§*°UNA
VENDETTA BEN CONGENIATA°*§
Per raggiungere la vera felicità si deve
sempre soffrire
Cap. 15
“Ash!” disse Misty togliendo la mano da quella intrecciata
di Drew e correndo dal ragazzo dai capelli corvini che rimane sorpreso dalla felicità
della ragazza che gli aveva letteralmente gettato le braccia al collo non
appena l’aveva visto.
“Stai bene?” chiese ancora titubante, mentre lo sguardo
andava a Drew, il quale si avvicinò a Vera con cautela, quasi avesse il brutto
presentimento che sapesse ciò che era avvenuto fra lui e Misty.
“Ora si!” rispose lei raggiante, sorridendo per la prima
volta davvero, senza più le ombre che avevano offuscato il suo bellissimo viso
per tutto quel tempo.
“Per fortuna, quando abbiamo visto quel video…” Dawn si
morse la lingua per aver parlato troppo, Misty e Drew la guardarono confusi,
non riuscendo a capire cosa volesse dire.
“Di che video stai parlando?” chiese Drew accigliato.
“Ecco…veramente…” Dawn lasciava correre lo sguardo da Drew
ad Ash, il quale la guardava con un misto di severità e inconscia rabbia.
“Il video di te e Misty” rispose fredda Vera al posto della
ragazzina.
Ash fu certo di aver sentito Misty pietrificarsi fra le sue
braccia mentre l’amica pronunciava quelle parole, e la rossa alzò lo sguardo,
ma il viso di Ash era fisso davanti a se, senza darle possibilità di poterlo
guardare negli occhi.
Come non faceva da ormai troppo tempo.
“Siamo stati obbligati, vi avrebbero ucciso se non avessimo
obbedito agli ordini” disse Drew cercando di trovare una qualsiasi
giustificazione a quel gesto, anche se, e lui lo sapeva bene, non ce n’erano.
Anche se contro la loro volontà li avevano traditi.
“Non dovete prendervela con loro! E’ colpa di Madama Boss se
sono stati costretti a fare una cosa del genere, loro non volevano!” disse
Mondo, andando in aiuto dei due ragazzi.
“Non intrometterti” disse Vera, e solo in quel momento Drew
si rese conto che la ragazza non era quella che ricordava. Aveva qualcosa di
diverso da come la ricordava. Il modo di atteggiarsi, il comportamento e lo
stesso viso erano diversi da prima. Ma ciò che lo preoccupò fu come gli occhi
di Vera non lasciassero trasparire altro che odio.
Dolore
Rabbia cieca
“Vera…ascoltami”
“Quello che è fatto è fatto, non si può tornare indietro no?
Lasciamo perdere, non ho voglia di portare rancore anche a te. Nonostante il
dolore mi sei troppo caro”
Le parole della ragazza arrivarono come un pugno nello
stomaco. L’aveva perdonato? Eppure perché non riusciva a leggere la dolcezza e l’affetto
che solitamente vedeva nei suoi occhi ogni volta che lo guardava?
“Non vorrei interrompere questa riconciliazione ma dobbiamo andarcene da qui, siamo troppo allo
scoperto, così ci vedranno!” disse Mondo.
“Hai ragione, dobbiamo anche trovare mia madre” disse Ash
risoluto guardando il ragazzo.
“E’ nella mia stanza, cioè, nella stanza che mi è stata
assegnata” disse Misty e un brivido le corse lungo la schiena, arrivare da
Delia non solo non sarebbe stata una cosa facile, ma le parole di Giovanni le
risuonavano ancora in mente.
“Andiamo allora!” disse Dawn e Mondo fece strada, cercando
di eludere come meglio poteva la sorveglianza.
“Stammi vicino” disse Ash a Misty tornando a guardare Drew,
come se avesse un qualche timore che il ragazzo potesse ancora fare qualcosa a
Misty. Non lo riteneva colpevole di ciò che aveva visto nel video, però averli
ritrovati mano nella mano aveva smosso dentro di lui un sentimento strano che
non ricordava di aver mai provato neppure quando Misty viaggiava ancora con lui.
Era diverso dall’irritazione che provava quando Rudy o Danny
le avevano fatto la corte.
Gelosia
Si scrollò dalla testa quel pensiero, ora la priorità era
ritrovare sua madre ed uscire indenni da quel palazzo. Avrebbe pensato dopo a
come risolvere la situazione con Misty.
“Dobbiamo sbrigarci! Se ci scoprono ci faranno la pelle!”
disse Mondo correndo lungo numerosi corridoi e scale, mentre il resto del
gruppo lo seguiva.
Si fermò all’improvviso, bloccandosi contro la parete ed Ash
rischiò di rovinargli addosso.
“Ma sei impazzito?”
“Sssh, ci sono le guardie” disse Mondo facendo segno di fare
silenzio.
“Guardie? Ma com’è possibile? E’ la mia stanza” disse Misty
confusa. Quando era uscita dalla camera da letto per andare a liberare Drew non
c’era nessuno su quel piano, ben che meno qualcuno che custodisse quella
camera.
“Devono essersi accorti di noi” ipotizzò con rabbia Vera.
“Oh dio” disse Misty improvvisamente mentre il suo cuore
iniziava a correre velocemente.
“Che hai?” le chiese Ash preoccupato, vedendo il viso della
ragazza assumere un colorito ben diverso dal candore al quale era abituato. Era
un bianco quasi irreale.
“Giovanni…sa che Ash è qui! Prima è venuto da me e dalla
madre di Ash e ha detto che lui stava venendo qui!”
Fu il turno di Mondo di sbiancare. Fissò gli occhi della
ragazza con paura, un sentimento che mai, fino a quel momento aveva neppure
immaginato.
“Vai” disse improvvisamente mentre tutti fissavano il
ragazzo con i capelli castani come se avesse appena detto di aver visto un
mostro.
“Misty, devi andare da Delia, solo tu puoi entrare, non
preoccuparti, non ti faranno del male, gli sei troppo preziosa”
La ragazza con i capelli rossi annuì, mentre la mano che
ancora si teneva saldamente a quella di Ash si strinse appena, quasi ad
avvertire la ragazza di fare attenzione, quasi a sottolineare che lui c’era, e non l’avrebbe persa.
“Andrà tutto bene” disse cercando di sorridergli, nonostante
la paura per ciò che di li a poco sarebbe potuto accadere.
Misty inspirò lentamente, e si avviò verso le guardie che
appena la videro corsero da lei affiancandosi e accompagnandola fino alla
porta.
“Dove sei stata?” chiese preoccupata Delia aprendo la porta
e andando incontro alla ragazza che non rispose, limitandosi ad accennare uno
sguardo alle guardie dietro di lei, che ancora la controllavano.
La donna alzò lo sguardo verso le guardie e guardandole male
appoggiò un braccio intorno alle spalle di Misty, cingendola con essa e
accompagnandola verso la camera. Ma la ragazza si fermò, non lasciando che
quella barriera, costituita dalla porta, la allontanasse dai suoi amici e da
lui.
Da Ash.
Non si seppe mai cosa successe in quel momento, mentre Misty
si fermava insieme a Delia qualcosa cadde proprio dall’angolo dal quale era
apparsa la ragazza, e prima che qualcuno potesse muoversi, lei era già corsa in
quella direzione, con il cuore che batteva a mille, mentre le guardie si
guardavano l’un l’altra, prima di scattare anch’essi in quella direzione.
La ragazza si fermò di colpo, un uomo quasi calvo si trovava
di fronte ai suoi amici, sghignazzando con fare divertito, mentre Dawn si
trovava a pochi metri da lui, a terra e con una smorfia di dolore sul viso
mentre con le mani si toccava la caviglia.
“Dawn!” gridò Misty prima che il suo sguardo fosse catturato
da quell’uomo che riconobbe solo in un secondo momento come Giovanni.
“Ma che bella sorpresa, il gruppetto al gran completo” disse
ridendo divertito, mentre i suoi occhi crudeli indugiavano sull’esile figura di
Ash, il quale rimaneva fermo nel suo posto.
“Oddio! ASH!” gridò Delia, che aveva seguito le guardie e
ora si ritrovava di fronte a quella scena.
“Tu chi sei?” chiese il ragazzo dai capelli corvini,
ignorando sua madre e tutte le persone vicine a lui che con molta lentezza si
allontanavano da lui per andare da Misty e Delia.
Giovanni rise nuovamente, mentre con una mano estraeva dalla
tasca una piccola targhetta con sopra due lettere che fecero ribollire il
sangue nelle vene al ragazzo.
“Team Rocket…”
“Che diavolo vuoi?” disse Drew intromettendosi e superando
Ash di pochi metri.
“Stanne fuori ragazzo, questa è una cosa che riguarda me e
mio figlio”
“Ash non è tuo figlio!” gridò Delia tremando dalla rabbia e
al tempo stesso dalla paura. Odiava quell’uomo già da tempo, eppure in quel
momento, odiava di più se stessa per aver provato un tempo per lui qualcosa di
molto simile all’amore.
“Oh si che lo è…come ti ho già detto prima mia cara, Ash diverrà
il mio degno erede un giorno. E’ stato deciso così dal giorno in cui mi dicesti
di essere rimasta incinta”
“Preferisco smettere di allenare pokemon piuttosto che
essere alla mercé di un verme”
Le parole gli uscirono con un tale impeto che si stupì lui
stesso di averle pronunciate. Si rese conto solo un secondo più tardi che
forse, quella frase era l’unica da non dire. La mano di Giovanni si alzò,
pronta a scagliare un pugno al figlio, in quale, d’istinto, chiuse gli occhi
aspettando di incassare il colpo.
Un colpo che non arrivò mai.
Riaprì gli occhi con lentezza e vide che ora, davanti a lui,
non c’era più la sagoma di Giovanni, bensì quella esile e più piccola di Misty,
la quale, si era messa in mezzo, allargando le braccia e sfidando l’uomo con lo
sguardo.
Lo stava proteggendo.
“Tu, ragazzina spostati!” disse Giovanni con un sibilo,
abbassando la mano e mettendola in tasca come se nulla fosse.
“Scordatelo! Non ti permetterò di toccare Ash!”
“Come osi tu non sai con…”
Si fermò, e non perché non avesse nulla da dire o perché
Misty lo preoccupasse, ma semplicemente perché ora, al posto della ragazza si
era contrapposta un’altra persona, un ricordo di tanti anni prima.
“Non ti permetterò di
farle del male!”
Giovanni si scrollò dalla mente quel ricordo, mentre Misty
rimaneva ferma nella sua posizione, mentre lo stesso Ash la fissava
meravigliato.
“Misty cosa…“
“Uguale ai tuoi genitori” disse Giovanni improvvisamente
tornato lucido e quelle parole spiazzarono la ragazza dai capelli rossi come
non mai prima di allora.
“Che…che vuoi dire?” chiese.
“I tuoi genitori sono morti nello stesso identico modo,
cercando di proteggersi l’un l’altro, cercando di proteggere te dalla mia furia” disse una voce femminile
sopraggiungendo dal corridoio. Madama Boss stava camminando tranquilla,
divertita da quella scena tanto famigliare che le si presentava di fronte.
“Tale madre, tale figlia” disse.
“Che stai dicendo?” chiese nuovamente la ragazza senza
abbassare le braccia, come se fossero l’unica protezione di Ash, il quale,
insieme agli altri cercava di capire qualcosa dell’intera faccenda.
“E’ una storia vecchia ormai, ma i tuoi genitori tempo fa
avevano procurato un bel po’ di guai a me e a mio figlio, in particolare tuo
padre, aveva cercato con ogni mezzo di far decadere questo impero” disse
l’anziana donna.
“Mio padre?”
“Era un bell’uomo non c’è che dire, peccato che fosse bello
tanto quanto la sua stoltezza e ingenuità”
“Non avrete…”
“Ucciso? No…si è ucciso da solo, è impazzito e un giorno
scomparve nel nulla. Lo ritrovarono i miei uomini in fondo ad un pozzo con le
ossa rotte. Che brutta fine non trovi?”
Tutti si resero conto che quella frase sapeva di scherno.
Dopo le ultime rivelazioni nessuno dei presenti ebbe dubbi sul fatto che
quell’uomo, il padre di Misty potesse essersi volutamente ucciso.
Era stato ammazzato
“Misty?” chiese Ash preoccupato per l’amica che abbassò le
braccia iniziando a tremare.
“E…mia madre?” chiese trattenendo a stento la voce.
“Il giocattolino di mio figlio dopo che lui e Delia si
furono lasciati. Era una gran bella donna. Peccato che non avesse mai perdonato
al marito il fatto di averla lasciata da sola. Impazzì come il marito e credo
che ora si trovi in qualche casa di cura per malati di mente”
Selvaggi
“Smettila…”
“Si dice che la pazzia sia un fattore ereditario sai?” disse
la donna prima di scoppiare a ridere fragorosamente.
“SMETTILA!” gridò la ragazza tappandosi le orecchie con le mani,
mentre nella sua testa si affollavano le voci dei suoi genitori. Era ancora
molto piccola quando smise di vederli, eppure, in quel momento, i loro ricordi
diventarono più nitidi di qualsiasi altra immagine.
“Oh, è divertente vero?”
“Piantala mamma” disse in un sussurro Giovanni mentre lo
sguardo andava a Delia, bianca come un lenzuolo per ciò che aveva appena
sentito, mentre tratteneva a stento i singhiozzi, portandosi una mano sulla
bocca.
“E’ una cosa ormai passata figliolo. E poi a noi la famiglia
Williams non è mai interessata. Ricordi? Abbiamo architettato tutto per fare in
modo che Ash e Misty s’incontrassero e diventassero amici”
“Che vuoi dire?” disse Ash arcigno.
“Che non è un caso se voi due siete ciò che siete
adesso…Madama ha sempre manipolato chiunque le capitasse a tiro per raggiungere
i propri scopi…ed ha usato Misty…per arrivare a te” disse Delia sconvolta.
Vera, che si trovava vicino a Dawn ferita rimase di sasso,
mentre Drew poco distante stringeva in pugni rabbioso.
Pedine
Erano stati usati solo
per questo
Ash guardò Misty, la quale era rimasta di spalle e quando
cercò di posarle una mano sulla spalla lei si allontanò, nascondendo il viso
fra una parete di capelli rossi che si chiusero a sipario su di lei.
“Misty…”
“NON TOCCARMI…TU…” alzò la testa e il ragazzo potè vedere i
suoi occhi riempirsi di lacrime prima di vederla scappare via, in preda alla
rabbia e al dolore.
“Visto? La pazzia è ereditaria…” disse Madama Boss ridendo
soddisfatta mentre ordinava alle proprie guardie di catturare i ragazzi e
Delia.
L’unica persona che lasciò libera fu Ash il quale si voltò
verso la madre che annuì, consapevole di ciò che sarebbe accaduto di li a poco.
Il ragazzo infatti si mise a correre, deciso più che mai a
ritrovare la ragazza e a farla ragionare. Non voleva credere alle parole
taglienti di quella donna aveva pronunciato, eppure, ora, forse iniziava a
capire il perché di tutto quanto. Nonostante non si potesse definire un ragazzo
per così dire sveglio.
*
“Misty! Aspetta fermati!” gridò il ragazzo continuando a
rincorrere la ragazza, che ora sapeva, in quegli anni era diventata davvero
veloce.
“Vattene! Lasciami stare!” gridò di rimando la ragazza senza
smettere di correre.
Senza neanche pensarci Ash aumentò l’andatura, e prima che
Misty potesse usare tutte le sue forze per correre più velocemente, lui
l’afferrò per un braccio, strattonandola talmente forte che quasi caddero
entrambi a terra.
“Smettila…”
“Di far che? Ti ho detto di lasciarmi andare Ash! Tu…noi non
siamo amici hai sentito? Siamo state solo pedine nelle loro mani! E’ tutto
finto!”
“Dannazione Misty! Quello che provo per te è di tutto ma non
finzione!”
La ragazza rimase pietrificata dalle parole del ragazzo, che
con il fiato grosso le stava rivelando di tenere a lei in un modo che forse,
dall’inizio di tutta quella storia sembrava totalmente diverso.
“Mi hai ferita Ash! Una persona che tiene ad un’altra come
dici tu non la ferisce!” disse Misty cercando un pretesto e non facendo altro
che arrampicarsi sugli specchi.
“Io…non era mia intenzione…mi dispiace” disse abbassando il
viso e lasciandosi coprire dalla visiera del berretto. Sapeva che in parte la
ragazza aveva ragione, eppure non era stato in grado di fare nient’altro per
lei. Aveva deciso di proteggerla allontanandola da sé. E solo adesso si rendeva
conto di quanto, quella scelta, avesse logorato il loro rapporto.
“Ash…”
“Mi dispiace…maledizione…” cercò di ricacciare quel dolore e
quelle lacrime per le scelte sbagliate che avevano portato solo dolore alle
persone alle quali teneva. Se non fosse scappato in preda a quella rabbia sorda
per essere stato incolpato di cose che non aveva fatto Brock – ne era certo –
non sarebbe mai morto. Forse ferito, ma sarebbe ancora li con loro, non avrebbe
permesso ai suoi amici di piangere la sua morte, non avrebbe permesso a Forrest
di piangere e urlargli contro la sua rabbia.
Non riuscì a trattenersi oltre, quei giorni lontano da lei
avevano smosso qualcosa dentro di lui che ora premeva ad uscire, e non voleva
più lasciare che ciò accadesse. Non avrebbe più soppresso i suoi sentimenti per
paura di non essere accettato o per pura timidezza o ingenuità.
“Misty…”
L’abbracciò, lasciando che pian piano il corpo rigido di lei
si lasciasse andare e si adattasse al suo, mentre le sue mani ancora lievemente
tremanti afferrassero la sua felpa e vi si aggrappassero quasi a sottolineare
che una parte di lei avesse ancora bisogno di lui…del suo intero essere.
Era importante
E non voleva perderlo.
“Scusa Ash…mi dispiace…” disse scoppiando a piangere, e non
solo per il dolore per Ash, ma per tutto ciò che era legato a lei.
“Andrà tutto bene…te lo prometto…”
Rimasero abbracciati per un lasso di tempo indefinito,
lasciando che il respiro di entrambi si calmasse dopo la folle corsa. Certi che
da quel momento, niente nel loro rapporto, sarebbe più stato come prima.
CONTINUA…