Quando vannagio istiga questo è il risultato!
San Valentino
Felicity aveva
passato l’ennesima nottata a stare dietro ai cattivi di Starling
City e guidare Oliver e Roy per le strade della città. Per un attimo aveva
invidiato Diggle che si era preso la serata libera per
stare con la sua famiglia.
Un’altra nottata
sveglia, pensò quando entrò in casa, osservando l’orologio appeso sulla parete
della cucina. Sfilò le scarpe lanciandole a caso per la stanza, e mentre si
toglieva il cappotto, sbadigliò spalancando completamente la bocca e inglobando
più aria possibile nei polmoni. Era troppo stanca. Da quanto tempo non dormo un’intera notte? Troppo tempo, si rispose, ormai non
si ricordava neanche più quando era stata l’ultima volta che si era concessa
una serata di totale relax.
Si buttò sul
letto com’era vestita e chiuse gli occhi d’istinto. Accarezzò il viso sulla
federa del cuscino, fresco di bucato. Ancora non si capacitava come fosse riuscita
la mattina precedente a rifare il letto e avviare la lavatrice.
Oh no! La
lavatrice! I panni puliti non aspettavano altro che essere stesi.
A occhi chiusi
si levò dal letto a malincuore. Afferrò la bacinella e poi andò in bagno.
- Perché ti ho
fatto? - Chiese sconsolata all’elettrodomestico. - Ho bisogno di una signora
delle pulizie. - Si ripromise com’era solita dire quando osservava il disastro
che regnava in casa.
- Fatto! -
Felicity alzò il pugno in aria soddisfatta di se stessa. Guardò l’orologio. Le
sette del mattino! Oh no, aveva ancora due ore prima di presentarsi in ufficio
alle Palmer Industries.
Ritornò in
camera e si adagiò sul letto. Tirò le coperte fin sopra la testa e si lasciò
andare alla stanchezza.
Lo squillo
incessante del telefono la strappò proprio nel momento in cui stava per
baciare…
Felicity sgranò
gli occhi e si levò seduta sul letto. Appoggiò la mano al petto per calmare il
battito del cuore. L’aveva rifatto, ancora. Era dal giorno del ritorno di
Oliver che quel sogno si presentava sempre più spesso nelle sue poche ore di
sonno.
Afferrò il
cellulare, sospirò quando lesse il nome dell’interlocutore. - Mamma, - Rispose
senza enfasi e con la voce ancora impastata dal sonno. - Chi io? No, non mi hai
svegliato. Figurati, mi sto preparando per andare al lavoro. Non so se vedrò Ray, può essere. Mica sono la sua segretaria, non conosco i
suoi impegni. No, non eravamo a cena ieri sera. Che assurdità. Ero impegnata. A
fare cosa? - Felicity si morse il labbro. - Stavo lavorando,
sì, stavo lavorando. - Ripeté con più convinzione passandosi la mano sul viso.
- No, mamma. Non ero proprio con Oliver Queen. Sì che lo vedo, certo, ogni not… giorno, ma non come intendi tu. No, mamma. Oliver ed
io siamo solo… mamma! Non puoi fare questi commenti su Oliver. Sì, mamma, gli
occhi ce li ho anch’io, lo vedo benissimo, anche troppo, forse troppo
perfettamente. - Felicity inspirò a fondo. - Dov’ero ieri sera? - Felicity
deglutì. - Ero impegnata con Oliver, impegnata nel
senso che lo stavo aiutando a fare una cosa personale… Mamma! NO! - Felicity
boccheggiò imbarazzata per l’insinuazione gratuita di sua madre. - Oliver ed io
siamo… Sì, mamma, amici, va bene. Non lo so, mamma, è complicato, mettiamola
così, grandi amici, ecco. Perché insisti nel chiedermi se ho fatto qualcosa di
piacevole ieri sera? - Felicity avrebbe tanto voluto rispondere alla madre:
abbiamo acciuffato un gruppo di cattivi, niente di che, e poi ho visto Oliver
allenarsi per un’ora buona e fare salmon ladder, oh sì, è stato davvero… eccitante.
- San cosa? - Chiese ritornando ad ascoltare il
monologo della madre. - Ieri era San Valentino? Ehm… sì, mi è passato dalla
mente, sai comè, non ho qualcuno con cui
festeggiarlo. Per la milionesima volta: no, mamma! Ray
è solo il mio capo e basta. No, mamma! - Felicity alzò il tono della voce. -
Oliver ed io siamo… oh basta! Te l’ho già ripetuto mille volte: è complicato. -
Per un attimo ci fu silenzio e Felicity credette che la madre avesse interrotto
la comunicazione. - Ti voglio bene anch’io, mamma. E tu che cosa hai fatto a
San Valentino?
Felicity si
distese sul materasso, avviò il viva voce, chiuse gli
occhi e si lasciò cullare dalla voce della madre, sprofondando inconsciamente
nel sonno.
Felicity percepì
una bocca appoggiarsi sulla fronte e il contatto caldo delle labbra sulla pelle
prima di lasciarle un bacio. La mano le accarezzò delicatamente la guancia dopo
averle riportato il ciuffo dietro l’orecchio.
Fu un attimo e
realizzò che forse quel gesto non apparteneva al sogno ma alla realtà. Si
strinse meglio nella coperta quando avvertì il fresco venticello provenire
dalla finestra. Aprì gli occhi di scatto e davanti a sé, appoggiato sul
cuscino, trovò una tavoletta di cioccolata e menta con un fiocco rosso che le
dava il buongiorno.
Inspirò a fondo
e, anche se lievemente, percepì il suo profumo di bosco.
Oliver, pensò
dolcemente. Buon San Valentino anche a te.
Angoletto di
Lights
Happy Valentine’ Day,
oliciters.
Questa sciocchezzuola nasce per caso,
da un’idea di vannagio, che vi riporto di seguito.
Ormai dovrei creare una raccolta con le idee che mi fornisce involontariamente
;)
Arrow.
Felicity Smoak. Anche se attualmente ci sono ben due
ragazzoni che le ronzano intorno, la cruda verità è che è l'unico personaggio
di Arrow che in ben tre stagioni non è mai arrivata in terza base (nemmeno in
seconda), perciò la considero irrimediabilmente (ancora per poco, spero)
single. Credo che anche quest'anno passerà San Valentino a salvare Starling City insieme al resto del Team Arrow. Quando sua
madre la chiamerà al telefono, qualche giorno dopo, e le chiederà "Come
hai passato San Valentino?", lei risponderà candidamente "Ah, ma è
già passato?".
È una storia senza pretese, giusto
per alleggerire un po’ la tensione di questi episodi.
Si può collocare benissimo in un
momento X dopo il ritorno di Oliver a Starling City.
E voi? Come ve lo immaginate il giorno
di San Valentino dei nostri Olicity nella situazione di adesso?
Bene, noi ci rileggiamo lunedì con il
nuovo capitolo di Proiettili di Ghiaccio
*spande cuoricini di cioccolato*