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Autore: Liberty89    18/02/2015    5 recensioni
Ciò che l’eroe dei mondi non credeva possibile era il declino mentale che potesse subire una persona, che per troppo tempo era rimasta in stretto -strettissimo in realtà- contatto con l’Oscurità, anche a distanza di mesi. Sapeva che la gente tendeva a impazzire e fare cose che normalmente non avrebbe fatto, quando si faceva corrompere dal potere oscuro, ma non pensava davvero che qualcuno potesse dare i numeri.
Piccola (credo) fan fiction nata dalla visione di un'immagine su facebook, che narrerà le avventure di Capitan Riku e Mr. Paopou.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riku, Sora, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Buonsalve appassionati di avventure mirabolanti (?)! Come ho detto, questa fic la scrivo a tempo perso e durante la preparazione degli esami mi è stata molto d'aiuto per rilassarmi e distrarmi un po'. Ma veniamo a noi! Eravamo rimasti col povero Sora e i suoi messaggi in bottiglia, sarà riuscito a "spedirli"? E se sì, gli interpellati risponderanno alla chiamata d'aiuto? Leggete e scoprite! ù.ù
Prima di lasciarvi, mi prendo la solita riga per i ringraziamenti. Grazie a Doll_Enamel per aver messo la fic tra le seguite :3
E ora, ciancio alle bande, buona lettura!



Episodio 5: Lontano cugino - Il Generale Scar!

I giorni passavano fin troppo rapidamente per i gusti del prescelto del keyblade, ormai conosciuto dai suoi neuroni come Sora il Martire, mentre le notti -sempre per il suddetto santo privo di aureola- parevano sempre più lunghe e andavano ben oltre il limite sancito da una cosa un tempo a lui nota come amor proprio.
Passando completamente una notte in bianco, alla fine l’eroe dei mondi era riuscito a sgattaiolare fuori di casa prima dell’alba e ad affidare le sue richieste di soccorso al destino, sperando che si rivelasse magnanimo e di umore così buono da permettergli di ricevere almeno un sostegno psicologico nella sua odissea personale.
Dalla nefasta notte in cui Riku gli aveva appioppato quell’imbarazzante tavola a rotelle -chiamarla con il suo nome originale sembrava quasi un insulto- e dall’alba di due giorni dopo in cui aveva “spedito” i messaggi erano passate due settimane abbondanti, e Sora cominciava a capire il reale significato della parola rassegnazione.
Come facesse Re Topolino a fargli arrivare i messaggi in bottiglia al momento opportuno restava un mistero, ma se lo sarebbe fatto svelare nel caso in cui avesse ricevuto risposta dal sovrano, dato che uno dei destinatari era proprio lui. Il castano sapeva che Riku e il Re avevano trascorso molto tempo insieme l’anno in cui lui era rimasto addormentato, quindi aveva pensato che non poteva esserci candidato migliore per la missione di soccorso, però per sicurezza, si era rivolto anche a qualcun altro. Sora poteva vantarsi di avere tanti amici, ma a conti fatti, erano pochi quelli in grado di dargli una mano in quella situazione, e credeva che Cid e gli altri avrebbero potuto fare qualcosa. Erano riusciti a mettere insieme un Comitato di Restauro per Hollow Bastion, quanta differenza poteva esserci tra un mondo sull’orlo della rovina -scampata soprattutto per merito suo, ma sono banali cavilli- e una mente completamente scoppiata? A parere suo e dell’ultima, flebile scintilla di speranza rimastagli, talmente poca da risultare nulla.
Così, Sora aspettava, sospirando dalla finestra con gli occhi fissi sulle stelle, come una fanciulla innamorata in attesa del suo principe azzurro sul cavallo bianco pronto a cantarle una serenata al chiaro di luna. Sora aspettava e inesorabilmente perdeva fiducia, sentendo la corda del cappio fare un altro letale giro per legarlo sempre di più alla calzamaglia gialla di Mr. Paopou.
-Cosa credevo?- pensò il ragazzo, camminando lentamente verso casa dopo aver salutato Riku a un bivio. -I mondi sono divisi ormai, come ho potuto pensare che una bottiglia di vetro buttata in mare potesse viaggiare per i mondi e recapitarsi da sola al destinatario? Perché non esistono dei postini speciali, eh?- proseguì, giungendo di fronte all’uscio della sua dimora.
Sospirò afflitto, pescando le chiavi dalla cartella. -Sono senza speranza…-
-Ehi, Sora!-
Il custode scosse il capo con un altro sospiro. -No anzi, peggio. Sono ridotto all’osso, mi è sembrato di sentire la voce di- una mano sulla sua spalla lo zittì e lo costrinse a voltarsi. -Leon…-
-Ciao, ho ricevuto il tuo messaggio, sono venuto appena ho potuto.- asserì il ragazzo, celando la preoccupazione che sentiva salire a ogni secondo per le condizioni in cui versava l’amico: viso sciupato e occhi increduli che presto si riempirono di lacrime come quelli di un bimbo per il sollievo di vederlo. -…Allora, cos’è successo?- domandò, prima di essere trascinato dentro l’abitazione.

Dire che Leon era confuso sarebbe stato un mero eufemismo. Consumato un rapido pranzo, nella lieve ombra creata dalle tende ben tirate, il keyblader aveva preso tutto il proprio coraggio e aveva raccontato quanto stava succedendo da quasi un mese. E ora erano lì in silenzio, il padrone di casa desideroso di trovare una fossa per seppellire se stesso e la propria vergogna e l’ospite che lo fissava con le braccia incrociate sul petto.
Sbattute le palpebre un paio di volte, Leon si strinse il ponte del naso, sfiorando la cicatrice e riflettendo sul da farsi. Due giorni prima Yuffie si era precipitata da lui con una bottiglia che aveva ripescato dalla fontana del mercato, ed era rimasto incredibilmente sorpreso quando aveva scoperto da dove arrivava il messaggio al suo interno. Una richiesta di aiuto in poche, urgenti parole da parte dell’eroe dei mondi non poteva essere presa alla leggera, quindi era partito. Giunto sull’isola con una gummiship monoposto, Leon non aveva faticato nel trovare l’amico bisognoso, ma ora stava faticando parecchio a credere a ciò che aveva sentito. Nemmeno per un attimo, però, pensò che il ragazzo gli avesse mentito. Se era certo di una cosa, questa era la sincerità del custode e sincera era anche la sua disperazione, che trapelava dalla sua voce e dal suo sguardo.
Non aveva mai incontrato il famoso Riku, ma dai racconti del Re e dello stesso Sora aveva compreso che doveva essere un ragazzo molto simile a lui e la sola idea di trovarsi in una situazione del genere lo faceva rabbrividire.
Si schiarì la voce, attirando su di sé le iridi azzurre dell’altro. -Quindi non sai cosa gli sia accaduto per farlo diventare così?- chiese, cercando di dare una logica a quegli eventi bizzarri.
-M-Mi credi…?- replicò Sora in un soffio sorpreso, facendogli alzare un sopracciglio.
-Sì, perché non dovrei? Certo, la situazione è assurda, ma non penso che- s’interruppe quando il più giovane gli gettò le braccia al collo per abbracciarlo.
-G-Grazie!- mormorò commosso. -Grazie Leon!- ricevute un paio di fraterne pacche sulla schiena, Sora tornò a sedersi. -Io non so cosa sia successo… Una sera s’è presentato sotto la mia finestra e ha tirato fuori quei costumi, Capitan Riku e… Mr. Paopou… Ma con gli altri, con Kairi, a scuola, si comporta normalmente…- spiegò, piegandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli. -Forse è l’Oscurità? Un frammento lasciato dall’Heartless di Xehanort? Oppure…- sgranò gli occhi quando ebbe un’illuminazione, che sembrò accendergli un coro angelico nelle orecchie. -…e se avesse semplicemente sbattuto la testa?-
-Non ci avevi pensato?-
-No… Non ti sembra un po’ troppo per una botta in testa?-
-Effettivamente la sua… follia sembra fin troppo articolata.- rifletté Leon. -Però, sono convinto che scoprendo com’è cominciata questa storia, troveremo il modo di risolverla.-
-Hai ragione!- disse Sora. -Cercherò di scoprire se ha un bernoccolo da qualche parte… se è stato davvero un colpo alla testa a farlo impazzire, dev’essere stato bello forte e il segno dovrebbe vedersi ancora.-
Il bussare alla porta frenò qualsiasi replica da parte del ragazzo con la cicatrice sul viso, mentre il custode gelava sul posto e gli occhi gli si allargavano come palline da golf. Aveva chiesto aiuto a qualcuno esterno al suo mondo senza pensare alle conseguenze che ne sarebbero venute. A quanto pareva, era già inconsciamente istruito sul significato di rassegnarsi. Altri colpi, più decisi, lo risvegliarono dalle sue riflessioni.
-Se è Riku, o Kairi, sei venuto a trovarmi per vedere come sto, se è mia madre stessa cosa, mentre se è un’altra persona qualsiasi sei un lontano cugino da parte di mio padre.- senza attendere una risposta, Sora andò ad aprire e nemmeno una magia Blizzard gli avrebbe fatto sentire così freddo.
-Era ora! Stavo per prendere la chiave di scorta, si può sapere dove ti eri cacciato?- domandò l’argenteo, prima di notare il paio di scarpe sconosciute nell’ingresso.
A confronto con lo sguardo sospettoso e affilato che Riku lanciò all’interno della casa, un Blizzard si sarebbe sciolto per la fifa, gocciolando umilmente sul pavimento.

-Bene Mr. Paopou, la grande battaglia che aspettavo è giunta!- affermò gravemente Capitan Riku.
Uno strano istinto cominciò a risvegliarsi nel cuore dell’eroe dei mondi, ma non capiva cosa volesse dirgli. Era indeciso tra il “fuggi finché sei in tempo” e il “forse ti conviene fingerti morto, magari la scampi”.
-Di cosa stai parlando, Capitano?- chiese, deglutendo, mentre un pericoloso sospetto iniziava a farsi le unghie sulla sua calzamaglia gialla.
-L’Oscurità ha mandato il primo dei suoi uomini migliori: il Generale Scar!- spiegò, controllando che le ruote del suo skateboard non avessero danni. -Dobbiamo fermarlo prima che metta in pericolo la nostra principessa e le Destiny Islands!-
Il sospetto divenne una certezza e gli squartò costume e pelle. Doveva correre ai ripari. -M-Ma Capitano! Leon è un amico, ha protetto molte persone! Non è un soldato dell’Oscurità!-
-Ti ha ingannato, Mr. Paopou!- sibilò l’argenteo. -Che motivo avrebbe di venire qui a cercarti? Ricordi cosa ti ho detto all’inizio della nostra missione? Noi saremo i primi a essere presi di mira, i primi a cadere nell’inganno dei nostri nemici!-
Preoccupato per il tono assunto dal migliore amico, Sora tacque. Cosa si era detto fin dal principio? Non doveva farlo arrabbiare se non voleva finire infilzato da un keyblade. Prendendo un paio di respiri profondi, il castano tornò a mente lucida e si preparò a una nuova battaglia verbale con cui sperava di guadagnare un po’ di tempo.
-Allora cosa faremo, Capitano? Leon- Cioè, il Generale Scar è sull’isola dei bambini e di notte è pericoloso avventurarsi in mare.- asserì serio. -È vero che gli eroi non devono fermarsi di fronte a niente, ma il mare non segue regole che non siano le sue.-
A quelle parole, Riku si calmò e si portò una mano al mento per riflettere. Poco dopo, alzò il volto verso il cielo scuro, privo della luce abbagliante della luna.
-Credo che tu abbia ragione Mr. Paopou. Per stanotte faremo la solita ronda, nel frattempo penserò a qualcosa per contrastare le possibili mosse del nostro avversario.- disse, annuendo. -Grazie Mr. Paopou, stavo per compiere una sciocchezza.- aggiunse con un sorriso prima di abbracciarlo.
Con un sospiro di sollievo, Sora ricambiò la stretta. -Ehi, sono il tuo partner, è compito mio farti ragionare.-
Capitan Riku rise di cuore. -Hai ragione! Ora seguimi Mr. Paopou, la notte è ancora lunga!- esclamò a bassa voce, prima di salire sullo skateboard e darsi la spinta per partire.
O almeno, il piano era quello. La pietra in cui inciampò e che lo fece finire a gambe all’aria doveva evidentemente pensarla in modo diverso.





Ordunque, non potevo lasciarvi così, senza due righe a fondo pagina ù.ù
L'aiuto che Sora cercava è giunto, ma con esso è arrivato anche il nemico che Capitan Riku aspettava da sempre (?): Leon/il Generale Scar. Non vi dico perché ho scelto questo nome per l'antagonista, vediamo se lo capite da soli. Tanto è facilissimo ù.ù Leon, a differenza di Kairi, ha creduto al povero custode sfortunato ed è pronto ad aiutarlo, mentre Riku non vede l'ora di scontrarsi con lui per difendere le Destiny Islands. Cosa succederà lo scoprirete la prossima volta ù.ù
Spero che questo episodio vi sia piaciuto e che vi abbia fatto scappare almeno una risata :3
Alla prossima!
See ya!
  
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