II
"I doni della morte"
- Vattene subito da questo villaggio e lasciaci in pace! E se non te ne vuoi andare di tua spontanea volontà… ci penserò io! Ti ucciderò!- ringhiò infatti con voce roca e profonda, quasi irriconoscibile, il giovane.
Inuyasha era ormai fuori controllo; Dafne non capiva che cosa gli stesse succedendo e solo allora si accorse degli occhi rossi e dell’aura negativa che stava avvolgendo il mezzo demone.
-
Cicatrice del vento! – gridò poi Inuyasha.
Una
forte onda d’urto investì la ragazza, facendola
sbattere
su un albero, scatenando così un rumore assordante.
-Che
succede?- Miroku, Sango e Kagome si svegliarono
all’istante e, appena uscirono, trovarono Inuyasha avvolto da
uno strano
bagliore oscuro e Dafne schiacciata ad un albero.
La
ragazza era praticamente in ginocchio.
-Inuyasha,
che diavolo combini?- Chiese Kagome, preoccupata.
Ma il mezzo demone non le rispondeva; così, dopo accurate
osservazioni, Miroku
richiamò l’attenzione della giovane.
Solo
allora lei si accorse che c’era una scheggia della sfera
sulla spada di Inuyasha. Quel potere oscuro veniva da lì e
adesso anche lui era
contaminato.
-Dobbiamo
fare qualcosa, andando avanti in questa maniera
distruggerà tutto il villaggio!- puntualizzò
Sango, già pronta all’attacco.
-Se
lo attacchiamo, lo feriremo.- tentennò Kagome, non sapendo
che fare.
-Sangue.
Sangue.- Inuyasha mormorava questa parola ad ogni
attacco, gli occhi ormai rossi come il sangue; non riusciva ad uscire
da quel
circolo vizioso.
-Dobbiamo
fare qualcosa. Dafne tutto bene?- chiese Miroku,
vedendo che la ragazza si teneva il braccio.
-Non
è nulla, ho affrontato scontri peggiori.- gli rispose la
ragazza.
Il
villaggio avrebbe potuto essere svuotato per proteggere gli
abitanti; ma se solo lo avesse voluto, il mezzo demone avrebbe
tranquillamente
saputo ritrovare tutti: e se ciò fosse accaduto, addio!!
-Kagome,
posso chiederti se riesci a prendere il frammento
oppure no?-domandò Dafne.
-Non
credo, non sono abbastanza svelta e poi non si farà
prendere facilmente.- annunciò l’altra con
dispiacere.
-Ok.
Allora faremo così: Miroku, tu aiuterai Kagome a creare una barriera
intorno a Inuyasha; tu,
Sango, aiuterai me a far fuggire gli abitanti.-
-Come
facciamo a purificarlo?- chiese Kagome.
-Cercherò
di prenderlo, anche se sarà difficile.- annuirono
tutti e quattro e si misero all’opera.
Come
pianificato, Miroku e Kagome crearono una barriera,
all’interno della quale chiusero Inuyasha; lui
però ogni secondo colpiva la
sfera che lo teneva imprigionato.
Sango e Dafne fecero
allontanare gli abitanti spaventati fino a che un ruggito
sovrastò tutto
l’isolato.
Un
grande cane argentato gridava all’interno della barriera.
-Impossibile!
Inuyasha non ha quella facoltà di trasformarsi,
non è un demone completo!- contemplò la scena con
sgomento Sango, per poi
rivolgersi ai suoi amici, che mollarono la barriera.
-Dannazione
sta perdendo il controllo, devo far qualcosa.-
disse Dafne. Lasciò quindi Sango e si precipitò
da Miroku e Kagome che erano
rimasti intrappolati senza via di fuga da quel luogo, dopo che la loro
barriera
era stata annientata.
-Inuyasha
mi senti? Sono Kagome!- gridava la ragazza.
-E’
inutile, ha perso il lume della ragione.- ammise Miroku. -
E’ la nostra fine- e, proprio in quell’istante, la
coda di Inuyasha sovrastò i
due, buttandoli lontani.
Ma
ecco la sorpresa.
Appena
riaprono gli occhi, Miroku e Kagome notarono che non c’era
solo un cane, bensì due.
-Sesshomaru
e Inuyasha stanno combattendo!- affermano
all’unisono.
I
due cani stavano combattendo con ferocia, nessuno dei due
rimaneva in disparte. Combattevano con aggressività. Il
terreno si era
trasformato in una distesa rossa, e i piccoli fiori erano morti.
Tra
morsi e unghiate lo scontro si avvicinava all’epilogo e la
peggio l’aveva Inuyasha, che non riusciva a controllare bene
il suo corpo.
-Kagome,
prestami il tuo arco e una freccia- disse
all’improvviso Dafne, sorprendendo tutti.
-Che
vuoi fare?- chiese la sacerdotessa.
-Non
obbiettare e dammela!- disse con rabbia; qualcosa la
spaventò e come successe a Miroku, anche Kagome ebbe le
stesse sensazioni. Datole
ciò che voleva, la sconosciuta prese la mira e si
concentrò.
Il
suo animo era agitato, ma sottocontrollo. Il suo potere era
circondato da una sfera luminosa e blu, la vedeva risplendere
all’interno della
propria anima.
-Inuyasha
guardami!- ordinò a grande voce e fu in
quell’istante che una forte aura si sprigionò dal
corpo di Dafne: piccole
fiammelle blu l’avvolsero con vigore.
Il
mezzo demone la guardò, un momento prima che il fratello lo
sbattesse al suolo con una zampata.
-Sesshomaru
stai fuori dal mio campo d’azione,
sennò…- ma non
terminò la sua frase che la freccia fu scoccata; la strana
aura che aleggiava
intorno alla freccia sacra si era colorata di blu.
L’esplosione
di luce abbagliò tutti, compreso il demone
completo che si era allontanato giusto in tempo, prima che la stana
energia lo
risucchiasse.
Aperti
gli occhi, Sesshomaru fissò la ragazza che era ancora
in posa, con l’arco in mano e guardava il cane che aveva
accanto.
Inuyasha iniziò a gridare con forza per poi ridimensionarsi: il suo potere fu nel mentre risucchiato dalla freccia per poi svanire nel nulla.
Ritornato
allo stato da umanoide, il demone si accorse della
scheggia di sfera al suolo e, più in là, del
fratello svenuto e pieno di
ferite.
-Inuyasha!-
la voce petulante dell’umana che lo seguiva lo
riportano alla realtà, notando poi che la ragazza venuta dal
futuro lo stava
osservando con attenzione.
-Tempismo
perfetto, non avevo dubbi che saresti venuto.- disse
Dafne, sorridendogli.
-Tzt!-
sbuffò Sesshomaru, voltandosi per poi scomparire nel
fitto bosco, senza però lasciar andare dalla propria mente
quella figura
alquanto misteriosa.
Chi
era realmente quella Dafne? E quale potere nascondeva?
E
come faceva a conoscere suo padre? E poi, cosa significava
che poteva far incontrare Inuyasha con quest’ultimo?
Che
fosse realmente una strega? No, non poteva essere. Non
puzzava come loro…
Il
suo odore era fresco e delicato, più simile ad
un’orchidea.
Il
demone maggiore fermò la propria corsa su di un ramo e
osservò la luna.
I
suoi lunghi capelli argentati luccicavano sotto la luce
dell’ astro del medesimo colore.
Non
sapeva spiegarselo, ma qualcosa di più grosso stava per
accadere, il suo istinto glielo suggeriva con forza.
Il
suo ultimo pensiero fu per il padre.
E,
in quell’istante, Tenseiga vibrò al suo fianco; ne
era
convinto suo padre ci aveva messo il suo zampino. Il demone
arricciò le labbra
in un pallido accenno di sorriso.
Avrebbe colto l’occasione per rincontrare il padre e, forse, sarebbe riuscito a porgli quelle domande che non era riuscito a fargli prima che lui scomparisse per sempre da questo mondo.
Il
sole era già alto. Il cielo era limpido, mentre alcune
rondini vagavano spensierate intorno alle varie costruzioni.
In
una capanna di legno, risiedeva l’intero gruppo e il loro
argomento del giorno era proprio la nuova ragazza.
Kaede,
la sacerdotessa del villaggio, stava osservando con
attenzione la nuova arrivata.
La
ragazza veniva presentata come un oggetto strano agli occhi
dei contadini, non avendo mai visto un abbigliamento così
poco decoroso. La
ragazza infatti, indossando quello strano pantalone, metteva in risalto
le sue
lunghe gambe.
Dafne
aveva spiegato che si trattavano di un particolare
pantalone chiamato leggings. Ma poco importava: gli uomini del
villaggio la
trovavano comunque poco femminile. Tralasciando il suo vestiario da
maschiaccio, era davvero bella, con lunghi capelli acconciati in una
treccia, occhi
castani e labbra carnose.
L’interrogatorio
iniziò e Dafne non vedeva l’ora che finisse;
non capiva ancora perché si trovasse lì, con
quello strano gruppo di persone.
Di sicuro lei non aveva bisogno di aiuto, ma loro erano di un altro
avviso. Una
povera fanciulla sola, in mezzo a una foresta infestata da demoni, non
era
normale.
Bah!
Valli a capire.
-Vieni
dal futuro come la nostra Kagome, vero? E, dimmi, che
ci fai qui?-chiese calma la vecchia Kaede, osservando con attenzione i
movimenti facciali della sconosciuta. Infatti si aspettava di rilevare
qualche
cosa di strano nelle espressioni del suo viso, ma non accadde nulla.
La ragazza era seduta composta ed elegante nella sua posizione e la guardava dritta negli occhi.
Nei
suoi occhi non si poteva intravedere nessuna paura o
menzogna, la sua aura era benigna.
-Come
ho già spiegato, vengo dal futuro, precisamente
più in
là nel tempo rispetto a Kagome, ma questi sono dettagli. Il
mio nome è Dafne.-
Continuò poi, rimanendo a fissare la vecchia: –
Sono stata incaricata di
recuperare le sette pietre o doni della morte- disse, mettendo una mano
nella
tasca della felpa.
-Non
ho mai sentito parlare di queste pietre; di cosa si
tratta?- chiese curiosa Kaede, mentre il gruppo si avvicinò
per ascoltare
meglio quella strana discussione.
-Le
pietre della morte o dell’aldilà sono sette, come
ho
detto; esse hanno un particolare potere, quello di riportare in vita le
anime
ma non solo… posso dare potere e
l’immortalità. Non avendo più timore di
morire, i loro possessori possono reputarsi immortali. Le pietre sono
state
divise per non far si che accadesse che una sola persona avesse in
sé un potere
così grande, ma adesso…- fermandosi, si accorse
che aveva attirato l’attenzione
di tutti;
-
Il problema è che un uomo senza scrupoli è alla
loro
ricerca; sono stata mandata proprio per questo, far sì, che
le pietre svaniscano
prima di riunirsi e formare la chiave
dell’immortalità.- dichiarò infine
Dafne.
-
Scusa, Dafne. Che io sappia, ai cancelli
dell’aldilà ci sono
i due guardiani- la interruppe Miroku.
-Già.
Nessuno è mai riuscito a sconfiggerli.- aggiunse
Inuyasha, ricordando quello strano episodio, quando aveva cercato la
spada
ereditata dal padre: Tessaiga.
-Lo
so.- mormorò sottovoce Dafne.
-C’è
qualcosa che ti preoccupa, non è vero Dafne?- le
domandò
Kagome.
-Esatto.
Da ciò che so, le pietre sono sparse nel mondo; ma,
dalle ultime ricerche, esse si sono riunite in un luogo ben preciso-
disse.
-E
sarebbe?- domandò Sango.
-Qui.
Le pietre si sono riunite nel Sengoku, ed eccomi qua.
Sono venuta a riprenderle e distruggerle, prima che a qualcuno venga in
mente
di usarle.- mormorò, abbassando la testa.
-Che
hai adesso?- la rimproverò Inuyasha, ricevendo una brutta
occhiata da Kagome.
-Nulla.
Lasciamo stare.- disse la giovane alzandosi in piedi;
l’aria le stava mancando. Perciò si
affrettò a dirigersi all’esterno.
-Dafne,
tutto ok?- chiese Kagome uscendo dopo lei.
-Si
è solo che mi manca la mia famiglia.- Disse Dafne,
guardando l’orizzonte.
-
A te no? Nemmeno tu sei di questa epoca, da quello che ho
capito, ma stai bene- confessò imbarazzata dalla propria
domanda indiscreta.
-Non
sto bene, ma so mascherare bene la mia nostalgia. Oramai
è da un anno che faccio spola tra questo mondo e il mio, ma
non me ne pento.
Viaggiando nel tempo ho imparato tanto e, credo, non solo sulla storia,
ma
anche su piccoli dettagli della vita. Dapprima era tutto
così monotono, ma
adesso, con Inuyasha, Sango e Miroku la mia vita ha preso delle
sfumature che
mai avrei immaginato; mi sento felice, completa.- disse Kagome
spensierata,
allungando le braccia per sgranchirsi.
-Hai
ragione. Sono stata sempre tra le mura di casa mia, la
mia famiglia mi ama e ogni giorno cercava di proteggermi, ma adesso
sono grande
e devo fare le mie esperienze! Se mai avrò bisogno di loro,
so che comunque ci
saranno sempre.- affermò decisa Dafne, mentre un timido
sorriso le spuntava sul
viso.
-Ecco!
È questo ciò che voglio dalle persone. Mi stai
simpatica Dafne- annunciò Kagome.
-Beh,
è la stessa cosa per me. Amiche?- Chiese.
-Eccome!-
gridarono all’unisono.
-Che
cosa avete da gridare tanto? Sembrate due scimmie in
calore- commentò un Inuyasha annoiato.
-Inuyasha…
a cuccia!- in un nano secondo il povero mezzo
demone si era ritrovato sotto terra, mentre tutti se la ridevano come
matti.
-Credo
che mi abituerò presto a convivere con voi! Sempre che
mi vogliate insieme a voi,- azzardò dubbiosa Dafne,
guardando i suoi quasi
amici.
-Per
me non ci sono problemi, più siamo, meglio è!-
disse
Miroku, già pregustando la prospettiva di toccare una certa
parte del corpo
della ragazza.
-Anche
per me va bene- affermò Sango, dopo un miagolio di
Kirara.
Poi
i quattro umani con Kirara e Shippo, iniziarono ad
allontanarsi dal villaggio, lasciando il povero mezzo demone ancora
incastrato
sotto terra.
-Prossima
tappa?- domandò Dafne, mentre sorrideva alla vita.
-Rintracciare
Naraku e sconfiggerlo una volta per sempre!-
rispose Miroku.
Il giorno stava lasciando spazio la notte, mentre il nostro gruppo camminava verso la direzione indicata dal destino, mentre Inuyasha correva come un disperato per raggiungerli ma, ogni volta, veniva fermato da un a cuccia di Kagome.
-Io
non ho voce in capitolo?- domandò lui al vento.
–Feh! Che
razza di amici che ho, nemmeno in considerazione, mi prendono.
E’ tutta colpa
tua Dafne!- urlò infine Inuyasha, facendo il bambino
imbronciato.
-Inuyasha…
A cuccia!- e lui ripiombò a terra.
-Dannata!-
ringhiò esasperato. –Me la pagherete tutti!!-
mentre gli altri si allontanavano ridendo sotto i baffi.
°*******°
Buona
sera ragazzi:
ritorno
con un nuovo capitolo. La volta scorsa mi sono fermata
ad un certo punto, avendo un capitolo abbastanza lungo, qui abbiamo la
conclusione. Non so il motivo, ma quando si tratta di lasciare qualche
nota,
sono alquanto stupida o le parole scappano via. Siete voi a farle
andare via?
Naaa! Sarà il nostro Inu-chan.
Che
altro dire? Ci sarete con me in questo nuovo viaggio? Il
silenzio degli asfalti mi fa paura. Non mi lasciate sola.
Comunque
chissà cosa succederà nel prossimo, ho
già qualche
ideuzza in testa. A presto.
Heart