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Autore: Dotta Ignoranza    14/02/2015    3 recensioni
Cosa mi resta adesso?
Cosa mi resterà ancora?
Niente, come sempre non rimane mai niente di niente della vita, né delle emozioni, né di questi sogni che continui a ingurgitare come merda servita su un piatto d'oro zecchino.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mondo di totale apatia, forse colorito da qualche goccia di estremo dolore.
Altre volte, quelle ancora più rare e dalle tonalità accese sono quelle di felicità. È così paurosa la felicità.
Ho il terrore della felicità.
Sai che finirà, ma non sai né quando né perché il tuo mondo di apatia ti ringhiottirà nel proprio ventre salmastre.
Eppure ridi, gioisci e cerchi di dare un senso a tutto, come se davvero la felicità avesse bisogno di un senso.
Perché è questo ciò che bisogna fare: razionalizzare.
Signori, il mondo è fatto per razionalizzare, e perché tu non lo stai facendo?
Cosa c'è di male nel tuo cervellino bacato?
Perché non razionalizzi e ami?
Ami qualcosa di irrazionale, patetico e infantile?
Perché?
Ah, ami un sogno. Un' “idea” come ti piace dire, no?
Non ti sembra patetico?
Non ti sembra infantile e lunatico?
Vieni dalla Luna? No, dalla Luna vengono solo gli stronzi e gli alieni. Tu vieni da fanculonia, hai presente fanculonia? No?
Bene te la mostro io.
È una città piena di fottuti di cervello, proprio come te, hanno i cazzi su per le orecchie e uno stronzo piantato in gola, come? Ho già detto che gli stronzi stanno sulla Luna? E quindi? Gli stronzi stanno da tutte le parti, anche mentre stai leggendo sei uno stronzo.
Ti ho per caso offeso?
Mi dispiace, Gesù sì quanto mi dispiace, mi dispiace così tanto che sto per vomitarti sulle scarpe piccolo stronzo fottuto venuto da fanculonia.
Dici che questo è solo un lurido flusso di coscienza?
Bhe, dolcezza... lo è. Cazzo se lo è.
Ed è il più dolce,
il più liberatorio
il più orgasmico
che non rigettavo da mille anni.
Mille fottutissimi anni che ho serrati fra le cosce e in fondo alla gola.
Mille schifosissimi anni in cui ogni secondo è passato a graffiarmi di urla questo sfintere chiamato bocca.
Cosa mi resta adesso?
Cosa mi resterà ancora?
Niente, come sempre non rimane mai niente di niente della vita, né delle emozioni, né di questi sogni che continui a ingurgitare come merda servita su un piatto d'oro zecchino.
Bella vero la merda sul piatto eh? La rendo un po' come dire... mm meno merda, no?
Già, cosa rimane di questa merda?

Cosa? Dimmelo!
Il segreto è che nessuno lo sa.
Sappiamo solo di cosa rimarrà delle nostre ossa, della nostra pelle, delle nostre innumerevoli lacrime versate e poi asciugate sulle maniche dei maglioni.
Rimarrà la solitudine, già, l'onesta e discreta Sorella Solitudine.
Ha un bel nome vedi?
E non c'è bisogno di infarcirla di buonismi e false vittorie.
Dicevamo: siamo nati soli e moriremo soli.
Cazzo è vero, e cazzo niente condisce meglio la solitudine con la parola “cazzo”.
La rende meno aliena e più volgare, burina, fasulla e colma fino alla gola.
Degna di un bel Deepthroat mentale.

 

E se non sapete che cos'è un “deepthroat” andatelo a cercare sul web, in navigazione incognita mi raccomando.

  
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