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Autore: MollySanden    16/02/2015    1 recensioni
Harry Styles è il ragazzo più popolare della scuola, tipico donnaiolo, bello e a volte anche stupido.
Jade Thirlwall è invece considerata strana, nerd e antisociale.
Sarebbero due ingredienti perfetti, come se si mescolassero sale e zucchero, oppure si scontrassero un tornado d'acqua e un vulcano in eruzione. Impossibile, questa è la conclusione.
Cosa accadrebbe se i due andassero a vivere insieme?
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
Ero sconcertata, rilessi la lettera più volte ma le parole della carta non cambiarono. Pregai che fosse tutto frutto della mia immaginazione, incrociai le dita e sperai che il proprietario si fosse sbagliato.
Come era potuto succedere? Tutto questo mi devastava. L'appartamento in cui vivevamo non era grande e la maggior parte della mobilia ci era stata gentilmente fornita dai proprietari dell'edificio. Io e mia madre non avevamo nulla. Avrei potuto reagire diversamente, sapendo a tutto quello in cui andavamo incontro?
Entrai nell'appartamento per vedere se mia madre fosse tornata da lavoro, dovevo parlare con lei. In cucina non c'era, neanche in salotto, raggiunsi la porta del bagno e bussai, ma nessuna risposta. Andai perfino in camera e velocemente guardai in ogni stanza, ma l'unica traccia di mia madre erano le chiavi lasciate alla porta d'ingresso. Le aveva dimenticate.
Mi trovavo nella mia camera, seduta sulla sedia girevole. Allungai le braccia sulla scrivania e decisi di studiare, mi avrebbe aiutato a distrarmi.
Onestamente non faticavo molto a studiare, ero come un topo da biblioteca: mi piaceva imparare velocemente ogni cosa e superare i compiti e le interrogazioni con facilità. Avrei voluto continuare i miei studi ad una università di prestigio, anche se dubitavo che con i pochi soldi che avevamo potevo permettermelo.
L'appartamento rimase silenzioso fino alle otto di sera, avevo finito di studiare e mi ero concessa una pausa nel pomeriggio mangiando un toast.
Suonò il campanello e mi alzai dalla sedia e attraversai veloce il piccolo corridoio che portava in salone, aprii la porta e feci entrare mia madre.
« Ciao, mamma. » la salutai sorridente. Mi si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia.
« Ciao, Poopey! » ricambiò il saluto chiamandomi con il soprannome che lei stessa mi aveva dato.
Attraversò la stanza e tolse le scarpe a spillo andandosi a sedere sulla poltrona con i tacchi in mano. Chiusi la porta e andai in cucina per prendere qualcosa da bere, optai per una Coca.
« Uh, sono stanchissima. - sfuggì dalle sue labbra, massaggiandosi il collo. Le passai la lattina. - Grazie Poopey, non so cosa farei senza di te. »
« Prego. - misi le mani nelle tasche. - A proposito, hai ricevuto una lettera. »
« Si? Me la puoi portare? » mi chiese, dando un altro sorso alla lattina. Annuii e andai a prendere la lettera che avevo messo nel cassetto della scrivania.
« Tesoro, grazie. » sorrise e prese la lettera.
Ero in piedi davanti a lei, aprì la lettera e iniziò a leggere. Aspettai una sua reazione: di stupore, oppure un'espressione di disgusto.
Invece, terminò di leggere e poi piegò la lettera improvvisamente e la ripose nella busta, tranquilla diede un altro sorso alla sua bevanda.
Che cosa? Davvero non voleva dirmi nulla sulla rata?
« Mamma! » la chiamai con un tono un po' adirato.
« Si? » chiese innocentemente, continuando a bere la Coca Cola.
« Siamo state sfrattate! » dissi sconvolta. Non riuscendo a credere che mia madre si comportava in quel modo.
Rimase in silenzio per pochi minuti mentre io aspettavo la risposta.
« Si, Jade. -sospirò - Dobbiamo andare via. » sorrise angosciata.
Strinsi i denti e serrai la mascella. La guardai e respirai a fondo. Ero rabbiosa.
Non poteva essere vero, come poteva reagire così? Saremmo state buttate fuori dall'appartamento e lei continuava a bere la sua Coca? Forse non aveva capito.
« Andare via? » chiesi tra i denti, arrabbiata.
« Si. »
Morsi la lingua, avrei perso la pazienza a momenti.
« Non abbiamo i soldi per comprare un'altra casa. »
« Tranquilla Poopey, farò una chiamata e tutto si sistemerà. » disse sorridente.
« Come? - le domandai - Mamma, non riusciamo a pagare l'affitto come faremo a permetterci un'altra casa? » era di fonte a me, calma. Sorrise nel vedermi così preoccupata.
« Poopey, tranquilla. Devo chiamare una persona e vedrai che le cose si risolveranno. Prepara la valigia, domani dobbiamo andarcene.» mi lasciai andare in un sospiro e rassegnata abbassai le spalle. Non avrei potuto fare molto.
Dovevo ammettere che mia madre attraverso la tranquillità era riuscita a gestire la maggior parte delle cose della sua vita, in meglio.
Essere alterati, dopotutto, non serviva a nulla.
Andai nella mia stanza e aprii l'armadio a muro che si trovava ai piedi del letto. I miei vestiti erano simili tra loro: maglioni, camicie che mi andavano un po' grandi, pantaloni, jeans, un paio di scarpe che erano un'imitazione delle Vans, una giacca grigia che mia madre mi aveva comprato per il compleanno con una lettera P, che stava per Poopey, incisa sul lato destro della parte anteriore.
Scelsi i vestiti per il giorno seguente e misi gli altri nella piccola valigia verde che avevo sotto il letto. I libri e i quaderni li misi nello zaino.
Indossai il pigiama e mi addormentai.
Pochi minuti più tardi sentii mia madre entrare nella stanza, buia, e avvicinarsi. Mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò la buona notte.
La mattina seguente mia madre mi svegliò presto e a differenza degli altri giorni, avevo trascorso la notte in bianco.
Erano le sette e trenta del mattino, feci la doccia e avvolsi il mio corpo nell'asciugamano.
Indossai un sottile maglione a scollo a V, dei pantaloni grigi e le finte Vans.
« Sei pronta, tesoro? » mi chiese mia madre, entrando improvvisamente nella mia stanza senza chiedere il permesso.
Era così diversa da me. Indossava una gonna aderente e una camicetta bianca. Aveva un corpo invidiabile.
« Si. » dissi, prendendo lo zaino e la valigia.
Sorrise, contagiandomi e chiamò un taxi. Quando uscimmo dall'appartamento e il taxi arrivò, lasciammo le valigie nel cofano per poi prendere posto dietro. Il tassista era gentile.
Diede le indicazioni e io esitai nell'udirle. « Dove andiamo? »
« Andiamo a casa di una mia amica. Ci conosciamo al tempo della scuola e ci siamo sempre tenute in contatto. Quando l'ho chiamata mi ha detto che non c'era nessun problema nello stare un po' da lei. C'è dell'altro però! » mi ordinò una ciocca ribelle dei miei capelli dietro l'orecchio.
« Cosa? » domandai curiosa.
« Ha un figlio. » disse, facendo una smorfia e aspettandosi una reazione da parte mia.
Sollevai le sopracciglia e aspettai che mi dicesse dell'altro.
« E? » chiesi, dato che non capivo.
« Ha un figlio. » ripeté.
« Ho capito, mamma. È così strano per una coppia avere un bambino? » chiesi.
« Non so se capisci, tesoro, ma loro....hanno...un...figlio. » ripeté, questa volta più lentamente.
Il conducente cercò di reprimere una risata e io continuavo a non capire. A quanto pareva, l'unico che aveva compreso cosa mia madre volesse dire era l'autista. Mi chiesi realmente che problema potesse esserci sul fatto che l'amica di mia madre avesse un figlio.
« Quindi? » dissi sorridendo.
Mia madre sospirò rassegnata, evidentemente per lei comprendere cosa volesse dire era qualcosa di ovvio.
« Siete a destinazione! » disse l'autista.
Mamma pagò e scendemmo dal veicolo. Raggiungemmo il portone della grande casa e mia madre suonò il campanello.

 
 

 





Dovevo ammettere che mia madre attraverso la tranquillità
era riuscita a gestire la maggior parte delle cose della sua vita, in meglio.
Essere alterati, dopotutto, non serviva a nulla.
 
 
 
Hola!

Salve, hola e ciao.
Jade e sua madre si sono trasferite e presto sapremo chi sarà questo “misterioso” figlio della coppia.
Anche se non ho ricevuto nessuna recensione, io continuerò a pubblicare la storia, sperando che un giorno qualcuno possa accorgersi della mia storia.

 
 
  
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