Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Scheherazade_Reim    20/02/2015    5 recensioni
« Prima di cominciare, ragazzi … » lo sguardo del demone si fissò in quello dei due ragazzi che aveva di fronte a se. « Avete familiarità con il concetto della tontina? »
« Scusi, ma cosa centra questa tontina con mia madre? »
« … e con la mia, aggiungerei. »
« Un attimo di pazienza e ci arrivo! Inuyasha, sei sempre il solito impaziente. »
« Stavo dicendo, il contratto di tontina che hanno stipulato le vostre madri è molto particolare ma ugualmente legale. Alla morte di entrambe, dopo un anno, questo contratto diventa vincolante e lega voi due ragazzi … »
Kagome deglutì, decisamente spaventata e meno incline di sapere il contenuto di quel contratto. Ora più che mai, sentiva il bisogno di alzarsi e di tornare a lavorare al ristorante. Tornare alla stabilità e alla quiete.
« Mi dispiace dirvelo, ma da oggi siete ufficialmente sposati. »
« Cosa?! »
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, izayoi, Kagome, Kikyo, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Capitolo 2-

 

L’eco di un tonfo infranse la quiete mattutina del “Nekomata”.

« Che cosa?! Sei … Sei sposata?! »

A battere con forza le mani sul tavolo, colta in contropiede da quella rivelazione, altri non era stata una ragazza. Alta, lunghi capelli scuri trattenuti in una coda alta e la divisa della cucina con il logo del ristorante sulla maglia bianca.

Kagome poggiò l’indice sulle labbra per farle segno di non urlare, decisa a non attirare più del dovuto l’attenzione.

« Non gridare, Sango, alcuni si stanno cambiando al piano di sopra e con il tuo tono di voce ti avranno sentita fino in Africa. »

La giovane sembrò così rendersi conto della situazione e sospirò, scusandosi con un sommesso borbottio e rialzando la sedia che aveva fatto cadere per lo stupore.

Kagome conosceva molto bene Sango, erano amiche da tantissimi anni ormai. Si erano conosciute quando il ristorante aveva aperto, all’inizio era solo un aiuto cuoco come gli altri ma la sua bravura, la sua tenacia e resistenza, l’avevano portata alla promozione proprio com’era accaduto anche lei. Adesso era lo Chef ufficiale e riconosciuto del ristorante, una delle migliori della città e la più abile a gestire le comande durante l’ora di punta.

« Sul serio, Kagome, stai scherzando vero? » domandò nuovamente sedendosi al tavolo, poggiò il gomito sopra la superficie in legno, coperta da una tovaglia scura semplice.

Nel palmo aperto appoggiò il mento, osservando l’amica e collega con un’espressione indecifrabile. Un misto tra il preoccupato e la perplessità.

Kagome sospirò, scuotendo il capo per l’ennesima volta e guardando seriamente l’amica.

« Ti sembra che io abbia voglia di scherzare? »

« Beh, direi di no … Tuttavia, ammetterai che la situazione è troppo assurda perché io ci creda. »

« Credici invece, perché è proprio la verità.»

« Si può sapere come diavolo è successo? »

La domanda di Sango era abbastanza lecita, rifletté Kagome mentre si lasciava andare contro lo schienale della sedia.

Incrociò le braccia al petto rievocando gli eventi della notte passata.

« Cosa?! »

A scattare in piedi non furono altro che Kagome, suo nonno, suo fratello e il padre dei due demoni presenti.

Il nonno di Kagome, in modo particolare, sembrava sul punto di avere un infarto nell’immaginare sua nipote in sposa a un demone. Sota, invece, più calmo cercava di quietare suo nonno per evitargli malori più tardi. Il misterioso demone, sembrava solo sinceramente sorpreso e per nulla sconcertato dalla proposta. Sesshomaru accanto a lui era perfettamente tranquillo, braccia conserte e un espressione assolutamente calma in volto. Lo stesso si poteva dire per Inuyasha, il quale non aveva aperto bocca pur essendo una delle parti chiamate in causa.

“Ma si può sapere i demoni che razza di concetto hanno del matrimonio?”

« Quel testamento è sicuramente un falso! Mia nuora non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla sua adorata figlia! »

Fu la voce severa e insindacabile del nonno Higurashi a interrompere quella strana atmosfera.

L’avvocato lo guardò intensamente con quei grandi occhi, una mano intenta a lisciare la barba sul mento e l’espressione sul viso completamente assorta.

« E’ quello che è accaduto, invece. Non capisco dove sia il problema. »

Il nonno stava per replicare a tono esattamente come prima, ma Kagome lo precedette e con mossa felina prese il raccoglitore dalle mani dell’avvocato.

Suo nonno e Sota si avvicinarono per esaminare quei documenti scritti in un linguaggio troppo tecnico decisamente “avvocatese”, qualcosa che i meri mortali non potevano capire, ma di una cosa furono sicuri. La firma infondo ai documenti era proprio quella di sua madre: Yukiji Higurashi.

« Nonno … »
Non c’era bisogno di aggiungere altro, purtroppo. Persino suo nonno se ne convinse, annuendo con un cenno del capo e ingoiando la bile. Aveva sperato che almeno la firma non corrispondesse, in questo modo sarebbe stato facile andare via, evitando alla sua nipotina un matrimonio  forzato come quello.

Kagome non pensava affatto al matrimonio in quel frangente, era l’ultimo dei suoi pensieri. Ad occupare la sua mente in quell’istante erano due pensieri.

Il primo riguardava Sota, naturalmente, quando Kagome aveva mostrato a lui e al nonno i fogli dell’avvocato aveva visto la sua espressione velarsi alla vista della firma della mamma. La stessa madre di cui serbava pochissimi ricordi. Il secondo problema, invece, era l’altra persona che aveva firmato quel contratto. Izayoi Setsuna.

Lo sguardo di lei guizzò dall’avvocato al ragazzo seduto accanto a lei. Fermo e immobile, non aveva fiatato dal momento in cui avevano scoperto di essere sposati.

“Niente, non penso otterrei qualcosa da questo tizio … “

Lo sguardo di Kagome si fissò nuovamente su quelle piccole e soffici orecchie da cane, argentate come i suoi capelli, si muovevano impercettibilmente captando le parole e i rumori nello studio legale. Dovette nuovamente fare violenza su stessa per non avvicinarsi e toccarle. Trasse un profondo respiro, calmandosi e rivolgendo la sua attenzione al demone vestito con abiti tradizionali.

« Ecco, mi scusi signor … »

La sua figura era abbastanza torreggiante, ma rispetto a quando era entrato poco fa Kagome non si sentì a disagio, nemmeno sotto pressione. Lo sguardo di quel demone era infinitamente gentile, velato da una profonda malinconia per la perdita della moglie.

« Niente formalità, per favore, ormai sono troppo vecchio per questo. Chiamami semplicemente Akio. »

« Signor Akio … » insistette Kagome, avvicinandogli il  foglio del contratto con le firme.

« Questa è la firma di sua moglie, giusto? »

Improvvisamente nello studio calò il gelo più totale.

Sesshomaru, perdendo la compostezza avuta finora, lanciò uno sguardo poco amichevole nei confronti di Kagome che si sentì fulminata da tanto rancore.

Cosa aveva detto di sbagliato?

Il suo sguardo guizzava da una parte all’altra, aspettando una risposta mentre cominciava a sentirsi una stupida anche solo per aver osato parlare.

« … Sì. E’ proprio la firma di Izayoi. »

La voce del demone, finalmente, ruppe quel sottile filamento di silenzio che si tendeva come una corda in procinto di spezzarsi.

In quel momento l’avvocato si era alzato e senza troppa cortesia riprese i documenti, squadrando malamente la ragazza e invitando nuovamente tutti a sedere.

Kagome, però, non era per niente intenzionata a dargli retta e mise invece una mano sulla spalla di Inuyasha.

« Ehi! Non hai proprio niente da dire? Guarda che siamo noi quelli che … »

Non finì la frase poiché si accorse del vero motivo dietro al silenzio del ragazzo. Si era addormentato.

La testa ondeggiava lentamente in avanti, gli occhi erano chiusi e dalle labbra appena dischiuse scendeva un rivolo di saliva.

Un nervo cominciò a pulsare sulla fronte di Kagome, la stretta sulla spalla del ragazzo si fece improvvisamente più salda mentre un ghigno malefico si allungava sulle sue labbra.

« Svegliati! »

Senza troppi complimenti declamò quelle parole nelle sue orecchie, sicuramente sensibili ai rumori più forti, scuotendolo a destra e sinistra.

Alla fine il risultato sperato venne ottenuto. Inuyasha, si svegliò.

Si portò una mano alla nuca mentre con l’altra nascose uno sbadiglio. Kagome si trattenne dal colpirlo in testa, aveva abbastanza sguardi puntati di se e non voleva attirare ulteriormente l’attenzione.

« Quanto clamore per una cosa da niente come questa … »

« Una cosa da niente?! »

« Sì, da niente. Non capisco perché la fai tanto lunga. »

Kagome lo guardava allibita, gli occhi sbarrati e la bocca mezza aperta. E non solo lei, tutti i presenti guardavano i suoi gesti con una certa meraviglia.

« Per quanto mi riguarda, le cose mi vanno bene anche così.  Essendo un mezzo demone nemmeno dovrei lamentarmi, ma se proprio la cosa non ti va a genio possiamo sempre trovare una soluzione per sciogliere il contratto. Fino ad allora, mi va bene qualsiasi cosa sceglierai. »

Non riusciva a credere a quello che stava sentendo e sì, la sensazione di volerlo colpire, e anche forte sulla nuca, tornò a farsi sentire dentro Kagome.

Era già lì, pronta con un pugno quando vide le piccole orecchie di Inuyasha muoversi, scattando velocemente per poi fermarsi.

« Quindi … » esordì Sango, una volta che il racconto di Kagome fu concluso. « Hai ceduto perché quelle orecchie “adorabili”, come le hai descritte tu, ti hanno ipnotizzato? »

Un lungo silenzio calò implacabile nella sala del ristorante.

Nel frattempo alcuni camerieri, già cambiati e pronti per il servizio, cominciavano a sistemare i tavoli per l’apertura e controllavano lo stato delle posate e dei bicchieri.

« … Sì » ammise infine Kagome, completamente sconsolata.

Sango sospirò leggera, incrociando le braccia e lasciandosi andare con la schiena contro la sedia.

« Accidenti Kagome, sapevo che avevi un debole per le cose “carine” ma non pensavo fosse così grave. Adesso cosa pensi di fare? Sposerai davvero quel tipo? »

« Sinceramente non lo so. » ammise Kagome, tornando a rilassarsi con il corpo mentre ripensava alla serata trascorsa.

Alla fine aveva accettato il compromesso di Inuyasha, ma non era certa di quello che dovevano fare, ora.

« Kagome, non eri tu a dire che le relazioni troppo strette ti facevano paura? »

« Questo è vero. Infatti, quando ho cominciato a capire cosa stava accadendo, ho provato l’irrefrenabile impulso di scappare e tornare qui. » ammise lei, senza bisogno di celare a Sango i suoi più profondi pensieri.

« Però, sai Sango, non faccio che pensare alla ragione dietro il gesto di mia madre. Sono convinta che avesse un qualche motivo che ancora non conosco, ma per scoprirlo dovrei provare a frequentare per un po’ questo Inuyasha e forse, a pensarci, non è nemmeno una cattiva idea. »

« In che senso, scusa? »

« Qualche tempo fa il nonno ha avuto un leggero infarto, niente di grave, ma sia io che Sota ci siamo spaventati molto. Questo mi ha fatto capire che lui non ci sarà per sempre. Ho un buono stipendio, ne sono consapevole, ma da sola non riuscirei a far fronte a tutte le spese di casa e della scuola. Voglio che Sota realizzi il suo sogno e frequenti l’università, ma se accadesse il peggio sarebbe costretto a rinunciare alle sue ambizioni e non voglio niente del genere. »

Sango studiò attentamente sia le parole di Kagome che la sua espressione, le braccia ancora conserte e gli occhi nocciola puntati nei suoi.

Sapeva bene che tutto quello che faceva era anche per suo fratello, lo stesso si poteva dire per lei e per molti altri che lavoravano da loro, ma nessuno aveva la dedizione di Kagome. Seppure la conoscesse da diversi anni, adesso non sapeva proprio così dirle per aiutarla a trovare una risposta. L’ambiguità della situazione non aiutava certo le due ragazze.

Sango rilasciò un sospiro arrendevole, chinando il capo e scuotendo appena la nuca.

« La scelta è tua, io non posso dire niente. Se si rivelasse un maniaco …  » e marcò bene quelle parole con una strana luce omicida negli occhi. « … Non dovrai nemmeno preoccuparti. Ci penserò io, gli staccherò quella sua bella testolina e la metterò su una picca. »

« Sango … Stai parlando di Miroku, adesso? »

Lo sguardo omicida dell’amica non prometteva niente di buono, nemmeno per Inuyasha (anche se lei non lo conosceva) e Kagome ne ebbe quasi paura.

Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che il diretto interessato sbucò alle spalle di Sango, abbracciandola di spalle e allungando una mano per toccare il seno. Prima che potesse farlo, però, la ragazza si era già girata e con precisione chirurgica lo colpì in faccia lasciandogli un bel segno rosso che recava l’impronta della mano.

« Eddai, Sango, io volevo solo salutarti … » si scusò in fretta Miroku, una mano sulla guancia e l’altra alzata in segno di resa.

Kagome sospirò appena, alzandosi dal suo posto. Ora che Miroku era arrivato, non avrebbero più potuto parlare di niente.

« Piuttosto, Sango, ricordati di cominciare a pensare al menu invernale per il ristorante e riferisci a Hojo di fare lo stesso. Il nostro ristorante è l’unico della zona a vantare piatti adatti ai celiaci, e non ho nessun desiderio di vedere calare la qualità. »

Non ottenne risposta, ma sapeva che l’aveva sentita.

Miroku era un bel ragazzo, non aveva la bellezza particolare e irraggiungibile di alcuni demoni, ed essendone ben consapevole non perdeva l’occasione per corteggiare clienti e colleghe. I suoi occhi scuri, con una sfumatura bluastra, rendevano il suo sguardo magnetico e le sue parole avevano sempre l’effetto desiderato su tutte le ragazze che incontrava. Eccetto Sango, ovviamente, la quale intuì subito la sua natura libertina e prese “provvedimenti” a riguardo.

“Mi chiedo quando si decideranno a fidanzarsi. Ormai è palese che si piacciono, lo sanno tutti qui al ristorante”.

Un sospiro e decise di rimandare i pensieri alla pausa. Adesso bisognava lavorare.

Il pranzo era il momento più critico per il ristorante.

I clienti entravano con la consapevolezza di non avere molto tempo a disposizione, la coordinazione tra sala e cucina doveva essere perfetta per garantire il miglior servizio nel più breve tempo possibile, senza dimenticare la qualità.

Miroku, in questo, era un perfetto Chef de rang e lo considerava il suo braccio destro per la gestione nei momenti più critici.

Ogni tanto, guardando la sala gremita, non poteva fare a meno di ripensare a quello che era accaduto la scorsa notte dopo le parole di Inuyasha. Suo nonno non era d’accordo, era irremovibile ma alla fine, grazie anche all’intervento di Akio, riuscirono a placarlo ricordandogli che non erano più in un epoca dove demoni e umani non potevano coesistere e andavano purificati a forza, se necessario.

Il compromesso era fare in modo di trovare una clausola, un appiglio, al quale fare riferimento per poter sciogliere i loro legami e tornare ognuno alla vita di prima. Inuyasha non sembrava preoccupato, al contrario, era molto calmo e quieto e forse per questo motivo aveva accettato il biglietto da visita suo e di suo padre.

Appoggiata al leggio, sul quale spiccava il registro presenze, rigirava tra le mani il cartoncino chiaro con sopra il nome e cognome del ragazzo e la sua occupazione.

Inuyasha Taisho, capo editore presso la casa editrice “Tama”.  

L’altro, invece, era quello del padre di lui. Akio Taisho.

“Non ho mentito a Sango, ma … ” pensò assorta guardando i biglietti da visita. “Non so proprio cosa fare. La verità è che la cosa mi terrorizza. E’ spaventoso. L’idea di affidare a qualcun altro il mio cuore, è davvero terrificante”.

Da quella sera era passata una settimana.

Tenendo il biglietto da visita in mano alzò lo sguardo sopra il grande edificio che ospitava la casa editrice seccata, anche se il termine non si avvicinava minimamente a quello che provava.

“Quello stronzo … Aveva detto che si sarebbe fatto sentire entro la fine della settimana! Invece, mi obbliga a venire a cercarlo nel mio prezioso giorno libero”.

Per l’occasione aveva deciso d’indossare una mini gonna scura con sopra ricamati dei piccoli fiori, abbinata a un maglioncino color panna e che lasciava scoperte le spalle il tutto coperto da una giacca senza maniche.

Strinse la corda della borsetta che teneva in spalla prima di entrare in quel grande edificio, incuriosita e preoccupata nello stesso istante. Sapeva bene quanto frustrante fosse essere interrotti durante il lavoro, ma non c’era altra soluzione.

S’informò dalle due ragazze al bancone vicino all’ingresso sull’ubicazione di Inuyasha in quel labirinto, ottenuto ciò che voleva si diresse verso uno dei due ascensori ubicati contro la parete e ne chiamò uno.

L’ingresso era tappezzato con alcuni poster e cartelloni di libri di successo in loro produzione e qualche locandina di film, ispirato probabilmente ai libri. Persino all’interno dell’ascensore trovò alcuni poster più piccoli di qualche manga o libro, li guardò divertita mentre saliva fino all’ottavo piano dove si trovava la collana “Shikon” il cui capo redattore era proprio Inuyasha.

Le porte dell’ascensore si aprirono e mentre stava per uscire qualcuno entrò, o meglio barcollò al suo interno, sconcertandola non poco per l’espressione vuota e assente che aveva in volto.

Cosa cavolo era successo?

Si guardò attorno trovandosi davanti un lungo corridoio costellato da file di piccole impalcature che dividevano le varie aree, ricordando le parole della receptionist decise di proseguire cercando di non intralciare il lavoro di nessuno.

“In fondo, non sono mai stata in un posto del genere. Sembra interessante come lavoro”.

Evitando la fotocopiatrice posta all’angolo dopo una stretta curva trovò l’ufficio, per così dire, di Inuyasha. Sul viso aveva ancora accennato un sorriso, gli occhi colmi di curiosità, ma tutto questo s’infranse improvvisamente.

Davanti a lei c’era uno spazio abbastanza ampio, rispetto agli altri settori che aveva intravisto, ma al suo interno si respirava un aria malsana.

Sul lungo tavolo ricoperto da libri, fogli, altri libri e oggetti di uso comune per un ufficio stavano cinque cadaveri. 

Kagome li guardò esterrefatta, gli occhi sbarrati per lo stupore e la bocca aperta.

Erano riversi un po’ sulle sedie e un po’ sul tavolo, e tra loro c’era anche una ragazza, le loro espressioni erano completamente svuotate e nemmeno si erano accorti del suo arrivo.

“Che razza di lavoro fanno?  E poi … Che diamine è questo fetore? Sembra di essere nello spogliatoio di qualche squadra sportiva”.

Si portò una mano a coprire il naso, tappandolo e cercando di non respirare troppo a fondo. C’era davvero un odore di chiuso e di stagnante, non riusciva a credere che un essere umano, o demone, potesse puzzare in quel modo.

Tremando, lentamente, la ragazza al tavolo alzò lo sguardo spento e svuotato verso di lei. Era molto bella, pensò Kagome, aveva dei tratti molto eleganti che uniti a quei lunghissimi capelli scuri la rendevano quasi eterea. Tutto questo, ovviamente, stonava con le profonde occhiaie che aveva sotto gli occhi e la voce stanca con cui parlò.

« Cosa … ? »

« E- Ecco … » improvvisamente si trovò senza niente da dire, lo sguardo si perdeva nel piccolo spazio alla ricerca di una qualche traccia del mezzo demone, ma senza un grande risultato.

« Cercavo Inuyasha …  » borbottò, la voce alterata dalla mano che copriva il naso.

Alzò il braccio, sempre molto lentamente, indicando la parte opposta del tavolo.

« Se cerchi … Il suo cadavere dovrebbe essere da quelle parti … » mormorò con voce spettrale, vinta dalla stanchezza si lasciò nuovamente andare sul tavolo.

Deglutì appena, scostando la mano dal volto e dirigendosi lentamente verso il punto indicato. Si muoveva furtiva, come un gatto, evitando di urtare contro una delle sedie e appiattendosi contro gli armadi a muro. Alla fine lo raggiunse.

Aveva occhiaie ancora più profonde della settimana scorsa, i vestiti sembravano anche gli stessi, tra le altre cose, Kagome lo guardò ancora sconcertata prima di poggiare una mano sulla sua spalla per chiamarlo. Nel momento in cui lo fece, però, questi cadde a terra con un sonoro tonfo ma continuò a dormire come se niente fosse.

“E questo tizio … Dovrebbe essere mio marito?!”

Salve a tutti!

E’ stato richiesto così intensamente che non ho potuto rifiutarmi di completare tutto quanto prima.

Allora, qualche piccola spiegazione. Ho scelto il nome di Akio per il padre di Inuyasha per due ragioni: la prima, il nome, con i kanji corretti, significa “eroe glorioso”. Mi sembrava adatta al suo ruolo, soprattutto per quel poco che sappiamo di lui anche nel manga. La seconda ragione, invece, è più semplice. Avevo in sottofondo le ost di Utena.

Vorrei ringraziarvi tutti, dal primo all’ultimo, da chi ha aggiunto ai preferiti ( o seguiti) la storia e tutti coloro che hanno commentato.

Per ora è un record avere quattro recensioni, davvero, così vi ho soddisfatti subito e spero di non avervi deluso in qualche modo con lo sviluppo della trama.

I capitoli usciranno di giovedì. Vedrò se riuscirò a rispettare subito la data, altrimenti slitterà alla prossima settimana ancora.

Un abbraccio forte a tutti quanti voi <3

Scheherazade

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Scheherazade_Reim