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Autore: Mikayla    04/12/2008    6 recensioni
Una pioggia di stelle cadenti illuminò il bel cielo nero e privo di nuvole. Quella notte la Luna perlacea non riusciva ad illuminare quel buio, ridotta com’era ad un piccolo ed effimero spicchio. Il giorno dopo ci sarebbe stata Luna nuova.
Ma per quella sera, gli spettatori ringraziavano la mancanza del bell’astro: solo con la sua assenza potevano godere di quello spettacolo grandioso, solo così potevano esprimere tutti i desideri che volevano.
“Se potessimo vivere per sempre in questa casa…” pensò Haruka, seduta sul davanzale ad ammirare le stelle cadenti. Ce ne erano davvero tante, quella notte.
°°°
Un desiderio innocente, quello della guerriera di Urano. Chi non ha mai desiderato che il tempo si fermasse ad un momento felice? Chi non si è mai augurato che si potesse continuare in quel modo per sempre?
C’è qualcosa di male nel voler vivere in tranquillità, in una bella casa, assieme a coloro che ami? No. A tutti dovrebbe essere concesso di poterlo fare.
Ma vi siete mai fermati a chiedervi che cosa sarebbe successo, se il vostro desiderio si fosse avverato?
Genere: Drammatico, Suspence, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Hotaru/Ottavia, Michiru/Milena, Setsuna/Sidia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Star-Shower

2. A wish made everything go wrong.


Quella notte ci sarebbe dovuta essere una pioggia di stelle cadenti.
Hotaru aveva finto di andare a dormire, ma invece si era messa ad osservare il cielo alla ricerca di una stella cadente che esprimesse un suo desiderio. Ma quello non era un cielo da stelle cadenti: una miriade di nuvole scure e sfilacciate invadeva il cielo, la Luna piena con il suo bel pancione illuminava quasi a giorno la sera. Le stelle sembravano letteralmente soffocate dalla splendida e brillante luce del satellite.
“Una stella, una stella sola!” chiedeva con dolcezza la bambina di dodici anni, stringendo le mani in una preghiera mentre le labbra schiuse alla sera articolavano quelle parole.
Ma quella sera non c’era spettacolo per gli spettatori. Se ne stavano tutti rintanati in casa, temendo la pioggia e prevedendo l’impossibilità di scovare una singola stella in quel mare di nuvole e luce lunare.
La città era completamente accesa ed era inutile starsene con il naso all’insù con occhi vigili e attenti. Eppure Hotaru continuava a fissare quegli sprazzi di cielo grigio perla, nella speranza di vedere il proprio desiderio esaudito.
Attraverso il muro sottile sentiva le voci dei genitori che parlavano tra loro, e nel suo cuore sperava che potessero trovare un po’ di felicità. E di pace.
«Ti prego, Stella Cadente, rendi felice kaa-chan, kaa-chan e tou-chan!» supplicò, senza staccare gli occhi dai lembi di cielo liberi da impedimenti.
Poi Morfeo accolse tra le sue morbide e soffici braccia la piccola scrutatrice, addormentata sul davanzale aperto e la coperta leggera avvolta attorno al suo corpo acerbo.

°°°

La calma e la quiete accolsero il risveglio delle tre donne. Haruka e Michiru si scambiarono un tenero bacio del mattino, ancora avvolte nelle lenzuola stropicciate dalla notte passata.
Setsuna, nella propria stanza, si stiracchiava aprendo il balcone per potersi godere la fresca brezza primaverile sul viso.
Per tutte e tre, quella notte, aveva portato via le preoccupazioni del giorno precedente.
«Buongiorno» si salutarono quando, in vestaglia, si trovarono in corridoio.
Setsuna osservò un attimo Kaiou e poi scosse il capo.
«Che succede?» le domando la ragazza, spalancando i begl’occhi acquamarina.
La guerriera di Plutone sorrise «Ero convinta che fossi in cucina: c’è un buon profumo nel corridoio».
Haruka inspirò a fondo e annuì «Il profumo c’è» disse con calma, facendo un altro passo per il corridoio, scrutando con attenzione la porta della cucina che si poteva vedere anche da lì «Ma non è stata Michiru a cucinare».
Setsuna si strinse nelle spalle «Chi…?» chiese, cercando nella propria memoria un’immagine di lei che chiudeva a chiave la casa come ogni sera. Quando la trovò rabbrividì e sperò che quel buon profumo di biscotti non significasse qualcosa di brutto.
Poteva una guerra avere una fragranza di pastafrolla?
«C’è solo un modo per scoprirlo» disse pragmatica la guerriera del vento. Un altro paio di passi lunghi e ben distesi la portarono proprio davanti all’uscio, che spinse con delicatezza.
Le due amiche la raggiunsero un istante dopo, e rimasero anch’esse ferme davanti alla porta aperta.
«Buongiorno!» le salutò allegra la voce di Hotaru. Eppure tutte e tre stentavano a riconoscere la loro bambina in quella ragazza che, con un coloratissimo grembiule, si adoperava con grande energia sui fornelli. Una ragazza dai capelli neri a caschetto, gli occhi ametista e della loro stessa età.
Il grande sorriso di Hotaru si spense davanti alle espressioni dei genitori; immediatamente spense il fuoco e appoggiò sul lavabo il cucchiaio, si diresse verso di loro sfregando energicamente le mani sul grembiule.
«State bene?» domandò preoccupata, prendendo Setsuna e Michiru per mano, accompagnandole a sedere attorno al tavolo.
Alzò nuovamente lo sguardo sul padre e inclinò leggermente il capo di lato «Haruka-chan, non vieni?»
Tenou fece un passo poi si fermò. Osservò meglio la figlia e strinse il pugno «Non tou-chan?» le domandò con tono tranquillo, colloquiale.
La ragazza ridacchiò «Ora che ho la vostra età non ci crederebbe nessuno che sono vostra figlia!» esclamò allegra, immaginandosi nella mente una scena in cui spiegava che era figlia di tre donne, due delle quali sue coetanee. «E sono almeno cinque anni che non ti chiamo più così».
Michiru spalancò gli occhi guardando meglio la figlia, mentre Setsuna si sforzava di restare calma.
«Cinque anni?» chiese con voce tremula Kaiou.
Tomoe si voltò verso la madre con gli occhi spalancati e annuì «Oggi siete più strane del solito» constatò portando lo sguardo preoccupato dall’una all’altra genitrice «Lo so che i vostri corpi restano sempre uguali, ma non è che la mente è invecchiata?» domandò d’un fiato, senza però attendere una risposta «Lo so che siete delle guerriere Sailor e che per questo non invecchiate, come so che d’ora in poi pure la mia crescita si fermerà, però… però sono anni che vi comportate in modo strano: perché continuate a dirmi che sembra solo ieri che portavo il pannolino?»
Il silenzio calò nella stanza. Il gelo dell’inverno era tornato, e questa volta era stata Hotaru a portarlo.
Lo spezzò il canto di un uccellino.
«Perché tu ieri lo portavi, il pannolino» mormorò angosciata Haruka, muovendosi finalmente da dove si trovava. Raggiunse la figlia e la circondò con le braccia, incredula dell’altezza che questa aveva raggiunto nel giro di una notte.
Anche le altre due donne si erano alzate, avvicinandosi al resto della loro famiglia.
«Cosa sta succedendo? »

°°°

Hotaru si torturava le mani sul grembo, seduta sulla poltrona davanti al pianoforte. I tre genitori la osservavano ancora in piedi.
«Perché non vi sedete?» bisbigliò in un sussurro, indicando con la mano il divano.
«Prima raccontaci» le chiese pragmatica Tenou. La mano di Hotaru cadde come morta.
La ragazza inspirò profondamente, e non ebbe il coraggio di guardarle negli occhi «Temo… credo che siate rimaste nel passato» mormorò più a se stessa che a loro.
Davvero non riusciva a sostenere quella conversazione, così assurda ma che spiegava il comportamento delle tre donne.
Hotaru aveva mille ricordi di quei diciassette anni vissuti con le tre, ricordava perfettamente ogni singolo evento; le sembrava fosse passata un’eternità da quando Michiru le aveva insegnato a suonare il pianoforte, da quando Setsuna studiava con lei fino a notte fonda, da quando giocava con Haruka che le insegnava ad andare in bicicletta; da quando loro tre le avevano rivelato chi fossero e chi fosse lei, da quando le avevano mostrato quell’album di foto con la Principessa il Principe e le altre guerriere…
«Michiru-chan, dov’è il nostro album di fotografie?» chiese illuminandosi la guerriera del silenzio.
La ragazza ci pensò un attimo su «Camera nostra, credo» le disse cogitabonda. Poi sbirciò la figlia «Ma è vuoto: dato che sei cresciuta in fretta non abbiamo mai scattato delle foto».
Hotaru scosse il capo con decisione «Lo puoi andare a prendere, per favore?»
Con un sospiro e un’alzata di spalle annuì, sicura che quello potesse provare che Hotaru era in torto. Non poteva credere che davvero per loro tre fossero passati in due giorni ben diciassette anni.
Rimaste da sole, Haruka, Setsuna e Hotaru evitavano ognuna lo sguardo dell’altra. La guerriera del vento rifletteva e chiedeva incessantemente al proprio elemento notizie, ricevendo in risposta solo il silenzio.
La guerriera del tempo, invece, rifletteva velocemente sulle complicazioni dovute alla veridicità di quell’implicazione: se davvero si era creato una distorsione temporale che impedisse a loro tre di crescere e vivere il loro tempo doveva esserci in atto più di una forza, e più potente di quanto lo fossero mai stati i nemici precedenti.
La guerriera del silenzio si contorceva le mani. Non osava alzare lo sguardo, chiedendosi perché all’improvviso la sua famiglia fosse così fredda e distante. Ricordava che solo la mattina prima si erano alzate con un bel sorriso e le avevano fatto i complimenti per la colazione, e stentava a credere che tutto potesse cambiare così da un giorno all’altro.
Facendosi coraggio alzò lo sguardo verso Setsuna. La trovò che le sorrideva dolcemente, come aveva sempre fatto.
Fu immediato sorriderle di rimando.
«Hotaru, da quando ricordi siamo mai uscite di casa?» domandò pacatamente alla figlia, che spalancò gli occhi per la strana domanda postale.
Ci rifletté qualche secondo, sentendo su di sé lo sguardo curioso del padre. Annuì «Haruka uscì una sola volta, e anche tu. Michiru invece non è mai uscita» rispose tranquillamente «Mi avete sempre detto che non potevate andare in giro, dato che non invecchiate mai. Avete detto che qualcuno si sarebbe insospettito, soprattutto perché Michiru e Haruka sono famose…»
All’improvviso si fece più guardinga, ed abbassò il tono della voce. Era come se avesse paura che qualcuno la potesse sentire, come se fosse spiata da vicino «…e poi ci sono le Veneranti…» Le espressioni stupite delle due donne scioccò la ragazza. “È impossibile che l’abbiamo scordato” si disse, ricordandosi perfettamente che erano state loro a parlarle della vera identità delle Veneranti e a metterla in guardia da loro.
«Chi sono queste Veneranti?» le chiese Haruka, confermando i suoi dubbi.
Hotaru deglutì rumorosamente ed inspirò a fondo «Voi mi diceste che sono delle Sailor come noi, guerriere di luoghi remoti della nostra galassia. Rispondono solo e direttamente agli ordini della Regina Galaxia» spiegò in un soffio, mantenendo un tono di voce bassissimo, quasi inudibile.
Nuovamente quella spiegazione spiazzò le due guerriere, ma questa volta la domanda che premeva sulle loro labbra fu rimpiazzata dall’ingresso trionfante di Michiru nella stanza «Trovato!» esclamò con un sorriso, tenendo tra le mani il tomo.
Era tale e quale ai due giorni precedenti, e la guerriera di Nettuno era certa sarebbe stato vuoto come due giorni prima.
Si lasciò scivolare a sedere accanto alla figlia e aprì le pagine dell’album.
Centinaia di foto riempivano le pagine bianche, e qualche foto era stata inserita senza venir sistemata e catalogata. C’era la foto dei primi passi di Hotaru, quella del primo natale, del primo compleanno, del secondo, del terzo, del diciassettesimo; la foto del primo giorno di scuola delle elementari, le foto delle gite della bambina, le foto del diploma. Foto, foto, foto.
Quello che doveva essere un album completamente vuoto e impossibilitato a riempirsi era in realtà colmo di fotografie e non aveva più spazio per delle altre.
E non c’era solo Hotaru in quelle foto, ma spesso e volentieri era accompagnata da una dei tre genitori oppure tutti e tre assieme. Ed era una verità inconfutabile che la bambina cresceva normalmente mentre loro tre restavano sempre uguali a loro stesse.
«Posso?» domandò Haruka spezzando il silenzio che era calato mentre erano tutte e tre prese a guardare le foto. Kaiou le diede con mani tremanti l’album di foto.
La guerriera di Urano scorse le pagine velocemente, senza soffermarsi su una qualche foto in particolare. Lo sguardo scivolava rapido sulle immagini, ed era evidente che stesse cercando qualcosa. Quando poi chiuse l’album con un tonfo ovattato fu ovvio che non l’aveva trovato.
Gli occhi chiari della ragazza si incrociarono con quelli ametiste «Non ci sono le altre» affermò con disarmante semplicità «Dove sono la Principessa, il Principe e le Inner Senshi?»
Il vivido viola delle iridi di Tomoe si spense all’improvviso. Aveva scosso appena il capo, reclinandolo di lato.
Sembrava che dovesse scoppiare in lacrime, ma invece non lo fece.
«Sono tutti morti».

°°°

La vita stessa si spezzò a quelle parole.
Di colpo tutti e diciassette quegli anni gravarono sulle spalle delle tre guerriere e l’incantesimo della stella cadente si ruppe, il loro desiderio si spezzò.
«Morti?» ripeté con voce spenta la guerriera di Nettuno.
Tomoe scosse lentamente il capo e sospirò «Non sono propriamente morti, ma sono stati privati del loro Starseed, e quindi non esistono più, qui. Le Veneranti, loro danno la caccia ai cristalli Sailor per la Regina Galaxia. Vennero pure qui, a reclamare i nostri».
Quel giorno, ricordò la ragazza dai capelli corvini, la villa sembrava tremare per la sola presenza delle Veneranti davanti alla porta. Neppure lei sapeva con precisione come erano riuscite a scappare a quel crudele destino che s’era abbattuto sulle loro amiche, ma era certa che il merito non andasse imputato al suo scudo.
Probabilmente le aveva distratte qualche altra guerriera venuta da un angolo remoto della Galassia, per ribellarsi all’oscura Regina dall’armatura dorata che dominava col pugno di ferro l’universo intero.
«E questi cristalli…» continuò Haruka, strappando così Hotaru ai ricordi dolorosi che fino ad allora aveva volutamente ignorato, circondata com’era dall’affetto dei genitori.
Però fu Setsuna a prendere la parola e a dipanare i dubbi inespressi che si leggevano sui volti delle due guerriere «Se recuperassimo gli Starseed le riavremmo indietro» disse con sicurezza. Nessuno meglio di lei conosceva quei cavilli a cui aggrapparsi, lei che custodiva le porte del Tempo dall’epoca della Regina Selene e che avrebbe continuato per altrettanti anni.
Hotaru scattò in piedi e scosse violentemente il capo, gli occhi ametiste inondati di lacrime represse «No!» gridò con quanto più fiato aveva in gola. C’era angoscia in quel divieto, una preoccupazione profonda che rivelava il malessere interno della ragazza.
I tre genitori la guardarono attentamente, e Setsuna la strinse tra le proprie braccia in un gesto materno e familiare, maledicendo di non ricordarsi quante altre volte prima di allora aveva consolato così quel corpicino scosso dalle lacrime.
«Andrà tutto bene, Neko-chan» le sussurrò delicatamente all’orecchio, portandole indietro i capelli corvini «Siamo guerriere, e abbiamo una missione».
«Troppo tempo, troppi anni siamo state ingannate e rinchiuse in quest’illusione» aggiunse Tenou aiutando con la mano Michiru ad alzarsi.
Kaiou annuì «Andremo a sistemare ogni cosa, perché è così che sarebbe dovuta andare».
Ma tutte le parole dolci e le coccole affettuose non potevano consolare Morte; ma avrebbe comunque impedito con ogni fibra del proprio essere che le Veneranti o Galaxia torcessero anche un solo e singolo capello ai propri genitori.
Con il cuore in gola e la mano di Setsuna a stringere la propria Hotaru annuì, e le quattro guerriere del sistema solare esterno tornarono a splendere su quella Terra ormai inghiottita dal buio. Una notte senza Luna faceva più paura di una vita di tenebre.

°°°

Le vie di Tokyo erano silenziose.
Non una sola persona aveva il coraggio di uscire di casa, nessuno disubbidiva al coprifuoco imposto dalle Veneranti, per il terrore di venir scoperti. E venivano scoperti.
Ne erano le testimonianze gli Starseed opachi e scialbi lasciati nelle piazze principali, a monito per coloro che fossero interessati a infrangere le leggi della Regina. Quei lumicini che non avevano la forza di brillare rendevano l’atmosfera ancora più cupa, e la vetta di cristallo che sovrastava maestosa la città non aiutava a risollevare il morale.
«Crystal Tokyo» si lasciò sfuggire Michiru, ammirando quello che, un tempo, aveva conosciuto come il Palazzo di Cristallo della Regina Serenity.
Hotaru rabbrividì inconsciamente davanti alla torre «Quella è la Torre di Cristallo» informò con voce piatta, quasi spenta «Da lì Galaxia governa la Terra e l’Universo». Puntò il dito alla base del grande cristallo e sospirò «Lì, invece, è dove vivono le Veneranti: per raggiungere Galaxia dobbiamo sconfiggere loro».
Era un duello impari. Le quattro guerriere non avevano alcuna speranza di sconfiggerle tutte: Tin Nyanko, Lead Crow, Aluminum Siren, Iron Mouse, Phi, Chi, Lethe, Mnemosyne, Haevy Metal Papillon… le Veneranti erano state troppo forti perfino per la loro Principessa dal cuore d’argento, come potevano, loro, sperare di sconfiggerle?
Le loro fila non si erano ingrossate solamente perché Galaxia non permetteva a chiunque di servirla: preferiva vedere le guerriere distrutte e godere del lucente brillio dei loro Starseed piuttosto che averle come sottoposte.
Eppure nemmeno Hotaru poteva essere certa che qualche altra guerriera fosse entrata a fare parte delle Veneranti… «Dobbiamo restare vigili e cercare di evitare lo scontro» disse fermandosi all’improvviso così da far voltare verso di sé le tre donne «Non abbiamo speranza in quattro contro nove: non riusciremmo neppure a vedere Galaxia».
Parole dure e fredde, calcolatrici. Un brivido percorse le schiene delle tre guerriere, riconoscendo davanti a loro la stessa Sailor Saturn che conobbero anni prima, alla Mugen. Ma almeno gli occhi non avevano la stessa inespressività, quei frammenti viola palesavano l’umanità della ragazza e la sua fragilità.
Haruka annuì e le posò una mano sulla spalla «Noi vinceremo», la rassicurò con tono deciso. Non c’era possibilità di replica: loro dovevano vincere. Per la Principessa e il Principe, per la Terra, per l’Universo. La loro vittoria avrebbe segnato il corso della storia, il destino di tutti.
Un accenno timido, poi Saturn inspirò «Non è detto che le Veneranti non siano aumentate, ma una cosa è certa: per arrivare da Galaxia le uniche due che dobbiamo per forza affrontare e sconfiggere sono Phi e Chi, dato che sono le guardiane delle sue stanze».
Pluto osservò attentamente il cristallo «Unite daremo nell’occhio» riferì, pronta ad organizzare un piano «Dovremo muoverci singolarmente, e incontrarci davanti alle porte».
Concordarono tutte e quattro, e in un battito di ciglia già si erano separate e correvano verso la loro meta, verso la libertà.

°°°

«Ferme! Non potete oltrepassare queste porte»
Il comando dato all’unisono dalle due guerriere Sailor bloccò l’avanzata della guerriera. Hotaru si guardò attorno e tremò «Phi, Chi, io vi sfido» asserì con voce glaciale.
Lungo la sua strada si era imbattuta in Haevy Metal Papillon, ma era riuscita a scappare evitando lo scontro. Sperava che come c’era riuscita lei anche i suoi genitori fossero arrivate incolumi o quasi alle stanze della Regina; eppure era da sola, lì, ad affrontare le due guerriere guardiane.
Un gemello ghigno attraversò il viso delle due guerriere «Da sola, guerriera della Morte e della Rinascita, non riuscirai neppure a sfiorarci».
«Non è sola!»
L’alta e maestosa figura della guerriera di Plutone apparve in quel momento poco più a destra della figlia. Lo scontro con Iron Mouse e Tin Nyanko le aveva lasciato palesi lesioni su tutto il corpo, ma non sarebbe stata una divisa strappata e un po’ di dolore ad impedirle di combattere e vincere.
«Galactica! Plants Blizzard!» attaccò all’improvviso Sailor Phi. «Silent Wall!» si protesse Hotaru, dedicando tutta se stessa alla battaglia in corso.
«Ricordati che siamo in due, bambina» le sussurrò Chi comparendole alle spalle pronta a colpirla con il proprio scettro.
«Space Turbolence!» la colpì Haruka, stringendo con forza la Space Sword «E tu non scordare che noi siamo in quattro
La guerriera di Urano si asciugò un rivolo di sangue che le scendeva dall’angolo della bocca -regalo di Lead Crow. I suoi occhi chiari brillavano di decisione e forza. Un’occhiata a Hotaru e Setsuna, poi si lanciò a spada sguainata contro Phi «Space Sword Blast!»
Prima che l’attacco potesse andare a segno lo scettro di Chi si scontrò con il talismano di Haruka; un nuovo ghigno sul suo volto «Quattro?» le chiese sarcastica «A me sembrate in tre, o mi sbaglio, Phi?»
L’altra guardiana annuì e si voltò verso la propria sinistra. «Penso che si riferissero a Sailor Neptune» rispose per lei Aluminium Siren.
Gli occhi azzurri si dilatarono e una raffica di vento si abbatté contro le tre guerriere «Cosa le avete fatto?» pretese di sapere la guerriera di Urano, mentre uno World Shaking si caricava di tutta la sua potenza e scuoteva la Torre di Cristallo dalle fondamenta.
«Silence Glaive, Surprise!»
«Chronos Typhoon!»
I due potenti e inaspettati attacchi si unirono come tornadi all’attacco di Uranus, abbattendosi con tutta la loro furia contro le tre guerriere. Nessuna delle tre fece in tempo a reagire, e di loro rimase solo un poco di polvere di stelle.




Note.
Che scema!!! Perdonatemi!!! ^///^’’ mi sono dimenticata di dire che la storia è una variante della quinta serie!! Parlando del manga, all’inizio della quinta seria c’è una pioggia di stelle cadenti (star-shower in inglese) e si vede Haruka che guarda il cielo con un paio d’occhi stupendi *_* e ho immaginato che esprimesse quel desiderio… da lì la mia curiosità: se davvero qualcuno ci permettesse di esprimere un desiderio, come cambierebbe la nostra storia? È una cosa che mi sono sempre chiesta - avete presente nei test che vi chiedono cosa fareste se aveste una bacchetta magica e/o tre desideri? Ecco, pensate a quello e uniteci un po’ del cinismo di Yuko di xxxHolic e… e ritrovate questa storia! XD
Note in particolare su questo capitolo non ne ho, a dire il vero. Ma forse invece è meglio fare un poco di chiarezza: il desiderio di Hrauka, Michiru e Setsuna è stato avverato ma in modo decisamente singolare. Quindi loro tre hanno vissuto quei diciassette anni come un unico istante felice. Hotaru ne è immune non tanto perché non ha espresso lo stesso desiderio, ma perché il potere della Morte non può essere fermato da una stella cadente: da quei l’incompletezza del desiderio, ovvero se Hotaru ne fosse stata coinvolta nessuno si sarebbe mai accorto di nulla e avrebbero vissuto davvero felici quei giorni tutti uguali… anche se non avrebbero mai saputo la verità…
Così ora tentano di rimediare e… e che ne è stato di Michiru? Come finirà con Galaxia? Vinceranno davvero?
Vi lascio con questi quesiti, ma tranquille: tra una settimana arriverà l’ultimo e conclusivo capitolo! ^___^
Liz aka Mikayla

A chi vuole e crede nella redenzione, a chi spera che alla fine tutto si aggiusti, a chi pensa fermamente che il bene trionferà… questa storia farà perdere la speranza. Ma siete davvero sicuri che non possa esserci un lieto fine anche in tutto questo?


mononoke: grazie per i complimenti! ^///^a dirti il vero scrivo praticamente sempre delle outer XD -in particolare Hotaru, la mia preferita! Sono felice che la storia ti abbia incuriosita, e che lo stile particolare ti sia piaciuto ^__^ alla prossima!
kalos: sono sempre state le mie preferite -anche se Hotaru da sola batte sempre e comunque chiunque altro XD hemmmmm *deglutisce* non far soffrire Haruka…?? Ops… mi sa che dovevi chiedermelo prima che la storia iniziasse… e la mia testolina ha partorito qualcosa di assurdo ancora una volta XD dovrebbe mettersi a pensare seriamente alla matematica, invece! xD Comunque sono felice che questo stile ti sia piaciuto *__* come al solito sperimentavo… e così è venuta! Un bacio!
milena87: eccoti accontentata! Il capitolo centrale è arrivato, e tra una settimana potrei leggere anche l’ultimo! Spero che ti sia piaciuto!
luisina: ciao! Tranquilla, qui nessuno è mai in ritardo ^___^ una recensione è sempre cosa gradita, che arrivi il giorno stesso in cui si pubblica o che arrivi un anno dopo! ^___^ Sono contenta che lo stile e la storia siano di tuo gradimento, grazie per il sostegno =) e il finale… tra una settimana! Bacio!
   
 
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