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Autore: partyponies    15/02/2015    8 recensioni
- IL SALE?
Rise così tanto che si piegò in due,ma io ero troppo arrabbiata con lui.
- Scommetto che tu hai lo stesso sapore di questo coso- dissi stizzita.
- Cosa vorresti dire?
- Che fai schifo come il sale dentro al caffè,Percy- gli risposi.
Lui alzò un dito. - No,non sono d’accordo su questo punto.
Poggiai un gomito sul bancone e inarcai un sopracciglio. - E sentiamo,come ti descriveresti?
-Come il caffè che prendi sempre: moro,caldo e forte- non riuscivo a capire se si comportasse in modo più spavaldo del solito solo perché c’erano quelle oche insieme a noi.
- Ma ti prego- dissi,alzando una mano. - Io ti descrivo come il caffè di stamattina.
Percy mi guardò maliziosamente. - Vuoi provare?
▬Percabeth[CoffeeShop!AU]
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che vidi Percy Jackson avevo già deciso che sarebbe stata una 'giornata no'. In quel periodo non era difficile averne;  il mio vicino di casa, un tipo singolare che indossava sempre vestiti con brillantini, organizzava party hard in onore del suo gatto. Spesso queste feste includevano anche karaoke e non erano poche le volte che l'avevo sentito cantare a squarciagola Glitter and be gay.

Risultato di tutto ciò,ero più irritabile del solito; per questo motivo, quando vidi che dietro al bancone non c'era Talia, la ragazza che mi serviva ogni mattina da due anni ormai, pensai che la giornata non sarebbe potuta andare peggio. Al suo posto c'era un ragazzo alto, moro e -devo ammetterlo- anche abbastanza attraente; ma questo piccolo particolare non mi faceva certo sentire meglio.

- Buongiorno- disse quello, con un sorriso amichevole sul volto.

- Dov'è Talia? - risposi bruscamente. Non era mia intenzione usare quel tipo di tono, ma vi ricordate quella parte in cui ho parlato del mio vicino e dei suoi party hard che mi avevano irritato? Beh, questo nuovo ragazzo era la goccia che faceva traboccare il vaso. Insomma, entravo sempre al Café Half-Blood alle sette e trenta di ogni mattina,  e ordinavo a Talia sempre la stessa bevanda -caffè corto nero- che poi avrei bevuto mentre mi dirigevo verso l'università. Era routine. Ancora non lo potevo sapere che Percy sarebbe stata la causa di molti problemi- ed anche della mia felicità- ma mi rivolse un altro sorriso da piantagrane che mi fece sentire un poco meglio. Solo un poco.

- È stata spostata al turno serale; il signor D ha detto che c'era qualcosa nel suo piercing che spaventava i clienti- spiegò il tizio. -Ora,  come posso esserti utile?

Roteai gli occhi. -Mi farebbe piacere se mi aiutassi a cercare Talia.

-Le chiederò l'ora del turno che le è stato assegnato, ma non penso che sia prima delle nove- disse. - Posso prendere il tuo ordine adesso?

- Lo prende Talia - gli risposi,  ma alla fine glielo diedi comunque. Iniziare una qualsiasi giornata senza un caffè era probabilmente la cosa peggiore che potesse capitarmi- anche peggiore di Percy Jackson.  -Una tazza media di caffè corto nero.

Il tizio sorrise soddisfatto e preparò la bevanda.

- Nome?- chiese ad un certo punto.

- Scusa? A cosa ti serve?

- Per scriverlo sul coperchio, così posso avvisarti quando è pronto.

Alzai gli occhi al cielo. - Talia non mi ha mai chiesto il nome.

Lui fece schioccare la lingua contro il palato e sorrise, come se fossi io l'idiota fra i due. - È perché lei è una pessima impiegata.

- Veramente,  non ce ne è bisogno.  Sono l'unico cliente, qui.- Vero. Il locale non era frequentato da molte persone, nonostante preparasse i migliori caffè e sfornasse brioches fantastiche. Attribuivo questo fatto al pessimo nome, altrimenti non avrebbe avuto assolutamente senso.

Il ragazzo alzò le spalle e mi diede il caffè. Una volta aver pagato, uscii dal locale e guardai il bicchiere:sul coperchio c'era scritto in maiuscolo ,con una calligrafia disordinata, SCONTROSA.

~

Sperai che la mattina successiva tornasse tutto alla normalità,  ma evidentemente mi sbagliavo. Di Talia non c'era traccia;  dovevo farmene una ragione, avrei dovuto ordinare il caffè da quello scemo.

Appena entrai,  mi sorrise. -Buongiorno.

-Una tazza media di caffè corto nero con due zollette di zucchero -, dissi io, senza rispondere al suo saluto.

-Non mi dire che sei una di quelle persone che ordina sempre la stessa cosa ogni giorno!- esclamò con una faccia annoiata.

- Magari anche dalla stessa persona- precisai.

Il ragazzo sbuffò e notai che prese una penna che teneva dietro l'orecchio destro. Con quei capelli disordinati era impossibile vederla. Scrisse qualcosa sul taccuino- probabilmente il mio ordine, anche se ero sempre l'unica cliente. Quando si girò per consegnarmi la bevanda vidi che sulla sua maglietta c'era scritto un nome.

- Ti chiami Perseus? - domandai sorpresa. Era poco comune, insomma.

Quello fece passare una mano sulla maglietta,  proprio dove avevo letto il suo nome.

-Oh, già.  Il signor D si scorda come ci chiamiamo, quindi ha detto che dovevamo scrivere il nostro nome intero.

- Quindi ti chiami Perseus?

Arricciò il naso. -Tutti mi chiamano Percy. Mia madre usava mio nome intero solo quando mi cacciavo in qualche guaio serio-il che accadeva spesso.

Alzai gli occhi al cielo, come per dire che non era una novità.

- Adesso me lo puoi dire come ti chiami? - domandò lui, poggiando un gomito sul bancone.

Mica tanto scemo, questo Percy. Soppesai un po' la risposta, poi afferrai la tazzina e mormorai: -Annabeth.

Percy sorrise. -Annabeth- ripeté, come affascinato.

~

- Annabeth, hai mai sorriso in vita tua?- mi chiese Percy una mattina.

Certo che sorridevo. Chi credeva che fossi? Nonostante la risposta fosse positiva,  non volevo dargli la soddisfazione di aver ragione.  -No.

Percy emise un gridolino di vittoria,  come se ciò affermasse la sua tesi.

- Ed adesso, gradirei una...

-Tazza media di caffè corto nero, con due zollette di zucchero.   Credo che lo ripeterei all'infinito,  anche se entrassi in coma- disse facendomi la linguaccia. Quando mi diede il caffè,  notai che aveva disegnato una faccina triste sul coperchio, su cui pochi giorni prima ci aveva scritto 'scontrosa'.

- Perché c'è uno smile triste sul mio caffè?

- Beh, rispecchia il tuo umore. È un depresso. L'hai capita? - cominciò a ridere fragorosamente, come se quella fosse la battuta più divertente di sempre.

- Ma se non è neanche un espresso...

- Dai, Annabeth, faceva ridere! Da oggi in poi, sarà questo il mio compito: togliere quel muso lungo dalla tua faccia!  

Roteai gli occhi.  -Allora buona fortuna, Percy.

~

Era passato circa un mese da quando l'avevo incontrato ed ogni giorno mi diceva una battuta diversa, in modo tale da raggiungere il suo obiettivo - senza risultati, ovviamente. La mia austerità era data dal fatto che, effettivamente, le sue freddure non facevano ridere. Beh, non tutte almeno.

'Quando chiedi notizie al panettiere ti inforni?'

'Cosa fa una duna in mezzo al deserto? Aspetta qualcheduno!'

'Come è stata ricostruita Troia? Battone su battone!'

'Cosa fa un drogato in lavatrice?  Il bucato! '

...e così via. Guardavo il lato positivo della cosa: la giornata non sarebbe potuta andare peggio. O almeno così pensavo,  fino al giorno in cui ricominciò con le battute riguardanti il caffè - dopo quella squallida freddura del depresso non ne aveva fatte altre.

-Annabeth, ho una domanda per te- mi disse una mattina mentre preparava la mia bevanda. Io lo incitai ad andare avanti con un segno del mento.

-Perché le mucche fanno il latte?

Sapevo la risposta, dal momento che avevo posto la stessa domanda alla mia maestra delle elementari. - Quando la mucca ha avuto il primo figlio lo nutre perché questo si attacca alle mammelle e con la stimolazione del capezzolo si produce l'ossitocina, un ormone che stimola la contrazione dei dotti galattofori e la prolattina nella produzione di latte. Continuano a produrre latte anche quando il vitello è...

Non mi fece neanche finire di parlare che iniziò a ridere senza ritegno. Io sgranai gli occhi e presi il caffè dalle sue mani appena me lo porse.

- Annabeth cara, la risposta è molto più facile!- ammise. Cosa? La mia era giusta! Come osava dire che stavo sbagliando? Io non...

- Perché se facessero caffè si chiamerebbero mokke!

Uscii dal locale senza  salutarlo.

~

- Cosa mette un drogato nel caffè?

- Non lo so.

- Lo zucchero di canna!

Non risi, nonostante lui si stesse sbellicando dalla risate.

- Cosa fa un chicco di caffè sotto la doccia?

- Non ne ho idea.

- Si Lavazza.

Stessa reazione di prima; Percy mi fissò come se fossi un alieno e cominciò a giocherellare con la banconota che gli avevo dato.  Prese la penna- che teneva rigorosamente tra i capelli- e fece dei disegnini sui soldi.  

-Sei un robot,  Annabeth.  Ecco spiegato il motivo per cui non ridi.

-Non pensi che sia perchè le tue battute non fanno ridere?

Lui ci pensò un po' e poi arricciò il naso. -Naaah.

~

Una mattina di Novembre, mentre aspettavo che Percy preparasse il caffè, mi arrivò un messaggio dalla mia amica Piper.

Ehy, Annabeth, non preoccuparti di venire oggi! La lezione di matematica non c'è, manca il professore. Detto questo, buona giornata, ci vediamo alla prossima! Pipes♥

Quindi io mi ero alzata alle 6:30 per niente? Cosa avrei fatto fino alle 11:30, quando avevo la lezione di Progettazione? Potevo andare in biblioteca e approfondire l'architettura di Gaudì, oppure...

-Perché guardi il telefono in modo minaccioso? Cosa ti ha fatto di male?- domandò Percy.  - In genere quell'occhiata la riservi a me...

Bloccai il cellulare e lo infilai nella tasca del giubbotto. - Non ho una lezione oggi. Il professore è assente e non so cosa fare fino alle 11:30.

I suoi occhi si illuminarono. - Puoi farti un giro.

-Dove?

-Qui, con me.

Non era certo la prospettiva più allettante, ma sempre meglio di stare con le mani in mano ad aspettare le 11:30. Ci sedemmo ad un tavolino e io bevvi il caffè in un sorso.

- Che materia avresti dovuto avere?

Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.  -Matematica.

Sulla sua faccia si dipinse una maschera di noia. - Io la odio. Quando ero in prima media c'era un'insegnante di matematica, la Dodds,  che non mi sopportava.  Non so perché, onestamente,  ma neanche lei mi è mai stata tanto simpatica.

Annuii e poi notai che anche lui aveva un caffè, ma era diverso. Era... blu. Lo indicai e inarcai un sopracciglio.

- Bevi caffè blu?- domandai.

Percy alzò le spalle, come se per lui fosse assolutamente normale.-Quando era piccolo, mia madre mi cucinava cibo blu, perché è il mio colore preferito.

- Perciò mangi e bevi tutto ciò che è blu.

- Già.  Tornando all'argomento università, che stai studiando?

- Architettura.  Voglio costruire qualcosa di permanente, che rimanga nella storia.

- Ambiziosa, eh?

Evitai di rispondere e gli posi una domanda. - Tu invece quanti anni hai?

- Venti- rispose,  e ci misi un po' ad assimilare il fatto che avessimo la stessa età. - Studio biologia marina, per diventare un allenatore di delfini.

-Allenatore di delfini? Veramente?

- Sì, che c'è di strano?

Mi sentii un poco in colpa.  In fondo lui non aveva commentato il mestiere che avrei voluto fare, mentre io -seppur implicitamente- l'avevo fatto.

- Niente. Insomma, ero solo curiosa di sapere perché;  non credo che sia necessaria una laurea in biologia marina per fare l'allenatore di delfini, capito?

Percy fece un mezzo sorriso e mi prese il portafoglio, che avevo lasciato sul tavolo. Trovò una banconota e cominciò a disegnarci sopra. - In realtà sto sperando che la parola 'marina' renda il tutto più formale. Tra l'altro, è una materia molto interessante.  Lo sapevi che le alghe marine producono il 70% dell'ossigeno che respiriamo? Altro che foresta amazzonica.

Onestamente, non ero a conoscenza di questa curiosità, ma dissi: -Certo, è una cosa risaputa.

Percy alzò gli occhi al cielo. - Possibile che sai sempre tutto? Sei una sapientona.

- E allora il tuo cervello è intasato dalle alghe. Sei una testa d'alghe, in poche parole.

Lui alzò gli occhi dalle banconote. - Ehy! Cosa vorresti dire?  Almeno io ti ho chiamato sapientona...- Aveva aggrottato le sopracciglia e dovetti ammettere che era davvero carino.

Cosa?

Annabeth, controllati.

- Ehy, guarda cosa c'è qui...- disse con tono malizioso. Tirò fuori la carta di identità dal mio portafoglio e io diventai tutta rossa: non perché la stesse vedendo lui-ma cosa pensate!- semplicemente perché in quella foto ero venuta malissimo.

- Percy,  ridammela- ordinai, ma il tono della mia voce mi tradì.

- Vediamo un po'... Nome: Annabeth, Cognome: Chase, colore dei capelli: biondo, occhi grigi, segni particolari:

 nessuno... che noia.

- Percy.

- Quanti anni avevi?  Eri così cariiinaa.

- Percy.

- Sedici?

- Perseus.

Chiuse il libretto e me lo porse. Odiava il suo nome intero e mi aveva detto che la madre lo usava solo in caso di guai;  era stato abbastanza intelligente da capire il messaggio che volevo inviargli.

Passammo la mattinata a parlare del più e del meno, finché non mi accorsi che era ora di andare. La cosa che mi stupì fu che  non si presentò nessun altro cliente durante tutto l'arco della mattinata. Mi chiesi come faceva a durare quel posto.

Quando uscii, salutai Percy. Ero tentata di sorridergli, ma l'avrei fatto vincere. Mi diressi verso l'università più felice del solito - senza pensare a lui, ovviamente.

Ovviamente.

~

 Finalmente arrivò Natale e mi recai in California, a San Francisco, da mio padre. Con lui avevo sempre avuto una relazione di alti e bassi; prima che si sposasse con Susan, la mia madrina,  andavamo molto d'accordo. Dopo il suo arrivo, il legame tra me e mio padre si allentò.

Passai molto tempo a studiare per gli esami e festeggiai Capodanno con Piper e con altri miei amici. Non so perché -o forse non volevo saperlo- ma quando Pipes aveva baciato il suo ragazzo Jason a mezzanotte, il mio pensiero si rivolse ad un certo barista moro.

Non posso dire che Percy non mi mancava;  le sue battute non mi facevano assolutamente ridere- anche se devo ammettere che quando ne sentivo alcune era difficile trattenermi- ma mi faceva compagnia la mattina. Anche se non lo avrei mai ammesso ,  la sua presenza costante mi faceva stare bene. Non avevo mai avuto nulla di permanente nella vita,  mentre lui c'era sempre.

Quando tornai a New York,  volle sapere cosa avevo fatto durante le vacanze. Rivederlo mi fece più piacere di quanto avrebbe dovuto. Quella mattina non avevo molta fretta e mentre ascoltavo Percy che parlava delle sue vacanze,  bevvi un sorso di caffè - non immaginavo che potesse avermi fatto uno scherzo.

- Perché non ci hai messo lo zucchero?- chiesi arrabbiata.

- Perché c'è abbastanza dolcezza fra noi due.

- Ah, davvero?

- Beh, io sono molto dolce - affermò, passandosi una mano fra i capelli.  - D'altronde, il caffè , per essere buono, deve essere nero come la notte,  caldo come l'inferno e dolce come l'amore.

Ci stava provando con me? Mi sentii un poco lusingata e volevo sorridergli, ma poi ci ripensai. Avrebbe vinto lui.

Ero tentata di rispondere qualcosa come : 'Beh,  ma anche io sono dolce' oppure ' Cosa vorrebbe significare?', ma dissi solo: -Però questo caffè non è dolce; di conseguenza, non è buono.

Lui alzò gli occhi al cielo e lasciò cadere due zollette di zucchero nella mia bevanda.

~

- C'è Saddam Hussein che chiede a Bush: "Perché in Star Wars non c'è neanche un iracheno? " E Bush:" Perché il film è ambientato nel futuro!" -cominciò a ridere, ma io rimasi a guardarlo perplessa. - L'hai capita?

Scossi la testa.

- Annabeth, hai mai visto Star Wars?- chiese ad un certo punto.

Timidamente, ammisi di non averlo fatto; lui mi fissò come se fossi appena uscita da una navicella spaziale.

- Tu non hai mai vissuto- disse, continuando a borbottare come fosse possibile ciò.

Mi sentivo molto imbarazzata,  perciò cercai di dire qualcosa di intelligente,  ma per una volta sbagliai miseramente. - È come Star Trek, giusto?

Questa volta mi guardò ancora peggio di quanto avesse fatto prima. - Annabeth, tu devi venire a casa mia per vedere Star Wars. Sabato.

- Ma devo studiare! - ribattei.

Percy alzò una mano. -Niente ma. Certe educazioni sono più importanti di altre.  - Sul coperchio del caffè disegnò la strada che mi indicava casa sua.  -Ecco a te. Un mappuccino.

~

Mi ero imposta di non venire, ma alla fine acconsentii lo stesso. Viveva in un condominio a Manhattan, un po' lontano dal Café Half-Blood.

Alzai la mano e feci per bussare, insicura.  Nell'altra tenevo il coperchio del mappuccino;  quella era l'ultima opportunità che avevo di scappare.  Tuttavia non lo feci e bussai. Appena Percy mi vide, sorrise. - Sei venuta, alla fine!

Notai che ad un lato c'erano tutti scatoloni pieni di oggetti. - Ti sei appena trasferito?

Scosse la testa.  - Mi sto trasferendo. Ho trovato una casa vicino al Café, è più comoda. - Si passò una mano in mezzo ai capelli e mi rivolse un altro dei suoi sorrisi da peste.  - Credevi veramente che ti avrei dato il mio indirizzo,  altrimenti? Saresti potuta venire ad uccidermi quando volevi.

Alzai  gli occhi al cielo;osservai che su un mobile teneva l'immagine di una donna castana, con occhi caldi e gentili e un sorriso amichevole. -Lei chi è?

Percy prese la foto e la accarezzò.  - Mia madre- la guardò con tanto affetto che mi sentii stringere il cuore. - Le farebbe piacere conoscerti- disse dopo una lunga pausa. Posò l'immagine e sorrise come un bambino di tre anni. - Adesso, con cosa vuoi iniziare? Star Wars o Star Trek?

~

Il pomeriggio andò meglio di quanto immaginavo. In fondo,  Percy era un tipo amichevole e simpatico e parlare con lui mi risultava facile. Mi stavo prendendo una cotta per lui,anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

Quel giorno nel locale c’erano altre ragazze che ridevano alle battute idiote di Percy; mi sorpresi a scoprire che la cosa mi dava fastidio. Ero l’unica a cui diceva quelle squallide freddure; chi si credevano di essere quelle tipe?

Appena mi vide,il suo volto si illuminò. - Annabeth!- disse,dirigendosi verso di me. - Tieni- mi porse il caffè e io aggrottai le sopracciglia. C’era qualcosa che non tornava. Fissai prima lui e poi la bevanda scura, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato.

-Ce lo hai messo lo zucchero?- domandai,ricordando lo scherzo di pochi giorni prima.

- Ovvio- rispose lui,con aria da sbruffone. Le ragazze risero come oche, e io sentii la rabbia scorrere nelle vene. Lanciai un’altra occhiata a Percy e feci il madornale errore di bere; c’era qualcosa di sbagliato in quel caffè, avevo un sapore diverso,come se al posto dello zucchero ci fosse…

-  IL SALE?

Rise così tanto che si piegò in due,ma io ero troppo arrabbiata con lui.

- Scommetto che tu hai lo stesso sapore di questo  coso- dissi stizzita.

- Cosa vorresti dire?

- Che fai schifo come il sale dentro al caffè,Percy- gli risposi.

Lui alzò un dito. - No,non sono d’accordo su questo punto.

Poggiai un gomito sul bancone e inarcai un sopracciglio. - E sentiamo,come ti descriveresti?

-Come il caffè che prendi sempre: moro,caldo e forte- non riuscivo a capire se si comportasse in modo più spavaldo del solito solo perché c’erano quelle oche insieme a noi.

- Ma ti prego- dissi,alzando una mano. - Io ti descrivo come il caffè di stamattina.

Percy mi guardò maliziosamente. - Vuoi provare?

~

Ormai era ovvio che stesse flirtando con me. Io, d’altro canto, non sapevo come comportarmi: provavo qualcosa per Percy, ma non volevo dirgli la verità - si sarebbe sentito il re del mondo. Mi risultava sempre più difficile non ridere alle sue battute e pensavo che prima o poi  avrei ceduto. Per esempio, pochi giorni dopo l’ “incidente” del sale, mi salutò così.

- Il paziente dice al dottore: “Dottore,dottore quando bevo il caffè mi prende una fitta all’occhio!” ; il dottore gli risponde: “ Hai provato a togliere il cucchiaino?”

Erano battute così sceme alle quali era difficile resistere, anche per me. La mia preoccupazioene era solo una: e se avessi riso, cosa sarebbe successo? Avrebbe smesso con le sue freddure, ora che era riuscito nel suo intento? Avevo paura di questo, strano ma vero. Il mio piano, perciò, era  di continuare a non ridere,anche se sarebbe stato difficile.Molto

-Annabeth- disse appena chiusi la porta alle mie spalle.

- Il solito- risposi con tono freddo,poggiando la borsa a terra.

Si rivolse a me con un mezzo sorriso. - Ieri un signore anziano si è scordato un cruciverba e io l’ho preso,pensando di restituirlo oggi, ma ancora non si è presentato - disse, mentre giocherellava con la penna a sfera. - Siccome tu sei intelligente,stavo pensando se potessi aiutarmi con una definizione. Sola una?- pregò,con un’espressione adorabile sul volto.

-Okay- dissi,alzando le spalle. Ormai mi aspettavo di tutto, quindi non mi sarei di certo sorpresa. O almeno così pensavo.

- Qui dice: “immune da difetti,errori,lacune,mancanze”.

Facile. Ovvio che era perfetto. Come aveva fatto a non arrivarci? Il suo cervello doveva veramente essere intasato di alghe, non c’era altra spiegazione logica. -Prova a ragionarci- lo incoraggiai. - E’ molto semplice.

-Un aiutino?

Mi passai una mano tra i capelli. - Sono otto lettere.

Lui aggrottò la fronte e cominciò a ragionare, tutto mentre mi porgeva il caffè. Ad un certo punto, prima che me ne andassi,disse :-Ho la soluzione!

-Sarebbe?-lo guardai con una mano sulla porta, aspettandomi qualche cavolate delle sue. Invece,la sua risposta mi fece sciogliere il cuore.

-Annabeth.

~

Due mesi più tardi, notai che insieme a Percy c’era anche Talia. La cosa mi sorprese un po’,ma non ebbi il tempo di chiedere il motivo della presenza della ragazza che Percy mi interruppe. Era più felice del solito e sembrava sprizzare energia da tutti i pori.

- Sai che giorno è oggi?-domandò.

-Il tuo compleanno?

-No, quello c’è stato ad Agosto- rispose,senza smettere di sorridere. - Oggi è il nostro sesto mesiversario! Ci conosciamo da ben sei mesi, Sapientona!

- Oh…- fu tutto quello che riuscii a dire. Non potevo credere che riuscisse a ricordarsi di una cosa del genere.

-Allora sei pronta?- uscì dal bancone e  si diresse verso di me. Non mi era mai stato così vicino: aveva il profumo del mare. Sentivo ogni particella del mio corpo che mi ordinava di muovermi, ma ero paralizzata.

- Per cosa?

- Oh,Annabeth, devo proprio dirti tutto? Usciamo. Io e te. Tu ed io. Per il nostro mesiversario.

Probabilmente  ero diventata rossa come un peperone. - Percy, devo andare all’università. Tu devi lavorare.

Lui sbuffò. - Non succederà nulla se salti una lezione. Tra l’altro,hai voti altissimi. Che ti interessa se fai un’assenza?

-Ma...

Fece gli occhi dolci.

Abbassai lo sguardo. - Okay.

~

Percy decise di andare al bowling ; lui era un giocatore pessimo, mentre io me la cavavo abbastanza bene. Vinsi con un punteggio di 112 a 78 e, per questo motivo, decise di fare qualcos'altro, in cui si riteneva eccellente: pattinare. In effetti,  era un pattinatore migliore di un giocatore di bowling, ma non era certo da considerarsi eccellente.

Dovevo trattenermi dal ridere,  soprattutto quando cadevamo sul ghiaccio e non riuscivamo a rialzarci.

Una volta usciti, costruimmo un pupazzo di neve.  Percy lo chiamò Olaf e cominciò ad imitare l'omonimo personaggio di Frozen.

- Annabeth, Olaf ama i caldi abbracci e ne vuole uno tuo- disse ad un certo punto.  Appena misi le braccia  intorno al pupazzo di neve, sentii il click della macchina fotografica. Guardai Percy in modo minaccioso, ma lui ebbe la faccia tosta di ridere. A causa dell'eccessivo freddo,  entrammo in un locale e lui ordinò per me caffè corto nero con due zollette di zucchero. Ci veniva spontaneo parlare, come se ci conoscessimo da moltissimi anni.

Alla fine della giornata mi chiese il numero di telefono; ovviamente, glielo diedi, sperando che mi scrivesse il più presto possibile.

~

La mattina successiva, Percy non c'era al lavoro. Sentii un nodo all'altezza dello stomaco; cosa poteva essergli successo? Forse aveva preso una forma di broncopolmonite,  dal momento che il giorno prima avevamo passato molto tempo nella neve?

- Dov'è Percy?- chiesi a Talia. Ironia della sorte, sei mesi fa avevo posto la stessa domanda, ma a una persona diversa.

- Ha preso un giorno di malattia- mi assicurò lei.

Mi rilassai. Stava 'bene' o perlomeno non aveva niente di grave. Giusto?

Talia mi scrutò con sguardo indagatore. Aveva per caso capito che mi piaceva Percy? Mi affrettai a chiarire.

- Cioè, intendevo, che fortuna.  È un ragazzo così irritante e noioso, mi è mancata la tua tranquillità- Odiavo mentire, ma Talia non era stupida. Aveva capito. Mi rivolse un sorriso ed io ricambiai.

- Sempre il solito?- chiese lei.

- Sì, grazie Talia.

Sentii la porta aprirsi e vidi Percy sulla soglia, con indosso un pigiama con i delfini.  Aveva i capelli più disordinati del solito e borse sotto gli occhi. Mi precipitai subito verso di lui.

- Cosa ci fai qui? Dovresti essere a casa a riposare- dissi, mettendo una mano sulla fronte. Scottava.

- Dovevo dirti la battuta del giorno. È routine.

Avevo voglia di abbracciarlo. Nonostante avesse la febbre, era venuto al Café solo per dirmi una delle sue solite freddure.

Era venuto per me.

Lo incitai ad andare avanti con un cenno della mano.

- Cosa fa un chicco di caffè in un treno? L'espresso- disse, ma senza sentimenti. Attribuii questo fatto alla malattia;  non avevo mai visto Percy così demoralizzato. Prima che potessi dire qualsiasi cosa, fece dietrofront ed entrò nel taxi che lo aspettava.

~

La settimana successiva fu la peggiore della mia vita. Percy non si fece vivo ed avevo paura che gli fosse successo qualcosa di serio. Tra l'altro,  ancora non mi aveva mandato un messaggio e non sapevo più cosa pensare.

Chiedevo di lui ogni giorno al Café Half-Blood;  Talia mi disse che aveva chiesto di nuovo il turno serale, nonostante sapesse che io non uscivo dopo le nove e mezza.

Pochi giorni dopo, mi disse che aveva lasciato il lavoro. Appena appresi questa notizia, sentii il cuore spezzarsi in mille parti. Perché lo aveva fatto? Ero sempre più confusa.  I miei sentimenti per lui non facevano che crescere; pensavo a  Percy quando sentivo ragazzi discutere delle differenze tra Star Wars e Star Trek, quando al bar della scuola Piper faceva battute su quanto fosse disgustoso il caffè, quando vedevo il colore blu oppure un pupazzo di neve. Una volta pagai Talia con la carta di credito semplicemente perchè avevo una sola banconota, sulla quale c'era disegnato un cuore e volevo tenerla.

Okay, ero innamorata, ma avevo perso la mia opportunità.  Se solo non fossi stata così orgogliosa e avessi sorriso, almeno per una volta sola...

Lo rividi solo una settimana più tardi, quando mi ero recata al supermercato. Lui fissava una cassa di arance con sguardo corrucciato, come se volesse che diventassero blu. Appena notai quella massa di capelli -nei quali si nascondeva la sua adorata penna, il mio cuore perse un battito e feci cadere una busta piena di avocado, attirando la sua attenzione.

- Annabeth - mormorò.

-Dove eri andato a finire?

-I miei amici sapevano come trovarmi- Questa faceva male.

Mi affrettai a raccogliere la busta. - Perché ti sei licenziato?

- Volevo cambiare lavoro.

-C'è un motivo particolare?-chiesi, convinta che fosse colpa mia. La tensione tra di noi era palpabile.

Scosse la testa, ma non gli credetti, perciò proposi ancora una volta la domanda.

- Senti, Annabeth, mi dispiace se ho rovinato la tua routine, okay? Volevo solamente un impiego migliore - fece per andarsene, ma lo bloccai per un braccio.

- Cosa ti ho fatto?- domandai alla fine.

-Niente.

Qualcosa non quadrava. - E allora perché non mi hai scritto?

- Non volevo farlo se non lo desideravi tu.

- Io volevo che mi scrivessi.

Scosse la testa affranto. - Non dirlo solo per farmi sentire meglio. Lo so che non ti sto simpatico. Ti ho sentito dire a Talia che mi trovi irritante e noioso.  Poi a lei hai sorriso, mentre per quanto riguarda me...

Davvero girava tutto intorno a questo? Era facile da spiegare, almeno. - Percy, le ho detto quelle cose perchè non volevo che sapesse che mi piacevi. Che mi piaci. Non penso che tu sia fastidioso, lo giuro.

- E allora perché non ridevi mai con me?- domandò, ancora triste.

- Dovevo mantenere la mia fama da scontrosa, no?- risposi, ma lui non sorrise.  - Forse perché le tue battute non mi facevano ridere?

Mi guardò con quegli occhi verde mare che mi fecero sentire nuda e colpevole. - Avevo paura che, se lo avessi fatto, avresti smesso con gli scherzi sul caffè.

Percy aggrottò le sopracciglia. -Perché avrei dovuto? Sei così bella quando sorridi.

Arrossii. -Mi sei mancato.

- Quindi ti piaccio?- chiese dopo un lungo silenzio, come se avesse realizzato solamente in quel momento la cosa.

- Sì- ammisi timidamente.  - Altrimenti perché ti avrei dato il mio numero?

Fece quel mezzo sorriso da piantagrane di cui mi ero innamorata negli ultimi sei mesi. -Anche tu mi sei mancata.

Dissi qualcosa di intelligente come 'uuh' prima che mi baciasse.

Potrei blaterare su tante cose:su come mi tenesse stretta a sé, su come le nostre labbra sembrassero essere fatte l'una per l'altra, o sulle farfalle nel mio stomaco che suonavano un pezzo rock degno dei Guns 'n Roses, ma dirò semplicemente che baciare Percy non aveva nulla in comune con il caffè salato.

-Devo dirti una cosa- sussurrò quando ci staccammo. Immaginai che dovesse pronunciare qualcosa di importante e sentimentale, come...

- Ti amo un saccottino- mi disse nell'orecchio.

Questa volta risi così fragorosamente che fummo cacciati dal supermercato.  A me, però, non interessava.





























...e  vissero caffelici e contenti.




Buonsalve gente:) mi scuso per l'immenso ritardo e spero che vi sia piaciuta anche quest'altra storia demenziale. L'idea iniziale era un'altra ma allo stesso tempo era molto impegnativa, richiedeva un sacco di tempo- che io non ho. Volevo postare questa os ieri, ma col fatto che era il mio compleanno e San Valentino, potete immaginare gli impegni che ho avuto.

Un ringraziamento speciale a:

×rebeccaforever, HugMeShailene, Kamala_Jackson, MadreDeiDraghi,Percabeth01,SalmaSparrowMalfoy,Rose_Al_09 (grazie per le bellissime recensioni! ♥);

×a l e x e y, HugMeShailene (x2), katniss potter jackson, MadreDeiDraghi (x2), sara_28, unicorvn, ventu9 (grazie per aver messo la storia tra le preferite! ♥);

×Bibi96, Fantasy25, Sabaku No Konan Inuzuka ( grazie per aver ricordato la storia♥);

×MalandrinaAlways394 (grazie per aver seguito la os♥)

...e a tutti i lettori silenziosi che mi fanno aumentare le visualizzazioni ogni giorno.

Grazie di cuore !

Ora devo chiedervi una cosa: nelle recensioni dell'altra os,  la maggior parte mi ha chiesto di scrivere altre cose su Logan e vi giuro sullo Stige che lo farò, ma ho parecchi impegni. La domanda è: tra le seguenti tracce(↓), quale vi piace di più? (È ovvio che scriverò per prima la più votata, se mi avanza tempo anche le altre)

• Poseidone Ψ incontra Logan;

• Annabeth scopre di essere in stato interessante;

• La nascita di Logan.

Se avete qualche idea scrivetela nelle recensioni o mandatemi un messaggio privato. Sarò felice di leggerle.

Detto questo, notte☆

-partyponies.
ps: avete capito chi è il vicino di Annabeth?


   
 
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