- il regno di Pitch è sotterraneo, e raggiungibile da vari ingressi sparsi per tutto il mondo
- Zeke, Emerald, Kirika e Sebastian nella fan fiction "Occhi di Smeraldo III" sono stati nei sotterranei di Mosca
- ...quindi, sarebbe stato possibile che finissero per imbattersi in uno degli ingressi di cui sopra?
Per la gioia (Pitch: "gioia"?! Sei completamente folle, tu sei completamente folle, lasciami in pace, torna a tormentare quelli di prima!) ...come stavo dicendo, per la gioia di Pitch, ho deciso di sì! :3
«…dai, allora
parliamo di cose serie: chi di voi qui
credeva, o crede, nell’Uomo Nero?»
Domanda che, se giungeva da una
persona come Zachary
Connors, risultava alquanto strana. Proprio lui, che aveva un simile
pallino
per la scienza, lui, il terrorista albino che agiva sempre secondo
logica pure
se malata, lui, che non credeva a qualcosa a meno che non lo vedesse
-o, meglio
ancora, ci facesse sopra qualche esperimento-…se
n’era davvero uscito con l’Uomo
Nero?!
Per come la pensava Sebastian L.V.C.
Lancaster, poi, quel
discorso non era uno da farsi nel momento e nel luogo in cui si
trovavano. Non
nel buio dei tunnel sotterranei di Mosca, in cui stavano camminando a
passo
svelto, non con
quel silenzio opprimente. E
poi, a dirla tutta, quello era un argomento
di cui a lui non piaceva affatto parlare. Non aveva idea se
l’Uomo Nero
esistesse o meno per davvero, ma ricordava bene di essere stato
terrorizzato da
lui fino a quando aveva compiuto tredici anni. Tredici!
Ogni tanto se lo ritrovava
lì nel buio, con vicino dei
cavalli orribili da un punto di vista estetico, ed un sorriso che quei
denti
terribilmente irregolari rendevano ancora più disgustoso dei
cavalli. Al
ricordo rabbrividì. Non erano cose da vedersi, non per un
fine esteta come lui.
L’ultima volta che lo aveva
visto non era riuscito ad
evitare di dargli il biglietto da visita del suo dentista…e
probabilmente
l’Uomo Nero non era più tornato proprio per quel
motivo: che si sia offeso?,
aveva pensato, per poi rendersi conto che in effetti non gli importava
minimamente!
«per quale ragione hai
scelto siffatto curioso argomento di
discussione, mio buon amico?»
«a dire il vero non lo so.
Tanto per chiacchierare, visto
che era da un po’che nessuno diceva una parola.
Allora?»
«bah. Esiste Satana, non
vedo perché anche l’Uomo Nero non
dovrebbe, anche se non l’ho mai visto» fu la secca
risposta di Kirika, che in
verità da piccola aveva sempre sperato che qualsiasi essere
più o meno
tenebroso venisse a rapirla; meglio con loro, piuttosto che continuare
a vivere
nel palazzo del Pianeta dei Demoni. Purtroppo non era mai stata
accontentata,
ma questo non le impediva di continuare a credere
nell’esistenza di certe
creature.
«uuh. Approccio
“aperto”» commentò Zeke
«Seb?»
«non è un tema
di cui gradisco parlare, per cui temo di
doverti chiedere di passare oltre».
«cos’è,
è venuto a rompere le scatole pure a te, cugino?
Seriamente?» gli domandò Emerald Lancaster
«e io che credevo di essere la sola
bimba scema ad averlo visto!»
«quindi credi nella sua
esistenza, cognatina?»
«mio padre diceva che era
una manifestazione delle mie paure
di bambina, una specie di allucinazione in pratica, ma io so benissimo
quello
che ho visto» quindi pur non avendone paura, a quanto
sembrava, ci credeva
ancora «e so benissimo anche quello a cui ho sparato! Ho
trovato dei granelli
sabbia nera in camera mia il giorno dopo, e non me li sono immaginati,
eh!»
«ho capito bene? Gli hai
sparato? nyah-ah-ah-ah-ah!» rise la
demonessa.
«sissignora, con un fucile
costruito appositamente per me.
Me l’aveva dato mio padre, voleva insegnarmi che i Lancaster
affrontano sempre
le proprie paure…»
Ed era precisamente quel che lei,
fuggendo in quei
sotterranei, al momento NON stava facendo. Ma era un altro discorso.
«seh, affrontano sempre le
proprie paure…con un fucile in mano!»
completò la
frase Kirika.
«e
questo a che età,
mia amata cugina?» le domandò Sebastian.
«nove anni!»
“ma perché anche
mio padre non mi ha lasciato usare la
pistola? Perché?! Avrei potuto liberarmi dell’Uomo
Nero molto prima!” pensò il
ragazzo, con una punta di rancore verso genitori che reputava fin
troppo
“conformisti”.
«e tu, Zeke? Tu ci credi
nell’Uomo Nero?» chiese Emerald.
L’albino, che con i capelli tinti tanto albino non sembrava, la osservò con
quei suoi strani occhi
eterocromatici ed
il solito sorriso
sornione che in quell’occasione divenne un
po’più largo.
«oh
sì».
Non disse altro, mentre continuavano
a camminare. «per chi
di voi ha visto l’Uomo Nero, com’era
fatto?» domandò a tutti Hammy.
«non sarebbe possibile
discutere di altro? dell’umidità, ad
esempio!» propose Sebastian, inascoltato.
«da quel che mi
ricordo» disse Zeke «era un uomo alto, con
la pelle grigia…»
«capelli neri?»
proseguì Hammy. Zachary annuì, leggermente
stupito.
«sì. Aveva gli
occhi dorati e…»
«era sempre accompagnato da
mostri dalla parvenza equina, orribili
mostri dalla parvenza equina, aggiungerei; ed aveva dei denti davvero
terribili…» concluse Sebastian in un mormorio
«spero che sia davvero andato dal
mio dentista!»
«ma allora l’hai
visto anche tu, cugino!...aspetta…gli hai
veramente consigliato di andare dal tuo dentista?»
allibì Emerald.
«ma sì! Quella
dentatura grigia e storta era un insulto
all’estetica!»
«…per
Yzgoth…» sospirò Kirika, facendo
facepalm «e
beh?...questo cos’è?» disse poi
perplessa, indicando un’apertura nel lato
sinistro del tunnel in cui stavano passando. La suddetta conduceva ad
un breve
cunicolo, del quale si riusciva a vedere l’uscita su un
ambiente che sembrava
ben più grande degli stretti passaggi che avevano visto fino
a quel momento.
«fa’ vedere un
po’…» Zachary si avvicinò
«ehi! Potrebbe
essere la stanza segreta del tesoro di Ivan il Terribile!»
esultò «o la
biblioteca della Principessa Sofia!!! Andiamo a dare
un’occhiata!»
«non sono molto convinto
che deviare così dalla strada
maestra sia una buona idea!» disse Sebastian «sarei
dell’idea di ignorare
codesta apertura e procedere innanzi!»
«ah, ma dai. Sono tre metri
di cunicolo, se vediamo che di là
non c’è niente di che torniamo subito indietro,
che problema c’è?» minimizzò
Emerald «pensa se ci fosse davvero il tesoro di
Ivan…!»
«e sì che te ne
faresti molto» commentò ironica Kirika,
alludendo alla ricchezza smisurata dei Lancaster.
«trattasi sempre di un
reperto storico che va riportato alla
luce» sentenziò Zachary «in marcia,
muoversi!»
Alla fine tutti quanti entrarono
nell’apertura, percorsero
il cunicolo e raggiunsero la destinazione.
«perdincibacco!»
esclamò Sebastian, meravigliato da quel che
stava vedendo.
«mh.
Interessante» disse Zachary, guardandosi attorno
tranquillamente.
«wow»
disse
semplicemente Kirika.
«non so perché
ma ho la vaga idea che qui di Ivan il
Terribile non troveremo una sega» concluse Emerald, con la
sua consueta
“finezza”.
Erano sbucati in un luogo immenso e
labirintico, tra
percorsi e scalinate di varia grandezza che si intrecciavano tra loro
portando…non avrebbero saputo dirlo, ovunque ed in nessun
posto. Era pieno
d’ingressi simili a quello da dov’erano passati
loro, che era segnato da un
arco in pietra cui Zeke, dopo averli fatti allontanare di qualche
metro,
provvide immediatamente a dare fuoco: le fiamme si estinsero quasi
subito ma i
pochi danni fatti e, soprattutto, l’affumicamento lo
rendevano ben
riconoscibile.
«almeno non ci
confondiamo» commentò Zachary, scendendo
insieme agli altri la scalinata che avevano davanti «a cosa
dite che serva
quella riproduzione in scala della Terra, tutta in ferro?»
«io più che
altro mi domando a cosa servano tutte queste
gabbie» disse invece Kirika, indicando il soffitto
«pare di stare in
un’uccelliera vuota».
«temo che codeste gabbie
non servano per conservare al loro
interno degli uccelli, dolce Kirika, ma prigionieri di
tutt’altro genere»
osservò Sebastian, appiccicandosi alla demonessa, che
comunque non si lamentò.
«dite che qui ci vive
qualcuno?» tornò a farsi sentire Zeke,
che aveva camminato fino a raggiungere un grande tavolo in pietra scura
per poi
salirvi sopra senza un preciso motivo, imitato d Emerald.
«non oso immaginare di qual
risma possa essere una persona
che viva in un luogo sì tetro ed inquietante!» ma
poco gli importava, e in ogni
caso il giovane marchese Lancaster aveva già imbracciato il
fucile.
«chiunque sia mi sa che ha
qualche piccola mania di
grandezza» obiettò Emerald, indicando un regale
trono di pietra con intarsi di
vario tipo «e quello, e la riproduzione in scala del mondo,
va’ a vedere che è
uno di quei poveri megalomani che sognano di conquistare la Terra o
robe del
genere!»
Considerato chi era suo
padre, se si parlava di manie di grandezza e megalomania la giovane marchesa avrebbe solo
dovuto
stare zitta. Per non parlare del fatto che, fino a quando aveva
festeggiato a
casa il proprio
compleanno, lei stessa
era stata fatta immancabilmente sedere su un trono. Ogni
santa volta.
Suo padre la chiamava “principessa”, e non mancava
di trattarla come tale.
«cognatina, ho
un’idea: il primo di noi che spicca quattro
gabbie -un colpo per una, mirando alla catena che le sorregge- vince un
biscotto in più al prossimo pasto. Seb!
Partecipi?» a Kirika non lo chiesero
neppure: la demonessa sapeva puntare il fucile, premere il grilletto e
ricaricare l’arma quando i proiettili finivano, ma non era in
grado di fare
simili lavori di fino.
«in verità io
non sono molto convinto che sia una buona idea
dare inizio a codesto gioco, in quanto il padrone di casa, o la
padrona,
potrebbe forse prendersela a male».
«e beh, fatti
suoi» Emerald fece spallucce «il biscotto
sarà
mio!»
«non contarci. Seb, dai
almeno il via!»
«se proprio sono
obbligato…» sospirò il ragazzo,
lisciandosi
all’indietro i capelli.
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah,
vai Em! straccialo!!!» Kirika incitò
a gran voce l’amica, niente affatto
preoccupata che tutto quel rumore avrebbe potuto attirare
l’attenzione di
qualcosa, o qualcuno, di indesiderato «che se vinci, almeno,
mi dai metà
biscotto!»
«avvio il conto alla
rovescia, signori!» annunciò Sebastian,
stentoreo. Se doveva proprio fare qualcosa, voleva farla come si deve
«dieci
secondi al via! Dieci!...nove!...otto!...»
«io le gabbie a destra, e
tu a sinistra, sennò finiremmo ad
impicciarci» stabilì Emerald, preparandosi a
tirare fuori il fucile dalla
custodia, imitata da Zeke che dal canto suo annuì.
«no problem».
«cinque!...quattro!...tre!...due!...»
Ed ecco che dopo il
“due” Sebastian cadde in un silenzio di
tomba.
«embè? Che
c’è?!» sbottò Kirika
«il gatto ti ha mangiato la
lingua?»
«dai questo via,
muoviti!» lo incitò Emerald. Solo a quel
punto Sebastian sollevò una mano tremante, ad indicare la
riproduzione in ferro
della Terra.
O meglio, l’essere in piedi
sopra di essa.
«si direbbe che dei piccoli
mortali curiosi stiano
infestando casa mia».
All’udire quella voce anche
gli altri tre ragazzi si
voltarono. Kirika era semplicemente curiosa -ma aveva portato una mano
alla
pistola-, Sebastian sentendo quelle parole aveva cacciato uno strillo
riparandosi dietro la demonessa, Emerald sollevò un
sopracciglio e
Zachary…curiosamente il suo solito sorriso scomparve in
favore di
un’espressione neutra che non prometteva mai nulla di buono.
Va’ a capire
perché.
«si direbbe che se non vuoi
che degli intrusi ti entrino in
casa, tu debba imparare a mettere delle porte a tutto quello sfracello
d’ingressi che c’è. Sai
com’è» disse acidamente Emerald, che non
aveva faticato
a riconoscere l’Uomo Nero «se uno trova un cunicolo
aperto ed è curioso entra,
e non pensa mica di trovarsi in un’uccelliera
altrui!»
“ma senti tu che arrogante,
questa qui…pretenderebbe pure di
avere ragione!” pensò Pitch, decidendo di
materializzarsi più vicino a quei
poveri sciocchi in modo da vederli con più chiarezza. Tanto
che c’era chiamò
anche alcuni Incubi che gli andassero a fianco, pensando che la paura
del
ragazzo alto fosse un vero toccasana che andava a compensare la
completa
mancanza da parte degli altri tre.
«questa
“uccelliera”, come l’hai impropriamente
definita, è
il regno dell’Uomo Nero. Il mio regno!»
Due di questi a dire la
verità gli sembravano familiari,
probabilmente li aveva spaventati tanto quand’erano bambini
da indurli a
credere ancora in lui. Ora non avevano più paura ma, si
disse, poteva tentare
di rimediare. Idem per la tizia che non aveva mai visto…
«beh, mi pare giusto che
uno con una simile faccia da
allocco stia in un’uccelliera,
nyah-ah-ah-ah-ah-ah!!!»
…e che gli era
già antipatica.
«Kirika, ti pregherei di
non far sì che si irriti
ulteriormente: non vorrei proprio vederlo digrignare i denti! Temo che
non li
abbia sistemati!»
Un momento.
Denti…sistemare…quelle frasi a Pitch Black erano
familiari, e -ma certo!
«oh, ma tu guarda chi
è venuto a trovarmi: Sebastian, il
bambino di Belfast, giusto?» da come il ragazzo si strinse
ancora di più a
Kirika capì di avere indovinato «quello che ha
avuto la sfacciataggine di
ricambiare tutte le mie visite notturne consigliandomi di andare dal
dentista,
se non erro».
«miserere di me!»
gridò Sebastian, vedendo
avvicinarsi loro gli Incubi.
Emerald sbuffò.
«come si fa ad avere paura di uno che di
notte non ha di meglio da fare che andare a spaventare i bambini? Ma
dai! È patetico!...ogni
tanto mi chiedo se è davvero mio cugino». aggiunse
poi.
«comunque sia, immagino che
la vostra curiosità ora sia
stata appagata. Certo, ogni cosa ha il suo prezzo…miei cari uccellini!»
disse l’Uomo Nero con un sorriso maligno «Incubi,
attaccateli e metteteli in
gabbia! Fungeranno da serbatoio di paura quando mi
servirà!»
«AIUTO,
SOCCORSO!!!» urlò Sebastian, nel momento in gli
Incubi partirono alla carica.
«beccatevi
questi!» gridò Kirika, svuotando il caricatore
addosso ai due Incubi che le stavano andando contro. Non tutti i
proiettili li
colpirono, e riuscì ad abbatterne soltanto uno dopo avergli
sparato alla testa
per sbaglio, ma era meglio di niente «non stare a pisciarti
addosso, Lancaster,
usa quel cazzo di fucile!!!» sbottò rivolta a
Sebastian, che si era
raggomitolato a terra con gli occhi chiusi, tappandosi le orecchie
«…è inutile
come un termosifone nel deserto…»
Emerald invece era stata lesta a
tirare fuori l’arma dalla
sua custodia, imbracciarla, togliere la sicura e sparare dritto in
testa a sei
Incubi uno dopo l’altro. Curioso che Zeke invece non si fosse
mosso né avesse
detto una parola; c’era da chiedersi cosa stesse aspettando!
Ma a Pitch al momento poco importava
di quest’ultimo: al momento
il suo sguardo era fisso sulla ragazza, che gli stava puntando il
fucile alla
testa, in un dejà vu tanto intenso e chiaro che si stava
chiedendo come avesse
potuto non arrivare prima a capire chi aveva davanti, e sì
che avrebbe dovuto
riconoscere facilmente gli occhi!
«tu sei la bambina
di nove anni col padre degenere!»
esclamò «Emerald Lancaster!»
Riuscì a spostarsi appena
in tempo da essere ferito al volto
solo di striscio, dato che quel “padre degenere”
gli aveva fruttato una bella
scarica di proiettili, e stavolta non alle ginocchia.
“di tutti quelli che potevano capitare qui
doveva essere proprio la psicopatica?!” pensò,
senza avere idea del fatto che
tutto sommato, dei quattro ragazzi, Emerald non era di certo la
più folle. «ti
sembra questo il modo di salutare una vecchia conoscenza, Emerald? Per
essere
una ragazza dell’alta società sei veramente
incivile!»
«e tu veramente ridicolo,
con quel vestituccio scollato»
rispose a tono la ragazza, ricaricando il fucile. Kirika fece rialzare
Sebastian a suon di schiaffoni in testa, e Zeke tirò fuori
da una tasca quelle
che sembravano delle innocentissime gomme da masticare…
«sei diventata ancora
più strafottente di quanto avessi
immaginato, e non lo credevo possibile».
«chiudi la bocca, che
almeno non si vedono i denti!»
«Uomo Nero, ce
l’hai un nome?»
L’intervento tranquillo di
Zeke indusse tutti quanti,
incluso l’interpellato, a catalizzare l’attenzione
su di lui.
«Pitch Black. Il Re degli
Incubi! E vedete di ricordarlo.
Come mai questa domanda, mio caro, insulso ragazzo?»
L’ “insulso
ragazzo” saltò giù dal tavolo e gli si
avvicinò,
guardandolo dritto in faccia. Pitch non lo aveva guardato bene, ma per
qualche
curioso motivo appena si accorse della sua eterocromia -un occhio
azzurro ed
uno marrone- un leggero brivido freddo gli risalì lungo la
spina dorsale. Non
sapeva spiegarsi il motivo di quella reazione.
«tranquillo, non
dimenticherò come ti chiami. Ma tu? Non
ricordi come mi chiamo io?»
Questa era bella. Perché
accidenti avrebbe dovuto
ricordarselo?
Eppure, quegli
occhi…
«non tengo a mente i nomi
di tutti i succhiapollici che
visito».
Zeke si fermò ad un metro
e mezzo di distanza, studiandolo
per una ventina di secondi. «tu dovresti avere delle cicatrici
da ustioni»
disse ad un certo punto «il fatto che non si vedano
più mi offende molto».
No.
Ooooooh, no. Assolutamente no. Pitch Black
indietreggiò, con gli occhi
sgranati dopo aver fatto un terrificante collegamento. Non poteva
essere! Non
doveva essere!!! Il piccolo satanasso con i capelli bianchi
non poteva
essere cresciuto ed entrato nel suo regno, e proprio insieme
all’altra svitata
di una Lancaster! Se ricordava il suo nome? Oh, certo che lo ricordava,
e anche
bene!
“il
fuoco è tanto
carino, vero?”
Zachary Connors. Cinque anni e tre
mesi. Capelli bianchi,
eterocromia…ed un maledetto piromane!
«vai via! Non avvicinarti,
stammi lontano, ti ordino di
starmi lontano, VATTENE!!!» l’Uomo Nero
indietreggiò ancora, ed
ironicamente era autentico terrore quello che i ragazzi gli vedevano in
viso «VATTENE
VIA DAL MIO REGNO!!!»
Emerald non sapeva se mettersi a
ridere o rimanere
semplicemente basita com’era Sebastian, per esempio. Quanto a
Kirika…
«nyah-ah-ah-ah-ah-ah!!!
Connors, fai pisciare sotto anche
l’Uomo Nero!»
…lei non aveva di queste
indecisioni.
«togliti di torno,
toglietevi di torno tutti quanti, non
voglio vedervi! Non voglio vedervi più!!! E
ti ho detto di non
avvicinarti!» Uomo Nero o no, essere stato bruciato
vivo da un bambino
l’aveva giustamente traumatizzato. Zeke fece spallucce e
sorrise.
«ok. Volevo solo offrirti
una Daygum in segno di pace, ma se
è così…prendila al volo!»
Lanciò tre
“gomme”che, nemmeno a dirlo, esplosero quando
raggiunsero l’obiettivo. Fortunatamente il Re degli Incubi
era un immortale e
dunque si sarebbe guarito facilmente, ma intanto oltre che a
quell’improvviso
attacco infuocato dovette far fronte anche a quello di vari Incubi che,
sentendolo spaventato, gli erano andati addosso!
«via di qui!»
strillò Emerald, vedendo che le cose si erano
messe male. Gli altri non si fecero pregare, e la seguirono correndo
fino
all’ingresso che avevano utilizzato per entrare. Corsero come
forsennati anche
una volta rimbucati nel tunnel, decisi a mettere più terreno
possibile tra loro
e l’ingresso al regno di Pitch.
«Zeke, ma gli hai veramente
dato fuoco?!» gli chiese
Emerald, correndo.
«sì! Avevo poco
più di cinque anni e lui era venuto a
scocciarmi per tre notti di fila. La quarta però mi ero
preparato: sapendo che
si materializzava dentro l’armadio, uscendone aprendolo solo
per fare più
scena, ho messo un contenitore con dell’alcol in bilico
sull’anta così che gli
cadesse addosso. E poi gli ho lanciato addosso un fiammifero acceso!
È stata
una cosa tanto carina!»
«per lui non tanto,
l’hai traumatizzato,
nyah-ah-ah-ah-ah-ah!» rise Kirika.
«c’è
ben poco di che giubilare, potrebbe cercare vedetta!»
esclamò Sebastian.
«secondo me se ne
starà ben lontano» disse invece Emerald
«io lo farei!»
***
Stanco come poche volte in vita sua,
l’Uomo Nero si accasciò
sul trono, pensando a quanto fosse diventato ingrato il suo mestiere.
«bambine che maneggiano
fucili datigli da padri degeneri,
bambini che danno fuoco alle persone…e quando crescono non
migliorano, oh no!
Ma almeno gli altri non vengono ad attaccarmi in casa!»
sospirò «tanto un
giorno o l’altro mi vendicherò di tutti quanti.
Guardiani e mortali psicotici.
La loro presunzione si scioglierà come neve al sole, quando
riuscirò a portare
una nuova Era Oscura!»
A beh.
L’importante era esserne
convinti.