauseante che non riuscivo a muovermi; avevo anche la vista annebbiata e quando qualcuno si avvicinò a me non riuscii a riconoscerlo. Con una mano afferrai il braccio davanti a me, era molto esile e lunghi capelli mi sfioravano le dita. Cercai di concentrarmi sul buon profumo che Eva emanava, ma fu tutto inutile.. mi sentii peggio mischiando più odori e quasi collassai.
Non avevo perso completamente i sensi, ma la mia mente era così confusa che ci misi un po’ a capire che il capitano tentava di parlarmi: -Mi senti Sheila? Ehi, riprenditi! Cosa c’è che non va? Cosa senti?-
Sentii il capitano che mi reggeva una mano sentendo il mio polso, indubbiamente avevo il battito davvero accelerato. Cercai con tutte le forze di ritornare più cosciente possibile, quindi affermai: -C’è un odore orribile.. voi non lo sentite?-
Gli altri si guardarono a vicenda, a quanto pare non avvertivano nulla! Com’era possibile? Il mio insetto base aveva un olfatto molto sviluppato, ma se io lo sentivo così forte, come facevano loro a non sentirlo neanche lievemente?
-Sheila calmati e cerca di rilassarti- sentivo la voce del capitano.
Mi voltai posando la fronte sul letto cercando di bloccare quell’odore, qui notai che dalla finestra irradiava una luce, probabilmente non era così forte, ma mi accecò lo stesso.
Mi presi tutto il tempo di cui avevo bisogno, cominciai a fare grandi respiri e poggia le mani ai lati del volto, sulle tempie; mi concentrai per bloccare quell’odore, decisi che l’avrei escluso dal mio corpo con qualsiasi mezzo e dopo poco mi sentii già meglio. Ripulii gli occhi che si erano riempiti di lacrime e guardai i miei compagni.
Sollevati dalla mia ripresa, Eva mi si avvicinò amorevole: -Stai meglio? Cosa ti è successo? Ci siamo spaventati parecchio!- disse.
-E’ qualcosa di marcio, lo sento benissimo- risposi -Non è qualcosa all’esterno. Ho bloccato l’odore ma non ci metterà molto a riprendere i miei sensi.-
-Sai dirci da dove proviene?- chiese Marcos.
Feci segno sotto.. l’odore veniva dal primo piano o da uno sottostante: -L’odore è mischiato alla terra, forse c’è un sotto piano o qualcosa di simile...-
-Non abbiamo visto nessuna scala che scendesse ad un piano inferiore- affermò il comandante tedesco.
-Mi… mi spiace contraddirla comandante, ma non ho dubbi su ciò-
-Allora bisogna solo trovare questo sotterraneo e vedere cosa contiene- disse risoluto Akari -prima che i ricettori olfattivi di Sheila vadano di nuovo nel panico.-
Indicai loro la via mentre percorrevamo il primo piano, e quando imboccammo il corridoio dell’ala sinistra dell’edificio, cominciai di nuovo a sentirlo davvero forte.. cercai di concentrarmi nell’estraniarlo ma, appena mi avvicinai ad una delle sale e ci entrai, non ci riuscii e dovetti fermarmi poggiandomi contro una parete per non cadere: -E’ qui sotto- dissi con un filo di voce mentre mi coprivo il naso e la bocca cercando di non vomitare.
Nella stanza c’erano alcuni mobili e una scrivania quasi vuota.
-Non c’è nulla qui Sheila- disse Marcos -Ne sei sicura?-
Lo sentii ma non gli risposi.
Vidi Adolf dare un’occhiata veloce alla stanza e poi uscire, tornò poco dopo: -Questa stanza e quella accanto, hanno la parete comunicante spessa 3 metri, questo non è possibile, sarebbe uno spreco di spazio, a meno che non ci sia una sorta di stanza murata in mezzo alle due.-
Tutti lo guardarono, il capitano gli si avvicinò: -E bravo il mio Adolf! Quindi dobbiamo solo rompere quel muro e..- lo interruppe -..oppure, capitano, è probabile che si tratti di una sorta di passaggio segreto... non sprechi energie inutilmente, sicuramente c’è da qualche parte il congegno per attivarlo.-
Cercarono invano finché Akari non spostò uno dei suppellettili all’interno della scrivania: a  quel punto una delle pareti cominciò a far rumore, si sentivano degli ingranaggi, poi si vide l’intero muro allontanarsi lentamente dalla sua postazione iniziale, scoprendo quella zona che si trovava fra le due stanze, vuota ma con un’enorme botola aperta rasente sul pavimento e delle scale che scendevano verso il basso.
La stanza fu invasa da un tanfo nauseante e tutti si coprirono il naso disgustati.
Barcollando un po’ mi avvicinai a Marcos poggiando la fronte contro la sua schiena mentre mi tenevo le mani premute contro il naso e la bocca, volevo scendere anch’io e vedere cos’è che emanava quell’odore che stava quasi per uccidermi, anche se indubbiamente sarei stata peggio se mi fossi avvicinata a quel seminterrato. Il capitano e Adolf furono i primi a scendere le scale, Akari era dietro di loro; scesi i primi gradini preceduta da Marcos e scrutai nel buio quando all’improvviso alcune lampadine appese al soffitto emanarono dei flebili bagliori ad intermittenza prima di stabilizzarsi. Sgranai gli occhi, quello che vidi fu così raccapricciante e atroce che non avrei mai potuto dimenticarlo: su sudici lettini ospedalieri, disseminati in due file per tutto il locale vi erano posti corpi mutilati e deturpati di terraformars e di esseri umani, ad una rapida occhiata sembrava che avessero cercato di incrociarli per creare chissà quale abominio. Ai lati della stanza c’erano apparecchiature di ogni sorta, impianti e macchinari impiegati, senza alcun dubbio, per feroci esperimenti e tentativi inutili di ottenere qualcosa di più disumano possibile. Strinsi il cappotto di Marcos all’altezza dei suoi fianchi, mentre cominciai a vedere sfocato; l’odore però era così forte e intenso che mi piegai su me stessa portando una mano davanti alla bocca, cominciai a tossire forte, sentivo che stavo quasi per vomitare quando Marcos mi scosse un po’: ero così confusa che non ricordo nulla di quel momento oltre a quell’odore nauseante. Tornai in me sentendo la voce di Eva che mi parlava.. ero seduta a terra nel corridoio precedente la stanza che conduceva alla cantina degli orrori. Non so quanto tempo era trascorso, ma sentii un forte odore di fumo; in quel momento Eva mi spiegò che avevano deciso di porre fine a quello scempio bruciando tutti i corpi e qualsiasi altra cosa ci fosse in quella stanza. Mi alzai dicendo ad Eva che dovevo allontanarmi, così percorsi il corridoio fino ad arrivare alla base delle scale centrali dell’edificio, dovevo allontanarmi da quel luogo prima di star davvero male e l’odore del fumo non fece altro se non ampliare il raggio d’azione dell’effluvio. In quel momento Eva mi raggiunse e indicò fuori dall’ingresso da cui eravamo entrati il giorno prima, seguii il suo dito: al di là della recinzione c’erano due terraformars che ci stavano guardando!
Indietreggiai come a proteggermi, sarebbero potuti entrare da un momento all’altro e saremmo state alla mercede di quei mostri, ma loro erano immobili, i loro occhi puntati su di noi ma non si muovevano. Allora mi tornò in mente che anche la sera prima erano rimasti oltre la rete, per qualche motivo non la oltrepassavano, per qualche motivo erano restii ad entrare nell’edificio. Poco dopo fummo raggiunte dal resto del gruppo, ma quando indicammo loro i terraformars, questi non c’erano più.
-Quindi adesso vedi anche i fantasmi?- disse Marcos scompigliandomi un po’ i capelli.
-Ehi, smettila! C’erano davvero e ci stavano guardando-
Adolf ci interruppe: -Eva, c’erano davvero?- domandò serio.
-Si comandante, erano proprio lì, oltre la recinzione- indicò lei.
Mi voltai verso di loro: -Li.. li avete..-
Il capitano guardò a terra voltando leggermente la testa verso destra.
-Sì- rispose Adolf -Di loro non è rimasto nulla- poi continuò: -Inoltre, penso che sarebbe meglio abbattere la porta che chiude il terzo piano e controllarlo per bene, ci fermeremo lì se non ci saranno pericoli- affermò.
Mentre salivamo le scale, qualcuno mi afferrò per un braccio: -Come va?- disse.
Trasalii: -Capitano!-
Ero concentrata nell’allontanare per sempre quell’odore lasciandomelo alle spalle, seppur ancora più volte ritornasse al mio naso.
-Scusate, ero sovrappensiero- dissi svelta.
-Va tutto bene? Stai meglio ora?-
-Si- sorrisi -Non si preoccupi capitano, però a causa mia…-
Lui si fermò e mi strattonò quando misi il piede su un altro gradino: -Non dirlo neanche per scherzo!- si fece serio -Se dovevano continuare a subire delle torture, allora è meglio così, è meglio metter fine alle loro sofferenze ora!- lasciò il mio braccio e si voltò -alcuni di loro..- attese qualche istante per continuare la frase -..erano ancora vivi- finì.
Sbarrai gli occhi: -Cosa?-
Aveva davvero detto che erano vivi?
-Alcuni di loro respiravano, a fatica, ma lo facevano..-
Rimasi sulle scale poco più su di lui, immobile a guardarlo. Ero sconcertata dalla notizia, quindi erano davvero degli esperimenti.. chi li aveva condotti? Cosa aveva spinto a fare ciò? Cosa stava succedendo su un pianeta che sarebbe dovuto essere abbandonato da Dio?
 
Fummo richiamati dagli altri, così in silenzio li raggiungemmo.
In cima alle scale trovammo una porta per ogni lato, i maniglioni della porta di sinistra erano legati insieme con delle catene, mentre quella a destra aveva l’infisso completamente bloccato da alcune assi inchiodate al muro. L’area sinistra era pressoché identica al resto dell’edificio, sale vuote e mal ridotte.. non restava altro che esplorare la zona ‘chiusa’, così Akari, Marcos e il capitano si misero d’impegno e riuscirono a rimuovere tutte le assi, aprimmo la porta a due ante e cominciammo ad esplorare l’ultimo piano. Scoprimmo ben 5 sale ammobiliate e ben tenute, molto più pulite rispetto al resto dell’edificio, indubbiamente c’erano segni di usura, polvere e frammenti di pittura murale staccata, ma la sporcizia che c’era altrove, qui non la trovammo. Seguendo il corridoio, alla mia sinistra vi era un enorme vetrata, dal quale poter vedere il retro dell’edificio, invece dall’altro lato c’era un’infermeria ben fornita, una stanza bagno con docce, un’altra sala con dei lettini e con stupore, nella quarta stanza, che faticammo ad aprire, vi era un enorme computer e strumentazione varia.. ed era tutto acceso! Alcune spie segnalavano che il tutto funzionava correttamente e quando il capitano provò ad accendere il monitor principale, di seguito si accesero anche gli altri. Varie telecamere monitoravano l’esterno dell’edificio oltre i 50 metri, altre l’interno, fari erano istallati su tutto il perimetro.. ma la cosa più particolare fu la recinsione; aveva un tipo di sistema che emetteva delle onde udibili solo agli scarafaggi, tali da infastidire i loro ricettori e non farli avvicinare. Il capitano cercò svelto alcune informazioni, ma non ve n’erano molte: cercava un manuale di funzionamento oppure degli appunti lasciati da chi monitorava l’edificio, ma non c’era nulla di tutto ciò. Quindi davvero qualcuno era stato su Marte dopo le due spedizioni Bugs? Cos’era successo? Perché quegli esperimenti? Cosa cercavano di ottenere? Perché avevano abbandonato il progetto e l’intero edificio se erano così ben protetti? Forse erano domande a cui non avremmo ottenuto una risposta. L’ultima stanza, accanto a quella della sala comandi o di qualsiasi cosa fosse, conteneva una piccola finestrella e un lettino, non c’erano mobili, solo una sedia sciatta e degli stracci appesi ad un lato della stanza               su dei chiodi. Quello era il punto più lontano e isolato da tutto il resto, da quell’odore e dalla cantina. Probabilmente avrei dovuto lasciare quella stanza ad uno dei comandanti, ma in quel momento non ci pensai, mi buttai sul letto facendo profondi respiri e, mentre sentivo discutere gli altri nella stanza accanto, mi addormentai.

Al mio risveglio, c’era silenzio, il sole stava tramontando e quando uscii dalla stanza ci trovai solo Adolf poggiato al muro con le vetrate, verso il centro del corridoio. Mi guardò e fece segno nella camera aperta di fronte a lui, quando ci entrai, vidi Akari e gli altri compagni intenti a provare ad aprire delle scatolette di alluminio.
Akari mi vide: -Oh Sheila, finalmente! Dai che la notte è giovane!- disse con un orribile accento da nonnino inglese mentre lasciava la scatoletta che aveva in mano e si avvicinava verso la porta.
Mise un braccio intorno alle spalle e mi incitò ad entrare.
-Le tue mani hanno un orribile odore Akari- notai.
-Ovviamente- si lamentò -devo fare io tutto il lavoro sporco!- disse avvicinandosi al tavolo e mostrandomi una ventina di lattine con del cibo inscatolato.
-Non vorrete mangiare quella roba!-
-E perché no? Le abbiamo trovate in infermeria, a quanto pare sono integre- spiegò Marcos.
-Solo perché sono integre non vuol dire che siano commestibili!- dissi avvicinandomi al tavolo.
-Oh, Sheila, non lamentarti sempre e aiutaci ad aprirle-
-Ci sentiremo male se le mangeremo- replicai a Marcos.
-E’ da mezz’ora che cercano di aprirle senza risultati- mi informò Eva.
Mi avvicinai a Alex che era seduto su una delle poche sedie, chiedendogli come stava e notai che le bende della ferita erano state cambiate: -Non preoccuparti per me, sono forte abbastanza!- affermò sollevando il braccio e indurendo il bicipite.
-Non sforzarti, capito?-
-Davvero, sto molto meglio. Le qualità rigeneratrici sono maggiori avendo subito la mutazione a mosaico-
-Lo so, ma..-
In quel momento Akari e Marcos urlarono di gioia.
Ci girammo a guardarli e finalmente erano riusciti ad aprirne una senza romperla e far cadere il cibo; sì, perché in una busta ad un angolo della stanza c’erano delle scatolette tutte schiacciate, probabilmente avevano usato la loro forza massima e quello era stato il risultato.
-E quindi? Cos’è che avremo per cena oggi?-
Ma nel momento in cui guardarono nel barattolo, lo appoggiarono piano sul tavolo e, nella loro stupidità, si abbracciarono facendo finta di piangere.
Mi avvicinai alla lattina ed era quasi vuota, quello che una volta doveva essere del cibo, era ora una melma nera disgustosa.
-Ve l’ho detto io- era nauseante -ottusi!- e diedi loro due buffetti sulla testa.
-Sheila, sostieni il nostro dolore!- dissero all’unisono.
-Che?- li allontanai -Via! Via! Maniaci che non siete altro-
Feci dei passi veloci raggiungendo Eva: -Salvami!-
Ridemmo tutti, eravamo stati uniti dalla volontà di cambiare il nostro destino ed eravamo tutti dei pazzi suicidi a mille miglia dal nostro pianeta.
Si sedettero stanchi.
Eva mi tirò leggermente per la vita: -Siediti qui- indicando le sue gambe.
Mi sedetti e poggiai i gomiti sul tavolo.
Akari strinse il pugno della mano destra portandolo in alto: -Riproviamoci!-
-Sono d’accordo fratello!- lo incalzò Marcos.
-Che!? Ancora?- dissi raddrizzando la schiena e andando a scontrarmi con qualcosa di ‘morbido’.
-Ehm, scusa-
-Nessun problema- rispose lei.
Mi voltai verso gli altri e li vidi con gli occhi fissi su di noi.
Marcos e Akari raggiunsero Alex, lui bisbigliò: -Interessante, uno sviluppo yuri!-
Gli altri due gli davano manforte con: -Questo non me lo sarei mai aspettato-
-Potrebbero diventare la mia coppia preferita-
Alex continuò: -Che cosa ci siamo persi fin’ora!-
Li guardai con sospetto, poi mi alzai piano e dissi scandendo le parole: -Voi… siete… morti…- corsi intorno al tavolo cercando di acchiapparli, tutti e tre si erano messi a correre per la stanza e ora si dirigevano verso la porta.
In quel momento sentimmo la voce del capitano: -Che odio! Non sopporto i bagni stretti con l’apertura delle porte verso l’interno-.
I tre ragazzi si bloccarono in tempo prima di investire Komachi, io mi fermai pochi passi dietro di loro; ci guardammo tutti e quattro e scoppiammo a ridere.
Che cosa aveva detto? XD Questa lamentela non aveva senso e detta da un ufficiale la cosa suonava ancora più ridicola! Mi asciugai le lacrime che erano scese giù dal troppo ridere e vidi che il capitano sbuffò: -Che avete da ridere?- continuò fiero -Non tutti odiano le stesse cose-.
-Sì, ma...- provò a dire Akari -i bagni, le porte dei bagni-.
-Non pensavo che la vostra vita vi fosse così poco cara- disse lui facendo schioccare le dita.
-Uh, no no- cercò di dire Alex -La smettiamo subito!-
Si fecero d’improvviso seri e si spostarono per farlo passare, ma si vedeva bene che stavano trattenendo le risate.
Si sedette ad una delle sedie libere e giocando con una lattina, disse: -Mentre dormivi, Sheila, abbiamo capito meglio il funzionamento di quell’enorme computer seppur non ci abbia dato informazioni di altro genere. Abbiamo scoperto che c’è una scala che porta al piano superiore, lì c’è un enorme terrazza e molti kilometri più a nord, Alex ha visto un’altra costruzione, forse è un faro oppure una torre, non lo sappiamo, ma è molto alta e soprattutto è recintata nello stesso modo di questo edificio. Nel nostro raggio d’azione, per adesso non ci sono nemici, ma dobbiamo sempre stare attenti.-
In quel momento entrò Adolf e si poggiò allo stipite della porta con le braccia conserte: -Abbiamo provato a comunicare con loro, ma non c’è stata nessuna risposta, probabilmente anche quell’edificio è abbandonato come questo.-
-Questa notte resteremo qui- continuò il capitano -Sulla Terra gli scarafaggi sono animali notturni, se anche loro hanno mantenuto questa peculiarità, allora ce ne saranno centinaia di più di quanti ne abbiamo visti fin’ora. Non è consigliabile uscire, non siamo venuti qui per farci ammazzare gratuitamente. Questa notte ci riposeremo, è anche importante riposare quando ne abbiamo l’occasione; il nostro corpo può restare sveglio per più notti grazie alla mutazione subita, ma non possiamo farlo in eterno. Io e Adolf faremo dei turni per sorvegliare la zona, è sempre meglio essere prudenti. Voi cercate di riposare il più possibile e visto che non abbiamo cibo, cercate di conservare le forze per un eventuale attacco. Farò il primo turno, dopo mi sostituirà Adolf.-
Quando finì, si alzò e andò a guardare oltre le vetrate.
-Capitano? Va bene se uso ancora l’ultima stanza?- gli chiesi.
-Non hai paura a stare da sola?-
-Un po’, ma sono più lontana da qualsiasi odore e mi sento meglio… e poi ci sarete voi di guardia-
-Va bene, fai come preferisci.-
Vidi Adolf che si avviava verso l’infermeria: -C’è un letto lì, andrò a dormirci io- asserì.
Gli altri rimasero nella stanza che conteneva quattro letti, mentre io mi avviai nell’ultima. Prima di entrare e chiudere la porta, diedi un ultimo sguardo al capitano che era rimasto nella medesima posizione di prima, il volto serio.
Poi, col pensiero ai suoi ricordi e a cosa poteva significare per lui ritornare sul pianeta che, in un modo o nell’altro, ha cambiato la sua vita, mi addormentai.
   
 
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