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Autore: _ Arya _    27/02/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Bent and Broken (part 2)
- I Lost Myself -

 


KILLIAN POV

Quella rivelazione ebbe lo stesso effetto di un carrarmato che mi investiva in pieno, o anche peggio.
La mia Emma, la mia piccola Emma non solo era stata brutalmente malmenata da quel mostro del suo ex fidanzato. Le aveva inflitto anche un male peggiore, e sembrava se ne stesse rendendo conto solo ora.
Sembrava così impotente, così spaventata, così a pezzi. E io non potevo fare nulla per lei, non potevo abbracciarla per evitare di farle del male in qualche modo, e questo mi uccideva.
Non avevo mai avuto modo di fare per lei chissà cosa, ma l'avevo sempre coccolata, stretta tra le mie braccia, baciata.
-Emma... per favore tesoro, tirati su.- neanche riconobbi la mia voce, era spezzata nonostante gli enormi tentativi di non piangere, di essere forte per lei.
Tuttavia sembrò non sentirmi, e continuò a piangere e tremare rannicchiata sul pavimento ai piedi del mio letto.
Non avevo idea di cosa fare. Provare ad aiutarla a tirarsi su? Ma se fosse stato peggio?
Cercare di contattare Regina, o qualcun altro? Ma se poi si fosse arrabbiata e non avesse voluto? Non c'era modo neanche di chiederglielo, non sarebbe riuscita ad ascoltarmi o sentirmi. Ma qualcosa dovevo pur fare... quindi a costo di essere preso a pugni, mi alzai e le presi le spalle per tirarla su.
-Lasciami!- gridò spaventata, non era più in lei. Strinsi i denti, e nonostante le proteste e il dolore fin troppo percettibile riuscii a farla stendere sul mio letto, e io presi posto sulla sua sedia.
-Reagisci tesoro, reagisci... so che puoi farcela. Fallo per me, fallo per te... ti prego!- la supplicai, guardandola inerme mentre si tirava su la coperta, come a nascondersi.
Volevo vomitare, volevo urlare, volevo spaccare qualcosa... volevo uccidere quel brutto verme che neanche aveva il diritto di chiamarsi uomo. Come aveva anche solo osato sfiorarla...
-Vado a chiamare qualcuno. Non... non lo so, ti serve aiuto.
Feci per alzarmi, ma inaspettatamente lei si allungò e mi afferrò un braccio, guardandomi in lacrime.
-Non lasciarmi sola...- sussurrò, tra un singhiozzo e l'altro.
A quel punto le strinsi la mano, certo che almeno quel piccolo contatto avrebbe potuto farle un po' di forza senza ferirla; anche se debolmente ricambiò la stretta, mentre le lacrime continuavano a solcarle il viso.
-Posso chiamare aiuto?- le domandai dolcemente, e in risposta mi strinse la mano con più forza.
-Dammi solo un attimo. Adesso mi calmo.
Annuii e non dissi più niente: non avevo davvero idea di come comportarmi in casi come questo, ma sentivo che era giusto fare come voleva lei.
Non distolsi lo sguardo neanche un attimo, vegliai su di lei fino a quando finalmente i singhiozzi si diradarono, e la lacrime smisero di bagnarle i bellissimi occhi verdi.
-Avevo bevuto tanto. Volevo solo rilassarmi, volevo solo ubriacarmi! Ci vuole ogni tanto, ne avevo bisogno- iniziò a parlare, voltandosi verso di me.
-E' arrivato quando ero già parecchio brilla... e poi abbiamo bevuto insieme. Lo so sono stata stupida, ma non pensavo ci fosse niente di male nel farmi offrire qualche drink... eravamo in un locale, non a casa da soli!
-Tesoro, sei proprio sicura di volermene parlare? Non sei costretta...
-Lo so.- accennò un sorriso, per tornare però subito seria -Mi ha accompagnata in bagno perché dovevo vomitare... la mia mente era troppo offuscata per riuscire a pensare che fosse pericoloso... non avevo paura insomma. Poi... poi è cominciato. Ricordo di aver cercato di respingere i suoi baci, ma lui mi stringeva, mi faceva male... mi spintonava. Mi sono difesa come potevo, l'ho preso a pugni senza nemmeno guardare. So di avergli fatto male, c'era sangue... ho sentito anche un crack quando l'ho colpito sul naso. Ha urlato di dolore, e pensavo che si sarebbe fermato, invece si è arrabbiato di più. Mi ha dato dei pugni, poi mi ha infilato le mani sotto il vestito... e... ho pianto, ho cercato di gridare ma... ha continuato e... - la sua voce si ruppe, e lei strizzò gli occhi per evitare di rimettersi e piangere.
Dovetti ancora una volta resistere all'istinto di abbracciarla, ma l'odio verso quel mostro aumentò ancora di più. Si era anche ribellata, aveva pianto, e nonostante ciò non l'aveva lasciata stare... dio mio, doveva essere stato un inferno per lei.
-Eravamo ubriachi.- continuò -entrambi. Quindi ho cercato di... di non badarci troppo. Mi sono autoconvinta che non fosse stato niente di che. Insomma è il mio ex no?... Però non ci riesco, è stato orribile, è stato... diverso.
-Shh... lo so tesoro, lo so.- borbottai, carico di rabbia. Non potevo accettarlo, non poteva rimanere impunito, doveva pagarla. Emma stava di nuovo piangendo, e il mio cuore andava in frantumi.
Deciso, mi alzai in piedi e le lasciai la mano, dovevo andare a “fargli visita”; lei non avrebbe fatto niente forse ma io sì, io dovevo difenderla.
-Killian! Dove vai!
-A spaccargli la faccia- aprii la porta senza voltarmi, per non darle la possibilità di convincermi a stare fermo. Stavolta non potevo fargliela passare liscia.
Mi affrettai a scendere le scale, sapevo di trovarlo al primo piano se non l'avessero ancora dimesso: in tal caso, il suo ricovero si sarebbe protratto molto a lungo.
Per sbaglio urtai vari infermieri e dottori che si lamentarono, ma non avevo tempo e voglia di fermarmi a chiedere scusa in questo momento, uno stupido urto non avrebbe ucciso proprio nessuno. Era niente in confronto a quello che aveva dovuto subire la mia piccola Emma. Così forte e così indifesa allo stesso tempo.
Aprii la porta senza esitazione, e per mia fortuna lui era ancora lì, col naso bendato ma dall'espressione fin troppo rilassata mentre guardava il suo telefono. Con quale coraggio se ne stava così tranquillo!
-Ehi tu!- esclamai, sbattendo la porta con violenza per attirare la sua attenzione.
-Oh, Capitan Uncino, o come ti chiamano. A cosa devo l'onore?
-Osi pure chiederlo, schifoso bastardo?! Come hai osato fare del male a Emma! Picchiarla e poi approfittarti del suo momento di fragilità! Mi fai schifo!- non gli diedi neanche il tempo di mettersi in piedi che lo colpii con forza facendolo ricadere sul letto.
Nonostante questo, si mosse con velocità e tirò un pugno dritto in faccia a me, ma non mi diedi per vinto e con l'unica mano che avevo continuai a pestarlo, colpendolo anche sul naso già infortunato e lo feci gridare di dolore.
Eravamo entrambi sul punto di colpirci ancora una volta, che la porta si spalancò ed entrò Emma in fretta e furia.
-Voi due! State fermi così!- urlò autoritaria, venendo a mettersi in mezzo -Non è in questo modo che si risolvono le cose, porca miseria!
-Dillo a lui!- si lamentò quello dolorante, guardandomi in cagnesco.
-TU August non hai diritto di parola!
La donna si voltò con rabbia verso di lui, e prima che potesse rendersene conto e reagire, fu colpito in pieno volto, e per completare l'opera gli diede un calcio ben assestato tra le gambe, facendolo imprecare per il dolore. Per metterci la ciliegina sulla torta lo spinsi con forza per farlo cadere a terra: era quello che si meritava.
-Cosa diavolo succede qui?! Siete impazziti?!
Io ed Emma ci voltammo insieme: erano appena entrati suo padre insieme al dottor Whale, il primario, e sembravano piuttosto sconvolti.
Whale andò subito ad aiutare l'uomo a terra a rialzarsi, per poi farlo stendere sul letto. Noi tre ci limitammo a guardarlo fare in silenzio.
-Allora. Che mi dite, eh? Jones, dovrai pagare i danni se gli hai fatto qualcosa. È stato operato ieri per una frattura!
-Mi dispiace. Anzi no, non è vero, non mi dispiace!- feci in tono di sfida. Perché dovevo chiedere scusa?! Si sarebbe meritato anche molto di peggio, ci ero andato fin troppo leggero.
-Ci saranno provvedimenti. Ci deve pensare la Swan a denunciarlo se vuole, è quello il modo giusto. Ora la riporto nella sua stanza, e poi ne parliamo.
-No!- intervenne Emma, che sembrava essersi ridestata -lui non ha nessuna colpa, l'ha fatto per me.
-Lo so dottoressa Swan, sappiamo tutti cosa le ha fatto e mi dispiace, ma le regole...
-Al diavolo le regole. Non lo sapete cosa mi ha fatto, lui lo sa ed è per questo che ha agito così. Il dottor Booth ha... mi ha violentata. L'altra sera, al bar. Oltre a picchiarmi.
Ci fu un solo attimo di silenzio, prima che il dottor Nolan si avventasse sull'uomo nel letto e lo colpisse con tutta forza, e se Emma e Whale non fossero intervenuti subito afferrandolo per le braccia non si sarebbe fermato... e io gli avrei dato una mano.
-Bastardo! Mia figlia non si tocca, verme schifoso! Quando uscirai di qui ti ci farò finire di nuovo, e stavolta ti rompo la testa!
-Dottor Nolan abbiamo capito il concetto, e la capisco benissimo... ma ora basta! Si prenderanno seri provvedimenti, questo è chiaro, ma lei deve smetterla.
Emma lasciò che fosse il primario a sbrigarsela con suo padre, e mi afferrò la mano stringendola forte. Io feci altrettanto, essendo quello l'unico gesto di affetto con cui potevo rassicurarla al momento.
Era stata forte a riuscire a tirarsi su e accorrere, reagendo anche con determinazione... forse, nonostante tutto, stava riuscendo a trovare il modo per tirarsi su senza abbattersi e finire in depressione.

La portai fuori di lì, e ci seguì il padre lasciando Booth alle cure di Whale, l'unico che non sarebbe arrivato ad ammazzarlo probabilmente.
-Emma, piccola... come ti senti...- fece l'uomo turbato, afferrandole la mano libera, anche lui terrorizzato all'idea di farle male. Lo capivo bene, forse desiderava perfino più di me abbracciare la sua bambina, assicurarle che sarebbe andato tutto bene.
-Sto... sto bene. Io... insomma, non... non ho detto nulla perché non mi ero resa conto che... sì, insomma.- balbettò, tenendo lo sguardo basso.
Stavo di nuovo malissimo per lei, di nuovo distrutto... picchiare il malfattore mi aveva fatto sentire meglio per meno di un minuto. Lo stesso doveva valere per lei, che si era sfogata ma sembrava tornata a essere disperata quasi quanto prima.
-Emma. Non vorrei ti... ti sentissi forzata, o non so cosa. Ma... dovresti farti fare un controllo. Sei stata operata da poco e non avresti aver ancora avuto... quel tipo di... rapporti.
-Ah già. Sì. Prenoterò per domani. Tanto tra strizzacervelli e il resto faccio più la paziente che il medico ormai!
-Potrebbe farti bene avere lo psicologo per parlare, no? Mi viene solo la nausea, sapere quello che hai passato... oddio. Io lo uccido.
-Non uccidere nessuno. Non ne ho bisogno comunque. Dovrei andare lì per aprirmi no? Per dire cose che non riesco a dire ad altri, sfogarmi... ma io non ho paura di parlare con voi, non mi serve uno sconosciuto. È stato un periodo di merda, ok? Ci mancava solo questa, giustamente non potevo evitarmela, attiro solo guai ultimamente. L'unica cosa buona che mi è capitata in questo mese è lui.- si voltò verso di me, accennando un sorriso -All'inizio pensavo fossi solo uno sbruffoncello troppo sicuro di sé, che continuava a provarci. Queste attenzioni invece sono cominciate a piacermi parecchio... sei il meglio che mi sia capitato.
La guardai negli occhi incredulo; non mi aveva mai detto queste cose, non si era mai aperta a tanto nonostante mi avesse dimostrato coi gesti di tenerci. E per di più, aveva detto tutto davanti a suo padre, cosa che non mi sarei mai aspettato, non ora soprattutto. Non in un momento simile, delicato ed estremamente doloroso per lei.
-Il resto è tutto uno schifo... la mia vita fa schifo, e magari stavolta è colpa mia! Non dovevo bere...- i suoi occhi si inumidirono di nuovo, e quando il padre cercò di abbracciarla lo spinse via con un urlo.
Io e l'uomo ci guardammo, mentre la nostra Emma ricominciava a piangere in preda al panico.
-Scusa papà...- singhiozzò -non so che mi prende! Ho tanto bisogno di un abbraccio, eppure... è come se... se bruciasse...
-Tesoro, se c'è qualcosa che posso fare per te ti prego... ti scongiuro, dimmelo- sussurrai, con voce rotta dal pianto anch'io. Ormai il non poterla stringere e consolare mi provocava dolore fisico.
Lei scosse la testa, poggiandosi contro la parete e respirando forte.


EMMA POV

-Non puoi fare niente. Nessuno può fare niente. È una cosa che devo... devo superare io. Ci riuscirò come sempre, ho solo bisogno di un po' di tempo. Ora papà riaccompagna Killian in camera ti prego. Io vado a pranzo.- non volevo allontanarli da me, ma non volevo neanche stargli vicino e ferirli per il fatto di non riuscire ad avere un contatto fisico con loro, gli uomini più importanti della mia vita.
-Non vuoi che ti riaccompagni a casa? O magari vai a prendere Henry a scuola e ci tornate insieme. A lui abbiamo detto solo che sei dovuta rimanere segregata per delle emergenze...
-Bene, perché non voglio che sappia. Comunque no, Elsa lo porterà qui nel pomeriggio... vuole farmi da assistente.
Gli avrei detto di stare a casa a fare i compiti, ma passare del tempo con lui mi avrebbe fatto bene, quindi avevo accettato nonostante nono fosse venerdì. Non volendogli dire niente io stessa mi sarei convinta a pensare ad altro, e al momento era l'unica cosa che desideravo. Volevo che quel senso di oppressione, di nausea e di dolore quasi fisico sparissero almeno per un po'. Prima o poi avrei dovuto affrontare tutto, ma non avevo le forze per iniziare subito.
-Ok. Ci vediamo in giro piccola, e se hai bisogno di qualsiasi cosa sai dove trovarmi.- fece mio padre, guardandomi con apprensione.
Li vedevo stare male per me, e avrei fatto di tutto per cancellare quelle espressioni tristi, per asciugare quella lacrima solitaria che Killian sembrava non essere riuscito a trattenere. Il problema era che il solo pensiero di farmi stringere da un uomo mi soffocava.
Eppure... eppure volevo provarci.
Con cautela, mi avvicinai all'uomo e gli posai un dito sulla guancia, facendolo scivolare verso l'alto, lungo la scia della lacrima. Lui mi guardava senza muoversi e respirando molto piano; era incredibile la delicatezza che mostrava nei miei confronti, e nonostante questo non riuscivo a lasciarmi andare...
-Ciao Emma... spero di vederti presto ma... ti aspetterò tutto il tempo che serve.
-Grazie. Ti voglio bene Killian...- sorrisi accarezzandogli ancora una volta la guancia, stavolta più decisa, e andai a prendere l'ascensore per raggiungere la mensa.
Non avevo troppa fame, ma una chiacchierata con Ruby non sarebbe stata una cattiva idea... volevo tornare sull'argomento della sua scappatella con August, “Io neanche lo volevo...” aveva detto, ma lì su due piedi non ci avevo fatto troppo caso. Magari c'era qualcosa sotto invece: e se fosse stata anche lei una vittima di quello stronzo?

***

-Smetti di resistermi, dai. Facciamolo come ti piaceva tanto, in piedi...
-Sei disgustoso! E puzzi di alcol- balbettò la donna senza forze, nauseata e spaventata.
-Ma se solo qualche giorno fa urlavi di piacere sotto di me... mi urlavi di continuare...
-Basta! Basta, sta zitto brutto pezzo di merda!- la donna batté i pugni sul petto dell'uomo, ma quello la colpì all'occhio, e approfittando del suo momento di debolezza riuscì ad aprirle le gambe che fino a quel momento aveva tenuto serrate.
-No... no, no, no, non farlo.- lo pregò in preda al panico, ma quello senza dare segno di averla sentita infilò la mano nel pezzo di stoffa che lo divideva dalla sua intimità, e la baciò ancora per evitare che si facesse sentire e chiamasse aiuto.
Dopo essersi divertito a darle piacere – ma lei aveva percepito solo dolore e frustrazione – con le dita, si aprì i pantaloni quanto bastava, e scostandole gli slip entrò con forza, senza la minima delicatezza dentro di lei.

-NO!- gridai in preda al panico, in preda a quelle immagini che avevano invaso la mia mente senza pietà; neanche mi ero resa conto di essere finita rannicchiata in un angolo dell'ascensore e che si fosse aperto.
-Emma? Ehi! Emma!
Strizzai gli occhi e lasciai che due mani mi afferrassero per tirarmi su, mentre cercavo di riscuotermi.
-Ruby... oddio. Che cosa...
-Non lo so... si sono aperte le ante e ti ho vista rannicchiata qui, tremante... hai urlato... Emma, mi dispiace, ho saputo che August ti ha... violentata...
-COSA?! Cosa avrebbe fatto August?! Swan!
Regina ci fece quasi saltare entrambe per lo spavento, neanche l'avevamo sentita arrivare.
Mi voltai verso di lei che mi guardava con espressione shockata e furente, e non seppi che dirle.
Era la mia migliore amica e non avevo fatto parola con lei di questo fatto, capivo quanto potesse essere arrabbiata nel venirlo a sapere in questo modo.
-Scusa Regina, io te l'avrei detto ma...- borbottai, cercando di darmi un tono e mi spostai per far passare delle infermiere che volevano salire.
-Ma non dirlo neanche, non ce l'ho con te... ma con quel mostro! Ora se la vedrà con me, lo castro con le mie stesse mani... anzi no, prima lo appendo per i genitali, e poi lo... lo... ci penserò sul momento.
La afferrai saldamente per un braccio prima che potesse avvicinarsi alle scale; temevo potesse davvero fare ciò che aveva appena anticipato e per quanto potessi desiderarlo non era il caso che si mettesse nei guai pure lei dopo Killian e mio padre.
-Lasciami andare- digrignò i denti, ma io non ci pensai nemmeno ad allentare la presa, anzi, mi parai decisa davanti a lei.
-No. Ora andiamo a pranzo, tutte e tre, e nessuno castrerà nessuno. Non adesso almeno.
-Bene. Per ora. Ma perché lei dovrebbe venire con noi?- mi chiese quindi, squadrando Ruby da capo a piedi con sufficienza.
-Perché lo dico io. Andiamo, avanti.

Presi posto insieme alle ragazze a un tavolo in fondo alla sala da pranzo, per avere un po' di privacy. Loro avevano preso delle cotolette di pollo e dell'insalata, io un piatto di patatine fritte... anche se probabilmente non avrei mangiato nemmeno quelle.
-Allora. Emma. Come... stai? Lo so che è una domanda stupida...- mi domandò cauta la mia amica, scrutandomi preoccupata.
-Tutto a posto. Sì insomma, non sto per buttarmi giù dal Toll's Bridge- cercai di sdrammatizzare, solo che nessuna delle due rise. Probabilmente era stata una battuta pessima, ma al momento il mio senso dell'umorismo non era proprio al massimo.
Sbuffai e immersi una patatina nel ketchup, forzandomi a mandarla giù nonostante lo stomaco chiuso. Dopo quella però rinunciai ad andare avanti, avrei vomitato se avessi ingerito qualcos'altro.
-Ruby- mi decisi infine a rivolgermi a lei -vorrei chiederti una cosa.
-Spara.
-Quando abbiamo parlato di August avevi iniziato a dirmi qualcosa tipo “io neanche avrei voluto”... ma hai lasciato perdere. Potresti spiegarmi cosa volevi dire?
La ragazza si morse il labbro e mi guardò incerta se parlare o meno. Ciò mi rese ancora più curiosa, ero certa che stesse nascondendo qualcosa... anche Regina sembrò interessata ad ascoltarla.
-Ok. Senti, è iniziata che ci siamo incontrati da Granny per caso. Lui stava bevendo e ha voluto offrire anche a me... ma mi è sembrata una cosa innocua, davvero. Scusa Emma...
-Non c'è bisogno di scusarti, va' avanti...- la incitai.
-Ok... abbiamo bevuto un po', e io ero un po' brilla... Più di lui almeno, quindi ha voluto accompagnarmi a casa. L'ho fatto entrare per un caffé e non è successo nulla... ma quando eravamo alla porta... mi ha baciata. Inizialmente gli ho detto di no, ma poi ho ricambiato... poi ha voluto fare sesso, e io non volevo... però mi ha convinta. Insomma, con... dei modi. Non sto dando la colpa a lui, non dovevo cedere. Però...- scrollò le spalle abbassando lo sguardo sul tavolo, evidentemente in imbarazzo e dispiaciuta. Non riuscivo ad avercela del tutto con lei, alla fine... in fondo era stato lui a cominciare, lui a doversi ricordare di avere una fidanzata. Le posai una mano sulla spalla e le sorrisi incoraggiante, l'avevo davvero giudicata male.
-Reed, forse non sei così male come mi sei sembrata. Anche se sei solo una mocciosetta del secondo anno- fece anche Regina, e da parte sua poteva davvero essere preso per un complimento.
Ridemmo insieme, e la pesantezza mi diede una brevissima tregua... ma era pur sempre qualcosa. Era davvero niente male la ragazza.
-Emma... se può farti star meglio, dopo che l'avete riempito di botte l'hanno affidato a me credendomi l'unica che non gli avrebbe potuto nuocere, ma gli ho “per sbaglio” urtato il naso con un po' troppa forza... - sì, era davvero niente male.
-Grazie. Sul serio.
Mentre le altre mangiavano, io mi limitai a mandare giù sì e no un altro paio di patatine e bere acqua desiderando che fosse vino, o qualcosa di forte. Per un momento mi preoccupai per quel desiderio, non avevo voglia di farmi traumatizzare a tal punto da diventare un'alcolizzata come lui.
Non mi importava quanto difficile sarebbe stato, ma avrei superato il mio problema.
Avrei smesso di rivedere quei fotogrammi ogni volta che ero da sola.
Avrei smesso di crollare ogni volta che ripensavo all'accaduto.
Avrei smesso di avere paura di qualsiasi contatto fisico con un uomo.
Mi sentivo come se avessi perso me stessa, come se non fossi più io. Come se non fossi più quella donna forte che ero sempre stata.
E soprattutto, avrei smesso di non riuscire ad avere intimità con Killian. Volevo tornare ad amare le sue carezze, i suoi abbracci e i suoi baci...
Era questo a provocarmi più frustrazione di qualsiasi altra cosa, e oltre a soffrirci io ne soffriva molto anche lui, l'avevo letto nei suoi gesti e nel suo sguardo. Aveva stretto forte il pugno e serrato la mascella per riuscire a non abbracciarmi in un paio di occasioni.
-Swan, ferma. Finirai per romperlo e tagliarti, come se non ne avessi già abbastanza di tagli.
-Che?- mi volsi verso Regina, e poi guardai la mia mano, che aveva le nocche bianche per la forza con cui stavo stritolando il bicchiere di vetro. Come se nulla fosse mollai la presa, ignorando gli sguardi che le due donne si scambiarono.
Probabilmente pensavano che stessi iniziando ad andare fuori di testa, che stessi diventando psicopatica o qualcosa del genere...
-Dannazione, è tanto strano che sia incazzata perché non riesco a farmi toccare dal mio uomo?!- scoppiai, non sopportando più quella compassione -Non so neanche se riuscirò più a baciarlo, e se mai riuscirò a farci sesso!
-Emma, davvero, è inquietante con quanta poca delicatezza affronti l'argomento. Se lo fai per nascondere quanto stai male...
-Oddio Regina, non fare la strizzacervelli eh! Già me ne basta uno! Comunque lo sai che non me ne andrò nell'angolino a piangere. Sono incazzata, perché un paio di sere fa ho avuto quello che posso considerare l'appuntamento migliore della mia vita... e ora non riesco a dargli un bacio, nonostante sia l'uomo più dolce del mondo. Se prova a toccarmi mi metto a urlare neanche volesse stuprarmi. Sono... boh, difettosa!
Vedevo le loro espressioni ormai completamente terrorizzate, ma non ce la facevo più.
L'unica cosa che volevo era riavere la mia vita: passare ore e ore in una sala operatoria, andarmi a rilassare dal mio uomo, e perfino rischiare la vita per delle bombe inesplose. Tornare a casa da mio figlio e mangiare stravaccati sul divano davanti alla televisione.
Ma quel tipo di violenza fisica e psicologica, non sapevo più come gestirla. Mi divorava da dentro, mi faceva venire quegli attacchi improvvisi che sembrava non riuscissi a gestire, e gli unici modi in cui potevo reagire erano chiudermi in me stessa e deprimermi oppure esternare la mia rabbia... e la seconda era senz'altro più adeguata della prima per me. Mi veniva più semplice esplodere per non rinchiudermi a guscio. Forse neanch'io avevo ancora metabolizzato del tutto l'accaduto.

-Signorina Swan?
Per poco non mi andò di traverso l'acqua, ero così distratta da non essermi proprio accorta che un uomo e una donna erano comparsi alle mie spalle.
Tossii un paio di volte per poi cercare di ricompormi, e mi voltai a guardarli. Chi erano? Erano dei tizi venuti a recuperarmi e rinchiudermi in psichiatria?
-Sì, sono io. Cosa succede?

 

Il dolore ci colpisce in tutte le sue forme: una fitta leggera, un po' di amarezza, un dolore che va e viene, la normale sofferenza con cui conviviamo tutti i giorni.
Poi c'è un tipo di sofferenza che non riesci ad ignorare.
Una sofferenza così grande che cancella tutti gli altri pensieri, che fa scomparire il resto del mondo.
E a un certo punto non riusciamo a pensare ad altro che alla nostra grande sofferenza.
Come affrontiamo il dolore dipende da noi. [...]
Il dolore devi aspettare che se ne vada, sperare che scompaia da solo, sperare che la ferita che l'ha causato guarisca.
Non ci sono soluzioni né risposte facili.
La maggior parte delle volte il dolore può essere sopportato, ma a volte il dolore ti afferra:
quando meno te lo aspetti ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.
Il dolore... devi solo conviverci, perché la verità è che non puoi evitarlo e la vita te ne porta sempre dell'altro. (cit. Grey's Anatomy 2x05)































Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, non sono sicura dei risultati di questo capitolo perché è stato particolarmente difficile da scrivere. E' un tema delicato, e nonostante mi sia informata, nessuno può sapere ciò che prova una donna in casi come questi senza esserci passato. Anche per questo ho preferito scrivere la prima parte dal punto di vista di Killian, perché semplicemente non avevo idea di come fare altrimenti. E quindi insomma, spero sia venuta una cosa decente.
Grazie mille a chi sta continuando a seguire questa ff, dopo tutti questi capitoli :) Spero di non annoiarvi troppo!
Un abbraccio a tutti, e buonanotte! (stavolta sono solo le 3, faccio progressi!)

 

   
 
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