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Autore: Elle Douglas    20/02/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se nella vita di Killian Jones, d’improvviso, tornasse il suo vero primo amore?
No, non Milah, ma qualcuno di ancora più profondo, celato, intimo e nascosto che sapeva fosse morto per sempre? Come reagirebbe Killian? Ed Emma, che ormai sembra aver trovato l’amore? Chi sceglierebbe arrivato a quel punto?
Come cambierà la storia? E quanto scopriremo di più su quest’uomo?
Scopriremo che c’è ben altro dietro Killian Jones, c’è un'altra storia nascosta e non ancora raccontata di un uomo che ha perso tutto e che più di tutti ha perso qualcosa di profondo che credeva irrecuperabile.
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‘I suoi occhi verdi, verdissimi come lo smeraldo sono dentro ai suoi, e per un attimo una lacrima gli scorre su quel viso etereo.
Quante volte aveva pianto credendola persa? Quante volte si era pentito di averle dato quella scelta? Quante volte avrebbe voluto tornare indietro e cercarla, salvarla?
Ed ora era lì davanti a lui.
Vera, viva ma prigioniera.’
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La storia inizia con gli avvenimenti della 3x17, tutto il resto è una mia idea.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
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CAPITOLO XVI
 
 
‘È una cosa orribile ciò che ti è stato fatto. Non posso credere a ciò che mi hai raccontato.’ Esclamò Belle con occhi spalancati e visivamente sconvolta da ciò che era successo all’amica. ‘E nel frattempo di tutto questo da quando tu sei qui lei è sempre stata a Storybrooke?’
Esmeralda a capo chino annuiva, ancora intenta a riprendersi.
Belle era del tutto sconcertata, ancora di più di quanto immaginasse, e vedere Esm stare anche peggio di fianco a lei rendeva la cosa ancora più straziante. Non c’era davvero pace per lei,
Ne aveva passate davvero tante, pensò, e il tutto non sembrava voler terminare. Eppure doveva trovare un modo per risollevarla, era anche per questo che quella mattina l’aveva invitata in negozio da lei.
Killian si era recato in negozio da lei supplicandola quasi di cercare Esm per vedere come stava, dov’era e per assicurarsi della sua salute. Nessun dettaglio in più, né uno in meno; Solo un ‘Ti basti sapere che non vuole vedermi per ora, ma ho bisogno di sapere come sta. Sono giorni che non la vedo.’
E Belle con il suo cuore magnanimo che la contraddistingueva non aveva potuto fare altro che prendere in carico quella richiesta disperata del pirata, e acconsentire alla sua ricerca e al suo ritrovo, anche perché nonostante i secoli voleva ancora bene all’amica, e in parte sapeva ciò che le era accaduto negli anni.
Erano passati sei giorni da quell’episodio che ancora tiranno continuava a non darle pace creandole non pochi problemi; da quel giorno si era spostata dal punto che era risaputo per Killian e si era rifugiata ancor di più nei fitti meandri di quel bosco affinché nessuno la scoprisse e nessuno la trovasse. Nemmeno Will, il suo unico amico nei dintorni. Si era nuovamente spostata perché era certa che Killian sarebbe andato a cercarla per continuare a darle la sua versione dei fatti che lei non voleva conoscere. Ogni parola da parte sua ora le pareva un inganno ancor più grande.
Si era isolata e allontanata da tutto e tutti, ormai in continuo stato catatonico e depressivo. Se ne stava rannicchiata lì, con le spalle ad un albero, le braccia intorno alle ginocchia e lo sguardo vuoto di chi non sa più a cosa credere e di chi non ha più un orizzonte davanti a sé. Gli smeraldi che tanto la contraddistinguevano parevano spenti e opachi sotto il peso di quella sera, di quella verità che l’aveva del tutto gettata nel baratro.
Non dormiva più molto bene da quel giorno.
Tutte le notti, puntualmente aveva lo stesso incubo che la perseguitava: una donna, apparentemente morta e cadaverica, si rialzava da una tomba per andarle incontro a braccia aperte pronta ad accoglierla e ad abbracciarla e alle sue spalle qualcuno ancora più chiuso nell’ombra, più lontano le tendeva una mano per portarla con sé altrove e lontano da ciò che stava accadendo. A tutto questo seguiva quella sensazione infinita di cadere nel vuoto, quella sensazione viva di terrore che le pervadeva l’anima e le toglieva il respiro. Si svegliava sempre di soprassalto, sempre agitata e ansimante dopodiché Morfeo l’abbandonava a se stessa, anche lui. Anche il subconscio si ci metteva, perché non bastava tutto il resto. Non bastava la realtà.
Avrebbe desiderato dimenticare tutto, tutto il dolore e le sofferenze patite, o almeno sentirle in maniera meno pronunciata rispetto a come erano in realtà.
Se non fosse stato per Belle, pensò, probabilmente sarebbe rimasta in quel posto per sempre senza neanche accorgersi del tempo che passava e del suo corpo che andava sempre di più a scomparire sotto il peso di troppo pensieri che non era più in grado di gestire.
‘Come mi hai trovata?’, chiese la fanciulla priva di qualsiasi emozione mentre Belle le allungava una tazza di tè fumante per ridestarla con accanto un alzata di cupcake.
Ormai era un involucro svuotato del tutto, incapace di provare qualcosa in modo serio. Solo il corpo le rimaneva e null’altro.
Belle sorrise cercando di tirarle su il morale, almeno un po’. ‘E’ stato Rumple ad aiutarmi. E menomale altrimenti saresti scomparsa, cioè guardati! Il maglione che ti ho regalato quasi ti cade di dosso.’ Constatò Belle ammonendola con fare materno.
Esmeralda si diede un occhiata nel più completo disinteresse. Ormai cosa aveva importanza per davvero?
Fece spallucce e indirizzò il suo sguardo altrove dando un piccolo sorso alla bevanda.
‘Devi mangiare!’ la ammonì l’amica cercando consenso nei suoi occhi. ‘E io ti aiuterò a farlo te lo prometto. Ti aiuterò in tutto questo, puoi giurarci. Non ti lascio sola.’ Fece Belle prendendole le mani appena libere dalla tazzina che aveva appena appoggiato. ‘Sono sicura che anche il tuo lieto fine è lì da qualche parte e io ti aiuterò a raggiungerlo.’
Esmeralda sorrise del tutto incerta, conosceva quella storiella. Quella sul lieto fine in cui tutti lì credevano, gliel’aveva propinato anche Emma di fronte a quella locanda ed era inutile dire che per lei quella possibilità continuava a non esistere, era del tutto estranea da lei ma era stanca di ripeterlo. Stanca di combattere perciò acconsentì fingendo un sorriso all’amica e sperando potesse cascarci.
Lui non sa che sono qui, vero?’, chiese guardandosi intorno.
‘Non gli ho detto nulla del nostro incontro di stamane.’ La tranquillizzò. ‘Anche se ci tengo a dirti che è stato lui, per primo a chiedermi di trovarti… è sinceramente in pena per te.’
‘Ti prego Belle, non voglio che tu gli dica dove sto… non voglio vederlo. Io…’ Esmeralda cominciò ad agitarsi in quella eventualità e si alzò per far sbollire la sua ansia che di nuovo le chiudeva lo stomaco.
‘Ehi Esm, tranquilla. Non gli dirò nulla. Puoi fidarti di me, lo sai.’ Fece Belle alzandosi per andarle incontro e tranquillizzarla.
Esmeralda prese fiato, di nuovo come quella sera si era sentita mancare e si risedette di nuovo su quel divano.
‘Tuttavia non credo che tu debba avercela con Killian.’ Ponderò Belle fissandola cercando di non scatenare in lei un nuovo attacco di panico.
‘Ma Belle, ti rendi conto che lui sapeva tutto? Conosceva ogni singola cosa di questa faccenda e me l’ha tenuto nascosto per tutto questo tempo!’ Rimproverò Esmeralda fissando l’amica incredula al fatto che potesse anche solo pensarlo, al fatto che fosse dalla sua parte nonostante ciò che le aveva raccontato.
‘Si, è vero. Ma renditi conto che tutto è avvenuto per tua madre. Lui non sapeva chi fossi, e a quel tempo i pirati erano soliti accettare ingaggi del genere in cambio di soldi. Non sapeva cosa saresti diventata per lui, non sapeva quanto si sarebbe affezionato a te nel tempo, altrimenti il Killian che conosci non l’avrebbe mai fatto.’ Belle guardò l’amica cercando di farla ragionare e di rasserenarla. ‘Insomma pensaci: ti ha salvata in tutti i modi possibili in cui una donna potrebbe essere salvata. Il pirata egoista che noi tutti conoscevamo non l’avrebbe mai fatto.’
‘Lo fa per chiunque ormai no?’, chiese scettica non dando peso alla cosa.
‘Per te è diverso. Per te farebbe di tutto, darebbe la sua stessa vita Esm. Ed è ciò che ha fatto salvandoti da Zelena e se avesse saputo ciò che ti aveva fatto Milah, ciò che ti è accaduto, per te avrebbe solcato i sette mari e salvato in tutta fretta perché puoi vederglielo negli occhi quanto tiene a te ogni volta che ne parla. Puoi anche non conoscerlo, puoi anche non averci nulla a che fare ma quando parla di te ha uno sguardo eloquente che vale più di mille parole. Andiamo Esm ve lo si legge negli occhi, ad entrambi, quando tenete l’uno all’altro. Nei vostri occhi c’è tutta la vostra storia, i vostri trascorsi e il vostro affetto, non negarlo. Non nasconderlo a te stessa perché nonostante tu dica che non vuoi più vederlo continui a tenere a lui come alla cosa più preziosa che hai.’
Era vero. Tutto era assolutamente e spudoratamente vero. Come poteva ribattere a questo? E il fatto che fosse cosi evidente agli occhi degli altri la disorientava ancor di più.
Non lo immaginava.
Nonostante i suoi sbagli, nonostante tutto ciò che era venuta a scoprire non riusciva ad odiare Killian nemmeno sforzandosi. Lui era un estensione di lei che non avrebbe mai potuto disgiungere e nonostante gli sbagli che aveva commesso, Esmeralda nei suoi confronti, sentiva sempre lo stesso sentimento che ora cercava di trattenere. Il suo era risentimento non odio.
Io odio Killian Jones. Anche nella sua mente quella frase graffiava l’anima.
No, non avrebbe mai potuto dirlo sul serio figuriamoci provarlo. L’odio non era fatto per Killian.
‘Promettimi di pensarci.’ Ribadì Belle, facendola rinsavire dai suoi pensieri, non perdendo il contatto visivo con lei.
Esmeralda esitò un momento titubante. ‘Okay te lo prometto.’ Un guizzo nei suoi occhi cominciò ad illuminarla.
Belle battè le mani felice di averla fatta riflettere.
‘Ora esco un attimo per una commissione. Tu resta nel retro senza farti problemi, okay? E appena torno andremo a mangiare qualcosa da Granny’s. Hai bisogno di rimetterti in forze tu’ fece infilandosi il cappotto e indicandola con un sorriso.
Esmeralda annuì mentre la vedeva andarsene oltre la porta.
 
-
 
‘COCCODRILLO! DOVE SEI?’ Sentii tuonare la fanciulla dal negozio e sobbalzò nella sua apparente tranquillità.
Chi è che entrava lì con tanta veemenza. Cos’era successo stavolta? Pensò intenta ad avvicinarsi con estrema cautela per vedere chi fosse. Nel negozio non c’era nessuno e lei era completamente sola in attesa del ritorno di Belle.
Si avvicinò piano alla porta che divideva le due stanze e scorse la sua ombra aggirarsi nella bottega con fare frenetico: era Killian. Non poteva non riconoscerlo. Cosa ci faceva lì?
Era completamente rosso in viso e l’ira che aveva in volto non prometteva nulla di buono. Cercò qualcosa addosso e la prese in tutta fretta.
Esmeralda non capiva cos’era da quel punto e spiò per capire di cosa si trattasse. Continuava a muoversi agitato in attesa di qualcosa.
‘Swan, sono Killian, di nuovo. Devi ascoltarmi.’ Incominciò come se stesse effettivamente parlando con qualcuno nella stanza, ma nessuno era lì. ‘So che sei passata da Gold. Ho visto cos’hai fatto. E se ti ha promesso di.. sbarazzarsi dei tuoi poteri, non ascoltarlo. Non vuole aiutarti. Vuole.. vuole mettere i tuoi poteri in un maledetto cappello magico, e quando lo farà, verrai risucchiata all’interno anche tu. Non so cos’ha in mente, ma so che mentiva a Belle. Il pugnale che le ha dato è un falso. Lo so perché..’ esitò, cercando la forza per pronunciare quelle parole. Quella verità. ‘.. Perché temo di averti mentito anche io. Gold mi ha ricattato affinché lo aiutassi. Lui sapeva. Sapeva che farei qualsiasi cosa per stare con te e lo ha usato contro di me. Tutto quello che volevo era essere un uomo migliore per te Swan. Ma ho fallito e per questo ora potrei perderti. Mi dispiace. Ma spero non mi perdonerai mai perché significherebbe che hai ricevuto il messaggio in tempo per salvarti. Addio.’
Esmeralda era rimasta in ascolto per tutto il tempo, dietro la parete lontano dai suoi occhi. Aveva ascoltato ogni singola parola pronunciata e una lacrima, impotente e cosciente, di fronte agli eventi non poté far altro che inumidirle le guance. Succedeva ogni volta, pur essendo consapevole dei fatti, qualcosa dentro di lei continuava a ribellarsi e a non accettare quella condizione che le era stata imposta e ogni volta che vi si scontrava una lacrima si gettava negli abissi convinta di cambiare le cose.
Esmeralda fece su con il naso nel pieno silenzio e si asciugò quella lacrima sfuggente con un palmo della mano, spazzandola via.
Era inutile logorarsi, si disse facendosi forza, e tutto ciò non faceva altro che dimostrarle quanto quell’odio fosse solo una sua convinzione invana. Forse per stare meglio, forse per non ricercare la sua presenza continua.
Killian tolse l’aggeggio da vicino all’orecchio sconsolato, non sapendo come salvare la sua Emma, incapace di trovare una soluzione. Non sapeva dove fosse, e non sapeva cosa Gold le avesse detto. Poi un illuminazione, un qualcosa attirò la sua attenzione sul bancone lì di fronte. C’era qualcosa che lo aveva colpito. La guardò per un attimo e corse via richiudendosi la porta alle spalle.
Esmeralda si fece forza e in tutta fretta, guardandosi intorno, si avvicinò allo stesso punto perlustrato da Killian poc’anzi. C’era una mappa, e un piccolo cerchio sottolineava un nome ‘Manor’. Era lì che Emma si trovava e che quel Gold voleva toglierle i poteri attraverso un cappello magico? Doveva essere così. La fanciulla si spostò i capelli da davanti gli occhi portandoseli dietro l’orecchio per esaminare meglio e in silenzio cercò di aprire la mappa per capire dove si trovasse il posto.
Se c’era una cosa in cui lei era brava era il decifrare le cartine. Glielo aveva insegnato Clopin tra gli zingari in quel di Parigi. Suo fedele amico e quasi fratello, e lei stessa ne creava alcune ai tempi distribuendole agli altri della comunità gitana affinché ritrovassero il loro posto. L’unica difficoltà qui stava nel fatto che conosceva poco i posti, in particolar modo le strade e le vie principali perciò cercò di trovare una via per i boschi. Quelli sì che li conosceva, li aveva perlustrati per filo e per segno durante la sua permanenza quando vagava tra i mille pensieri, e li aveva assimilati rendendoli suoi. Tracciò con il suo dito fine una stradina tra i boschi che potesse arrivare nello stesso luogo indicato sulla carta e la memorizzò senza prendere la mappa con sé.
Scusami cara amica, ma oggi non potremo pranzare insieme come concordato. Spero tu non me ne voglia. Al più presto mi farò viva io.
Esmeralda
Scrisse velocemente su un biglietto che accostò alla tazzina di tè che ancora troneggiavano in bella vista sul piccolo tavolino di legno d’acero, e corse via prima che fosse troppo tardi.
 
Esmeralda, temeva il peggio.
Conosceva l’astio tra Killian e quell’uomo già da tempo immemore, da prima ancora che si perdessero. Killian gliene aveva raccontato durante quel pomeriggio più dettagliatamente, e sapeva che negli anni la cosa si era ancora di più accentuata quando quest’ultimo aveva ucciso Milah davanti agli occhi di Killian che l’amava, e aveva tagliato via la mano al suo pirata. Ed ora la cosa non prometteva nulla di buono rispetto a quel passato.
La zingara continuava ad avere quello strano presagio che la impregnava e che non riusciva a scrollarsi di dosso totalmente: Se Killian si fosse scontrato nuovamente con Tremotino questa volta sarebbe andata peggio delle altre volte, era inevitabile. Questa volta non ne sarebbe uscito illeso del tutto ed Esmeralda a quella visione rabbrividiva e inorridiva.
Nella sua mente un destino crudele si stava per abbattere su Killian e temeva per lui più che per sé stessa. Lei, a suo dire, non aveva niente da perdere.
Lui l’aveva salvata tante volte e ora toccava a lei ripagarlo e salvarlo per quanto poteva. Quella sensazione si fece sempre più assillante mentre varcava i boschi seguendo le tracce delineate sulla mappa.
Era ai margini della foresta, con sguardo fugace e attento era intenta a scrutare ogni dettaglio degli alberi che la costeggiavano per capire dove fosse. Conosceva già quel luogo, ma non si era mai inoltrata fino a tanto in quel posto e il fatto che l’oscurità iniziasse a calare sulla cittadina non rendeva le cose migliori.
Esmeralda si inoltrò nella fitta vegetazione a passo svelto. Gli tremavano le mani per quanto era agitata. Si fermò per il tempo di un secondo per riprendersi e calmarsi giusto quel poco che le permettesse di proseguire. Prese fiato.
Se si faceva prendere dal panico non sarebbe mai arrivata a destinazione. Al suo obiettivo: doveva salvare Emma.
Sì, sembrava strano anche a lei dirlo. Non conosceva per nulla la ragazza. L’aveva incontrata una sola volta e ne aveva sentito tanto parlare. Lì in città era la salvatrice, e tutti dappertutto parlavano di lei. Non sapeva ancora come avrebbe fatto e contro chi o cosa si sarebbe dovuta mettere, ma lo doveva a Killian dopo ciò che aveva sentito dirgli al telefono. Non gli avrebbe mai permesso di avvicinarsi al pericolo imminente. Non avrebbe permesso nemmeno che perdesse altro nella sua vita. E se avesse perso lei, sarebbe comunque stato meglio che perdere la sua Emma. L’avrebbe superato, si convinse, come aveva già fatto in passato. Avrebbe fatto male ad entrambi ma era l’unica soluzione. Magari avrebbe perso ma voleva sperare, sperare che tutto andasse per il meglio come le aveva detto Belle.
Lui amava Emma, e lei stava semplicemente cercando di accettare la cosa come meglio poteva anche se non era facile. Non lo sarebbe mai stato, in verità.
Ce la fareste mai a vedere l’uomo della vostra vita con un'altra? Ce la fareste mai ad accettarlo del tutto? Ma se Killian l’amava era giusto che andasse così, e lei stava facendo tutto per lui. Non avrebbe mai sopportato la sua perdita, e nei suoi pensieri nemmeno Emma, quindi il suo gesto era l’unica cosa da fare per tutti e tre.
Superò in fretta alcuni alberi appena vide una stradina poco più distante ben illuminata e intrisa di un certo bagliore che sapeva di magia. Era quello il posto, ne era sicura.
Una casa abbastanza grande e imponente si ergeva al suo cospetto, mentre escogitava un piano per aggirarla e per trovare la salvatrice. Pochi passi e una scena terrificante le si parò davanti agli occhi: Killian era di fronte a Tremotino, poche parole che udì a malapena. Nemmeno una parola dall’uomo che gli era di fronte, al loro posto un gesto che fece balzare Killian per aria inchiodandolo e intrappolandolo al cancello che aveva alle spalle.
Esmeralda trattenne un grido tappandosi la bocca. Il suo incubo era lì, di fronte ai suoi occhi. Non aveva fatto in tempo.
‘Che ne dici se, prima della tua dipartita, ti dessi un posto in prima fila per guardarla insieme mentre usa quel cappello?’. Killian si dimenava cercando di liberarsi, di ribellarsi a quella barbarie posta da quell’ignobile uomo.
I piani di Esmeralda cambiarono: Doveva salvare Killian.
Cercò di nascondersi come meglio poteva cercando un modo di avvicinarsi di soppiatto senza farsi vedere dall’Oscuro. Doveva trovare qualcosa per liberare Killian. Subito.
‘Non riuscirai a liberarti. Non ti preoccupare. La dimenticherai proprio come hai fatto con Milah.’ La rabbia dentro la fanciulla crebbe a dismisura, ma doveva trattenersi almeno finché non avesse trovato una soluzione.
Se ne stava lì, a pochi passi da loro, ben nascosta ad ascoltare in silenzio. ‘Quanti secoli ti sono serviti? Oh, non importa. Questo potrebbe alimentare il fuoco che hai dentro. Non dirmi che non ti è mancato il sapore della vendetta.’ Continuò perfido l’Oscuro.
‘E’ la madre di tuo nipote, Gold! Non farlo!’
‘Vorrei non doverlo fare. Ma ho bisogno della signorina Swan. Di sicuro tu non potresti capire. ‘ lasciò intendere con indifferenza.
Dopodiché silenzio. Un silenzio prolungato che la snervava, si potrasse così oltre il muro di pietra oltre la quale si era nascosta e constatò la situazione: Entrambi erano ancora lì. Tremotino di spalle a Killian, e quest’ultimo intento a liberarsi. Guardavano in là, verso la grande porta a vetrata che avevano dinanzi e da cui fuoriusciva una luce abbagliante e potente in grado di illuminare persino la notte più scura. Emma era al suo interno, si poteva avvertire la potente magia saturare l’aria tutta intorno.
Poi, quella luce si spense e la delusione e la sconfitta di Gold fu palese. Sibilò un ‘No…’. Era finita, Emma era salva probabilmente.
‘Beh immagino non sia andata fino in fondo.’ Osservò il pirata sollevato da come si era conclusa e con aria di scherno ostentando un sorriso. ‘Quanto mi dispiace… oh, ma adoro lo sguardo di sconfitta sul tuo viso.’ E rise ancora più forte non capendo il pericolo in cui si stava inoltrando. Nel frattempo Esmeralda ansimava incapace di trovare un piano per salvarlo. Il suo incubo peggiore si stava avverando e lei era del tutto impotente: lei non aveva nulla. Non aveva la magia come Emma, come lo avrebbe salvato? Cosa poteva fare contro quell’immortale? E se sarebbe andata da lei per avvertirla di ciò che stava accadendo? D’altronde era la salvatrice, lei. Esaminò la situazione. Non ce l’avrebbe fatta. Non restava molto tempo.
‘Magari non avrò la salvatrice, pirata. Ma ti assicuro che oggi non sarà una totale sconfitta. Devo riempire il cappello di poteri, certo, ma era solo una parte dell’equazione. Perché mi serve qualcos’altro. Un ingrediente segreto, uno di cui non ero a conoscenza finché qualcuno non mi ha messo al corrente: Un cuore.’
‘Beh, se ti serve il mio aiuto per procurartelo, sappi che l’unico aiuto che avrai da me è mandarti all’inferno.’
‘Oh certo che mi aiuterai.’ Esmeralda dietro quel muro sentiva il tempo e le parole scorrerle contro. ‘Vedi quest’incantesimo mi separerà finalmente dal pugnale, cosicchè non abbia più potere su di me. Ma per lanciarlo mi serve il cuore di una persona speciale. Qualcuno che mi conosca da prima del pugnale. Da prima che diventassi l’Oscuro.’
Esmeralda spalancò gli occhi a quelle parole, e in mente le arrivò l’unica soluzione possibile ed era pronta a scattare. Era quello il solo e unico modo, era ciò che doveva fare.
‘Sfortunatamente,’ continuò l’Oscuro. ‘Tutti quelli che rispondono a questa descrizione sono già morti, ma… uno è ancora in vita.’, fece avvicinandosi a Killian che ora cercava di dimenarsi in modo più incessante. Anche lui ora avvertiva quel pericolo imminente, anche in lui ora scorreva il terrore della mossa successiva.
L’Oscuro era vicinissimo.
‘Si da il caso mio caro, che tu sia il mio più vecchio amico.’ E la sua mano gli entrò in pieno petto pronto ad estrargli il cuore che tanto bramava.
‘FERMO!’ urlò una fanciulla a pochi passi da lì. Tremotino si voltò ad esaminare l’ospite inaspettato: era Esmeralda, e per un tratto gli sembrò di aver già vissuto quella stessa situazione. Un paio di secoli prima mentre aveva cercato invano di strappare il cuore al pirata Milah intervenne nella stessa maniera per salvare il suo amato.
‘Esmeralda va via di qui. ORA!’, ansimò Killian appena si accorse della sua presenza lì, mentre sentiva stritolarsi il cuore.
La fanciulla non lo ascoltò e a passo lento si avvicinò ai due.
‘Voglio proporti un accordo.’ Avanzò richiesta al signore Oscuro che la guardava stranito. ‘Il mio cuore per il suo cuore.’
Killian lanciò un gridò a quel patto che aveva in mente, nonostante il dolore. Nonostante tutto. Come poteva anche solo pensarlo? Era un suicidio! ‘NO! ESMERALDA NON FARLO! VA’ VIA DI QUI.’. Nei suoi occhi la paura che quella pazzia potesse avverarsi.
‘Oh cara, a me non serve il tuo cuore. Può sembrarti una pura vendetta ciò che sto facendo, e lo è in parte, ma il suo cuore è il mio ingrediente segreto…’
‘… Per liberarti dal potere del pugnale definitivamente. Ho sentito tutto.’ Lo interuppe Esmeralda scaltra.
‘Allora capirai quindi che tu non mi servi a nulla e che quindi lo scambio non vale. Non me ne faccio nulla del tuo cuore.’
‘Ti sbagli. Non è solo lui a conoscerti da prima che diventassi il signore Oscuro, anche io sono tra questi. Sono tra quelli ancora in vita che ti conosce dapprima di tutto questo.’
Tremotino non capì e insieme a lui Killian.
 
*
Quella stessa mattina dopo la venuta di Tremotino in cerca della moglie, la Jolly Roger era pronta a lasciare quella terra per solcarne di nuove ma Esmeralda era del tutto inquieta ancora incapace di capire il comportamento del pirata avvenuto poc’anzi. Si aggirava nella sua stanza in cerca di spiegazioni plausibili da darsi, ma non ne aveva.  
Non riusciva a far altro che pensare a come quel povero uomo era stato trattato da Killian, che ai suoi era completamente diverso.
Lui che impassibile e freddo lo sfidava pur vedendo la sua condizione e tutto per una donna egoista che aveva deciso da sé di unirsi a quella ciurma noncurante del fatto che avesse un marito e un figlio. Una rabbia le nacque dentro, di nuovo, a quel pensiero. Era una donna ignobile e codarda, ecco cos’era e lei non sopportava tutto ciò.
Il sole era ancora alto e i marinai sul molo continuavano a caricare e fare le loro cose prima della partenza, aveva sentito Killian dire che sarebbero partiti nel pomeriggio così pensò bene di far qualcosa prima.
Afferrò il suo soprabito e uscì dalla sua cabina, perlustrando l’area intorno al molo notò che Killian non c’era. Doveva essere sicuramente con Milah, a raccontarle il suo atto contro quello che era suo marito, l’uomo che agli occhi di Dio le apparteneva. Esmeralda fece un lungo respiro, forse era meglio non pensarci.
‘Io vado a farmi un giro.’ Avvertì un marinaio poco più in là che non faceva che osservarla.
Appena scesa si guardò intorno in cerca di qualcosa, qualcuno. Non era passato troppo tempo e considerato il suo modo di camminare non doveva essere lontano, pensò.
Camminò di qualche metro, e più in là, vicino ad una locanda lo avvistò e gli corse incontro.
‘Mi scusi.’ Si sbracciò per attirare la sua attenzione e per farlo arrestare. Quello si voltò come se percepisse che quello era un richiamo per lui.
‘Mi scusi, è lei Tremotino giusto?’ ansimò la fanciulla stoppandosi dinanzi all’individuo.
Quello la guardò interrogativo. ‘Vi conosco?’, domandò flebile non riconoscendo nella ragazza una figura conosciuta.
‘No, no affatto. Ma vi ho visto sul ponte della nave poco prima, sapete anche io, mio malgrado mi trovo lì.’
L’uomo inquadrò quella ragazza, ora con molta più attenzione e spalancò gli occhi.
‘Siete anche voi sua prigioniera?’, domandò confuso chiedendosi che ci facesse una così bella fanciulla insieme a quello spietato pirata.
La fanciulla rise. Come poteva definire la sua posizione lì in parole povere?
‘In un certo senso si. Si potrebbe dire così.’ Tremotino annuì, cercando di comprendere la situazione in quel velo di mistero che ella non gli voleva raccontare. Pensò che c’era qualcosa che non poteva dirgli e accettò.
‘Perché mi stavate cercando?’, chiese con voce incolore appoggiando ora, entrambi le mani, al bastone per reggersi. Era ancora scosso e provato da ciò che era appena accaduto. Come avrebbe potuto dire ciò a Bealfire? I suoi occhi erano rossi e gonfi di pianto. Cosa avrebbe detto al suo piccolo riguardo sua madre?
‘Voglio aiutarvi.’ Disse decisa, incoraggiando l’uomo.
‘Come?’
‘La nave non partirà prima di oggi pomeriggio, quindi avrò un po’ di tempo per coinvolgere e farmi amica Milah e portarla fuori dalla nave con una qualche scusa. Voi dovrete farvi trovare qui cosicché io possa consegnarvela.’
Negli occhi di Tremotino un barlume di speranza iniziò a rianimarlo. Sorrise a quel piano appena illustrato da quella benevole ragazza. Forse non serviva scervellarsi, forse tutto si sarebbe risolto grazie a quella fanciulla.
Esmeralda lo vide piuttosto titubante, ancora tra i suoi pensieri e dibatté: ‘Se per voi va bene, ovviamente.’ Si assicurò.
‘Assolutamente sì. Sì.’ Rispose Tremotino entusiasta. Gli occhi ricominciavano a brillare.
‘Va bene allora, mi farò trovare qui e riporterò vostra moglie.’ Disse prima di congedarsi e tornare al vascello.
Salutò l’uomo con un inchino e si voltò con un gran sorriso, prima di essere ripresa.
‘Perché lo fate?’, domandò l’uomo ancora abbastanza confuso da quel gesto di una piccola donna con cui non aveva mai avuto nulla a che fare.
Esmeralda si voltò piano.
‘Odio le ingiustizie, e i traditori. E perché per come sono fatta non posso restare inerme di fronte ad alcuni avvenimenti.’, si sbrigò a spiegare.
L’uomo annuì con un sorriso dolce. Quella chioma nera l’avrebbe sempre ricordata come la sua salvezza. La salvezza della sua famiglia… oppure il suo scatafascio.
 
*
 
Negli occhi dell’Oscuro un barlume si accese. Come aveva fatto a dimenticare un simile sgarro? Lui che non risparmiava nessuno di fronte a simili errori?
‘… Ti ho aspettato per ore quel giorno, aspettando colei che mi aveva promesso la salvezza e invece? E invece tornai a casa e dovetti incrociare gli occhi di Bae che scoppiarono in lacrime appena seppe del destino della madre.’ Digrignò i denti esibendo tutto la sua collera. Ancora la mano nel petto di Killian, ancora intento a strappargli il cuore.
Esmeralda non incrociò lo sguardo di Killian, aveva paura di riscontrare qualcosa di simile all’ira per quel gesto che non gli aveva mai raccontato. Si limitava, però a sentirlo gemere dal dolore e in lei non faceva altro che crescere l’ansia. Doveva convincerlo in quello scambio, a tutti i costi e in fretta.
‘Quel giorno la nave è partita prima del previsto, e io non ho avuto modo di avvertirla.’ Tentò di giustificarsi per placare quella rabbia specie in quella situazione. ‘Ma non ci sono scuse a tutto questo. Ho infranto un patto con lei ed è giusto che paghi per il mio errore. E’ me che dovresti prendere. Non lui! Killian non c’entra in tutto questo, è stata Milah a voler andare insieme a lui ed entrambi state pagando per le sue scelte. Io lo sto facendo per amore, perché farei e sono disposta a tutto per salvarlo. Tutto ciò che ha fatto Milah invece includeva egoismo e protagonismo. Ciò che vuoi fare a Killian dovrai farlo a me, sono io che sono in debito con te ed è questo ciò che ti chiedo per risanare il debito una volta per tutte’. Esmeralda non ce la faceva più. ‘Il tuo ingrediente segreto è qui dentro di me.’
Tremotino espose un ghigno a quella proposta, iniziando a pensarci seriamente. In un certo senso lei doveva pagare per le sue azioni sconsiderate e beh, al pirata avrebbe pensato poi.
Con un gesto secco egli tolse la mano dal petto di Killian e gliela mostrò: Era vuota. Ciò voleva dire che aveva accettato lo scambio.
‘No, Esmeralda ti prego! NO!’ Killian ansimò e tossì cercando di riprendersi, di parlare, di impedirgli ciò che di fronte ai suoi occhi da lì a poco si sarebbe manifestato. Cercò di recuperare le forze.
Esmeralda non badò alle sue parole, era decisa ormai ad arrivare fino in fondo, e cercò di restare immobile mentre l’Oscuro si avvicinava a lei con un ghigno malefico.
‘Promettimi solo che dopo aver preso il mio cuore non gli farai più alcun male.’ Ansimò la zingara vicina alla fine. Era l’ultima cosa che voleva, l’unica di cui voleva assicurarsi affinché il suo gesto valesse qualcosa per lui.
Una smorfia di tacito consenso apparve sul suo viso. ‘Quando avrò ciò che mi serve non credo che il pirata m’interesserà granchè.’ Un lieve respiro di sollievo fuoriuscì dalla fanciulla.
‘TREMOTINO FERMATI!’, urlò Killian cercando di liberarsi di quella trappola. Non poteva essere, non di nuovo.
La sua rabbia si trasformò in un pianto di disperazione che gli bagnò il viso.
Tremotino si avvicinò, il suono dei suoi passi riecheggiava in tutta l’aria. La sua soddisfazione per ciò che stava per accadere era ormai impellente. Non vedeva l’ora di gustarsi la scena. Ormai era dinanzi a lei a osservarla meglio. Le accostò una mano al petto. Il viso della giovane era teso. Cercò di farsi forza, era lei ad averlo proposto. Lo stava facendo per Killian, per salvarlo e niente era più importante di questo.
Doveva pensare a questo.
Tremotino gli sentiva battere il cuore, il suono gli riecheggiava nelle orecchie, sempre più forte a ogni secondo.
Lontano da loro, poco più in là il pirata stava supplicando ad Esm di scappare e di ritrattare il patto, ormai nel completo delirio. Esmeralda chiuse gli occhi e con loro cercò di non udire Killian che la implorava di non farlo squarciando l’aria con le sue grida. Capiva il suo dolore, ma non poteva fare altro e lui avrebbe capito, magari non ora ma l’avrebbe fatto. Si convinse ancora una volta.
Il cuore accelerò ancora, i battiti si sovrapponevano l’uno all’altro, finchè il suono non diventò così forte da non riuscire a sopportarlo. Tremotino non poté che godere di tanta sofferenza. Di tutto quello strazio che aveva intorno e si stava godendo il momento appieno. In qualche modo anche il pirata stava soffrendo e togliendo il cuore alla sua amata, gli avrebbe inflitto lo stesso dolore che gli era stato inflitto quando quest’ultimo si era preso Milah pensò, e non c’era di meglio. Era la vendetta perfetta, anche migliore del suo piano iniziale. Quel momento era anche migliore di quando gli aveva portato via la mano e dentro di sé a quella deduzione l’Oscuro ne uscì entusiasta e un sorriso vittorioso gli si aprì sul viso.
La sua mano entrò di tutta forza nel petto di Esmeralda, intorno alla quale riversò tutta la sua forza afferrandolo per tirarlo fuori. La fanciulla aveva un espressione angosciata, gli occhi rossi e gonfi. Mai aveva provato quell’orribile sensazione. L’Oscuro con un gesto deciso estrasse il suo cuore soddisfatto.
Killian in quella visione ne uscì distrutto il doppio. Gli sembrava di rivivere l’incubo di ciò che accadde a Milah, ma questa volta era ancora peggio. Esmeralda per contro, crollò sulle ginocchia esausta, ansimante e… vuota.
Tremotino trionfante si voltò per mostrare il cuore della fanciulla al pirata e con evidente soddisfazione disse: ‘Quante ne fa l’amore eh? Se solo tu ora non avessi amato quel pirata..’ lo indicò con un gesto di puro sdegno. ‘Ora non ti troveresti in questa situazione: Io non avrei mai ricordato quel patto e tu ne saresti uscita illesa. Non saresti al suo posto ora, perché bada non avevo nulla contro di te. Ma ora? Ora farai tutto ciò che ti dico perché sei la mia burattina, e quando sarà giunto il momento ti ucciderò.’ Uno sguardo maligno gli balenò sul viso a quelle parole mentre guardava entrambi. ‘E riguardo al patto fatto poc’anzi: ti ho promesso che non farò alcun male al tuo pirata e mantengo la parola data, ma ciò non vuol dire che non ti ordinerò di farlo.’ E una risata altrettanto tracotante e di pura malignità riempì l’aria tutt’intorno facendo ghiacciare Esmeralda a cui restava ancora quel minimo sentimento.
Con un gesto liberò Killian e si dissolse prima che potesse raggiungerli con la vittoria in pugno.


Note Autrice:
Ehehe vi ho tirato un bel capitolo oggi, cambiando un po’ gli avvenimenti della puntata originale che è la 4x08, spero non me ne vogliate. Ma a me succede così: vedo una puntata e vedo Esmeralda in alcune e così è successo con questa.
Una ragazza mi ha detto: ‘E’ un po’ come se Esmeralda fosse in ogni frammento della storia che ci scorre davanti mentre vediamo OUAT. Cammina celata, quasi come se fosse sul dietro le quinte di tutto, e sta a noi vederla o meno.’ E’ esattamente così che potrei definire la mia entrata in scena di Esm.
E’ ovunque ma non c’è. Sarò io la pazza, ma per me è così. Mi andava di raccontarvi questo piccolo aneddoto, aspettatevi ancora delle belle vi dico solo questo.
Intanto, come sempre, spero che il capitolo sia di vostro gradimento e che non vi deluda.
Ringrazio chi aggiunge la storia ai preferiti/seguiti ogni giorno. Grazie mille davvero.
E spero vi piaccia la nuova copertina che ho creato per la storia, fatemi sapere insomma un po’.
 
Un abbraccio e al prossimo capitolo.
- Elle.
   
 
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