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Autore: JeanGenie    07/12/2008    10 recensioni
C'è chi pensa che l'unico posto adatto al Joker sia una cella imbottita in fondo all'Arkham Asylum. La dottoressa Harleen Quinzel non è della stessa opinione.
Rigorosamente ispirata al Nolan-verse. Prima pubblicazione: 15 Agosto 2008.
(ON LINE L'ULTIMO CAPITOLO E L'EPILOGO)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier, Quasi tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Intermezzo - 2
"Masquerade"







Creatures kissing in the rain
shapeless in the dark again
in the hanging garden
please don't speak
in the hanging garden
no one sleeps

catching haloes on the moon
gives my hands the shapes of angels
in the heat of the night
the animals scream
in the heat of the night
walking into a dream

(The Cure, The Hanging Garden)


La cipria bianca deve essere stesa in modo compatto e uniforme. Non ha voglia di inventare rughe e segni che non ci sono nella realtà. Ha scelto di essere un clown di porcellana, ridente e festoso.
Una matita nera a punta morbida per circondare gli occhi, fino agli zigomi, fino alle sopracciglia, imitazione oscura di una maschera che cela il vero volto di Arlecchino.
Il pennello rigido passa tra le ciglia rendendole un'ammaliante barriera color carbone.
E poi le labbra lucide, morbide, scure, rosse, sanguigne, sul palcoscenico del suo viso. Labbra che appartengono a lui.
Se solo potessi vedermi, mio amato principe clown del caos… Se solo potessi vedere quanto sono fatta per starti accanto…

Il commissario James Gordon non ha ancora avuto il 'piacere' di incontrare la dottoressa Harleen Quinzel, ma gli è bastato parlarle al telefono per capire immediatamente che non sarà mai il tipo di persona in grado di suscitare la sua simpatia.
È stata lei a richiamarlo, dopo che ha tentato invano di telefonarle durante il pomeriggio. Jim Gordon ha cercato di essere estremamente cortese.
"Vorrei parlarle faccia a faccia. Le dispiacerebbe passare in commissariato questa sera? Un incontro informale."
Deve conoscere la sua posizione sul caso Joker. Conoscere il risultato della perizia è l'unico vantaggio che potrà permettere agli avvocati dell'accusa di fare giustizia. Ma quella piccola carogna della Quinzel ha deciso subito di mettergli i bastoni fra le ruote.
"Non si tratta di una convocazione ufficiale, commissario?" gli ha chiesto con la sua voce fresca e allegra.
Nessuno può permettersi di avere una voce fresca e allegra a Gotham City, di quei tempi. Jim Gordon lo considera un insulto alla loro grande tragedia comune di essere condannati a vivere in quella Babele di vizio e follia.
"Ma certo. Solo il tempo di una chiacchierata amichevole" le ha risposto sperando di poter tagliare corto.
Di solito la gente…. ok, la gente onesta, non fa storie davanti alle richieste di un poliziotto. Ma la Quinzel si è dimostrata subito un tipetto ostico. Un tipetto disonesto?
"No." Lapidaria e senza alcuna esitazione.
"Prego?" le ha chiesto incredulo.
"È Martedì Grasso, io ho un costume bellissimo, ho voglia di divertirmi e devo andare a una festa con i miei amici. Se vuole parlarmi venga lei. Siamo al 'No Man's Land' dopo le dieci. Tavolo 31. Abbiamo prenotato da mesi. Non ho intenzione di rinunciarci per un incontro informale con lei in uno squallido commissariato. Se vuole parlarmi, venga pure. Chissà che non scopra anche lei il gusto di fare baldoria e che questo non la aiuti a perdere quell'espressione da cane bastonato che ha sempre quando la intervistano in TV. Santo cielo, sorrida ogni tanto, commissario!"
Jim Gordon si è chiesto per un attimo se ci fossero gli estremi per arrestarla per oltraggio a pubblico ufficiale. A malincuore si è risposto di no. E ora è di pessimo umore mentre attende che Barbara torni con i ragazzi. Li ha portati alla sfilata delle maschere. Gotham è rapida a consumare i propri lutti. Ma le ferite restano.
Jim Gordon a volte sente di non avere più un posto dove rifugiarsi. Il lavoro lo sta logorando. Non riesce più a tenere nulla sotto controllo. La settimana appena trascorsa è stata infernale. Il Gotham Times ha montato il caso 'Riddler' e ha distorto alcune sue dichiarazioni. Un hacker viola i computer della polizia, infilandoci dentro indovinelli e stupidi rebus e subito si urla al super-criminale. Sembra che quella città abbia un bisogno disperato di avere paura. E a casa le cose non filano lisce. Soprattutto con le sue due 'Barbara'. Sua moglie è cambiata da quando lui ha inscenato la propria morte per catturare il Joker e soprattutto da quando lei e i ragazzi sono stati presi come ostaggio da Dent. E la sua piccola… la sua Babsy, la sua adorata piccola Barbara, rifiuta perfino una carezza da parte sua. Gliene ha chiesto il motivo, sperando che si trattasse di una crisi adolescenziale molto in anticipo sui tempi, e la sua risposta lo ha gelato.
"Tanto lo so che ti importa solo di Jim. L'ha detto l'uomo con due facce. E tu hai detto che era vero. Se avesse preso me mi avresti fatto sparare, lo so."
Le ha detto che non è vero. Glielo ha ripetuto fino a quando le parole non gli si sono strozzate in gola. Non è servito a niente. Dovrà riconquistare la sua fiducia, ma non sa da dove cominciare. Trema ogni volta che si ritrova a pensare a cosa sarebbe accaduto se Dent gli avesse imposto di scegliere la vita di uno dei suoi figli. Ora non potrebbe più mentire a se stesso.
Ma non è accaduto. E io voglio bene a mia figlia. Morirei per lei. Come posso farglielo capire?
Dent è morto. Il Joker è in gabbia. Eppure sono loro i veri sconfitti, lui, Batman, la gente comune. Tutti loro. E, nonostante tutto, si camuffano, scendono in strada, festeggiano, danzano, ridono… Dimenticano.
Forse sono tutti pazzi. Forse siamo tutti pazzi.

Bruce Wayne quella sera indossa la sua solita maschera. Rachel aveva ragione. Batman è la verità, il playboy miliardario la menzogna rassicurante. Ma ora anche Batman ha iniziato a mentire. Bruce invece può concedersi il lusso di aggiungere un pizzico di sincerità alla propria recita quotidiana. Nessuno si aspetta di vederlo sorridere.
"Siamo addolorati, signor Wayne."
"Ci dispiace tanto, Bruce."
"Sappiamo quanto eri legato alla povera Rachel."
"Una tragedia."
"Un'autentica tragedia."
No, un omicidio. Non è stato il caso. Non è stata sfortuna. È stato un trabocchetto studiato in ogni dettaglio.
E parlavi di caos, pazzo di un clown? Inneggiavi al caos? Tu sei il primo a non rispettare i tuoi stessi dettami. Sei schiavo delle tue regole.
Beffardo. Quella notte sembra fatta per lui. Maschere, costumi, un tripudio di colori, in città e lassù, nel suo attico, per l'ennesima festa. Ma lui non può goderne. Non ha il permesso di giocare con gli altri pagliacci. Le voci si rincorrono. Sembra che l'accusa non si limiterà a chiedere l'ergastolo.
Faranno quello che io non ho avuto il coraggio di fare? si chiede togliendo un calice di champagne dal vassoio che Alfred gli porge. E ancora: È pazzo. Cosa ci sarebbe di giusto in una condanna? Eppure lo so che anche questa per lui sarebbe una vittoria. La dimostrazione che non esiste alcuna differenza tra noi e lui.
Non serve a nulla arrovellarsi. Non ha voce in capitolo. Lo ha catturato ma non può decidere circa la sua sorte. Vorrebbe dimenticarsi della sua esistenza. Invece la sua risata e le sue parole sono una metastasi che ingoia i suoi pensieri.
Una regina in azzurro gli chiede di ballare. Bruce Wayne rimanda a più tardi. Non è dell'umore per una festa eppure sorride e si dimostra cortese. Sotto le maschere dovrebbe conoscerli tutti. Sono i suoi ospiti e ha letto la lista degli invitati. Eppure alcuni sono camuffati ad arte e non saprebbe dare loro un nome.
L'odalisca verde… Impossibile. Non ha idea di chi sia. Di certo non l'ha mai incontrata prima. Non si dimentica una donna simile. L'ammaliatrice solleva il calice verso di lui. Bruce Wayne si trova a sgomitare per raggiungerla come in uno stucchevole film d'amore. Eppure non si tratta di nulla di simile. Semplicemente deve sapere chi è. È il proprio istinto a ordinarglielo.
Lei non si muove. Lo aspetta pazientemente. E quando sono finalmente uno di fronte all'altra gli dice un semplice "Ciao, Bruce. Finalmente ci incontriamo."
"Con chi ho il piacere…" inizia lui prima di stordirsi davanti ai suoi occhi infiniti, da sirena. Da dove è saltata fuori?
"Talia Ducard" gli dice porgendogli la mano, e un brivido gli percorre la spina dorsale. "Mio padre mi ha parlato molto di te. E ti porto i suoi saluti."
"Talia Ducard" ripete Bruce Wayne. L'ennesima illusione. L'ambasciatrice di una presunta immortalità. "Talia Al Ghul, piuttosto. Sei davvero sua figlia? La figlia di Ra's Al Ghul?"
Lei ride e quel suono gli fa girare la testa. Si scosta dal viso la massa lucida di capelli scuri e lo fissa apertamente negli occhi. "Mio padre mi aveva detto che saresti stato scettico."
"Tuo padre è morto. Non mi sono mai bevuto la favola della sua immortalità. Quindi risparmiami lo spettacolino e gli effetti speciali."
Lo sguardo della donna si fa sfacciato senza perdere un briciolo del suo fascino. Bruce Wayne più tardi proverà un rimorso bruciante per quella stretta allo stomaco a cui può dare un solo nome, per quel desiderio improvviso che lo fa quasi sragionare e che finirà per fargli abbassare la guardia.
"Sono in difficoltà, Bruce. Mio padre avrebbe dovuto avvertirmi che eri tanto alto, tanto elegante e tanto bello. Avrei evitato di sentirmi rassegnata all'idea che diventassi mio marito."
Cosa?
"Tu sei pazza. E tuo padre è morto."
Matrimoni combinati da un presunto stregone immortale saltato in aria un anno prima. Adesso le ha sentite tutte.
La donna che amavo è morta da troppo poco tempo… Non devo guardare questa strega negli occhi. Non devo.
"Perché sei a Gotham? Vendetta? È questo che vuoi? Fai parte anche tu della Setta delle Ombre, suppongo. Quindi Batman non dovrebbe farsi scrupoli ad affrontarti."
Talia Al Ghul non muta di una virgola la propria espressione consapevole e tranquilla. "Che ironia. Sei l'unico a non portare una maschera, questa sera. Temi che possano riconoscerti?" Vuota il suo bicchiere, poi il suo sorriso si fa enigmatico. "Nessuna vendetta, Bruce. Non ancora. Sono qui per tirare fuori dai pasticci una persona che potrà tornarmi utile in futuro. Ma la cosa al momento non ti riguarda. Mi inviti a ballare?"
Stalle lontano, ripete in modo insistente la voce della sua ragione. Ma è carnevale. Perfino per uno come lui è lecito impazzire per una singola notte. Le porge la mano. L'orchestra sta suonando 'Moonlight'.

Pamela Isley avrebbe voluto scomparire. Dire addio a tutto ciò che è stata la sua vita fino a due giorni prima, lasciarsi alle spalle le bestie su due gambe convinte di avere il diritto di farla da padrone in quel mondo agonizzante, tagliare i ponti con i propri simili, che non riesce più a considerare tali. La propria rivelazione sulla via di Damasco è stata veloce e crudele. Pamela Isley sa che indietro non si torna. Eppure è di nuovo lì, e per un solo motivo. Harleen.
Devo salvare almeno lei. Devo salvarla da se stessa, si è detta la prima volta che le ha fatto bere il viatico per il Giardino dell'Eden che verrà.
Devo rivederla ancora una volta, si è scoperta a pensare quando tutto si era già compiuto. Perché lei è l'unica di cui le importi, l'unica che vorrebbe portare con sé. È una debolezza enorme, e Pamela Isley lo sa bene. Presto perfino il suo nome non avrà più significato. Perché dovrebbe averne una Harleen Francis Quinzel qualunque? Anche lei è carica di colpe, come tutti gli altri. Eppure è la sua Harley.
Piccola, seguimi in ciò che voglio fare. Ho bisogno di te, tesoro mio. Fidati della tua Rossa…
Ma Harley non verrà. Perché Harley in questo momento è felice. Glielo ha detto abbracciandola.
"Quanto mi sei mancata, Pam. Non hai idea. E sono successe tante di quelle cose… È meraviglioso, Pam. Mi ama e io amo lui. Sono felice. L'ho baciato, Pam. Voglio stare con lui…"
Un torrente di parole. Ognuna avvelenata e pungente come un ago.
Troppo tardi, si è detta Pamela. Harleen vuole Gotham, non un paradiso utopico. E vuole il Joker, non lei. Vuole solo il Joker. Non condividono lo stesso destino. Harleen non ha ascoltato nemmeno uno dei suoi deboli rimproveri.
"Lasciami stare, Rossa. È quella gran cosa chiamata 'fato' e non posso oppormi. Io e lui siamo legati."
Fato. Forse Pamela comincia a crederle. Forse è una regola che vale anche per lei. Non capita per caso di imbattersi in uno come Jason Woodrue. Non capita per caso di diventare ciò che lei è ora.
"Sei bellissima e letale come un tralcio di edera velenosa, Pamela. Sei la meraviglia assoluta. E sei solo la prima di una…" le ha detto Jason prima che lei fermasse quel delirio nell'unico modo possibile.
E pensare che ti amavo, Jason. Mentre ora non conti più niente, e non solo perché ci hai lasciati per un mondo migliore.
Un sorriso lieve le compare sulle labbra quando sente Harleen canticchiare in bagno mentre finisce di truccarsi. Pamela Isley non credeva che fosse così semplice liberarsi di un essere umano. Di un essere umano al quale si giurava amore eterno solo due giorni prima. Non è stata una vendetta. Non ha rimpianti per ciò che è diventata, per come il proprio corpo stia acquisendo a poco a poco delle caratteristiche peculiari. Lo ha fatto unicamente perché in un attimo ha capito che lui, come tutti gli altri, non aveva alcun diritto di continuare a respirare.
Eppure è tornata. Ha indossato quello splendido abito verde e si è acconciata i capelli con foglie di edera…
… di stoffa, sorelle… a voi non faccio del male… bellissima e letale come un tralcio di edera velenosa…
si è truccata il viso e ora trascorrerà la notte fra la massa nauseabonda composta da centinaia di persone festanti, sudate e ributtanti. Per Harley. Perché progettava quella serata da tanto tempo. Per vederla sorridere.
Perché continui ad essere importante, Harley?
Che cosa ne sarà di lei quando non potrà più farle da angelo custode? Il Joker le farà del male. Il Joker la sta usando. Pamela ne è certa. Ma si ripete che non è più affar suo, che Harleen è un'adulta e che può fare da sola le proprie scelte e soprattutto che ora lei è un'assassina, una criminale, e vuole sovvertire le regole del vivere comune non meno di quanto voglia farlo il Joker.
Harley ha semplicemente scelto il suo male al posto del mio.
Allunga le dita per sfiorare i petali di una dalia gialla e trionfante. Il fiore la consola senza bisogno del dono della parola.
Voi mi seguirete, sorelle. Con voi io non sarò sola, piccole mie.
Prima dell'alba sarà tutto finito.
"Finito! Come sto?" cinguetta Harleen uscendo dal bagno.
Domanda inutile. È bella come non lo è mai stata prima. Perché quello è il suo vero volto, rimasto in attesa di poter emergere fino a quel momento. Su quel viso bianco brillano due occhi pieni di gioia. La simmetria del rosso e del nero, la stoffa morbida. Nella sua assoluta semplicità è magnifica. Pamela le sistema il cappello sulla chioma perfettamente spazzolata. Quei sonagli alle estremità delle due punte flosce saranno una tortura per tutta la serata.
"Sei perfetta" le risponde baciandola fra i capelli per non rovinarle il trucco.
Forse un giorno, Harley, saremo ancora un duo di ragazze terribili, io e te. Forse un giorno…

James Gordon deve controllare il proprio nervosismo mentre è costretto a farsi largo verso l'ingresso del 'No Man's Land' tra una folla di maschere vocianti e già palesemente alticce.
O peggio…
Mostra al buttafuori il proprio distintivo informandolo di essere atteso al tavolo 31.
"Da cosa saresti vestito? Da Tenente Colombo? Quel coso sembra vero."
"Questo coso è vero" lo informa finendo di contare gli orribili piercing sulla sua faccia. "Non sono in veste ufficiale, ma questo stato di cose cambierà fra trenta secondi se non ti togli di mezzo e mi fai passare."
La montagna umana vestita di nero non batte ciglio. "Sei simpatico, zio. Fanno comunque ottanta dollari. La prima consumazione è gratis. Accomodati alla cassa e cerca di tapparti tutti e due gli occhi, stasera. Non vogliamo che ci rovini la festa."
Ottanta dollari, riflette Jim Gordon mettendo mano con malumore al portafogli.
Harleen Quinzel sconterà anche quella. Non riesce a credere che la gente possa spendere tutti quei soldi per agitarsi su una pista sommersa da una musica assordante, divorando stuzzichini che sanno di plastica. E un posto a sedere costerà almeno il doppio.
Il 'No Man's Land', per ciò che lo riguarda, potrebbe essere l'ultimo girone dell'inferno. Le luci sono troppo forti e il loro continuo accendersi e spegnersi gli fa venire la nausea. Per un attimo ha l'impressione che tutti i pazienti di Arkham siano a piede libero e si siano radunati lì. E se può sopportare la sfilata di astronauti, streghe, damine e uomini delle caverne, tollera meno gli individui che, privi del minimo tatto, hanno scelto di conciarsi come il Joker. Almeno hanno l'attenuante del carnevale. Il problema è che se ne vedono tutti i giorni. All'inizio ne hanno arrestati un paio, aggrappandosi al fatto che andassero in giro a volto coperto, impedendo l'immediato riconoscimento. Ma perfino un avvocatucolo scarso e d'ufficio è riuscito a rimetterli fuori in un paio d'ore asserendo che nessuna legge vieta a un privato cittadino di truccarsi come preferisce.
E, dopo tutto, non siamo in uno stato di polizia. Non possiamo mettere le manette ai polsi a dei ragazzini che hanno come unica colpa quella di essere stupidi e facilmente influenzabili.
Per farsi indicare il tavolo 31 dalla barista vestita da gatta sexy, Jim Gordon è costretto a urlare e a ordinare una soda con ghiaccio.
Non credeva che consigliare caldamente alla psichiatra del Joker di comportarsi bene si sarebbe rivelata un'impresa tanto complicata. Alla fine individua il bersaglio. Al tavolo 31 sono seduti due uomini e una donna.
"Dottoressa Quinzel?" grida per sovrastare il rumore.
La fata dei boschi dai capelli rossi solleva gli occhi verso di lui. Occhi irrimediabilmente spiritati, pupille dilatate nel mare verde dell'iride.
Non è in sé. Che cosa ha preso?
"No, commissario. Lei non è la dottoressa Quinzel" lo informa il tizio seduto alla destra della donna, e James Gordon solo in quel momento lo riconosce sotto il trucco e il costume da Spaventapasseri del Mago di Oz.
"Crane? Che diavolo ci fai qui?"
"Festeggio. Qualche legge lo vieta?" gli chiede l'ex amministratore dell'Arkham Asylum con il suo sorriso strafottente. "Mi permetta di fare le presentazioni. La dottoressa Pamela Isley, nei panni soavi della regina Titania, e il mio amico Jervis Tetch, l'Uomo di Latta. Non sapevamo che ci sarebbe stato anche lei, altrimenti le avremmo chiesto di interpretare il Leone Codardo per completare il trio. La dottoressa Quinzel, che lei sta cercando, è quel piccolo Arlecchino rosso e nero che si agita in pista in mezzo a quei tre culturisti cubani lasciando me a fare da tappezzeria. Non capirò mai le donne."
La psichiatra del Joker. La donna che deciderà il suo destino. Dietro di lui Jervis Tetch borbotta qualcosa circa il Mago di Oz definendolo 'pattume al confronto con l'Alice di Carrol'. Ma James Gordon guarda la ragazza bionda e non trattiene un brivido. Il piccolo clown ha il viso bianco di uno spettro e un sorriso dipinto e maligno. Non è una semplice maschera. C'è dell'altro. Vorrebbe dirsi che sta esagerando, che non c'è motivo per preoccuparsi, che è solo una ragazza che si diverte.
Eppure sembra la sua immagine speculare…
Yin e Yang. Non possono averle affidato il Joker. Non possono.
La ragazza si accorge di lui e abbandona la pista saltellando. "Commissario Gordon, lo sa che lei è molto più bello di persona? Non pensavo che sarebbe venuto sul serio" gli dice accomodandosi al tavolo.
"Come crede che riusciremo a parlare in mezzo a questo baccano?" le chiede. "E da quando in qua è corretto per una psichiatra andare a spassarsela con un paziente?" aggiunge lanciando un'occhiataccia a Jonathan Crane.
Non gli piace il fatto che sia a piede libero. Non ha più dato problemi da quando è stato dimesso, questo è vero. Lavora in una libreria, si è iscritto al circolo degli scacchi e aiuta le vecchiette ad attraversare la strada. Ma James Gordon non riesce a credere alla sua apparenza di cittadino modello.
"No no no" protesta la Quinzel scuotendo testa, chioma e cappello. "Pamela se la spassa con Jonathan, non io. Io me la spasso con…" La piccola dottoressa schiocca le dita nervosamente, poi indica l'Uomo di Latta. "… con lui… con… Jervis, ecco." E mette a tacere con un gesto l'accenno di una protesta da parte di Crane.
James Gordon sospira rassegnato. "Che bella compagnia. Mi dica, dottoressa Quinzel, secondo il suo illustre parere medico, di che genere di droga ha fatto uso la sua amica? È chiaramente alterata. Crack?"
"Niente 'dottoressa Quinzel', stasera. Mi chiami Harley Quinn" gli risponde la donna leggermente arrabbiata. "E Pamela sta benissimo. È solo claustrofobica a fasi alterne. Non le piacciono gli spazi chiusi e affollati."
"Allora siamo in due…" brontola fra sé e sé, poi si rivolge di nuovo alla sua interlocutrice. "Mi dica, come se la passa il Joker, laggiù ad Arkham? Si annoia? E riceve visite? Voialtri cosa avete deciso?" Scopre in sé una leggera agitazione ritrovandosi a sperare che quell'Arlecchino sia davvero in gamba come dicono. E che, soprattutto, capisca che in alcuni casi bisogna chiudere un occhio di fronte alla pazzia, fingendo di non vederla.
La psichiatra si concede di sorseggiare lentamente il suo drink prima di rispondere. "La perizia ha raggiunto questa sera la scrivania del giudice McLean. Mi dispiace, ma non ha materialmente il tempo per farmi cambiare idea. Il suo Joker ha bisogno di cure, non di finire in un carcere di massima sicurezza."
Esattamente come aveva immaginato. Purtroppo il suo concetto di pazzia è diverso da quello degli strizzacervelli di Arkham.
"Dottoressa, io ho parlato con quell'uomo. È assolutamente lucido e consapevole di ciò che fa. Ha una logica ineccepibile, per quanto assolutamente sopra le righe. È semplicemente un assassino, spietato e senza scrupoli."
La donna scuote la testa. "Il problema di voi profani è che avete la strana convinzione che 'pazzia' equivalga a 'demenza'. Non riuscite a immaginare un alienato che non abbia la bava alla bocca e non balbetti parole incomprensibili rintanato in un angolo. Non è così. Ma la cosa non mi sorprende. In fondo non è diverso dal credere un procuratore irreprensibile e onesto e un poliziotto un incorruttibile difensore della legalità. Lei c'era quando è morto Harvey Dent, vero? Mi racconti com'è andata. La grande balla del martirio l'avete inventata sul momento o avete dovuto ragionarci su?"
James Gordon sente il sangue defluirgli dal viso e subito dopo prova l'impulso di afferrare quel clown beffardo per il collo fino a far sparire quel sorriso sfrontato.
"Avanti, mi chieda come l'ho scoperto. Così potrò risponderle che me l'ha detto un caro amico informato dei fatti" insiste lei ignorando gli sguardi dei suoi tre compagni che si sono fatti all'improvviso estremamente interessati alla conversazione.
"Lei sta delirando, dottoressa. Succede, a stare in mezzo agli squilibrati tutto il giorno, non è vero, dottor Crane?"
Bluffare è tutto quello che gli resta. Forse può convincere anche lei che il Joker le ha mentito. In fondo non è così difficile da credere. Ma la signorina Quinzel gli punta contro l'indice, mimando una pistola.
"Bel tentativo, commissario. Ma imparare a capire se un interlocutore mente è una delle prime cose che ci hanno insegnato. Il mio amico era sincero. Lei, invece, in questo momento sta sudando freddo. Non è vero, dottor Crane?"
"Lasciami fuori da questa storia, Harley" protesta l'interpellato. "Anche se fossi d'accordo con te circa l'attacco di fifa del commissario, e lo sono, ti pregherei di ricordare che non posso più esercitare, quindi nemmeno offrirti la mia consulenza."
Gabbia di matti.
Quali sono le intenzioni della biondina? È una specie di ricatto, quello che gli sta facendo? Minaccia di spifferare alla stampa quello che sa di Dent? Il motivo gli sfugge.
"Quindi, dottoressa?"
Scoverà qualcosa su di lei che sia sufficiente a farle passare qualche notte in galera, fosse anche una multa non pagata. Ormai è una questione di principio. Al momento non ha in mano nulla. Si è sentito un completo imbecille quando ha coperto dove aveva già letto il suo nome, ossia sulla copertina di uno dei libri che Barbara tiene sul comodino.
"Quindi?" Il clown ride. "È lei che è venuto a cercarmi, commissario. A farmi la morale, con la spocchia da difensore risoluto della legge. Non io. E tutto quello che posso dirle è che il suo lavoro è finito con la cattura del Joker. Ora lasci che io faccia il mio e che giudici e avvocati facciano il loro. Semplice."
No, Gotham non ti merita, riflette Jim Gordon. Gotham non merita il tuo sacrificio, Cavaliere Oscuro. Gotham è abitata da gente come lei. Di fronte alla verità, dovrebbe ammirarti per la scelta coraggiosa che hai fatto. Dovrebbe imparare qualcosa dalla lezione morale che ci hai impartito. Invece tutto quello che questa donna vede è una menzogna. Preferisce la psicosi del Joker al nostro tentativo di restituire a Gotham la sua innocenza.
Non le porge la mano prima di andare via. È un gesto che riserva alle persone che sente di poter stimare, e non è quello il caso.
"Purché il suo lavoro non travalichi ciò che è legale, dottoressa. E ho come l'impressione che succederà presto. Buon proseguimento di serata, signori."
Solo quando è fuori dal locale capisce quanto gli sia mancata l'aria fredda della notte. Vorrebbe poter camminare fino a casa per schiarirsi le idee. Ma ha la sua auto, e non è così incosciente da azzardarsi ad attraversare a piedi tre quartieri a quell'ora. Neppure con una pistola nella fondina.

Deve avermi drogato, in qualche modo. Non c'è altra spiegazione.
Bruce Wayne si sente le gambe molli mentre riempie un secchiello di ghiaccio con una bottiglia di champagne. Non voleva che succedesse. È stato stupido, emotivo e assolutamente irragionevole. Finire nello stesso letto con la figlia bellissima e sorprendentemente illibata di uno dei suoi peggiori nemici è qualcosa che Batman non farebbe mai. È un comportamento da Bruce Wayne, da ciò che gli altri credono essere Bruce Wayne e che in realtà non esiste. Quindi perché è successo?
Perché mi ha drogato.
È l'unica risposta anche solo lontanamente plausibile. La sconterà in qualche modo, anche se non sa ancora come. Con il rimorso probabilmente. Non si è trattato forse di un tradimento? Anche se lei è morta.
O forse proprio perché lei è morta… Questo rende tutto più orribile… Orribile?
Non c'è nulla di orribile in Talia Al Ghul. O forse sa solo nasconderlo molto bene. Di certo non è venuta a Gotham City solo per sedurlo. Ha parlato di aiutare una persona nei guai. La cosa non lo tranquillizza affatto. È ora di parlare sul serio. Non le permetterà di andare via senza averle tirato fuori tutta la verità. E non si lascerà neppure stregare di nuovo da lei. Sarà gentile, certo. Quello champagne è per lei. Lei gli piace, maledizione. Non può farci nulla. Solo imporsi di ritrovare il controllo in modo che quella notte di sesso resti un episodio isolato.
Mi dirai quali sono le tue vere intenzioni, Talia Al Ghul, pensa tornando nella propria camera da letto con il vassoio in mano, solo per scoprire che dovrà brindare da solo.
Non lo sorprende più di tanto il fatto che sia riuscita letteralmente a scomparire senza che lui si accorgesse di nulla. È un'Ombra, dopo tutto, come lo è e lo resterà sempre anche lui, pur avendo scelto una strada diametralmente opposta a quella di Ra's.
Nonostante tutto non è arrabbiato. Divertito. Affascinato forse. È così che lei prima o poi gli pianterà un coltello nella schiena. Di questo ne è sicuro. Quello che resta della figlia del suo nemico, della sua amante di una notte, sono un anello e un biglietto poggiati sul cuscino. Una pietra azzurra su un cerchio d'oro e poche parole definitive.
"Con questo anello ti prendo come mio sposo."
Bruce Wayne sorride. Pazza.
Si incontreranno di nuovo. Si affronteranno probabilmente. Ma per il momento lui si infila il gioiello al mignolo sinistro e si versa da bere.

La luna è enorme, quella sera. Il piccolo clown Harley Quinn la guarda da quella fetta di prato scampata all'asfalto di Gotham. Non sono gli unici ad aver avuto l'idea di concludere la serata al Robinson Park. Ma, nonostante le fosche previsioni dell'amico di Jonathan, quel ripugnante nanerottolo che risponde al nome di Jervis Qualcosa…
…e la sconterai, Crane, per esserti portato dietro un tale sgorbio per la mia Pam
… non ci sono in giro maniaci o rapinatori. Solo maschere come loro. Ma ad Harley Quinn non interessano. Guarda solo la luna e con un dito disegna sulla sua faccia bianca un immaginario sorriso rosso.
Stai dormendo, Mr. J? Vorrei che fossi qui. Ti manco quando non ci sono?
Una parte di sé è convinta che si tratti di una forma distruttiva di delirio. Ma quella parte di sé è troppo piccola per farsi ascoltare. Quella parte di sé è finita al tappeto quel pomeriggio.
"Posso baciarti, Harley?" le ha chiesto Jonathan ritrovandosi di nuovo nei panni dello studente goffo e impacciato.
E lei gli ha detto la verità. "Mi dispiace. Ma oggi è successo qualcosa. Sono innamorata di un altro."
Le è dispiaciuto per lui, anche se un briciolo di vanità si è acceso in lei vedendolo triste. Ha incassato bene il colpo, sempre che di un vero colpo si sia trattato. Non è certa che il geniale dottor Crane sappia provare dei veri sentimenti. Ha già ritrovato la tranquillità ed ora sembra molto più interessato ad elucubrare con quel tizio orrendo circa le informazioni che lei gli ha dato su Harvey Dent. Che spargano pure la voce. In fondo non è forse quello il motivo per cui Mr. J le ha spifferato quel segreto? Che Gotham cominci a farsi domande. Che sappia che il Joker in realtà ha vinto.
Harley Quinn sorride alla luna.
Sei troppo immenso per questa città così meschina, Pasticcino. La trasformeremo in modo radicale, non è vero?
Un carnevale continuo. Infinito. Caotico. Sarà bellissimo. Piacerà anche a Pamela, non ha dubbi. E Mr J non sarà obbligato a liberarsi di lei come ha minacciato di fare.
Pamela…
Harley Quinn si alza da terra chiedendosi dove sia finita. Si guarda intorno ma vede solo Jonathan e il suo amico ripugnante e, sparsi sul prato, altri gruppetti di maschere o coppie. Poi distingue in lontananza la sua capigliatura inconfondibile presa fra gli alberi.
Per tutta la sera si è comportata in modo strano. Non sta bene. Purtroppo, come ha detto l'odioso commissario, non sembra essere in sé. Probabilmente Woodrue ha veramente esagerato con lei, questa volta.
E diceva che erano in rotta…
La raggiunge, decisa a farsi raccontare tutto e, se non vuole comportarsi in modo sensato, a trascinarla in ospedale e farle ripulire il sangue da tutte le porcherie che ha in circolo. Ma dimentica ogni cosa rimanendo senza fiato quando capisce che Pamela Isley non è mai stata così bella.
Le mani e la guancia destra appoggiate alla superficie di un tronco, sussurra parole che lei non riesce a sentire. I suoi capelli splendono sotto i deboli raggi lunari, la sua pelle è evanescente, i suoi occhi hanno un bagliore verde che sembra provenire da un altro mondo.
"Pam…" sussurra Harley Quinn, ma non è certa che si tratti davvero di lei, che in realtà non sia posseduta da un antico spirito boschivo.
Madre Natura…?
"Ciao, piccolina" le dice Pam voltandosi verso di lei. "Questo posto è meraviglioso, non credi? Non sembra neppure di essere a Gotham."
È vero. Un incanto. Una fiaba. E ogni fiaba ha la sua fata gentile. "Ti senti bene?" le domanda. Ma è una domanda sciocca e lei lo sa benissimo.
Pam sembra… in piena fioritura.
"Sai, mi sono spaventata quando ho visto arrivare Gordon al nostro tavolo. Temevo fosse venuto ad arrestarmi." Perfino la sua risata è cambiata. Autentica e lieve.
"Arrestarti?" le chiede Harley Quinn. "E perché mai? Non sei mica una criminale, o mi sbaglio?"
Pamela non saprebbe nuocere a una mosca. Troppo gentile per quel mondo buio.
"Una criminale…" La dea dei boschi scuote la testa. "Harley, piccolina… Se solo sapessi… Dovrò trovare un nome d'arte, non credi? Minaccioso e affascinante. Jason mi ha paragonata ad un tralcio di edera velenosa. Poison Ivy… la criminale più temuta di Gotham, la donna che ha ridotto il Joker in lacrime, e la sua assistente, amante ed ex psichiatra, la diabolica Harley Quinn, con lui."
"Ehi!" protesta Harley lasciandosi trascinare nel gioco dalla sua risata. Che spettacolo. Tutti e tre a darsi battaglia per le strade di Gotham a colpi di superpoteri al servizio del male e a scommettere su chi avrà come trofeo la testa dell'eroe, come in un fumetto per ragazzini occhialuti. La realtà è più prosaica. Nessuno di loro spara raggi laser dagli occhi. Sono solo esseri umani.
Ma non è detto che la mascherata debba finire, non è vero, Mr. J?
"Pam, sei strana, lo sai?"
La ninfa silvestre la stringe a sé. Profuma di erba appena tagliata, di resina, di lavanda schiacciata fra le dita. "Lui ti farà del male, ti ferirà in ogni modo, ti userà e quando sarà stanco di te ti ucciderà. Hai detto che ti ama. Uno come lui non sa amare, Harley. È l'ultima volta che te ne parlo. Lo so che non mi darai retta. Lo so che nella tua testa c'è posto solo per questa favola dell'orrore. Vorrei svegliarti ma non posso. Ma non dimenticare mai quanto sei forte, quanto sei in gamba e quanto sei unica. Se tenterà di convincerti del contrario non credergli."
Quel discorso non le piace. Ha il suono di un addio. Non le importa nulla delle sue previsioni lugubri. Vuole solo sapere cosa le è successo.
"Pamela, dimmi cos'hai."
Ma lei si limita a metterle in mano una chiave e un biglietto. "Vai a questo indirizzo se avessi bisogno di nasconderti. È sicuro. È il vecchio orto botanico. E ci ho lasciato… Ci ho lasciato alcune cose per te."
Un nascondiglio? Chi ha bisogno di un nascondiglio? E cosa c'entra tutto questo con il fatto che…
"Pam, lui non è il mostro che dicono. Non lo è con me. Oggi è riuscito a tirarmi fuori il dolore che avevo dentro da tanto tempo. Mi sono sentita libera per la prima volta dopo anni. Non sto sognando, Pamela. Tu non sai com'è quando sta con me. È come se ci comprendessimo ad ogni livello. Pam… come sei bella, stasera. Non riesco a guardarti."
Pamela le prende la mano. "Pam? Io sono Ivy, tesoro" le dice con aria complice. "È ora di andare. Domani, in tribunale, dovrai avere un aspetto riposato."
L'udienza. Non ci ha pensato per tutta la sera. L'argomento le sembra stonato. L'agitazione si risveglia e le stringe lo stomaco.
"È come prima di un esame. Dio, che ricordi…" riflette.
Il sorriso di Pamela risplende. "Non so cosa augurarti, Harley. Sono egoista. E preoccupata. Ma io sarò sempre dalla tua parte, ricordatelo."
Lo so. Come farei senza la mia Pamela?
Il momento magico finisce non appena tornano, mano nella mano, come due bambine, dai loro goffi cavalieri. La mascherata sta per chiudersi. Qualcosa si concluderà con il sorgere del sole, anche se Harley Quinn, di nuovo Harleen Quinzel, non sa dire di cosa si tratti. Può solo sperare che sia seguito dall'inizio di qualcosa di nuovo e bellissimo.

Ian Everton non nutre la minima simpatia per il suo sorvegliato speciale. Se un dio esiste e se ha almeno un po' a cuore i suoi figli, domani quel mostro verrà trasferito nel luogo che gli è più consono, il penitenziario di Blackgate. Non che si illuda troppo. Il giudice e la giuria potrebbero avere bisogno di tempo per decidere. Ma è così che finirà, prima o poi. Nessuno a Gotham vuole davvero che quel tizio ottenga l'infermità mentale.
Vogliamo solo che la paghi.
Morales è troppo tenero con lui. Prima di mettergli le mani addosso aspetta di essere provocato. Everton la vede in tutt'altro modo. Dopotutto, quel clown mostruoso ha sempre colpito in modo indiscriminato. E non merita né compassione né simpatia. Cosa che sembra sfuggire alla dottoressa. Il modo in cui si profonde in tenerezze e affettuosità con quello psicopatico è disgustoso.
Ma dov'è adesso la tua fatina buona, mostro schifoso?
Quella sera il suo paziente sta raggiungendo il limite. Sta andando avanti da un'ora a ripetere cantilenando che rivuole la sua sciarpa. La sciarpa che gli ha imprudentemente regalato la dottoressa Quinzel.
Ma cosa le passava per la testa? Con quella potrebbe impiccarsi. O strangolare qualcuno.
Dopo aver reso invalido per sempre il dottor Connor e avere aggredito la sua attuale psichiatra il clown si è comportato da paziente modello. Ma non ci si può fidare di uno come lui. E poi c'è dell'altro. Una piccola vendetta che lo gratifica. Che il Joker sia invaghito del suo bel dottore è evidente. Ma è il fatto che lei sembri ricambiare che lo manda in bestia. Certo, Ian Everton non andrebbe a raccontarlo a sua moglie, ma la Quinzel lì dentro è una di quelle che risvegliano certi appetiti, anche se si è sempre dimostrata assolutamente inarrivabile. Il fatto che sembri interessata a quel freak e che probabilmente nel suo studio non si limiti a chiedergli se suo padre da piccolo lo picchiava, è qualcosa che lui non tollera.
"La mia sciarpa, infermiere Everton. Sii gentile, restituiscimela. La rivoglio. È mia. È mia."
Troppo. Così gli impedirà di sonnecchiare anche solo per cinque minuti. Everton lascia la propria sedia vicino alla porta blindata e accende le luci del reparto. L'unico ospite sta guardando nella sua direzione.
"Ok, amico. Adesso fai il bravo. Rivuoi la tua sciarpina rossa? Va bene, basta che tu la smetta."
Camicia di forza. Sedativi. Pistola. Manganello. È venuto il momento di fare due chiacchiere. È una mezza tacca, quel Joker. Senza i suoi coltelli e le sue bombe vale meno di niente. Everton tiene il prezioso cimelio nel cassetto del tavolo riservato a lui. Meno pericoloso che portarsela a casa e subire gli interrogatori di Trisha. È così appetitosa, la dottoressa Quinzel. Il pensiero che l'abbia tenuta addosso lo solletica. Non è come una mutandina di pizzo nero, ma sente di potersi accontentare. Se la mette al collo e poi apre la cella per fare visita al clown.
"Mi secca fartelo notare, ma quello è un regalo che mi ha fatto la mia ragazza. Dovresti trovartene una anche tu invece di…"
Everton lo colpisce alla mascella con forza facendolo finire a terra, poi lo solleva di peso e lo piazza sulla sedia. È alto e non è di certo un fuscello. Ma lui ha avuto a che fare con gente di stazza ben superiore e ha sempre avuto la meglio.
Ridi? Lo trovi divertente, razza di idiota criminale?
Prima la camicia di forza, poi le cinghie. E, tra una cosa e l'altra, qualche altro colpo per rimetterlo al suo posto.
"Adesso facciamo due chiacchiere, signor clown" gli dice mettendogli la sciarpa al collo. "Hai finito di comportarti da primadonna. Hai finito di considerarti la star della situazione. Sei solo un matto come tutti gli altri. Un mostro che la gente si gira a guardare per strada per poi distogliere gli occhi per lo schifo. Un criminale che deve far esplodere ospedali per provare di essere qualcuno. Un finocchio impotente che ha bisogno dei suoi coltelli per sentirsi anche solo vagamente un uomo. Ma adesso hai chiuso. Hai chiuso. Mi hai capito?" insiste picchiettandogli sulla spalla con l'indice. "Basta con questa sceneggiata. Per ogni gesto gentile della tua dottoressa te ne darò talmente tante che pregherai per essere portato in galera. Quindi abbassa le penne, signor genio del crimine."
"Non. Toccarmi" sillaba il Joker fissandogli la mano.
L'ultima delle sue pretese. "Altrimenti cosa fai?" gli chiede Everton insistendo a spintonarlo. "Vai a frignare dalla maestrina bionda?"
Succede tutto in un istante. Il giorno seguente Ian Everton ricorderà soprattutto il rumore dell'osso spezzato, nel momento in cui il pazzo gli ha tranciato il dito con i denti per poi sputarlo offrendogli solo l'indifferenza di un sorriso soddisfatto macchiato di rosso. Everton si fissa la mano. Il sangue scorre a fiotti.
Tamponare la ferita… tamponare… il mio dito…
Deve raggiungere l'allarme. Il dolore gli fa venire i conati. Stramazza a terra pensando che morirà dissanguato, che non lo salveranno, che nessuno potrà riattaccargli il suo indice.
La pistola…
"La guardi troppo per i miei gusti, infermiere Everton. Ti ho visto. Non è dignitoso lasciare gli occhi su una signora in quel modo, sai? Soprattutto se la signora in questione è mia."
… pistola…
Non è mai stata così pesante. La presa con la sinistra non è salda ma non ha altra scelta. Il suo polso trema ma il bersaglio è vicino.
… la testa… legittima difesa…
La detonazione risuona fino a tre piani più sopra.

Harleen Quinzel non sa cosa l'abbia svegliata dopo appena due ore di sonno. Ma si ritrova seduta sul letto, tremante e con le palpitazioni.
Possibile? si chiede mentre il ricordo improvviso, o forse solo un frammento di sogno, viene riafferrato.
Lei che lavora il pomeriggio al 'Milk Shake', dopo la scuola. Un ragazzo visto una sola volta. Lui che le regala un biglietto per il circo.
"Vieni a vedermi e lo saprai…"
Quale era la domanda? Non se lo ricorda. Gli ha chiesto forse cosa facesse nella vita?
Non è possibile… La tua testa ti sta giocando brutti scherzi…
Era carino, sì. Ma sono passati più di dieci anni, e non ricorda il suo viso. Non lo ricordava fino a un attimo fa. O forse è un'illusione. La sovrapposizione del volto che ha visto in quella foto nel negozio di costumi a un episodio lontano della sua vita di liceale.
Non era Mr. J. Smettila, smettila, smettila…
Tenta di ricomporre le immagini sbiadite di quel lontano pomeriggio, le parole che quel ragazzo sconosciuto le ha detto e le sue risposte. Ma resta solo la sensazione vaga di qualcosa di piacevole.
Non c'entra il destino, Harley. Non era lui. Non ci pensare. Hai sognato.
Si stende di nuovo imponendosi il controllo sul proprio respiro. Chiude gli occhi sapendo che presto la stanchezza avrà la meglio facendola addormentare di nuovo.
E se… riflette un attimo prima che tutto si perda nel buio.


Fall fall fall fall
into the walls
jump jump out of time
fall fall fall fall
out of the sky
cover my face as the animals cry
in the hanging garden

Creatures kissing in the rain
shapeless in the dark again
in a hanging garden
change the past
in a hanging garden
wearing furs and masks

(The Cure, The Hanging Garden)



Note:

1) Il "No Man's Land": più che un omaggio alla colossale saga catastrofista che ha resettato Gotham fino alle radici, questo è un riferimento al locale per meta-umani che si vede nella serie 'Birds of Prey'. Ebbene sì. Quel telefilm è trash che più trash non si può, ma confesso di adorarlo. Pura serie zeta. Più terra terra dei vecchi telefilm di Batman. Non mi sorprende che l'abbiano chiuso dopo soli tredici episodi. Eppure mi piace da impazzire. Ovviamente la mia croce è delizia è la Harleen quarantenne interpretata da Mia Sara . Trovo che abbia le battute migliori e adoro il modo in cui sgrana gli occhioni. Ma come si fa a dire a quel coso "Non essere psicotico"? Oh, Cupcake. La venero!
2) Si torna per un attimo su Riddler. E io ne approfitto per fare un po' di pubblicità. Il caro DK86 ha messo in cantiere uno spin-off di Amour Fou incentrato proprio sull'Enigmista. Così ci penserà lui ad accontentare la curiosità di voi dodici affezionati lettori. Ovviamente la storia è autorizzatissima dalla sottoscritta che, anzi, non vede l'ora di leggersela in anteprima. Giuro che obbligherò il Dikappino a completarla anche se dovessi fustigarlo. *_*
3) Sono la sola a considerare la scena in cui Due Facce obbliga Gordon a scegliere quale membro della sua famiglia ami di più la più crudele di tutto il film? Continuo a chiedermi quale impatto potrà avere un'esperienza simile su Barbara bambina e se questo influirà in futuro sulla sua scelta di diventare Batgirl… Sigh.
4) Ed ecco la gentile signora che sta sganciando il vil denaro per pagare gli avvocati del Joker. Talia Al Ghul, la figlia del defunto (?) Ra's Al Ghul, alias Liam Neeson. Premessa obbligata: io questa la odio. Non mi piace da sola e non mi piace in coppia con Bruce. Sarà che la mia coppia storica è sempre stata composta da Bruce e Selina Kyle, ma io questa specie di vamp orientale, viziata e convinta di essere chissà chi, solo perché il babbo la tratta da principessa, la reggo davvero molto poco. Però mi serviva per far procedere la storia, quindi ho ingoiato il rospo e l'ho buttata in scena. Inoltre mi offre la possibilità di regalare un cameo a Lady Shiva, la sua guardia del corpo, che invece mi piace tanto. ^_^ Il 'matrimonio' tra Talia e Bruce è leggermente più prosaico (ma poco, eh… XD) di quello sviolinatissimo che si vede nei fumetti. Cotto e mangiato. And so the story goes…
5) Jervis Tetch, ossia 'Il Cappellaio Matto'. Assolutamente fuori di zucca, come tutti i cattivi di Gotham, è ossessionato da 'Alice nel paese delle Meraviglie', ovviamente. Quindi mi sono divertita a torturarlo un po', conciandolo come uno dei personaggi del libro 'rivale, 'Il Mago di Oz'. Ho scelto lui per l'uscita a quattro perché trovo deliziosa l'idea del cattivo più bruttino sulla piazza che ha un appuntamento al buio con Poison Ivy, per me la donna più bella di Gotham.
6) L'ultimo momento insieme di Ivy e Harley m'è venuto più… fem-slash di quanto avessi previsto. Non ho saputo resistere alla tentazione. ^_^
7) La scena in cui Mr. J sistema per le feste Everton mi è stata suggerita dalla mia dolce metà. Ma non sarebbe venuta fuori in modo convincente senza la consulenza medica di BlackVirgo su adrenalina e corticosteroidi. Grazie, dottoressa. ;-)
8) Per il sogno che Harley fa sul finale… vi rimando a qualche one shot futura, orsù. Per il momento sappiate solo che l'intera faccenda è ispirata a "Batman Confidential" n°7. ^_^



Ringraziamenti:

Ilaria XDDDD Tranquilla. Non te lo uccido. Per il momento. ^_^

sychophantwhore Cominciamo dalle cose serie. Io sono una persona estremamente emotiva che piange per nulla. E regolarmente singhiozza quando qualcuno fa qualche lavoretto ispirato alle sue becere storielle. Il tuo non è un lavoretto. È un lavorone tanto tanto bello. Sei BRAVISSIMA! Ergo, mi ritrovo a frignare come un'imbecille ogni volta che lo guardo. Ovviamente poi subentra la fase due, quella dei pensieri osceni (e vista la posizione in cui hai messo Mr. J è IMPOSSIBILE non farli). Ne voglio ancora! Inoltre… posso mostrarlo al mondo?? È stato un balsamo in una settimana PESSIMA.
Ok, mi riprendo. Felice che questo capitolo ti sia piaciuto. Come sempre è venuto fuori molto diverso dalla bozza iniziale ma sono contenta di aver l'idea dell'inversione di ruoli. Non poteva essere schematica come nel fumetto, con lei sul lettino e lui che piglia appunti. Non sarebbe stata nolanesca e così la faccenda è molto più hot, non trovi?
Mi piace vederti elucubrare sugli avvenimenti futuri. Mi sento però di rassicurarti sulla sorte di Crane. Per il momento la scamperà. Non oserei mai uccidere uno dei cattivi storici di Batman, visto che sono ancora in lutto per Due Facce. T_T
Ora sai chi è che sta pagando gli avvocati. Ve l'avevo detto che non sarebbe stata una terza incomoda. Talia non ci pensa proprio ad allungare le zampe su Mr. J. Troppo presa da Bruce. In tutti i sensi.
Ciò che aspetta Harley è un'udienza preliminare che deciderà se il Joker sia processabile o meno. Vedo che ti fidi molto poco delle capacità persuasive professionali della nostra dottoressa. Poverina. Io non ti anticipo niente ma, se fossi in te, non la vedrei così nera. Almeno per il momento. Anche perché ce ne vuole di coraggio per sostenere che il Joker sia perfettamente sano di mente, dai. XD Comunque il Mr. J prima o poi uscirà da Arkham. Non ti dico come e non ti dico quando, anche se è abbastanza prevedibile, ormai. Lui vuole farlo in un certo modo e per mezzo di qualcuno che ha scelto appositamente. Come direbbe lui 'Si tratta di mandare un messaggio.'
Io ti ringrazio ancora per il disegno, vado a riguardarmelo e ti do appuntamento alla prossima


Killme, buongiorno. ^_^
Ok, ho sfruttato Guy Kopski. Vilmente. Adesso lo rimetto in naftalina e ce lo lascio. È stato utile solo a una cosa: a darmi l'imbeccata per la battuta di J sulle armi da fuoco. Adesso se ne resti morto e muto. OH! Nel progetto iniziale Harl e Mr. J avrebbero dovuto sbaciucchiarsi molto più avanti (anzi… lei avrebbe dovuto approfittarsi del povero paziente indifeso), poi le cose hanno preso un'altra piega, non so nemmeno io come. Succede quando si tenta di far comportare dei pazzi in modo logico. Non funziona. Uccidere Joan? Poveretta. Dopo tutto finora ci ha preso. Non è colpa sua se voi perfidi lettori tifate tutti per Harley (chissà perché… innocente sono!). Anche a me piacciono i Nightwish (e non odio nemmeno Annette, poverina…) e gli Epica. *___* A chi non piacciono? Poi, trovo commovente l'abnegazione che ci mette Harley dell'arredare ogni nascondiglio pur sapendo che ci resteranno pochissimo. Una vera sposina di maggio (inserire risataccia malefica qui).

Lefteye. Il Joker e Harley AVEVANO una relazione stabile, maledetta DC. Ma porca miseria! Se lei è ancora lì che si dispera (sebbene asserisca il contrario, TUTTI l'abbiamo vista piangere per il suo Puddin') e lui disegna la sua sagoma trafitta da pugnali con accanto i cuoricini, che cavolo aspettano a farli rappacificare? Ok, lei gli ha sparato e lui non l'ha presa proprio bene. Ok, lei ufficialmente è di nuovo sana di mente (sì, sì… crediamoci…) e lui no. Ma questi sono DETTAGLI.
Ok, io non so come dirtelo ma anch'io sono una Gemelli. Ora capisco TANTE cose, compresa la nostra propensione a infatuarci di oggetti peculiari e con la faccia dipinta di bianco. (Non nominarmi Twilight, però: a tenermi sveglia sono stati solo i commenti delle ragazzine in sala. Non ho più l'età per certe cose.). In che senso hai citato ME riguardo al Joker? Ora mi preoccupo. Sto immaginando un cinema pieno di bimbe che scopre all'improvviso che esiste una vecchia svitata a cui il Joker ispira sesso, ma proprio in maniera spaventosa. GULP! Non ho idea del perché il Joker scateni la belva nelle femmine vogliose che si imbattono in lui (io, io!). La Quinzel di sicuro lo sa. Chiediamo a lei.
La tua schizofrenia è la mia schizofrenia. Solo che io sono dall'altra parte della barricata. E una presunta storia del Joker ce l'ho in testa. Solo che mi rifiuto di scriverla perché una parte della mia mente bacata si ripete che probabilmente si tratta dell'ennesima balla inventata ad arte dal soggetto. Figurati un po' come sto messa. Credo che dovrò sfogarmi con qualche AU, What if e robe simili. Anch'io trovo che la Marilina ci stia benissimo in quel contesto (Iolanda XDDD). Inoltre mi sono ricordata che quello è il pezzo che canta Black Canary in Elseworld: Thrillkiller, uno strepitoso AU in cui il Joker è una donna e Harley la sua fangirl lesbica, adorante ed esaltatissima. I casi della vita… ^_^
(OT: Tu, malefica figlia di una buonissima matrona! Per colpa della tua Miss Italia ho continuato a ridere come un'imbecille per due giorni!)

Kuji: tutti in attesa del costume da Arlecchino? Contenta, adesso? Questo è uno dei capitoli a cui tengo di più perché, secondo me, segna una svolta decisiva e se ne vedranno gli strascichi già dal prossimo. L'abito fa il monaco. Eccome. Credo che per il trucchetto di magia abbiano riso TUTTI. Anche tu sei andata in giro per un po' ripetendo TA-DAAAAAN!... ?
Purtroppo l'Enigmista socialmente reintegrato non è farina del sacco del fandom ma della DC (brutti puzzoni!). D'altra parte, se una storia è scritta bene, per me può portare avanti la coppia preferita dall'autore senza problemi. È che io l'accoppiata Eddie/Harley non la digerisco. È un problema solo mio. Ha comunque più senso delle Joker/Rachel. Gh. Almeno ha delle basi su cui lavorare. (Sì, continuerò per tutta la vita ad accanirmi contro le Joker/Rachel. Ho trovato la mia personale crociata.)

Laura, sto cominciando ad affezionarmi ai tuoi 'mi piace, mi piace'. Sono un toccasana per la mia animuccia tormentata. Ok, te lo dico. Il Joker uccellin di bosco me lo tengo come ciliegina sulla torta. Harley Quinn ha fatto cucù in questo capitolo. La sto tirando troppo in lungo, lo so. Ma ci tengo a rendere la cosa credibile. Intanto mi sfrego le mani e ti ringrazio per l'incentivo ad accelerare i tempi di pubblicazione: c'è la tua storia che mi dice 'leggimi leggimi'. ;-)

Alla prossima!


   
 
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