(Basato su una storia vera)
Per V.
Nel
vagone c’è quiete. Ascolto un pezzo di musica brasiliana, una canzone
romantica e melodiosa, mentre ho lo sguardo vuoto a perdere tipico di
quando penso. Non ho voglia di chiacchierare, fortunatamente per il mio
amico addormentato sul sedile affianco.
Piuttosto mi godo il
sottofondo fornitomi dalle cuffie, e comincio a pensare e ricordare;
molto ha fatto di quei giorni alcuni tra i migliori che per me ci siano
mai stati, ma, senza offesa per i miei compagni e per le spassose
cavolate che hanno riempito di divertimento il nostro viaggio, la parte
migliore è venuta mentre erano assenti.
Nei primi minuti di questo
viaggio di ritorno mi và di ripensare a quel che è successo, poi se a
loro andrà giocheremo a carte o parleremo di questo e quest’altro
aspettando di arrivare. Per il momento, penso a lei.
E poi dicono che certe cose succedono solo nei film o nei fumetti.
C’è
una calca pazzesca di gente di ogni età, provenienza e manga. Mentre
aspetto e do occasione alle mie gambe stanche di riposare su un muretto
mi passa davanti di tutto e di più, da Jack Sparrow ad un intera
legione di Star Wars in sfilata, tutto, ma non chi sto aspettando.
Ormai
dalla noia sento le palpebre pesanti, ma devo resistere alla tentazione
della stanchezza: dietro il muretto su cui sono seduto c’è il vuoto ed
un ruscello sporco e ci terrei ad essere presentabile.
Comincio a sbuffare e non la finisco più! È più di
un ora ormai, e questo perché aveva detto che usciva subito!
Come
non bastasse, sono le tre e non ho ancora mangiato. Occhi pesanti,
crampi allo stomaco, stanchezza accumulata in una mattinata sempre in
giro e sempre all’impiedi… Accidenti se devo incontrarla così!
Non
ne posso proprio più! Mi alzo, attraverso la strada avvicinandomi
all’enorme padiglione dove dovrebbe trovarsi ed estraggo il mio
cellulare per l’ennesima volta (grazie papà per la gentile ricarica o
tra lei, gli altri e il resto non sarei sopravvissuto).
Sono accigliato, annoiato a morte e stanco, e, tanto per cambiare, sbuffo.
Dopo
essermi girato senza pensarci mi accorgo di chi ho davanti e mi blocco
come un certo personaggio trai miei preferiti in un certo manga che mi
piace tanto…
Così non vale! Mi ha colto di sorpresa!
E in tutto questo ho ancora il cellulare in mano e sono momentaneamente paralizzato per posarlo di nuovo in tasca…
Cavolo, c’è l’ho davanti! E consapevole di ciò non perdo altro tempo e mi avvicino.
Avevamo
parlato un po’ prima di quel momento, prima di arrivare lì, e saltò
fuori che entrambi eravamo un po’ in panne sul modo di salutare.
Del
resto per lei sono arrivato a scrivere in una sera di metà agosto le
tristi riflessioni che mi aveva ispirato lasciandomi a pezzi, poi
pubblicate con discreto successo… L’ho anche ringraziata per
quell’ispirazione, grazie al dolore di quel momento scrissi davvero
bene e con passione e i commenti furono estasiati.
Ed ora sono qui ad incontrarla, alla faccio di tutto.
Nel
momento in cui ci abbracciamo, sento finalmente che quella storia a
distanza, sciocca come tutte le altre di questo genere, finalmente ha
un occasione per riscattarsi.
La sento, la vedo, la sfioro,
ascolto la sua voce, e per lei è lo stesso. Ma non c’è posto per il
rimpianto che quel momento sia arrivato troppo tardi, abbiamo del tempo
per concretizzare finalmente quel che c’è stato. Non lo sprecheremo.
Ci prendiamo per mano, e… finalmente si và a mangiare! Ormai non ci vedo più!
<………>
Che bello essere seduti a tavola ed avere lei alla mia destra… e il suo patrigno alla mia sinistra…
Passi per l’amica, è pure simpatica, passi per la madre che sembra più affabile… ma lui…
Lo
dice stesso il termine: “patrigno”, che brutta parola! Che suono
arcigno! Ti fa subito pensare al cattivo della situazione, in questo
caso ad un grosso rompiballe che non riesce nemmeno a vedermi! Ho
sempre l’impressione che mi tenga d’occhio, è terribile! Va bene che ci
tieni a lei, lo capisco, ma… andiamo! Ti sembro forse un cattivo
ragazzo con questo mio bel faccino? Bah, lasciamo perdere…
Insieme a
me e a lei, lui è uno dei responsabili del nostro mancato incontro nel
nostro momento d’oro, quando lei era ancora affascinata da quel tipo
conosciuto via internet e voleva vederlo sul serio, e così io. Ma non
parliamo di antefatti, non ora che sono così nei guai!
Eloquente la risposta del mio amico C. al mio sms in cui gli spiego la situazione…
<
Grazie tante C….
Bene
o male, il tempo passa, anche perché basta ignorare completamente
l’esistenza del concetto di “sinistra” e concentrarsi su lei, sui suoi
capelli lisci e scuri, la sua pelle caffè chiaro, quelle guanciotte che
sembrano così morbide… Però non posso divagare in eterno su quanto sia
bella. Come ho detto prima, ho fame! Ed ho una buona pizza margherita
da finire insieme a lei!
Il
suddetto Ciccio è il regalo che mi ha fatto al mio compleanno. È un
simpatico pinguino col colbacco, molto morbido, che però porta tanta
sfortuna al bowling…
In ogni caso, lui è il mio anello di
congiunzione con lei, ogni volta lo guardo la penso, e l’averlo portato
lì, a rivedere e salutare la ragazza che lo comprò, per nulla convinta
della scelta per la verità, mi vale un bell’abbraccio… un altro di
tanti quel giorno.
Più tardi
Sorride leggermente, anche se è un po’ triste:
Cavoli, quanto siamo vicini… Non ho mai parlato così a quattrocchi con una ragazza prima di adesso…
Le afferro le spalle, e mi sento ancora più vicino.
<È finita, capito?>
Invece continuo a sorridere, e scopro che non mi viene affatto difficile così vicino a lei e dopo quel bel pomeriggio.
I
miei compagni mi aspettano, ma sono ancora qui. Le ho appena detto che
ora che ci siamo visti dal vivo non cambierà i fatti, e cioè che non
possiamo continuare a stare insieme, ed a sentirci come qualcosa di più
che semplici amici a distanza.
Abbiamo avuto l’occasione e l’abbiamo sfruttata al meglio. O no?
Credo di essere tutto rosso e tremante.
Non ricordo con esattezza se dissi altro…
La
mia mente è come annebbiata dal suo volto… Lei mi piace davvero.
Sapendo ciò posso forse… concretizzare ancora di più quel che non era
potuto essere tra noi due? Posso tentare di crescere, di vivere uno dei
miei più grandi desideri? Posso?
Inizialmente mi manca il
coraggio. Ma a mente libera si ragiona meglio, e difatti dal mio
cervello scaccio ogni cosa, la paura ed ogni altro pensiero, se non
quello di provare ad avvicinare un po’ il mio viso al suo, leggermente
inclinato da un lato…
Con gli occhi chiusi sparisce il mondo
circostante. Restano solo questi brevi, lunghi attimi d’incanto che
vivo con tutto me stesso.
Ci guardiamo. Anche questo non
cambierà nulla, e lo sappiamo entrambi; ma voglio credere che lei sia
felice come me in quel momento, anche se era ormai la nostra rottura è
definitiva.
Inclino il capo su di lei, e…
Gasparello
è il suo patrigno: adoro storpiare il suo vero nome in tutti i modi
possibili immaginabili, da Gasparino a Gasparaccio, da Gasparetto a
Gasperino, e non è che lei si arrabbi a prenderlo in giro così!
Lei ride:
Sudo
freddo:
Ci abbracciamo ancora: è così calda…
abbracciandola quel giorno provo una sensazione nuova, ma meglio tardi
che mai!
Chissà
se qualcuno in quel momento mi avrà notato: un tizio con gli occhiali
che cammina sorridendo, con gli occhi stretti e lucidi, ma senza
piangere.
Mentre cammino, sono elettrizzato di felicità: mi sento
più forte, più maturo, più contento della mia vita, e ringrazio il
cielo in cui credo perché da un po’ di tempo a questo parte fa girare
la sorte dalla mia parte.
Credo di avere anche esultato ad un
certo punto, non in maniera plateale, ma almeno un po’ notabile, come
un pugno levato al cielo.
Poi però mi calmo, e serenamente cammino per le vie affollate della bellissima città di Lucca.
Torno
dai miei amici a testa alta, consapevole di aver vissuto uno dei giorni
più belli della mia vita fino a questo momento, come spero ce ne
saranno ancora.
Mentre col batticuore mi allontano,
Non riesco a fare a meno di ripensare alle ultime ore appena vissute.
Ma soprattutto
Non riesco a fare a meno di sentirmi in dovere di dirti
Grazie
Grazie per questo giorno
In cui finalmente il nostro affetto speciale è potuto diventare realtà
Grazie per farmi tornare a casa più felice
E per avermi fatto capire ciò che sapevo già
Che è bellissimo avere qualcuno accanto
Per questo, grazie
Ed ora che so un po’ meglio cosa significhi
Non più sfogo la mia frustrazione con le parole e le lettere
Come ho fatto in una calda sera di metà agosto
Ma torno a casa con la speranza
Che può esserci un lieto fine anche per me
Come quello dei personaggi delle mie storie
Ora che ho sperimentato come può essere
Non solo spero
Voglio che sia così
Procurarmi e procurare
Con l’impegno e con un po’ di fortuna
Altri sorrisi, altri abbracci, altri momenti speciali
Quindi, un ultima volta ancora
Grazie V.