Che fatica. Sissignore.
Una fatica immane, questo capitolo... Credo sia stato il più difficile finora
da scrivere... E mi ha preso talmente tanto tempo, che questa volta non posso
ringraziarvi una per una. E questa cosa mi dispiace immensamente, perchè invece
ve lo meritereste.
Per il supporto e la
voglia di scrivere che le vostre meravigliose recensioni mi infondono. Love you
all.<3
Prometto che la
prossima volta tornerò con i ringraziamenti ad personam. Promettoprometto.
Però ce l'ho un modo
per farmi perdonare, sissì.
Vi lascio una
sorpresina, anzi due, in fondo al capitolo... Ditemi poi se vi sono piaciuti.
Alla prossima, gioie.
- Capitolo 13° -
{ Non puoi dimenticarla
una bugia, quando parla.
E sbaglierà le parole,
ma ti dirà ciò che vuole... }
La Paura Che - Tiziano Ferro
- No...! - Singhiozzò
Gabrielle, scuotendo lentamente la testa. Ancora non riusciva a convincersi che
fosse successo davvero.
Aveva fatto sesso per
la prima volta, praticamente subito dopo aver dato il primo bacio.
L'aveva fatto con il
fratello del ragazzo di cui era innamorata.
Ma, soprattutto,
l'aveva fatto con un amico.
Probabilmente il più
dolce e caro amico che avesse mai avuto...
E quando quel tipo di
sentimento va "oltre", ci
si può aspettare tutto il bene... o tutto il male possibile. Questo era chiaro
perfino a lei che, con l'amore, mai come in quel momento si era sentita alle
prime armi. Si strinse nelle spalle, sfregandosi le braccia nude e infreddolite
con le mani.
- Coco, ascoltami. -
Cominciò Kevin, alzandosi e allungandosi verso il pavimento per recuperare i
suoi vestiti. - E' successo tutto per sbaglio. -
Lei che, imbarazzata,
aveva distolto lo sguardo, tornò improvvisamente a puntarglielo addosso.
- Era la prima volta,
per me. - Mormorò, asciugandosi la guancia con il dorso della mano. - Non
l'avevo mai... - La voce le si spezzò in gola. Sospirò, reprimendo a fatica
un'altro singhiozzo.
Si fissarono in
silenzio per un brevissimo istante, prima che lui chinasse il capo, passandosi
una mano fra i ricci con aria sconsolata. Vederle quell'espressione disperata
sul viso lo uccideva.
- Scusami. - Soffiò. -
E' tutta colpa mia. Tu... Non capivi nemmeno cosa stava succedendo. -
- Come... Perchè? -
Quella conversazione stava assumendo un tono del tutto surreale.
- Eri ubriaca persa,
Coco. Non potevi sapere quello che stavi facendo. - Le spiegò.
- Ubriaca? - Ripetè
meccanicamente. E improvvisamente l'aroma pungente di anice stellata tornò a
fare capolino fra i suoi ricordi, mentre il suo stomaco si contraeva al solo
pensiero dell'esorbitante quantità di the e alcool ingeriti.
Non credeva di poter
essere arrivata a tanto. Bere fino a perdere il controllo...
Questo spiegava anche
perchè fisicamente si sentiva peggio che se l'avessero picchiata. E perchè le
sue certezze su quello che era successo durante la notte si aggrappavano
solamente ad una serie di immagini sfocate... Oltre che agli occhi
maledettamente verdi e colpevoli di Kevin.
Lui annuì, stringendosi
le coperte intorno alla vita. Era assurdo come entrambi si sentissero così
profondamente in imbarazzo, pur avendo appena passato la notte insieme.
- E tu? - Esclamò
improvvisamente Coco. - Tu non lo eri, Kevin? -
Sgranò
impercettibilmente gli occhi, intuendo le sfumature nascoste in quella domanda.
E rimase zitto, alla disperata ricerca di una risposta che riuscisse a non far
male a nessuno.
- NO. - Lo incalzò lei.
- Qualcosa doveva esserci di diverso... Perchè io non crederò mai, mai, che tu abbia potuto approfittarti
volontariamente di me. - Concluse, piantando di nuovo gli occhi in quelli di
lui.
- Non quanto te. E non
voglio giustificarmi, nascondendomi dietro quelle tre o quattro birre che ho
bevuto. - Rispose, cercando di ritrovare un po' di determinazione. - Se vuoi
dare la colpa a me, Gabrielle, fallo. Ne hai ogni, sacrosanto, diritto. Però,
ti giuro che non ho mai avuto l'intenzione di ferirti o... approfittarmi di te.
- Sputò fuori le ultime tre parole come fossero avvelenate. Gli faceva male
solo pensare di dire una cosa del genere.
- E' stato un errore,
sì. - Sussurrò di rimando, allungando una mano per sfiorare quella di lui,
ancora nervosamente serrata intorno all'orlo del piumone. - Ma non solo tuo,
Kevin. Bisogna essere in due per fare... Quello che abbiamo fatto. -
- Coco... - Tentò lui,
rilassando leggermente la presa per intrecciare le dita alle sue. Azzardandosi
a toccarla per la prima volta, da quando si erano svegliati.
- Non voglio più
sentirti dire che è stata colpa tua. - Sussurrò, lo sguardo di nuovo basso e i
capelli arricciati sulle guance a nascondere due lacrime fuggitive.
- Ma era la tua prima volta ed io te l'ho rubata.
Avresti dovuto poter scegliere tu quando, dove... e con chi farlo. Avrebbe dovuto essere un'esperienza... unica. -
Gabrielle inclinò leggermente il capo, fissando l'attenzione sulla mano che
stringeva la sua. Sul piccolo anello d'argento così simile a quello che aveva già
visto... al dito di Joe.
Alzò gli occhi di
scatto, realizzando repentinamente un'altro particolare.
- Anche per te... -
Esalò. - Kevin, tu hai fatto lo stesso voto di Joe? Era la prima volta anche
per te? -
- Ti ha parlato del
voto? -
- Sì. Ha dovuto farlo
per spiegarmi... - Si interruppe, troppo imbarazzata per dirgli che era
arrivata molto vicina a fare l'amore anche con Joe.
- Perchè lui, al
contrario di me, si è fermato prima.
- Concluse per lei, in tono amareggiato.
- Non è questo il
punto. Ma è un altro buon motivo per non dirgli nulla... -
- Non... - Riprese,
scuotendo leggermente la testa.
- No. Lo ferirebbe a
morte... E per uno sbaglio non ne
vale la pena. Non posso fargli questo. - Si avvolse con cura il lenzuolo
attorno ai fianchi e scese dal letto, stringendoselo al petto. - So che ti
chiedo tanto, ma, ti prego, lasciamo che questa notte rimanga un segreto fra me
e te... - Kevin rimase immobile, tralasciando volutamente di risponderle.
- E tu... Non ti
ferisce l'idea di raccontargli una bugia così grande? - Le chiese, invece,
leggendole l'angoscia negli occhi.
- La sola idea mi
uccide. - Mormorò, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. - Ma,
almeno, sarò io a portare il peso di questo errore... non lui. - Detto questo,
raccolse i suoi vestiti e sparì oltre la porta del bagno.
***
Quando Coco uscì,
stringendo il lenzuolo piegato fra le mani, anche Kevin si era rivestito,
riportando un senso di irreale normalità. Rimasero in religioso silenzio,
mentre lei si raccoglieva i capelli in una coda bassa, spettinata e lui fingeva
di osservare la neve sui tetti, fuori dalla finestra.
- Non dirò niente a
Joe, se me lo chiedi tu. - Sebbene quello di lui fosse stato poco più che un
sussurro, spezzò il silenzio come uno schiocco.
Gabrielle si voltò
nella sua direzione, incontrando le sue spalle contratte. Continuava a fissare
ostinatamente un punto indefinito oltre il vetro umido.
- E' l'ultima cosa che
vorrei fare, chiederti una cosa del genere, però, in questo caso, è il minore
dei mali. - Rispose, mentre ricadeva il
silenzio. Pesante come una cortina di velluto scuro. Poi si chinò per
raccogliere il suo cappotto, che stava ancora a terra.
Nel sollevarlo, si
accorse che non era il solo indumento rimasto sul pavimento. Poco distante, la
kefiah di Kevin spuntava per metà da sotto il letto... La raccolse, titubante e
la scrollò dalla polvere, ripiegandola con cura. Non voleva nemmeno domandarsi
se c'era un qualche significato nel fatto che lui avesse dimenticato quella
sciarpa.
Quella sciarpa, regalatagli da lei...
Girò di nuovo su sè
stessa e, stringendola in mano, gli si avvicinò. Si fermò alle sue spalle,
esitando nel poggiare la mano sul suo braccio teso.
- Vorrei poter almeno ricordare le sensazioni... - Mormorò. - Mi
piacerebbe poterti dire, nonostante tutto... Che è stato bello. - Suonava
parecchio come un tentativo mal riuscito di scuse, eppure era la verità.
Nonostante tutto... Lo avrebbe voluto davvero. Anche solo per il bene che voleva a
Kevin. Per cancellare dai suoi occhi tutto quel maledetto senso di colpa...
Lui distolse per un attimo lo sguardo dalla finestra, puntandolo
su Coco. E sul pezzo di stoffa che teneva fra le mani... Le accarezzò una
guancia e le sollevò appena il viso, senza smettere di fissarla negli occhi.
- Ti giuro che è stato molto, molto di più. -
Ribattè, scendendo con l'altra mano a sciogliere la sciarpa dalla stretta di
lei. Poi la tese e se la sistemò intorno al collo, mentre le labbra di
Gabrielle si tendevano in un piccolo sorriso.
Si mossero contemporaneamente, quasi avessero previsto l'uno le
intenzioni dell'altro. Coco gli si avvicinò, poggiando la testa contro la sua
spalla, mentre lui le passava le braccia intorno ai fianchi.
Sentì un brivido correrle lungo la schiena ed il suo corpo si
mosse quasi da solo, come se avesse riconosciuto e volesse rispondere al tocco
leggero delle mani di Kevin. Fece scivolare le braccia sopra quelle di lui,
fermandosi con le mani sulle sue spalle.
- Scusami, Coco. - Sospirò, di nuovo, affondando il viso fra i
capelli di lei. - Non avrebbe mai dovuto succedere... -
- Smettila di scusarti. E fai quello che devi fare... - Si
allontanò leggermente, senza sciogliere l'abbraccio di lui. - Riportami a casa.
- Concluse, mordicchiandosi nervosamente le labbra.
Scappare così era già stato abbastanza stupido, ma pensare di
poter sfuggire per sempre al confronto con Joe rasentava la follia...
Per l'ennesima volta, Kevin non rispose. Annuì in silenzio,
chinandosi per poggiarle un bacio sulla fronte.
***
{ Building up the strength just
to say... "I'm Sorry". }
Sorry - Jonas Brothers
- Finalmente! - Esclamò
Nick, quasi saltando su dal divano, quando li vide rientrare. - Sono le sette
del mattino, vi rendete conto? -
- Scusa, Nick. Avrei dovuto telefonare, ma mi è proprio uscito di
mente. - Per non dire che era slittato decisamente in fondo alla lista delle
cose a cui avrebbe potuto pensare, quella notte.
- Per lo meno siete tornati tutti interi. - Sbuffò, mentre Coco si
allontanava in silenzio per riporre il cappotto sull'attaccapanni. - E' un
casino inenarrabile qui, lo sai? - Continuò, rivolgendosi solamente al
fratello. - Mentre tu non c'eri, Debra ha chiamato di nuovo e ha fatto un altro
cazziatone a Joe, per la storia dell'intervista saltata... E di Coco. Quella
vuole farla andare via. - Abbassò improvvisamente il tono di voce e lasciò
cadere le braccia lungo i fianchi, serrando i pugni.
Stringendoli tanto che le sue nocche impallidirono.
Cosa che a Kevin non sfuggì...
- E lui? - Domandò, poggiandogli una mano sulla spalla con fare
comprensivo.
- Joe è chiuso in camera da ieri sera. E non ha intenzione di
ripresentarsi davanti alle telecamere... Nemmeno per girare il documentario.
Non vuole sentire ragioni. -
- Il solito immaturo... - Ringhiò.
- Beh... Questa volta non me la sento di biasimarlo completamente.
La storia di Coco l'ha ucciso... Dovevi vederlo, dopo che te ne sei andato. Lui
credeva davvero che sarebbe tornata indietro. -
- E invece gliel'ho dovuta riportare io. - Sospirò.
- Sai, sono convinto che questa volta faccia sul serio. - Ribattè
Nick, spostandosi un riccio ribelle da davanti agli occhi. Kevin lo fissò in
silenzio, ma evitò volutamente di continuare il discorso.
- Adesso passami il telefono, devo parlare con Debra. - Gli disse,
invece. - Perchè nostro fratello resta un emerito idiota, ma su una cosa,
adesso, sono d'accordo con lui: Gabrielle non va da nessuna parte. -
Gabrielle, invece, in un certo senso aveva deciso di andarsene. Uscì silenziosamente dal
salotto, cercando una scusa per convincere sè stessa che non stava scappando di
nuovo. Si avvicinò alla porta della camera di Monique e, quando vi fu davanti,
involontariamente si fermò per lanciare un'occhiata a quella della stanza a
lato.
Fino a quel momento, altrettanto rigidamente serrata.
E probabilmente era destino, perchè, poco prima che lei decidesse
di distogliere lo sguardo, la maniglia scattò e Coco si ritrovò occhi negli
occhi con Joe.
Lui si bloccò, con le dita ancora strette intorno al pomello
d'ottone e la voce bloccata in un punto imprecisato a metà fra lo stomaco e la
gola.
Si scambiarono uno sguardo tanto intenso e bruciante da sembrare
quasi fuoco vivo... Prima che Gabrielle interrompesse il contatto, spalancando
la porta per rifugiarsi nella camera della sorella. Si mosse velocemente e
all'improvviso, ma Joe fu più pronto di lei. Si ritrovarono entrambi
all'interno ancor prima che il meccanismo di chiusura scattasse di nuovo.
Coco si voltò bruscamente, girandogli le spalle.
Passarono dei secondi interminabili, mentre entrambi rimanevano
immobili, annegati in un silenzio denso e pesante.
Poi, improvvisamente, Joe mosse un paio di passi in avanti facendo
scricchiolare il vecchio parquet di ciliegio e la sua voce le arrivò alle
orecchie da un posto molto, molto meno lontano di quello in cui lei si
aspettava che fosse.
Le si fermò alle spalle, alla distanza minima che gli permettesse
di non toccarla, ma comunque così vicino da solleticarle il collo con il suo
respiro.
- Scusami... - Mormorò, prima che un leggero singhiozzo gli
frenasse le parole.
Gabrielle sobbalzò, avvertendo chiaramente il ritmo sussultorio
con cui il fiato gli sfuggiva dalle labbra. Si girò proprio nel momento in cui
la prima lacrima scendeva dalle ciglia scure.
Lo guardò ancora per un attimo negli occhi, ormai lucidi, poi lo
abbracciò senza dire nulla e nascose il viso nell'incavo del suo collo, mentre
Joe la stringeva come se avesse paura che potesse fuggire da un momento
all'altro.
Gli accarezzò dolcemente la schiena e le braccia, mentre lui
continuava a ripeterle all'infinito quell'unica parola, "scusami",
con la voce incrinata dal pianto. Era letteralmente aggrappato a lei, come
fosse il suo unico punto fermo.
Fece scorrere le sue piccole mani fino alle spalle tremanti di
Joe, fermandosi solo per scostarlo quel tanto che bastava a guardarlo negli
occhi.
- Scusami... - Bisbigliò un'ultima volta, prima che Coco lo
zittisse, poggiando le labbra sulle sue.
Calde e salate di lacrime, contro quelle asciutte e fredde di lei.
Si allontanò dopo qualche secondo, ma lui quasi non le lasciò
riprendere fiato. Affondò una mano fra i suoi capelli, attirandola nuovamente
verso di sè.
I loro respiri si mescolarono completamente in quel bacio, che era
il migliore dei compromessi.
E Gabrielle dovette faticare molto per impedirsi di pensare che,
molto probabilmente, solo qualche ora prima, aveva baciato Kevin con lo stesso,
totale, disarmante abbandono con cui stava baciando Joe.
{NO.}
Si disse, staccandosi improvvisamente da lui.
{Joe, non Kevin. Joe. Joe, Joe, Joe.}
Rimase immobile, con gli occhi chiusi e il respiro reso
leggermente affannoso dalla mancanza di fiato.
Era certa che il ricordo frammentario di quella notte sarebbe
tornato a torturarla continuamente, ma non immaginava che l'avrebbe fatto in quel modo...
[***]
Copiaeincolla
nella barra, as usually, stavolta ci tengo da matti a sapere che ne pensate!x3
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