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Autore: evelyn80    16/02/2015    1 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata a varie puntate delle stagioni 9, 10 e 11]
Evelyn possiede una dote straordinaria: è in grado di comunicare con la mente con tutti i mezzi di trasporto e principalmente con le auto. Questa sua capacità non passa certo inosservata e Mike le chiederà di unirsi a lui ed Edd nella loro "missione di recupero" di vecchie auto. Lei accetterà, non senza riserve, e non tarderà ad innamorarsi dello spilungone.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ispirato alla puntata n° 7 dell'undicesima stagione

 

Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, ne offenderle in alcun modo

 

Capitolo sette

 

 

Passarono quasi due settimane prima che Mike tornasse alla carica con una nuova auto, durante le quali Edd ed Eve ebbero modo di consolidare la loro unione: trascorsero la maggior parte del tempo tra le lenzuola stropicciate, spesso abbracciati, ma molto più di frequente avvinghiati in lotte amorose che li lasciavano poi spossati e senza fiato. Quando, quella mattina, il commerciante andò a bussare alla loro porta erano entrambi scarmigliati, vestiti solo della loro pelle.

"Un attimo solo!" urlò la voce squillante della ragazza, che quando gli aprì la porta indossava solo l’accappatoio. Il meccanico aveva solo gli slip indosso. I graffi erano guariti, ma in compenso aveva il viso coperto dalla barba di quindici giorni.

"Non ti avevo mai visto in queste condizioni!" rise il commerciante: "Quindi i fatti sono due: o ad Imogen non piaceva la barba, oppure Evelyn non ti ha mai dato il tempo di fartela."

"La seconda…" rispose lo spilungone, grattandosi distrattamente la guancia ma rispondendo al sorriso malizioso dell’amico.

"Mi dispiace interrompere la vostra luna di miele, ma ho finalmente trovato una nuova auto e non vedo l’ora di partire per andarla a vedere!"

"Nessun problema… anch’io ho bisogno di riprendere il mio lavoro. Dove dovrete andare questa volta?"

"In Florida."

"Cosa?!" esclamò la ragazza, tornando nella piccola cucina dopo essersi lavata, vestita e pettinata: "In Florida?! Un posto un po’ più vicino no?"

"Purtroppo la macchina che voglio acquistare è molto rara: in tutta la Gran Bretagna ce ne sono solo due e sono entrambe decisamente fuori dal nostro budget. La maggior parte è finita in America. Perché? C’è qualche problema?"

"Uno bello grosso! Ho paura di volare!"

"Ma quando siamo andati in Polonia dalla Urraco abbiamo preso l’aereo! Perché non mi hai detto niente, allora?"

"Perché un conto sono due ore in aereo, un altro sono dodici!"

 

 

* * *

 

Tre giorni dopo, Evelyn si ritrovò seduta a bordo di un Boeing della British Airways diretto verso Miami. Con entrambe le mani strette convulsamente intorno ai braccioli del sedile, la testa rigidamente appoggiata allo schienale, tentava di calmarsi facendo profondi respiri.

"Se mi vedrai assente durante il viaggio non ti spaventare" disse a Mike, seduto al suo fianco: "Vorrà dire che non sarò riuscita a resistere all’ansia e mi sarò fatta trasportare via dalla coscienza dell’aereo."

L’uomo annuì ed, infatti, dopo soli pochi minuti dal decollo si accorse che la ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto e la bocca semiaperta, come se fosse completamente ebete. Sperando che nessun altro si accorgesse della strana postura della sua compagna di viaggio si accomodò meglio sul sedile ed aprì una rivista di motori.

Solo dopo l’atterraggio, che avvenne quattordici ore dopo, gli occhi di Evelyn si schiarirono: emise un sospiro rasposo – che fece trasalire il commerciante – e scrollò le spalle per recuperare la mobilità perduta durante il volo.

"Finalmente siamo arrivati…"

"Ah, bentornata nel mondo dei vivi!" la apostrofò Mike, con un tono non troppo scherzoso: "Ad un certo punto ti ho guardato e non ti ho visto respirare: mi è preso un mezzo infarto! Mi sono reso conto che eri viva solo perché quando i tuoi occhi sono stati colpiti da un raggio di sole le tue pupille si sono contratte!"

Lei fece una risatina nervosa:

"Ti avevo detto di non spaventarti. Quando la mia coscienza lascia il mio corpo, in effetti, il respiro diventa leggerissimo, quasi impercettibile. Ma non temere: sono ancora qua, pronta ad andare a vedere l’auto! A proposito: non mi hai ancora detto di quale vettura si tratta!"

"E’ un Amphicar. E’ l’auto preferita di Edd: sogna di averne una fin da bambino. Volevo fargli una sorpresa!"

"Molto carino da parte tua… ma torno a chiedermi: è mai possibile che non ce ne fosse una più vicina?"

"Come ti ho già detto prima della partenza, è una macchina estremamente rara: ne hanno fatte meno di quattromila esemplari! Figurati che io, in tutta la mia vita, penso di averne vista solo una dal vivo!"

"Solo una? Allora vorresti dirmi che io sono stata così fortunata? Mi sono imbattuta in un loro raduno, e per puro caso."

La notizia lasciò di stucco l’uomo:

"Hai visto… un raduno di Amphicar?!"

"Si, qualche anno fa."

"E quante erano?"

"Una decina, forse quindici… tutte tedesche, se non ricordo male. E’ stato divertente: prima erano tutte parcheggiate in fila sotto agli alberi e poi, un attimo dopo, via tutte in acqua una dietro l’altra! Un vero spettacolo! Ma ricordo di non aver fatto molta conversazione con loro, perché parlavano tutte in tedesco."

Mentre chiacchieravano i due erano scesi dall’aereo ed erano entrati nel deposito bagagli. Mike si mise a saltellare sul posto per l’eccitazione, attirando su di se gli sguardi degli altri viaggiatori:

"Hai visto quindici Amphicar?! Mia cara, sei stata più che fortunata! Quanto avrei voluto esserci anch’io!"

"Mike, per favore, smetti di saltellare o chiameranno la polizia" Evelyn si guardò intorno, preoccupata dagli sguardi obliqui che si stavano tirando addosso ed il commerciante riprese il suo contegno, recuperando il suo tipico aplomb inglese.

L’auto si trovava ad un’ora di strada: all’arrivo trovarono ad attenderli un simpatico concessionario di Amphicar, che ne vendeva una per conto di un suo cliente. Come ormai d’abitudine, mentre il commerciante si informava a voce sulle condizioni della vettura, Evelyn si mise in ginocchio davanti al suo cofano e la salutò:

"Ciao, io sono Evelyn, piacere di conoscerti! Posso sapere il tuo nome?"

"Ja! Il mio nome è Kornelia!" rispose l’auto allegramente, con uno spiccatissimo accento tedesco per nulla mitigato dalla lunga permanenza negli Stati Uniti: "Foi folere me komprare?"

"Si, l’intenzione è quella. Siamo venuti fin qui dall’Inghilterra, per vederti!"

"Inkhilterra? Io sperafo di tornare in mia Germania."

"Chissà, forse un domani potrà anche essere, ma per il momento, se ti compreremo noi, dovrai accontentarti della Gran Bretagna."

"Pazienza… komunque sarò più ficina che non qvi in Stati Uniti!"

"Posso sondarti? Abbiamo bisogno di sapere se hai dei problemi, e se sì quali."

"Ja! Akkomodati!"

Evelyn posò le mani sul cofano rosso ciliegia e lasciò che la coscienza dell’Amphicar invadesse la sua: fu sommersa da immagini di ogni tipo, ricordi di anni passati mischiati a più recenti avvenimenti. Dovette letteralmente farsi largo tra le visioni per riuscire ad arrivare in profondità. Il motore era messo bene e non aveva grossi problemi; i veri guai li stava passando la carrozzeria, specialmente il fondo del telaio e la parte posteriore. Il pianale era pieno di buchi tappati alla bell’e meglio da dei rattoppi in fibra di vetro e la parte sinistra dell’auto era appesantita da strati e strati di stucco, che stava di nuovo gonfiandosi di bolle.

"Sei ancora in grado di galleggiare con tutti quei buchi e quel peso in più?"

"Ja, anche se poi mi riempio d’acqva e defono tenermi al sole tre ciorni per asciugare."

"Non credo che Edd sarà molto contento di questo…"

"Khi è Edd?"

"E’ il miglior meccanico di tutta la Gran Bretagna! Se ti compriamo ti porteremo da lui e da quel che ho visto, credo che dovrà tribolare un po’ per farti tornare come nuova… ma non preoccuparti: lui è un appassionato di Amphicar e troverà il modo di farti tornare a splendere!"

Mike era già pronto per il giro di prova: Eve salì al suo fianco e l’uomo mise in moto, con un sorriso a trentadue denti:

"E’ la prima volta che guido una di queste! E’ incredibile! Non vedo l’ora di metterla in acqua!"

"Prima che tu lo faccia, devi sapere che quest’auto ha la carrozzeria messa molto male: il fondo è pieno di buchi. Preparati a farti asciugare le scarpe."

L’uomo si rabbuiò, ma solo per un istante:

"E’ un bel problema… ma non voglio certo demoralizzarmi per questo! Voglio andare in acqua!" ed enfatizzò le ultime parole mettendosi a saltellare sul sedile.

Per entrambi fu l’esperienza più strana che avessero mai vissuto. Mike esternò le sue emozioni mettendosi a ridere come un matto, scuotendo la testa per l’incredulità e schiamazzando a gran voce:

"Eccoci in mare aperto, capitano!" esclamò, facendo il saluto militare e sventolando la mano in direzione di un motoscafo fermo poco distante. Evelyn invece fu più discreta, limitandosi a commentare con la mente a solo beneficio della vettura:

"E’ fantastico! Assolutamente incredibile! Non avrei mai pensato di provare una cosa del genere: avevo già visto altre Amphicar, ma non avevo mai provato l’ebbrezza del passare dalla terraferma all’acqua! E’ una sensazione stranissima ma molto, molto piacevole!"

"Sono kontenta che ti piaccia! Spero proprio che mi komprerete!"

"A giudicare dalla faccia di Mike, credo proprio di si."

Una volta di nuovo all’asciutto la pompa di sentina continuò per un bel po’ a buttare fuori l’acqua che si era accumulata all’interno. La moquette era completamente fradicia e così anche le espadrillas di Mike, ma niente avrebbe potuto intaccare la felicità dell’uomo:

"Non mi importa nulla dei problemi di questa macchina! La adoro e la compro!" e, fedele alle sue parole, una volta tornato dal concessionario chiuse subito l’affare, senza nemmeno trattare sul prezzo.

 

* * *

 

Il trasporto dell’Amphicar richiese una decina di giorni. Una volta giunta al porto di Southampton Mike ed Evelyn andarono a prenderla.

"Benvenuta in Inghilterra, Kornelia!"

"Krazie cara! Sono molto kontenta che qvesto viaggio sia finito! Qvel kontainer cominciafa a starmi un po’ stretto!"

Non appena Edd la vide, i suoi occhi si illuminarono. Evelyn li aveva sempre trovati bellissimi, di un marrone scuro talmente intenso da sembrare quasi liquido, ma in quel momento diventarono persino più belli. Il suo sorriso si allargò mentre pronunciava il nome dell’auto:

"Un’Amphicar…"

"Si, ho pensato di farti una sorpresa" gongolò il suo socio ed il meccanico, trattenendo a stento le lacrime, lo abbracciò.

"Te lo meriti, figliolo. Ma, come ben sai, le auto che ti porto io di solito non sono proprio perfette."

"No, infatti" concordò l’altro, cominciando a girare intorno alla vettura ed indicando le bolle sulla superficie rossa: "Qui c’è di sicuro qualcosa che non va."

Evelyn gli elencò il risultato del suo esame e ad ogni voce della lista il meccanico incassò sempre più la testa nelle spalle:

"Credo che mi aspetterà un lavoro titanico… bè, mettiamoci all'opera."

La prima cosa da fare era eliminare tutti i vecchi rattoppi: furono tolti tutti gli interni, poi Edd cominciò a sbucciare letteralmente l’auto, che era per buona parte ricoperta da pezzi di fibra di vetro ormai quasi del tutto staccati dall’acciaio del pianale. Fu un lavoro improbo, ma alla fine, dopo due giorni, riuscì a rattoppare tutti i buchi, tagliando e saldando nuovo metallo al vecchio telaio.

Il secondo problema da affrontare fu la rimozione della vernice: temendo che la sabbiatura fosse un processo troppo aggressivo per la carrozzeria già duramente provata, lo spilungone decise di provare una nuova tecnica di sverniciatura, utilizzando la soda ad alta pressione:

"La riporterò al nudo metallo" annunciò quella mattina ad Evelyn: "Così potrò vedere l’entità effettiva dei danni strutturali."

"Credi di essere in grado di sopportare un trattamento del genere?" chiese la ragazza all’Amphicar, che li ascoltava con interesse dall’alto del ponte sollevatore.

"Ja! Io sono una Tedeska! Posso affrontare tutto!"

"Vada per la soda allora!" confermò Eve.

Il processo fu molto più lungo di quello che entrambi si aspettavano: la parte posteriore dell’auto pareva quasi un fossile, con strati su strati di stucco alternato a vernice. Da uno spessore di un millimetro nella parte superiore si arrivava addirittura a più di un centimetro in quella inferiore. Tutto bardato con una tuta quasi spaziale, Edd lavorò tutto il giorno sulla carrozzeria osservato da Evelyn, che non riusciva a togliersi il sorriso dalle labbra perché sentiva la Amphicar che se la rideva come una matta:

"Ah ah ah! Mi stai facendo il solletiko! Ah ah ah!"

Alla fine del lavoro, la vettura non sembrava nemmeno più la stessa: ogni traccia del colore rosso era completamente sparita, lasciando il posto al puro metallo lucido della scocca.

"Mi sento molto più leccera!"

"Lo credo! Ti ha tolto non so quanti chili di stucco!"

Adesso il problema al pannello posteriore era ben visibile: era stato già riparato in precedenza applicando della schiuma espansa tra le due parti superiore ed inferiore e quel materiale tratteneva l’acqua facendo poi arrugginire l’acciaio.

"Devo togliere tutta questa parte…" gemette Edd grattandosi la testa, cominciando a prendere le misure per tagliare altro metallo da una lastra di acciaio lucido. Fu costretto a ribattere a mano i bordi, piegando il pannello con una piegatrice e poi a saldare il tutto; ma alla fine, quando l’auto fu pronta per andare di nuovo in verniciatura, la riparazione non si notava affatto.

Per la prima volta i due soci non furono costretti a litigare per scegliere il colore: Mike chiese provocatoriamente al meccanico se avesse preferito cambiare, ma lui disse di no:

"Se vogliamo saltellare sull’acqua dobbiamo essere ben visibili: resta rossa, non discuto!"

 

* * *

 

Di ritorno dalla verniciatura, l’Amphicar dovette subire altre modifiche per essere resa a norma di sicurezza:

"Le leggi britanniche odierne sono molto diverse rispetto a quelle tedesche di cinquant’anni fa" spiegò Edd alla ragazza, che si era offerta di aiutarlo: "Per poter navigare dovrà passare un test molto severo, per essere omologata ad entrare nelle acque pubbliche. Per poterlo superare, però, tutto dovrà essere perfetto!"

"Io non ho studiato! Kosa mi domanderanno: nomi dei fiumi?"

"Non credo che si tratti di domande, Kornelia."

Furono costretti ad installare nuovi tubi per la benzina, a modificare il serbatoio e ad installare altri svariati dispositivi di sicurezza, prima di sottoporre la vettura al test di omologazione. L’esaminatore era un uomo di una sessantina d’anni, con corti capelli bianchi come la neve e lo sguardo spiritato come un pazzo, che fece quasi paura alla ragazza:

"Non mi piace la sua faccia… sembra matto da legare!" sussurrò ad Edd, mentre entrambi osservavano l’uomo esaminare l’auto. Il meccanico scoppiò a ridere:

"No, stai tranquilla, lo conosco! E’ una brava persona."

"Credevi di conoscere anche Paul…"

Al sentir pronunciare quel nome lo spilungone si rabbuiò:

"E’ vero… però non devi dimenticare di averlo provocato."

Evelyn saltò su:

"Vorresti dirmi che se sono stata quasi violentata è stata solo colpa mia?!"

L’esaminatore si voltò dalla loro parte a fissarli con il suo sguardo da maniaco ed Edward trascinò la ragazza fuori dall’officina:

"Non volevo dire questo. Ma devi ammettere che, se tu non avessi tentato di farmi ingelosire facendo la stupida con lui, forse Paul non ti avrebbe aggredito."

"Se tu mi avessi detto subito che mi amavi, io non avrei provato a farti ingelosire!"

La discussione si stava accalorando ed Evelyn provò l’impulso di allontanarsi. La voce aspra di Kornelia, che aveva seguito attentamente la loro diatriba, la bloccò:

"Mia kara, non essere kattifa con lui per i tuoi errori passati. Leggo nella tua mente khe lui ha racione, e tu lo sai."

"Si, Kornelia, hai ragione…" "Scusami Edd…" disse ad alta voce: "Non avrei dovuto tirare in ballo Paul. Quello che è successo è stata tutta colpa mia, mi dispiace."

Lo spilungone la strinse teneramente tra le braccia e la baciò dolcemente sulle labbra, passandole una mano tra i capelli.

Furono interrotti dall’esaminatore che si stava schiarendo rumorosamente la voce:

"E’ tutto a posto, Edward. La macchina ha passato il test. Ecco l’omologazione per la navigazione in acque pubbliche."

Il giovane uomo trattenne a stento la gioia: prese il foglio di carta quasi con deferenza e solo quando l’altro se ne fu andato si concesse di esultare, prendendo Evelyn tra le braccia e facendola roteare.

"E vai! E’ andato tutto bene! Ora possiamo chiamare Mike e poi andare a metterla in acqua!"

Il commerciante arrivò pochi minuti dopo la chiamata del meccanico, si complimentò con il socio ed insieme programmarono di andare a fare una gita sul Tamigi il giorno dopo.

 

* * *

 

Quando Evelyn vide uscire Edd dalla camera da letto scoppiò a ridere: non aveva mai visto un completo più ridicolo del suo. Indossava una giacca nera dal taglio all’antica, sopra ad una camicia bianca a righe grigie e rosa e ad un paio di pantaloni beige. Ai piedi portava un paio di mocassini lunghissimi, di una tonalità appena più chiara, ed al collo aveva un foulard rosso a fiorellini grigi. Completava il tutto un cappello di paglia a tesa stretta fasciato di nero. Ma forse la cosa più ridicola era il giubbino di salvataggio blu che aveva agganciato sopra a tutto il resto e che pareva andargli un po’ stretto.

"Cosa c’è da ridere?" le chiese lui, visibilmente risentito.

"Ma come ti sei conciato? Con quella paglietta sembri un gondoliere! Guarda che andiamo a Londra, non a Venezia."

Lui le rispose con una smorfia, porgendole poi un giubbotto identico al suo.

"Cosa dovrei farci, con quello?"

"Indossarlo, mi sembra ovvio!"

"Devo mettermi il giubbotto di salvataggio in macchina?!"

"Con la macchina andremo in acqua e le regole dicono che bisogna indossare dispositivi di sicurezza! Quindi, se vuoi venire in gita con noi, dovrai metterlo; altrimenti puoi rimanere qui."

Evelyn sbuffò ma prese il giubbino, senza però indossarlo.

Mike li aspettava con l’Amphicar già sulle rive del Tamigi. Il suo completo era molto più sobrio: un maglione bianco sporco sopra ad un paio di pantaloni scuri; ma anche lui indossava il giubbotto di salvataggio. La povera macchina invece era stata bardata con una serie completa di parabordi bianchi, con tanto di fune che le passava al centro del cofano e non appena vide la ragazza cominciò a lamentarsi:

"Hai fisto kome mi hanno konciato? Sempro un motoskafo, non una fettura! Mi sento molto ridikola!"

"Non lamentarti Kornelia: hai visto come si è vestito Edd?"

"Ja, ma lui ha scelto di festirsi kosì, mentre io no!"

Anche il commerciante aveva già notato l’abbigliamento dell’amico:

"Edd! Sembri uscito direttamente da "Ritorno a Brideshead"! Hai perfino il cappello di paglia! Allora, siamo pronti per prendere un po’ d’aria fresca?"

"Certamente! Ma prima dobbiamo battezzarla!" e lo spilungone tirò fuori una bottiglia di champagne – accompagnata da tre flûte – che poi agitò e stappò spruzzando il cofano dell’Amphicar, che si lamentò ulteriormente:

"Champagne francese, bleah! Io preferisko la birra!"

"La chiamerò "Nave del buon profitto"!" decretò il commerciante con soddisfazione e quella volta non fu solo l’auto a storcere il naso:

"Che nome orribile! E’ un brav’uomo, ma pensa sempre e solamente ai soldi… Alla tua salute Kornelia!" ed alzando il bicchiere che Edd le aveva appena riempito Evelyn bevve un sorso, gettando poi il resto sul cofano dell’Amphicar, subito imitata anche dai due uomini.

Finalmente pronti per salpare i tre salirono a bordo, Edd alla guida. Prima di mettere in moto porse un cappello al socio:

"Ecco a te, marinaio!" disse, per poi scoppiare subito a ridere. Mike fece un sorriso sghembo, alzando un po’ le spalle. La ragazza si sistemò comodamente sul divanetto posteriore: aveva dovuto indossare anche lei il giubbotto, ma nonostante si sentisse oltremodo ridicola cercò di godersi la gita. Il sole le riscaldava la faccia ed il vento fresco le accarezzava i capelli. Appoggiò i gomiti agli schienali dei sedili davanti e rimase ad ascoltare, con il mento posato sulle mani intrecciate, i due uomini che parlavano di quanto fosse strano guidare un’auto in acqua. Non era la prima volta per il meccanico, l’aveva già fatto in precedenza, ma era comunque un’esperienza sempre unica.

Ben presto arrivarono in vista del Castello di Windsor, che rimaneva alla loro destra. Si ritrovarono in mezzo ad uno stormo di cigni: Edd cominciò a suonare allegramente il clacson, mentre Mike tentava di scacciarli con le mani:

"Beep beep! Spostati, panzone!" gridò il commerciante sbellicandosi dalle risate, imitato dal socio.

"Panzone a chi? Ma si è visto?" commentò Evelyn a solo beneficio dell’auto – che ridacchiò – prima di aggiungere ad alta voce:

"Attenzione gente! I cigni sono di proprietà della Regina. Cercate di non fare arrabbiare Sua Maestà."

Gli altri due risero ancora ma di colpo l’atmosfera, da allegra e giocosa, divenne cupa e la gita si trasformò in un incubo. All’improvviso l’Amphicar perse potenza, il motore girò a vuoto scoppiettando quasi come quello di un vero motoscafo e poi si spense. Il volto ilare di Edd divenne subito serio e preoccupato:

"Non mi piace…" mormorò, smanettando con leve e pulsanti ma senza alcun risultato: la vettura continuava ad andare inesorabilmente alla deriva, trascinata dalla corrente del fiume.

Mike non si perse d’animo: prese il walkie talkie e lanciò l’SOS:

"Perdiamo potenza, andiamo alla deriva" disse semplicemente.

"Si sente l’odore dell’olio del cambio…" mormorò ancora il meccanico, guardandosi alle spalle con aria perduta, prima di cominciare a sbracciarsi in direzione di una motovedetta della polizia che stava passando proprio in quel momento, imitato dal suo socio. Evelyn si appoggiò di nuovo con la schiena al divanetto e subito sondò la vettura alla ricerca del problema.

"E’ il cuscinetto dell’albero di trasmissione" annunciò ai suoi compagni, che si voltarono a guardarla – come sempre quando utilizzava i suoi poteri – con soggezione.

"Ne sei sicura?"

"Si, ne sono sicurissima! L’ho appena visto, è in mille pezzi."

Il meccanico sospirò:

"Altro lavoro che mi aspetta…"

Furono rimorchiati dalla polizia e trasportati di nuovo all’asciutto, dove Edd fu costretto ad andare all’officina a prendere il carrello per riportare l’Amphicar alla base.

 

* * *

 

Una settimana dopo Edward uscì soddisfatto dal garage con la vettura, il cuscinetto rotto accuratamente riposto in un sacchettino di plastica trasparente.

"Ecco il pezzo incriminato!" esclamò dando la bustina a Mike, che era appena arrivato in cerca di notizie.

"Un affarino così piccolo ha creato un problema così grande?" il commerciante era quasi incredulo mentre osservava attentamente i minuscoli rulli sparsi nel sacchetto.

"Già! Comunque ora è tutto risolto! Niente più perdite di potenza! O almeno spero…" aggiunse a bassa voce. "Pensavo di fare un altro test di guida: vuoi venire anche tu?"

"No, grazie: il primo mi è bastato ed avanzato. Preferisco mettermi alla ricerca di una nuova auto da restaurare."

"Come vuoi, ma io ed Evelyn andiamo, se non ti dispiace."

"Oh no, fate pure! Divertitevi! E non strapazzarmelo troppo, cara…" aggiunse all’orecchio della ragazza che era appena uscita dall’officina e che si mise a ridere:

"Ci proverò, ma non ti garantisco nulla" gli rispose sottovoce e Mike gli strizzò l’occhio, complice.

Questa volta lo spilungone optò per un punto meno affollato del Tamigi, in una zona in aperta campagna. L’auto non dette nessun problema e i due si divertirono molto a navigare sul fiume; in special modo Evelyn, perché oltre alle battute di Edd, che era particolarmente di buon umore quel giorno, sentiva anche Kornelia cantare una goliardica canzone tedesca, che aveva sentito a volte anche durante diverse "Feste della Birra" in Italia.

"Ein prosit, ein prosit…" cantava con la sua voce roca, quasi assordando la ragazza, che non poteva nemmeno far nulla per non sentirla: purtroppo per lei, le "orecchie della mente", come era solita chiamarle, non si potevano tappare.

All’ora di pranzo Edd decise di uscire di nuovo dall’acqua, fermandosi sulla sponda per mangiare. I due avevano preparato panini e tè caldo e mangiarono di gusto all’ombra di un salice piangente, i cui rami che spiovevano fino sull’acqua sembravano quasi isolarli dal resto del mondo.

Il tepore dell’aria e l’atmosfera quasi surreale al di sotto dell’albero, creata dalla luce del sole che filtrava tra le foglie, furono galeotti. Ben presto Edd ed Eve si ritrovarono nudi, stesi l’una tra le braccia dell’altro, a fare l’amore, protetti da sguardi indiscreti dalla tenda arborea sopra le loro teste. Edd era un uomo gentile e passionale al tempo stesso e tra le sue braccia Evelyn si sentiva quasi rinascere. Non aveva avuto molti uomini nella sua vita e tutti si erano dileguati dopo poco tempo, spesso spaventati dalle sue stranissime capacità, ma anche perché lei non riusciva a rispondere con altrettanta passione alle loro attenzioni. Forse perché non si era mai innamorata veramente di loro: fino a pochi mesi prima aveva amato solo e soltanto le auto. Con Edward era stato tutto diverso, fin dall’inizio; forse perché anche lui amava le macchine quasi quanto lei – o forse semplicemente perché era così che doveva andare – era letteralmente impazzita per quell’uomo e di conseguenza, era finalmente riuscita a sbloccarsi ed a lasciarsi travolgere dai sensi come mai prima di allora era riuscita a fare.

Sulla strada del ritorno, osservando il volto calmo e rilassato dell’uomo al suo fianco, un lieve sorriso che aleggiava sulle sue labbra morbide e sensuali, la ragazza pensò che, per la prima volta nella vita, stava trovando un vero equilibrio e che forse avrebbe anche potuto cominciare a chiamare "casa" quell’angolo di Inghilterra.

 

* * *

 

Era giunto il momento di vendere l’Amphicar: Mike fu molto sorpreso quando Evelyn gli chiese di aspettare qualche giorno prima di mettere l’annuncio su Internet.

"Vedi… so che Edd va letteralmente pazzo per quell’auto ed io vorrei tanto regalargliela. Però al momento non ho molti soldi a disposizione: per dirla in parole povere, sono al verde! Ma in Italia ho delle proprietà che tanto non utilizzo, visto che sono sempre in giro per il mondo: potrei venderle e racimolare i contanti."

"Saresti disposta a vendere le tue cose in Italia per comprare un’auto a Edd?! Quel ragazzo ti ha proprio fatto perdere la testa, eh?"

La ragazza arrossì e chinò la testa in segno di assenso, ma la rialzò subito di scatto nel sentire le parole del commerciante:

"Credo che non sia necessario che tu venda le tue proprietà. In fondo, tu adesso stai lavorando per me, ma io non ti ho ancora mai dato il becco di un quattrino."

"Lo sai che io non mi faccio pagare per…" cominciò lei, ma l’uomo la bloccò con un gesto della mano, continuando la sua frase come se non fosse stato nemmeno interrotto:

"Quindi credo che adesso sia venuto il momento di pagarti per tutte le tue consulenze e credo che l’Amphicar sia una ricompensa adeguata!"

"Non posso accettare…"

"Oh, si che puoi! Vieni, firmiamo le carte, così diventerai ufficialmente la sua proprietaria."

"Non mi piace quella parola, ma è così che si dice…" si interruppe per un attimo, prima di buttare le braccia al collo del commerciante:

"Grazie, Mike. Sei un amico!"

Lui le dette due lievi pacche sulla spalla, imbarazzato, poi Eve corse dall’auto, posteggiata fuori dall’officina:

"Kornelia? Ho una notizia da darti! Spero che ti piaccia!"

"A ciudikare dalla tua faccia defe essere una buona notizia!"

"Bè, si, per me lo è! Sono appena entrata in tuo possesso! Spero ti faccia piacere rimanere qui! Certo, non è la tua amata Germania, ma…"

"Sono kontentissima, mia kara! Hai racione, non è kome mia Germania, ma mi adatterò!"

La ragazza le abbracciò il tetto e di slancio le diede un bacio, prima di saltare a bordo e portarla al cottage, impaziente di fare la sua sorpresa a Edd.

Il meccanico la guardò inarcando le sopracciglia, con sguardo curiosamente interrogativo, quando la vide arrivare alla guida dell’Amphicar ed i suoi occhi si sgranarono quando la ragazza gli disse che Mike le aveva lasciato la vettura come pagamento per il suo lavoro.

"Mi vorresti dire che l’Amphicar è tua?"

"No, Edd, non mia: nostra! So che ti piace da impazzire, e… ho pensato di chiedere a Mike di vendermela per regalartela. Ma siccome non ho soldi con me lui me l’ha lasciata come remunerazione. Quindi si può dire che te l’ha regalata lui!"

"Mike che rinuncia ad un profitto per fare una buona azione?! Non è da lui! Vedrai che ci chiederà molto di più, in cambio. Lui quello che da con una mano con l’altra lo toglie… Comunque sia, ti ringrazio infinitamente."

"Ti amo, Edd" mormorò lei, stringendosi a lui ed alzando il viso a cercare le sue labbra.

"Anch’io ti amo, Eve" rispose il meccanico, dandole un bacio.



Spazio autrice:
Buona settimana a tutti! Eccovi il nuovo capitolo della mia insulsa storia. Una piccola precisazione, se non si fosse capito: l'italiano particolarmente strano che parla l'Amphicar vuole essere un'imitazione goliardica dell'accento che hanno i tedeschi quando parlano la nostra lingua. Ringrazio la mia carissima "Lapoetastra" che si è presa la briga di lasciarmi qualche commentino! C'è qualcun altro ben disposto a lasciarmi un suo parere? Please?
Bacioni a tutti!
Evelyn

  
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