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Autore: The_BlackRose    22/02/2015    1 recensioni
Davanti a lei, un ragazzo saltellava sul posto tenendosi il piede destro tra le mani e gemendo dal dolore.
“Oh mio Dio, scusami!” Tessa si avvicinò al ragazzo mortificata. “Per sbaglio ho fatto cadere il libro, ti sei fatto male?”
Il ragazzo smise di saltellare, ma sul suo viso aleggiava ancora una smorfia di dolore. “No, tranquilla,” la rasserenò rivolgendole un sorriso e cercando di mascherare la fitta che gli aveva appena attraversato il piede. Si appoggiò con una mano allo scaffale di fianco a lui.
Tessa ricambiò il sorriso e si passò una mano tra i capelli castani che le ricadevano sulle spalle. “Sono un vero disastro.”
“Mi è successo di peggio in passato,” ridacchiò il ragazzo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Carstairs, Theresa Gray
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Entrò nel negozio di libri facendo tintinnare il campanello sopra alla porta che annunciava l'arrivo di un nuovo cliente. La donna dai capelli grigi e il maglione rosa confezionato a mano le sorrise da dietro la cassa e la salutò con enfasi. “Buongiorno, Theresa!”
“Buongiorno anche a lei, Dorinda,” rispose la ragazza addentrandosi tra gli scaffali.
Quel giorno si era recata in libreria per acquistare un regalo di compleanno per la sua amica Jessamine. Sapeva per certo che alla biondina non sarebbe mai piaciuto un libro come regalo, ma Tessa voleva a tutti i costi introdurla alla letteratura ed era irremovibile su questo.
Si diresse allo scaffale di letteratura classica e scorse i titoli dei libri fino a trovare ciò che cercava: "Racconto di due città" di Charles Dickens, il suo romanzo preferito. Con il sorriso sulle labbra, allungò la mano e afferrò il libro, ma si bloccò subito dopo quando un altro titolo catturò la sua attenzione: "Jane Eyre" di Charlotte Brontë. Prese in mano il volume e se lo rigirò tra le dita osservando la copertina: a Jessamine sarebbe potuto piacere di più quello rispetto a "Racconto di due città", ma si era promessa di farle leggere il suo libro preferito e quindi lo rimise il secondo al suo posto sulla mensola. Un attimo dopo, si sentì un tonfo dall'altra parte dello scaffale seguito da un gemito. Tessa guardò lo spazio nel quale un attimo prima si trovava "Jane Eyre" e dove ora era rimasto solo un buco vuoto.
“Maledetta me e la mia goffaggine! Ho fatto cadere il libro dall'altra parte,” si rimproverò mentalmente Tessa.
Fece di corsa il giro dello scaffale e si ritrovò nella corsia speciale degli spartiti di musica (Nel negozio di Dorinda, amante del clavicembalo, non poteva di certo mancare una sezione tutta dedicata alla musica). Davanti a lei, un ragazzo saltellava sul posto tenendosi il piede destro tra le mani e gemendo dal dolore.
“Oh mio Dio, scusami!” Tessa si avvicinò al ragazzo mortificata. “Per sbaglio ho fatto cadere il libro, ti sei fatto male?”
Il ragazzo smise di saltellare, ma sul suo viso aleggiava ancora una smorfia di dolore. “No, tranquilla,” la rasserenò rivolgendole un sorriso e cercando di mascherare la fitta che gli aveva appena attraversato il piede. Si appoggiò con una mano allo scaffale di fianco a lui.
Tessa ricambiò il sorriso e si passò una mano tra i capelli castani che le ricadevano sulle spalle. “Sono un vero disastro.”
“Mi è successo di peggio in passato,” ridacchiò il ragazzo.
Lei lo guardò attentamente: i suoi capelli erano di un color argento quasi bianco, molto strano, dato che sembrava avere sui diciotto anni; i suoi occhi, inoltre, erano dello stesso colore dei capelli, così come le ciglia e le sopracciglia; anche il suo viso aveva dei tratti particolari, probabilmente orientali.
Il ragazzo osservò il volume che Tessa teneva in mano. “'Racconto di due città'. Ti piace la letteratura classica?”
Lei si sentì i suoi occhi argentati puntati addosso e per qualche strano motivo arrossì. “Sì… no… è per un'amica, però anche a me piace questo genere, cioè solo a me piace…,” balbettò, poi posò lo sguardo su ciò che il ragazzo aveva appena tirato giù dallo scaffale. “Spartiti per violino? Suoni il violino?”
“Non ti sfugge nulla,” ridacchiò lui. “Comunque sono Jem.” Le allungò la mano.
Lei la strinse sorridendo timida. La sua pelle era morbida. “E io sono Tessa.”
“Bene, Tessa. Cosa ci fa una ragazza carina come te in un posto come questo?”
Lei arrossì violentemente. “Stavo cercando un regalo di compleanno per un'amica e trovo che questo posto sia molto rilassante, adoro stare in mezzo ai libri.”
Jem spostò il peso sul piede ancora integro e le rivolse un altro sorriso incrociando le braccia. “È raro trovare ragazze a cui piace questo genere di libri in questi tempi.”
Tessa si strinse il romanzo al corpo scrollando le spalle. “Sono sempre stata una ragazza un po' all'antica. Tutti coloro che mi conoscono continuano a ripetermi che sarei potuta nascere durante l'epoca Vittoriana e non avrei avuto problemi,” ridacchiò e si passò una mano sul viso. “Scusa, ma a te questo di certo non interessa.”
“Sì che mi interessa, invece.” Frugò nella tasca dei jeans e ne tirò fuori un volantino spiegazzato che porse alla ragazza. “Io stasera mi esibisco qui. Se ti va, passa a fare un giro. Lo so che può sembrare un posto noioso – sarebbe di certo più interessante andare a sentire un gruppo rock invece che un ragazzo che suona il violino –  ma in realtà è un posto forte.” Si avvicinò a Tessa e per un attimo di follia lei credette che l'avrebbe baciata, ma poi si accostò al suo orecchio. “Fanno anche la cioccolata,” sussurrò.
Si allontanò da lei e si diresse verso la cassa per pagare gli spartiti. Prima di uscire dal reparto però, si girò per dirle un'ultima cosa. “E di' che sei un'amica di Jem, la cioccolata sarà gratis.” Con questo pagò e uscì dal negozio.

Quella sera, davanti all'armadio, Tessa non sapeva cosa indossare: non era mai stata a un'esibizione di violino e non aveva la minima idea di che cosa sarebbe stato più adatto in una situazione del genere. Non era un'occasione formale, ma non sapeva nemmeno se un paio di Converse e una felpa sarebbero potute andare bene. Così decise di chiamare Jessamine, che per la moda aveva un certo gusto.

Si presentò davanti al locale alle nove in punto e mostrò il volantino all'entrata.
Appena varcò la soglia, fece un sospiro di sollievo: aveva azzeccato l'abbigliamento. Aveva optato per un vestitino casual a righe bianche e blu che le arrivava sopra al ginocchio a cui aveva abbinato un paio di ballerine blu scuro.
L'ambiente era fresco e informale, sembrava un semplice bar dove ogni tanto la gente si riuniva per ascoltare delle letture di poesie. Il centro della sala era occupato da una serie di tavolini, divani e poltrone dall'aria molto comoda. In fondo alla stanza invece, si trovava un palco di legno leggermente rialzato dal pavimento.
Tessa si diresse al bancone del bar e ordinò una cioccolata calda con panna. A quanto pare Jem aveva già avvisato della sua presenza e aveva avuto ragione, la cioccolata non le costò neanche un centesimo. Facendo attenzione a non rovesciare la tazza, si diresse verso un divano a due posti e si sedette sul lato sinistro.
I primi venti minuti della serata passarono in fretta.
Con sua grande sorpresa, Tessa si stava divertendo. Ogni ragazzo o ragazza che saliva sul palco con il proprio strumento aveva talento ed era piacevole ascoltare le note che si diffondevano per la sala portando allegria a tutti i presenti.
Venne poi il turno di Jem. Il ragazzo si sedette sullo sgabello davanti al microfono e, sistematosi il violino sulla spalla, cominciò a suonare.
L'archetto scivolava dolce ma deciso sulle corde, producendo suoni armoniosi che inondavano l'intera stanza. Ogni persona presente sembrava essere ammaliata dall'abilità con cui il ragazzo suonava. L'espressione di Jem era contratta, concentrato com'era sulla sua esibizione, ma allo stesso tempo serena, come se il solo impugnare un archetto gli donasse pace.
Quando l'esecuzione terminò, la sala scoppiò in un boato di applausi a cui Tessa diede il suo contributo battendo le mani e fischiando.
Le esibizioni ricominciarono e Tessa fu talmente tanto presa da esse da non accorgersi di Jem che, da dietro il divano, con un balzo era atterrato nel posto vuoto accanto a lei. La sorpresa fu tale che quasi si rovesciò la cioccolata addosso.
“Ehi, attenta. Non vorrai rovinare il tuo bellissimo vestito. A proposito, stai benissimo.”
La ragazza appoggiò la tazza ad un tavolino lì vicino e si congratulò con Jem per la sua esibizione. “Sono contento che ti sia piaciuta. Visto che non è così male come posto?”

Passarono l'intera serata a parlare, tanto che per poco non si accorsero che il locale era quasi ormai del tutto vuoto.
“Posso chiederti una cosa?” domandò Tessa.
“Certo.”
“Sai, appena ti ho visto ho notato che sei diverso dagli altri ragazzi. I tuoi capelli, i tuoi occhi e anche il tuo viso... Hai dei tratti particolari.”
“Sì, beh…,”cominciò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli chiari, chiaramente a disagio. “Sono nato con una rara malattia genetica e per curarmi ho dovuto cominciare ad assumere una particolare medicina e gli effetti collaterali sono questi.” Si tirò leggermente una ciocca di capelli per mostrargliela.
Tessa in quel momento si sentì a disagio, non avrebbe dovuto fare quell'osservazione.
Jem sembrò notare il suo stato d'animo. “Ma non ti preoccupare, non mi da fastidio parlarne. E riguardo ai tratti del mio viso sono mezzo cinese, ecco spiegato il motivo delle mie strane fattezze.
“Strane fattezze? Io le trovo affascinanti,” ammise Tessa. “Non esiste nessuno al mondo che sia come te e questo ti rende speciale.”
Jem abbassò lo sguardo sorridendo. Dopo qualche attimo la guardò e si alzò dal divano. “Vieni, usciamo un attimo.”
Anch'essa si alzò e lo seguì fuori dalla porta sul retro. Si ritrovarono in un largo vicolo che probabilmente veniva usato per le consegne. Jem si appoggiò con la schiena al muro dell'edificio e prese Tessa per le mani, avvicinandosela. Lei deglutì per quella vicinanza e da quella distanza poté ammirare ancora di più la bellezza particolare del ragazzo.
“Senti, io…,” cominciò lui, ma s'interruppe e ridacchiò nervoso. “Ok, no. Come non detto, è davvero una follia.”
Tessa lo guardò incoraggiandolo. “Non devi aver paura, di me ti puoi fidare.”
Lui la guardò negli occhi e uno strano bagliore sembrò illuminare i suoi. Le strinse le mani ancora di più. “Ok... Io parto per la Cina fra una settimana, ma non ritornerò. So che quello che sto per chiederti ti sembrerà insensato e mi prenderai di sicuro per uno svitato, ma voglio provarci comunque.” Fece un profondo respiro e poi continuò. “Oggi, alla libreria, appena ti ho vista ho provato una strana sensazione, come se ti avessi già conosciuta. Io credo fermamente nella reincarnazione e forse ti sembrerà un ragionamento da invasato, ma io sono convinto che in un'altra vita noi due ci appartenevamo.
Tessa lo guardò. “No, no, non mi sembra un cattivo ragionamento. Se tu credi in questo genere di cose, io non ho il diritto di dire niente e...” Non fece in tempo a finire la frase che venne interrotta da Jem.
“Aspetta, fammi finire.” Si staccò dal muro e con cautela spostò le mani sulla sua vita. “So che tu non credi in tutto ciò, ma io sì e sono convinto che noi due siamo nati per stare insieme e so che è una pazzia e se non vorrai accettare allora non importerà...”
“Jem!” lo rimproverò. “Finisci il tuo discorso.”
Lui inspirò rumorosamente e sputò fuori la frase tutta d'un fiato. “Vuoi venire in Cina con me?”
Per un attimo Tessa fu spaesata e le sembrò di non capire ciò che lui le aveva appena chiesto. “Mi… mi hai appena chiesto di trasferirmi in Cina con te? Da soli, insieme?
Lui sembrava parecchio teso. “Esatto.”
La ragazza si guardò intorno pensando. Conosceva quel ragazzo solamente da una manciata di ore e adesso lui le stava offrendo di cominciare una vita con lui dall'altra parte del mondo. Alcune volte le era venuta voglia di fare le valigie e partire verso un nuovo luogo e ricominciare tutto daccapo, ma ora che era tutto così reale le sembrava una cosa assolutamente folle.
Guardò il ragazzo davanti a sé. Provava una certa attrazione per lui, ma di certo non tale da abbandonare tutto e tutti per fuggire insieme a lui. O forse sì? Sembrava così rassicurante e si era sentita così bene quando l'aveva afferrata per la vita. Aveva provato una strana sensazione durante tutta la serata, nuova e misteriosa. Meravigliosa.
Era divisa in due; da una parte pensava: “Sì, fallo! Ti sta offrendo un'opportunità unica per ricominciare daccapo, quello che hai sempre sognato. E poi la Cina è così affascinante, lui è così affascinante...”, mentre dall'altra si diceva: “Ma che stai facendo? Stai anche a pensarci sul serio? È una follia, lo conosci solo da qualche ora e stai pensando di scappare con lui? Che problemi hai?”.
Rifletté ancora per un attimo. “Jem, io non posso. Qui a Londra ho una famiglia, degli amici. Non posso abbandonarli per un ragazzo che conosco da appena poche ore.”
“Lo so, hai completamente ragione. Ma siamo giovani e la vita è breve. Cogli l'attimo, Tessa. Vieni con me, seguimi. Se poi non vorrai più rimanere, potrai tornare in Inghilterra quando preferirai e non ti tratterrò.”
Il suo tono era così convincente... “Mi dispiace,” fu tutto ciò che riuscì a dire.
Il ragazzo abbassò la testa sconsolato e si staccò da lei. “Non importa. Lo sapevo che non avresti accettato.” Le sorrise, si voltò e si avviò verso la strada. “Addio, Tessa.”
Lei lo osservò andare via. Guardò le sue spalle esili incurvate verso il basso come a volersi nascondere e sotterrare e la sua chioma argentea che si faceva sempre più piccola man mano che avanzava.
E non poté.
“Jem, aspetta!” si sentì urlare e in un attimo si ritrovò a correre nella sua direzione.
Il ragazzo si voltò confuso e con un balzo Tessa gli si gettò addosso facendolo barcollare. In un secondo le loro labbra erano incollate le une alle altre e sembravano non volersi staccare mai più. Si esplorarono a vicenda assaporandosi, mentre le stelle di Londra si affacciavano dalle loro nuvole per godersi lo spettacolo di quell'inaspettata e folle passione.
Si staccarono ansimando e si guardarono a lungo. Tessa fu la prima a parlare.
“Al diavolo tutto!” Un enorme sorriso le si dipinse in viso rischiarando la notte buia. “Vengo con te.”
Il ragazzo ne fu sorpreso quanto felice e in un attimo il suo volto era seppellito tra i capelli di lei.
Si incamminarono mano nella mano verso la strada poco illuminata della capitale, avvicinandosi sempre di più ad una nuova e meravigliosa vita, insieme.

 

Note dell'autrice:
Lo so, lo so, è totalmente irreale. Ma, ehi, questa storia mi si è inculcata in testa e non ho potuto fare a meno di scriverla. Spero che vi sia piaciuta questa mia prima Jessa un po' diversa dal solito. Se poteste lasciare una recensione, dandomi il vostro parere sulla storia e dicendomi se qualcosa non vi è piaciuto, ne sarei molto felice.

  
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