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Autore: _ Arya _    21/02/2015    10 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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REGINA POV

Uscii di corsa ad aspettare l'arrivo dell'ambulanza: ricevuta la chiamata di Robin per poco non mi ero sentita male, ma per fortuna sembrava star bene. “Ti spiego dopo” mi aveva detto “Ti volevo avvertire in anticipo così non ti preoccupi inutilmente in caso mi veda arrivare”.
Neanche 24 ore prima mi ero lasciata andare concedendomi di essere felice e lasciando da parte il timore; se gli fosse successo qualcosa di grave probabilmente non sarei riuscita a sopportarlo. Volevo solo che arrivasse, volevo assicurarmi di persona che stesse bene... per poi farmi spiegare cosa fosse successo. A quanto sembrava c'era stato un gran trambusto da Granny, ma non avevo la minima idea dei dettagli.
-Regina! Sai se Emma era lì? Oggi è andata via dopo pranzo e insomma, non sembrava stare molto bene. Di solito quando sta così va a bere da Granny, non è che è successo qualcosa pure a lei?
Ovviamente la sorellina della mia amica non si fece scrupoli a riversare tutte quelle parole nel mio orecchio, costringendomi a tirarmi indietro perché non mi distruggesse il timpano.
-Puoi evitare di tentare in tutti i modi di farmi rimanere sorda?! Comunque non credo fosse lì, ho sentito Robin e me l'avrebbe detto subito se ci fosse stata!- forse. A meno che quel “Ti spiego dopo” non fosse un “La tua migliore amica ha bevuto fino ad andare fuori di testa e picchiare tutti i presenti da Granny”, il che non sarebbe stato assurdo dato che ultimamente era diventata parecchio violenta. Non che la biasimassi dopo tutto quello che aveva passato.
Prima che potessi avere altre idee sull'accaduto, finalmente arrivò l'ambulanza, e con Anna e Aurora ci avvicinammo per soccorrere gli eventuali feriti.
Il primo a scendere fu Robin, a piedi grazie al cielo.
Aveva solo un taglio sul labbro, e per il resto sembrava stare bene. Senza badare alle altre mi avvicinai ad abbracciarlo, felice di vederlo tutto intero.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare... comunque sto bene, sono venuto perché probabilmente passerà la polizia a fare delle domande.
-La polizia?! Spiegami cosa diavolo è successo in quel locale!
Ora stava tornando a mettersi nei guai con la legge come quando era un ragazzino?! Non poteva essere così stupido. Gli avrei volentieri mollato un ceffone se non fosse già stato picchiato da qualcun altro... ma da chi, poi?
Mi voltai, curiosa di vedere chi fosse l'uomo sulla barella... e non riuscii a credere ai miei occhi: era August! Svenuto, con un taglio che sembrava abbastanza profondo sulla fronte, e pieno di lividi.
-Robin... ora andiamo, ti fai medicare e mi racconti cosa... cosa è successo.
Per un attimo ebbi un timore non del tutto infondato, ma mi tranquillizzai quando mi resi conto che non c'era nessun altro sull'ambulanza. Non c'era Emma.
Lasciai August alle ragazzine e portai Robin dentro con me; presi il necessario per medicarlo e lo portai temporaneamente in una stanza vuota, per avere un po' di privacy.
Fortunatamente il taglio al labbro era superficiale, e mi bastò tamponarlo con un po' di acqua ossigenata. Mentre lo facevo, sentivo i suoi occhi su di me e alzai lo sguardo per assicurarmi che non mi stessi immaginando tutto.
I nostri sguardi si incrociarono, e le nostre labbra erano a una distanza minima e pericolosa: fu lui il primo a decidere di annullarla, con un bacio passionale che mi lasciò senza fiato. Dopo aver preso un gran respiro lo baciai anch'io, mi era mancato poterlo fare, nonostante non fosse passato poi così tanto.
-Ok, basta...- mi interruppi a malincuore, accarezzandogli il labbro col dito -ti fa male?
-Oh no milady, soprattutto non ora... E non è la prima volta che faccio a botte. Cioé, ovviamente intendo lo facevo quando ero giovane e stupido- si affrettò ad aggiungere al mio sguardo fulminante.
-Allora...- sussurrai dopo una breve pausa -mi spieghi perché hai fatto a pugni con August? E perché l'hai ridotto in quello stato?
-Non... non sono stato io. Ma mettiti seduta che è meglio.
-Devo avere paura?- che c'era di così preoccupante in quel che voleva dirmi?
-Tu siediti.
Interdetta feci come mi disse e mi misi a sedere accanto a lui, aspettando che parlasse.
-Sono arrivato al locale abbastanza tardi, e insomma... ho voluto fare un salto al bagno. Il bagno degli uomini è sempre libero, sai. Ho sentito dei rumori strani, come di urla soffocate, e quando sono entrato ho trovato quel tipo che teneva Emma contro il muro e... no, non so cosa le abbia fatto.- aggiunse vedendomi sul punto di chiederglielo -Ma quando mi ha visto è riuscita a colpirlo con la borsa e l'ho lasciata andar via, mi sono occupato io di lui. Cioé, era già ridotto così... è riuscito a darmi solo un pugno, poi è stato facile trattenerlo dato che era ubriaco.
Oddio. Quindi August aveva fatto del male ad Emma? Ma in quel caso sarebbe stata in ospedale anche lei, magari Robin era riuscito ad arrivare prima che l'uomo le facesse qualsiasi cosa avesse in mente. E lei fino a quel momento doveva essere riuscita a difendersi considerata la faccia di August.
Eppure... eppure non c'era alcuna certezza. Poteva averle fatto di tutto contro quel muro...
-Devo chiamare Emma.- dissi respirando a fondo -Perché non me l'hai detto subito?!- lo presi per il colletto, per poi lasciarlo andare quasi subito ricordandomi che si trattava del mio uomo. Non era il caso di spaventarlo e farlo scappare... non ero sicura apprezzasse le donne violente come Jones.
-Forse perché non mi hai lasciato parlare subito? Chiamala, fammi sapere come sta...
Non riuscendo a trovare il mio cellulare, presi il suo dalla tasca della giacca senza farmi scrupoli e composi il numero di Emma.
Squillava, e attesi sperando che rispondesse.
Squillò tre volte, poi cinque, fino a che non partì la segreteria telefonica.
Riprovai ancora una volta, ma ebbi successo quanto la precedente.
Robin l'aveva vista correre via, quindi probabilmente non era messa male... ma ero ugualmente preoccupata, dovevo sentirla per essere completamente sicura che stesse bene. Se me l'avesse chiesto l'avrei lasciata sola... solo doveva essere lei a chiedermelo. Un messaggio in segreteria, un sms... qualsiasi cosa.
-E' stata lei a fargli quel taglio sulla fronte. Quindi non penso le mancassero le forze...- tentò di rassicurarmi l'uomo, cingendomi le spalle.
-Tu non la conosci... lei potrebbe ammazzare qualcuno anche da una sedia a rotelle. È forte... e questo un po' mi rassicura, ma insomma se avesse bevuto... non lo so. Ultimamente non è al suo massimo. Senti, tu aspetta qui... aspetta che August si svegli e fallo parlare. Io provo ad andarla a cercare a casa... magari sta dormendo.
L'uomo annuì e dopo avermi stampato un bacio mi lasciò andare; erano le 23 passate, il mio turno era finito e nessuno se la sarebbe presa se fossi sparita. Ora la priorità stava nel trovare Emma, e senza allarmare la sua famiglia per il momento.

***

Tornai davanti all'ospedale esausta: non avevo trovato alcuna traccia della mia amica. Non era tornata a casa sua, non aveva affittato una camera da Granny, e non era neanche a casa dei suoi. E per metterci la ciliegina sulla torta non mi aveva neanche mandato un misero sms.
Dove diavolo era finita?! Sapeva badare a sé stessa, ne ero consapevole, ma a questo punto iniziavo a preoccuparmi seriamente.
-Regina, novità?
-Nessuna. È sparita, credo non voglia farsi trovare e la cosa non mi piace- dissi all'uomo mentre mi veniva incontro -Tu, novità? August ha parlato?
-Lascia perdere. Era ancora in preda alla sbornia, non è riuscito a dire niente. Prima di domattina non penso sarà in grado di formulare frasi di senso compiuto.
-Mh...
Mi strinsi a lui, ancora preoccupata, e lasciai che mi conducesse alla sua macchina senza neanche pensarci più di tanto.
Me ne resi conto solo una volta che fummo partiti, e mi stupii di me stessa.
-Aspetta, dove stiamo andando?
-A casa mia. Roland è a dormire da Henry... c'è la madre di Emma con loro.
-O... ok. Quindi tu ora mi stai portando a casa tua.- la situazione era bizzarra... avrebbe avuto più senso la sera prima, nonostante fosse presto. Invece ora di punto in bianco, senza neanche chiedermi cosa ne pensassi, aveva deciso di portarmi a casa con sé.
-Certo. Non posso lasciarti sola a preoccuparti tutta la notte... ti farà bene un po' di compagnia. Giuro che non mi approfitterò di te- sorrise, per poi ripartire quando il semaforo a cui si era fermato divenne verde.

 

Qualche ora prima
-Fermati, tu non vai da nessuna parte. Non in questo stato, almeno. Ti sto risparmiando una brutta figura!- l'uomo la guardò Emma negli occhi, lasciando andare la presa sul suo polso una volta accortosi di farle male.
-Quindi dovrei ringraziarti, August?- lo derise, afferrando il suo ennesimo bicchiere.
-Non arriverei a chiederti tanto. Ma mi accontenterò di bere insieme a te, il prossimo drink te lo offro io.
-Beh, non vedo perché non approfittarne- acconsentì, troppo poco lucida per riflettere; sentiva che usarlo un po' per bere gratis non le avrebbe fatto alcun male, e voleva dimostrargli di non avere paura di lui.

-Sai da quando ho iniziato a bere tesoro?- singhiozzò l'uomo dopo mezz'ora di bevute, era difficile stabilire chi dei due fosse più ubriaco -quando mi hai lasciato. Ti amo Emma, avanti...
La donna scoppiò a ridere, era l'ennesima volta che continuava a ripeterglielo in meno di due settimane.
-August, ti ho detto che ho un ragazzo molto sexy. E moooolto più dolce... per farti un esempio, lui non ha cercato di stuprarmi!- il sorriso dell'uomo si spense, facendo accendere quello di lei: si sentiva bene sapendo di essere riuscita a pungerlo sul vivo.
-Chiederti scusa servirebbe a qualcosa?
-No. Da ubriaco direi proprio di no. Ora offrimi un ultimo drink, avanti, a questo dico di sì!- rise invece, incitandolo e mostrandogli il bicchiere vuoto.
-Ooh d'accordo... comunque sei ubriaca pure tu mia cara! Potresti non riuscire a centrarmi con un pugno se ti baciassi adesso...
-Non ci provare, potrei romperti un bicchiere in testa, sai!- rise ancora, mentre quello le ordinava da bere.
La donna non riusciva a fermare le risate nell'immaginarsi a baciarlo, ora le sembrava talmente ridicolo! L'unico che sarebbe andata a baciare immediatamente era il suo “Capitan Uncino”. Pensò che forse comprargli un uncino sarebbe stato carino, avrebbero potuto giocarci un po'.
Fece per prendere un sorso dal bicchiere appena portatole, ma un conato la bloccò prima che potesse riuscirci.
-Sto per vomitare! Scusa devo andare al bagno!- non riuscì a non ridere nuovamente, e si tirò su ritrovandosi instabile: aveva l'impressione che tutto il locale girasse.
-Oddio, c'è il terremoto!
-E' meglio se ti ci accompagno io al bagno. Sei pericolosa per te stessa.

 

Robin viveva in periferia, nell'ultima schiera di casette prima del bosco. Era molto rustica, fatta interamente in legno e mattoni non rivestiti, sembrava uscita da un film Disney.
Molto diversa dalla mia, ma molto più bella da vedere, dava un vero significato alla definizione di “casa”.
Lasciai che aprisse la porta, e dentro mi accolse il piacevole calore del fuoco del caminetto visibile in fondo all'ingresso, utilizzato probabilmente come salotto.
Le pareti erano di un beige molto chiaro, abbellite con quadri, disegni che sicuramente appartenevano a Roland, e varie fotografie.
Ai lati del camino c'erano due grosse librerie, mentre sulla parete destra c'era la TV, con di fronte un divano, due poltrone e un tavolino.
-Wow...- dissi sorridendo, e continuando a guardarmi intorno.
-Non sarà niente rispetto a dove abiti tu ma... è casa. Vieni, accomodati.
-No... è... è la casa più accogliente che io abbia mai visto. Mi piace moltissimo!- gli assicurai, lasciandomi accompagnare sul divano.
-Vuoi qualcosa? Da mangiare, bere...- propose, ma io scossi la testa. Volevo solo dormire, e sperare che l'indomani sarebbe stato migliore, che la mia amica si sarebbe fatta finalmente sentire.
-Ok, allora andiamo... posso procurarti qualcosa da usare come pigiama.
Con un velo d'imbarazzo lo seguii in camera da letto, dove le pareti invece erano di un verde molto leggero e piacevole. Il letto matrimoniale era in legno, e a parte due armadi, uno specchio e i comodini non c'era nient'altro.
Guardai Robin trafficare in un cassetto di uno degli armadi, e ne tirò fuori una t-shirt bianca abbastanza grande, almeno per me.
-Potrei cercarti dei pantaloni, ma questa ti arriverà fino al ginocchio più o meno...
-Grazie. Andrà bene, non ti preoccupare...- la presi e mi guardai intorno, indecisa sul da farsi. Dovevo cambiarmi davanti a lui? O magari farlo dietro l'anta dell'armadio? Quella nottata era così improvvisata che non avevo potuto programmare nulla.
-Il bagno è a destra. Sai, per darti anche una rinfrescata se vuoi.
Sorrisi annuendo, grata che mi avesse salvata da quella situazione imbarazzante: quindi andai a chiudermi in bagno, e dopo essermi lavata il viso mi spogliai e indossai la maglia. Mi arrivava davvero quasi fino al ginocchio.
Mi guardai distrattamente allo specchio, sperando che andasse tutto bene. Non volevo affrettare troppo le cose, ma neanche scappare. Non volevo rovinare tutto in una notte, sarebbe stata la ciliegina sulla torta... e non di certo una di quelle buone.
Dopo un grande e lungo respiro mi convinsi e tornai nella sua stanza; anche lui si era già cambiato, indossava un paio di pantaloni lunghi e una canottiera che evidenziava i suoi muscoli decisabente ben delineati.
-Ehi, ti sta molto bene- sorrise -comunque sai, se vuoi posso dormire sul divano. Non è un problema... insomma, non voglio che pensi male di me.
Restai un attimo interdetta, guardandolo negli occhi... e poi scoppiai a ridere sollevata. Non ero l'unica che si stava facendo mille problemi quindi, era evidente che fosse teso anche lui.
-No, non dire sciocchezze- dissi finalmente tranquilla -puoi pure dormire nel tuo letto. A patto che non allunghi le mani...- scherzai, facendo ridere anche lui.
-Non dico che non mi piacerebbe... ma non sono uno che approfitta di una dama quando è fragile e preoccupata. Non sarebbe molto rispettoso...- era senz'altro un vero gentleman.
Senza timore mi misi sotto le coperte gli feci cenno di raggiungermi; non ci volle molto a convincerlo, e senza darmi neanche un attimo si avventò sulle mie labbra in un bacio che ricambiai molto volentieri. Forse quella notte non avremmo fatto nulla... perché era presto, perché non era il momento e per mille altri motivi... ma sicuramente mi avrebbe aiutata a dormire alleviando le mie preoccupazioni al massimo.
Mi sistemai quindi con la testa sul suo petto, lasciando che mi accarezzasse fino a farmi addormentare.
 

KILLIAN POV

Fu l'odore caldo del caffè a svegliarmi. Senza ancora aprire gli occhi sorrisi, finalmente la mia Emma era tornata. Stava bene.
Il giorno prima aveva pranzato con me ma era stata di poche parole; aveva detto che si sarebbe dovuta prendere il resto della giornata libero, promettendo che quando fosse stata meno arrabbiata riguardo alla situazione mi avrebbe spiegato tutto.
Poi però erano arrivati in ospedale August e Robin; il mio amico non aveva saputo dirmi molto, ma essendo al corrente di ciò che le aveva fatto l'altro solo pochi giorni prima mi ero allarmato.
Solamente grazie ai tranquillanti che mi avevano somministrato Ruby e Anna con la forza ero riuscito a prendere sonno.
-Ehi, bello addormentato, leva quel sorrisino che non sono la tua ragazza.
Aprii gli occhi sorpreso e mi trovai davanti Regina, intenta a bere il suo caffé, e ne lasciò un altro sul comodino per me.
-Ovviamente- sospirai deluso -Ciao Regina... siete riusciti a sentirla? È venuta al lavoro?
-No... e no- sospirò, sedendosi ai piedi del letto, mentre io mi tiravo su.
Non era da lei saltare il lavoro... sparire sì, ma era venuta a lavorare perfino dopo l'intervento, o dopo essere quasi saltata in aria... invece adesso... adesso nulla.
Se ora non si presentava senza neanche dare una spiegazione doveva per forza essere successo qualcosa di... no, non volevo usare la parola “grave”. Sarebbe stata in ospedale se le fosse successo qualcosa di brutto.
-Io non so più dove cercarla. Quella testa di rapa doveva almeno mandarmi un messaggio per farmi capire di essere viva!
-Se... se potessi dimettermi, verrei a cercarla con te. Sto bene ormai.
-Non se ne parla mio caro! Tu non stai ancora bene. E Emma ucciderà me e te se ti lascio fare una sciocchezza del genere. E verrò anche licenziata.
Sbuffai abbattuto, la donna aveva ragione ma come potevo starmene tutto il giorno a letto consapevole che la mia ragazza fosse sparita? E soprattutto senza sapere cosa le fosse successo la sera precedente? Avevo bisogno di aria, di poterla andare a cercare, di abbracciarla... confortarla, se fosse stato necessario.
Sentii il telefono della donna squillare, lei lo prese immediatamente: era un messaggio.
-E' lei!- esclamò prima che potessi avere il tempo di chiederglielo -Dice che sta bene e che ha avvertito Whale che non sarebbe venuta.
-Grazie al cielo!- sospirai di sollievo.
Per fortuna stava bene, le mie preoccupazioni erano state vane. In fondo avrei dovuto aspettarmelo, lei era una donna forte, sapeva badare a sé stessa e difendersi in caso di necessità.
Mentre Regina rispondeva non resistetti e le presi il telefono dalle mani, chiamando direttamente. Lei mi guardò furente e con un'espressione che voleva dire “Tanto non risponderà!”.
“Regina... ciao, senti scusa se vi ho fatti preoccup-”
-Emma! Come stai!- esclamai forse troppo entusiasta e saltai giù dal letto.
“Killian. Sei tu...” sussurrò con un filo di voce. Mi accorsi solo ora che quasi non sembrava la sua, era strana... distaccata o... non sapevo dirlo.
-Sì tesoro, sono io... stai bene? Mi sono preoccupato tantissimo, Robin è venuto a dirmi...
“Robin. Sta bene?”
-Sì, sta bene August un po' meno. Ma non evitare di rispondermi... come stai tu?
“Bene... meno male. Io sto bene” conoscevo ormai troppo ogni sfaccettatura della sua voce, e mi resi conto che ora era forzata. Ne ero certo, c'era qualcosa che non mi stava dicendo.
-C'è qualcosa che vorresti... farmi sapere, di ieri?- tentai.
“No, tutto ok. Mi passi Regina?”
-Quindi mi vuoi liquidare così?
“Scusami Killian io... mi dispiace. Ti voglio bene, lo sai. Appena torno a lavoro passerò da te e... è solo che ora ho bisogno che me la passi, ti prego...”
Avrei voluto farle mille altre domande, ma non volevo forzarla a parlare di cose che al momento non voleva condividere. Probabilmente aveva più bisogno della sua migliore amica che del suo ragazzo in questo momento, quindi porsi il telefono alla donna e rimasti in ascolto.
-Emma! … sì, ok. Va bene. No, non credo mi farà problemi. Ok arrivo subito... rimandami l'indirizzo per sms. A tra poco.
Mise giù di corsa e si sistemò il telefono in tasca.
-Grazie per avermi rubato il telefono Hook. Hai rischiato che ti tagliassi anche l'altra mano ma ti è andata bene. Ti farò sapere!
-Ti piace proprio chiamarmi Hook, eh?
-Esatto!
Detto questo corse subito fuori, e la invidiai. Ero stufo di essere ancora ricoverato e non poter andare io dalla mia donna, mi chiesi quanto tempo ancora avrei dovuto passare in ospedale. Da una parte era comodo per starle vicino il più possibile, però non volevo continuare a essere il malato senza una mano.
Volevo essere l'uomo che la andava a prendere da lavoro, la portava a cena o a bere qualcosa.
Volevo essere l'uomo che le dava il bacio della buonanotte sulla soglia di casa.
Volevo essere l'uomo che dormiva con lei, che la stringeva tra le braccia tutta la notte.
Mi chiesi ancora una volta se questo momento sarebbe mai arrivato... certo, io sarei stato dimesso prima o poi. Ma avrebbe continuato a volermi vedere? Avevo spesso avuto l'impressione che venisse al lavoro più del necessario solo per stare con me... ma se avesse continuato a farlo anche dopo?
Non sapevo neanch'io com'erano le cose tra di noi, non ero neanche in grado di dire se potessi davvero considerarmi il suo ragazzo oppure no. Era una cosa di cui non avevamo mai parlato apertamente.
L'unica convinzione che avevo, però, era che volevo rivederla il prima possibile e assicurarmi di persona che stesse bene.
Per il momento mi sarebbe bastato.
 

EMMA POV

Dopo aver mandato a Regina l'indirizzo andai a chiudermi in bagno; la notte precedente ero tornata troppo stanca per fare qualsiasi cosa che non fosse dormire. Mi ero buttata sul letto, vestita com'ero, e avevo lasciato che il sonno dovuto anche alla mia debolezza per l'eccesso di alcool prendesse il sopravvento. Avevo sperato di risvegliarmi nel letto di casa mia, e rendermi conto che tutto fosse stato solo un incubo... ma ovviamente non era successo.

La sera prima
Con la mente troppo offuscata dall'alcool, la bionda lasciò che il suo ex la prendesse sotto braccio e la accompagnasse in bagno; neanche si accorse di essere in quello degli uomini, ma poco le sarebbe importato dato che tutto ciò che doveva fare era vomitare.
August fece appena in tempo ad afferrarle la testa perché non si facesse male, che rigurgitò nel water.
Vomitò una seconda volta e anche una terza.
Continuò così fino a svuotarsi, l'ultima volta che aveva bevuto così tanto era stato alla festa per i suoi 16 anni, quando da ragazzina ingenua aveva accettato una sfida per dimostrare di essere una tipa tosta. Invece aveva finito per vomitare davanti a tutti, e quando i suoi genitori avevano scoperto dell'accaduto l'avevano messa in punizione per due settimane.
Ora che era grande, nessuno avrebbe potuto punirla, eppure quando si tirò su, un po' più lucida ma meno stabile si maledisse mentalmente per essere stata tanto sciocca.
Non avendo le forze per fare altro, lasciò che l'uomo la accompagnasse anche fino al lavandino dove si sciacquò la bocca più volte per eliminare il retrogusto spiacevole che le era rimasto.
-August... mi puoi chiamare un taxi? Sto malissimo, voglio andare a casa a dormire. Mi gira la testa...- gli domandò, poggiandosi contro il muro e chiudendo gli occhi.
Invece di una risposta, ottenne le labbra di quello sulle sue. Quelle labbra che conosceva bene, ma che non le davano più le belle sensazioni di un tempo.
-August, non fare lo stupido... il “no” vale sia da ubriaca che... che adesso che...
Non riuscì a finire di parlare, che quello la baciò ancora, con più foga.
-Devi accettare il mio amore Emma, sono io l'uomo della tua vita. Fatti baciare... ti piaceva...
-Sei completamente ubriaco, non fare cazzate...- protestò lei debolmente, ma invece di ascoltarla quello la attirò verso di sé per poi spingerla con violenza nuovamente contro il muro, soffocando il suo grido di dolore con un altro bacio.
-Quindi tu non mi vuoi eh? Preferisci i pazienti ai dottori, eh?
La bionda, in preda al panico, lo implorò con lo sguardo di lasciarla andare, ma tutto ciò che ottenne fu un violento schiaffo sulla guancia; la bocca tappata non le permise ancora di urlare.
-Ecco cosa si ottiene a rifiutarmi.
-Aiuto...- sussurrò lei, tra le lacrime.

Uscita dalla doccia mi avvolsi nell'accappatoio; era grande per me, lui era molto più alto e robusto, ma proprio per questo fu meglio. Volevo asciugarmi bene, volevo coprirmi bene, e poi...
Prima di decidere cosa avrei fatto dopo suonò il campanello: ero grata che Regina fosse venuta, dopotutto.
Sapevo di essere stata una stronza a non farmi sentire dopo l'accaduto, e non avevo neanche potuto ringraziare Robin... ma la stanchezza aveva vinto su tutto.
Mi avvicinai all'ingresso e aprii la porta titubante, tenendo lo sguardo basso, e il cappuccio a coprirmi in faccia.
-Emma! Sei inquietante così. Ti tiri su? E tra l'altro... di chi è questa casa?
-Di Graham- dissi, facendole cenno di entrare e poi richiusi la porta -mi ha fatto avere le sue chiavi per dar da mangiare al suo mentre è in ospedale. Sta dormendo ora... il cane.
-Ok... d'accordo. Sei a casa di Graham. E hai dormito qui.
Annuii, non sapendo che altro aggiungere. Era strano ed inopportuno che fossi venuta a dormire qui, soprattutto sapendo più o meno ciò che Graham provava per me.
Ma non avevo potuto dirgli di no, in fondo mi aveva soltanto chiesto di badare al suo amico a quattro zampe... e mi era tornato utile, dato che avevo bisogno di stare da sola.
Non proprio sola, ma sola con un animale... gli animali erano meglio degli uomini.
Non ero voluta andare né a casa mia e neanche dai miei in quello stato, e quando una volta sveglia mi ero guardata allo specchio ero stata grata di non averlo fatto.
-Emma! Mi fai paura, mi spieghi cosa ti è successo?
Regina si avvicinò a me tirandomi su il viso, e rimase di sasso.
-Oddio! È stato August a ridurti così?! Emma...

 



Col favore delle tenebre le persone fanno cose che non farebbero mai alla luce del sole.
Le decisioni sembrano più sagge, le persone si sentono più audaci.
Ma quando sorge il sole devi prenderti la responsabilità per ciò che hai fatto nelle tenebre
e guardarti sotto la luce fredda e spietata del sole. (cit. Grey's Anatomy 7x09)

























































 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Alla fine non ero sicura di riuscire a postare il capitolo (causa revisione più lunga del previsto, avevo scritto cose che... il pc si sarebbe spento per gli orrori grannaticali. Capitemi, scrivo di notte xD) ... ma ce l'ho fatta... Non odiatemi se ancora non si è spiegato tutto tutto xD
Ho voluto fare un capitolo un po' diverso dal solito, stavolta quasi tutto dal punto di vista di Regina... spero possa piacere :)
Buonanotte/Buongiorno (as always! :P)

   
 
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