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Autore: _ Arya _    15/02/2015    8 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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In the midnight hour, all I could do was cry 

 


-Emma! Per l'amor di dio Swan, sveglia!
-Emma tesoro... ti devi svegliare...
Le voci che chiamavano il mio nome tentavano di strapparmi dal mio paradisiaco stato di benessere, dal calore in cui ero avvolta, e soprattutto dal riposo tanto atteso.
Mugugnai stringendomi di più all'angelo che mi teneva tra le sue braccia, non avevo la minima intenzione di muovermi da lì, ancora per un bel po' di almeno.
-Ehi... neanch'io vorrei, ma devi alzarti...
Sbuffai e aprii lentamente gli occhi, trovando il bel viso del mio ragazzo a pochi centimetri dal mio. Perché ora era il mio ragazzo... o no? Avevamo cenato insieme, avevamo dormito insieme... poteva essere tutto ufficiale. Ne sarei stata felice, lo desideravo davvero.
-SWAN porca miseria!
L'urlo di Regina mi riportò alla realtà, e mi voltai di scatto verso di lei per cercare di capire cosa stesse succedendo.
-Sei viva allora. Hook, con lei niente maniere tenere e dolci quando si tratta di svegliarla, ricordatelo per il futuro. Muoviti Emma!- insistette restando davanti alla porta, guardandola nervosamente.
-Ma che è successo Regina?- le domandai confusa, stiracchiandomi e tirando via la coperta ricordandomi solo dopo di essere praticamente mezza nuda.
-Oddio. Ho capito che eri impaziente... ma sei stata operata tre giorni fa! Tu sei pazza!- si scandalizzò la donna squadrandomi da capo a piedi, mentre mi alzavo cercando di rimettere a posto il vestito nonostante fosse ormai più che sgualcito.
-Non abbiamo fatto niente, che tu ci creda o no- farfugliai stropicciandomi gli occhi e afferrando il camice che mi lanciò insieme alla mia divisa.
Mi sedetti sul letto lasciando che Killian mi tirasse giù la zip e mi spogliai ancora confusa. Mentre mi rivestivo sotto lo sguardo di disapprovazione della mia amica, che probabilmente non concepiva che già lo facessi davanti al mio uomo, diedi un'occhiata all'orologio constatando che fossero appena le due: non avevo dormito neanche un'ora!
-Ok. Perché cavolo dovrei lavorare alle due di notte? Eri tu a dire che mi devo riposare!- protestai infastidita: per una volta che ero felice di fare come mi aveva consigliato lei dovevo essere scaraventata giù dal letto.
-Già, e stavi dormendo come un angioletto, ma siccome non ti sei presa dei giorni di riposo, il capo non sarebbe del mio stesso avviso. C'è stato un incendio in una scuola che era stata occupata... la situazione sembra grave quindi sbrigati! Se volevi amoreggiare col tuo uomo dovevi chiedere un cavolo di permess...oh.
Senza che nessuno di noi potesse farci niente il dottor Glass e Neal irruppero nella stanza guardandosi intorno.
Mi mancò il fiato, credetti di essere sul punto di avere un attacco di cuore: sicuramente avevano sentito le ultime parole di Regina, e soprattutto avevano visto il mio vestito sul letto accanto a Killian, che ancora mi stringeva la mano.
-Ne parliamo dopo Swan. Ora tu e Mills sbrigatevi, serve l'aiuto di tutti. La situazione è peggiore di quanto sembri.
Detto questo lasciò la stanza senza darmi modo di replicare, mentre Neal rimase a guardarci in un misto di disgustato e compiacimento.
Quindi era stata colpa sua: aveva previsto dove potessi trovarmi e aveva portato uno strutturato con lui solo per vendicarsi di me!
-Brutto idiota schifoso che non sei altro!- mi avventai contro di lui colpendolo dritto in faccia, e se Regina non mi avesse fermata avrei continuato fino a deformargliela.
-Io non ho colpe Emma...- fece lui massaggiandosi la mandibola -se tu smettessi di flirtare coi pazienti nulla di tutto questo sarebbe successo. Sei tu che te li cerchi i guai, da sola. Io ti avevo avvertita.
-Ti faccio a pezzi, mi fai solo schifo! Sei solo geloso perché io ho scelto lui e non te, fatti una vita Neal!- gli gridai ancora trattenuta dalla mia amica, mentre lui lasciava la stanza soddisfatto.
Quando si chiuse la porta alle spalle diedi un pugno al muro che mi fece un male incredibile, e mi sedetti sul letto a massaggiarmi la mano, pensierosa e arrabbiata.
La sera prima mi ero resa conto di quanto fosse geloso, ma mi era sembrato anche di essere stata piuttosto chiara con lui: gli avevo detto le cose come stavano, non gli avevo lasciato alcuna vana speranza. Perché aveva deciso di farmi questo? Perché, sapendo che mi avrebbe fatta soffrire?
-Tesoro, ti sei fatta male? Fa' vedere...- Killian mi prese la mano indolenzita massaggiandola piano, e io lo lasciai fare.
-Non è niente. Niente, in confronto a quello che farò alla sua faccia quando mi ricapita sotto tiro... lo deformo così tanto che neanche mille interventi di chirurgia plastica potranno mai sistemarlo- bofonchiai con odio.
-Swan, se non ti sei rotta la mano dobbiamo andare. Penserai dopo ai tuoi piani vendicativi, ora abbiamo da fare- mi ricordò Regina con una certa fretta.
-Sono tutta intera. Ma lui non lo sarà. Andiamo. Avrei proprio bisogno di qualche caso di ortopedia, ossa da rompere e rimettere a posto...- strinsi il pugno mentre mi tirava via per il braccio.
-Lezione numero due. La tua ragazza è violenta! Quindi vedi di non farla mai arrabbiare... o hai capito cosa può farti.
Sentii Killian ridacchiare salutandoci, e mi feci sfuggire un sorriso anch'io nonostante la rabbia che difficilmente mi sarebbe passata molto presto.
Scendemmo di fretta le scale essendo tutti e tre gli ascensori occupati: uno di questi giorni mi sarei rotta la caviglia dato che continuavo a sforzarla... ma in fondo cosa me ne importava? Probabilmente entro 24 ore sarei stata licenziata e avrei avuto tutto il tempo del mondo per riposare e fabbricare bambole voodoo da usare contro il padre di mio figlio.

Una volta giù però mi resi conto che le vendette potevano aspettare: le porte continuavano ad aprirsi, coi paramedici che portavano barelle su barelle di ragazzi insanguinati e ustionati.
Restai a bocca aperta, era una vera strage.
-Papà! Che è successo?- accorsi da lui individuandolo mentre portava via una barella insieme ad un'infermiera.
-Incendio in una scuola occupata. C'erano più di 100 ragazzi dentro, e almeno metà di loro sono feriti più o meno gravemente. Vai a occuparti di qualcuno, non abbiamo un minuto da perdere!- mi spiegò, così mi lanciai all'ingresso per prendere la barella di una ragazza col volto per metà ustionato che continuava a piangere disperata... non doveva avere più di 16 anni probabilmente.
-Sta' tranquilla tesoro, ora ci penso io a te- cercai di tranquillizzarla stringendole una mano, ma quella sembrava inconsolabile.
-La mia bambina...- singhiozzò tra le lacrime, e solo allora alzai la coperta per rendermi conto che fosse incinta.
-Salverò la bambina, e anche te. Calmati cara...- le sussurrai ancora, per poi guardarmi intorno.
-Mi serve qualcuno di ostetricia!- gridai cercando di farmi sentire in mezzo al chaos -c'è una ragazza incinta che riporta ustioni di primo e terzo grado estese!
Per fortuna fui raggiunta da Kathryn prima che le ante dell'ascensore si chiudessero, doveva essere portata in sala operatoria e non c'era tempo da perdere.
Mi poggiai contro la parete chiudendo gli occhi per qualche istante, lasciando che fosse lei a fare le domande alla ragazza.
Si chiamava Julie, e aveva 15 anni. A soli 15 anni era già al settimo mese e mezzo di gravidanza. Mi chiesi come le fosse saltato in mente di partecipare a un'occupazione, per di più restando a dormire lì nelle sue condizioni. E in più era orfana... non c'era nessuno sano di mente a gestire l'orfanotrofio?!
-Dottoressa Swan! Stai bene?- mi richiamò Kathryn, e mi riscossi subito aprendo gli occhi.
-Sto bene.- feci subito -dobbiamo chiamare qualcuno per operare?
-Sei assolutamente sicura di stare bene?
-Sì!- le assicurai.
-D'accordo. Perché sono tutti occupati, quindi sarai solo tu a operare con me e mi servi concentrata al massimo. Tu penserai alle ustioni e io al bambino. Dovremo farlo nascere subito.
-Cosa?! No, è troppo presto! Morirà!- urlò disperata la ragazzina, e le strinsi nuovamente la mano nella speranza di riuscire a infonderle un po' di forza.
-Ascoltami, devi fidarti di noi. A sette mesi e mezzo può nascere senza problemi, probabilmente rischia di soffocare se non interveniamo subito. Ma siamo in tempo!- le sorrisi, e finalmente la vidi calmarsi un po'.
-Ho già scelto il nome per lei... Lily. Se io non dovessi farcela ti prego, assicurati che abbia questo nome... suo padre lo sa. Dov'è Miguel? Lui sta bene, vero? L'ho perso di vista quando quella trave infuocata è crollata...
-Lo troveremo, non ti preoccupare. Troveremo il tuo Miguel... ma ora dobbiamo pensare a te e alla tua piccola. Poi lo andrò a cercare io, te lo prometto!
La ragazza annuì, e finalmente potemmo portarla in sala operatoria dove erano già pronte due infermiere.

-Dottoressa Swan...- sussurrò la ragazza, nel momento in cui la dottoressa Abigail iniziò a farle l'incisione per il parto cesareo -può stringermi la mano? Lo so che non sentirò dolore ma...
-Chiamami Emma tesoro... e certo che sì!
Strinsi forte la mano a quella piccola donna quasi inconsapevole di quello che le stava accadendo, e la rassicurai fino a che non si sentì finalmente il pianto della sua Lily.
Era una bambina piccola, ma a prima vista sembrava sana e bellissima.
Ebbi un magone alla gola, rendendomi conto che non avrei potuto mai più provare una gioia del genere. Non sarei mai stata sul lettino ad ascoltare il primo pianto di mio figlio, stanca ma felice, col sorriso che era dipinto sul volto di Julie. Era fortunata, nella tragedia era comunque fortunata perché la vita le aveva permesso di provare questa gioia anche se in età prematura... ma in fondo io avevo avuto Henry a solamente un paio di anni in più di lei.
-Posso... posso tenerla? Solo un attimo, per favore...- sussurrò, e Kathryn annuì porgendole tra le braccia quel piccolo fagottino che sembrò calmarsi alla vicinanza con la sua mamma. Aveva gli occhi azzurri come quelli della ragazza, ma al contrario di lei la pelle era olivastra, probabilmente un misto della sua e quella del papà. Era bellissima, una delle più belle bambine che avessi mai visto.
Sorrisi asciugando una lacrima che si era fatta prepotentemente strada sul mio volto, e proprio in quel momento le macchine iniziarono a dare l'allarme, e io afferrai la piccola in tempo prima che scivolasse dalle braccia inermi della madre.
-E' in pneumotorace! Swan, devi lasciare la bambina a un'infermiera ed eseguire una pleurectomia, ormai non ci sono soluzioni migliori!
Senza riuscire più a riflettere e senza sapere il perché, diedi un bacio sulla fronte della piccola. Poi feci come mi ebbe ordinato, preparandomi ad eseguire l'intervento mentre lei chiudeva coi punti l'incisione all'addome.
Fu dura dovergliene fare un'altra, ma era l'unico modo per salvarle la vita.
Quindi eseguii l'incisione all'altezza del torace, e mi preparai a questa operazione per la prima volta nella mia vita senza la supervisione di uno strutturato. Sarebbe stato l'istinto ad agire per me.

***

Quando finalmente lasciammo che portassero Julie in sala post-operatoria ero completamente sporca di sangue e distrutta.
Grazie al cielo avevo eseguito bene l'intervento e avevo potuto occuparmi delle ustioni di terzo grado prima che provocassero ulteriori danni, ma il fisico della ragazza ne aveva sofferto parecchio. Due incisioni con tanto di parto, un polmone che era sostenuto da un tubo toracico perché l'ossigeno le arrivasse regolare e la pelle che non si sarebbe mai rigenerata da sola.
Se fosse sopravvissuta sarebbe stato un miracolo, e sperai con tutte le mie forze che lo facesse: era appena diventata madre, e nonostante fosse orfana e troppo giovane, col giusto aiuto avrebbe potuto farcela. Doveva solo riuscire a superare le prossime 48 ore... per Lily e per Miguel.
-Emma, sei stata bravissima lì dentro- fece Kathryn riscuotendomi dai miei pensieri poggiando una mano sulla mia spalla -sarai un grande chirurgo... sei la degna figlia dei tuoi genitori.
Sorrisi amaramente, perché nonostante il complimento mi facesse piacere non avrei potuto essere completamente soddisfatta fino a che la ragazzina non fosse stata fuori pericolo.
-Grazie. Io vado a cercare Miguel... e poi vedo di dare una mano se ce n'è ancora bisogno. Tutti quei ragazzi feriti...
-Ok... ma non credi di starti sovraccaricando di lavoro? Non credo di essere l'unica a cui sembri pallida e stanca...- fece apprensiva, guardandomi in volto.
-Sto bene, davvero. E' che stavo dormendo quando c'è stata l'emergenza... sono dovuta correre qui senza neanche avere il tempo di svegliarmi adeguatamente.
La donna annuì poco convinta, ma in fondo non era stata del tutto una bugia: mi sentivo più in forma dei giorni passati, la serata con Killian aveva avuto un gran potere rigenerativo su di me. In ogni caso avrei avuto un intero week end libero tra due settimane, e fino ad allora avrei stretto i denti e resistito.

Dopo essermi data una lavata tornai al piano terra per cercare di capire dove fosse finito Miguel e in che condizioni fosse.
-Miguel! Qualcuno ha visto Miguel?- gridai passando tra le barelle, alla ricerca di qualcuno che potesse corrispondere al ragazzo di Julie.
Ma a quanto parve non c'era nessun Miguel lì, quindi doveva essere in sala operatoria o comunque ai piani alti per essere medicato.
Corsi all'ascensore aspettando che si aprisse, e quasi mi scontrai con Regina che ne corse subito fuori.
-Swan, scusa! Devo cercare una certa Julie.- fece la donna sorpassandomi, ma riuscii a fermarla per una manica prima che potesse scomparire dalla mia vista.
-Dimmi che è per un certo Miguel! Io ho appena operato Julie!
-Oh... sì. Come sta? Lui ha detto che è incinta...
La tirai da parte perché non fossimo d'intralcio agli altri e le spiegai le condizioni della mia paziente e della bambina. Almeno la piccola stava bene, non aveva avuto complicanze nonostante fosse nata prematura.
-E Miguel? Lui come sta?
Il suo sguardo si rabbuiò, non promise nulla di buono... possibile stesse peggio di Julie? A meno che non fosse...
-E' vivo Regina. Vero?
Lei abbassò gli occhi e scosse la testa, lasciandomi in stato di shock. Non poteva essere... non poteva aver lasciato sola la madre di sua figlia ora che la bambina era nata.
Con quale forza sarei riuscita a dire la verità alla ragazza? Perché toccava a me farlo, e questo mi distruggeva. La gioia nello sguardo che avevo visto in lei quando aveva stretto la sua piccola avrebbe lasciato il posto a uno scuro velo di tristezza... Sapendo di essere sola, avrebbe avuto le forze di sopravvivere per sua figlia?
Avrei potuto decidere di essere codarda e lasciare fosse Regina a parlarci, ma non sarebbe stato giusto. Era di me che aveva deciso di fidarsi, io ero la sua dottoressa.
-Bene. Glielo dirò quando si sveglia.- borbottai, massaggiandomi le tempie.
-Dille che... ha detto di amarla, e che deve vivere per lui... che deve crescere la loro bambina per entrambi, e rifarsi una vita felice.
Annuii, con l'ennesimo magone alla gola: era passata solo qualche ora ed erano già troppe le volte in cui mi trovavo sull'orlo delle lacrime... una serata iniziata alla grande si era trasformata in una notte infernale.
-Senti Emma, non vorrei essere ripetitiva... ma hai davvero una brutta cera. Molto. Sembra che tu stia per svenire da un momento all'altro...
-Lo so- dovetti ammettere, mio malgrado. Più che svenire avrei vomitato da un momento all'altro, e forse se avessi cercato di aiutare sarei stata più d'intralcio che d'aiuto. Avrei continuato a tenere sotto controllo Julie, ma per il resto era meglio farmi da parte, per un po'.

Alla fine mi convinsi a prendermi un paio d'ore di pausa, nonostante il caos, per rimettermi in forze. Presi un paio di caffè forti, poi mi diressi verso la nursery.
Era una cosa che non avevo mai provato, ma tanti colleghi lo facevano spesso per andare a calmare i nervi e la tensione... era senz'altro quello il momento sperimentarlo, nella speranza che avrebbe funzionato anche per me.
Mi guardai intorno e poi entrai silenziosa in quella sala piena di neonati: si respirava aria di tranquillità con tutte quelle piccole creaturine dormienti.
Un sorriso mi uscì spontaneo mentre camminavo tra le culle, e mi soffermai sulla quella di una bambina che dormiva col pollice in bocca.
Fui sul punto di accarezzarla quando un pianto improvviso lì vicino attirò la mia attenzione, e andai subito a vedere chi fosse.
Era Lily.

***

KILLIAN POV

Ero fortunato ad avere la nursery solo un piano sotto il mio, e fortunatamente non incontrai nessuno mentre scendevo le scale.
Era l'alba, eppure non ero ancora riuscito a prendere sonno dopo che Emma era andata a fare il suo dovere.
Fui sorpreso quando Regina era entrata per dirmi dove avrei potuto trovare la sua amica, nonostante fosse contro le regole che me ne andassi in giro per l'ospedale. Mi fece decidere se rischiare, perché sembrava che Emma avesse davvero bisogno di qualcuno, e lei al momento non poteva starle accanto dovendo lavorare.
Presi il corridoio destro come mi aveva detto, e arrivai fino in fondo: dalle finestre vicino alla porta potei vedere la ragazza di profilo, a tenere tra le braccia uno di quei fagottini.
Restai un po' lì, ad ammirare quella bellissima visione. Era così dolce e materna, la cullava e le sorrideva forse canticchiandole qualcosa a giudicare da come apriva la bocca.
E mi sembrò che anche il neonato le avesse regalato un piccolo sorriso.
Era ingiusto che una persona tenera come lei non avrebbe più avuto la gioia di avere un bimbo tutto suo... da veder nascere, cullare, abbracciare, crescere.
Entrai silenziosamente e mi avvicinai a passo leggero verso di lei, per non rischiare di svegliare i bambini.
Quando poggiai la mano sulla spalla della donna, quella sussultò e si voltò verso di me; il suo viso da spaventato si rilassò, per poi passare a un'espressione sorpresa.
-Che cosa ci fai qui tu?- sussurrò, lasciando però che le stampassi un leggero bacio sulle labbra.
-Regina ha detto che non stavi molto bene...- scrollai le spalle, guardando quella che ora mi accorsi essere una femminuccia tra le sue braccia. Era molto piccola, più degli altri bimbi che avevo intravisto, ma bellissima. Aveva dei grandi occhioni azzurri e guardava Emma.
-Non puoi aggirarti indisturbato per l'ospedale, sei un paziente. E dovresti anche limitare gli sforzi.
-Anche tu dovresti riposare- le feci notare cingendole le spalle, e gli occhi della piccola si spostarono su di me confusi -chi è questa bellissima bambina?
-Sì chiama Lily. È nata di sette mesi e mezzo... la sua mamma è una mia paziente, ha 15 anni...- disse pensierosa e preoccupata, accarezzando una delle guanciotte morbide.
Io accarezzai la sua, accorgendomi della piccola lacrima solitaria che le era scivolata, quindi la asciugai.
-Emma tesoro mio... non piangere. Lo sai che c'è speranza anche per te, non perderla... io ti starò accanto comunque vada, te lo prometto.- le sussurrai all'orecchio, e le cinsi attentamente le spalle per non far agitare la bambina.
-Non è per questo... anche se... sì insomma, anche. Però il suo papà è morto. E la mamma è una ragazzina che sta lottando per sopravvivere... e non sono sicura possa farcela. Era amata sai, da due ragazzi orfani, troppo giovani ma innamorati... tra di loro e di lei. E ora... ora rischia di rimanere orfana anche lei, per qualche stupido scherzo del destino. Non è giusto.
La sua frustrazione e la sofferenza erano evidenti, ma era bravissima a controllarsi per non spaventare l'esserino tra le sue braccia, che in qualche modo riusciva a tenerla sotto controllo.
-Ehi! Voi non dovreste essere qui!
Da dietro di noi sbucò un'infermiera che nessuno dei due aveva sentito arrivare, e prese dalle mani di Emma la bimba.
-Tu sei di chirurgia, non è questo il tuo posto. E questo è? Il padre della bambina?
-N...no...- borbottai, non sapendo che dire.
Emma la guardò in cagnesco e mi trascinò fuori dalla sala, probabilmente per non scoppiare a urlarle in faccia, cosa che avrei appoggiato in pieno se non rischiassimo di svegliare una trentina di neonati.

Quando fummo fuori finalmente si strinse tra le mie braccia senza che fossi io a dover prendere l'iniziativa. Non pianse, ma si fece stringere a sua volta e mi baciò prima il collo, per poi spostarsi sulla guancia e infine sulle labbra.
Ci baciammo piano ma con desiderio, poi lasciai che nascondesse il viso nell'incavo tra il mio collo e la spalla e la tenni contro di me.
Ebbi una gran voglia di dirle quelle due parole a cui avevo pensato durante le ore di dormiveglia, perché ero completamente certo dei miei sentimenti... eppure qualcosa mi frenò. La paura che non fosse il momento, la paura che potesse spaventarsi e allontanarsi da me. Avrei dovuto aspettare, non potevo prendere decisioni avventate.
-Vuoi venire nella mia stanza a riposarti un po'? Non fare la wonder woman, ti prego...- proposi, notando il suo volto pallido e segnato dalle occhiaie.
-Ok. Tanto nei guai ci sto già. Voglio dormire con te, andiamo...
Non feci neanche in tempo a essere felice che l'aggeggio simile a un telefono che si portava in giro suonò, e lei si sciolse subito dal mio abbraccio.
-Scusami Killian! Dovremo rimandare la dormita... è urgente!

EMMA POV

A quanto pareva la pace non voleva proprio saperne di farmi visita, dovevo averle fatto qualcosa senza rendermene conto. Non era possibile che ogni volta dovessi avere qualche imprevisto, sempre io!
Baciai l'uomo di slancio e corsi verso la stanza della ragazza: non poteva morire adesso, non poteva farmi questo brutto scherzo. La sua bimba era troppo dolce per rimanere orfana, non poteva andare così.
Irruppi nella sala trovandola sveglia, mentre le infermiere la stavano già intubando e tamponando, preparandola per la sala operatoria. Stava perdendo un'enorme quantità di sangue da entrambe le incisioni... alla fine il suo corpo non aveva retto.
-Emma...- sussurrò debolmente quando mi avvicinai -come sta Miguel...
-Mi dispiace Julie... non ce l'ha fatta... ma è per questo che devi essere forte! Ha rivolto a te e a Lily i suoi ultimi pensieri... ti ama, vi ama... vuole che tu e lei possiate avere una vita felice... fallo per lui!- le urlai disperata: ero diventata troppo emotiva, troppo coinvolta ultimamente... ma non potevo fare nulla per evitarlo.
-Non so se ce la faccio... se non dovessi... assicurati che non cresca da sola come me...ti prego. È l'unica cosa che voglio... ti prego Emma. Abbi cura di lei...
Quelle furono le sue ultime parole prima che la sua linea vitale iniziasse a spegnersi.


 

La vita dell'uomo è fatta di scelte: sì o no.
Dentro o fuori. Su o giù.
E poi ci sono le scelte che contano
. Amare o odiare. Essere un eroe o essere un codardo. Combattere o arrendersi.
Vivere o morire. Vivere o morire.
Essere un eroe o un codardo. Combattere o arrendersi.
Lo dirò di nuovo per essere sicuro che tu mi senta
. La vita umana è fatta di scelte.
Vivere o morire: questa è la scelta importate.
E non sempre dipende da noi. (cit Grey's Anatomy 6x24)

   
 
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